CULTURA- Pagina 146

Il Teatro Regio lancia L’Opera Ti Somiglia

Opera Looks Like You Oltre 1 milione di visualizzazioni su Facebook

 

Dal Teatro Regio riceviamo e pubblichiamo / Lanciamo sui social del Teatro il nuovo hasthag #LOperaTiSomiglia, un nuovo modo di dialogare con il nostro pubblico e, più in generale, con gli appassionati di opera e di musica che amano i grandi classici e hanno il desiderio di mettersi in gioco.

 

Continuiamo a credere che, nonostante la chiusura dei Teatri, la musica e l’opera siano vivi più che mai e riconfermino il loro potere benefico. Ne abbiamo avuto prova in questo mese di lockdown: il dialogo con il nostro pubblico è proseguito sui canali social e abbiamo ricevuto una grande dimostrazione di vicinanza e affetto. La sala, le poltrone, i nostri spettacoli mancano, e la chiusura del Teatro ha lasciato un vuoto enorme. Ma con #operaonthesofa la nostra platea si è spostata online ed è cresciuta raggiungendo persone che, anche in tempi normali, non avevano la possibilità di venire a Teatro.

 

Più di 66.000 persone, di cui il 60% dai 18 ai 65 anni e il 40% oltre i 65 anni, hanno visto le nostreopere su YouTube con Nabucco, titolo più cliccato, seguito a ruota da Carmen.

Abbiamo ricevuto messaggi entusiastici e di gratitudine dai nostri spettatori online e la platea del Regio sul sofà conta il 35% di pubblico straniero: Europa, UK, Stati Uniti e Giappone. Se su YouTube il pubblico del Regio è a maggioranza maschile, il 58% contro il 42% delle donne, su Facebook e Instagram la proporzione si ribalta

 

La platea dei nostri follower ha raggiunto i 63.000 utenti sui social (Facebook, Instagram, Twitter e YouTube). Su Facebook, si contano oltre un milione e centomila visualizzazioni dei post. L’#ProudToBeRegio ha coinvolto inizialmente i lavoratori del Teatro, che hanno raccontato a parole, per immagini e in musica l’orgoglio del proprio lavoro; si è poi allargato spontaneamente agli artisti che, tramite l’#, hanno dimostrato amore e attaccamento a quello che in molti hanno chiamato affettuosamente “la famiglia Teatro Regio Torino”. Questo grande affetto e senso di vicinanza è culminato con i tanti auguri che abbiamo ricevuto in occasione del compleanno, il 10 aprile.

 

Infine, siamo lieti di comunicare che in moltissimi stanno donando il biglietto al Regio, tramite la modalità messa a disposizione sul sito del Teatro; a oggi la proporzione dei donatori, rispetto a chi richiede il voucher, è di uno su tre. La campagna a livello nazionale denominata #iononchiedoilrimborso è nata, prima ancora che da una nostra richiesta, dal gesto spontaneo del nostro pubblico.

#LOperaTiSomiglia si ispira alla campagna di comunicazione del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo “L’arte ti somiglia” nell’ambito di #ArtYouReady, in rete con i musei italiani, che rende accessibile e fruibile il patrimonio artistico italiano.

 

Partecipare a #LOperaTiSomiglia è molto facile e divertente.

Perché si tratta molto semplicemente di un gioco.

1) Scegli la tua opera preferita o il tuo personaggio d’opera preferito

2) Cerca cose che hai in casa per vestirti e dare vita al titolo o al personaggio che hai scelto

3) Ricrea l’opera, il personaggio e scatta una foto

4) Condividila con #LOperaTiSomiglia e #teatroregiotorino e tagga il Regio su Facebook, Instagram e Twitter

Noi ricondivideremo la tua Opera!

Nella nostra gallery, oggi, domani e sabato, vi daremo qualche spunto.

Il gioco ora è nelle vostre mani.

Quelli del Big Mac

Caleidoscopio Rock USA  Anni ’60 / Quello è un “crowd rouser”… Nel linguaggio colloquiale delle bands questa era una delle espressioni utilizzate quando si parlava di un brano che attirava i giovani a ballare in pista nei teen clubs, o ai parties di liceo, o alle feste di fine anno scolastico, o ai ritrovi di fraternities universitarie

Il pezzo poteva avere un successo clamoroso dal vivo nei gigs in giro per gli Stati Uniti e nei più diversi contesti, ma non era poi così certo che avesse eguale riscontro nelle classifiche o nelle programmazioni radiofoniche nell’area cittadina della band o nello Stato di appartenenza.

Ed è proprio questo iato a rivelarsi a volte pericoloso per la tenuta psicologica dei gruppi musicali di piccolo-medio cabotaggio, se non addirittura costituire la causa di fratture interne insanabili, con screzi spesso aspri e premonitori di scioglimenti rapidi e definitivi. Questo fu il caso della band The Rumors dell’area di Los Angeles, formatasi tra 1963 e 1964 attorno al leader Ben[son] Turner (V, org, arm), cui si aggiunsero Larry Scher (V, b), Ed Burkey (chit), Norman Prinsky (V, batt). L’ottima propensione del gruppo per le esibizioni dal vivo rendeva la compagine elastica e ben adattabile ai gusti variegati che si potevano rinvenire in un pubblico di teenager o di studenti universitari o perfino di rampolli della “upper class” a bordo piscina; risultava vincente la compresenza di influenze musicali miste, ma in primis l’ispirazione dai The Kingsmen e dalla British Invasion (specialmente The Hollies e The Zombies). La gestione manageriale era in proprio (a cura di Ben Turner) e non mancarono soddisfazioni in alcune competizioni, specialmente in una “Battle of the Bands” all’Hollywood Palladium di Los Angeles nel 1965. Qui The Rumors furono adocchiati e l’esito positivo della gara li condusse in sala di registrazione, dove nell’estate 1965 fu inciso il primo (e purtroppo unico) 45 giri: “Hold Me Now” [Turner, arr. Burkey] (5002; side B: “Without Her” [Richards]), inciso negli studi di Bill Bell con etichetta Gemcor. Sebbene le programmazioni radiofoniche di Los Angeles prediligessero il brano della facciata B, la band puntava molto sull’impatto “live” di “Hold Me Now”, la cui vena accattivante trovò una ulteriore spinta: il pezzo fu utilizzato tra 1965 e 1966 in una breve striscia pubblicitaria del Big Mac (il noto hamburger), molto trasmessa in tutta la zona costiera californiana. Con questo volano favorevole, l’area delle esibizioni si ampliò fino a Bakersfield e Fresno (anche con apparizioni in TV), Visalia, Santa Maria e San Luis Obispo, con la band che puntava moltissimo su “Hold Me Now” specialmente sul versante radiofonico e discografico. Tuttavia (forse anche a causa di infelici soluzioni manageriali e scelte un po’ azzardate in campo promozionale) il brano non seppe sfondare e non rispose adeguatamente alle attese della band, non riuscendo ad intercettare il gusto della grande massa del pubblico giovane. Solo parecchi anni dopo verrà giustamente rivalutato e inserito in svariate raccolte a tema a cura di Cicadelic Records. Le aspettative deluse furono senz’altro la causa di una crisi di entusiasmo da parte di tutti i membri del gruppo, che gradualmente e autonomamente andarono sviluppando interessi divergenti e paralleli che non si sarebbero più riallacciati e ricomposti. Con il diradarsi delle esibizioni “live” l’attività dei The Rumors si ridusse notevolmente, fino allo scioglimento avvenuto forse entro la fine del 1967, con il movimento psichedelico già galoppante e in piena ascesa.

Gian Marchisio

Le lezioni online della scuola Holden, a disposizione di tutti

Fare scuola, in rete  Tutto lo staff della Scuola Holden, in questi giorni, lavora da casa: anche se i cancelli della Caserma Cavalli resteranno chiusi fino a nuovo ordine, non si smette di essere attivi e di proporre iniziative utili per tutti coloro che sono alle prese con la didattica a distanza

Per dare una mano agli insegnanti e condividere strumenti e metodi didattici, la Holden ha trasformato alcuni dei format ideati in questi anni per le scuole – dalle elementari alle superiori – in video lezioni accessibili a tutti, visibili sul sito della Scuola e saranno sottoposte al vaglio del Miur per essere inserite tra le risorse online per la didattica a distanza.

Fronte del Borgo, l’area della Holden che si occupa di insegnare a bambini e ragazzi ad amare e coltivare le loro storie, si è trasferita momentaneamente online, inventandosi nuovi modi di giocare, studiare e lasciar libera di correre la fantasia.

Domitilla Pirro e Francesco Gallo propongono Al timone di una storia, una serie di video lezioni pensate per i bambini delle scuole elementari, per imparare le regole base della narrazione e capire come funzionano le storie. Quali sono le procedure da seguire perché i nostri racconti stiano a galla? Come si crea un personaggio che abbia il fascino di un capitano? E come si pilotano gli eventi in modo da non far naufragare tutto dopo le prime parole? Queste e molte altre domande troveranno risposta grazie ai suggerimenti di Domitilla e Francesco. Chi vorrà, seguendo i consigli dati a lezione, potrà anche partecipare al progetto Global Writing Lockdown promosso da Ordskælv, il centro danese delle International 826-Inspired Organizations, di cui Fronte del Borgo fa parte. Le storie spedite dai partecipanti di tutto il mondo saranno alla fine pubblicate in un ebook.

Santi, pirati e altre moderne antiche genti è la video lezione per le classi delle scuole medie di Valentina Manganaro che intreccia storia, arte e narrativa. Specialista di storia dell’arte, Valentina guiderà i ragazzi in un viaggio alla scoperta delle vicende più strane e incredibili accadute a personaggi noti (e meno noti), raccontandole attraverso quadri, affreschi e dipinti, ovvero quello che un tempo erano le serie TV e i fumetti medievali.

Storie in cambusa è invece il format per bambini e ragazzi a partire dai 7 anni proposto da Michele Cappetta, bibliotecario della Holden, che leggerà in otto puntate Inkiostrik, il mostro dell’inchiostro di Ursel Scheffler. Alla fine di ogni video, Michele assegnerà un piccolo esercizio di scrittura e i testi migliori verranno pubblicati sulla pagina Medium di Fronte del Borgo. Le storie diventeranno così un’ancora di salvezza per non annoiarsi e saranno anche lo sprone a tuffarsi a bomba in qualche bel libro dimenticato sullo scaffale da troppo tempo.

Dal 20 aprile comincia anche Giovani Penne Redazione, il laboratorio online per ragazzi dai 12 ai 18 anni che hanno già frequentato l’anno scorso il primo anno di scrittura e i cui racconti sono stati pubblicati dalla Holden nell’antologia Giovani Penne. In queste cinque lezioni via Hangout impareranno a raccontare il loro mondo e pubblicheranno i loro testi su Medium.

E per gli adulti? Per insegnanti e genitori, è previsto un ciclo di video lezioni gratuite dal nome SOS Scuola, una via di mezzo tra una cassetta di pronto soccorso e un laboratorio pratico a cura di Domitilla Pirro e Francesco Gallo, in cui vengono dati letture, esercizi, spunti e suggestioni per gestire al meglio la didattica a distanza con bambini e ragazzi, esplorando al contempo modelli narrativi, generi letterari e concetti chiave della narrazione.

Oltre a queste video lezioni, si sono trasferite online anche le attività del Doposcuola con i bambini di Borgo Dora: un’attività che veniva svolta quotidianamente a Fronte del Borgo per i bambini delle elementari, e che ora si è spostata sulla rete. Gli iscritti ricevono ogni settimana, nella chat creata con le mamme del quartiere, alcuni esercizi da fare a casa e poi correggere insieme. L’idea è di riuscire al più presto a trasformare il Doposcuola in una classe virtuale e in uno sportello d’aiuto per le molte scuole che ne stanno facendo richiesta, nell’attesa di mollare gli ormeggi del Galeone di Fronte del Borgo e tornare finalmente a solcare dal vivo le onde della narrazione.

Per gli studenti delle scuole superiori, invece, continuano gli incontri del progetto Holden Classics: l’obiettivo è riuscire ad addomesticare alcuni mostri sacri della letteratura con l’aiuto di scrittori e insegnanti della Holden. Ognuno di loro sceglie un grande classico che ama e racconta agli studenti tutto quel che sa di quel libro, cosa ha trovato di magico e potente in quelle pagine e perché valga la pena leggerlo. Se tutto va bene, alla fine della lezione l’incantesimo avrà funzionato: quante volte qualcuno ci ha parlato di qualcosa che amava con così tanto trasporto da farci innamorare a nostra volta? Queste video lezioni si possono vedere anche sul sito del Salone del Libro, grazie alla collaborazione con il festival: tra gli altri, troverete Raffaele Riba che racconta Il giorno della civetta di Sciascia, Emiliano Poddi Il sistema periodico di Primo Levi, Eleonora Sottili Frankenstein, Federica Manzon con Il barone rampante di Calvino, Alessio Romano Una questione privata di Fenoglio, Alessandro Mari Le confessioni di un italiano di Ippolito Nievo e l’Orlando furioso, Annalisa Ambrosio La Repubblica di Platone, Martino Gozzi Il giovane Holden, Michela Monferrini L’isola di Arturo, Paolo Di Paolo Il fu Mattia Pascal, mentre Domitilla Pirro e Francesco Gallo faranno una lezione dal titolo Cento di questi Gianni per festeggiare il centenario della nascita di Rodari, uno dei più geniali autori dei nostri tempi.

Tutte le video lezioni di Fronte del Borgo saranno caricate sulla pagina Dall’oblò del Galeone del sito Holden, mentre i video di Holden Classics si trovano sulla pagina https://scuolaholden.it/classics.

Luis Sepùlveda, Renzo Sicco e il ricordo di Pablo Neruda

“Garofani rossi per Pablo – Il funerale di Neruda”, è un testo teatrale scritto da Renzo Sicco, regista e direttore artistico di “Assemblea Teatro”,  e da Luis Sepúlveda, edito da “Claudiana” nella collana Calamite. Il testo della pièce teatrale,arricchito da testimonianze e riflessioni, venne proposto nel quarantesimo anniversario dalla morte di Neruda.

Un lavoro importante che ripercorre la tensione dei giorni immediatamente successivi al golpe dell’11 settembre 1973 attraverso il dolore e la malattia, le parole e il senso di vuoto provocato dalla morte del premio Nobel, autore di opere indimenticabili come “Canto generale” e “Confesso che ho vissuto”.

Il testo teatrale e il libro su Neruda, una delle più importanti figure della letteratura latino-americana nel ‘900, é anche la storia del forte legame tra Neruda e il suo popolo che pochi giorni dopo il golpe militare si raccolse in folla in occasione del suo funerale e, nonostante coprifuoco,violenza e terrore, trasformò quell’atto d’amore e stima per il cantore della cultura latinoamericana nell’unica manifestazione di massa di quei giorni contro il regime golpista di Pinochet. Scrisse un tempo Neruda che “la poesia è sempre un atto di pace. Il poeta nasce dalla pace come il pane nasce dalla farina. Gli incendiari, i guerrieri, i lupi, cercano il poeta per bruciarlo, per ucciderlo, per sbranarlo”. Dodici giorni dopo il rovesciamento del legittimo governo di Salvador Allende e la repressione dei militari fascisti, quei lupi trovarono anche lui. Il 23 settembre del 1973 Pablo Neruda morì a sessantanove anni in una clinica di Santiago. L’omaggio al grande poeta, a doppia firma Sepùlveda-Sicco, diventò un testo teatrale nel 2008 e si trasformò in libro cinque anni dopo. Ma l’amicizia tra il regista teatrale torinese e lo scrittore cileno era già ben salda dopo esser nata, come confesso Renzo Sicco in una intervista, da una zuppa di pesce cucinata in una bettola di Puerto Nadales. La “prima” del tour di rappresentazioni in Cile di “Garofani rossi per Pablo” ( lo spettacolo andò in scena anche in Italia,Spagna, Messico e Guatemala)  si tenne al Museo di Villa Grimaldi, tra i più famigerati centri di detenzione e di tortura utilizzati dalla DINA, la polizia segreta cilena sotto la dittatura di Augusto Pinochet. Assemblea Teatro lo rappresentò anche a Isla Negra, il buen retiro sulla costa di El Quisco ad una quarantina di chilometri a sud di Valparaiso dove Pablo visse i sui ultimi giorni. Dopo aver visto lo spettacolo l’autista di Neruda, Manuel Araya raccontò a Renzo Sicco i suoi sospetti sul possibile omicidio del poeta. Dalle sue parole nacque l’inchiesta che portò a esumarne la salma e a stabilire,alcuni anni fa, che il poeta cileno non morì di cancro, come recita il certificato di morte. Gli esperti identificarono “una tossina nelle ossa che potrebbe aver causato la morte” di Neruda. Un particolare importante che confermò le ombre  sulle responsabilità della polizia segreta del regime di cui l’intellettuale era un fermo oppositore. Assemblea Teatro e Sepùlveda collaborarono molto anche nella rappresentazione scenica de “Le rose di Atacama” e di altri lavori, in un rapporto che dal teatro civile diventò amicizia fraterna, rinsaldando quel legame tra lo scrittore cileno e Torino che più volte Luis Sepùlveda volle rimarcare.

Marco Travaglini

Il mondo sarà salvato dalle lettere

Litteris servabitur orbis”. Questa frase latina ha una grande importanza. Tradotta in italiano significa “il mondo sarà salvato dalle lettere

Durante le leggi razziali l’acronimo di questa frase, ovvero L.S.O., veniva usato dall’editore fiorentino ebreo Leone Samuele Olschki per poter stampare i suoi libri. Un modo intelligente per esprimere una grande verità e rimarcare il proprio diritto d’autore, evitando d’incorrere nella repressione. Nell’autunno di ormai più di ottant’anni fa le leggi razziali fasciste, ancor prima della loro codificazione in decreto, allontanavano gli studenti di fede ebraica dalle scuole pubbliche italiane. “Là dove si bruciano i libri si finisce per bruciare anche gli uomini”, scriveva nella prima metà dell’800 il poeta tedesco Heinrich Heine. Un monito tragicamente anticipatore di quei “roghi di libri” organizzati nel 1933 nella Germania nazista durante i quali vennero bruciati tutti i libri non corrispondenti all’ideologia del regime dalla croce uncinata. Quei roghi, pensati per  distruggere “lo spirito non tedesco“, vennero organizzati dalla Deutsche Studentenschaft , l’associazione degli studenti tedeschi. Una follia negazionista che venne salutata da Goebbels, il ministro della propaganda del Terzo Reich come un ottimo modo “per eliminare con le fiamme lo spirito maligno del passato“. Quale fu la logica conseguenza nemmeno il monito di Heine poteva lontanamente immaginarlo e tutto il mondo scoprì l’orrore delle persecuzioni, delle deportazioni nei lager e dell’olocausto. Eppure sono in molti ad aver dimenticato la storia o a volerla minimizzare. “Chi nega la ragion delle cose, pubblica la sua ignoranza”, scriveva Leonardo da Vinci mezzo millennio fa. In un tempo dove si legge sempre meno, dove la cultura viene presentata come un peso e l’ignoranza si accompagna quasi sempre all’arroganza, c’è poco da stare allegri. Un antidoto ci sarebbe ed è racchiuso in quella frase piena di speranza: “il mondo sarà salvato dalle lettere”. A patto che non rimanga solo una frase.

Marco Travaglini

Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

Omaggio a Luis Sepúlveda Imbevuto della narrazione rigogliosa de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, mi giunge la terribile notizia della morte di Luis Sepúlveda. Proprio così! Ero immerso nella lussureggiante pericolosità della foresta pluviale narrata nel suo romanzo del 1989, quando vengo riportato alla dura realtà.

Il grande scrittore cileno, il coraggioso oppositore della violenza di regime e di ogni forma di dittatura, si è arreso al subdolo coronavirus, male che, nello sconcerto della popolazione mondiale, sta rinnovando un forte senso della umana caducità.

Sepúlveda è morto a Oviedo, nelle Asturie, ultima casa di una vita pellegrina, nata in Cile, con parentesi più o meno lunghe in vari paesi dell’America Latina e in URSS, prima di diventare cittadino francese e, infine, stabilirsi nella Spagna dei suoi avi.

Egli aveva idee politiche chiare e per esse lottò, anche nel vero senso della parola, per tutta la vita; per esse subì le torture del regime di Pinochet e, ovunque andò, ebbe l’amore dei lettori senza risparmiarsi le antipatie dei caporali di regime. Giovane comunista, di famiglia anarchica, sostenitore del socialismo di Allende, dovette lasciare la terra natia, oppressa da una violenta dittatura, ma è da ricordare che venne anche cacciato dalla Russia sovietica per comportamenti contrari alla “morale proletaria”, evidentemente perché in sintonia con gruppi dissidenti.

Il suo essere antisistema, soprattutto quando il sistema costringe l’uomo a violare un principio che tanto amava: “vivi e lascia vivere”, lo ha patito sulla sua pelle e lo ha trasmesso nelle mirabili narrazioni, sempre feconde di un mai domo senso di speranza. Leggere “Patagonia express” ha significato per molti l’innamoramento puro e vergine per il Sud America, dove il vivere quotidiano è un policromo murales di personaggi d’avventura e di cultura, di disperazione e riscatto. Il riscatto che Sepúlveda sognava per la sua gente, per le vittime di una politica e di una economica ciniche, imposte dal più forte, a danno dell’ambiente naturale e delle sue ricchezze, queste sì reali e da preservare.

Marxista, agnostico, comprese solo nel tempo, per sua stessa ammissione, il valore etico della letteratura, trasmissibile anche in un noir come “Un nome da torero”.

E di valori è feconda ogni sua opera, anche poetica, come “Poesie senza patria”, in cui è contenuta la celebre “La più bella storia d’amore”, dedicata alla moglie Carmen Yáñez, scrittrice, compagna di una vita e di patimenti politici. Ecco gli ultimi, bellissimi versi:

Che la via più breve
fra due punti
è il giro che li unisce
in un abbraccio sorpreso.

 

L’abbraccio, che sia d’amore, fraterno, per la terra incontaminata in cui l’uomo combatte e che egli stesso deve proteggere, è il gesto necessario che accompagna verso l’orizzonte utopistico dell’autore. Sepúlveda non è da solo, ma in compagnia di José Antonio Bolívar Proaño, protagonista de “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore”, quando scrive nel 2018: “ci sediamo davanti a un fiume d’acqua verde, sulla cui superficie si riflettono i profili verdi della foresta, e perfino il cielo si tinge di quello stesso verde onnipresente”.

Eccolo di nuovo, l’abbraccio fraterno, quello che il grande scrittore cileno avrebbe voluto per il mondo, per la sua amata America Latina, così sofferente eppure meravigliosamente viva.

Massimiliano Giannocco

#IoRestoaCasa con il Circolo dei lettori

Nonostante la chiusura delle sedi di Torino, Novara e Rivoli, in ottemperanza alle misure per il contenimento dell’emergenza “coronavirus” Covid-19, la Fondazione Circolo dei lettori continua a rimanere accanto alla propria comunità regalando occasioni di approfondimento intorno ai libri e alle storie. Tante sono infatti le iniziative digitali pensate sia per offrire contenuti che per continuare a parlarsi e conoscersi online.

 

Gli Indispensabili – Beni primari culturali
Un format di video in cui scrittori e scrittrici consigliano la propria lista di “beni primari culturali”, tra classici, romanzi imperdibili, dischi, film e serie tv da recuperare per fare scorta di cultura in questi giorni di isolamento. Il primo video è andato online sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori e sul profilo Instagram il 25 febbraio, ai tempi delle prime code ai supermercati. “Gli Indispensabili” sono diventati infatti anche un volantino che mima quelli delle offerte.
Da Carlo Levi e Rocco Scotellaro, autori da riscoprire secondo il direttore della Fondazione Elena Loewenthal, passando per La Peste di Curzio Malaparte, suggerimento di Nicola Lagioia, fino a Tucidide e Giorgio Caproni consigliati rispettivamente da Andrea Marcolongo e Antonio Manzini, “Gli Indispensabili” sono un bagaglio di quarantena prezioso e ricchissimo. È possibile anche contribuire mandando la propria lista via mail a comunicazione@circololettori.it.

Passatempi letterari
Un cruciverba, un labirinto, un rompicapo al giorno – sulla pagina Facebook e sul profilo Instagram del Circolo – per passare il tempo tra una lettura e l’altra e impegnare così la propria mente in una piccola sfida letteraria che ha a che fare con romanzi, scrittrici e scrittori, curiosità, pagine e parole. Le soluzioni vengono pubblicate sul blog.

 

Dizionario dei tempi incerti
Contagio, assalto, limite, casa, supermercato, attesa, opportunità, code, epidemia, fermarsi, fiducia, speranza, paura, ansia, regola, distanza, allarme, misura, contatto, rischio, sicurezza, speranza, fuga, assalto, emergenza, pazienza, deserto, panico, studio, tempo.
Sta per partire sui social del Circolo dei lettori il Dizionario dei tempi incerti, una collezione di parole scelte da filosofi, filologi, storici, antropologi e scrittori, tra quelle che riempiono pagine di giornali, miriadi di chat e trasmissioni televisive, bisbigliate o urlate in questi tempi incerti.
La Fondazione Circolo dei lettori ne ha chiesto la definizione ai protagonisti e alle protagoniste delle rassegne autunnali, Torino Spiritualità e Festival del Classico, perché le parole segnano il rapporto che abbiamo con il mondo e con il presente, perché le parole sono ricordi, affetti e storie: il Dizionario è un invito a riscoprirle insieme.

Chicche letterarie
Ci sono libri dimenticati da riscoprire o classici che magari non si è avuto tempo di leggere: sono le “Chicche letterarie”, una al giorno sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori di Novara e sul profilo Instagram della sede novarese della Fondazione. Da Il potere dei sogni di Luis Sepúlveda a Il grande Gatsby di Francis Scott Fitzgerald, passando per Verso la bellezza di David Foenkinos, Ballata delle donne imperfette di Edgarda Ferri e molti altri.

Restiamo in casa, accendiamo lo stereo!
Consigli musicali sulla pagina Facebook del Circolo della musica: una colonna sonora per ogni momento della giornata, per arricchire le proprie playlist o per crearne di nuove.

La bellezza ai tempi del coronavirus, con il progetto Bella Presenza*
Un fiore sbocciato sul balcone, una fotografia che si credeva di aver perso, il sapore inaspettato in una pietanza preparata in casa, scoprire la vicinanza o la nostalgia di qualcuno, provare preoccupazione e allo stesso tempo sentire il bisogno di aiutare gli altri.
L’invito è a raccontare le cose belle che si vedono in questi giorni di isolamento con un video, senza limite di lunghezza, stile e formato, da inviare a bellapresenza@circololettori.it (obbligatorio allegare anche il documento compilato sulla privacy scaricabile). È possibile infatti trasformare la paura in opportunità.
* La Fondazione Circolo dei lettori è partner del progetto Bella Presenza, selezionato da Con i Bambini nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile e coordinato a livello nazionale dalla Cooperativa Dedalus di Napoli. All’ente di via Bogino è affidata Essere presenti a se stessi, terza delle dodici azioni prevista dell’iniziativa, con la curatela artistica di Roberto Tarasco e Gabriele Vacis, che trasformerà tutti i video raccolti dalla Fondazione in un progetto audiovisivo speciale.

Le ricette letterarie di Barney’s!
Sulla pagina Facebook di Barney’s – il bar del Circolo dei lettori, ogni giorno una ricetta diversa tratta da un’opera letteraria per cimentarsi ai fornelli.

Quando la pittura diventa “viaggio dell’anima”

I dipinti del torinese Carlo Patetta Rotta

La pittura e l’anima rappresentano due universi strettamente connessi, come dimostra l’arte del pittore torinese Carlo Patetta Rotta.

Se la pittura costituisce un’esperienza espressiva che individua un passaggio da un interno  ( quello dell’anima) ad un esterno, questo avviene, metaforicamente, attraverso un viaggio che si materializza in un ritorno all’azione. Nell’arte di Carlo Patetta Rotta la pittura, infatti, si fa creazione ma, al tempo stesso, sperimentazione ed interpretazione della realtà e delle figure umane, che egli osserva intorno a sé.

Ne è una dimostrazione un’opera come quella intitolata “Donna all’ombra dei Sassi”, dipinta nel luglio 2019, in cui un volto femminile di profilo viene fissato, nella sua bellezza espressiva,  in un tempo ed in uno spazio preciso ( quello dei Sassi di Matera, città della Basilicata proclamata lo scorso anno Capitale della Cultura).

“Mi sono accostato alla pittura in maniera più sistematica – spiega Carlo Patetta Rotta, imprenditore torinese –  nel marzo dello scorso anno, quando compresi l’importanza di dare una svolta alla mia vita, dopo anni trascorsi all’estero, a Londra, ed il successivo ritorno a Torino, mia città nativa. Ero già appassionato di arte e pittura, in particolar modo, sin da quando ero bambino quando, a casa di mio cugino, vedevo suo nonno pittore dipingere. Così, nel 2019, ho  deciso di seguire i corsi all’Accademia torinese Pictor, tenuti dal pittore Aldo Antonietti, corsi a cui ho, in seguito, affiancato quelli tenuti dall’artista Giulia Cotterli”.

“Negli ultimi mesi – aggiunge Carlo Patetta – l’isolamento, cui ci ha costretti questa emergenza da Covid 19, ha costituito per me uno stimolo per sviluppare ulteriormente la mia creatività, nata da una più profonda osservazione della  realtà che mi circonda.

Il soggetto da cui è partita inizialmente la mia ricerca pittorica è stato sicuramente il paesaggio. In genere mi piace fissarlo, attraverso la tela, in un istante preciso in cui la sua visione mi ha incuriosito e suscitato sensazioni particolari. In genere l’approccio della mia arte, per lo più pittura ad olio, non avviene attraverso una pratica en plein air, ma in studio, cogliendo il soggetto da dipingere a partire da fotografie che io stesso ho scattato”.

“I paesaggi possono essere – spiega Carlo Patetta Rotta –  scorci a me familiari,  come quello dipinto nel quadro intitolato “Vista della Gran Madre”, realizzato nell’autunno del 2019, in cui ho dipinto sullo sfondo la chiesa torinese della Gran Madre vista dall’altro lato del ponte, a partire da piazza Vittorio. I soggetti paesaggistici possono poi anche essere “luoghi dell’anima”,  ovvero paesaggi cui mi sento affettivamente legato, come la spiaggia di Noli, che domina uno dei miei quadri più recenti, risalente allo scorso marzo, o  “Villa Garabotta”, in cui emerge un  casale presente in frazione San Lorenzo, a Fossano, nel Cuneese. Uno dei miei quadri più recenti è  quello che raffigura la baita di mio cugino presso il Colle Bercia, sopra Claviere, cittadini montana al confine con la Francia.

Altri paesaggi nei miei dipinti sono poi il frutto della mia rivisitazione di soggetti di opere di artisti famosi,  come quello che ho dedicato alle ninfee di Claude Monet, intitolato “Giverny”, realizzato nel luglio 2019. Amo molto anche dipingere ritratti, non solo utilizzando il colore, ma anche schizzando semplici linee a matita su carta, capaci di creare effetti di grande suggestione. Tra tutti sono affezionato al ritratto raffigurante Robert De Niro “.

“L’emergenza Covid – conclude Carlo Patetta – mi ha poi portato a sviluppare numerose riflessioni personali e a tradurle  ttraverso la pittura, in particolare in un mio quadro in cui ho dipinto il crocifisso di San Marcello, che è  stato trasportato in Vaticano, in occasione della recente preghiera del Pontefice contro la pandemia. Crocefisso legato a due momenti miracolosi, il primo che vide il crocifisso scampare all’incendio che devasto’ l’intera chiesa nel 1519, ed il secondo momento nel 1522, quando una processione penitenziale sancì la fine della pestilenza. Questo dipinto ha per me voluto costituire anche un messaggio di speranza, in occasione della Pasqua, che reca con sé il valore metaforico di rinascita ed uscita dell’umanità dalle tenebre verso la luce, oggi più che mai attuale e sentito”.

Mara Martellotta

www.carlopatettarotta.com

 

Incipit offresi, scrittori online

Giovedì 16 aprile, ore 18.30   Appuntamento con la scrittrice Sara Rattaro sui canali Facebook e Youtube  

In attesa che ricomincino le tappe “live” del primo talent letterario itinerante dedicato agli aspiranti scrittori, Incipit Offresi approda online per mostrare il “dietro le quinte”: i segreti che si celano dietro la scrittura di un libro con il coinvolgimento di scrittori affermati o aspiranti tali e con il supporto del Trio Marciano (Vito Miccolis, Mao-Mauro Gurlino, Mattia Martino) e degli attori di BTeatro. Tutto sulla pagina Facebook di Incipit Offresi e sul canale Youtube della Biblioteca Archimede.

Protagonista dell’appuntamento di giovedì 16 aprile alle 18.30 è la scrittrice Sara Rattaro. Il suo primo romanzo “Sulla sedia sbagliata” viene pubblicato nel 2010 da Morellini editore; nel 2012 “Un uso qualunque di te” (Giunti) scala in poche settimane le classifiche dei libri più venduti e viene tradotto in 9 lingue. Con Garzanti pubblica il suo terzo romanzo best seller “Non volare via”, nel 2014 “Niente è come te”, nel 2016 “Splendi più che puoi”. Nel marzo 2017 esce il suo primo romanzo con la casa editrice Sperling&Kupfer “L’Amore Addosso” che vince il Premio Letterario 2018, debutta nella narrativa per ragazzi con “Il cacciatore di sogni” (Mondadori Ragazzi) e nel 2018 pubblica “Uomini che restano” e “Andiamo a vedere il giorno” (Sperling&Kupfer).

Incipit Offresi è un’iniziativa ideata e promossa dalla Fondazione ECM – Biblioteca Archimede di Settimo Torinese e Regione Piemonte, con la collaborazione della casa editrice Archimedebooks di Settimo Torinese, della Scuola del Libro di Roma e con la sponsorizzazione di NovaCoop.

Il Premio Incipit e il campionato sono dedicati a Eugenio Pintore, per la passione e la professionalità con cui ha fatto nascere e curato Incipit Offresi.

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Rachel Cusk  “Onori”   – Einaudi-   euro  16,50

Rachel Cusk, nata in Canada 52 anni fa, cresciuta in America ed ora residente in Gran Bretagna (tra Londra e il Norfolk) è considerata una delle maggiori scrittrici contemporanee. Con “Onori” (dopo “Resoconto” e “Transiti”)  chiude la trilogia iniziata nel 2014 e definita “dell’ascolto”, perché ha destrutturato il romanzo tradizionale e buttato a mare convenzioni letterarie come trama, suspense, personaggi, inizio e fine. Lei non fa scendere in campo un narratore tipico, bensì un coro di voci che raccontano a Faye, suo alter ego, che di tutto prende nota. Ne scaturisce un affresco corale in cui si intrecciano temi come la questione femminile, quella ecologica, la famiglia come nucleo in cui i fallimenti diventano intollerabili, l’incomunicabilità, l’inganno del capitalismo,….Ritroviamo Faye a bordo di un aereo verso l’Europa dove l’attendono festival e incontri letterari. Nel sedile di fianco c’è un uomo che ha appena seppellito il suo cane e da questo dolore inizia a raccontarle sprazzi della sua vita. E’ solo l’inizio di pagine in cui appaiono e parlano tanti personaggi, per lo più legati al mondo dell’editoria. Attraverso le parole, i dialoghi, i sentimenti, le ambizioni, le delusioni e gli aneddoti di vita di giornalisti, scrittori, agenti, editor e organizzatori di festival, Faye raccoglie tanti tasselli di un’umanità confusa. In un certo senso è una saccheggiatrice di storie e vite che ruotano intorno alla letteratura e alla spettacolarizzazione di un mondo che può rivelarsi anche fasullo e irto di inganni.

 

 

John Dos Passos  “USA. La trilogia”  -Mondadori-    euro 35,00

Un volume corposo che comprende “Il 42° parallelo”, “Millenovecentodiciannove”, “Un mucchio di quattrini” e racconta i primi 30 anni del 900 americano. E’ stato scritto dal prolifico John Dos Passos, autore di romanzi, saggi, poesie, ma anche pittore e reporter, nato a Chicago nel 1896, morto a Baltimora nel 1970. Non fatevi impressionare dalla mole del libro perché potete gustarlo un po’ per volta, senza fretta, leggendolo come un puzzle e scegliendo le parti che più vi attraggono. Di fatto è un poderoso affresco che narra i nervi scoperti della Grande Depressione e dei conflitti sociali di un paese che ha rincorso una velocissima modernizzazione. Ritrae una trance di storia americana importante e lo fa con un linguaggio e un intreccio inediti nel panorama letterario dell’epoca. Dos Passos costruisce un capolavoro assoluto sperimentando più cifre narrative: le storie di 12 personaggi di fantasia, brevi biografie di 27 americani famosi concentrate in un paio di pagine (folgoranti quelle della dinastia dei Morgan iniziata da un albergatore e diventata scialuppa  di salvataggio degli Usa tra ferrovie, banche, e tutte le ricchezze possibili; o quella del rampollo viziato e lungimirante William Randolph Hearst, l’editore più potente d’America). Poi cine-giornali con slogan pubblicitari, brani di canzoni popolari e titoli di giornale che interrompono le narrazioni e danno respiro alla lettura. Vi avventurerete anche in squarci di riprese cinematografiche e fotografiche e leggerete pagine in cui l’autore dispiega i suoi stati d’animo. Un grande intellettuale nomade che sperimentò più linguaggi artistici, viaggiò molto, conobbe personaggi della caratura di Hemingway e Fitzgerald nella Parigi degli espatriati dei ruggenti anni 20. Importante sarà anche il suo impegno politico, all’inizio come adepto del socialismo e difensore di Sacco e Vanzetti; poi la rottura con la sinistra radicale nel 1935 e la virata a destra come sostenitore del Maccartismo e detrattore del potere dei sindacati. Una decisa inversione politica che, secondo la critica, coincise con un inaridimento della vena creativa. Ma questa trilogia rimane imprescindibile per chi vuole ripercorrere alcuni elementi fondanti della grande nazione a stelle e strisce.

 

Delphine De Vigan  “Le gratitudini”   -Einaudi –   euro 17,50

Questo breve romanzo è un potente squarcio sulla vecchiaia e i danni che può arrecare alle persone. Protagonista è Michka  “…una vecchia signora con un’aria da ragazza. O una ragazza invecchiata per sbaglio” che non ha parenti e non può più vivere da sola senza correre dei rischi. Finisce in una residenza per anziani e nelle grinfie di una direttrice senza cuore. Gli anni le stanno ruzzolando addosso e la feriscono nel linguaggio facendola ammalare di “parafasia”. Non sta perdendo la memoria ma il linguaggio, proprio lei che è stata correttrice di bozze…oltre al danno anche la beffa. Mentre trascorre le giornate relegata in una piccola stanza asettica, continua a rincorrere e trasformare le parole che “le scarpano”. Al posto dei termini esatti ne mette di sbagliati, o cambia l’ordine a parole e sillabe, le sostituisce con altre inventate che spesso sono lapsus che smascherano qualcosa di più profondo.  La finestra si può aprire perché “…mica svaporiamo”, il rosbif diventa il “rospo”, il tè invece che al limone è “al salmone”, i residenti si trasformano in “rassegnanti” e la cremazione sfuma in una “crematura”.

Sono solo due le consolazioni alla sua solitudine: le visite e le amorevoli attenzioni di Marie, la giovane vicina di casa alla quale ha fatto da vice-madre. E le sedute con Jérȏme, l’ortofonista che dovrebbe aiutarla a trattenere le parole, ma che abbandona gli esercizi che la “sfioriscono” e diventa depositario dei suoi ricordi. Michka sa di essere vicina alla fine e a Marie confessa: “…non ci vorrà tanto, credimi. Voglio dire la fine senza la testa, persa, puff, con tutte le parole volate via. La fine del corpo non si sa…ma la fine senza la testa è cominciata, le parole “scarpano” via, e ciao”.

Resta un desiderio a tenerla ancora in vita. Rintracciare la giovane coppia che durante la guerra accolse lei -piccola ebrea marchiata dalla stella di David-, correndo enormi rischi e salvandola da morte certa. Saranno Marie e Jérȏme ad aiutarla nella ricerca, perché comprendono l’immensa importanza del”gratis” che lei vuole dire a chi l’ha sottratta alle camere a gas e al lager in cui i suoi genitori sono finiti in fumo.. Un “grazie” dalla portata enorme perché “…invecchiare è imparare a perdere…incassare …un nuovo deficit, una nuova alterazione, un  nuovo danno”.  E perdere la memoria significa perdere i punti di riferimento”. E questo romanzo ha un tocco lieve, tenero e struggente che mette a nudo l’ultima tranche della vita.