CULTURA- Pagina 97

“Cartoline dal futuro”, la Divina commedia in forma digitale

Nascono a Torino per celebrare i venti anni dall’avvio della rivoluzione digitale

La Divina Commedia di Dante approda nel mondo digitale.

A venti anni dalla rivoluzione digitale, in occasione del settecentesimo anniversario della morte del Sommo Poeta, è  stata creata una Divina Commedia digitale in versione dantesca, dal titolo “Cartoline dal futuro “, su iniziativa dell’agenzia torinese Instant Love, dell’illustratore italiano di fama mondiale Emiliano Ponzi, autore di copertine per Le Monde e il New York Magazine.

Si tratta di un affresco interattivo che rappresenta un’opera d’arte contemporanea in grado di consentire un viaggio nel tempo e capace di rievocare la rivoluzione digitale avvenuta negli ultimi venti anni, a partire dal Duemila fino ai nostri giorni.

Il link del video dell’autore è https://web.tl/t-tZOtFHPLAm.

Si tratta di un viaggio unico che si può compiere collegandosi al link https://.www.eos-solutions.it/20anni/, attraverso il quale si può accedere al primo e al secondo affresco animato, dedicati al periodo 200-2005 e 2005-2010 con Eos-Virgilio, che invita gli spettatori a superare le difficoltà dettate dal deserto digitale dei primi anni del Millennio.

L’evento è sponsorizzato dalla Eos Solutions, multinazionale con sede a Cuneo, a S. Albano Stura, che ospita, in occasione dei suoi venti anni di vita, questa interessante iniziativa. È  stata notata anche da Microsoft l’esperienza davvero immersiva compiuta in questo caso nei primi venti anni del nuovo millennio,  tramite animazioni digitali, ambientazioni storiche correlate da video, canzoni in voga in quel periodo e le storie dell’azienda che è sponsor di questa iniziativa artistica.

Mara Martellotta 

La guerra dei matti

C’erano una volta i matti
Le storie spesso iniziano là dove la Storia finisce
Non tutte le storie vengono raccontate, anche se così non dovrebbe essere. Ci sono vicende che fanno paura agli autori stessi, che sono talmente brutte da non distinguersi dagli incubi notturni, eppure sono storie che vanno narrate, perché i protagonisti meritano di essere ricordati. I personaggi che popolano queste strane vicende sono “matti”,” matti veri”, c’è chi ha paura della guerra nucleare, chi si crede un Dio elettrico, chi impazzisce dalla troppa tristezza e chi, invece, perde il senno per un improvviso amore. Sono marionette grottesche di cartapesta che recitano in un piccolo teatrino chiuso al mondo, vivono bizzarre avventure rinchiusi nei manicomi che impediscono loro di osservare come la vita intanto vada avanti, lasciandoli spaventosamente indietro. I matti sono le nostre paure terrene, i nostri peccati capitali, i nostri peggiori difetti, li incolpiamo delle nostre sciagure e ci rifugiamo nel loro eccessivo gridare a squarcia gola, per non sentirci in colpa, per non averli capiti e nemmeno ascoltati. (ac)
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6. La guerra dei matti
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La Grande Guerra arriva anche a Collegno.  Il conflitto bellico costituisce un nuovo bacino di prova per la psichiatria, ora costretta a confrontarsi con una peculiare massa di malati mentali provenienti dalle trincee del fronte. Quarantamila soldati italiani vengono prima ricoverati negli ospedali da campo e poi trasferiti nei manicomi territoriali. Di vario tipo i disturbi riscontrati: confusione mentale, disgregazione della memoria, smarrimento, delirio, allucinazioni, regressione infantile, sordomutismo, afasia, spasmi muscolari, paralisi. L’esperienza in trincea, i bombardamenti, la ferrea disciplina che comporta ovviamente la perdita della possibilità di ogni decisione e un ingombrante senso di impotenza, sono le cause scatenanti della patologia del rifiuto, della diserzione e della pazzia. La guerra costringe i soldati a fronteggiare le paure, le angosce, gli incubi. Michelangelo Cornalis, 130° Reggimento Fanteria, nato a Torino nel 1898, arruolato nel 1917, viene ricoverato nel centro psichiatrico di Reggio Emilia e poi trasferito a Collegno, sotto le cure del dottor Socrate Raimondi. La diagnosi del soldato è “confusione mentale protratta, con grave agitazione e clamorosità, cui residua un evidente grado di decadenza mentale in forma dissociativa schizofrenica”. Raimondi comprende subito le cause della crisi mentale del soldato, e lo cura con una terapia di derivazione psicoanalitica, cioè inducendolo a scrivere un memoriale per portare al livello della coscienza il conflitto interiore, causa della nevrosi in cui è precipitato Michelangelo. La breve autobiografia permette a Cornalis di capire quali siano le proprie difficoltà di inserimento all’interno del plotone e nei confronti della guerra in generale.  Il 4 dicembre 1918 Michelangelo Cornalis viene dichiarato non matto e non passibile di ricovero in manicomio, tuttavia gli sono concessi sei mesi di licenza prima del rientro al fronte. Il servizio militare non piace nemmeno a Sante Pollastro, che il 15 dicembre 1919 si fa trovare completamente nudo, con una piccola valigia in mano, alla stazione di Reggio Emilia. La sceneggiata dovrebbe servire a farlo sembrare pazzo, in modo da non dover scontare i quindici anni di galera che pendono sulla testa di ogni disertore. Il bandito dal cuore d’oro, soprannominato “Rangognin”, viene riconosciuto come non matto, ma riesce comunque a sfuggire alle pene militari, verrà rinchiuso per quattordici mesi a Collegno tra il 1920 e il 1921. 
La Grande Guerra travolge tutti e tutto, le città e il fronte, gli uomini e le donne. Queste ultime diventano le vere protagoniste della vita sociale ed economica dello Stato italiano, sostituiscono il ruolo degli uomini nella produzione agricola, in quella bellica, negli uffici, negli ospedali, nelle ferrovie e nelle industrie tessili, senza che sia tolto nulla alle mansioni di loro competenza, che, in quanto donne, prevede che si occupino dei figli, degli anziani e della casa. Tra il 1915 e il 1918, 1422 donne vengono ricoverate nel manicomio di via Giulio, prevalentemente contadine e operaie che non sono riuscite a sopportare la tremenda tristezza e le gravi difficoltà che il conflitto ha fatto ricadere sulle loro teste. Il dramma provoca traumi psichici e ansie che non possono essere curati, ma solo raccolti all’interno delle palliative mura della struttura ospedaliera.  Nel periodo 1916-17 la condizione economica italiana è praticamente insostenibile, il malcontento generale sfocia in manifestazioni e rimostranze, durante le quali molte donne vengono arrestate e ovviamente rinchiuse, non in carcere ma in manicomio. Così accade a Luciana, detta Nina, studentessa torinese, arrestata a Genova l’8 maggio del 1917, dove si era recata per manifestare contro la guerra. L’accusano di aver “offeso l’onore, il decoro e la reputazione degli agenti di Pubblica Sicurezza con le parole: schifosi, vigliacchi, strappa-bottoni, carne venduta e ruffiani”. Nina viene assolta perché ha commesso il fatto in stato di d’infermità mentale e rinchiusa in una “Casa di Salute”. La studentessa arriva in via Giulio il 10 giugno, rimane nel manicomio tre anni e nella cartella clinica si legge: “recidiva, esaltata, disordinata”. 
Carolina, invece, ha ventun anni e lavora come operaia in un opificio. Il suo internamento è richiesto dalla madre, e il medico così descrive il suo caso: “ In seguito ad uno spavento provocato per lo scoppio di una granata nell’opificio in cui lavorava, incominciò a manifestare timore continuo, sussulti ad ogni rumore, e a rifuggire dai luoghi abitatati e dalle compagnie. Si diede a pratiche religiose. Ora sta tutto il giorno in un angolo in ginocchio, pregando e lamentandosi ad alta voce di essere dannata dall’Inferno”. Carolina tenta il suicidio due volte, la prima mettendo la testa tra gli ingranaggi di una macchina in movimento, la seconda gettandosi dal balcone per sottrarsi all’incubo di essere soggetta a grave e imminente pericolo. Rimane in via Giulio fino al 1939 e poi è trasferita a Cremona. La Grande Guerra ha provocato atroci profondi e gravi sconvolgimenti, alterando ogni cosa, anche l’idea che i veri matti sono quelli che manifestano per vivere in condizioni migliori, o quelli che si spaventano per la caduta di una granata.
Alessia Cagnotto

Anteprima Torino Fashion Week al Teatro Sociale di Pinerolo

Dal 5 al 26 settembre 2021. In mostra lo stile italiano indipendente tra arte, cibo e colori

Le sfilate della TFW, in digital streaming, si svolgeranno a Palazzo Madama | Torino | 15-21 novembre

Taglio del nastro venerdì 10 settembre ore 18 per la Rassegna “Artigianato Pinerolo”

TModa, CNA Torino e CNA Federmoda, con il supporto della Camera di commercio di Torino, sono orgogliosi di portare a Pinerolo in occasione della Rassegna dell’Artigianato l’Anteprima della Torino Fashion Week 2021, l’evento più importante a livello piemontese per la promozione del made in Italy nel comparto moda-accessori che ha saputo affermarsi anche nel panorama internazionale.

La sesta edizione della TFW si terrà anche quest’anno in versione 100% digital a causa della pandemia di Coronavirus dal 15 al 21 novembre. Un’edizione che avrà però due anteprime «reali»: la prima a Pinerolo attraverso la mostra “La moda tra arte, cibo e colori. Peccati di gusto e per gli occhi”, fruibile da tutti; e la seconda, su inviti, il 13 novembre alle ore 19, nella Sala Grande del Circolo dei lettori, in via Bogino 9 a Torino, con un defilé in presenza e la premiazione degli stilisti.

La sala “Caramba” del Teatro Sociale di Pinerolo, accoglie dal 5 al 26 settembre gli abiti e gli accessori moda che solcheranno in modalità virtuale la catwalk di Palazzo Madama, una sfilata che sarà possibile vedere in diretta streaming sul sito www.torinofashion­week.eu


CNA Torino nel presentarli in anteprima, ha deciso di giocare con i colori delle mele, frutto tipico del territorio, e di tutte le altre eccellenze enogastronomiche del Pinerolese, e di far incontrare questi colori e le emozioni che in noi suscitano con altri colori, quelli dei tessuti e degli accessori moda, per realizzare una grande mostra che è al tempo stesso vetrina e provocazione.
Una vetrina di bellezza e di bontà firmata dalla scenografa Eleonora Rasetto per la curatela di Vitaliano Alessio Stefanoni che diventa provocazione per gli occhi e per i sensi, con le creazioni a tema food di Non Mangiarlo by Crisiplastica, le immagini del fotografo pubblicitario Guido Siviero e le poltrone progettate e realizzate interamente in Italia dal designer italo­iracheno Hussain Harba progettate e realizzate interamente in Italia e l’abito scultura creato con le stoffe di Tessitura Corte dall’Istituto di Taglio e Confezione Ferrero Floriana di Pinerolo che accoglie i visitatori all’ingresso della mostra.

Come una grande tavola imbandita, questa sala propone al pubblico un menù d’eccezione i cui ingredienti non sono soltanto i frutti della terra e della sapiente trasformazione delle mani degli artigiani, ma anche i tessuti e le loro forme eleganti che gli stilisti della edizione 2021 della Torino Fashion Week hanno saputo loro attribuire con talento e creatività.

 

Orari:

venerdì, 15­-20
sabato, 10­-13 e 15­-20
domenica, 10­-13 e 15-­20
Ingresso gratuito

 

Elenco degli stilisti associati a CNA Federmoda
protagonisti della “Sfilata made in Italy” a La Rinascente nell’ambito della Torino Fashion Week e partecipanti all’Anteprima al Teatro Sociale di Pinerolo:
Adelyur Fashion by Adele Vasilache
Anyta Style by Sara Marrari
Cristina Doneddu
Soho by Daniela Bosco
Verman Style by Mioara Verman

Special Guest:
Hussain Harba

 

Informazione promozionale

Verso Saluzzo Monviso 2024 Capitale della cultura

È il momento della costruzione dei progetti:

Una montagna di idee

Venerdì 10 settembre incontro aperto a tutti per preparare il dossier di candidatura

che sarà consegnato al Ministero della Cultura

 

(Saluzzo, 25 agosto 2021). È giunto il momento più atteso: quello della definizione del dossier di candidatura che sarà consegnato al Ministero della cultura entro il 19 ottobre. Dopo i numerosi incontri di preparazione in digitale e gli appuntamenti di confronto nei territori, è giunto il momento di un incontro pubblico, aperto a tutti, per l’individuazione delle suggestioni che faranno parte del dossier di candidatura. Si tratta dell’ultima occasione per partecipare alla costruzione di Saluzzo Monviso 2024 e del progetto di Capitale della cultura.

Si tratta di un momento centrale nel cammino della candidatura e, proprio per questo motivo, il Comitato promotore ha fortemente voluto dare vita a un incontro pubblico. Aperto a tutti coloro che vogliano esprimere il proprio pensiero e mettersi in gioco in questa grande sfida.

 

Cuore della candidatura di Saluzzo Monviso 2024 è la montagna e il suo futuro: quale legame tra montagna, delle sue valli, della sua pianura e cultura? Quali opportunità per i giovani? Quali sono le strade da intraprendere per affrontare con coraggio e passione le sfide che il dopo pandemia sta mettendo sotto gli occhi di tutti?

 

IL PROGRAMMA

L’appuntamento con Una montagna di idee è per tutti il 10 settembre alle 16,30 Al Quartiere (ex Caserma Musso, Piazza Montebello 1 a Saluzzo).

Dopo una breve introduzione e spiegazione dei lavori, i partecipanti si divideranno in gruppi di lavoro incentrati sui sette temi che altrettante linee di lavoro del dossier: IDEE, nuovi modelli di governance territoriali per le comunità diffuse metromontane; PATRIMONIO, dalla tradizione alla programmazione partecipata; NATURA, agricoltura, allevamento, ambiente, ecologia, nutrizione, sport e salute; SAPERI, comunità, formazione, inclusione, innovazione, ricerca, scuola; LINGUAGGI. Dalla regione occitana ai nuovi territori dell’espressione artistica e scientifica; IMPRESE, una nuova generazione di imprenditori nasce nell’incontro fra città e montagna; ACCOGLIENZA, dal turismo di quantità alla qualità degli spazi per tutti: stili di vita, outdoor, benessere e nuova residenzialità.

A ogni tavolo, insieme agli iscritti, parteciperanno figure di riferimento in ciascun ambito che porteranno il loro punto di vista sul progetto.

A seguire, intorno alle 19, è in programma la condivisione collettiva delle idee emerse nei gruppi, per un confronto generale.

Seguirà alle 20 un aperitivo per scambiare qualche chiacchiera e condividere l’esperienza.

A seguire alle 2045 l’incontro Natura cultura comunità, dialogo tra Gian Luca Favetto, autore di Bjula delle betulle. Un viaggio intorno al mondo e Carlo Grande, autore di Il giardino incantato. Un viaggio dell’anima dalle Alpi occidentali alle colline delle Langhe e del Monferrato, entrambi appena usciti in libreria.

 

COME PARTECIPARE?

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti, senza limitazioni. La giornata di lavori si svolgerà secondo le vigenti normative sulla salute pubblica, previa iscrizione e presentazione del Green Pass.

Ci si potrà iscrivere a un solo gruppo di lavoro.

 

Link per l’iscrizione:

Tavoli di lavoro (ore 17) https://www.eventbrite.it/e/166919345255

Plenaria di restituzione (ore 19) https://www.eventbrite.it/e/166795203945

Incontro Natura, cultura, comunità (ore 20,45) https://www.eventbrite.it/e/167464220993

 

Tutti i link di iscrizione sono facilmente raggiungibili dal sito www.saluzzomonviso2024.it nella sezione Call.

 

 

Info

www.saluzzomonviso2024.it

Fb e IG: @saluzzomonviso2024

#saluzzomonviso2024

#CIDC2024

Sarajevo, la fontana e la neve di primavera

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L’appuntamento è per le venti, davanti alla fontana Sebilj. Non ci si può sbagliare: è il simbolo di Sarajevo. Situata nel bel mezzo della Baščaršija, dispensa da oltre un secolo la sua acqua potabile, circondata da un infinità di piccioni che sembra d’essere in piazza San Marco a Venezia

 

 Progettata nel 1891, sotto il protettorato austro-ungarico, ha la forma orientale di un gazebo e porta la firma dell’architetto ceco Alexander Wittek che la intese come interpretazione in chiave moderna delle fontane ottomane, prendendo a modello una fontana in pietra di Istanbul. Con il calare delle luci della sera s’accende di una luce dorata che emana un fascino straordinario. Per questa fontana vale la stessa leggenda di quella della moschea Gazi Husrev-beg: bevuta anche una sola volta la sua acqua, sarà impossibile lasciare Sarajevo per troppo tempo o non tornare ogni volta che il cuore lo desidera.Ovviamente, come ogni volta, non manco di berne una sorsata. Samir arriva, affannato, dal vicino ponte che attraversa la Miljacka. Si era recato, per una commissione, alla Sarajevska Pivara, il birrificio rosso e crema, con le grondaie in rame, dove si produce l’ottima Sarajevsko pivo. Con un quarto d’ora di ritardo arrivano anche gli altri e tutti insieme si sale in taxi, alla modica cifra di tre marchi,cioè di un euro e cinquanta centesimi, per le vie che s’inerpicano sulla collina verso il cimitero ebraico dove abbiamo prenotato il nostro aperitivo in un locale che sembra un balcone sulla città vecchia. Il tempo di due chiacchiere sorseggiando uno Spritz Rosso (ma ci sono anche le versioni azzurro,verde e giallo, in base allo stato d’animo di chi lo beve) e si ridiscende. Il taxista è un matto. Conoscerà anche le vie come le sue tasche ma si butta giù a rotta di collo per le viuzze. A tempo di record ci scarica in Mule Mustafe Bašeskije, a due passi da Sebilj. Paghiamo la corsa e scendiamo in fretta dall’auto pubblica. Samir ha prenotato per quattro la cena in una Ašćínica, i locali specializzati in zuppe e verdure ripiene che rappresentano, in assoluto, la vera cucina casalinga bosniaca. Non ce ne sono molte in città e questa – Hadžibajrić , al numero 59 di Veliki Čurčiluk – è la migliore della Baščaršija. Il menù è semplice ma gustoso: pita ripiena di spinaci, uova e kajmak, il formaggio di panna acida (la Zeljanica);punjene paprika, cioè peperoni ripieni; il ( o la, non saprei) grah, gustosa zuppa di fagioli cucinata alla moda di Mostar e cipolle ripiene, le sogan dolma. Ovviamente,per favorire la digestione,dove si va? In uno dei caffè orientali dove, con cinque marchi, si può fumare la Šiša (quello che noi, genericamente, chiamiamo narghilè) e bere i tipici tè bosniaci, ascoltando le sevdalinke, lente e malinconiche canzoni d’amore della tradizione ottomana.Siamo fortunati. In quello che scegliamo, sedendoci sugli sgabelli tra coloratissimi tappeti, si sta esibendo un duo,piuttosto attempato, che suona dal vivo il violino e il saz ,tipico mandolino orientale. L’atmosfera è di quelle giuste, da meditazione. Io non fumo, limitandomi a sorseggiare un amarognolo tè verde.La parola giusta,in questi casi,è “polako”, che significa “con calma”. Ed è con calma che Samir tira fuori dalla tasca un libro e inizia a leggere. Lui, l’italiano lo parla bene. Anche Dina se la cava mentre Goran, nonostante la buona volontà che ci mette,incespica in molte parole che a sentir lui gli “ingarbugliano la lingua”. In quanto a me, confesso la mia ignoranza: il bosniaco che si differenzia solo leggermente dal serbo e dal croato, è e rimane “arabo”, come usiamo dire spesso e impropriamente. Il brano che legge rappresenta “l’essenza della città, lo spirito notturno di Sarajevo”. E’ tratto da “Lettera del 1920″, di Ivo Andric. “A Sarajevo, chi soffra d’insonnia può sentire strani suoni nella notte cittadina.Pesantemente e con sicurezza batte l’ora della cattedrale cattolica: le due dopo mezzanotte. Passa piú di un minuto (esattamente settantacinque secondi, li ho contati) ed ecco che si fa vivo, con suono piú flebile, ma piú penetrante, l’orologio della Chiesa ortodossa, e anch’esso batte le due. Poco dopo, con voce sorda, lontana, il minareto della moschea imperiale batte le undici: ore arcane, alla turca, secondo strani calcoli di terre lontane, di parti straniere del mondo. Gli ebrei non hanno un orologio proprio che batta le ore, e solo Dio sa qual è in questo momento la loro ora, secondo calcoli sefarditi o ashkenaziti. Cosí, anche di notte, mentre tutto dorme, nella conta di ore deserte d’un tempo silenzioso, è vigile la diversità di questa gente addormentata, che da sveglia gioisce e patisce, banchetta e digiuna secondo quattro calendari diversi, tra loro contrastanti, e invia al cielo desideri e preghiere in quattro lingue liturgiche diverse. E questa differenza, ora evidente e aperta, ora nascosta e subdola, è sempre simile all’odio, spesso del tutto identica ad esso”.Terminata la lettura chiude il libro e lo rimette in tasca. Non c’è nulla da commentare perché in quelle parole c’è tutto. La musica, intanto, ci avvolge. Gli amici mi dicono che ci sono diverse traduzioni e spiegazioni per la parola “sevdah”. Alcuni giurano che viene dalla parola turca “sevda”, l’amore. Altri insistono sul termine persiano “soda”, che equivale a malinconia, oppure la parola “sawda”, che in arabo significa qualcosa di nero. Comunque la si metta, quello delle sevdalinke è un genere di nostalgia cantata e suonata, melodiosa, struggente. Si sta bene ma d’improvviso “s’incunea crudo il freddo e la città trema”,come nella canzone dei Csi. Era previsto un brusco abbassamento delle temperature ma all’improvviso quest’ariaccia fredda è scesa nel giardinetto all’aperto, sollevando polvere da terra e tovaglie dai tavolini. Dai pesanti bracieri d’ottone scintille rosse e gialle volano in aria, disegnando arabeschi infuocati nel buio. In fretta e furia due ragazzi ritirano tutto, mentre cadono le primi, pesanti gocce di pioggia. In un attimo ripassiamo davanti alla fontana di Sebilj e, ancora con un taxi, andiamo verso l’albergo, nei pressi della stazione ferroviaria. Piove a dirotto. Al mattino dopo,in un silenzio profondo,ovattato, ecco la sorpresa: nevica, e viene giù anche bene, a larghe falde. Fa freddo e nevica, a Sarajevo.

 

Poco importa se siamo a metà aprile. Ieri c’erano diciotto gradi e poi, tutto di un colpo, dalle vette della Bjelašnica e dell’Igman è sceso il soffio gelido della retroguardia del generale Inverno, ultimo e disperato colpo di coda della stagione dei brividi. Quando raggiungo la Baščaršija un nevischio gelato che pare ghiaccio tritato ci fa rabbrividire tutti. Trema, “livida trema”, Sarajevo. Nonostante il maglione ,la giacca con il bavero alzato e la bella, calda sciarpa che ho comprato al bazar il freddo mi entra nelle ossa. Anche Goran e Samir soffrono il freddo. Dina ha le gote e le mani arrossate, sulle quali soffia un fiato che si condensa in nuvole dense al contatto con l’aria gelida che, a folate, mulina nel dedalo delle viuzze. Sembra pieno inverno, con i tetti delle case e le cupole delle moschee bianchi come i paesaggi infarinati dei presepi. Capita, non è una novità. E Sarajevo è, in tempo di pace, più bella e seducente che mai.

Marco Travaglini

Un weekend ricco ai musei della Fondazione

AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI

3 – 9 settembre 2021

 

 

SABATO 4 SETTEMBRE

 

Sabato 4 settembre ore 16

TEA CEREMONY (produzione di SRSLYyours)

MAO –Spettacolo teatrale in lingua inglese nell’ambito del Fringe Festival

Combinando meditazioni guidate e interazione col pubblico, un performer nei panni di una geisha conduce i partecipanti in un viaggio attraverso Africa, India, Bangladesh, Medio Oriente e Sud America, alternando rapidamente estetica occidentale contemporanea e tradizione orientale, mettendo in discussione la dimensione culturale e politica del servire e dell’essere servito, la differenza tra esecutore e spettatore. Insieme al pubblico, il performer indaga, infine, la capacità dello spettatore di agire sul proprio essere umano.

Costo: € 10. Biglietti al sito https://www.tofringe.it/eventi/tea-ceremony-mao . Il biglietto dello spettacolo dà diritto a un biglietto a tariffa agevolata per il museo, esclusivamente per sabato 4 settembre 2021.

 

 

MARTEDI 7 SETTEMBRE

 

Martedì 7 settembre

SETE D’ORO

MAO – apertura rotazione di kesa e paraventi giapponesi

La nuova rotazione prevede l’esposizione di tre mantelli di fattura, epoca e iconografia differente.

Il primo è un kesa a motivi floreali, con draghi e fenici multicolori della prima metà del XIX secolo. Sullo sfondo ocra del mantello si alternano fiori di peonia e di pruno alternati a draghi avvolti ad anello tra nuvole e simboli augurali, mentre le fenici in volo riprendono il dinamismo rotatorio dei draghi grazie alle loro lunghe code piumate che ne cingono il corpo.

Il secondo tessuto, che risale al XVIII secolo, è impreziosito da minuti motivi floreali: si tratta di una stoffa di colore bruno preziosa e leggera, piuttosto sobria nonostante il largo uso di filati metallici.

Il terzo kesa esposto, risalente al XIX secolo, presenta un motivo di draghi allineati e avvolti su loro stessi a formare tanti anelli sormontati da tralci vegetali con peonie in fiore, elementi dal profondo significato beneaugurale, ulteriormente impreziositi da rade foglie di gelso ricamate in oro. Per dimensioni e fattura, possiamo ipotizzare che questo mantello sia stato ricavato da un uchikake, un kimono nuziale femminile.

Contestualmente ai kesa, saranno allestiti anche tre piccoli paraventi a due ante.

Il primo presenta una decorazione con ritratti di grandi poeti del periodo Fujiwara (898-1185): le immagini del monaco Shun’e, del cortigiano Fujiwara no Kiyosuke, del letterato Fujiwara no Mototoshi e della dama Akazome Emon, applicati sul fondo a foglia d’oro, sono poste accanto ad alcuni dei loro versi più celebri.

Gli altri due paraventi formano una coppia e raccontano scene di famosi scontri militari: sul supporto in carta spruzzata di laminette d’oro appaiono alcuni episodi celebri della battaglia di Ichinotani (1184), teatro di uno degli scontri conclusivi della lunga guerra tra i clan dei Taira e dei Minamoto, che si contesero il dominio sul Giappone alla fine dell’epoca Heian.

 

 

MERCOLEDI 8 SETTEMBRE

 

Mercoledì 8 settembre ore 16.30 – 17.30

PASSEGGIATA BOTANICA

Palazzo Madama – visita guidata al Giardino Botanico Medievale

Il curatore botanico Edoardo Santoro, con l’aiuto dei volontari del progetto Senior Civico del Comune di Torino, accompagnerà i visitatori nelle diverse aree del giardino tra rose antiche, officinali mediterranee, medicinali indigene, fiori di campo e piante dimenticate. Durante la passeggiata si scopriranno le diverse piante fiorite – Acanti, Digitali, Campanule e Sclaree – e si parlerà di tecniche di coltivazione naturale oltre che di aneddoti storici e botanici, in modo da rivivere la giornata di un giardiniere quattrocentesco, l’Hortolano Domini.

Costo: € 4 (max 10 persone)

Info: il giardino è visitabile con un biglietto dedicato (5€, gratuito Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card) oppure con il biglietto di ingresso al museo.

Prenotazioni: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

GIOVEDI 9 SETTEMBRE

 

Giovedì 9 settembre ore 17

UNA MOSCA NEL PIATTO!

Palazzo Madama – attività per famiglie

Si vedono tutti i giorni in casa e all’aperto: ronzano, zampettano e a volte diventano veramente fastidiosi! Sono mosche, coccinelle, formiche, coleotteri… Di alcuni ammiriamo i colori vivaci e l’eleganza dei movimenti, di altri proviamo ribrezzo e persino paura. Sono piccole creature, ma riescono a distrarci e a catturare la nostra attenzione. Forse proprio per questo loro potere, gli artisti hanno aggiunto gli insetti nelle loro opere.

Nel corso dell’attività i bambini saranno guidati a scovare i piccoli intrusi nelle opere di Palazzo Madama e, utilizzando silhouette, li faranno diventare i protagonisti di grandi e coloratissimi disegni.

Età consigliata: 5/10 anni.

Costo: 7 € a bambin*; biglietto ridotto a 8 € per gli adulti accompagnatori (gratuito con Abbonamento Musei). Durata 90 min.

Info e prenotazioni: 011 4429629 madamadidattica@fondazionetorinomusei.it  

Prenotazione obbligatoria

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni di Palazzo Madama, GAM e MAO (sabato ore 16; domenica ore 15) 

e alle mostre di GAM e MAO (giovedì ore 18; venerdì ore 16; domenica ore 16.30)

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Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

Sul filo della ginestra. Un’antica tradizione tessile lucana

“ARS ET INDUSTRIA” Museo del Tessile di Chieri – Ciclo di Conferenze 2021

 

Sabato 4 settembre 2021 – ore 15.00

in streaming dal Museo del Tessile di Chieri

MARIA SILVESTRI:

SUL FILO DELLA GINESTRA

Un’antica tradizione tessile lucana

 

Dopo la pausa estiva, riprende il ciclo di conferenze «ARS ET INDUSTRIA»organizzato dal Museo del Tessile di Chieri. Sabato 4 settembre, alle ore 15.00, si svolgerà online la conferenza della studiosa, scrittrice e curatrice d’arte Maria Silvestri dal titolo “Sul filo della ginestra. Un’antica tradizione tessile lucana”.

Nel corso del suo intervento, la relatrice illustrerà la sua ricerca specialistica sul tema culminata nel filmato realizzato durante il laboratorio teorico-pratico di “Lavorazione dei tessuti vegetali a Teana” (2016), che sarà proiettato per l’occasione.

Per assicurare accesso all’iniziativa a un ampio pubblico, nonostante le limitazioni imposte dai protocolli anti-contagio da Covid19, non ultima la necessità di avere il green pass per accedere ai musei e ai treni a lunga percorrenza, la conferenza si svolgerà gratuitamente in diretta streaming: per ricevere il link di connessione bisogna accreditarsi scrivendo a prenotazioni@fmtessilchieri.org

Oltre a illustrare le caratteristiche della ginestra e le sue lavorazioniMaria Silvestri focalizzerà l’attenzione su alcuni manufatti tessili del primo Novecento, quali sacchi per cereali, lenzuola per il trasporto della paglia, materassi riempiti con le foglie delle pannocchie del mais, tovaglie con forma e motivi di tradizione, teli vari e grembiuli appartenenti alla sua raccolta personale, ma anche altre collezioni, inclusa quella della Fondazione della Scienza e della Tecnica di Firenze, dove si conserva un piccolo campionario di filati e tessuti in ginestra. Farà inoltre luce su alcuni capi di abbigliamento in ginestra appartenenti a comunità arbereshe lucane, che tuttora vivono in prossimità di Teana, e dalle quali probabilmente i teanesi potrebbero aver attinto la tecnica di lavorazione di quella fibra vegetale.

Lo studio della cultura materiale condotto da Maria Silvestri, già Presidente dell’Associazione Marino di Teana per l’arte contemporanea, va ben oltre la tecnologia tessile di un materiale che potrebbe ritornare in auge alla luce della tanto auspicata transizione verde all’insegna della sostenibilità. «Lego questi manufatti tessili alla cultura contadina del territorio lucano. Leggo, tra le trame antiche, volti e quotidiane usanze. Non è nostalgica rievocazione del passato ma rispetto e gratitudine di quella cultura e delle mie origini. Sono sicura che da quella cultura si dovrà attingere per costruire il futuro prossimo di quel territorio».

Commenta Melanie Zefferino, Presidente della Fondazione Chierese per il Tessile e Museo del Tessile: «Con questo excursus affascinante fra manufatti che saranno esposti in mostra al Museo del Tessile e in altre sedi istituzionali in un prossimo futuro, Maria Silvestri ci conduce in un viaggio nel tempo si sbiancava la ginestra fra le acque di ruscelli non molto diversi dal rio Tepice, accanto al quale sorge l’Imbiancheria del Vajro a Chieri, città in cui è attiva l’Associazione Culturale Amici della Lucania. La lavorazione della ginestra appartiene a una cultura materiale del Mediterraneo, che presenta diverse affinità con la lavorazione della canapa praticata nel nostro territorio diffuso. Il raffronto fra le tradizioni tessili di Teana e Chieri non solo ci ricorda un passato con aspetti sociali ed economici in comune ma ci permette anche di riscoprire quanto stretto fosse il legame fra il dialetto e il fare legato ai processi di produzione artigianale di filati e tessuti con strutture e motivi diversi».

L’iniziativa fa parte del ciclo di conferenze «ARS ET INDUSTRIA»organizzato dalla Fondazione Chierese per il Tessile e Museo del Tessile con il patrocinio del Comune di Chieri, della Città Metropolitana di Torino, della Regione Piemonte, e il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del bando CivICA-progetti di cultura e innovazione civica.

Estate al Parco del castello di Miradolo

Le attività di settembre

Parco del Castello di Miradolo – San Secondo di Pinerolo (To)

La Rassegna estiva della Fondazione Cosso, nel Parco del Castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo (To), prosegue nel mese di settembre, in occasione della mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”. La mostra e il Parco storico sono visitabili dal venerdì al lunedì, ore 10 – 19.30. Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Lunedì 6 settembre, dalle 20.30, la Fondazione Cosso accoglierà l’evento di lancio di “PineCult”, la tessera che permette ai pinerolesi dai 13 ai 29 anni di usufruire a prezzo ridotto della ricca offerta culturale e – da quest’anno – anche sportiva del territorio. L’appuntamento, promosso da Comune di Pinerolo e Fondazione Cosso con la collaborazione di Loft Pinerolo Urban Box e gruppo di supporto Yepp Pinerolo, prevede una serata con cinema gratuito nel parco per 200 possessori di PineCult oltre alla possibilità di visitare la mostra “Oltre il Giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone” con ingresso agevolato a € 5,00.
Per la proiezione dell film “The Help”: prenotazione obbligatoria con Eventbrite: pinecultcard.eventbrite.com
Dalle 19, per chi lo desidera, pic-nic nel Parco con i cesti di Antica Pasticceria Castino.
Per la mostra e il pic-nic prenotazione obbligatoria allo 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Immersi nella quiete della natura del Parco, mercoledì 8 settembre, alle 21.30, avrà luogo una serata dedicata ai temi della sostenibilità e del benessere del pianeta con la proiezione del film “Generation Greta, introdotta alle 20 dal Circolo Legambiente di Pinerolo in collaborazione con l’Associazione Pensieri in Piazza.
Ingresso gratuito. Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Giovedì 9 settembre, alle 20, il Bistrot del Castello di Miradolo propone una cena flambè, organizzata in collaborazione con il Ristorante Piazza Duomo di Pinerolo e l’Associazione Arte in Tavola Onlus, per apprezzare la raffinatezza della cucina flambè preparata direttamente al tavolo da Maitre professionisti, con la possibilità di gustare i migliori vini in abbinamento.
65 € a persona. Prenotazione obbligatoria entro lunedì 6 settembre al 331 4732983.
Per chi lo desidera, prima della cena è possibile visitare la mostra “Oltre il giardino”.

Nella stessa settimana, l’Associazione Scienza senza confini porta al Castello di Miradolo “Scienza in giardino: cellule in arte”, attività didattico-scientifica in programma domenica 12 settembre, alle 15.00, per le famiglie con bambini di età 5/11 anni. Nel laboratorio mobile di Scienza Senza Confini i bambini imparano a osservare al microscopio tessuti animali e vegetali; prendendo ispirazione dalle immagini delle cellule possono proporne colorate rappresentazioni artistiche, servendosi di materiale vegetale raccolto nel Parco e oggetti di recupero, cui dare una nuova funzione.
Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Venerdì 17 settembre, alle 19, torna “Le bollicine del pinerolese”: laboratorio di degustazione con vini, salumi e formaggi del territorio. A cura del Comitato di Condotta Slow Food del Pinerolese, in collaborazione con Antica Pasticceria Castino.
25€ degustazione e visita del Parco storico, 20€ per i soci Slow Food. Prenotazione obbligatoria entro lunedì 13 allo 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Sabato 18 settembre, dalle 15.30, la Fondazione Cosso e il progetto artistico Avant-dernière pensée, insieme agli studenti e ai docenti del “Progetto Ulisse” 2020/2021, presentano la conclusione del percorso sviluppato in questo anno scolastico. Parallelamente sarà presentato il progetto “Tessendo Arte” a cura del liceo artistico dell’I.I.S. M. Buniva di Pinerolo i cui studenti daranno vita a un’opera d’arte collettiva.
Ingresso gratuito. Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Sabato 25 settembre, alle 11.30, è prevista una conversazione con Margherita Oggero intorno alla mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, nell’ambito della Rassegna “La mostra racconta. Mezz’ora con…”: ciclo di appuntamenti di approfondimento in compagnia di esperti d’arte e musica, artisti, collezionisti, in partenza a settembre. Gli incontri sono progettati e organizzati da Fondazione Cosso, a cura di Paola Eynard e Roberto Galimberti, in collaborazione con Enrica Melossi.
Ingresso gratuito per i visitatori della mostra. Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Domenica 26 settembre, alle 11.00, Antonio Perazzi, scrittore, botanico, accademico, presenta “Il paradiso è un giardino selvatico” (2019, UTET) nell’ambito della Rassegna “Bellezza tra le righe”. Un inno alla straordinaria quotidianità di una natura finalmente libera da controlli, in un poetico manuale di “botanica per artisti”. Dialoga con lui Enrica Melossi, consulente editoriale. Al termine, per chi lo desidera, pic – nic nel Parco con i cesti di Antica Pasticceria Castino. Prenotazione obbligatoria: 0121 502761 prenotazioni@fondazionecosso.it

Domenica 26 settembre, alle 17, in occasione della Giornata Regionale del Progetto Protezione Famiglie Fragili in ambito oncologico”, il Servizio Adulti e Territorio della Diaconia Valdese Valli e la Fondazione Cosso presentano un evento di raccolta fondi con lo spettacolo teatrale “Stralunate in tacchi a spillo” con Marta De Lorenzis. Lo spettacolo è un insieme di monologhetti comici al femminile tratto da “Le Beatrici” di Stefano Benni, a cura della Compagnia Teatrale Il Moscerino.
Costo del biglietto  7€ adulti | bambini e ragazzi fino a 14 anni gratuito. Il pubblico è invitato a portare con sé un plaid da stendere sul prato.

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Dal 21 settembre, Giornata Mondiale dell’Alzheimer, i partner del Progetto MYH4D – “Move Your Hands for Dementia” dell’ASL TO3, si ritrovano al Castello di Miradolo per un percorso di studio e confronto. La Fondazione Cosso partecipa al Progetto mettendo a disposizione la propria esperienza nella progettazione e organizzazione di laboratori didattici, in campo artistico e naturalistico, anche nell’incontro con la fragilità, sfida e occasione di crescita per ampliare in futuro l’offerta culturale dedicata ai soggetti affetti da demenza. Con il desiderio di coinvolgere altri luoghi della cultura sul territorio, per creare una rete di sostegno efficace.

Obiettivo di questa fase del progetto è anche promuovere all’esterno la conoscenza della demenza e diffondere nella comunità competenze utili per il sostegno alle persone affette da demenza: l’ASL TO3 organizza il 21 settembre un incontro aperto che avrà luogo a Pinerolo, nella sala conferenze dell’ASL TO3.

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Prosegue al Castello di Miradolo la mostra “Oltre il giardino. L’abbecedario di Paolo Pejrone”, aperta dal venerdì al lunedì, dalle 10 alle 19.30. La mostra si completa con la visita all’orto progettato insieme all’Architetto Paolo Pejrone e alla zona dei rustici accessibili al pubblico, quest’anno, per la prima volta. Nelle sale del Castello: opere d’arte, fotografie, acquerelli e progetti si alternano a video interviste e audio, alla scoperta delle parole di Paolo Pejrone, oltre il giardino.

Per ragioni di sicurezza i posti per ogni attività sono limitati e la prenotazione è obbligatoria, per la visita alla mostra e al parco: 0121 502761 – prenotazioni@fondazionecosso.it

Tutte le attività si tengono nel rispetto delle normative vigenti anti-covid | Per la sicurezza di tutti è necessario essere in possesso di green pass 

 

Organizzare una visita
La mostra e il Parco sono visitabili dal venerdì al lunedì, dalle 10.00 alle 19.30. Ultimo ingresso ore 17.30. Durante la visita si scopre quest’anno, per la prima volta, l’orto del Castello ripristinato in occasione della mostra grazie alla capacità visionaria dell’Architetto Pejrone e delle numerose persone che ne hanno permesso il recupero.
E’ compresa nel biglietto un audio guida doppia, alla scoperta della mostra e del Parco.

Ingresso mostra + parco + audio guida doppia
Intero 15 €; Ridotto gruppi, over 65, studenti fino a 26 anni, convenzioni: 12 €; Ridotto 6-14 anni: 7 € comprensivo di kit didattico; Ridotto 3-6 anni: 2 € comprensivo di kit didattico; Gratuiti 0-3 anni, Abbonati Musei, Torino + Piemonte card, Passaporto culturale.

Tariffa family 2 adulti + 2 bambini fino a 14 anni: 35€

Ingresso solo parco: 5 €. Gratuito fino a 6 anni e Abbonati Musei.

A Cavallermaggiore Marco Revelli presenta il suo ultimo libro

“Umano, Inumano, Postumano. Le sfide del presente”

 

Venerdì 3 settembre, ore 21

Cavallermaggiore (Cuneo)

L’appuntamento si inserisce nell’ambito della rassegna “CuneiForme”, realizzata dall’Associazione “Progetto Cantoregi” e da “Le Terre dei Savoia”, in collaborazione con “Fiera Piemontese dell’Editoria”. Protagonista dell’incontro, venerdì prossimo 3 settembre (ore 21) presso il “Teatro San Giorgio”, in via Turcotto, a Cavallermaggiore, sarà il sociologo e storico – cuneese doc – Marco Revelli, docente di Scienza della Politica all’ “Università del Piemonte Orientale” e figlio del grande Nuto, partigiano e scrittore, scomparso a Cuneo nel febbraio del 2004. In sintonia con il tema dell’edizione 2021 di “CuneiForme”, incentrato sul concetto del “riCostruire”, Revelli presenterà “Umano, Inumano, Postumano. Le sfide del presente”, il suo ultimo libro, 130 pagine pubblicate nel 2020 da “Einaudi”. A dialogare con lui sarà il giornalista Alberto Gedda. “Si parlerà – dicono gli organizzatori – di come riappropriarsi e ricreare un senso di umanità che sembra perduto, come ci lasciano pensare non solo i grandi drammi della storia (ad esempio le atrocità di Auschwitz), ma anche le reazioni ai brucianti fatti di cronaca, come i morti affogati nel Mediterraneo o i profughi dai paesi arabi”. Il tutto proprio attraverso un’attenta riflessione sul libro di Revelli, “un agile, erudito ed elegante volume – scrive il filosofo Davide Sisto in doppiozero.comche certifica, con una cristallina mestizia che solo nelle pagine finali assume il tenue colore della speranza, il superamento definitivo di una doppia soglia: quella che separa l’umano dall’inumano (appunto oltrepassata da Auschwitz) e quella che divide l’inumano e il postumano, messa in discussione dalle evoluzioni tecnologiche e digitali in corso”.

L’ingresso all’incontro, realizzato in collaborazione con “Einaudi” mentre il bookshop è a cura della “Libreria Clerici” di Racconigi, è libero fino a esaurimento posti, nel rispetto delle normative vigenti sull’emergenza sanitaria Covid-19 e con possesso di Green Pass.

E’ consigliata la prenotazione: tel. 349/2459042 o info@progettocantoregi.it

Dopo l’incontro con Marco Revelli, il prossimo appuntamento di “CuneiForme”, sul tema del “riCostruire la fiducia”, si terrà venerdì 10 settembre, alle 18,30, e vedrà protagonisti sul palco della “Soms” (ex Società Operaia di Mutuo Soccorso), in via Costa 23, a Racconigi, Adriano Favole (docente di “Antropologia Culturale” all’Ateneo torinese) ed il giornalista Rai Antonio Sgobba. Al centro del dialogo i due libri di Favole: “Il mondo che avrete” (Utet) e “La società della fiducia” (Il Saggiatore).

g.m.

Valpiani confermata presidente dei medici scrittori

La dottoressa Patrizia Valpiani, torinese ma versiliese di origine è stata riconfermata alla guida dell’AMSI 2021, nell’annuale convegno che, quest’anno si è tenuto a Crema dal 27 al 29 agosto. L’istituzione, che raccoglie oltre cento medici che esercitano, oltre all’attività professionale anche quella letteraria, è stata fondata nel 1951 dal chirurgo Achille Dogliotti e ha annoverato tra i suoi iscritti nomi prestigiosi come Mario Tobino, Carlo Levi e Giuseppe Bonaviri.
Nel consiglio direttivo sono stati eletti: vicepresidente Giuseppe Ruggeri di Messina, segretario Marco Pescetto di Genova, tesoriere Marco marchetto di Torino, delgato U.M.E.M. Simone Bandirali di Crema, coordinatore nord Italia Enrico Aitini di Mantova, coordinatore per il Centro Domenico Lombardi di Pietrasanta, coordinatore per il Sud Maddalena Bonelli di Matera, coordinatore di sicilia e Sardegna Alfredo Buttafarro di Messina, incarico a pubbliche relazioni Elena Cerutti di Torino.
Partners del convegno anche l’Associazione Medici Cattolici Italiani (Premio Cronin) e la LILT (Lega Italiana Lotta al Cancro).
Nella serata di domenica sono stati anche proclamati i due vincitori del concorso “La serpe d’oro” di saggistica, con tematica “Letteratura e medicina in tempo di pandemia”: Enrico Aitini di Mantova e Domenico Lombardi di Pietrasanta.