Dal 21 al 28 giugno nel Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia sarà allestita una piccola esposizione di edizioni ottocentesche italiane delle fiabe del grande scrittore danese. Domenica 28 la consegna del prestigioso riconoscimento celebrata con testimonianze e musiche.
Il Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia e la Fondazione Tancredi di Barolo di Torino (Palazzo Barolo, via Corte d’Appello, 20/C) festeggeranno l’assegnazione del Premio Andersen 2020 con una settimana di apertura straordinaria. Dal 21 giugno vi sarà un allestimento di edizioni storiche e letture dedicate alle fiabe di Andersen, che si concluderà domenica 28 giugno con un momento di festa nel cortile di Palazzo Barolo.
Il premio – promosso dalla rivista mensile Andersen, è il più importante premio italiano assegnato ogni anno ai libri per ragazzi e ai loro autori, illustratori, editori e alle più interessanti realtà che promuovono la lettura e la cultura per l’infanzia – è stato attribuito al MUSLI e alla Fondazione Tancredi di Barolo “Per rappresentare un’eccellenza nazionale nel testimoniare storia e attualità della cultura per l’infanzia: grazie a collezioni importanti e uniche di materiali scolastici, di oggetti ludici e di volumi per bambini e ragazzi e attraverso iniziative e percorsi espositivi puntuali e moderni. Per l’impegno a custodire fondamentali patrimoni del passato valorizzandone sempre il portato per la ricerca presente e la riflessione futura”.
Il Premio è stato annunciato oggi, venerdì 19 giugno, durante la 39ma edizione del Premio Andersen, trasmessa sulla pagina Facebook e canale Youtube della rivista Andersen alle ore 12.00, con gli interventi dei vincitori italiani e stranieri: un’occasione per evidenziare le eccellenze del panorama editoriale per ragazzi dell’anno e le realtà che si impegnano per la promozione della lettura e della cultura dell’infanzia in Italia. La Giuria del Premio Andersen 2020 è composta dalla direzione della rivista ANDERSEN – Barbara Schiaffino, Walter Fochesato, Anselmo Roveda – ; lo staff redazionale di ANDERSEN coordinato da Martina Russo e Mara Pace (giornalista, responsabile web e social); Pino Boero (Università di Genova); Enrico Macchiavello (illustratore e fumettista); Anna Parola (Libreria dei Ragazzi di Torino); Caterina Ramonda (blog Le Letture di Biblioragazzi); Vera Salton (Libreria Il Treno di Bogotà di Vittorio Veneto); Carla Ida Salviati (studiosa di storia dell’editoria e letteratura per l’infanzia).
“L’assegnazione del premio – afferma Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo – costituisce un importante riconoscimento, specie dopo questo periodo di difficoltà e un’ulteriore spinta a procedere nelle nostre attività.
La rassegna bibliografica di edizioni italiane ottocentesche, a cui la Fondazione ha dedicato già una mostra nel 2005 in occasione del bicentenario della nascita dell’autore, sarà allestita nella sala del Museo dedicata alla Tipografia Editrice Eredi Botta, che nel 1873 stampò proprio a Palazzo Barolo una rarissima edizione di alcune sue fiabe. Ogni visita guidata si concluderà con la lettura di alcune fiabe di Andersen.
La “Giornata di festa al MUSLI” (cortile di Palazzo Barolo, Piazza Savoia 6 – Torino) si aprirà alle 15,15 di domenica 28 con la consegna del Premio Andersen, accompagnato da testimonianze che ne sottolineano il significato e il valore per la Fondazione.
Per la Giuria del Premio Andersen saranno presenti Carla Ida Salviati, studiosa di storia dell’editoria e letteratura per l’infanzia; Barbara Schiaffino, direttrice della rivista ANDERSEN; Anselmo Roveda, coordinatore redazionale della rivista ANDERSEN.
Intervengono: Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo; Luciano Marocco, vicepresidente dell’Opera Barolo; Barbara Bruschi, Renato Grimaldi e Mariarosa Masoero, Università di Torino; Gianfranco Crupi, Sapienza Università di Roma; Massimo Missiroli, pop-up designer.
Saranno presenti l’Assessore alla Cultura della Città di Torino, Francesca Paola Leon, e la Dirigente dell’Area Cultura-Servizi Biblioteche, Monica Sciajno.
In omaggio al grande scrittore danese, Pompeo Vagliani e Luciana Pasino ricorderanno la storia editoriale delle fiabe di Andersen in Italia. L’incontro si concluderà all’insegna della “musica bambina”, con l’intervento del trio del gruppo Lastanzadigreta con strumenti musicali e suoni insoliti.
Questi ultimi interventi saranno replicati alle 16.30 e alle 17.30.

Il Mondo era il giornale che il grande pubblico non leggeva, ma che non mancava sulle scrivanie di sostenitori e avversari e, in particolare, negli uffici dei palazzi che formavano l’establishment di allora. “Perché uomini come Moravia e Montanelli – si interrogava Domenico Bartoli su Epoca, nel 1968 – dovevano tenere il parere di Pannunzio in maggior conto di quello dei critici più conosciuti? E perché grandi personaggi come Croce, Salvemini e Einaudi, tanto più vecchi e famosi di lui, assai diversi l’uno dall’altro, gli avevano concesso interamente la loro stima e fiducia?”.
Articolo 1: Torino geograficamente magica
L’elenco è ancora lungo. Luci improvvise nella notte, voci che si perdono tra le vie più strette, oggetti che si spostano, anime che non si arrendono a doversi distaccare da questo mondo. E in questa moltitudine di spiriti vi sono anche delle vittime di tragiche storie d’amore, come quella della figlia di “Monsù Druent”, vissuta a Palazzo Barolo. Elena Matilde Provana di Druento, figlia del conte Giacinto Antonio Ottavio Provana di Druento, si sposò con suo cugino, il marchese Gerolamo Gabriele Falletti di Castagnole, il giorno 3 febbraio 1695. Il matrimonio combinato si trasformò, come in una bella favola, in un matrimonio d’amore, tuttavia i due protagonisti non riuscirono ad avere il loro lieto fine. Il giorno delle nozze avvenne un doppio infausto presagio: crollò un pezzo dello scalone del palazzo e la sposa perse la collana che le era stata regalata dalla duchessa Anna Maria di Orléans. Nonostante gli avvertimenti del destino, la cerimonia non venne interrotta. Dall’unione dei due nacquero tre figli. Successe poi che “Monsù Druent” non volle pagare la dote della figlia e se la riprese in casa. Elena impazzì dal dolore e il 24 febbraio del 1701 si suicidò lanciandosi dalla finestra del primo piano. Quell’anno c’era molta neve e il colpo si attutì, la donna non morì sul colpo, ebbe il tempo di essere riportata nel palazzo e di spirare distesa su una panca di pietra che si trovava nell’androne.
Almeno 10.000 caduti tra gli imperiali, circa 2000 francesi tra morti e feriti, un territorio percorso e devastato da 30.000 soldati che causarono lutti e sofferenze nella popolazione locale. In quel giorno di primavera Ceresole d’Alba diventò un immenso campo di battaglia. Nel paese di poco più di 2000 abitanti, a una decina di chilometri da Carmagnola, il Museo della Battaglia, aperto lo scorso autunno, racconta il sanguinoso scontro tra le truppe francesi di Francesco I e l’esercito imperiale di Carlo V che lasciò sul terreno migliaia di morti, feriti e mutilati.
firmata a Crépy sarà solo una tregua di breve durata. Dopo Ceresole d’Alba i francesi dilagarono in Piemonte. Anche Alba, Chieri, Casale, Ivrea e gran parte del Monferrato caddero nelle mani dell’armata transalpina. A metà del Cinquecento un’ampia fetta del Piemonte era stata annessa al regno di Francia ma dopo pochi anni la situazione internazionale mutò drasticamente. Nel 1557 la disastrosa sconfitta dei francesi a San Quintino (Saint-Quentin), nel nord della Francia, annientati dalle truppe imperiali condotte da Emanuele Filiberto, duca di Savoia (battaglia celebrata dal Caval’d brons in piazza San Carlo a Torino) condusse poco alla volta alla pace di Cateau-Cambrésis nel 1559 che pose fine alle guerre d’Italia. Enrico II di Francia abbandonò i territori occupati in Savoia e in Piemonte anche se estese il suo dominio al Marchesato di Saluzzo e mantenne presidi militari nelle cittadelle di Torino, Chieri, Pinerolo e Chivasso. La prematura morte del conte d’Enghien, all’età di ventisette anni, fu causata da un banale incidente durante un gioco in un castello. Quando il Museo di Ceresole verrà riaperto, una volta superata l’emergenza sanitaria, il visitatore potrà seguire le tattiche e i movimenti degli eserciti sul territorio attraverso dei video raccontati da storici ed esperti militari ammirando reperti e cimeli storici.
Bella «come una Diana cacciatrice con gli artigli di velluto», come la definì sagacemente non molti anni or sono Jacques Séguéla, leggendario pubblicitario e collaboratore di quella vecchia volpe di Nicolas Sarkozy, «noiosa», come la ricorda l’arcinota (e ben più trasgressiva) compagna di sfilate Kate Moss.
barba a tutte noi. A ogni modo, alla fine della fiera, non sono certo stati i suoi anni all’Eliseo a passare alla storia. Che dire di quella femminilità graffiante che esibiva senza remore sulle passerelle più importanti del mondo negli spensierati anni 90? Per rinfrescarvi la memoria, eccovi una carrellata dei suoi momenti migliori nello sfavillante e deliziosamente ipocrita mondo della moda. Un plaisir pour les yeux!
Nelle foto: