CULTURA- Pagina 71

Supermercati che passione reading: Il cielo ti cerca

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We Reading – Cap10100
Mercoledì 26 Gennaio 2022

di Richard Bach
Ingresso gratuito

Continua la rassegna We Reading al Cap10100 con Alex e Miriam di
Supermercati che passione al Cap10100
Continua la stagione di We Reading a Torino, con Supermercati che passione, canale
Youtube e pagina Instagram da oltre 30mila followers.

Alex e Miriam duo social e nella vita, portano con leggerezza e allegria le loro recensioni ai
prodotti, facendo della spesa un vero e proprio mezzo di intrattenimento.

Verrà portata una lettura di Richard Bach tratta da “Il cielo ti cerca”, per poter aprire un
dibattito sull’intrappolamento dei corpi in un mondo che cerca la libertà.
L’evento si terrà al Cap10100, in Corso Moncalieri a Torino, così come per tutti gli incontri
WeReading, ogni due mercoledì del mese.

Per l’occasione il locale sarà aperto dalle 19:00 con l’aperitivo nel foyer del Cap10100.
Al termine aftershow live acustico di Selli, progetto musicale di Selene Greco.

Porte ore 19:00
Aperitivo in foyer dalle 19:30 alle 21:00
Inizio reading e live dalle ore 21:00
Ingresso gratuito, prenotazione su Eventbrite
BIO
Alex e Miriam, rispettivamente direttore di un quotidiano satirico e artista video, si incontrano
nel settembre 2020. Dopo una breve frequentazione si ritrovano a condividere la vita,
facendo della spesa una vera e propria passione di coppia, sempre divertendosi.

Nel dicembre dello stesso anno, durante le restrizioni dovute al Covid-19, hanno l’idea di
recensire i prodotti alimentari.
Decidono quindi di aprire una pagina Instagram, condividendo così con gli altri in un vero e
proprio progetto, il loro hobby.
Si fanno subito notare ed apprezzare per la loro spontaneità e per una cosa semplice, ma
importante come fare la spesa.

CITAZIONE
“Siamo intrappolati nei corpi, intrappolati nella gravità, intrappolati negli atomi, intrappolati
nelle culture, intrappolati in mondi della mente finché non continuiamo a stare al gioco. Le
suggestioni non sono vere finché non diamo loro il nostro consenso, finchè non le
accettiamo. Le suggestioni che ci vincolano non sono altro che offerte, proposte, finché non
le accogliamo trasformandole nelle nostre catene, fatte su misura per noi.”
Da “Il cielo ti cerca” di Richard Bach.

Iniziative culturali della  biblioteca civica “A.Arduino”

Dal 26 gennaio al 1 febbraio

 

“L’appuntamento del 27 gennaio, divenuto nel tempo un punto fermo tra le proposte  culturali dell’assessorato alla cultura, quest’anno si articola con iniziative che si svolgeranno il 26 e il 27 gennaio presso la biblioteca civica Arduino” afferma l’assessore Laura Pompeo

 

26 gennaio ore 17,30

 

Reading dal titolo “Il cileo spinato” con Roberta Belforte, prodotto dall’associazione Musicampus.

un viaggio attraverso parole e  testimonianze nei luoghi della storia che ancora oggi ci fanno riflettere e chiedere il perché di tanta atrocità.

Le poesie di bambini che abbracciano consapevolezza ma anche un’incredibile sensibilità, ci restituiscono in modo delicato e poetico ciò che di orrendo hanno vissuto in  quel periodo.

Ci sono intrecci di volti e storie, donne e uomini , ragazzi e bambini, tutti accomunati da un triste destino. Il treno su cui saliremo toccherà luoghi diventati celebri per le pagine di storia dell’Olocausto e scopriremo testimonianze di sopravvissuti, di persone che  non ce l’hanno fatta ma che, attraverso la memoria, continuano a vivere seminando il seme della speranza. Pagine di teatro e diari di vita vera, con un peso nel cuore, la paura e il dolore, ma con lo sguardo rivolto al cielo che nonostante tutto è lì, limpido e blu, posto ideale per sognare un mondo migliore.

 

 

27 gennaio dalle ore 17 alle ore 19

 

IL VIOLINO DELLA MEMORIA – “La musica rende liberi”.

a cura di Beatrice Bonino dell’Associazione Culturale Sognarteatro

 

Lettura concerto tratta dal libro di ANNA LAVATELLI “IL VIOLINO DI AUSCHWITZ”, Interlinea Edizioni, 2017

Ideazione e Adattamento a cura di BEATRICE BONINO

Direzione musicale a cura di ANNA PARASCHIV E DIEGO MINGOLLA

 

Interpreti:

con le giovani allieve di Anna Paraschiv

CELESTE VIRGINIO, violino

CHIARA CAPPELLO, violino

DANIELA CAPPELLO, violino

ROBERTA BECCARIA, violino

Con la partecipazione del maestro DIEGO MINGOLLA al pianoforte

BEATRICE BONINO, voce recitante

 

Collegamento online con la scrittrice ANNA LAVATELLI

 

Musica di Fryderyk Chopin, Camille SaintSaëns, Tomaso Antonio Vitali, Vittorio Monti, Ernest Bloch, John Williams.

 

“La lettura concerto “IL VIOLINO DELLA MEMORIA. La musica rende liberi” è ispirata a una storia vera legata alla città di Torino e alla Musica raccontata nei libri “Il violino della Shoah racconta” di Carlo Alberto Carutti e “Il violino di Auschwitz” di Anna Lavatelli, che toccano con struggente delicatezza le corde del cuore del lettore, ricordando la storia di Eva Maria Levy e del suo violino. Un violino speciale che custodisce all’interno della sua cassa armonica il messaggio segreto “DER MUSIK MACHT FREI”, “La musica rende liberi”, inviato a Eva Maria dal fratello Enzo durante la prigionia nei campi di sterminio.

 

Ore 18,30. Presentazione del libro “Più che la notte” di Graziella Bonansea.

 

Graziella Bonansea, in dialogo con Miresi Fissore, ci farà ripercorrere la storia di Padre Massimiliano Kolbe attraverso gli occhi di un giovane dei nostri giorni.

L’autrice racconta: “Ho vissuto in Polonia circa 10 anni e quindi conosco bene i luoghi di Auschwitz e la cella della morte, chiamato il bunker, dove Massimiliano Kolbe ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita. Ho incontrato persone che lì hanno vissuto e sono sopravvissute. Un romanzo storico in parte, che lega le generazioni di quei tempi lontani con le nuove generazioni che nulla hanno gustato dell’odore della morte che ad Auschwitz ha dilagato per diversi anni. Attraversando quei luoghi più volte mi sono chiesta: ma la gente di quella cittadina che cosa capiva? Non poteva non sapere. Tanti hanno aiutato, ma tanti hanno fatto finta di niente, si sono chiusi nelle loro sicurezze, spesso per salvare le proprie famiglie”.

L’autrice è andata dentro questa situazione di morte, non ci è passata sopra. Per lei era necessario guardarla dal di dentro con lo sguardo di un ragazzo 19enne di oggi, Guglielmo, che in lui ha lasciato un segno di vita e ha tracciato il suo futuro.

 

 

Alla ore 19 in diretta sulla pagina Facebbok della biblioteca @BiblioMonc per la rubrica Opinioni e Dintorni, l’assessora Laura Pompeo dialogherà con Francesco Léon, artista poliedrico – ricercatore

 

28 gennaio ore 18

 

Per “Il Venerdì dello scrittore”, Carlo Buonerba presenta il suo libro “Cronaca di un amore non corrisposto”. Modera il giornalista Carlo Saccomando (Vice Direttore di Torino Top News)

Intervengono il Sindaco Paolo Montagna, l’Assessora alla Cultura Laura Pompeo

e la giornalista Clara Vercelli (Ideatrice e Conduttrice di Area Goal).

 

Una narrazione vera, autobiografica, intrisa delle speranze e delle sofferenze del protagonista Federico Spes, che narra in prima persona la storia “maledetta” di un amore impossibile, in cui però mette tutto sé stesso. Insegnante precario e ingegnere delle telecomunicazioni, il nostro “antieroe” si innamora perdutamente di una sua collega (Raffaella Bonocore) con la quale da oltre un anno ha avviato una strana sintonia emozionale, una specie di affinità elettiva. Un rapporto quasi ossessivo, di continua ricerca reciproca, che però si interrompe bruscamente. La prospettiva è quella unidirezionale del protagonista che scava nella sua coscienza in un diario intimo, psicologico cronologicamente scandito da quello che accade con lei: incontri, pranzi, lunghe telefonate, messaggi WhatsApp.
Il protagonista Federico Spes pare a tratti dimostrarci che il confine tra il sentimento amicale e quello amoroso tra un uomo e una donna può diventare labile e che nella società contemporanea i rapporti interpersonali non risultano sempre facilitati dalle modernissime tecnologie. La messaggistica, come quella WhatsApp, a differenza delle telefonate e dei colloqui dal vivo, può ingenerare a volte equivoci, sia in campo professionale sia quello privato, e in questa società che il sociologo Bauman aveva definito sempre “più liquida”, anche le espressioni più semplici e gentili possono venire fraintese.
Tuttavia l’eredità che lascia un amore non corrisposto rimane presente non solo nell’arricchimento che un simile sentimento può apportare nel protagonista, ma anche nell’insegnamento che gli fornisce, spronandolo a non abbandonare mai il cammino, anche quando questo risulta irto e difficoltoso, perché non si può raggiungere l’alba senza passare prima lungo i sentieri della notte.

 

 

1 febbraio ore 17,30

 

Continuano le letture de I Martedì dei Ragzzi, dedicate alle bimbe e a i bimbi dai 2 ai 6 anni, con un nuovo appuntamento dal titolo  “In giro per il mondo” a cura di Alessandra di Culturalpe.

Per partecipare occorre prenotare telefonando al numero 011.6401.600

Alle 18,30 sulla pagina Facebook della biblioteca, seguirà il laboratorio dedicato alla lettura.

Il mondo delle immagini: il ruolo dell’arte nelle scuole torinesi e oltre

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Vado ancora dallo stesso parrucchiere che mi acconciava i capelli a chignon per i saggi di danza quando ero piccola. È una piacevolissima scusa per tornare nei “miei” luoghi, vicino a quel segmento di Lungo Po, perpendicolarmente tagliato da via Gassino. Lascio l’auto là, su quella salitina perennemente ghiacciata, dove tentavo di parcheggiare la pesantissima Dedra di mio padre, prima che mi venisse regalato Bolide I – così io e le mie amiche avevamo battezzato la mia piccola e sfrecciante Opel corsa del ’98. –

Tutte le volte che mi ritrovo a camminare per quelle vie mi guardo attorno, percepisco quel quadrato cittadino come il più bello di Torino e mi ritrovo a desiderare ardentemente di ritornare ad abitare in quei paraggi. Guardo i palazzi non nuovi ma ben tenuti, i marciapiedi sbrecciati, la cartoleria dall’insegna sempre più sbiadita e il dirimpettaio dehor del bar ancora pullulante di caffè. C’è la copisteria dove ho stampato la tesi, a fianco alla quale sono spuntati un Sushi e un Kebap. Gli alberi alti filtrano il riverbero del sole sull’acqua verdastra del fiume e il sentiero non asfaltato sembra una lattea vena del prato brinato. Il tempo di arrivare dal parcheggio al negozio e c’è sempre qualche inaspettato dettaglio adolescenziale che riaffiora: la libreria Luxemburg, dove andavo talvolta a studiare, piazza Borromini e il suo minuscolo mercato, le Cantine Risso, dove si andava con i compagni di classe e, dall’altra parte, andando verso San Mauro, il drago di legno su cui ancora mi piacerebbe arrampicarmi. Non so se ora sarebbe così divertente abitare lì, a due passi dal centro eppure immersi nel verde della precollina, chissà se i ritmi odierni mi permetterebbero di godermi il panorama come facevo allora? Torino è la città di tutti, ma ognuno ha il suo angolino ritagliato, ognuno racconta la nostra città attraverso i propri occhi e i propri vissuti, ciascuno con una cartolina diversa da conservare nell’album dei ricordi. Guardo in giro ed è come se osservassi attraverso una lente magica che distorce la realtà: le immagini che si creano nella mia mente sono impregnate di passato e quella felicità sentita tempo fa mi impedisce di vedere il panorama con oggettivo distacco.

Siamo esseri visivi. Diverse aree della superficie corticale del cervello partecipano al trattamento delle immagini e svolgono un ruolo fondamentale nell’elaborazione del pensiero. Un’immagine è quindi una costruzione del mondo che si definisce nella testa e rappresenta ciò che noi definiamo “reale”. Lungi da me approfondire con taglio scientifico tale argomentazione, vorrei solo sottolinearne la complessità ed evidenziare la centralità che le immagini ricoprono nel nostro presente. Va da sé che il rapporto tra “immagine” e “realtà” è diretto e assai complesso.
Se costruiamo il mondo che ci circonda a partire da percezioni che divengono raffigurazioni, è dunque opportuno prestare attenzione a tali icone: una personale riflessione su cui credo sia giusto soffermarsi, soprattutto in questo preciso periodo storico, in cui si pensa e si vive “per” e “attraverso” le immagini.
Mai come in questo momento le iconografie hanno giocato un ruolo tanto essenziale nella comunicazione e nelle interiezioni. Lo dimostra soprattutto l’ormai più che diffuso uso dei social, considerati determinanti nella quotidianità, così come lo smartphone è un effettivo prolungamento dei nostri arti, mezzi in cui la componente visiva ha una rilevanza senza precedenti.
Siamo nella “società dell’immagine”, definizione in cui la parola “immagine” va intesa nella sua accezione più ampia, non solo in quanto “apparenza”, ma come “linguaggio di comunicazione”, e si pensi alla grafica, all’infografica, all’uso di foto e video. Le icone sono dunque preponderanti nei microblogging come Instagram o Pinterest, ma anche largamente utilizzate sui magazine online istituzionali, caratterizzati appunto dall’utilizzo di strumenti di comunicazione legati all’uso delle infografiche.

Foto e video sono protagonisti indiscussi della comunicazione odierna grazie alla semplicità di accesso a software free e al basso costo degli hardware.
Credo sia anacronistico, nonché ormai inutile, inneggiare ad un’esistenza priva di Facebook, Snapchat o simili, non saremmo più certo in grado di rinunciare al social network, tuttavia mi piace pensare che si tratti di “strumenti”, utensili digitali che a seconda del loro utilizzo possono influire positivamente o meno sulle nostre vite. Mezzi che dobbiamo imparare a gestire e comprendere, così come è necessario apprendere un buon metodo di decodifica delle icone a cui quotidianamente siamo esposti. Data la delicatezza e la multiformità dall’argomento, vorrei ribadire che quanto espresso in questo pezzo riguarda il mio personale punto di vista: da sempre sostengo l’importanza del confronto e della mediazione intellettuale come unica possibilità di convivenza sociale tra individui, tuttavia credo anche sia importante e giusto avere delle opinioni ben salde e saper prendere posizione. Quello che sostengo è che non ci sia un adeguato insegnamento dell’approccio critico alle immagini, non siamo sufficientemente preparati ad osservare e comprendere tutti questi stimoli visivi che costantemente ci colpiscono, non siamo abituati ad osservare, a vedere, guardiamo ma senza capire e senza riflettere. Tuttavia, oggigiorno non è pensabile sensibilizzare i giovani su tali tematiche tralasciando il discorso “social network”.
In una “società dell’immagine” non bastano corsi specifici universitari dedicati allo studio della comunicazione visiva, al contrario sono necessari momenti di approfondimento nei livelli scolastici inferiori, ovviamente adeguati all’utenza, dato che già alla scuola primaria gli scolari sono abituati a “smanettare” con smartphone e tablet.
Ribadisco: sono strumenti che se usati con criterio possono aprire mondi interessanti. Internet è un tripudio di informazioni e curiosità che possono aumentare il nostro bagaglio culturale, si possono reperire informazioni e notizie e rimanere costantemente informati sull’attualità. Attraverso i social è possibile conoscere persone che vivono lontano da noi, a supporto dell’ideale del rispetto e della convivenza in quanto noi tutti siamo cittadini del pianeta Terra. Sono infinite le sfaccettature positive legate ad un corretto e intelligente uso di internet e dei social, ma altrettanto numerosi sono i possibili effetti negativi conseguenti ad un utilizzo scorretto degli stessi, come la perdita della concentrazione, una sfalsata percezione di sé, oppure il cadere vittima di cyberbullismo o addirittura contrarre una vera e propria dipendenza da social.

Militando all’interno della struttura, credo sia compito della scuola sensibilizzare i giovani sulla questione, evidenziando l’importanza di vivere la propria vita in maniera “reale”, distinguendo il virtuale dal concreto e ricordando agli adolescenti – ma non solo – che il social non è in grado di offrire le medesime emozioni e opportunità del mondo vero, fatto di risate e pianti, di litigate e amori e di cose che si toccano, pungono e feriscono, riscaldano e avvolgono. Attraverso un opportuno insegnamento del ruolo del social si passa per forza per una riflessione sulle immagini, primario mezzo di comunicazione, molto più complesso di quel che si crede. In una società non solo delle immagini ma anche dei consumi, il marketing è fortemente condizionato dalla dirompente potenziale viralità dei contenuti diffusi attraverso le immagini. Si parla di “consumismo consapevole”, di “shopping experience” di “brand” e di “influencer”, termini portatori di un nuovo approccio, più cosciente, più “green” – per usare una parola “modaiola” – ma comunque legati ad una modalità impositiva della scelta: sono le immagini che ci dicono come vogliamo essere, con che filtro dobbiamo colorare i ricordi, che cosa vogliamo per il futuro, sono le immagini che ci influenzano continuamente e sono proprio tali immagini che dobbiamo imparare a decodificare, affinché la possibilità di scelta sia ancora qualcosa di concreto e di nostro. Vi devo dire la verità, cari lettori, tutto questo sproloquio è dovuto alle recenti chiacchierate che ho fatto a scuola con gli studenti nell’ultima settimana; a causa del Covid molti colleghi si sono ritrovati costretti a casa, mentre chi, come me, per ora superstite dei contagi ha dovuto saltellare da una classe all’altra per assicurare ore di lezione agli scolari. Come rendere giustizia a queste “ore buche”?ì Io credo che una buona idea sia quella di intrattenere i ragazzi facendoli parlare, chiedendo loro opinioni sugli argomenti più disparati, trattandoli come effettivi cittadini del mondo di domani; inevitabile la domanda di rito: “Qual è la materia che meno vi piace?”. Dopo questa settimana non cadrò più nell’errore, poiché la risposta è stata in prevalenza “Arte”. Non solo – ci tengo a specificarlo- la parte di teoria, ma anche quel che riguarda lo svolgimento pratico. Mi ha stupito come proprio la materia che per eccellenza tratta e studia le immagini, sia percepita come l’ora più “odiata” proprio da chi tra le immagini ci vive. Mi ha inoltre sbigottito ascoltare il tono sicuro di chi sosteneva l’inutilità della disciplina e la conseguente noia provata durante l’ora di lezione.

Al di là dell’ovvia insoddisfazione personale, vorrei provare a dare qualche motivazione per contrastare questo pensiero dilagante. Non mi soffermerei sul ruolo centrare che investe l’arte sul nostro territorio, né sul fatto che l’Italia possieda il maggior numero di siti riconosciuti dall’UNESCO, così come eviterei il discorso sul Rinascimento e quello sul patrimonio artistico costituito da architetture e opere d’arte che il resto del mondo ci invidia. Mi soffermo invece su altri aspetti. Conoscere la storia dell’arte significa essere in grado di interpretare monumenti e opere, e di conseguenza saper comprendere ciò che ci circonda, avere un pensiero critico è il primo passo verso la comprensione della necessità della salvaguardia dei nostri beni artistici; chi non conosce infatti svaluta e disprezza, la non conoscenza supporta lo sviluppo dell’ignoranza da cui scaturiscono odio e paura nei confronti di ciò – o di chi- ci appare diverso e strano. Non mi stancherò mai di sottolineare la fortuna di poter insegnare una materia interdisciplinare come questa: l’arte consente di approfondire e affrontare molte argomentazioni da diversi punti di vista, non solo le materie letterarie, ma anche gli ambiti scientifici. L’arte è disciplina centrale per superare le diversità, poiché le attività manuali permettono di collaborare e sostengono la socializzazione, l’uso della creatività favorisce l’integrazione perché quello a cui si fa ricorso è un linguaggio universale. Negli ultimi tempi anche l’Italia ha approvato la sfaccettatura terapeutica dell’attività artistica, che, attraverso modalità attive, permette di superare barriere comunicative, aiuta a sentirsi capaci di creare e stimola la conoscenza e l’accettazione del proprio Io interiore.

Salvatore Settis, storico dell’arte, sostiene che la storia dell’arte “aiuta a vivere”, e in numerosi articoli sottolinea il ruolo sociale e civile che la materia ricopre; Tommaso Montanari, altro studioso non meno noto, dimostra che lo studio della storia dell’arte allena al senso critico e al libero giudizio; molti neuroscienziati appoggiano la tesi secondo cui l’educazione artistica migliora l’attenzione e le funzioni cognitive. Aggiungerei che l’arte è proprio quella materia che esplica il linguaggio visivo, forma di comunicazione che assolutamente i giovani – oggi più che mai- devono essere in grado di padroneggiare. Lo studio del passato ci costringe a confrontarci con modelli differenti di abitudini e canoni e rammenta che non tutto ciò che sembra “farina del sacco del contemporaneo” sia in realtà una novità. Le immagini sono testimonianza di ciò che è stato, memoria indelebile di una storia che proprio attraverso tale linguaggio arriva a tutti. Saper descrivere e commentare un’opera sviluppa una particolare sensibilità critica assai utile oggi, nel mondo delle immagini, e libera chi sa decodificare i messaggi dal giogo della non scelta voluta dal consumismo. L’arte contemporanea ci sfida a riflettere e a mettere in gioco i principi dettati da una società che ci impone l’omologazione, pungola l’osservatore, lo induce a confrontarsi sulle più disparate tematiche, sul doppio, sull’identità, sull’appartenenza, sull’uguaglianza. Mai come ora l’apprendimento della storia dell’arte è chiamato ad essere svolto attivamente, in prima linea, perché l’arte ci mostra la realtà attraverso la finzione, e sono gli insegnanti che hanno l’arduo compito di aprire le menti e rendere i giovani individui in grado di comprendere il mondo che li circonda.
Ma, prima, bisogna (re)imparare a vedere.

Alessia Cagnotto

L’Agenda poetica e l’importanza della parola

“La parola ha la virtù di stroncare la paura, di rimuovere la sofferenza, di infondere gioia, d’intensificare la commozione” (Gorgia) “Bisogna assomigliare alle parole che si dicono” (Stefano Benni) Oscar: La parola è tutto, è l’unica cosa che distingue le bestie dagli uomini. Elle: ma distingue anche le bestie tra gli uomini (dal film “Accadde una notte”), si legge nell’introduzione di Bruno Mohorovich, curatore dell’opera.

È al tema “LA PAROLA / LE PAROLE” edita dalla Bertoni editore /poesiaedizioni, (https://www.bertonieditore.com/shop/it/) che abbiamo voluto dedicare l’Agenda poetica 2022, raccogliendo le poesie di 160 autori, ha riferito.

Le parole hanno un senso profondo nella nostra vita, anche quelle che pronunciamo distrattamente. Le parole nel modo in cui escono dalla nostra bocca, dicono anche del nostro stato d’animo e si capiscono moltissime cose dell’umore di una persona solamente ascoltando come vengono dette le parole. Due persone possono, con una profonda convinzione, dire la stessa cosa ma con parole diverse, e discutere all’infinito senza sospettare che il loro pensiero è esattamente lo stesso. Oppure inversamente, possono usare le stesse parole e immaginare di essere d’accordo ecomprendersi, mentre in realtà dicono cose assolutamente diverse e non si comprendono affatto.

E continuando a leggere l’introduzione di Bruno Mohorovich, a cui lasciamo spazio di seguito, si colgono e si comprendono altri aspetti importanti sulle poesie riportate nell’agenda e sul tema della parola (con un accenno ai limiti del mondo social/global).

<<Parliamo tanto, cercando di farci capire, comprendere; parliamo per dare conforto e per esprimere i nostri sentimenti; usiamo a seconda dei casi parole semplici e difficili, contorte e complesse; definiamo il carattere delle persone, facciamo del bene e del male, concretizziamo idee; spesso non facciamo attenzione a quello che diciamo creando anche dei danni, inimicizie e dolore.

La parola ha in sé un grande potere perché ci aiuta non solo a capire chi abbiamo davanti ma a comprendere noi stessi; ci aiuta a intendere una nuova parte di mondo, oltre che noi stessi e la nostra vera natura: una comprensione che nasce dal nostro confrontarci col silenzio che nasce dalla parola e di questa il silenzio si avvale.

E quello di cui abbiamo bisogno, è della parola non parlata ma parlante che “è parola autentica perché è l’unica che riesce a ritrovare la possibilità dell’esperienza, l’unica ad avere la capacità di dire l’esperienza”, soprattutto in questi tempi in cui viviamo un’epoca, caratterizzata da futilità, volgarità e siamo tutti invasi e pervasi dal mondo social/global dove le parole hanno libera circolazione, dove chi scrive non sempre lo fa con le giuste motivazioni nel rispetto di una libertà di critica, di pensiero ma si lascia andare – protetto dallo schermo – anche a bieche e discutibili affermazioni.

Nulla infatti, crea conflitto come la parola, complice – ribadisco – l’ambiente digitale che è divenuto parte integrante della nostra esistenza, e dove ognuno può colpire emotivamente maneggiando e rivoltando le fragilità umane, ingannare, diffondere errate informazioni, confermare la propria ed altrui inadeguatezza nell’ impossibilità e incapacità di relazionarsi, dimentichi che sono le parole che fanno accedere le cose.

Non sarebbe stata necessaria questa prefazione, forse, data la “popolarità” del termine affrontato, ma è stata la lettura di un articolo di Eugenio Scalfari ad avermi stimolato ad una ulteriore riflessione: abbiamo mai pensato a cosa sarebbe stata la nostra vita senza le parole?

Il giornalista scrive: “Una volta le parole divennero solide, il freddo le aveva intirizzite e ingombrarono il cielo, un cielo fitto di parole rigide e secche, parole di ghiaccio, parole di bastone, parole ritorte col filo di ferro, parole scritte ma senza più suono né eco”.

Senza parole non potremmo più descrivere i nostri bisogni, i nostri desideri e le nostre ragioni; senza parole – che portano in sé una pluralità di significati ed assumono connotazioni diverse a seconda di chi le proferisce – e senza la loro esistenza verrebbero a mancare tutte le variazioni ch’essa offre nella lettura dispiegante senso e comprensione quali l’allusione, l’ironia, i sogni, le illusioni, le speranze e…la memoria e il pensiero.

Come potremmo, senza parole, padroni solo dei nostri gesti, sentir cambiare il nostro stato d’animo dopo aver ascoltato un discorso o anche semplicemente una notizia? O rimanere affascinati dalle belle parole di qualcuno? O ancora, grazie a un discorso venirne influenzati e cambiare opinione? Parlare è fondamentale e imprescindibile, giacché vuol dire – e faccio mio il pensiero del filosofo Maurice MerleauPonty – lasciarsi trasportare dal movimento del discorso, tessuto di detti e non detti, di linguaggio e di silenzio. Parlare è recuperare la parola viva.

Virginia Wolf ha scritto che “le parole che cerchiamo pendono accanto all’albero: con l’aurora le troviamo, dolci sotto le fronde”.

Chi meglio di un poeta può far uso della parola e trasmettere il suo sentito? Chi meglio di un poeta sa dare alla parola il senso compiuto di quello che vuole dire, di come interpreta la vita e quanto gli sta intorno?

Scriviamo sempre, scriviamo tanto, alla carta affidiamo le nostre emozioni e rendiamo la parola nostra compagna fedele; essa è una finestra da aprire dalla quale lasciamo entrare la sua potenza evocativa, la sua freschezza, la sua positività, il suo dischiudersi delle possibilità che si aprono “come gemme all’annunciarsi della primavera” (Gerard Marley Hopkins).

Gli autori di questa agenda antologica hanno incarnato la parola, l’hanno celebrata in quanto tale (“Dammi parole, parlami con meno rumore / Cura gli angoli e denudale da vesti…”; “Abito / le parole, / ovunque sorgano/ come il sole…”; “Lego parole / che fatico / a tenere a mente…”) o l’hanno decantata quando il loro linguaggio poetico ha guardato all’esterno con i suoni i colori e le complessità che gli sono propri (“Vorrei dettare al vento / parole di bellezza / affinché ne diffonda / i profumi e i sapori…”; “[…] / Scolpisco forme di sabbia / fragili come veli…”; “Le nostre ombre al tramonto, / oscurano suoni titubanti,/ che tradiscono parole…”; “..e poi ci sono parole nascoste / in angoli bui, / che riesumi a stento,…”).

I loro versi, hanno affidato ai lettori i quali, sottraendosi al ruolo di meri ascoltatori, si ritrovano nelle parole del poeta che così assolve alla sua funzione che è quella di entrare nel cuore dell’uomo.

Le parole di questa variegata raccolta non sono, ovviamente, identiche le une alle altre ma lasciano trasparire l’infinita gamma della realtà simili “a conchiglie dentro le quali risuona il vasto mare dell’infinità”.

E i significati intrinseci a queste composizioni fanno leva sui sentimenti ed emozioni, ma i significati sono prima di tutto al servizio della ragione e la ragione libera, non rende schiavi.

A conferma che la bellezza della poesia ci concede di volare oltre i confini del nostro animo ed è con la sua parola che si libera l’armonia della fantasia e ci sentiamo, così, liberi>>.

Vito Piepoli

Torna ContemporaneA. Parole e storie di donne

DAL 1° FEBBRAIO 2022 TORNANO GLI APPUNTAMENTI ONLINE 
Si amplia la squadra di ContemporaneA. In arrivo la terza stagione di rendez-vous, con tanti nuovi format realizzati in collaborazione con la Scuola Holden, Alessandra Carini, Irene Dionisio, Martina Liverani, Cristina Manfredi, Elena Marinelli. E per raccontare le donne del varietà, un nome d’eccezione: Arturo Brachetti.

Tornano per il terzo anno consecutivo i quotidiani rendez-vous online di ContemporaneA. Parole e storie di donne, come sempre a cura di Irene Finiguerra e Barbara Masoni, con nuove storie e tante protagoniste. Gli appuntamenti culmineranno nel festival, che si terrà in presenza, a Biella, dal 23 al 25 settembre 2022 per la sua terza edizione.

 

La nuova stagione segna un cambio di passo, un’ulteriore espansione del progetto di ContemporaneA che si fa sempre di più osservatorio del panorama culturale e artistico femminile: in arrivo da martedì 1° febbraio 2022, 13 nuovi format affidati ad altrettante professioniste e professionisti che hanno aderito al progetto con la loro passione e competenza per raccontare ogni giorno sui canali social di ContemporaneA nuove storie di donne.

 

Alla guida delle rubriche, i cosiddetti rendez-vous, ci saranno nuovi amici di ContemporaneA e alcune delle ospiti delle passate edizioni. Con i racconti e gli aneddoti legati alle grandi figure del varietà, molte delle quali conosciute personalmente dall’artista, i followers di ContemporaneA troveranno il grande Maestro del trasformismo internazionale Arturo Brachetti nel ruolo di showteller (letteralmente “raccontatore di spettacolo”) con il format Stelle. I post a tema cinematografico sono affidati alla regista Irene Dionisio, direttrice per tre anni del Lovers, storico festival LGBTQI del Museo Nazionale del Cinema di Torino con la sua rubrica Supernovae – Le innovatrici del cinema italiano; con BuonissimA il pubblico potrà conoscere meglio il mondo della ristorazione e le donne che ne fanno parte insieme alla food curator Martina Liverani. Con Atlete la giornalista sportiva Elena Marinelli tratteggerà i ritratti di campionesse dello sport; mentre alla curatrice d’arte Alessandra Carini è affidato il racconto delle professioniste dell’arte: galleriste, direttrici di  musei e fondazioni. Cristina Manfredi, esperta di  moda e lifestyle,  parlerà della magia e della creatività propria dell’universo fashion attraverso le storie delle sue protagoniste. Un nuovo format nasce dalla collaborazione con la scuola Holden di Torino: dieci docenti di varie discipline racconteranno tramite un video una scrittrice particolarmente significativa all’interno del loro percorso come narratori.

 

Accanto a queste rubriche firmate da ospiti speciali, non mancheranno quelle realizzate dal nucleo redazionale di ContemporaneA: spazi dedicati alle arti figurative, con  Artiste, alle scrittrici internazionali, alle protagoniste dei grandi romanzi, alle imprenditrici illuminate, alle autrici e ai personaggi femminili della letteratura dell’infanzia con Non solo “Piccole donne”, al mondo della musica, con First Ladies of Songs. Si confermano inoltre gli appuntamenti più amati delle scorse stagioni, come A ruota libera Caffè con le ragazze, che in questi due anni ha visto raccontarsi scrittrici come Antonella Lattanzi, Nadeesha Uyangoda, Beatrice Masini, Giulia Caminito, Alice Urciuolo, Giusi Marchetta, Marta Barone, ma anche professioniste come la musicista Ginevra Di Marco, la giornalista Corinna de Cesare, la tatuatrice Silvia Maschio, le ideatrici del progetto Senza Rossetto Giulia Cuter e Giulia Perona, la manager musicale Katia Giampaolo, le giornaliste Ritanna Armeni, Simonetta Fiori, Cristina Manfredi.

 

Come ormai da tradizione l’immagine guida di ContemporaneA, la sua pelle, la veste con cui si comunica, è affidata a un’artista: dopo Chiara Fucà e Anna Ippolito è la volta di Elena Miele, illustratrice e pubblicitaria. Nelle suoi lavori utilizza il collage, il disegno e ogni tecnica utile a creare mondi onirici, surreali, veri e propri sogni lucidi. L’illustrazione che ha realizzato per ContemporaneA verrà svelata poco alla volta nel corso dei prossimi mesi.

 

Con Irene Finiguerra e Barbara Masoni fanno parte della squadra di ContemporaneA – contribuiscono alla realizzazione dei rendez-vous –  Marco Bianchessi, Laura Colmegna, Patrizia Bellardone e Mariangela Rossetto.  ContemporaneA è realizzata in collaborazione con la Libreria Vittorio Giovannacci di Biella e il progetto grafico è a cura dallo Studio Anna Fileppo.

 

 

COS’È CONTEMPORANEA. PAROLE E STORIE DI DONNE

 

I RENDEZ-VOUS

ContemporaneA è un progetto che fin dalla sua nascita si è presentato con una doppia anima, online e analogica, e un solo obiettivo: quello di essere uno spazio per tutte le donne (e non solo) dove confrontarsi, sognare e progettare, dove ascoltare gli interventi di scrittrici, artiste, imprenditrici. Una vocazione multidisciplinare e inclusiva che si traduce nel corso di tutto l’anno in appuntamenti online, i cosiddetti rendez-vous: interviste, recensioni, citazioni, illustrazioni, profili e storie di donne.

 

IL FESTIVAL e gli altri incontri dal vivo

Nel corso del 2021 ContemporaneA ha organizzato numerosi incontri e presentazioni dal vivo, con scrittrici del calibro di Silvia Avallone e Annarita Briganti. A settembre si è tenuta a Biella la seconda edizione in presenza del festival Contemporanea. Parole e storie di donne. Tra le degli anni passati, Teresa Ciabatti, Valeria Parrella, Vera Gheno, Simonetta Fiori, Roberta Scorranese, Ritanna Armeni, Florencia Di Stefano-Abichain, Mariangela Pira, Elena Varvello, Tiziana Ferrario e Marina Spadafora.

La terza edizione del festival si terrà dal 23 al 25 settembre 2022 a Biella.

 

www.contemporanea-festival.com

Facebook: @contemporaneafestival

Instagram: @contemporaneafestival

Al Mao degustazioni di pregiati tè indiani 

In occasione del settantacinquesimo anno di ricorrenza dell’Indipendenza dell’India il MAO, con il patrocinio del Consolato Generale dell’India, propone al pubblico un ciclo di art speed date condotti da Theatrum Sabaudiae, accompagnato da degustazioni di pregiati tè indiani a cura di TheTea.

 

Tre appuntamenti caratterizzati da una selezione di opere d’arte indiana della collezione permanente, in cui al centro della narrazione sono presentati rilievi e sculture di ispirazione induista e buddhista. La loro lettura iconografica sarà il punto di partenza per raccontare concezioni e temi delle tradizioni religiose e della produzione artistica dell’India. Dall’elaborazione dell’immagine antropomorfa del Buddha alla rappresentazione delle principali forme divine dell’Induismo, ogni incontro sarà incentrato su un nucleo circoscritto di opere per coinvolgere i partecipanti in un percorso di avvicinamento alla cultura indiana.

 

Le date:

22 gennaio – 19 febbraio – 19 marzo ore 15

 

Primo incontro 22 gennaio ore 15

Buddha. Evoluzione della figura dell’Illuminato nell’arte.

Il primo appuntamento si focalizzerà su alcune opere d’arte legate al buddhismo partendo dalla fase antica, in cui l’immagine antropomorfa del Buddha è assente, per arrivare alla finissima raffigurazione dell’Illuminato nella produzione scultorea risalente al periodo Gupta (IV-VI secolo d.C.).

Degustazione

Dal porto di Bombay o ‘Buona Baia ’alle classificazioni del tè indiano.

I partecipanti saranno accompagnati nel percorso storico ed evolutivo del tè in India. Si parlerà di innovazione, intesa come programmi di sostenibilità rivolti all’ambiente e qualità del lavoro, oltre che della complessa valutazione delle foglie riportata in etichetta con sigle per molti di noi enigmatiche.

Ad accompagnare gli argomenti una degustazione comparativa del tè a foglia intera con il tè più moderno ottenuto con lavorazione CTC.

Il momento del tè sarà completato da dolcezze in abbinamento alle aromaticità proposte.

 

 

Secondo incontro 19 febbraio ore 15

L’induismo e le sue divinità: Vishnu, Shiva e le Sette Piccole Madri

Nelle sale destinate all’arte indiana saranno prese in esame una selezione di opere afferenti all’induismo. In particolare, ci soffermeremo sulla rappresentazione e sull’iconografia di alcune tra le maggiori figure divine oggetto di culto: Vishnu, Shiva e la Dea, che trova espressione di raffigurazione corale nelle figure delle Sette Piccole Madri (Saptamatrika).

Degustazione

Nuvole e fulmini: il terroir del Darjeeling e le stagioni.

Meravigliosi giardini immersi tra le pendici himalayane seguono il naturale ambiente climatico di altitudine, necessario alla sopravvivenza e vigore delle piante.

Umidità, vento e quantità di nuvole caratterizzano questa regione dell’India produttrice di un tè così esclusivo al mondo, tanto da diventare denominazione del tè prodotto. Il tè Darjeeling è inconfondibile, considerato da molti come il più pregiato dei tè neri.

La degustazione svelerà in tazza le mutevoli espressioni aromatiche stagionali, arricchita da informazioni storiche e tecniche di produzione.

Il momento del tè sarà completato da dolcezze in abbinamento alle aromaticità proposte.

 

Terzo incontro 19 marzo ore 15

Il Signore che rimuove gli ostacoli: Ganesha.

L’ultimo appuntamento è dedicato al dio dalla testa di elefante, colui che rimuove gli impedimenti, una tra le divinità più popolari in India. Le sculture a stele della collezione permanente che raffigurano Ganesha ci forniranno l’occasione per raccontarne la valenza nella tradizione induista e gli elementi iconografici che lo contraddistinguono.

Degustazione

Il fascino del tè di pianura: l’Assam

Assam o “senza eguali” è una terra che protegge e conserva. Le condizioni ambientali perfezionano una produzione ideale per rispondere alla richiesta mondiale del tè Assam, senza per questo perdere in qualità. Studi e ricerche proseguono infatti affinché si mantenga inalterato nel tempo il tipico carattere corposo di questo tè.

Il percorso sensoriale confronterà due diversi tè Assam per confermare l’inconfondibile nota classica dell’infuso e riconoscere le qualità aromatiche superiori di un clonale esclusivo dedicato alla produzione di tè Assam a foglia intera e di grado FTGFOP.

Il momento del tè sarà completato da dolcezze in abbinamento alle aromaticità proposte:

 

Costo: 18€ (più biglietto di ingresso al museo – gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e valle d’Aosta).

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

 

Gabriele Galantara. Satira, editoria e grafica

Venerdì 21 GENNAIO alle ore 17,30 al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, Dino Aloi e lo storico Pier Franco Quaglieni in dialogo con l’autrice, presenteranno il libro di Emanuela Morganti “Gabriele Galantara. Satira, editoria e grafica (1892 – 1937)”, Pacini Editori. Un ritratto a tutto tondo di un artista poliedrico, la cui sterminata produzione figurativa spazia dall’illustrazione alla caricatura, dalla grafica propagandistico – pubblicitaria all’editoria, famoso per essere stato il fondatore, con Guido Podrecca, del settimanale satirico “L’Asino”.

Quando le storie escono dai libri

Sabato 15 gennaio 2022 i più bei teatri di Moncalieri – le Fonderie Limone e il Matteotti – si rivolgono al pubblico dei più piccoli, ospitando Quando le storie escono dai libri.

Una rassegna in due tempi patrocinata dall’Assessorato alla Cultura della città insieme a Ministero del lavoro, Regione Piemonte e Fondazione CRT e curata dall’associazione culturale Bravo chi legge. Collaborano Pro Loco Moncalieri e Coordinamento Genitori Democratici.

Il primo appuntamento, tenutosi sabato 8 gennaio alle Fonderie Limone, è con il teatro disegnato di Gek Tessaro, che porta in scena per la regia di Lella Marazzini I bestiolini, ovvero la danza sgangherata dei molesti ma tenerissimi abitanti dei prati. La narrazione è allegra e giocosa, tenera talvolta, semplice tanto da essere adatta ad un pubblico anche di piccolissimi (dai 3 anni in su), ma ricca al contempo di spunti di riflessione. Sabato 15 gennaio il ritrovo è sempre alle 16, ma al Teatro Matteotti, per guardare insieme Il richiamo della foresta, pellicola del 2020 con Harrison Ford, tratta dall’omonimo classico di Jack London.

Entrambi gli appuntamenti sono ad ingresso gratuito e con prenotazione obbligatoria.

Due occasioni imperdibili per un piacevole pomeriggio in famiglia – commenta soddisfatta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Nella prima la magia nasce dall’originale arte di Gek Tessaro, che dà vita a un gigantesco libro che si anima, si colora e si racconta. Nella seconda invece a parlare è l’immortale magia del grande schermo, con un classico che da più di un secolo affascina grandi e piccoli di ogni continente

Microprovincia e la letteratura di frontiera

Si intitola “Letteratura di frontiera. Autori ossolani Contini, Ramella Bagneri, Mazzi “ il 55° volume della rivista Microprovincia che festeggia i quarantatre anni d’attività.  

In questo numero abbiamo scelto di guardare alla realtà della provincia intesa come fonte di fermento, stimoli, contraddizioni e ricchezze”, descrive Franco Esposito,  poeta e direttore della rivista. “Gli intellettuali di cui si raccontano le testimonianze sono tre, con percorsi differenti, ma accomunabili: l’accademico e critico letterario Gianfranco Contini, nato a Domodossola nel 1912 e legato alla provincia fino al momento della sua morte, avvenuta nel 1990; il poeta Giovanni Ramella Bagneri, nato a San Paolo Cervo, provincia di Biella, nel 1929 e morto nel 2008 nella vigezzina Druogno, autore di numerosi e variopinti poemi che furono quadri e rappresentazioni, ancora intatte, di paesaggi e allusioni; il narratore Benito Mazzi, nato a Re nel 1938, vincitore e finalista di importanti premi letterari (Selezione Premio Strega, Biella Letteratura, Coni, Bancarella Sport, Cesare Pavese, Mazzotti e Itas per la montagna), tuttora giornalista e scrittore poliedrico di saggi, romanzi e racconti”. A saldare il legame tra Contini, filologo e accademico tra i più importanti del Novecento italiano, il troppo poco valorizzato poeta contemporaneo Ramella Bagneri e il narratore Benito Mazzi, giornalista e studioso delle tradizioni alpine, sono le radici con i luoghi dove hanno vissuto o vivono: terre di frontiera incastonate tra le montagne, dispensatrici di rapporti e legami con tradizioni antiche senza rinunciare a vivere il confine come punto d’incontro e di contaminazione culturale. Le 146 pagine edite dalla novarese Interlinea ospitano gli interventi di numerosi scrittori, poeti, critici. Eccoli, in rigoroso ordine alfabetico: Annamaria Azzarone, Giorgio Bàrberi Squarotti, Roberto Cicala, Nicola D’Amico, Franco Esposito, Raffaele Fattalini, Bruno Gambarotta, Mario Miccinesi, Gianni Mussini, Walter Nesti, Ercole Pelizzone, Giuseppe Possa, Andrea Raimondi, Tiziano Salari, Marco Travaglini, Marcello Venturi, Maria Villano. Il primo numero di Microprovincia nacque, nella sua semplice veste grafica di quattro fogli, nel settembre-ottobre 1979, con sede in via Al Castello 3 a Stresa, la perla del lago Maggiore. Questa la data del suo numero 1 e questa la sua carta d’identità: “Bimestrale – Rivista di Informazione Culturale – Fondata e diretta da Franco Esposito”. Il formato era di cm 17×25, un fascicolo di quattro pagine, otto facciate, costava 500 lire e l’abbonamento annuale 5000, era stampato da La Tipografica di Stresa. Nel gennaio 1980 diventava trimestrale per la difficoltà di conciliare stampa, spedizione e recapito agli abbonati. Nel 1980, sempre con uscita trimestrale, con il numero di ottobre-dicembre, il formato aumentava a cm 24×34 fino al 1984. Nel 1985, dopo sei anni di formato a fogli tabloid, si trasformava in rivista, precisamente con il numero 23, con lo slogan: “La Provincia culturale non ha confini”. Il gruppo di Microprovincia, fin dai suoi primi numeri, è costituito dagli amici di Esposito, che danno un contributo in diversa misura caratterizzante il programma della rivista. Dal 1985, quando si trasforma nell’attuale formato libro con uscita annuale, inizia anche la sua ascesa, che affianca la maturazione del suo direttore, che al momento della fondazione aveva appena trentatré anni e stava entrando nel pieno della sua stagione poetica; infatti del 1981 è il suo primo libro, Un sogno di carta. Nei trent’anni che vanno da quel libro a oggi è cambiata l’Italia e Microprovincia è diventata una delle più longeve riviste letterarie, lontana dalle accademie, mai attenta alle mode ma sempre alle voci vere che testimoniano l’impegno della cultura.

M.Tr.

Incontro con Alessandro Massa

Giovedì 13 gennaio 2022

LE OPINIONI E I DINTORNI
VOCI DAL TERRITORIO

Moncalieri, ore 19

Pagina facebook della Biblioteca Arduino @bibliomonc

Le opinioni e i dintorni è il nostro nuovo format di incontri online di 30 minuti (e quando sarà possibile anche in presenza) per dare voce alle storie e alle opinioni delle persone dell’Area metropolitana torinese. Le conversazioni a tre con un ospite di volta in volta diverso ci consentono di raccontare i mestieri, le figure rappresentative dell’attualità, i bisogni, le nuove risorse e anche di approfondire temi che riguardano l’area vasta attraverso lo sguardo di eminenti osservatori.

Laura Pompeo

Assessore alla Cultura

Laura Pompeo e Miresi Fissore dialogano con Alessandro Massa, artista lirico baritono, nato a Torino. La sua è una voce piena ed eclettica, tanto da farlo spaziare dal repertorio classico (Shubert, Verdi, Donizzetti, Mascagni) fino alla canzone napoletana, passando per Gershwin, i gospel, il blues. Svolge un importante attività concertistica e in questo periodo sta portando avanti diverse iniziative legate alla musica sudamericana. L’ultimo progetto a cui si sta appassionando punta tutto sull’interazione, tramite il canto, con persone affette da gravi disabilità.

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Chi vuole e ha storie da proporre alla rubrica può scrivere a:

assessore.cultura@comune.moncalieri.to.it