CULTURA- Pagina 126

“Colui il cui nome…”, ovvero la storia del barone Lamberto

Tradotto in moltissime lingue, con la sua intelligente leggerezza, resta uno degli omaggi più belli alla terra  dove lo scrittore nacque il 23 ottobre del 1920

 

“In mezzo alle montagne c’è il lago d’Orta. In mezzo al lago d’Orta, ma non proprio a metà, c’è l’isola di San Giulio. Sull’isola di San Giulio c’è la villa del barone Lamberto,un signore molto vecchio (ha novantatre anni),assai ricco (possiede ventiquattro banche in Italia, Svizzera, Hong Kong, Singapore, eccetera),sempre malato.

Le sue malattie sono ventiquattro.Solo il maggiordomo Anselmo se le ricorda tutte.Le tiene elencate in ordine alfabetico in un piccolo taccuino:asma, arteriosclerosi, artrite, artrosi,bronchite cronica, e così avanti fino alla zeta di zoppia. Accanto ad ogni malattia Anselmo ha annotato le medicine da prendere, a che ora del giorno e della notte,i cibi permessi e quelli vietati,le raccomandazioni dei dottori..“Stare attenti al sale, che fa aumentare la pressione”, “Limitare lo zucchero, che non va d’accordo con il diabete”,”evitare le emozioni, le scale, le correnti d’aria,la pioggia, il sole e la luna”. Così inizia C’era due volte il Barone Lamberto ovvero I misteri dell’isola di San Giulio”  , uno dei racconti più belli scritti per i ragazzi da Gianni Rodari , utilizzando la forma del romanzo breve. L’intera narrazione si dipana attorno al rocambolesco tentativo, messo in atto dal barone Lamberto, insieme al fido maggiordomo Anselmo, di evitare un ormai inevitabile trapasso a miglior vita. L’isola di San Giulio, il Lago d’Orta e i suoi dintorni diventano protagonisti, insieme al barone e ai vari personaggi, del racconto rodariano. Il vecchio e ricchissimo novantaquattrenne barone Lamberto vive in una villa sull’isola di San Giulio con il maggiordomo Anselmo e sei persone il cui impiego  consiste nel ripetere  sempre , a turno, lungo le ventiquattr’ore, il nome del barone in un microfono: Delfina, Armando, il signor Giacomini, la signora Zanzi, il signor Bergamini e la signora Merlo.

Queste sei persone, per ogni “Lamberto” pronunciato vengono profumatamente pagate poiché  questo è il segreto che tiene in vita il barone, e Lamberto ha iniziato a metterlo in pratica dopo aver sentito una profezia a riguardo (colui il cui nome è sempre pronunciato resta in vita) da un arabo durante un viaggio in Egitto. Così, mentre le voci dei sei si diffondono nel palazzo del barone attraverso un sistema di piccoli altoparlanti posizionati ovunque, il nobiluomo ringiovanisce ogni giorno sempre di più, nonostante le 24 malattie di cui soffre ( che il fido Anselmo  ha scritto in ordine alfabetico nel suo taccuino). Ma un giorno l’isola di San Giulio viene occupata da una banda di malfattori che  sequestrano il barone, chiedendo ai direttori delle ventiquattro banche che possiede forti somme di denaro in cambio della sua libertà.  La storia va letta e non raccontata: solo così si scopriranno i progetti del nipote del barone, Ottavio, e come finirà  l’intera vicenda. Le storie di Rodari offrono divertimento e una girandola di situazioni e personaggi esilaranti: un modo di comprendere questo nostro mondo. E, come ha fatto spesso, anche in questo caso lascia che il finale sia deciso dal lettore. L’idea del racconto venne spiegata  così dallo stesso autore : “…il  barone Lamberto è nato diversi anni fa, in un appunto a margine di un libro sulla religione dell’Antico Egitto”, In quel libro avevo trovato un versetto che mi aveva colpito: “L’uomo il cui nome è detto resta in vita”. Lì per lì sembrava solo una poetica immagine dei rapporti tra vivi e defunti: questi, in qualche modo, continuano a vivere fin che si parla di loro, fin che il loro nome e la loro memoria tornano nei discorsi dei loro cari. Io però ho preso il versetto alla lettera come si vedrà. Così è nato il libro. Di più non posso dire, altrimenti toglierei ogni sorpresa al racconto”. Gianni Rodari confessò di aver scritto questa storia “ dopo averla raccontata a voce decine e decine di volte ad altrettante scolaresche, delle elementari e delle medie, da un capo all’altro della penisola. Ogni volta ricevevo critiche, suggerimenti, proposte. Ogni volta arricchivo la storia di nuovi episodi, vi scoprivo nuovi significati…Dovendo preparare un’edizione per le scuole medie ho subito rinunciato ad aggiungere, pagina per pagina, note esplicative, chiarimenti di parole, informazioni sui luoghi e simili. Non mi sembravano indispensabili: per i luoghi, basterà dare un’occhiata alla carta geografica del Piemonte, per le parole, basterà un vocabolario, e il piacere di sfogliarlo”. Così venne alla luce “C’era due volte il Barone Lamberto” che , tradotto in moltissime lingue, con la sua intelligente leggerezza, resta uno degli omaggi più belli alla terra  dove lo scrittore nacque il 23 ottobre del 1920.

Marco Travaglini

 

Liberi elettori e Mpp: “Biblioteca Bodrero”

SALUZZO:  “INTITOLATE LA BIBLIOTECA CIVICA AD ANTONIO BODRERO”

‘Signor Sindaco intitoli la Biblioteca di Saluzzo ad Antonio Bodrero’.

La richiesta viene dal Movimento Progetto Piemonte e dai Liberi Elettori Piemonte ed è contenuta in una lettera inviata al primo cittadino di Saluzzo, Mauro Calderoni. Massimo Iaretti, presidente di MPP e consigliere comunale di Villamiroglio con delega all’Identità Piemontese (unica del genere in Piemonte) ed Emiliano Racca, saluzzese, segretario dei Liberi Elettori Piemonte nella missiva l’importanza del ruolo di Bodrero nella cultura piemontese, della Provincia di Cuneo e della Città di Saluzzo.

L’intitolazione della Biblioteca di Saluzzo ad Antonio Bodrero – dicono Massimo Iaretti ed Emiliano Racca – sarebbe un giusto riconoscimento ad una persona che molto ha dato alla cultura piemontese nel secolo scorso. L’auspicio è che l’amministrazione comunale di Saluzzo tenga conto di questa indicazione”.

 

Ecco alcuni dati su Antonio Bodrero:

Antonio Bodrero (Barbo Toni Bodrìe) è forse il più grande visionario della poesia dialettale(piemontese e provenzale) del Novecento. Nella sua opera aleggia un sentimento profondo per la natura, un animismo cristiano che coglie in ogni minimo fenomeno l’epifania del Dio evangelico, laconferma del suo amore verso le creature.

Con Bodrìe – come già era avvenuto con Mistral nell’Ottocento – l’antica lingua d’oc dei trovatori esce dal sonno di tanti secoli bui e ritrova prodigiosamente lo splendore delle corti duecentesche.

Nativo della Val Varaita, fu a lungo legato a Saluzzo, dove risiedeva con la famiglia, e alla cultura del territorio del già Marchesato di Saluzzo. Fu prima insegnante di storia dell’arte al Liceo Classico di Saluzzo, poi direttore della Biblioteca Civica di Saluzzo stessa.

Vinse numerosi premi di letteratura e concorsi di poesia, i premi poetici rimasero per tutta la sua vita una delle sue passioni, una concessione alla vanità.

Una volta in pensione, continuò a dedicarsi alla poesia, alla vita culturale e politica, avendo fondato prima il Movimento Autonomista Occitano, militando poi nei movimenti piemontesisti con cui venne eletto ancheconsigliere regionale. Ma è alla riscoperta, valorizzazione ed elaborazione della cultura occitana e piemontese – poetica, letteraria, artistica e politica -, che Bodrero dedicò tutta la sua vita itinerante

Tra le sue opere principali: Cristina, poema sacro (Operaia, Saluzzo 1958); La gioia dei giorni(Santa Maria degli Angeli, Verzuolo 1966); Solestrelh òucitan (Movimento autonomista occitano, Cuneo 1971); Val d’Inghildon (Centro studi piemontesi, Torino 1974); Sust (Ël pèilo, Mondovì 1985); Dal prim uch a l’aluch (Centro studi piemontesi, Torino 2000); Grinor(Primalpe, Boves 2000); Opera poetica occitana (Bompiani, Milano 2011).

Villamiroglio/Saluzzo, 13 dicembre 2020

Massimo Iaretti   Consigliere delegato all’Identità Piemontese  del Comune di Villamiroglio ​Presidente MPP – Movimento Progetto Piemonte


Emiliano Racca
 Consigliere del Comune di Villamiroglio Segretario dei Liberi Elettori Piemonte

 

 

Saluzzo si candida a capitale della Cultura

Saluzzo, con le Terre del Monviso, è la prima città alpina candidata a Capitale Italiana della Cultura 2024. L’antica capitale del Marchesato, a cavallo tra Italia e Francia, vuole accendere i riflettori sulla montagna, intesa non solo come meta di svago e loisir, ma come luogo di innovazione e cultura, dalle tante vocazioni e opportunità soprattutto per i giovani.

La candidatura di Saluzzo nasce da lontano ed è la prosecuzione di un percorso avviato da tempo con il progetto Terres Monviso, che ha creato una rete di 68 comuni su un territorio di 2.600 kmq e quasi 136mila abitanti, e VéloViso, che ha unito le valli italiane e francesi del Monviso attraverso la valorizzazione dell’offerta cicloturistica. Cinque anni dopo, Saluzzo punta ad un ancora più ampio rilancio e coinvolgimento del territorio che ha già ricevuto il sostegno delle istituzioni, delle associazioni e dell’intero Piemonte.

 

«La nostra idea – afferma Mauro Calderoni, sindaco di Saluzzo – è di alimentare un processo collettivo, aggregante e condiviso, lavorando con tutti coloro che potranno e vorranno contribuire a costruire un progetto forte ed efficace, a partire dai giovani. Partiamo in anticipo perché vogliamo sfruttare al meglio il tempo che abbiamo e utilizzare il percorso di costruzione del dossier per coinvolgere il territorio e ottenere delle ricadute positive: ogni euro investito in cultura ne genera cinque! Ci serve tempo, infine, perché la nostra visione di cultura è ampia, non solo arte ed eventi culturali in senso stretto, ma cultura dei territori: tradizione, ambiente, storia, paesaggio, lingua e perfino religione».
All’indomani del lockdown, le potenzialità dei piccoli borghi sono state evidenziate da sociologi, urbanisti ed economisti, ma nell’immaginario collettivo la montagna non è ancora considerata un luogo da abitare. Nel 2030, secondo il World Urbanization Prospects 2018 delle Nazioni Unite, il 60% della popolazione mondiale si concentrerà nelle città.

 

«Noi vogliamo vedere oltre il 2030 – spiega Paolo Verri, coordinatore pro bono della candidatura -. La Capitale Italiana della Cultura non è un concorso di bellezza, ma una competizione di progetti e idee che guardano al futuro e raccontano, nei minimi dettagli, come la cultura possa aiutare la crescita di un territorio. L’obiettivo è costruire un piano strategico che guardi al futuro, per questo lavoreremo fin da subito per coinvolgere tutti i soggetti in campo, le capitali della cultura elette e soprattutto i giovani per individuare progetti sostenibili nell’ambito del Next Generation EU. Ci candidiamo ad essere la prima città che mette la montagna e le Alpi al centro di una rete nazionale ed europea».

 

L’annuncio della candidatura, prima ancora della presentazione ufficiale, è stato subito accolto con entusiasmo dal territorio. «C’è più di una ragione – conferma Vittoria Poggio, assessore alla Cultura della Regione Piemonte – per cui appare assolutamente coerente, appropriata e giusta la candidatura di Saluzzo con le Terre del Monviso a Capitale Italiana della Cultura 2024. L’assessorato alla Cultura della Regione Piemonte è a disposizione fin da ora per sostenere questa impresa. Conosciamo l’audacia dei piemontesi e sono convinta che riusciremo, anche questa volta, a fare un buon lavoro, dimostrandoci all’altezza del nostro glorioso passato».
I prossimi passi saranno l’organizzazione di una call nazionale per under 28 e un meeting per sviluppare e approfondire, con tutti gli attori in campo, i contenuti del dossier.

 

Sostengono la candidatura di Saluzzo con le Terre del Monviso a Capitale Italiana della Cultura 2024: Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, Diocesi di Saluzzo, Provincia di Cuneo, Regione Piemonte, Unioni Montane delle Terre del Monviso, Uncem, Città di Parma, Città di Verbania, Camera di Commercio di Cuneo, Politecnico di Torino, Università degli Studi di Torino, Università di Scienze Gastronomiche, Fondazione Artea, Compagnia di San Paolo, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, Salone Internazionale del Libro di Torino, Dmo Piemonte, Fai Piemonte e Valle d’Aosta, Atl del Cuneese, Parco del Monviso/MabUnesco, Igav Istituto – Garuzzo per le Arti Visive, Communauté de Communes du Guillestrois et du Queyras, Communauté de Communes Serre-Ponçon, Communauté de Communes Vallée de l’Ubaye Serre-Ponçon, Mariano Allocco, Stefania Belmondo, Sergio Berardo, Lóránd Hegyi, Paolo Pejrone, Fredo Valla.

 

#saluzzomonviso2024

Quaglieni ricorda Ciampi

Sabato 12 dicembre alle ore 19 sulla pagina centro Pannunzio del Canale Facebook

lo storico prof. Pier Franco Quaglieni ricorderà il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nel centenario della nascita

Fondazione Torino Musei, riaprono la biblioteca e l’archivio fotografico

Con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri emesso in data 3 dicembre 2020 “sono sospesi le mostre e i servizi di apertura al pubblico dei musei e degli altri istituti e luoghi della cultura, ad eccezione delle biblioteche, dove i relativi servizi sono offerti su prenotazione, e degli archivi, fermo restando il rispetto delle misure di contenimento dell’emergenza epidemica”.

Pertanto la Fondazione Torino Musei comunica la riapertura della Biblioteca d’Arte e dell’Archivio fotografico, non più soggetti all’obbligo di chiusura, a partire da mercoledì 9 dicembre.

Il servizio rivolto agli studiosi sarà gestito solo su prenotazione, con modalità di fruizione contingentata.

 

Consulta le REGOLE DI ACCESSO alla Biblioteca d’Arte e all’Archivio fotografico della Fondazione Torino Musei.

 

ORARIO

Dal lunedì al venerdì 10-13;  14-17

Il servizio di distribuzione dei volumi termina alle 16.30

 

Prenotazione / informazioni

Biblioteca d’Arte – Fondazione Torino Musei

Via Magenta, 31

10128 Torino

biblioteca@fondazionetorinomusei.it

011 4429585

 

Informazioni bibliografiche / richieste di prestito interbibliotecario

0114429532 | stefano.musso@fondazionetorinomusei.it

0114429534 | andrea.ferraris@fondazionetorinomusei.it  

 

Informazioni relative all’Archivio storico dei Musei Civici

0114429530 | franco.stella@fondazionetorinomusei.it  

Gli inverni lontani di Rigoni Stern

“Sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita”

 

A segnalare l’arrivo dell’inverno, da sempre, è per primo lo scricciolo che si avvicina alle case degli uomini. È il più piccolo degli uccelli europei, un batuffolo raccolto di piume brune con fini striature più scure e una piccola breve coda sempre portata all’insù. Il suo richiamo è come un leggero tocco su un campanellino d’argento: è con questo che chiama la neve”. Così Mario Rigoni Stern racconta l’arrivo dell’inverno in Stagioni, scritto nel 2006 all’età di 85 anni, due anni prima di morire. L’inverno è la stagione più giusta per leggere i racconti di Mario Rigoni Stern che di sè diceva “ sono nato alle soglie dell’inverno, in montagna, e la neve ha accompagnato la mia vita”.  Rileggere Mario è un po’ come sognare, immaginando di vederlo con gli sci in spalla in alta Val Formazza o in attesa della partenza per il fronte russo nel silenzio di quello strano e cupo inverno del ’42 quando la cosa più importante era dosare il sale, il tabacco e la grappa, con addosso l’angoscia per il futuro.

Nelle storie di Mario i grandi avvenimenti si collocano accanto alle tante minime vicende personali, in un largo movimento ritmato dal susseguirsi regolare delle stagioni. Con accenti spesso poetici Rigoni Stern ci narra di un mondo che continua a darci il senso e i ritmi del vivere. Offrendo, spesso, anche tante “istruzioni per l’uso” quando , ad esempio, racconta come ci si prepara ai rigori invernali in assenza degli agi messi a disposizione dal progresso. Prima di tutto fare provviste, accumulare e conservare cibo: i prodotti dell’orto, le patate di montagna ammucchiate in cantina, la farina da polenta. E poi badare al freddo: la legna di faggio è la migliore perché non sporca il camino, e la temperatura si tiene d’occhio controllando che l’acqua lasciata in un secchio non geli. Non mancano i consigli per restare in buona salute: la grappa scaccia l’influenza, il miele di salvia fa bene alle vie respiratorie.

Emerge da tanti consigli pratici il ritratto di un’esistenza vissuta secondo ritmi antichi, diversissimi da quelli che oggi caratterizzano questo mondo frettoloso, distratto e materialista. Ritmi che permettono di vivere in armonia con la natura e di dedicarsi allo spirito perché resta il tempo per riflettere e per leggere. In attesa della primavera.

 

Marco Travaglini

Al via il nuovo Salone del Libro online, a scuola, in libreria

“Vita Nova”: online da venerdì 4 a martedì 8 dicembre  e nelle librerie torinesi fino al 7 gennaio 2021. 22 lezioni con 26 autori e autrici italiani e internazionali, 34 librerie, 180 editori, oltre 700 titoli

 

Con, tra gli altri: Alberto Angela, Fernando Aramburu con Bruno Arpaia, Richard Baldwin, Letizia Battaglia, Mario Calabresi, Eva Cantarella, Romeo Castellucci, Andrea Colamedici, Saverio Costanzo, Emma Dante, Donatella Di Cesare, Luca Doninelli, Mathias Énard, Silvia Federici, Giorgio Fontana, Fumettibrutti, Maura Gancitano, Paolo Giordano, Helena Janeczek, Petros Markarīs, Susanna Mattiangeli, Piergiorgio Odifreddi, Roberto Saviano, Vittorio Sgarbi, Manuel Vilas, Serena Vitale, il Cardinale Matteo Zuppi e un inedito Dialogo su Pavese con Carlo Ginzburg e Giulia Boringhieri

 

 

 

Venerdì 4 dicembre si apre Vita Nova, l’inedita iniziativa che il Salone del Libro ha organizzato, in una contingenza che continua a essere particolarmente difficile per il mondo del libro e della scuola, per dare un segnale forte, concreto, pratico di vicinanza, supporto e servizio alla filiera e alle scuole.

 

Vita Nova non è soltanto una rassegna culturale e letteraria, ma l’inizio di un nuovo percorso da condividere con gli editori, le librerie, le biblioteche e la comunità di lettori, insegnanti, studenti in attesa di Vita Supernova, la XXXIII edizione del Salone nel 2021.

 

Vita Nova avrà due anime in una: sarà una grande occasione di incontro e confronto sui canali digitali del Salone, con 22 lezioni per “riconciliare gli opposti” a cura di grandi autori e autrici – e una programmazione pensata appositamente per le scuole – che saranno trasmesse da venerdì 4 a martedì 8 dicembre; ma sarà anche un percorso in 34 librerie torinesi, fino al 7 gennaio 2021. Le librerie, indipendenti e di catena, accoglieranno i 180 editori partecipanti, che avranno la possibilità di promuovere oltre 700 titoli in spazi dedicati allestiti ad hoc.

 

 

Alcune novità sul programma

Il titolo Vita Nova vuole essere un invito a riflettere sul presente e sul futuro, riconciliando gli opposti. Per questo il Salone ha invitato gli autori e le autrici coinvolti a riconciliare, nelle loro lezioni, concetti percepiti come contrapposti, con l’obiettivo di dimostrare che la realtà non è un elenco di contrari, ma di elementi che dobbiamo imparare a integrare tra loro.

 

Alberto Angela per riconciliare Antico-ModernoRichard Baldwin per riconciliare Uomo-MacchinaLetizia Battaglia per riconciliare Vita-MorteEva CantarellaHelena Janeczek e Petros Markarīs per riconciliare Stato-ComunitàRomeo Castellucci per riconciliare Inferno-ParadisoAndrea Colamedici e Maura Gancitano per riconciliare Maschi-FemmineSaverio Costanzo per riconciliare Interno-EsternoEmma Dante per riconciliare Famiglia-PartenogenesiDonatella Di Cesare per riconciliare Libertà-ResponsabilitàLuca Doninelli e Susanna Mattiangeli per riconciliare Realtà-FantasiaMathias Énard per riconciliare Oriente-OccidenteSilvia Federici per riconciliare Streghe-InquisitoriGiorgio Fontana per riconciliare Liberi-LegatiFumettibrutti per riconciliare Parola-ImmaginePaolo Giordano per riconciliare Cura-MalattiaRoberto Saviano per riconciliare Sud-NordVittorio Sgarbi per riconciliare Bello-BruttoManuel Vilas per riconciliare Emergenza-NormalitàSerena Vitale per riconciliare Scrittura-Traduzione; il Cardinale Matteo Zuppi per riconciliare Vecchi-Giovani.

 

Alle lezioni già annunciate si affiancano gli interventi di Mario Calabresi, per riconciliare Memoria-Oblio e Piergiorgio Odifreddi, per riconciliare Finito-Infinito.

Inoltre, il Salone del Libro è felice di chiudere il ciclo di Vita Nova con un evento d’eccezione: un Dialogo su Pavese con protagonista Carlo Ginzburg, insieme a Giulia Boringhieri. Il grande storico – figlio di Natalia e Leone Ginzburg, tra i più cari amici di Cesare Pavese – regala un ritratto inedito e intimo dell’autore. Inizialmente confezionato per il Premio Pavese 2020 e curato da Giulia Boringhieri, grazie alla collaborazione con la Fondazione Cesare Pavese il video verrà trasmesso in anteprima come evento di chiusura di Vita Nova.

 

 

Vita Nova per la filiera del libro e per le scuole

In questo percorso di supporto alla filiera, ai librai e agli editori, il Salone dedica una importante iniziativa alla promozione della lettura nelle scuole, tra i giovani e i lettori del Salone. Grazie al sostegno della Regione Piemonte il Salone distribuirà 12 mila Buoni da Leggere del valore di 10 € spendibili nelle librerie torinesi aderenti dal 4 dicembre 2020 al 7 gennaio 2021.

Si rinnova, poi, la collaborazione con l’AIB-Associazione Italiana Biblioteche. Protagonisti saranno i numerosi gruppi di lettura: nell’occasione di Vita Nova, alcuni rappresentanti rivolgeranno agli scrittori ospiti una domanda sul tema da loro trattato.

Oltre alle lezioni pensate ad hoc per studenti di tutte le età, in programma nella mattinata di venerdì 4 dicembre grazie alla collaborazione con la Fondazione Compagnia di San PaoloVita Nova arriverà nelle scuole con una serie di iniziative mirate, realizzate grazie al supporto di importanti partner del Salone, tra i quali il MIBACT Centro per il Libro e la Lettura, la Fondazione Compagnia di San Paolo, l’Associazione delle Fondazioni di Origine Bancaria del Piemonte. Tra queste il primo modulo di Educare alla lettura, con sei appuntamenti online dal 3 al 16 dicembre (l’iniziativa ha già riscosso un grande interesse: sono pervenute oltre 3000 richieste di partecipazione da parte di insegnanti e bibliotecari), e Adotta un libro, con cui quattromila copie di un grande capolavoro della letteratura sarà distribuito gratuitamente alle classi quarte delle scuole superiori, grazie al contributo dell’Associazione delle Fondazioni di Origine Bancaria del Piemonte.

 

Momenti conclusivi di vari progetti del Salone e altre collaborazioni

Vita Nova sarà anche l’occasione per dare spazio a una serie di momenti conclusivi di diversi progetti del Salone del Libro: i tre premi che il Centro per il libro e la lettura dedica alle scuole, il Premio Nati per Leggere, il Silent Book Contest, il Concorso Letterario Lingua Madre. Saranno ospitate anche due iniziative del Consiglio Regionale della Regione Piemonte, un video dell’Associazione Fiori di Ciliegio in ricordo di Mishima e un evento di Incipit Offresi.

 

 

Info pratiche

Tutte le lezioni saranno tradotte in LIS – Lingua dei Segni Italiana e tutti gli appuntamenti verranno trasmessi – gratuitamente – in live streaming sul sito, sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Salone.

Le Lezioni di Vita Nova e gli appuntamenti di Educare alla Lettura saranno disponibili anche on demand, a evento concluso, su SalTo+, la piattaforma digitale per la community del Salone. Contenuti speciali, approfondimenti, podcast e video on demand: uno spazio per lettrici e lettori, e per tutto il mondo delle professioni del libro, con materiali didattici e attività formative.

Il Polo del ‘900 ospita un wikimediano, esperto di sapere libero

Patrimoni culturali più liberi e accessibili: Alessandro Bollo, direttore Polo del ‘900: “Un’opportunità di crescita importante in una fase storica che richiede alle istituzioni culturali un surplus di consapevolezza, competenza e visione per affrontare le sfide della trasformazione digitale”

Con i suoi 22 Enti partner, 9 km di archivi sulla storia del ‘900 e oltre 400mila documenti disponibili online sull’hub 9centRo, il Polo del ‘900 di Torino si aggiudica il bando 2020 Wikimedia Italia dedicato alle istituzioni culturali.

Il bando ha premiato il progetto migliore, tra 43 candidati, partendo dal presupposto che ogni istituzione possiede, produce e commissiona contenuti culturali come pubblicazioni, ricerche, database, documentazione, video, immagini che possono trasformarsi in risorse accessibili a tutti, nell’ottica di una cultura libera e di pubblico dominio.

Una nuova opportunità per il Polo di continuare a valorizzare l’enorme patrimonio custodito, raggiungere nuovi pubblici, migliorare la visibilità dei propri contenuti e facilitarne la condivisione sui diversi progetti Wikimedia grazie ad un percorso di affiancamento con un wikimediano in residenza. L’esperto wikimediano rimarrà al Polo del ‘900 per 6 mesi e tra le attività principali si occuperà della formazione del personale del Polo del ‘900, alla scoperta di tutti i vantaggi dei progetti collaborativicontenuti aperti e licenze libere tipiche dell’ecosistema wiki. Altre attività del wikimediano in residenza riguarderanno modifica e scrittura delle voci di Wikipedia, caricamento di contenuti su Wikimedia Commons, utilizzo di Wikidata e il coinvolgimento della comunità dei volontari nella valorizzazione dei contenuti messi a disposizione.

Alessandro Bollo, direttore Fondazione Polo del ‘900: “Siamo felici e onorati che, tra tante richieste, il Polo del ‘900 sia stato scelto per sviluppare questo percorso con Wikimedia Italia. Innanzitutto, una nuova opportunità per valorizzare e condividere contenuti e saperi del Polo e dei suoi 22 Enti partner, rendendoli disponibili e accessibili a tutti. Rappresenta, inoltre, un ulteriore momento di formazione per il nostro personale e un’opportunità di crescita particolarmente importante in una fase storica che richiede alle istituzioni culturali un surplus di consapevolezza, competenza e visione per affrontare le sfide della trasformazione digitale”

“La risposta delle istituzioni alla prima edizione del bando ha superato ogni aspettativa.” commenta Marta Arosio, la responsabile delle relazioni con le istituzioni culturali di Wikimedia Italia “Ci sono arrivati per 43 progetti e la netta maggioranza di questi è di grande qualità e di sicuro interesse per le attività dell’associazione in sostegno dell’universo Wikimedia, composto da Wikipedia e dai progetti fratelli, tanto che la scelta è stata davvero ardua. Sicuramente non lasceremo cadere le proposte che gli enti ci hanno rivolto e che costituiscono una manifestazione di interesse del mondo della cultura verso le nostre attività preziosissima per noi. Troveremo il modo di valorizzarle tutte.”

“Esseri misteriosi nella tradizione popolare piemontese”

Per i tipi di “Atene del Canavese”, il nuovo libro di Donatella Taverna

Dalla medievale leggenda della fata Melusina a quella del sacerdote-medico Melampo, cui i serpenti avevano mordicchiato e “purificato” le orecchie.

Dai misteriosi “Pedoca” che abitano le cime e le valli segrete ricche d’oro, ai draghi serpentini e alati dalla bocca multilingue che emette fuoco, fino all’ “uomo selvatico” (òm searvy nelle vallate piemontesi), “mezzo uomo e mezzo scimmia” presente dai tempi dei tempi nella cultura popolare di molte regioni alpine e appenniniche: è “un mondo di fiaba che però contiene saggezze remote di cui troppo spesso ci si è dimenticati”, quello tracciato (fra scienza, letteratura e arte) dall’ultimo libro di Donatella Taverna ( torinese, scrittrice, giornalista e nota critica d’arte) che, dopo aver indagato in opere precedenti l’antico mondo del magico femminile, approfondisce ora l’argomento estendendolo ad esseri magici di natura differente nel suo recente “Esseri misteriosi nella tradizione popolare piemontese”. Oltre 200 pagine pubblicate dalla casa editrice “Atene del Canavese” (fondata, con nome altamente impegnativo, nel 2010 da Giampaolo Verga) e accompagnate dalle rigorose illustrazioni di Carla Parsani Motti – con cui la Taverna annovera una lunga storia di collaborazioni – il libro nasce da lontano. “Dall’interesse storico – ricorda la stessa Taverna – per il ruolo femminile nella società e dall’approfondimento su biografie femminili particolari dalla doppia valenza, storica e magica, come quella di Annette d’Alençon o della Regina Giovanna o di Anna di Cipro/Melusina: regine spesso trasformate in fate o in streghe nella legenda popolare e che acquisiscono poteri magici, taumaturgici oppure malefici. In alcune zone, ciò accade perfino a Maria Cristina di Savoia, la prima Madama Reale”. “Era dunque inevitabile, provenendo anche da una formazione postuniversitaria archeologico-antropologica, che mi lasciassi coinvolgere – sottolinea ancora la scrittrice – dalle correlazioni. Come nel caso delle fate che lasciano coppelle sui massi erratici, o di quelle che hanno zampe d’oca, di gallina o di mulo e rievocano tradizioni popolari che sono in realtà travestimenti fiabeschi di un passato remoto”. “Fate”. E “Pedoca”, “lontane genti di origini misteriose, con donne alte e bionde, bellissime, ma con i piedi palmati, che narrano di un modo mirabile in cui proprio fra le montagne piemontesi fu donata agli uomini una serie di consapevolezze importanti per la sopravvivenza, dalla fabbricazione del formaggio all’estrazione dell’oro”. “Ed é proprio attraverso le affabulazioni legate a questi esseri particolari– continua la scrittrice – che si rivela la civiltà del Piemonte preromano, ricca, straordinaria e complessa, studiata invece per lo più come se esprimesse soltanto rozzi pastori primitivi senza cultura e senza scrittura. Queste ricerche, sviluppatissime in Francia e in altre regioni italiane, in Piemonte sono state intraprese solo approssimativamente e di solito con scarsa cura e scarso approfondimento per le tracce rimaste, lasciando invece spazio a storielle di masche e fuochi fatui o a storie cupe di riti satanici che non hanno dal mio punto di vista alcun interesse archeologico e culturale, anche perché su questi argomenti si leggono troppo spesso vere e proprie sciocchezze prive di ogni fondamento”. Un libro dunque che intende anche colmare (attraverso la sua veste scientifica, con note e bibliografia in più lingue) spazi e desideri di “verità” storiche trascurate nel tempo. E che, nelle parole dell’autrice, già guarda a ben chiari progetti futuri. “Quelli più immediati – conclude infatti la Taverna – riguardano un ulteriore approfondimento dello studio di quelle genti lontane che precedevano la romanizzazione e che una così vasta e profonda traccia lasciarono nella nostra storia. Ma per creare un po’ di suspense dirò che l’intento è di ripartire dalla chioccia con i suoi dodici (o sette) pulcini d’oro…”. Un piccolo sasso gettato nello stagno delle curiosità. A noi individuare, nei cerchi dell’acqua, il giusto indizio. Per restare in tema di “misteri”.

Gianni Milani

Nelle foto

– Cover libro
– Donatella Taverna
– Carla  Parsani Motti: “Draghi”
– Carla Parsani Motti: “Melusina”

 

Laboratori e giochi per le famiglie, i musei a casa tua

GAMPalazzo Madama e MAO sempre vicini, anche se da remoto

La Fondazione Torino Musei, anche se i musei sono chiusi, continua a essere presente sui canali digitali per stare vicino al suo pubblico. Le opere, gli spazi, le collezioni e le mostre sono visitabili, grazie alla ricca programmazione social e agli appuntamenti sulle piattaforme online. 

 

In occasione delle festività natalizie la GAM, il MAO e Palazzo Madama arricchiscono le consuete proposte con una serie di laboratori e giochi interattivi che si possono svolgere a casa: le famiglie potranno collegarsi ai webinar gratuiti e seguire passo passo le indicazioni del personale educativo dei musei per realizzare decorazioni a tema natalizio, oppure cercare le tracce per giocare tra le opere, o ancora scegliere di partecipare alle attività grazie ai video presenti sui canali YouTube e InOnda di GAM, MAO e Palazzo Madama.

 

Scopri tutte le proposte:

 

GAM A partire da mercoledì 23 dicembre 

ESCAPE ROOM GAM 

È il 23 dicembre e il museo è chiuso!

Tu non puoi entrare e noi, lo staff del Dipartimento Educazione, non possiamo uscire, siamo nelle sale della Galleria, come faremo? Semplice!  Guarda il video sul paesaggio e i suoi colori, che abbiamo preparato, risolvi intriganti enigmi, un po’ di fantasia e ci incontreremo per augurarci Buone Feste!

Dal 23 dicembre clicca su questo link per scaricare il video Paesaggi a colori (costo € 3,50), necessario per giocare e aiutarci a uscire. Una volta che hai visto il video collegati al sito: https://sites.google.com/view/escape-room-gam e inizia l’avventura!

L’attività sarà a disposizione per tutto il periodo natalizio.

Per informazioni: Dipartimento Educazione GAM

Tel. 0114436999

e-mail: infogamdidattca@fondazionetorinomusei.it

 

PALAZZO MADAMA Mercoledì 30 dicembre ore 16
Webinar su piattaforma Teams
LA LUNA
Pittori, poeti, esploratori, tutti da sempre guardano alla luna affidandole sogni e speranze e ammirandone il profilo nella notte, la luce bianca e la bellezza. Proviamo anche noi a lasciarci ispirare dall’ultima luna piena dell’anno per dipingere il notturno cielo invernale.

Cosa occorre per il laboratorio?
– un cartoncino nero formato A4
– colla vinilica
– tempera bianca
– una matita bianca o da disegno

– pennello e piatto di carta

– una manciata di farina per la polenta

Per partecipare scrivi entro il 29 dicembre a: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

e riceverai l’invito a partecipare al laboratorio gratuito sulla piattaforma Microsoft Teams

 

 

INOLTRE… 

INONDA Il canale digitale di Fondazione Torino Musei
Una piattaforma on line per scoprire e approfondire i segreti di GAM, MAO e Palazzo Madama attraverso nuovi contenuti didattici. inonda.fondazionetorinomusei.it

Sui canali Youtube di GAMPalazzo Madama e MAO sono disponibili playlist speciali, con video realizzati dai direttori, dai conservatori, da colleghi e da professori universitari che approfondiscono le collezioni e le esposizioni temporanee.

 

Il catalogo della maggior parte delle opere dei musei è consultabile online. È possibile cercare gli artisti e le  opere preferite nelle collezioni di Palazzo Madama, della GAM e del MAO.

 

www.fondazionetorinomusei.it

www.gamtorino.it

www.palazzomadamatorino.it

www.maotorino.it