CULTURA- Pagina 6

La genialità senza tempo di Walt Disney

La mattina del 15 dicembre 1966, dieci giorni dopo il suo sessantacinquesimo compleanno, moriva Walter Elias Disney Junior.

Era l’uomo dei sogni, l’artista visionario che tutto il mondo conobbe con il nome di Walt Disney, il papà di Topolino e di tanti altri personaggi. Disney amava dire che “l’unico modo per iniziare a fare qualcosa è smettere di parlare e iniziare a fare”. Infaticabile, quarto dei cinque figli di Elias Disney e Flora Call, nato a Chicago ai primi di dicembre del 1901, agli albori del secolo breve applicò questa massima alle sue scelte. L’infanzia fu all’insegna dei trasferimenti con il duro lavoro nei campi del Missouri con il successivo approdo a Kansas City, dove aiutò il padre a consegnare i giornali per poi partecipare a sedici anni (falsificando la data di nascita sul passaporto) alla Grande Guerra come autista volontario di ambulanze della Croce Rossa statunitense in Francia. Al ritorno a Kansas City s’impegnò negli studi d’animazione, realizzando cortometraggi come Il Paese delle Meraviglie di Alice (Alice’s Wonderland). Disney nel 1923 partì alla volta della California con quaranta dollari in tasca, diventando in breve tempo imprenditore, produttore cinematografico, regista e animatore. Con Ubbe Ert Iwerks, bravissimo e straordinario disegnatore, iniziò i primi esperimenti e intuì che, se fosse riuscito a far muovere quei disegni inanimati, avrebbe rivoluzionato il mondo del disegno. Il nome di Walt Disney iniziò a farsi sempre più noto, ma ciò che lo rese davvero celebre, prima negli Stati Uniti e poi in tutto il mondo, fu la creazione delle piccole serie animate dove il protagonista era il coniglio Oswald. Il personaggio, inventato nel 1927,  diventò ben presto un’icona e il suo creatore riuscì a costituire la prima azienda col suo nome: la Walt Disney Company. Narrano le leggende che tutto prese avvio durante un viaggio in treno quando Walt Disney iniziò a disegnare uno schizzo di Oswald, cercando di semplificarne i tratti. La modifica più evidente era quella delle orecchie, che da lunghe diventarono piatte e tonde, decisamente più simili a quelle di un topo. Da quegli schizzi prese forma Mortimer Mouse, il personaggio che mandò in pensione Oswald. Tuttavia la compagnia decise di cambiarne il nome in Mickey Mouse. Ecco quindi Topolino, protagonista del primo film animato sonoro Steamboat Willie, con il famoso topo alla guida di un battello a vapore fluviale. Il cortometraggio ottenne un successo planetario che crebbe a dismisura quando arrivarono anche gli altri protagonisti: Paperino, Pluto, la fidanzata Minnie, Pippo e tutti i personaggi che hanno accompagnato la nostra infanzia.  “If you can dream it, you can do it”, amava ripetere Disney : ”se puoi sognarlo, puoi farlo”. Così nacque l’impero della fantasia e dell’immaginazione: non solo film e fumetti, parchi a tema e prodotti di consumo, ma anche media e spettacolo. Basti pensare al gruppo televisivo Disney-ABC, ai canali sportivi ESPN o agli studios d’animazione della Pixar. Già dal suo primo lungometraggio del 1937, Biancaneve e i sette nani (il primo film d’animazione prodotto in America, il primo ad essere stato prodotto completamente a colori), il mondo intero aveva intuito di aver a che fare con un genio sognatore. Non a caso, il giorno della sua scomparsa, l’allora governatore della California e futuro presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan, in sette parole, diede voce al pensiero di tanti: “Da oggi il mondo è più povero”.

Marco Travaglini

“SuperFantaRobot”. La Fantascienza a fumetti in mostra al Forte di Bard

Fino a lunedì 6 gennaio 2025

Bard (Aosta)

Terrifici Dragoni, straordinari giganteschi Robot e “Agenti speciali”, in lotta perenne contro il crimine, hanno osato violare le possenti mura del sabaudo complesso fortificato di Bard, sulla rocca che sovrasta quello che é il più piccolo Borgo valdostano, per “raccontarsi” in una mostra, decisamente suggestiva e di alto richiamo per gli appassionati di “fumettistica” fantascientifica, capace di tenere insieme – perfettamente integrati – il passato della location con il presente, quello meno rassicurante, il futuro e il futuribile più improbabile e remoto. Curata dal novarese Bruno Testa, “fumettista per passione e art director per professione”, e promossa dall’ “Associazione Forte di Bard”“SuperFantaRobot, la Fantascienza a fumetti” è una “rassegna – viaggio” nell’universo fantascientico, nel linguaggio del fumetto e dell’illustrazione, ospitata, fino a lunedì 6 gennaio dell’anno prossimo, nelle Sale dell’“Opera Mortai” del Forte. Guida d’eccezione, Nathan Never, l’eroe del futuro (“L’avventura del futuro, il futuro dell’avventura”, lo slogan del fumetto) della serie ideata da Michele MeddaAntonio Serra e Bepi Vigna (“la banda dei sardi”) per la “Sergio Bonelli Editore”.

Never, nome in codice “Agente Speciale Alfa” – detective di una delle tante Agenzie private di Investigazioni che affiancano la polizia nella lotta al crimine, in una megalopoli indicata come “Città Est”, sulla costa orientale degli States – è presente in mostra con le tavole originali di Romeo Toffanetti (argentino di origini, ma oggi residente in Italia) che fanno conoscere il personaggio ai visitatori, accompagnandoli in un percorso teso a raccontare come “fantastico” e “scienza”, nella letteratura “fantascientifica”, siano sempre e in concreto elementi in cammino per strade convergenti. Fino ad incrociare quella poetica del futuro dei “Canti di Gadalas”, opera unica nel suo genere, scritta da Bepi Vigna ed illustrata da Romeo Toffanetti, una “raccolta di poesie che vengono … dal futuro”, i cui versi sono pervasi da riferimenti alla fantascienza cinematografica, fumettistica e letteraria, in particolare della corrente “cyberpunk”, in grado di trasportare il lettore “in una nuova, seducente realtà spazio-temporale”.

A confermarlo, un’intera Sala riservata agli incontri fumettistici tra Nathan Never e l’astronauta in forza “Esa – Agenzia Spaziale Europea”, Luca Parmitano (primo italiano ad avere effettuato un’attività extraveicolare, il 9 luglio del 2013, con 6 ore e 7 minuti di passeggiata spaziale), che, in occasione della mostra a Bard, ha appositamente realizzato un video in cui racconta della sua grande passione per la Fantascienza. Attraverso una fitta carrellata di oltre cento fra illustrazioni e disegni, l’iter espositivo ci guida dagli acquerelli originali in stile “Pop art” di personaggi entrati nella memoria collettiva, tra fumetto e cinema, dell’artista Rita Carlini, alle parodie disneyane di Fantascienza “paperizzata” nei disegni originali del fumettista Sergio Cabella per “Walt Disney”, fino alle costellazioni in “stile fantasy” (che si trasformano in Draghi spettacolari) delle rappresentazioni di “StarDragons” dell’illustratore Paolo Barbieri con commento dello stesso autore e di Marina Costa, astrofila dell’“Osservatorio Astronomico del Righi” di Genova. Esposte anche le riproduzioni dei fumetti e le illustrazioni de “Il Dottor Oss” di Jules Verne, realizzate da due grandi autori per ragazzi Grazia Nidasio e Mino Milani, accanto all’indimenticabile generazione di “Super Robot” e le incredibili tecno-illustrazioni di “Robot Madness” di Daniele Rudoni e Riccardo Pieruccini. E infine, il “sogno di volare” all’“Iron Man”, affiancato al tema della scoperta dei materiali di nuova generazione e robotica: a raccontarli Luca Fois e Andrea Bonarini (“Dipartimento del design” e di “Elettronica e Informazione” del Politecnico di Milano).

Nel percorso espositivo sarà presente anche uno spazio interattivo per disegnare astronavi e alieni, colorare, indossare la propria “maschera-robot” da portarsi a casa come ricordo.

Nell’ambito dell’esposizione, inoltre, venerdì 9 agostoalle 17, è in programma nell’Auditorium dell’“Opera Mortai”, un incontro dedicato al mondo di “Nathan Never” con il fumettista Romeo Toffanetti, seguito da una visita in mostra con l’autore.

Gianni Milani

“SuperFantaRobot, la Fantascienza a fumetti”

“Forte di Bard”, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 6 gennaio 2025

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Ad agosto aperta tutti i giorni

Nelle foto:

–       Credit “Lo Scarabeo” – Paolo Barbieri “Andromeda”

–       Credit Frank Godwin – “Connie” di Rita Carlini

–       Credit Riccardo Pieruccini – Daniele Rudoni: “ Robot Madness”

“Portraits. 10 volti e storie di crescita”. In mostra a spazio “Open” di “Fondazione Time2”

La rassegna fotografica di Daniela Foresto, fra i più interessanti “ritrattisti” torinesi

Dal 3 al 24 ottobre

Molti la conoscono come la “fotografa dei vip”. Nella sua Galleria torinese alla “Gran Madre” sono passati infatti personaggi celebri del calibro di Ennio Morricone, Giorgetto Giugiaro, Arturo Brachetti, Massimo Boldi, Gaia De Laurentis e tanti ancora che di fama ne macinano o ne hanno sicuramente macinato in larga misura. Ma in quello studio è passata anche tanta gente comune, uomini e donne della porta accanto, coppie di sposi e famiglie intere con figli e (perché no?) animali domestici a seguito. Per tutti, un ritratto. Sempre in bianco e nero, per cogliere “l’essenza, quella verità che un fotografo deve saper cogliere, se vuole leggere una vita e raccontarla in uno scatto”. Ritratti che raccontano di corpi, volti e anime. Daniela Foresto si colloca, senz’ombra di dubbio, fra i più apprezzati fotografi ritrattisti torinesi. Mestiere che la impegna, con una passione che si tocca con occhi e con cuore in ogni suo scatto, da una decina d’anni, raccontati in un suo libro intitolato proprio “Dieci”“dove – scrive Daniela – narro di quanta vita, quanta umanità e quante storie ho immortalato attraverso il mio obiettivo”. Ebbene di Daniela Foresto sarà possibile visitare una mini (10 Ritratti) ma estremamente significativa – per i soggetti e per la location ospitante – rassegna presso “Open” lo “spazio aperto di diversità” di “Fondazione Time2”, nata a Torino, in corso Stati Uniti 62/B, su iniziativa di Antonella Manuela Lavazza, come luogo “che riconosca il valore delle diversità e la centralità di ogni persona con o senza disabilità”. La mostra (accompagnata da audio descrizioni ed un video sottotitolato, con disponibilità di cuffie per l’ascolto) si inaugurerà giovedì 3 ottobre (ore 19) per protrarsi fino a giovedì 24 ottobre. Tema centrale: la “crescita verso l’età adulta”. Di qui il titolo “Portraits. 10 volti e storie di crescita”.

Dicono gli organizzatori: “La mostra vuole esplorare le diverse forme che il percorso di crescita può assumere all’interno della comunità di ‘Fondazione Time2’, che ogni giorno si impegna per il cambiamento verso una società più aperta, che riconosca il valore della diversità e garantisca il diritto di ogni persona, con e senza disabilità, a vivere una vita piena e indipendente”. Un iter su cui Daniela Foresto ha davvero messo tanto di suo, della sua straordinaria empatia verso quanti si pongono davanti al suo obiettivo aprendosi ad una totale disponibilità nel raccontarsi, nello srotolare vite fatte di mille sfide e poche, forse, ma, piovute come manna dal cielo, opportunità.

Ad accompagnare i “10 volti”, saranno le “interviste ai protagonisti” realizzate da Max Judica Cordiglia  – esperto di visual storytelling, che da oltre trent’anni lavora nel campo della narrazione visiva, traducendo idee e concetti in immagini in movimento – che arricchiscono il progetto, dando voce alle storie delle persone ritratte e completando così il percorso espositivo.

La mostra e tutte le iniziative complementari (ma non secondarie, per importanza) messe in campo dalla “Fondazione” (all’inaugurazione sarà presente anche il segretario generale Samuele Pigoni) faranno da “riflettori” puntati su “spazi teatrali” come “spazi di vita vera” che, al centro, vedranno persone che fanno volontariato e, con loro, i ragazzi che partecipano alle attività sperimentando quel lavoro sul campo teso a creare “opportunità là dove il pregiudizio crea invece limiti e discriminazioni”. Storie. Squarci nel fitto bosco della “vita reale”. E Daniela Foresto ne è magnifica regina nel racconto e nell’immagine. Storie come quella di Isabella a cui il “volontariato” ha dato emozioni indescrivibili o di Joy che non è ancora a suo agio nel parlare in italiano sul lavoro, ma ha un collega, Jacopo,  che l’aiuta “con le parole”.

E ancora, la storia di Keivan che racconta come ha imparato ad “essere responsabile” e a superare le sue paure o, infine, quella di Laura che denuncia come in Italia, purtroppo, si parli ancora pochissimo degli “inserimenti lavorativi” delle persone con disabilità. Storie vere. Su cui riflettere. Che ci raccontano del loro essere parte di una quotidianità ben viva e presente, che ci portiamo accanto e, spesso, ignoriamo. Pagine da portarci addosso. E per cui metterci anche noi del nostro. Nessuno ci obbliga, ma quanto bene ne trarremmo!

Gianni Milani

“Portraits. 10 volti e storie di crescita”

“Fondazione Time2”, corso Stati Uniti 62/B, Torino; tel.011/786545 o www.fondazionetime2.it

Dal 3 al 24 ottobre

Orari: lun. e mart. 9/18; dal merc. al ven. 9/20

 

Nelle foto:

–       Daniela Foresto

–       Daniela Foresto: “Portraits. Time2”

–       Max Judica Cordiglia (ph. Daniela Foresto)

–       “Portraits. Time2 – Gianni Vascellari”

Torino, la città più magica

 

Malinconica e borghese, Torino è una cartolina daltri tempi che non accetta di piegarsi allestetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre larancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano allirruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo a misura duomo, con tutti i pro e i controche tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma lantica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri sudaticcima ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.

1. Torino capitale… anche del cinema!

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici

4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

7. Torino policulturale: Portapalazzo

8.Torino, la città più magica

9. Il Turet: quando i simboli dissetano

10. Liberty torinese: quando leleganza si fa ferro

 

8.Torino, la città più magica

Torino è magica. Nel vero senso del termine.
Lo testimonia anche il celebre medicoe astrologo Michel de Nostredame: Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il Paradiso, lInferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria, chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera.
Sembra infatti che il popolare uomo la cui fama lo precede tuttora, dal nome italianizzato in Michele di Nostradama, meglio noto con lo pseudonimo di Nostradamus, abbia soggiornato intorno al 1556 a Torino, presso Cascina Morozzo conosciuta anche come villa Vittoria, poiché proprietà della principessa Vittoria, della casata Savoia-.
Tali parole erano state incise su una lapide custodita presso lo stabile in cui l’uomo aveva pernotatto, quando la Villa viene demolita anche quest’unica testimonianza tangibile del passaggio di Nostradamus a Torino scompare nel nulla, fino al 1967, quando viene ritrovata e donata a Renuccio Boscolo, uno dei maggiori interpreti degli scritti del chiaroveggente, per essere custodita in sicurezza.
Secondo alcuni studiosi la “Vittoria” indicata dall’importante ospite sarebbe la principessa Savoia, anche se le interpretazioni rimangono aperte a differenti ipotesi.
Quello che non cambia è l’alone di mistero che avvolge l’affermazione, impressione che si ripresenta in realtà di fronte a tutte le sentenze espresse dal “sapeinte” francesce.

Daltronde il capoluogo pedemontano è così: insolito e curioso, a tratti misterioso.
La città dai diversi primati, ne colleziona ancora uno, dopo essere stata la prima capitale italiana, in seguito al riconoscimento ottenuto grazie allaltura della Mole Antonelliana, oltre allinvenzione del primo cioccolatino, ecco lulteriore record tutto nostrano da aggiungere allelenco: Torino è considerata una tra le metropoli più magiche del mondo, nel bene e nel male perdonatemi il gioco di parole.-
Secondo gli esperti in materia infatti confluiscono sul territorio cittadino i vertici di due triangoli esoterici, quello di magia bianca (insieme a Praga ed a Lione) e quello di magia nera (insieme a San Francisco e Londra), fatto che tramuta la località in una sorta di mappa energetica costellata di zone buonee altre dove non parrebbe consigliabile trascorrere troppo tempo.
Per non sbagliarci vediamo di scendere più nel dettaglio.

Iniziamo dai luoghi da evitare.
Il punto energeticamente più ostile della città è di sicuro Piazza Statuto: qui, secondo la tradizione esoterica, si trova la porta degli Inferi, un vero e proprio passaggio tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti; il punto preciso è situato in corrispondenza dellantica porta Decumana, uno degli ingressi delloriginario accampamento romano e luogo ahimè– dedicato alla sepoltura dei cadaveri. Latmosfera inquieta della piazza è resa ancora più sinistra dalla presenza di due monumenti assai particolari: quello eretto per commemorare gli operai deceduti durante la costruzione del Traforo del Frejus e lObelisco Geodetico. Il primo rappresenta unimmensa piramide di massi, da essi spuntano alcuni corpi di titani abbattuti dallo stesso genio alato che svetta sulla sommità della piramide, egli ha sul capo una stella a cinque punte a cui sono attribuite diverse simbologie magico-rituali; invece, la seconda costruzione, nota anche come Guglia Beccaria, è sormontata da un astrolabio e si erge esattamente a 5.000 km dal Polo Nord ed altrettanti dallEquatore. Non stupisce che sempre nei dintorni della piazza si trovi lappena citata Domus Morozzo, decisamente ledificio più appropriato per accogliere un altrettanto losco figuro.
Altro sito da evitare è Palazzo Trucchi di Levaldigi, oggi sede della Banca Nazionale del Lavoro, stupendo edificio dalle finiture seicentesche che ospita su una delle sue facciate il cosiddetto Portone del Diavolo, il cui batacchio rappresenta niente meno che il volto di Lucifero.
Nel 1675 Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi, conte e generale delle Finanze di Carlo Emanuele II, richiede ad una manifattura di Parigi di realizzare un portale in legno e il risultato del lavoro è più che sbalorditivo: la soglia è riccamente intagliata e adorna di fiori, frutta, animali e amorini, ma ciò che stupisce gli spettatori è il batacchio centrale, un volto mostruoso che scruta minaccioso i visitatori che bussano alla porta. Ultimo dettaglio, la parte che viene presa in mano per battere è composta da due serpenti che si uniscono con la testa. Da questi dettagli derivano le storie spaventose ambientate in questo posto. Prima leggenda fra tutte è quella del mago insistente: si narra di uno stregone eccessivamente ostinato che provò ad invocare Satana, forse con troppa enfasi, difatti il povero Lucifero non propriamente noto per la dote della pazienza- infastidito dalla nenia incalzante, costruì un portone nel suddetto edificio, mise allinterno lincauto mago e lì lo imprigionò .
Altre vicende però contribuiscono a rendere questo stabile un luogo davvero misterioso. Si narra ad essempio di Melchiorre Du Perril, un soldato francese in possesso di documenti segreti che entrò allinterno dello stabile e non si ripresentò più al suo cocchiere; c’è poi la storia della ballerina che, invitata ad una delle tante feste volute da Marianna Carolina di Savoia, venne aggredita e assassinata allinterno di una delle sale della lussuosa palazzina.
Inoltre, ancor prima di tutte queste vicissitudini, nel 1600, ledificio viene scelto come sede di una fabbrica di tarocchi, e anche in questo caso le coincidenze non hanno fine: allepoca il numero civico del fabbricato era il 15, il medesimo numero dellarcano corrispondente alla carta del Diavolo.


E se proprio dovete raggiungere questa banca, indovinate il numero del tram da prendere?
Cari lettori, ma proprio qui dovete venire a prelevare?
Lasciamoci alle spalle i fantasmi che ovviamente si aggirano nei dintorni dellimmobile infernale e avviamoci in unaltra zona perturbante, ossia via Lascaris (angolo Via San Francesco dAssisi), a pochi passi da Piazza Solferino, dove ci si può imbattere nellennesimo dettaglio folklorìstico. Proprio ai piedi di un casamento – oggi sede di una banca, ma in passato dimora di una Loggia Massonica- si dischiudono a terra delle strane fessure a forma di occhi. Qualcuno ci osserva, ma per la serie mai una gioiaa tenerci sotto controllo non è un bellangelo alla Der Himmel über Berlin, bensì niente meno che il Principe delle Tenebre, da qui la dicitura di questi spiragli: gli occhi del Diavolo.
Bene, ora che abbiamo capito dove non fermarci per i prossimi pic-nic autunnali, vediamo insieme quali sono i luoghi in cui possiamo indugiare per una pausa rigenerativa.
Uno dei siti a più alta concentrazione di energia positiva della città è il luogo di confluenza tra il Po e la Dora Baltea, i due fiumi torinesi che rispettivamente simboleggiano il Sole e la Luna, lenergia maschile e quella femminile, il principio vitale e quello del sonno eterno.
Un altro posto consigliato è la Chiesa della Gran Madre, le cui statue erette allingresso della grande scalinata raffigurano la Fede e la Religione, due emblemi rassicuranti e potenti; le due personificazioni sono poste anche a guardia del Sacro Graal, una delle reliquie cristiane più ricercate di tutti i tempi e guarda caso- celata nei meandri dellenigmatica Torino, città dai mille volti.
Anche Piazza Castello è una località benevola, è opportuno passeggiarci soprattutto se si rasenta la cancellata di Palazzo Reale e ci si sofferma sotto le statue equestri dei Dioscuri, guardiani ufficiali posti al confine tra la zona di magia bianca e quella nera.
Se poi ci si sentisse particolarmente stanchi, è consigliabile dirigersi verso la Mole Antonelliana, Museo del Cinema per alcuni, per altri una grande antenna che irradia nel mondo energia positiva.
Gli intellettuali e i radical chic si appropinquino invece verso Piazza Solferino, nei pressi della Fontana Angelica, monumento pregno di simbologie nascoste: le statue della Primavera e dellEstate si contrappongono a quelle dellAutunno e dellInverno, mentre lacqua che scorre rappresenta il Sapere e la Conoscenza.
Che dire ancora? Alla fine è sempre la stessa storia, è leterna sfida tra il Bene e il male, che si tratti di Sith e di Jedi, di Merlino, di Morgana e della magia del fareo dellimpresa per sconfiggere Sauron la questione è resta la medesima: la scelta.
Cari lettori, e voi da che parte state?

ALESSIA CAGNOTTO

Una monumentale Colomba della Pace sorvola le montagne

E’ atterrata nei giorni scorsi al centro della Piazza d’Armi del “Forte di Bard” la grande opera, inno alla Pace, dello scultore biellese Paolo Barichello

In esposizione fino al 24 novembre

Bard (Aosta)

Si intitola “Dx Peace Sx” la nuova monumentale opera realizzata dall’artista biellese Paolo Barichello, dedicata al tema (oggi di grande e dolorosa attualità) della “Pace” e, da giorni, esposta al valdostano “Forte di Bard”, dove resterà in visione fino a domenica 24 novembre. Si tratta di una gigantesca “Colomba”, simbolo per antonomasia di “Pace” e “Riconciliazione”, con le ali spiegate e raffigurante le sagome dei continenti, in un dialogo di forme geometricamente astratte ed incastri metallici “dove l’uomo è il saldante indissolubile che unisce i popoli in un messaggio inequivocabile di speranza e fratellanza”.

Interamente realizzata in acciaio (materiale che vanta, in campo artistico, una lunga storia che parte dal Medioevo, per arrivare alla modernità dei grandi: dalle sottili figure umane di Giacometti alla plastica genialità di Umberto Mastroianni fino alla monumentalità di Henry Moore e alla geometrica luminosa visionarietà del danese Olafur Eliasson, solo per fare alcuni pochi nomi), l’opera, dal peso di 550 chilogrammi, è alta 4,80 metri e larga 2,80. Firmata a Biella da centinaia di persone, ha sorvolato il Monte Biancoil Cervino ed il Rosa,  per raggiungere, infine, il“Forte” sabaudo di Bard dove, domenica 22 settembre è stata presentata al pubblico nella centrale “Piazza d’Armi” in anteprima assoluta, inserita nella sommità superiore di un missile a simboleggiarne l’impossibilita del lancio.

Il risultato finale è un’installazione alta complessivamente 7,80 metri con una base di circa sette metri, del peso totale di due tonnellate, corredata di illuminazione alimentata da “pannelli solari” e oggi affiancata da una serie di quadri dipinti su metallo e sculture dello stesso artista, che nel tempo ha saputo perfettamente coniugare le artigianali conoscenze sui “materiali” ad un’originale e suggestiva produzione artistica. Opere riferite alla “pace possibile” – alcune vogliono evidenziare la grave e disumana situazione che direttamente e indirettamente stiamo oggi vivendo- le troviamo esposte nelle “Sale del Corpo di Guardia” della Fortezza, dove saranno anche trasmesse immagini e video del volo e delle fasi di lavorazione, atte a dimostrare come la forza e la durevolezza di un materiale come l’acciaio possano tradursi, nel gioco sapiente di mani e anima, in forme di pura “bellezza ed emozione”.

In “Dx Peace Sx”, l’artista “si ispira – sottolinea la presidente del ‘Forte’, Ornella Badery – alla visione del planisfero, simbolo di ordine e precisione, ma trasforma questa immagine in qualcosa di più: un’opportunità per ridisegnare la mappa del mondo e immaginare un futuro di pace possibile. Attraverso le sue opere, Barichello esprime la convinzione che solo attraverso l’incontro e la collaborazione tra diverse culture e popoli si possa raggiungere la pace”. E conclude: “I confini tra i continenti vengono simbolicamente eliminati e si riuniscono in un dialogo di forme e materiali, guidati dall’umanità come collante indissolubile”. Pensiero forse  utopico, alla luce degli ultimi incessanti eventi bellici, su cui tuttavia è, più che mai, lecito mantenere vive le speranze.

Gianni Milani

“Dx Peace Sx”

“Forte di Bard”, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel.0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 24 novembre

Orari: dal mart. al ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19

 

Nelle foto:

–       Paolo Barichello: “Dx Peace Sx”, esposta nella “Piazza d’Armi” del Forte

–       La scultura “in volo”

–       Ornella Badery e Paolo Barichello alla presentazione dell’opera

È aperta al MAO la nuova biblioteca d’arte asiatica

Il servizio, destinato a studenti e ricercatori, mette a disposizione circa 1.000 volumi di arte asiatica antica, moderna e contemporanea, suddivisi in tre aree geografiche: Sud-est asiatico, Giappone e Cina. In aggiunta, la biblioteca mette a disposizione anche una vasta raccolta di cataloghi di mostre realizzate dal MAO, dai Musei della Fondazione Torino Musei e dai principali musei d’arte orientale italiani, come il Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e il Museo Museo Poldi Pezzoli di Milano, insieme a una selezione di cataloghi delle maggiori casa d’aste internazionali, quali Christie’s, Sotheby’s, Nagel e Aste Bolaffi.

La raccolta del MAO fa parte della sezione libri dei Musei Civici di Torino rintracciabili al sito  www.librinlinea.it, dove sono catalogati tramite schede OPAC.

La biblioteca, situata al quarto piano dell’edificio, è accessibile gratuitamente previa prenotazione obbligatoria e osserva i seguenti orari: dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle ore 16.

Per fissare un appuntamento è necessario scrivere a marika.marone@fondazionetorinomusei.it.

“Pietro J.”: il romanzo noir di Patrizia Valpiani, torinese d’adozione

Torino tra le righe

di Marzia Estini
Iniziamo il nostro viaggio attraverso la letteratura torinese con Pietro J., un romanzo noir firmato da Patrizia Valpiani. Medico, scrittrice e poetessa, Valpiani, originaria di Pietrasanta, è ormai adottata dalla nostra Torino, dove ha ambientato gran parte della sua produzione narrativa. Conosciuta per alternare poesia e narrativa noir, l’autrice è particolarmente attenta a creare atmosfere cupe e inquietanti, essenziali per un buon noir, come lei stessa ricorda.
Il noir di Valpiani si distingue per la profondità psicologica, dove la violenza emerge dalle ombre della mente più che dalla scena stessa. Questa introspezione la lega alla poesia, un’arte capace di svelare le sfaccettature più nascoste della natura umana.
Patrizia Valpiani

 

Il protagonista della serie di romanzi che ha come fulcro Pietro Jackson nasce nel 2009 con Ascoltando Coltrane (Neos Edizioni, Torino). Pietro è un giovane pittore e musicista con una sensibilità fuori dal comune, in grado di percepire le negatività che lo circondano. Nel suo atelier in corso Inghilterra, Jackson dipinge e si muove in una Torino ben rappresentata nei suoi aspetti urbani, culturali e sociologici, con uno sguardo che ci porta a scavare oltre le apparenze.
Dopo una pausa di alcuni anni, Valpiani ha ripreso a raccontare le vicende del suo protagonista insieme al medico legale Gianfranco Brini, pubblicando sotto lo pseudonimo Tosca Brizio Chiaroscuro (2017) e L’ombra cupa degli ippocastani (2019), entrambi con Golem Edizioni. A questi segue un racconto lungo, Blood session per Pietro Jackson, distribuito online. Con la morte di Brini, Valpiani ha ripreso a narrare da sola, pubblicando racconti e romanzi che hanno come centro Torino e il suo enigmatico protagonista.
Il romanzo Pietro J. (Readaction Editrice, 2022) è il più recente capitolo della saga, e si apre con la parte intitolata Tossik Park, ambientata nella zona degradata del Parco Stura. L’autrice descrive un paesaggio cupo e inquietante, con un’abilità sorprendente, tanto che mentre leggi ti sembra davvero di camminare tra mozziconi di sigarette, siringhe, rifiuti ed escrementi di cani ed umani. Una passeggiata quasi realistica tra figure spettrali e delinquenti senza scrupoli, calpestando lattine vuote, arbusti scavezzati e tappeti di foglie mai rastrellati, respirando l’aria acre, polverosa e sporca che sembra appesantire l’atmosfera.  È qui che si consumerà l’omicidio dell’avvocato Morelli, mentre dall’altro lato della città in corso Inghilterra, Pietro Jackson, sulle note del sax tenore di John Coltrane, dipinge i tratti del viso di un uomo, agonizzante, il ricordo di un incubo premonitore fatto la sera precedente che l’ha lasciato stanco e stremato e soprattutto angosciato per il significato che questo può avere. Il mistero si infittisce quando una coppia gay, passeggiando col cane nel Parco del Valentino, scopre un cadavere alla Fontana dei Dodici Mesi. Le indagini, nelle quali Pietro è inevitabilmente coinvolto, si sviluppano con precisione e professionalità, conducendo il lettore a un finale sorprendente.
La seconda parte del romanzo, Gli enigmi di York, ci porta in Inghilterra, tra le nebbie di York, dove la maestosa cattedrale di York Minster è teatro di un feroce delitto. Anche qui, la mano dell’autrice non delude, dimostrando la sua capacità di intrecciare misteri, scomparse e ritrovamenti, tenendo il lettore incollato alle pagine fino all’epilogo.
Con una penna affilata e un talento per le descrizioni vivide, Patrizia Valpiani riesce a tessere un intricato noir che si muove tra Torino e York, in un viaggio tra ombre, misteri e profonde inquietudini. Non vediamo l’ora di scoprire cosa riserverà il prossimo capitolo delle avventure di Pietro Jackson, previsto per il 2025.
La rubrica è curata dalla scrittrice Marzia Estini:

“Maccaia” a fumetti. Al “Circolo dei lettori” di Torino

La presentazione del nuovo libro “a fumetti” dello scrittore Bruno Morchio e dell’illustratore Marco D’Aponte

Lunedì 30 settembre, ore 18

“Maccaia”!? Ma che diavoleria di nome (e di titolo d’un libro) sarà mai? Non state ad arrovellarvi. Ve lo spiega subito l’autore. “Genova – spiega – è una città che ha due facce, a seconda che il vento tiri dai monti o dal mare. Quello che soffia dal mare, gonfio di sale e di umidità, è lo scirocco, e si esaurisce in un’aria immobile. Quell’aria sospesa, dove tutto può accadere e niente mai accade. Noi genovesi la chiamiamo ‘maccaia’”. Ecco, dunque, svelato l’arcano. E l’autore è evidentemente genovese. Si tratta di Bruno Morchio, scrittore e psicologo, autore di romanzi appartenenti al genere “noir mediterraneo” e fortunato “papà” del detective Bacci Pagano che quest’anno festeggia il ventesimo genetliaco agghindandosi nell’intrigante forma di “graphic novel” (edizione a fumetti) realizzata dalla matita graffiante del pittore ed illustratore torinese, Marco D’Aponte. Uno “zeneize” e un “turineis”, gran bell’accoppiata.

Pubblicato da “Edizioni del Capricorno”, il libro della coppia Morchio – D’Aponte (160 pagine, 15 Euro) sarà presentato sotto la Mole al “Circolo dei Lettori” di via Bogino 9, lunedì 30 settembrealle ore 18. Prevista anche la presenza del “nostro” Alessandro Perissinotto.

In estrema sintesi, eccovi due notizie per avvicinarvi non impreparati alla storia. L’investigatore privato Bacci Pagano viene ingaggiato da una compagnia assicuratrice per indagare sulla morte di un anziano strozzino, in apparenza morto sbranato da un lupo nel “Parco delle Mura” (erette a difesa della città e del suo porto nel XVII secolo), più comunemente chiamato dai genovesi “Parco Peralto”. L’uomo aveva stipulato un’assicurazione milionaria sulla vita, con beneficiaria la giovane moglie panamense e Bacci Pagano si troverà a dover portare avanti un’indagine insolita, tra evidenze obiettive e menzogne, personaggi che spuntano dal nulla e altri che non sono quello che sembrano, cercando allo stesso tempo di gestire i rapporti con le tre donne della sua vita: l’ex moglie rabbiosa, la fidanzata e la figlia Aglaja. L’intera vicenda si svolge in una Genova assediata, per l’appunto (come da titolo) dalla “maccaia” primaverile, un’aria immobile e sospesa, un tepore umido e salmastro, che gronda “salsedine e noia”. Ed è proprio il capoluogo ligure, qui visto attraverso le splendide tavole di Marco D’Aponte, a essere allo stesso tempo “ambientazione e protagonista dell’indagine”.

Due “dritte” anche per meglio avvicinarvi agli autori.

Bruno Morchio ha esordito, in ambito letterario, nel 2004 creando l’investigatore privato Bacci Pagano (“Una storia da carruggi”), diventato il protagonista di una fortunata serie che, al momento, può contare su quindici titoli ambientati a Genova. “Maccaia. Una settimana con Bacci Pagano” è stato pubblicato nel 2004. Nel 2023 Bruno Morchio ha vinto il “Premio Scerbanenco” con “La fine è ignota”.

Marco D’Aponte, diplomato all’“Accademia Albertina” di Torino, pittore e illustratore, ha esordito negli anni Ottanta sulla rivista “Orient Express” diretta da Luigi Bernardi. Ha realizzato numerosi “graphic novel” tratti da celebri romanzi, come “Sostiene Pereira” di Antonio Tabucchi e “La luna e i falò” di Cesare Pavese. Con le “Edizioni del Capricorno” ha pubblicato “Storia di Torino a fumetti”“Il Grande Torino a fumetti” e “Il magnifico 7”. Vive tra Torino e Sestri Levante.

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Cover “Maccaia” (“Ed. del Capricorno”)

–       Marco D’Aponte

–       Bruno Morchio

“Ottobre nero, Il dilemma israeliano e la guerra di Hamas”, al Circolo dei Lettori di Torino

A quasi un anno di distanza dall’attacco terroristico del 7 ottobre 2023, Stefano Piazza, giornalista di Panorama e La Verità, esperto di sicurezza e fondamentalismo islamico la scorsa settimana ha presentato, presso la Sala Musica del Circolo dei Lettori di Torino, il libro Ottobre nero, una testimonianza viva e documentata della tragedia che ha investito Israele prima e la Palestina dopo, adopera dei terroristi di Hamas. E’ intervenuta l’On. Sara Kelany di Fratelli d’Italia e la giornalista Maria La Barbera ha moderato l’evento.

   

Vi proponiamo una intervista all’autore di Alessandro Sartore

 

 

Partiamo dal titolo, “Ottobre nero” rimanda la memoria ad un altro atto sanguinoso, quello compiuto contro gli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco ’72, da parte della organizzazione terroristica palestinese definita “Settembre nero”. Una scia di sangue che sembra non trovare fine.

 

A parte il titolo fortemente evocativo quanto avvenuto il 7/10/ 2023 credo sia paragonabile solo all’11 settembre 2001 per la pianificazione e la volontà di compiere una strage orrenda. Di fatto al-Qaeda, l’Isis o Hamas sono legate alla comune visione ideologia della Fratellanza musulmana. L’Iran vuole la distruzione di Israele e per questo finanzia i suoi proxy vedi Hamas, Jihad islamica, Huthi, milizie siro-irachene e altri. La lunga scia di sangue porta solo la firma iraniana tanto che ogni volta che c’è stata la possibilità di trovare un accordo i palestinesi si sono sempre sfilati anche perché lo status quo ha consentito ai capi e capetti di diventare ricchissimi e talvolta miliardari. Ogni euro o dollaro che arriva a Gaza finisce nelle loro mani e sono tutti soldi che Hamas usa per arricchirsi e per comprare missili e armi e non certo per la popolazione che usa come scudo umano. I palestinesi soffrono a causa di Hamas e non certo per gli israeliani. Il 7 ottobre 2023 non è stato una tragedia solo per Israele, ma una nuova macchia sulla civiltà umana nel suo insieme che ha dimenticato la Shoah. Quanto accaduto solleva domande profonde sulla natura dell’essere umano, sui pericoli dell’odio e del pregiudizio e sulle responsabilità degli individui e delle nazioni di fronte al male assoluto. Mi occupo di terrorismo e di fondamentalismo da molti anni, ma quanto ho visto durante il mio viaggio in Israele nel febbraio scorso è qualcosa di indicibile, di sconvolgente e che va combattuto, perché oggi tocca a Israele, domani invece sarà il nostro turno. Nessuno si illuda.

 

 

 

7 ottobre 2023, un atto terroristico di così grande portata come può essere sfuggito all’efficientissimo Mossad israeliano?

 

Sono stati commessi molti errori di valutazione sui quali si sta indagando e chi ha sbagliato dovrà pagare. Ma c’è un 7 ottobre che deve essere ancora scritto; chi impedì per ore le comunicazioni radio, telefoniche e web nel sud di Israele quella mattina? A mia precisa domanda la risposta è stata: «un’entità statale e stiamo indagando». Chi è stato e perché? Chi paga le manifestazioni di piazza contro Israele, chi finanzia le proteste negli atenei e chi paga coloro che vanno in televisione ogni giorno da ormai un anno per raccontare che Hamas è un movimento politico e che Israele è uno stato terrorista? Fateci caso: sono gli stessi che da più di due anni si sono messi al servizio della Russia di Vladimir Putin, lui sì criminale di guerra. Non può essere un caso.

 

 

 

Il tuo lavoro non è solo il tentativo di analizzare e comprendere come stanno veramente i fatti, ma pure una testimonianza di quanto accaduto. Sei stato sui luoghi della strage, cosa ti è rimasto impresso di quando visto?

 

Tutto perché ho visto il Male. È stato difficilissimo anche solo respirare quando sono entrato nelle case delle vittime vedi nel Kibbutz di Kvar Aza. Giovani vittime straziate in una maniera che è difficile raccontare e il racconto dei superstiti e delle famiglie degli ostaggi sono cose che non posso e voglio dimenticare. Credo di non essere mai davvero tornato da quei luoghi e questo mi rende un uomo migliore rispetto a prima.

 

 

 

I fatti tragici del 7 ottobre hanno riacceso lo scontro tra Israele e Hamas, elevandolo ad un livello che non ha precedenti. Ma dietro a questa recrudescenza della violenza ci sono precisi mandanti e nuovi posizionamenti politici, ce li puoi chiarire?

 

Come detto l’Iran è dietro a tutto questo e teme che Israele e Arabia Saudita si riconoscano reciprocamente perché così Teheran finirebbe nell’angolo. Ma questo accadrà e i mullah un giorno dovranno scappare di notte perché il popolo iraniano prima vittima delle loro nefandezze, li andrà a cercare. Nel conflitto si è subito inserita la Russia del criminale Vladimir Putin e degli staterelli a lei vicini. Anche costoro pagheranno il prezzo ed è solo questione di tempo.

 

 

 

In Occidente, intanto, sono esplosi un po’ovunque tanti fenomeni di antisemitismo. In molte università degli Stati Uniti abbiamo assistito a sit-in a favore della Palestina libera ma pure pro-Hamas. C’è tanta confusione nell’opinione pubblica, come la spieghi?

 

Con la corruzione. Il Qatar, l’Iran, il Kuwait e in passato l’Arabia Saudita, hanno investito miliardi di dollari nelle università americane dove hanno fatto nominare docenti di estrema sinistra e antisemiti per diffondere l’odio contro gli ebrei e oggi incassano quanto speso. Provo pena e disprezzo per quei giovani dalla testa vuota fomentati dai “cattivi maestri” e dai docenti corrotti, che parlano di “Palestina libera dal fiume al mare” quando il vero nemico è Hamas che opprime il suo stesso popolo usato come scudo umano.

 

 

 

Rigurgiti di antisemitismo si sono avuti anche in Europa, dall’Inghilterra alla Francia. Come può essere che nel continente che ha vissuto la Shoah il virus dell’odio contro gli ebrei sia ancora presente?

 

Stesse dinamiche con l’aggravante dell’immigrazione incontrollata degli ultimi anni. All’antisemitismo storico si è aggiunto quello arabo d’importazione che ha portato solo e soltanto guai.

 

 

 

C’è chi dice che per risolvere questo conflitto sia sufficiente dare ai palestinesi una terra con confini precisi. Tu come la vedi?

 

I palestinesi non vogliono questa soluzione perché per loro è meglio lo status quo e la distruzione di Israele. E poi con chi dovrebbe discutere Israele? Con una banda di tagliagole? Con gli Stati arabi? E quali? Oppure con l’Egitto che non vuole i palestinesi al punto di costruire muri ai suoi confini? “Due popoli due stati” è uno slogan pari a “Domani se non piove c’è il sole” e il dramma è che molti uomini politici lo ripetono come un mantra.

 

 

 

 

 

Negli ultimi giorni, Israele con i cyber attacchi compiuti attraverso i cerca persone ed i walkie-talkie ha inferto un duro colpo ai militanti di Hezbollah, ma soprattutto ha mostrato, dopo la defaillance del 7 ottobre, di disporre di uno stupefacente apparato tecnologico. Può essere questa la carta decisiva per piegare la resistenza dei suoi avversari?

 

Le guerre si vincono con la fanteria e con i soldati sul terreno. La tecnologia è importante ma il fattore umano è fondamentale. Hezbollah che sta distruggendo il Libano paga il prezzo dei suoi misfatti vedi gli oltre 8.000 missili lanciati contro Israele dall’8 ottobre 2023.

 

 

 

Quanto potrà influire sul proseguimento dello scontro il risultato delle prossime elezioni presidenziali negli Stati Uniti di novembre?

 

Credo sarà molto importante ma non decisivo ma di sicuro Kamala Harris e il suo entourage non sono certo il miglior alleato di Israele a differenza di Donald Trump.

 

 

 

Sul piano della comunicazione Israele appare in grossa difficoltà, per quale ragione i media mainstream tendono ad abbracciare la narrazione filo Hamas?

 

Follow the money” anche qui. Pensate ad Al Jazeera megafono della propaganda di Hamas che i media occidentali utilizzano come fonte. C’è chi lo fa per denaro, per una vacanza, un Rolex per sè o per l’amante, per una borsa di Hermes e chi si mette a disposizione perché appartiene alla categoria degli “idiotili utili” alla causa. Questa guerra così come quella in Ucraina ha mostrato quanto sia grave la situazione nel mondo dei media.