FOCUS INTERNAZIONALE / di Filippo Re
Nella Turchia che cambia radicalmente mutano aspetto e scenografia anche i luoghi simboli della laicità storica del Paese della Mezzaluna. Come accade nella famosa piazza Taksim a Istanbul, la piazza delle proteste e delle manifestazioni antigovernative del Gezi Park, trasformata in un maxi cantiere. Tra qualche mese, o al più tardi nel prossimo anno, stambulioti e turisti entreranno in una piazza totalmente diversa. Il Centro culturale Ataturk è stato demolito e, pur continuando a essere la sede del Teatro d’Opera con sala da concerti per 2500 persone, ospiterà anche biblioteche, sale per conferenze e mostre, cinema e teatri, caffè e ristoranti sulla terrazza panoramica, librerie e negozi. Una specie di 8 Gallery stambuliota. La facciata del nuovo modernissimo palazzo servirà per proiettare sulla piazza gli spettacoli interni. Un progetto in stile erdoganiano, grandioso come al solito. E non è l’unica novità. Dall’altro lato di piazza Taksim sta sorgendo una nuova moschea dal profilo avveniristico come ben si nota nella fotografia del progetto. Alta 30 metri su una superficie di 1500 metri quadrati accoglierà anche una sala per incontri culturali e disporrà di un parcheggio sotterraneo. I lavori, iniziati lo scorso anno, dovrebbero concludersi nel 2019. Una moschea fortemente voluta dal ciclone Erdogan, padre-padrone di una Turchia che comincia già ora a prepararsi e ad abbellirsi per festeggiare il centenario della Repubblica ma che nel frattempo risveglia i timori di un’islamizzazione sempre più profonda della società turca guidata da un presidente, al comando della seconda
potenza della Nato dal 2002, che dopo le elezioni del 24 giugno detiene poteri quasi assoluti e sta trasformando la Mezzaluna in un sultanato anatolico. In realtà l’idea di una moschea in piazza Taksim non è nuova. Ci aveva provato negli anni Novanta l’ex premier islamista Necmettin Erbakan ma fu bloccato dalla forte opposizione degli ambienti laici kemalisti che avevano bocciato il progetto. Erbakan non ebbe quella fortuna che oggi ha il “sultano” Erdogan in un contesto politico e religioso assai diverso da quello di alcuni decenni fa. Il nuovo tempio islamico nasce a pochi passi dalla chiesa greco-ortodossa della Santa Trinità, sulla Istiklal Caddesi, la celebre via del quartiere, e nelle intenzioni di Erogan, ex sindaco di Istanbul, vuole essere un simbolo del dialogo inter-religioso. Ma c’era davvero bisogno di una nuova faraonica moschea in una megalopoli stracolma di luoghi di culto musulmani, compresa l’area attorno a piazza Taksim? Erdogan non ha dubbi e l’edificazione di nuove moschee è necessaria per marcare in profondità il territorio e limitare gli spazi lasciati alla laicità. Il disegno erdoganiano di dare al Paese un’impronta più religiosa e conservatrice passa anche attraverso le trasformazioni architettoniche e urbanistiche.