Draghi

Draghi, serve un cambio di passo

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni

Ci sono ragioni politiche che ci inducono alla benevola cautela nei confronti del Governo Draghi perché esso ci ha liberato da Conte e dal governo giallo-rosso. 

Ciò premesso, sarebbe intellettualmente disonesto non evidenziare che sul tema cruciale della pandemia nulla è  cambiato e che Draghi segue la stessa linea infruttuosa di Conte . Già la riconferma di Speranza ministro della Salute,  espressione di un partitino di poche unità di parlamentari e quindi assolutamente non determinante per la maggioranza, era un cattivo presagio. Ma il discorso fatto ieri davanti alle Camere non dal premier, ma dal suo ministro, rivela una continuità di metodi che allarma. Draghi segue pedissequamente Conte? Il discorso di ieri ci porta a pensare di sì. Eppure la politica di un anno si è rivelata fallimentare sotto tutti i profili . Il Paese potrebbe non reggere una clima da arresti domiciliari che sta provocando gravi guasti alla vita degli Italiani. Draghi si è presentato come la novità. Anche sui vaccini non si vede discontinuità. Tutta la politica dei vaccini va reinventata e Arcuri, per i gravi errori commessi ,va allontanato. Draghi rischia la sua immagine,  se continua a sovrapporre la sua con quella politicamente squalificata di Speranza,responsabile fin dall’inizio della pandemia di errori gravissimi . Draghi deve dare un segnale forte di cambio di passo e identificarsi con Speranza e’ l’esatto opposto di ciò che dovrebbe fare.  E’ persona troppo intelligente è accorta per non coglierlo . Allora viene d’obbligo domandarsi chi protegge occultamente Speranza a cui gli italiani non possono continuare a dare fiducia.  E’ in gioco la nostra vita. E con la vita dei cittadini i politicanti non possono scherzare impunemente. Può suscitare un incendio di rivolta indomabile che travolge tutto il sistema politico e i suoi esponenti.

Un governo per la politica europea. Il paradosso italiano

Di Gian Giacomo Migone  /     Se i partiti politici – senza eccezioni, da Leu alla Lega – non fossero così impegnati a rilasciare cambiali in bianco al presidente del consiglio incaricato, ignorando le regole più elementari di una costituzione parlamentare, formulerebbero richieste pubbliche corrispondenti ai propri orientamenti, per poi subordinare il proprio voto di fiducia a riscontri verificabili nel programma e nella composizione del governo.

Giustamente Mario Pianta (cfr. “Il Manifesto”, 9 febbraio) ha individuato nel profilo europeista di Mario Draghi un’opportunità, rafforzata da alcuni risultati ereditati dal governo Conte (le risorse del “Next Generation EU”, la sospensione del Patto di stabilita’ e del divieto di aiuti di stato alle imprese) che, però, dovranno essere consolidati e specificati in un futuro prossimo. Tuttavia, forte di queste pur precarie acquisizioni, l’eventuale nuovo governo giocherà la propria nobilitade sulla sua capacità di trasformare l’Italia da paese richiedente, perchè maggiore colpito dalla pandemia, in elemento propulsore di un processo di unificazione politica dell’Europa. Ne’ vale l’alibi tradizionale dell’esiguità della forza a nostra disposizione. A ben vedere, sono proprio i paesi meno condizionati da una fin troppo robusta e gloriosa storia nazionale, o addirittura segnati da pagine ingloriose della propria storia – in primo luogo Germania, Italia, Spagna – ad essere portati a emanciparsi dal proprio passato e a guardare con speranza ad un futuro di segno diverso. Inoltre, la contingenza segnata dalla conclusione del decennio dominato dal cancellierato di Angela Merkel offre all’Italia l’occasione di assumere le proprie responsabilità di paese fondatore, resistendo alla tentazione di inserirsi nell’asse Parigi-Berlino, a scapito di altri esclusi.

In una fase storica segnata da una  transizione travagliata e pericolosa dal bipolarismo militarizzato e connivente, ereditato dalla  guerra fredda, ad una multipolarità non governata, l’Europa, ancora imprigionata da antichi nazionalismi ed inediti sovranismi,  rischia di restare terreno di conquista e di possibili conflitti tra soggetti più forti perchè unificati al proprio interno. Incombono gli Stati Uniti, la Cina, residualmente la Russia, e persino la Turchia, in un area non soltanto geograficamente vicina alla nostra. In tal modo mezzo miliardo di persone sono deprivate di una rappresentanza e una voce a livello globale.

In primo luogo, il governo italiano è chiamato a trasformare adempimenti che vengono richiesti da Bruxelles in elementi cogenti per l’Europa nel suo insieme. Facciamo alcuni esempi. Ad una riforma fiscale fortemente progressiva (in palese contraddizione con la trumpiana flat tax invocata dal senatore Salvini), in lotta contro l’elusione dei grandi capitali, dovrebbe corrispondere l’abolizione dei paradisi fiscali intra moenia, nella prospettiva di una politica finanziaria unificata europea.  Una riforma semplificatrice della pubblica amministrazione e della giustizia civile non può escludere una riforma di quella penale, senza la quale il contrasto alla corruzione pubblica e privata, il riciclo di denaro sporco, l’illegalita’ transnazionale delle grandi imprese resterebbero parole vuote, anche a livello europeo. Ad una nostra politica immigratoria, rispettosa delle convenzioni sui diritti d’asilo e, in ogni caso, a salvaguardia delle vite umane, che non abbiano più nulla a che fare con le pratiche messe in atto dai Minniti e dai Salvini, deve corrispondere una politica europea che ponderi equamente oneri e risorse in tutto il territorio continentale, di fronte ad una sfida destinata a restare epocale. L’immediata adozione del ius soli in Italia fornirebbe l’occasione per estenderlo all’Europa intera.

Tutto ciò, è evidente, comporta una politica estera e di sicurezza sempre più unificata che può e deve essere rivendicata e promossa dall’Italia. In che cosa consiste? L’Europa  non è minacciata da un’invasione del claudicante erede dell’Unione Sovietica. La minaccia cinese, vera e presunta, non ha certo una configurazione militare. La presenza armata degli Stati Uniti, con una dimensione nucleare, corrisponde ad un’esigenza di sicurezza europea? Le guerre indette dagli Stati Uniti sotto copertura Nato, per lo più perdenti nei loro esiti, non corrispondono ad interessi europei. Le politiche, più subite che volute dai suoi membri europei, in Medio Oriente e in Africa, non sono compatibili con la professione di diritti umani, che per avere qualche efficacia, devono essere universalmente sostenuti, a Hong Kong come in America Latina, sia in Ucraina che nei territori dominati da Israele. E che dire del rispetto di regole democratiche all’interno della stessa Unione Europea? Ursula von der Leyen, ancora ministra della difesa a Berlino, è stata tra gli iniziatori di un troppo prudente processo di unificazione militare dell’Europa, tradizionalmente favorito da Parigi. Esso può essere portato avanti a scapito della freddezza (per usare un eufemismo) dell’amministrazione Biden per le sue anche immediate ripercussioni sulla Nato. A suo tempo fu introdotto, in sede di Unione, il principio di sicurezza umana, sostitutivo di quello puramente militarizzato. Cosa ne pensa Mario Draghi? A quale politica estera, italiana ed europea, vuole impegnare il suo governo e la maggioranza parlamentarle chiamata a sostenerlo?

(Da “Il Manifesto”)

 

Impianti di sci, la Regione: “Draghi intervenga per ristori immediati al settore”

IL PREMIER DIMOSTRI CHE LA MUSICA È CAMBIATA, I RISTORI IMMEDIATI SIANO IL PRIMO ATTO DEL NUOVO GOVERNO”

La Giunta regionale del Piemonte si è riunita questa mattina in seduta straordinaria per affrontare il tema della mancata ripartenza dell’attività degli impianti di sci, decisa ieri sera dal Governo a meno di 12 ore dall’apertura delle stazioni sciistiche.

Presenti in videocollegamento anche Giampiero Orleoni e Nicola Bosticco, presidente e vicepresidente di Arpiet, l’associazione che rappresenta i gestori degli impianti di risalita piemontesi.

In giornata la Regione scriverà al Governo per risollecitare l’attivazione immediata dei ristori che gli operatori del settore attendono da mesi (parametrati sul modello francese, che prevede un ristoro di circa il 50% dei ricavi annuali), ma anche un ulteriore indennizzo per le cinque false partenze subite dal comparto fin dall’avvio della stagione invernale (la prima per il ponte dell’Immacolata, poi ancora il 20 dicembre, il 7 e 18 gennaio e adesso il 15 febbraio), che hanno causato un aumento dei costi fissi del 20%.

Nel pomeriggio l’assessore agli Affari Legali Maurizio Marrone verificherà con l’avvocatura della Regione la possibilità di costituirsi parte civile, al fianco dei gestori degli impianti, per chiedere indennizzi proporzionati alla quantificazione dei danni, mentre gli assessori allo Sport Fabrizio Ricca e al Turismo e Commercio Vittoria Poggio incontreranno il neo-ministro del Turismo Massimo Garavaglia.

Stamattina invece il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, insieme al vicepresidente e assessore alla Montagna Fabio Carosso, si è confrontato con il ministro agli Affari regionali Mariastella Gelmini per chiedere una immediata convocazione delle Regioni che hanno nel sistema invernale uno dei comparti economici strategici per il proprio territorio. Un settore che dà da vivere a migliaia di famiglie e che oggi rischia il collasso. Sempre in giornata, il presidente Cirio trasmetterà anche al presidente del Consiglio Draghi una memoria con le istanze urgenti che la Regione chiede al governo per sostenere il sistema della neve.

“La Regione Piemonte ha previsto di stanziare immediatamente 5,3 milioni di euro come ristori per gli impianti sciistici nuovamente penalizzati da una politica di chiusura intempestiva e annunciata con nessun anticipo – sottolineano il presidente Cirio e l’assessore Ricca -. Una dinamica, questa, che ha reso impossibile una politica di pianificazione delle aperture per la stagione sciistica e ha causato ulteriori danni a quelli già ingenti che la pandemia ha provocato anche a questo comparto. La Giunta delibererà venerdì queste risorse che sappiamo non essere sufficienti, ma che sono un modo immediato per dare ossigeno a un settore che per il Piemonte è strategico. Ci aspettiamo che Roma si attivi subito per fare la sua parte. Draghi dimostri che la musica è cambiata e che il nuovo governo conosce e capisce i problemi della vita reale, come primo atto avvi immediatamente i ristori per lo sci”.

Maimone, Sudisti Italiani: “Draghi dia priorità ai poveri e al Sud”

“Più impegno per gli indebitati. Banche e multinazionali possono aspettare. Il nuovo Governo faccia,  finalmente, vivere un’economia dal volto umano”

 

 “Poveri, indebitati e riscatto dei territori del Sud Italia urgono di essere collocati tra i temi prioritari, a cui porre mano, del programma del Governo Draghi. La povertà in Italia è drasticamente aumentata ed è doveroso offrire sollievo, innanzitutto, a chi si è drammaticamente impoverito e, successivamente, alle grandi multinazionali ed alle banche e non viceversa, come si è sempre verificato” ha dichiarato Biagio Maimone, fondatore del Movimento Sudisti Italiani e della nuovademocrazia.it, il quale ha
aggiunto: “I poveri non possono attendere ancora, perché il loro destino immediato è finire sui marciapiedi, per poi morire.
Per tale ragione, occorre far pervenire gli adeguati aiuti economici, in via prioritaria, ai cittadini che vivono in estrema povertà, agli indebitati, alle piccole imprese, alle partite iva e ad altre attività che non hanno risparmi adeguati, tali da poter attenuare l’impatto su di essi della miseria, che si è generata in seguito alla pandemia.
Le famiglie bisognose sono diventate un numero troppo elevato. Ad esse deve essere destinato un aiuto impellente: non si può più attendere.
Destinatari di investimenti economici dovranno essere, inoltre, la sanità, la ricerca scientifica ed i territori più poveri, come il Sud Italia. 
Le banche e le grandi multinazionali sanno cavarsela abbastanza, a quanto pare, anche se anch’esse hanno bisogno di impulso economico, che dovrà essere successivo all’aiuto, di carattere vitale, da far pervenire, con solerzia, al popolo indigente. 
La cultura umana deve essere la cultura ispiratrice del nuovo governo Draghi. Se così non dovesse essere, riteniamo che  il progetto di sviluppo fallirà, perché lascerà ai bordi della vita economica tanti, troppi cittadini, ormai stremati dalle conseguenze della pandemia e dalle conseguenze del malgoverno dei partiti che, da alcuni decenni, si sono avvicendati nella conduzione del governo dello Stato italiano, privi di una necessaria visione socio-economica, ma unicamente guidati dall’egoismo legato al proprio tornaconto personale.
E’ l’epoca storica in cui bisogna, inderogabilmente, porre in essere una grande trasformazione economica, non più rimandabile, che deve prendere le mosse dalla constatazione oggettiva del  fallimento di un modello economico che aveva dimenticato il destinatario principale della vita economica, ossia  l’essere umano. Pertanto, ora necessita porre al centro l’uomo e superare l’etica individualistica del potere fine a se stesso, che ha generato miseria e degrado morale, nonché morte, come la pandemia attesta inequivocabilmente .
Dovrà, inevitabilmente, pena il degrado irreversibile, essere costruito un nuovo modello economico, da noi, più volte, definito Economia dal Volto Umano“, tale in quanto , nel generare vita  per l’essere umano, genera vita per l’intero universo ed il suo ecosistema.
E’ tardi! Troppo tardi! Non aspettiamo un solo attimo ancora! Chi regge le redini della vita economica sa bene che è crollato il sistema economico attuale, sia a livello nazionale, sia a livello europeo e mondiale.
E’ crollato proprio in quanto ha preteso di reggere le sorti dell’umanità attraverso l’egoismo e non l’altruismo, che è il vero ed  unico motore della vita economica. Non vi è dubbio che sia questa la verità storica con cui occorre fare i conti perché l’umanità sopravviva. Draghi lo sa bene! Le risorse si stanno esaurendo, occorre ricrearle. Come? Includendo tutti, nessuno escluso, proprio in quanto il processo produttivo vive dell’apporto della creatività connessa all’opera edificatrice di ogni singolo  individuo.
Partiamo, perciò, dall’essere umano e non dai processi produttivi astratti! Partire, difatti, dai processi produttivi astratti è un modello che ha dimostrato la sua fragilità, a tal punto da essere crollato. Che fare, dunque? La storia ha posto in luce una meravigliosa verità, ossia che l’economia ha un’anima.
Ha un’anima proprio in quanto, al centro dei processi economici, vi è l’essere umano, che non è un oggetto, ma un soggetto, ossia un essere umano dotato di mente ed anima. Ciò equivale a dire che, al centro della vita economica, vi è il cuore pulsante delle donne e degli uomini che ne sono, nel contempo, artefici e destinatari”.
Simone Passanetti 
Ufficio Stampa Movimento Sudisti Italiani   

“Centrosinistra e M5S a sostegno di Draghi”

I giornali riferiscono che nei giorni scorsi Renzi abbia  parlato con Salvini e la Meloni per sondarli e acquisirne l’appoggio rispetto alla eventualità di un incarico a Draghi. 

Egli infatti dava per scontato che mai e poi mai i 5 Stelle  avrebbero dato il loro sostegno a Draghi. Gli obbiettivi  del bullo di Rignano erano chiari: 1)affossare Conte, ritenuto un avversario temibile sotto il profilo elettorale, il quale nonostante ripetuti atracchi di Renzi, Rosato e la Bellanova ha mantenuto un gradimento elevato nell’opinione pubblica; 2) sfasciare l’alleanza Pd/5telle e Leu impedendo così la costruzione di uno schieramento alternativo alla destra, al centro come in periferia; 3)aprire all’interno del Pd, partito del quale è stato segretario e che alle politiche del 2018 aveva portato al minimo storico, una crisi irreversibile e un processo di sfaldamento. Per alcune ore molti osservatori e non pochi commentatori politici  avevano recitato il ” de profundis ‘ allla maggioranza giallorossa presentando il Capo di Italia Viva, un partito del 2% che grazie ad un po’ di ” transfughi ” ha un peso parlamentare molto superiore alla sua forza elettorale, come il vincitore assoluto.
Ma non è andata così e l’esito della decisione del Capo dello Stato, che ha fatto la  scelta giusta nel momento giusto, sarà molto diverso da quello che questi profeti di sventura avevano ipotizzato. Conte ha dato “al bullo di Rignano” una lezione di serietà e di stile, ha dichiarato il proprio sostegno a Draghi in sintonia con il sentimento di gran parte della opinione pubblica.
 Pd/5Stelle e Leu, non solo non sono stati messi in un angolo ma sono piu che mai in campo e pronti a sostenere il nuovo governo Draghi (di cui viene sottolineata l’autorevolezza internazionale ) sulla base di un programma europeista, di lotta alla pandemia e di forte rilancio della economia. Mi sia consentito di aggiungere: autorevolezza e credibilità che nessun altro italiano ha, fatta eccezione per Mattarella. Non solo, ma in  questo momento ad essere divisa e la destra.  Forza Italia è pronta a dare una mano a Draghi. La Meloni non andrà oltre una astensione, mentre le condizioni poste da Salvini mi paiono dettate piu che dalla volontà di contribuire alla formazione del nuovo governo dalla ricerca di pretesti per farsi dire di No. Intendiamoci problemi e difficoltà esistono ma il film a cui stiamo assistendo è molto diverso diverso da quello che i fautori di questa crisi si erano immaginati. E  assai verosimilmente la vita del nuovo governo non dipenderà piu’ dal potere di ricatto e/o di interdizione di un partito del 2% e dalle manie di protagonismo e di visibilità del suo leader.
Wilmer Ronzani

Mario Draghi e la Dc

In questo momento difficile per il nostro paese, ritengo doveroso che ogni forza politica, anche non rappresentata in Parlamento, come la nostra, prenda pubblicamente posizione in merito all’incarico conferito stamane dal Presidente Mattarella all’ex Presidente della Bce, Mario Draghi.

Conferimento che si è reso necessario, come dalle precise motivazioni che ne ha dato il
Capo dello Stato, in considerazione degli ineludibili impegni e degli adempimenti che il
contesto emergenziale sanitario, economico e sociale e le imminenti importanti scadenze
che riguardano il perfezionamento delle procedure per i fondi europei del next generation eu,
richiedono, onde evitare l’ulteriore aggravarsi della situazione generale del paese, che una
campagna elettorale e i riverberi che su un esecutivo mirato a sbrigare gli affari correnti,
potrebbe generare, con il rischio di perdere buona parte dei sostegni finanziari correlati al
Recovery fund.

Mentre ,con grande sconforto, registriamo, come segnale preoccupante, l’incapacità
di questa classe politica nel non essere stata in grado, dopo quattro giorni di
conclave a Montecitorio, di dare soluzioni serie e responsabili all’Italia, non riuscendo
ad aggregarsi attorno ad un esecutivo forte ed autorevole che l’ampio raggio della
grave e drammatica crisi ne richiede.

Nell’augurarci che un tale esecutivo possa legittimarsi giusto per la fase strettamente
necessaria per mettere il paese in una positiva fase di ripartenza e superare il semestre
bianco senza l’aggravarsi del quadro già drammatico, si auspica che appena dopo l’elezione
del nuovo Presidente della Repubblica il paese possa essere chiamato a nuove
consultazioni.

Il Segretario politico
Renato Grassi
Il Segretario amministrativo
Mauro Carmagnola

La politica italiana e l’Europa che ci guarda

Dopo la caduta del premier Giuseppe Conte il Capo dello Stato Sergio Mattarella, probabilmente, si aspettava una reazione diversa.

Ci siamo resi ridicoli di fronte all’Europa per il comportamento infantile della nostra politica nazionale tanto da farci rimpiangere la prima Repubblica.Addetti ai lavori e non si aspettavano,non dico la soddisfazione ma almeno  il timore reverenziale di un nome, come quello di Mario Draghi, presentato per quello che è: l’ultima occasione utile per salvare il Paese.Invece no:stanno vincendo gli egoismi ed i personalismi,la mancanza di idee prim’ancora dei nomi da proporre nel totoministri.  Le parole del Presidente della Repubblica avrebbero dovuto rappresentare un richiamo sufficiente a chiudere il suk di una politica capace ormai solo di mercanteggiare poltrone e convenienze di parte.
Invece, neanche il nome di Draghi è riuscito a chiudere il suk. La reazione dei partiti è stata sconcertante da tanti punti di vista. E le premesse per le consultazioni che inizieranno oggi sono pessime.Meglio andare al voto,manca la maturità politica utile a determinare le decisioni per il bene della nostra Nazione.

Vincenzo Grassano

Draghi, le aspettative e la politica ignorante

Sulla crisi di Governo ho sbagliato, ma se Draghi riuscirà ad andare fino in fondo sono contentissimo di aver sbagliato. In questo marasma totale e quotidiano mi sembra l’unica soluzione
Anche qui (lo ammetto) mi sono sbagliato. Mai e poi mai avrei pensato che la politica fosse costretta a dire di sì a Mario Draghi. Indubbiamente il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è stato ed è un grande. Poi l’insipienza dei politici attuali ha fatto il resto. In verità c’è stato un episodio simile. Giorgio Napolitano rieletto, nel suo discorso a camere riunite, prese a sberle tutti i presenti,  dandogli degli incapaci,  dovevano fare le riforme che da decenni il nostro Paese e l’Europa si aspettava. La politica è inefficace quando ha dei politici inefficaci. La politica è ignorante quando i politici sono ignoranti. Semplicemente. Ed ora tutti nel dire la politica ha fallito. Speriamo ora in  Mario Draghi. Speriamo…
La prima reazione che ho avuto: Matteo Renzi ha stravinto. Vero, ma forse non è questo il punto focale. Partiamo dalle reazioni. Sinistra sbrindellata totalmente contraria. PD che deve accettare per forza. Cinque stelle che si spaccheranno. Raggianti Italia Viva e Calenda. Più Europa: finalmente siamo ascoltati. Berlusca ha già fatto sapere che ci sta. Stravolti La Meloni e Zaia con Giorgetti hanno già fatto sapere a Matteo Salvini: almeno asteniamoci. Sembrerebbe che i numeri ci siano. Poi si vedrà l’elenco dei Ministri.
Sempre perentorio Sergio Mattarella. Non si vota fin tanto  che non si è superata l’emergenza Covid e si spendano i soldi stanziati dall’Europa. Tutto il resto sono solo chiacchiere. Anche qui vedremo,  con qualche speranza in più per il nostro futuro. A Torino i cinque stelle bocciano Mario Draghi,  testimoniando che si è sulla strada giusta con Mario Draghi. Anche qualcuno del PD torinese tira un sospiro di sollievo. Ora la scelta del candidato Sindaco e’ solo affare nostro. Effettivamente i dirigenti romani  del PD escono distrutti dalla gestione di questa crisi.  Dierei di più: decisamente piallati. Come si dice,  comunque,  contenti quelli del PD contenti tutti. C’è una morale in tutto questo. I soliti termini.  Competenza,  conoscenza,  sapere. A Torino come a Roma l’hanno capita i politici? Speriamo.
Patrizio Tosetto