

Con una rete di centinaia di farmacie partner distribuite lungo tutta la penisola, in 50 comuni di oltre 30 province, per un totale di 12 Milioni di utenti coperti dal servizio, dalla sua nascita Pharmercure ha superato ormai i 6 Milioni di Euro transati e le 200.000 consegne a domicilio effettuate.
L’evoluzione nel rapporto tra clienti finali e farmacisti è il cuore dell’innovazione espressa dal portale di delivery farmaceutico ideato da Maurizio Campia (CEO), Gianluca Abate (COO&CTO) e Thomas Pullin (CFO). L’idea vincente da cui sono partiti è stata la creazione di uncollegamento tra cittadini e farmacia di zonaattraverso un servizio di consegna a domicilio capace di portare online la professionalità del farmacista, valorizzandola, nel pieno rispetto delle severe normative di settore.
“La supply chain farmaceutica deve rispondere a vincoli e regole specifiche dettate dal settore e dalla natura stessa della merce, cercando però di rimanere sempre al passo con l’evoluzione delle tecnologie digitali” spiega Maurizio Campia, CEO Pharmercure. “Per questo motivo, fin dai primi anni, abbiamo offerto ai farmacisti una piattaforma in grado di metterli in contatto con la clientela di zona, dotandoli di uno strumento digitale che non avesse le limitazioni legali dell’e-commerce parafarmaceutico, con l’obiettivo di fornire un servizio fondamentale, completo e a norma, che permettesse a tutti di ricevere a domicilio anche i farmaci con ricetta”.
Oggi, se da un lato il territorio coperto dal servizio di ordine e consegna a domicilio si espande sempre più, dall’altro la piattaforma pharmercure.com intercetta ogni mese anche centinaia di migliaia di utenti sul web, alla ricerca di informazioni sui prodotti farmaceutici. Questo dimostra quanto il tema del farmaco, in termini di reperibilità, prezzo, modalità di acquisto, utilizzo e conservazione, sia di assoluto rilievo per i cittadini, spesso alla mercé di piattaforme illegali, che tentano di proporre la vendita online di medicinali con ricetta.
“Ciò che sta emergendo, in particolare nell’ultimo anno, è il crescente bisogno degli utenti in rete di ottenere informazioni chiare e attendibili sui farmaci” spiega Gianluca Abate, COO&CTO Pharmercure. “Ogni mese centinaia di migliaia di persone arrivano sulla nostra piattaforma alla ricerca di informazioni affidabili rispetto al mondo del farmaco, avendo anche la possibilità di confrontarsi i farmacisti delle nostre farmacie partner sul territorio. E’ un capitale di autorevolezza e conoscenza che sta diventando sempre più centrale nello sviluppo del nostro business”.
La piattaforma sviluppata da Pharmercure sta dunque lavorando in una direzione che dal 2024 andrà a incrementare l’offerta informativa, coinvolgendo professionalità sempre più autorevoli e impattando dunque non solo sulla digitalizzazione dell’offerta farmaceutica – che, a differenza di altri ambiti economici, non ha ancora colto appieno le enormi opportunità introdotte dalle nuove tecnologie – ma anche sulla generazione di contenuti attendibili e certificati.
Il progetto ha già conquistato la fiducia di investitori come Reale Mutua e Azimut, e convinto centinaia di farmacisti italiani a dare fiducia a questa rete che – a differenza di altre – non si limita a raccogliere ordini ma segue ogni aspetto del servizio, dalla scelta guidata dei medicinali (con chiamata del farmacista), alla semplificazione dei sistemi di pagamento, fino alla consegna tramite operatori regolarmente assunti (non comuni rider). Un modo per supportare e tutelare i professionisti molto distante dalla spersonalizzazione tipica del digitale.
“Vogliamo sviluppare relazioni di fiducia tra i cittadini e quel presidio sanitario cruciale per la salute pubblica rappresentato dalle farmacie di zona” sottolinea Thomas Pullin, CFO Pharmercure. “Una formula che vogliamo definire Made in Italy, lontana dalle strategie delle multinazionali, ma che sta conquistando, dal basso, la fiducia dei professionisti e delle persone nel quotidiano.”
Pharmercure
L’idea del delivery farmaceutico viene sviluppata nel 2018 da Maurizio Campia (CEO), Gianluca Abate (CTO), Thomas Pullin (CFO), all’interno dello Startup Creation Lab dell’Università di Torino. Il modello di business mette in contatto, tramite una piattaforma evoluta, le farmacie sul territorio con i clienti. E’ sufficiente andare su pharmercure.com, oppure contattare direttamente una delle farmacie aderenti, per farsi recapitare a casa, o in qualunque altro luogo, i prodotti e farmaci prescritti dal medico, impostando la frequenza di consegna desiderata, in base alle proprie necessità terapeutiche. Si paga alla consegna con POS, contanti o Satispay e il primo ordine è sempre gratuito. Tutto il processo è controllato dal farmacista, che verifica ogni volta l’aderenza dei medicinali a quelli prescritti, così come la correttezza delle ricette caricate. Spetta però a Pharmercure gestire la consegna a domicilio e supportare le farmacie nella gestione di ordini e degli incassi.
Informazioni: pharmercure.com
Nell’immagine (da sinistra): Thomas Pullin, Maurizio Campia e Gianluca Abate
«Un altro passo in avanti per il rilancio del commercio di vicinato. Con questa nuova stagione di finanziamenti regionali diamo continuità a quanto già realizzato nei Distretti del Commercio nella provincia di Torino e ampliamo le iniziative di rivitalizzazione di importanti luoghi storici delle attività commerciali». Così la presidente di Ascom Confcommercio Torino e provincia Maria Luisa Coppa sulla pubblicazione della graduatoria regionale piemontese che finanzia i nuovi progetti dei Distretti Urbani del Commercio, dei quali 16 sono nella provincia torinese. Sei di questi sono stati sviluppati da Ascom insieme alle amministrazioni di Rivarolo Canavese, Cuorgnè, Susa, Cavour, Chieri e Pianezza.
«Questo nuovo finanziamento – sottolinea la presidente Coppa – dimostra l’impegno costante della Regione Piemonte nel sostenere il commercio di vicinato e promuovere lo sviluppo delle attività. Siamo particolarmente soddisfatti del posizionamento dei nostri progetti in graduatoria, apprezzati soprattutto per gli aspetti di innovazione e vicinanza ai bisogni del commercio locale».
Dal 2020, quando sono stati istituiti i Distretti Urbani del Commercio, la Regione Piemonte ha investito più di 23 milioni di euro coinvolgendo oltre 600 comuni in 77 Distretti su tutto il territorio piemontese. Di questi 21 sono gestiti da Ascom Confcommercio. «Ascom è partner attiva di questo importante piano di rilancio – conclude la presidente Coppa – e accompagna le amministrazioni nella fase di progettazione e realizzazione. Non di rado siamo anche manager del Distretto, come nei casi di Pianezza, Rivarolo, Cuorgné e Susa.
Con questa misura riusciamo a portare i fondi direttamente alle imprese. Più di un terzo delle risorse è, infatti, destinata agli imprenditori, in modo che possano affrontare quelle spese altrimenti difficoltose, che permettono di migliorare l’aspetto esterno del negozio, ma anche di investire in digitalizzazione e innovazione».
PIÙ DI 8,7 MILIONI
Pubblicata la graduatoria 2023 con i 35 piani di rilancio del commercio di vicinato
Il presidente Cirio e l’assessore Poggio: «Raggiunto l’obiettivo di coinvolgere più di un comune su due su tutto il territorio del Piemonte»
Sono trentacinque i progetti di rilancio del commercio di vicinato ammessi al finanziamento regionale di 8.741.777 euro stanziati nell’ultimo bando 2023. Con quest’ultima tranche la Regione, che dal 2020 quando ha istituito i distretti urbani e diffusi del commercio ha investito più di 23 milioni coinvolgendo oltre 600 comuni su tutto il territorio piemontese suddiviso in 77 distretti. L’assessorato regionale al Commercio per proseguire questa azione di rilancio rinnoverà il nuovo triennio di programmazione strategica 2024/2026con nuovi strumenti finanziari, destinati a rafforzare ulteriormente anche i piani di rigenerazione urbana su cui molti Comuni stanno puntando per sfruttare i fondi del Pnrr.
«Con questa ultima tranche – hanno sottolineato il presidente Alberto Cirio e l’assessore al Commercio Vittoria Poggio – abbiamo raggiunto il target fissato nel 2020. Sappiamo che il risultato di oggi è soltanto l’inizio di un percorso che necessita di attenzione continua da parte della Regione che con questa operazione è riuscita a coinvolgere più di un Comune su due».
In provincia di Torino sedici distretti hanno ricevuto il contributo regionale oltre ai diciotto già finanziati nel 2022: il distretto urbano del commercio di Rivarolo Canavese «Vivi Rivarolo» (287.779 euro), il distretto urbano del commercio «Cuorgnè nel cuore» con capofila Cuorgnè (287.889 euro), il distretto urbano del commercio di Susa (287.850 euro), il distretto diffuso del commercio «la Via delle 5 – Terre da scoprire» con capofila Cavour (286.256 euro) il distretto urbano del commercio di Chieri (287.889 euro), il distretto urbano del commercio di Pinerolo (262.480 euro), il distretto urbano del commercio di Avigliana (280.164 euro), il distretto urbano del commercio «Pianëssa District» con capofila Pianezza (246.284 euro) distretto diffuso del commercio «Sacra di San Michele Bassa Valle Susa» con capofila Condove (68.000 euro), ildistretto diffuso del commercio Collina del Monferrato Torinese con capofila Cavagnolo (29.081 euro), ildistretto urbano del commercio di Grugliasco (282.800 euro), il distretto diffuso del commercio dell’Unione Montana Alta Valle Susa (184.000 euro), il distretto diffuso del commercio «Monte Musinè» con capofila Almese (284.715 euro), il distretto diffuso del commercio dell’Unione Montana Alpi Graie – Axima con capofila Unione Montana Alpi Graie (140.000 euro), il distretto del commercio Piccolo Anfiteatro Morenico Canavesano con capofila Romano Canavese (160.699 euro), il distretto urbano del commercio di Orbassano (282.400 euro).
I distretti urbani e diffusi del Commercio istituiti dalla regione nel 2020 sono ambiti nei quali enti pubblici, cittadini, imprese e associazioni possono fare del commercio un fattore di innovazione, integrazione e valorizzazione di tutte le risorse di cui dispone un territorio. La legge prevede la possibilità di proporre progetti di rigenerazione del tessuto urbano per migliorare la vivibilità delle città sostenendo in questo modo gli scambi di prossimità.
Il Green Deal europeo è stato proposto tanto come strategia verde quanto come strategia industriale. In Azione consideriamo ineludibile l’obiettivo di lungo termine delladecarbonizzazione, ma abbiamo espresso in ogni sedemotivate e circostanziate critiche sulle modalità di implementazione. Riteniamo infatti inefficace e persino nociva la scelta della Commissione e del Commissario al Green Deal, Frans Timmermans, di varare una serie diregolamenti e direttive che fissano obiettivi di medio termine (il pacchetto così detto Fit for 55) che -per ampiezza e scadenza temporale- sono sproporzionati rispetto a un realistico tasso di sostituzione tecnologica, e per questo all’atto pratico irraggiungibili, poiché insostenibili dal punto di vista economico e sociale. Il Green Deal implica, infatti, unaprofonda trasformazione della produzione industriale, dellemodalità di approvvigionamento energetico, della gestione dei rifiuti e molto altro ancora, che impatteranno notevolmentesulle nostre filiere produttive, determinando il fallimento di alcune, la crescita di altre e la creazione di nuove, e perciò in definitiva cambieranno gli stili di vita e il benessere di milionidi cittadini europei. Tutte queste “transizioni” vanno implementate, o rimarranno solo vuoti slogan ideologici. “Far accadere le cose”, non solo declamarle, è l’impegno fondativo di Azione. Affinché i vantaggi che la Commissione europea ha da subito associato al Green Deal, in termini di spinta all’innovazione tecnologica, crescita economica e nuovi posti di lavoro in industrie ‘verdi’ europee, possano davvero concretizzarsi, l’implementazione di tutto il processo, il “come” della transizione, è determinante. Come dire che l’aspetto più complicato della transizione non è la qualità degli obiettivi finali, da tutti inevitabilmente condivisi, ma sono le tappe della transizione stessa.
Una profonda trasformazione industriale come quella propostadal Green Deal ha bisogno di tempo, investimenti, personale qualificato con nuove competenze, un mercato che assorbal’offerta di tecnologie ‘verdi’ in modo da remunerare quegliinvestimenti.
L’edilizia, la produzione e gestione dell’energia, l’automotive sono solo alcuni esempi di settori che richiedono una profondatrasformazione per la quale è cruciale la disponibilità di profili professionali adatti. La questione delle nuove competenze è ormai comune a molti settori economici, tanto che in maggio 2023 la Commissione Europea ha lanciato ‘L’anno europeodelle competenze’ (the Year of Skills).
L’implementazione sostenibile ed efficace del Green Deal sarà uno dei temi più importanti per il prossimo mandato del Parlamento e della Commissione europea, rispetto al qualeAzione ha già espresso posizioni solide, documentate einnovative, che dovrà ora valorizzare nel modo più ampiopossibile, in modo da potenziare il suo ruolo di riferimentocompetente sia per il settore business/industriale che per quanti si avvicinano al mondo del lavoro in Italia enecessitano di istruzione e formazione in un’ottica europea.
Quali opportunità il Green Deal, se implementato con maggior realismo, può offrire alle imprese e all’industria italiane, aglistudenti, ai giovani e ai lavoratori in generale? Quali sono le sfide che dobbiamo affrontare per restare competitivi in un contesto internazionale in crescente tensione?
Per discutere di questo, il Dipartimento tematico Energia eAmbiente, in collaborazione con i Dipartimenti Trasformazione Digitale, Imprese, Istruzione e Formazione, organizza e offre a tutti gli interessati il
WEBINAR
Green Deal, trasformazioneindustriale e nuove competenze qualisfide e quali opportunità per l’Italia,
18 dicembre 2023, ore 18:00,
Per partecipare: us02web.zoom.us/j/82668952712
Programma
Il piemontese Giovanni Ferrero è la persona più ricca d’Italia secondo la rivista Forbes nella classifica dei più ricchi del mondo. Il 59enne presidente della multinazionale di Alba produttrice del marchio Nutella possiede un capitale di 39 miliardi di euro ed è in testa tra i miliardari d’Italia.Al primo posto al mondo Forbes colloca Elon Musk, con 244 miliardi.
Davide Negro del Politecnico di Torino, chiamato a gestire circa 40mila soggetti tra personale, docenti e studenti, ha auspicato nuove strategie regionali per ottemperare e integrare le normative nazionali, sottolineando un’azione sinergica tra tutti gli atenei del territorio piemontese. Inoltre ha chiesto linee guida per la progettazione dei luoghi di lavoro.
I rappresentanti dell’Università degli Studi di Torino, presente in audizione con Sabrina Gambino, Roberto Scarpa e Erica Maria Budroni, in merito agli studenti che si avviano al mondo del lavoro, si sono soffermati su coloro che andranno a operare all’interno delle strutture ospedaliere, iniziando nel ruolo di tirocinanti. Sono già previsti dal 2017 dei corsi sui rischi specifici in ambito sanitario, ma solo a livello sperimentale.
Per Matteo Faggioni, presidente di Forma Piemonte, la grossa sfida riguarda gli stage, quando gli studenti diventano dei veri e propri lavoratori: “Bisogna cercare di fare rispettare al massino i vincoli legati alla sicurezza anche alle aziende ospitanti per i tirocini, visto che molti ragazzi sono minorenni”. Posizione condivisa da Cristina Ghiringhello, presidente di Cenfop Piemonte, che ha aggiunto: “la formazione è importante, ma serve più cultura dei singoli per tutelare la propria vita”.
Per delucidazioni sono intervenuti Valter Marin (Lega), Monica Canalis (Pd) e Francesca Frediani (M4o).
L’attenzione alle esigenze del territorio e alla viabilità passa attraverso gli investimenti che questa amministrazione regionale ha effettuato nel corso di questi anni soprattutto per la zona del Canavese e in particolare per la Variante Lombardore Salassa. Dopo aver finanziato direttamente la progettazione dell’opera e aver messo a bilancio a giugno un milione di euro con l’ultima delibera di 2,6 milioni l’Amministrazione Regionale ha dato copertura all’importo complessivo della variante che avrà un costo complessivo di 35,5 milioni.
“La speranza da parte di tutti – ribadisce l’Assessore al Bilancio Andrea Tronzano – che il progetto possa passare dalla fase tecnico economica a quella esecutiva dotando così il territorio di una arteria stradale utile sia per il comparto produttivo che per gli stessi abitanti della zona”.
Appuntamento a Torino dal 17 al 19 marzo 2024
GL events Italia dà voce alla filiera dell’Horeca: per 3 giorni il Lingotto Fiere è punto di incontro di professionisti, occasione per trovare nuovi fornitori, accesso a idee e novità, momento formativo e di confronto.
Dal 17 al 19 marzo 2024 il Lingotto Fiere di Torino (Padiglione 3) ospita Horeca Expoforum, l’unico evento internazionale del Nord-Ovest d’Italia dedicato ai professionisti dell’industria dell’ospitalità, che include alberghi, ristoranti, caffè, bar, servizi di catering. Un nuovo format che offre anche la possibilità unica di conoscere nuovi partner, fornitori e clienti attraverso un’agenda di incontri B2B. Circa 100 espositori hanno già confermato la propria presenza, tra loro nomi blasonati come: Barilla for professionals, Lauretana, Bonduelle, Orogel, Molino Bongiovanni, Electrolux, Lainox, Costadoro, Marchetti, Délifrance Ekaf, Cioccolato Gobino, Galup, Ziccat. Presenti anche numerose associazioni, tra cui Conpait (pasticceri d’Italia), Apci (professionisti cuochi italiani…), Specialty Coffe Association.
«In attesa di conoscere le soluzioni finanziarie concrete previste dal piano di sviluppo del settore fieristico che Regione, Città e Camera di commercio di Torino stanno perfezionando, proseguiamo il nostro impegno nel posizionare Torino e il Piemonte come interpreti di grandi appuntamenti fieristici legati alle filiere produttive del territorio. Horeca Expoforum ne è testimonianza tangibile – dichiara Gabor Ganczer, amministratore delegato di GL events Italia –. Forti della nostra esperienza in manifestazioni leader di settore, come Sirha Lione e competizioni come Bocuse d’Or, faremo convergere a Torino i protagonisti nazionali e stranieri di una filiera che costituisce un importante motore economico e sociale, portando qui un evento che non può mancare in una città sempre più protagonista di grandi appuntamenti sportivi, culturali e scientifici».
Quello dell’Horeca, infatti, è un comparto articolato, dove la capacità di offrire cibo di qualità e un servizio eccellente sono elementi chiave del successo, ma da soli non sono sufficienti. Gli operatori devono affrontare sfide come la gestione del personale e delle forniture, l’aggiornamento su tecnologie e software gestionali, la cura dei locali in termini di arredo per l’accoglienza del cliente e per l’efficienza delle aree e laboratori di lavoro. Inoltre devono confrontarsi continuamente con le tendenze di mercato e le preferenze dei consumatori.
Su un’area espositiva di 13.000 mq, Horeca Expoforum sarà la risposta alla complessità di queste sfide: l’occasione per conoscere centinaia di aziende e produttori, confrontarsi con tutto quello che serve ai professionisti. Dolce, salato, mixology (l’arte del miscelare vari drink e ingredienti), birra, caffè, arredamento e retail, macchinari e attrezzature, soluzioni digitali ed editoria, start-up ed eccellenze locali: sono le 10 principali aree merceologiche che animeranno il salone.
L’evento offre anche un calendario fitto di incontri con Chef, opinion leader, marketer e aziende: momenti formativi, talk, workshop, showcooking e masterclass per scoprire alcuni trucchi del mestiere, per lasciarsi ispirare, per aggiornarsi e condividere informazioni e progetti. Il palinsesto di eventi prevede focus su tè, caffè, gelato, pizza e molto altro.