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Il Giorno del Ricordo celebrato in Sala Rossa

Il Giorno del Ricordo, che commemora le vittime delle foibe e l’esodo giuliano-dalmata all’indomani della Seconda guerra mondiale, è stato celebrato ieri in Sala Rossa. La cerimonia si è svolta alla presenza di autorità civili e militari, rappresentanti della comunità degli esuli e di una folta rappresentanza del Consiglio comunale.

Aprendo la cerimonia, il vicepresidente vicario del Consiglio comunale, Domenico Garcea, ha definito quegli eventi quali una pagina tragica del “secolo breve”, ricordando come per molti anni fossero state rimosse o addirittura negate, per calcolo politico, le sofferenze subite dalle popolazioni di lingua italiana in fuga dal comunismo jugoslavo. Il vicario ha quindi sottolineato la necessità di impegnarsi affinché la verità dei fatti possa affermarsi al di là di ogni logica di parte, in un’Europa pacificata, in un mondo sempre più dialogante.

Ha quindi preso la parola l’assessore Maurizio Marrone, rappresentante della Regione Piemonte, ha ringraziato le comunità degli esuli per aver mantenuto viva la memoria di quei fatti durante un lungo silenzio, conservandone il ricordo che deve ora essere tramandato soprattutto ai giovani. Una popolazione inerme, ha affermato Marrone, ha dovuto sopportare le conseguenze delle tensioni geopolitiche nell’area e delle guerre, fino a convincersi di non avere più in futuro nella sua stessa terra e fuggire verso un’Italia a volte rivelatasi matrigna.

Daniele Valle, vicepresidente del Consiglio regionale del Piemonte, ha ricordato la spirale di violenza innescata dal nazifascismo in quelle terre ricche di cultura e storia, nel quadro della seconda guerra mondiale, con la violenza di ritorno da parte del regime autocratico titino: le foibe però non possono essere considerate semplicemente una reazione ad altre violenze, perché tutte le violenze vanno condannate. Valle ha ricordato come occorra, se non una memoria condivisa, la capacità da parte di memorie diverse di riconoscersi reciprocamente e di rendere comprensibile il passato.

Toccante la testimonianza di Antonio Vatta, presidente del comitato torinese dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, che raccoglie molti esuli e loro discendenti. In fuga da Zara all’età di dieci anni, ha ripercorso il dramma degli esuli attraverso la propria esperienza personale, specchio di tante altre. Vatta ha ricordato come gli esuli non avessero nutrito odio verso gli slavi, ma avessero scelto di loro volontà di abbandonare la loro terra per poter restare italiani quali essi sono, per cui non accettano di essere arbitrariamente etichettati in modo diverso.

Enrico Miletto, docente dell’Università di Torino, ha inquadrato storicamente il periodo tra la fine della Prima guerra mondiale, con l’annessione all’Italia di quelle terre di confine, seguita dal fascismo con l’italianizzazione forzata delle minoranze slave e dal Secondo conflitto mondiale, che vide l’aggressione italo-tedesca ai danni della Jugoslavia. Miletto ha ricordato le violenze degli slavi del 1943-45, sottolineando come il numero delle vittime possa essere solo valutato con approssimazione, tra le cinquemila e le seimila (esponenti del regime fascisti, ma anche possidenti, carabinieri e antifascisti contrari all’annessione alla Jugoslavia), mentre l’esodo, proseguito con fasi alterne fino al 1956, ha riguardato 250mila persone, il 90% della comunità di lingua italiana, spinte dalle politiche coercitive dello stato jugoslavo. Ricordati anche dal relatore i fitti coni d’ombra su queste vicende, dovuti a ragioni di politica internazionale e interna, così come l’indifferenza e persino l’ostilità di una parte dell’opinione pubblica verso quei profughi.

Il sindaco Stefano Lo Russo ha concluso la cerimonia ricordando come oggi Slovenia e Croazia siano parte integrante dell’Unione Europea, evidenziando come il Giorno del Ricordo non sia un giorno del rancore, intendendo altresì fine a ogni rimozione di quelle tragiche vicende, figlie dei totalitarismi e dei nazionalismi che hanno devastato l’Europa e sono tutt’oggi presenti e pericolosi. Va respinta l’idea degli stati omogenei etnicamente, di muri e barriere tra le nazioni: la vita di una nazione democratica è infatti fondata sul sulla pluralità e sul reciproco riconoscimento di popoli, culture e civiltà, ha sottolineato Lo Russo, citando Jacques Delors che riteneva l’Europa quale federazione di minoranze, capace di garantire rispetto dei diritti individuali e collettivi di persone e popoli. Il sindaco ha quindi ricordato l’importanza dell’integrazione in Europa dell’Ucraina, obiettivo da perseguire con tutte le energie.

(foto archivio)

Trent’anni fa a Sarajevo. Le foto di Siccardi contro la guerra

E’ stata inaugurata a Torino nello spazio del Mastio della Cittadella la mostra fotografica di Paolo Siccardi “La lunga notte di Sarajevo. 5 aprile 1992 – 29 febbraio 1996” .

L’evento è organizzato dall’associazione La Porta di Vetro presieduta da Michele Ruggiero ed è stato curato da Tiziana Bonomo con i testi di Marco Travaglini, in collaborazione con la direzione del museo e l’Associazione Artiglieri d’Italia e il sostegno del Consiglio regionale del Piemonte e della municipalità di Torino. Il fotoreporter torinese freelance è stato autore di una decina di reportage nella città martoriata dalla guerra, ben testimoniati dalle trenta immagini in bianco e nero che raccontano il dramma del conflitto in Bosnia e nei Balcani e l’assedio più lungo della storia moderna. La mostra, un evento di grande impatto emotivo, resterà aperta fino al 19 marzo dal lunedì alla domenica dalle 9 alle 19. L’ingresso sarà gratuito. Paolo Siccardi, nell’arco degli ultimi decenni ha lavorato in quasi tutti i continenti come fotografo sfidando spesso la sorte, conflitto dopo conflitto, scattando immagini sconvolgenti e sempre fedeli al motto di Robert Capa: “Se le foto non sono abbastanza buone, non sei abbastanza vicino”. E l’ha fatto con migliaia di foto per regalare a tutti noi delle immagini che devono far riflettere sull’orrore dei conflitti bellici. Con serietà, passione e professionalità perché un fotoreporter, in fondo, non deve fare niente altro se non testimoniare la realtà e semplicemente “dare la notizia”.

E l’assedio di Sarajevo, come quelli di Vukovar o di Mostar, così come l’intera guerra che insanguinò l’ex Jugoslavia nella decade malefica di fine Novecento andava documentata per capire cosa accadde sull’altra sponda dell’Adriatico. Le foto di Siccardi parlano da sole e raccontano i terribili mesi e anni di una popolazione segregata nel cuore di una città stretta tra le montagne dove non c’erano acqua, luce, gas, generi alimentari, medicine, scuola. Dove si stava intere giornate chiusi tra le mura di casa o nelle cantine, dove il tempo non passava mai e le ore erano scandite dagli scoppi delle granate o dalla roulette russa di corse rischiose a perdifiato,appesantiti dalle taniche per prendere l’acqua da qualche fontana pubblica, qualche pezzo di pane nei forni che aprivano di tanto in tanto ai quattro angoli della città o una fugace visita al mercato o nei luoghi dove si potevano acquistare o scambiare merci, cibo a prezzi stratosferici. Tutto e sempre con l’incombente incubo della spada di Damocle del destino, obiettivi inermi dei cecchini o delle schegge di qualche ordigno. Spesso anche i libri, strappandone le pagine con il pianto nel cuore, servirono ad alimentare i fuochi per cucinare qualcosa dopo che erano finiti in fumo i mobili di casa e persino gli alberi dei parchi cittadini durante i durissimi  inverni passati sotto assedio. Le file di alberi lungo i fiumi o le piante dei parchi si trovavano spesso sulla linea del fronte e gli snipers non si facevano sfuggire l’opportunità di colpire le loro prede, soprattutto se erano bambini perché in tal caso gli obiettivi raddoppiavano poiché un adulto si sarebbe precipitato in aiuto. Così anche i parchi si trasformarono in cimiteri improvvisati. Ogni luogo era utilizzabile in città per ospitare i defunti e le vittime con le steli bianche che spuntavano tra le case, in ogni spazio, persino nei campi di calcio. Su tutte le medesime date riferite alla morte che avvenne in quei quattro anni tremendi. Come ricordano le foto di Siccardi, cambiavano le date delle nascite e si ripetevano  quelle delle morti. E per terra “le rose di Sarajevo”, tracce che il tempo ha ormai quasi cancellato dopo trent’anni che ricordavano le ferite lasciate nell’asfalto dai colpi di mortaio e che, nei punti dove avevano stroncato la vita di persone, erano state riempite da vernice rossa. Rappresentavano l’urlo muto di Sarajevo, un modo doloroso e pieno di dignità di rammentare i morti, inciso nel selciato e impresso a fuoco nella memoria e nei cuori dei sarajevesi. Si trovavano nei posti più disparati, dove le granate avevano spezzato la vita di chi cercava di racimolare qualcosa al mercato, tentava di riempire una tanica d’acqua,  dove si era fermata la corsa di un uomo o una donna nell’attraversare una via o il gioco allegro e incosciente di un bambino. Disse un giovane sarajevese, Aljia: “Durante l’assedio eravamo suddivisi in quelli che hanno con le loro vite piantato le rose, oppure nei sopravvissuti che le annaffiavano con le loro lacrime. Questa era l’unica suddivisione”. E le foto di Siccardi esposte nello spazio del Mastio della Cittadella aiutano a non dimenticare ciò che accadde nel cuore d’Europa in quella lunga notte.

Marco Travaglini

Una nuova area sportiva nel cuore verde di Rivalta

Sono iniziati i lavori del cantiere che a Pasta nel parco del Sangone realizzerà la
nuova area sportiva all’aperto e il collegamento tra il parcheggio e la pista
ciclabile che corre lungo il torrente. Ieri  tecnici e operai hanno
provveduto a tracciare e delimitare gli spazi dove nei prossimi giorni inizieranno gli
scavi per la preparazione del terreno.

Lungo i 300 metri del nuovo percorso ciclopedonale verranno installate le
attrezzature ginniche del circuito di palestra all’aperto “Urbanix” e troverà spazio
un’area dedicata allo “Street Workout”, una vera e propria “gabbia” con panca
per addominali, spalliera a pioli, barre e scala per lo svolgimento di tutti gli esercizi
fondamentali di questa nuova disciplina di allenamento.

Tra gli attrezzi che verranno invece posizionati nella palestra all’aperto, accanto ai
tradizionali ostacoli, slalom e arrampicate, verranno installate anche nuove
macchine come una spinning bike, una bici ellittica, un air walker, uno squat e un
power twister per favorire esercizi e allenamenti di braccia e gambe.

«Questo intervento – spiega l’assessore allo Sport della Città di Rivalta Nicola
Lentini – si inserisce in una politica di promozione dello sport libero e all’aria
aperta che, come capita ormai in tutte le città, sempre più incontra l’interesse e la
partecipazione dei rivaltesi».
Per le attrezzature sono stati scelti modelli regolabili, con la possibilità per gli utenti
di tarate pesi e sforzi in base alle necessità e al grado di preparazione di ciascuno,
dagli atleti ai semplici appassionati. Tutte le installazioni avranno ergonomia e
finiture di livello professionale, oltre a essere realizzate in materiali adatti a un
impiego all’aria aperta.

Particolare attenzione è stata riservata alle pavimentazioni degli spazi destinati
all’attività fisica, tutte realizzate in piastre antitrauma. I percorsi di accesso, pista
ciclopedonale compresa, saranno in materiale drenante e potranno essere

utilizzate in sicurezza anche da portatori di handicap e di disabilità.

Le attrezzature verranno consegnate nei primi giorni del mese di marzo. Con la
bella stagione l’intero percorso sarà così fruibile dai tanti rivaltesi che, oltre ad aver
partecipato attivamente alla progettazione, suggerendo installazioni e consigliando
migliorie, già da ora si sono detti disponibili a curare e controllare il funzionamento
dei macchinari.

«Il Parco del Sangone, con queste nuove attrezzature, si conferma come un luogo
di aggregazione e di socialità» dice il sindaco di Rivalta Sergio Muro. «In questi
anni abbiamo investito molte risorse per ampliare la fruizione e aumentare le
infrastrutture: attrezzi ginnici, gazebi, giochi per bambini e soprattutto tanti alberi
stanno trasformando in meglio la nostra risorsa verde».

L’intervento ha un costo complessivo di 47.000 € ed è stato cofinanziato grazie a
20.000 € di un bando di Regione Piemonte a cui la Città di Rivalta ha
partecipato nei mesi scorsi.

Missioni Don Bosco con i salesiani della Siria

Per affrontare anche il dramma del terremoto

 

Il paradosso degli aiuti internazionali diretti a un Paese
sottoposto a pesanti sanzioni e prostrato da una guerra ultradecennale

“Le sanzioni internazionali contro il governo siriano, in vigore dallo scoppio del conflitto 12 anni fa, limitano fortemente l’accesso e la circolazione delle risorse materiali e finanziarie del Paese”.

Sta qui il paradosso che i salesiani della Siria mettono in evidenza in questo momento drammatico dopo il terremoto che ha colpito Turchia e Siria, mentre la solidarietà internazionale si è mobilitata ma non trova sempre la via per arrivare ai destinatari ultimi.

Padre Alejandro León, salesiano, missionario dal Venezuela e responsabile dell’ispettoria salesiana del Medio Oriente, si trovava sulla strada da Kafroun a Damasco quando ha avuto notizia del terremoto, e ha subito deviato per Aleppo. La sua comunità religiosa in questa città non conta vittime né danni significativi alle strutture. Nell’arco della giornata di lunedì ha così potuto dare accoglienza nell’oratorio a 450 persone che si erano improvvisamente trovate senza tetto.

L’affluenza degli aiuti umanitari è rallentata anche per la condizione di perifericità dei territori da soccorrere oltre che per lo stato di guerra in corso. Solo le organizzazioni già presenti sono in grado di attraversare le aree del conflitto armato e delle contese politiche. “Questo terremoto viene purtroppo a rimarcare una situazione di debolezza del Paese. La natura è un aggravante dei comportamenti scellerati dei signori della guerra” commenta don Daniel Antúnez, presidente di Missioni Don Bosco.

Questa situazione tuttavia fa emergere la capacità dei siriani di provvedere da sé, almeno in prima battuta, all’emergenza in corso. “È stata fatta una raccolta di beni tra la gente di Damasco per sostenere i connazionali ad Aleppo. La nostra casa ha raccolto i doni e, come di consueto, chi ha meno ha dato di più” sottolinea padre Alejandro: cibo, medicinali, vestiti, coperte… “Sono un segno che scalda il cuore e una fonte di speranza” commenta.

Anche dalla diaspora siriana stanno affluendo aiuti economici che, affidati a chi non si improvvisa soccorritore dell’ultima ora, potranno tradursi nell’acquisto dei beni di prima necessità per la nuova ondata di sfollati che si presenterà nei prossimi giorni.

I salesiani sono presenti nella capitale Damasco (4 confratelli) e ad Aleppo (5 confratelli); si sta decidendo sulla possibilità di utilizzare la casa di Kafroun (dove si svolgono i campi estivi del Movimento Giovanile Salesiano) ma lì si presenta la difficoltà di accesso trattandosi di un’area montagnosa (550 m slm), con strade non facilmente percorribili soprattutto alle condizioni meteorologiche attuali.

“Missioni Don Bosco ha relazioni continuative con i salesiani di Siria e segue da dentro, possiamo dire, l’evolversi della situazione. Siamo pronti a intervenire con gli aiuti che saranno richiesti” spiega don Antúnez. “Il nostro compito è adesso quello di accompagnare le famiglie a ricomporsi, a sopravvivere nel breve periodo in una condizione di mancanza di propri mezzi di sussistenza”. Le autorità, governative e non, intervengano subito secondo il loro mandato: “quando l’emozione internazionale inizierà a calare (lo stiamo vedendo per l’Ucraina) noi ci saremo per ripartire con i giovani e le loro famiglie”.

I missionari salesiani si sono adoperati per convertire allo scopo emergenziale la struttura organizzativa che ordinariamente si occupa dei progetti di sviluppo in Medio Oriente. Questa è diretta da un missionario italiano, il veneto don Pietro.

Anpas Vssc di Caluso, come diventare volontari soccorritori

CORSO GRATUITO PER VOLONTARI SOCCORRITORI

 

L’Associazione Anpas Vssc Volontari del Soccorso Sud Canavese di Caluso organizza un corso gratuito per diventare volontari soccorritori e operare sulle ambulanze del Servizio di emergenza 118, nell’ambito dei trasporti socio sanitari e prestare assistenza sanitaria a eventi e manifestazioni.

Il primo incontro del corso si terrà lunedì 27 febbraio, alle ore 20.30, presso il Poliambulatorio di Caluso in via Roma 22 a Caluso.

Il corso è riconosciuto e certificato dalla Regione Piemonte secondo lo standard formativo regionale. Inoltre, all’interno dello stesso percorso formativo è prevista l’abilitazione all’utilizzo del defibrillatore semiautomatico esterno in ambito extraospedaliero.

Il corso è diviso in una parte teorica di 54 ore complessive a cui vanno ad aggiungersi altre 100 ore di tirocinio pratico protetto in ambulanza, in affiancamento a personale più esperto.

Al termine dell’intero percorso formativo, una volta ottenuta la certificazione, i nuovi volontari soccorritori e soccorritrici saranno in grado di operare in modo coordinato con la Centrale Operativa del Sistema Emergenza Sanitaria e gestire l’organizzazione di un soccorso sicuro nonché prestare assistenza sul luogo e durante il trasferimento. Gli argomenti trattati durante le lezioni riguarderanno diversi argomenti tra cui i codici d’intervento, i mezzi di soccorso, il linguaggio radio e le comunicazioni, la rianimazione cardiopolmonare, l’utilizzo del defibrillatore e il trattamento del paziente traumatizzato.

Per maggiori informazioni e adesioni contattare i Volontari Soccorso Sud Canavese al numero di telefono 011-9891607 o tramite l’email formazione@vssc-caluso.it.

La Pubblica Assistenza Volontari Soccorso Sud Canavese, associata Anpas, può contare sull’impegno di 110 volontari, di cui 65 donne, grazie ai quali ogni anno svolge circa 5mila servizi con una percorrenza di 241mila chilometri. Effettua servizi di emergenza 118, trasporti ordinari a mezzo ambulanza come dialisi e terapie, trasporti interospedalieri, assistenza sanitaria a eventi e manifestazioni, accompagnamento per visite anche con mezzi attrezzati al trasporto dei disabili.

L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 82 associazioni di volontariato con 10 sezioni distaccate, 10.425 volontari (di cui 4.062 donne), 5.753 soci, 640 dipendenti, di cui 71 amministrativi che, con 436 autoambulanze, 226 automezzi per il trasporto disabili, 261 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 2 imbarcazioni, svolgono annualmente 534.170 servizi con una percorrenza complessiva di 17.942.379 chilometri.

Sequestrate 800 confezioni di creme cosmetiche illegali dannose per la salute

Sono circa 800 le confezioni di creme cosmetiche, potenzialmente dannose per la salute, sequestrate nei giorni scorsi dal Comando di Porta Palazzo della Polizia Locale di Torino, unitamente alla Polizia Locale di Novara e Trecate, durante un’indagine relativa alla vendita abusiva di farmaci che ha portato all’esecuzione di diverse perquisizioni in varie località del Piemonte Orientale.

 

Si tratta di creme schiarenti per la pelle contenenti il principio attivo idrochinone, sostanza vietata nei prodotti cosmetici dal Regolamento n. 1223 del 2009 del Parlamento Europeo. L’idrochinone è una sostanza cancerogena, responsabile della formazione di alcuni tumori e dermatosi cutanee molto gravi, tanto che in Italia dal 2000 ne è vietato l’uso nei cosmetici per la pelle e dal 2005 anche nelle tinture per capelli, in ogni percentuale di concentrazione.

I prodotti posti sotto sequestro giudiziario, sono stati rinvenuti all’interno di un box condominiale adibito a magazzino, utilizzato da un commerciante di nazionalità nigeriana che si occupa di importare e vendere in Italia merce di vario tipo, proveniente principalmente dall’africa subsahariana. L’uomo è stato denunciato per detenzione e commercio di cosmetici che possono essere dannosi per la salute umana.

Il procedimento penale si trova attualmente nella fase delle indagini preliminari, pertanto vige la presunzione di non colpevolezza dell’indagato, sino alla sentenza definitiva.

Nuovo Punto lettura della Casa del Quartiere ‘Più SpazioQuattro’

Venerdì 10 febbraio, alle ore 11, in via Saccarelli 18, si terrà la conferenza stampa per l’inaugurazione del nuovo Punto lettura della Casa del Quartiere ‘Più SpazioQuattro’, alla quale parteciperanno gli assessori della Città di Torino Rosanna Purchia (Cultura) e Jacopo Rosatelli (Politiche sociali) insieme ad Alberto Re e Sonia Gagliano, rispettivamente presidente e coordinatrice alla Cultura della Circoscrizione 4 e Cecilia Cognigni, dirigente del Servizio Biblioteche.

Per l’occasione Gabriele Vacis – regista teatrale, drammaturgo, autore televisivo e cinematografico – terrà un reading pubblico.

Un percorso iniziato nel 2020 con la firma della convenzione tra l’Associazione la Casa delle Rane ONLUS – il soggetto gestore di ‘Più SpazioQuattro’, la Casa del Quartiere San Donato – la Città di Torino con il Servizio Biblioteche e la Circoscrizione 4, che si realizza con la restituzione alla cittadinanza di uno spazio rigenerato, dedicato alla lettura e alla promozione artistica e culturale.

Il nuovo Punto lettura di ‘Più SpazioQuattro’ sarà aperto a partire dal primo marzo e permetterà di poter prendere in prestito il patrimonio documentario delle Biblioteche civiche torinesi, con l’ausilio del personale e dei volontari della Casa del Quartiere.

Verrà così restituita ai cittadini una parte dei volumi della Biblioteca civica che ha avuto sede in via Saccarelli fino al 2015, insieme al suo patrimonio di storie.

Innestare un punto lettura all’interno di un luogo dinamico, ad alta densità relazionale e fortemente radicato nel proprio territorio come ‘Più SpazioQuattro’, significa abbinare la promozione della cultura all’esperienza delle Case del quartiere, integrandola con quella delle Biblioteche civiche torinesi, per sperimentare nuove forme di animazione culturale di più ampio respiro.

Il nuovo Punto lettura è motivo di gioia e di orgoglio per la Circoscrizione 4 – dichiarano il Presidente Alberto Re e la Coordinatrice alla cultura Sonia Gagliano – sarà uno spazio di libri, di lettura, di cultura ma anche un nuovo spazio sociale e aggregativo, all’interno della preziosa risorsa che è la nostra Casa del Quartiere Più SpazioQuattro. Uno spazio del quartiere a disposizione della città’.

Il punto lettura:

– promuoverà iniziative cittadine di promozione della lettura rivolte a specifici target di pubblico e  progetti già esistenti come Leggermente, Nutrirsi di Cultura e Nati per Leggere Torino anche in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi;

– distribuirà per la prima volta alla comunità i libri delle Biblioteche civiche torinesi non più utilizzati, attraverso il circuito del prestito grazie all’iniziativa ‘Una Biblioteca grande come un Quartiere’, in collaborazione con la Banca del Tempo della Circoscrizione 4, che ad oggi vede già coinvolti in questa esperienza di bookcrossing diffuso 27 negozi di prossimità di San Donato;

– collaborerà con il progetto Book2Book dell’associazione Mogoa, un’applicazione che ha come obiettivo quello di creare una biblioteca di prossimità mettendo in connessione i cittadini e i centri culturali;

– ospiterà residenze artistiche di case editrici indipendenti e eventi che coniugano la lettura con le altre arti.

 

Programma:

Ore 11.00 –  conferenza stampa alla presenza di:

–      Rosanna Purchia – Assessora alla Cultura

–      Jacopo Rosatelli – Assessore alle Politiche Sociali

–      Alberto Re – Presidente Circoscrizione 4

–      Sonia Gagliano – Coordinatrice V Commissione della Circoscrizione 4

–      Cecilia Cognigni – Dirigente Servizio Biblioteche.

 

Reading a cura di Gabriele Vacis

 

Aperitivo di saluto

Ore 17.00 laboratorio di lettura e scrittura di filastrocche e storielle con Pino Pace a cura di Babelica, per bambini dai 7 anni in su.

Ore 19.00 aperitivo al Piano1

 

A seguire ‘4 chiacchiere con Enrico Remmert’: si parlerà dell’immaginario, del suono e dell’emozione della scrittura.

Filma ragazzina che si cambia nel camerino del negozio. Lei urla e arrivano i carabinieri

Un uomo di 41 anni, di Carignano è stato denunciato dai carabinieri della compagnia di Moncalieri. Nei giorni scorsi  una ragazza di 16 anni lo ha sorpreso mentre la filmava con il cellulare nel camerino di un negozio di abbigliamento a Moncalieri, dove la minorenne stava provando dei vestiti. La giovane si è messa a urlare e i genitori con il personale del negozio hanno chiamato i carabinieri. I militari hanno sequestrato il cellulare dell’uomo e nella sua abitazione, hanno trovato altri due telefoni, un pc e 36 grammi di hashish.

Uomo aggredito a Torino: volevano rubargli portafoglio e cellulare

Due cittadini brasiliani di 30 e 42 anni sono stati tratti in arresto dalla Polizia di Stato poiché gravemente indiziati del reato di rapina in concorso e resistenza a P.U., uno anche per lesioni personali aggravate.

L’intervento è nato dalla segnalazione di una donna al NUE 112 che riferiva di aver udito in Corso Svizzera la richiesta di aiuto di un uomo, per poi notare subito dopo due soggetti che lo aggredivano asportandogli il portafogli e il cellulare. Una pattuglia della Squadra Volante immediatamente giunta sul posto, individuava la vittima dell’aggressione, che presentava delle ferite al volto e che dichiarava di aver precedentemente avvicinato un giovane uomo, dedito alla prostituzione , per avere una prestazione sessuale.

Successivamente, il cliente invitava il 30enne a prendere qualcosa da bere. Quest’ultimo, una volta salito in auto, gli chiedeva di invitare anche un connazionale, dedito alla stessa attività nelle vicinanze, per un saluto. Una volta a bordo, il secondo cittadino brasiliano di 42 anni colpiva il proprietario dell’auto e lo rapinava. La coppia si allontanava rapidamente facendo perdere inizialmente le proprie tracce.

Le ricerche condotte nelle immediate vicinanze permettevano agli agenti di rintracciare i due presunti autori della rapina in Corso Appio Claudio i quali alla vista della Volante velocemente prendevano direzioni differenti, separandosi. Nonostante il tentativo di fuga i due soggetti venivano fermati.

Uno dei due aveva ancora in mano il cellulare oggetto della rapina, spento, ma che una volta riacceso trasmetteva l’allarme di localizzazione di un’applicazione volta a consentirne il rintraccio, consentendo di ricondurne inequivocabilmente la proprietà a terzi.

A questo punto il 42enne opponeva una strenua resistenza all’arresto colpendo ripetutamente gli operatori con pugni e testate, ma veniva bloccato.

Bici giù dai Murazzi, quella sera i ragazzi arrestati erano ubriachi? E un atto irresponsabile diventa tragedia

La madre della minorenne fermata dai carabinieri con altri quattro suoi amici per il lancio della bici dai Murazzi che ha ferito gravemente un giovane ha dichiarato ai media  di non sapere nulla della vicenda ma che se sua figlia ha sbagliato è giusto che paghi. Sui giornali trapelano alcune frasi che sarebbero state scritte sul diario personale della giovane, dopo quel gesto folle: “avevamo bevuto”. Un atto irresponsabile trasformatosi in dramma. Sono 5 i  ragazzi tra i 15 e i 18 anni, fermati a Torino dai carabinieri e già interrogati, con l’accusa di aver lanciato dalla strada sopra i Murazzi la bici elettrica di 15 chili che ha ferito, mandandolo in coma,  lo studente palermitano Mauro Glorioso. Ora sta recuperando ma è in prognosi riservata. I giovani, due 18enni e tre minorenni, sono stati fermati con l’accusa di tentato omicidio per i fatti avvenuti il 23 gennaio scorso. I giovani fermati non sono appartenenti ad alcuna baby gang ma ragazzi comuni, amici da anni, residenti nel quartiere di Madonna di Campagna.

 

(foto Fabio Liguori)