Coronavirus- Pagina 62

Agis incontra il ministro Franceschini

Si è svolto questa mattina un incontro tra il Ministro Franceschini, i rappresentanti della Conferenza delle Regioni, Bonaccini e Gibelli, dell’Anci, De Caro e Nardella ed il Presidente dell’Agis, Carlo Fontana, di Federvivo, Filippo Fonsatti e dell’Anfols, Francesco Giambrone.

Al centro della discussione le possibili riaperture del settore dello spettacolo dal Vivo, anche alla luce di alcune indiscrezioni che hanno indicato come possibile la ripresa dalla prima settimana di giugno, rispettando le misure di sicurezza per ridurre il rischio di diffusione del Covid-19.

L’Agis, ha presentato una memoria  nella quale viene espresso apprezzamento per una possibile ripresa, segnalando alcune specificità, insieme a possibili criticità. Ha ricordato, innanzitutto, come prima ancora di rendere possibili le riaperture al pubblico delle attività, sia prioritario poter consentire la riattivazione Dei servizi generali e tecnici dei teatri ed immediatamente dopo garantire l’attività produttiva – prove, allestimento, classi di danza – necessaria all’esecuzione. Rimandando a quanto scritto nel documento “Lo Spettacolo in Italia nella Fase 2 – Proposte per la ripartenza delle attività e per la riapertura al pubblico”, presentato alla stampa lo scorso 29 aprile, si conferma quindi l’esigenza di un dettagliato cronoprogramma di riaperture, con una priorità in favore delle attività con il pubblico per gli spettacoli outdoor. Il documento Agis segnala, inoltre, come la paventata limitazione a 200 persone per le attività indoor, (che, tra l’altro non sembra tener conto delle diverse cubature e caratteristiche strutturali delle differenti realtà) sia di complessa realizzazione, oltre che non sostenibile sotto il profilo economico. Basti pensare alle Fondazioni Lirico Sinfoniche che raggiungerebbero tale soglia anche solo con orchestra, coro e tecnici impegnati nell’attività. Infine, l’uso dalla mascherina anche per i musicisti, gli attori e i cantanti, appare di difficile applicazione. I  rappresentanti della Conferenza delle Regioni, unitamente ai rappresentanti dell’ANCI, hanno espresso condivisione rispetto al documento elaborato dall’AGIS. Al termine dell’incontro, il Ministro Franceschini, condividendo le riflessioni poste, ha sollecitato l’AGIS ad esprimere il parere ed a fornire indicazioni sulle prescrizioni inserite nel verbale del Comitato tecnico scientifico non appena sarà trasmesso, al fine di riprendere le attività il prima possibile, ma in sicurezza per lavoratori e spettatori.

Test sierologici, ecco i laboratori privati autorizzati

L’Assessorato regionale alla Sanità del Piemonte ha aggiornato l’elenco dei laboratori di analisi privati autorizzati dalla Regione all’esercizio dell’attività. La tabella con i riferimenti delle singole strutture è pubblicata sul sito della Regione Piemonte all’indirizzo: 

 https://www.regione.piemonte.it/web/sites/default/files/media/documenti/2020-05/elenco_laboratori_diagnostici_privati_7_maggio_2020_bis.pdf

A tali laboratori è possibile rivolgersi privatamente anche per l’effettuazione, ove contemplata dai servizi delle singole strutture, di eventuali test sierologici, per i quali, in tal caso, gli oneri sono interamente a carico del cittadino.

In particolare, si ricorda che l’utilizzo del test sierologico per le immunoglobuline specifiche per il SARS-CoV-2 è consentito ai privati cittadini per i soli esami che il Ministero della Salute considera attendibili nel loro esito epidemiologico.

Tali test sierologici, secondo lo stesso Ministero, “non possono, allo stato attuale dell’evoluzione tecnologica, sostituire il test molecolare basato sull’identificazione di RNA virale dai tamponi nasofaringei”, né forniscono alcun “patentino di immunità”, in quanto “un test anticorpale positivo indica se la persona è stata infettata da SARS-CoV-2 (se IgM positivi: infezione recente; se IgM negativi e IgG positivi: infezione passata), ma non indica necessariamente se gli anticorpi sono neutralizzanti, se una persona è protetta e per quanto tempo, e se la persona è guarita. Un test anticorpale negativo può avere vari significati: una persona non è stata infettata da SARA-CoV-2, oppure è stata infettata molto recentemente (meno di 8-10 giorni prima) e non ha ancora sviluppato la risposta anticorpale al virus, oppure è stata infettata ma il titolo di anticorpi che ha sviluppato è, al momento dell’esecuzione del test, al di sotto del livello di rilevazione del test”.

Coronavirus, oltre 8700 guariti. Altre 33 vittime e 111 contagi

Il bollettino della Regione Piemonte delle ore 17 di lunedì 11 maggio

8.731 PAZIENTI GUARITI E 3.307 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 8.731 (+216 rispetto a ieri): 635 (+2) in provincia di Alessandria, 364 (+7) in provincia di Asti, 454 (+2) in provincia di Biella, 949 (+11) in provincia di Cuneo, 773 (+6) in provincia di Novara, 4.625 (+167) in provincia di Torino, 390 (+15) in provincia di Vercelli, 461 (+6) nel Verbano-Cusio-Ossola, 80 (+0) provenienti da altre regioni.

Altri 3.307 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.400

Sono 33 i decessi di persone positive al test del Coronavirus Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 7 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.400 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 598 Alessandria, 204 Asti, 167 Biella, 295 Cuneo, 294 Novara, 1.519 Torino, 170 Vercelli, 120 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione, ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 28.776 (+111 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.732 in provincia di Alessandria, 1.685 in provincia di Asti, 1.015 in provincia di Biella, 2.646 in provincia di Cuneo, 2.481 in provincia di Novara, 14.560 in provincia di Torino, 1.200 in provincia di Vercelli, 1.093 nel Verbano-Cusio-Ossola, 252 residenti fuori regione, ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 112 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 135 (-2 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.021 (-3 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 11.182

I tamponi diagnostici finora processati sono 213.783, di cui 118.378 risultati negativi.

Mascherine a Torino, la situazione della distribuzione

Nella seduta di oggi  del Consiglio Comunale di Torino, in Sala Rossa è intervenuto l’assessore Alberto Unia  che ha fatto  comunicazioni sullo “stato dell’arte della distribuzione delle mascherine ai torinesi che l’Amministrazione ha scelto di far distribuire dagli amministratori di condominio”, così come richiesto dal capogruppo PD Stefano Lo Russo.

Nel suo intervento, l’assessore Unia ha ringraziato il consigliere per avergli dato la possibilità di fare ulteriore chiarezza sulle modalità di distribuzione delle mascherine.

La consegna – ha spiegato – è articolata in due fasi: la prima sta avvenendo con l’intermediazione degli amministrazioni di condominio, la seconda avverrà tramite dipendenti della Città e volontari.

Dal 4 maggio – ha detto – la Città ha iniziato le operazioni per distribuire le prime 176mila mascherine acquistate dalla Regione Piemonte tramite gli amministratori di condominio, che attraverso il portale web Torino Facile hanno potuto prenotare il ritiro presso le sedi delle Circoscrizioni, dal lunedì avenerdì dalle ore 9 alle 16.30.

Non ci sono costi per la città – ha chiarito Unia – dato che gli amministratori operano a titolo volontario.

Ha quindi spiegato che altre mascherine sono arrivate oggi dalla Regione: per queste da domani inizierà la distribuzione agli amministratori di condominio, ai quali – ha precisato – non è imputabile alcun ritardo.

In totale – ha concluso – alla Città sono arrivate sinora 472mila mascherine.

IL DIBATTITO A PALAZZO CIVICO

Stefano Lo Russo (PD): Certamente gli amministratori di condominio non sono colpevoli dei ritardi: è la logistica del Comune di Torino che è stata inefficace. C’è stata un’enorme sottovalutazione. La modalità di distribuzione non ha funzionato, tant’è che oggi la stragrande maggioranza dei torinesi non ha la mascherina. Sarebbe stato meglio incaricare le farmacie, utilizzando la tessera sanitaria. In che data ce l’avranno finalmente tutti?

Francesco Tresso (Lista civica per Torino): Non tutto ha funzionato bene, come aveva promesso l’assessore Unia una settimana fa. L’operazione è stata condotta male, sin dall’inizio, dalla Regione Piemonte, in modo demagogico. Non ci sono monitoraggio, né profilatura dei bisogni e serviva una comunicazione più efficace. Credo ci sarebbero potuti usare metodi migliori, ad esempio utilizzando le tessere sanitarie. Mi auguro si possa sopperire al più presto alle attuali lacune amministrative.

Raffaele Petrarulo (Lista civica Sicurezza e Legalità): La Città è partita in ritardo con la distribuzione: occorreva una concertazione tra la Regione Piemonte e il Comune. E chi e come controlla che tutti abbiano ottenuto le mascherine?

Deborah Montalbano (DemA): Molti amministratori di condominio hanno tentato di prenotare il ritiro delle mascherine attraverso la procedura on line, ma hanno trovato le prenotazioni bloccate. Perché?

Silvio Magliano (Moderati): Non entro nel merito della gestione da parte della Regione Piemonte, che sul tema ha fatto uno spot elettorale, riversando poi le problematiche sulle Amministrazioni locali. E ancora oggi ci sono problemi sulle mascherine, a cominciare dalla questione dell’Iva. Si potevano usare farmacie, poste, associazioni di volontariato e parrocchie per la distribuzione, ma ora vorrei comunque capire come forniremo mascherine ai cittadini più in difficoltà, soprattutto persone anziane e con disabilità.

Federico Mensio (M5S): Bisognerebbe rivolgersi alla Regione Piemonte per conoscere numeri, modalità di produzione e tempistiche di consegna delle mascherine. La Città ha distribuito tutte le mascherine che ha ricevuto e non vedo come avrebbe potuto operare meglio. L’onere non sarebbe stato sostenibile per le farmacie e il primo lotto di mascherine ricevuto non sarebbe comunque bastato a rifornirle tutte. Ringrazio l’Anaci e le altre associazioni per l’ottimo lavoro svolto.

Aldo Curatella (Misto di Minoranza): Non entro nel merito di chi sia la colpa sui ritardi, ma la Città quando ha iniziato a programmare la distribuzione, almeno alla popolazione più fragile? La necessità di farlo si conosceva già molto prima del 4 maggio, almeno un mese e mezzo prima! La Città ha aspettato la Regione Piemonte?

Al termine del dibattito, è intervenuto per una breve replica l’assessore Unia, che ha ribadito che non ci sono stati ritardi da parte della Città nelle distribuzione delle mascherine. Sono state consegnate tutte le 176mila mascherine ricevute fino a venerdì scorso: “Il meccanismo ha funzionato benissimo e la situazione è sotto controllo” – ha affermato. Termineremo la distribuzione – ha concluso – quando avremo tutte le mascherine dalla Regione.

(dall’ufficio stampa di Palazzo Civico)

Gli infermieri: “Ecco come migliorare la sanità territoriale”

Riceviamo dal sindacato Nursind e pubblichiamo / “Abbiamo redatto e inviato un documento. in allegato, su invito della Commissione istituita con DGR 1-1252, guidata dall’ex ministro della sanità Ferruccio Fazio, istituita per formulare proposte finalizzate al miglioramento dell’ assistenza territoriale piemontese post covid19”

Ovviamente la ricostruzione di un sistema che ha impiegato quasi venticinque anni per essere smantellato non può essere affidata a poche pagine.

Un analisi non può non partire da tutti quei servizi azzerati perché ritenuti inutili in favore di centralizzazioni dissennate: Parliamo dei consultori pediatrici, di ostetricia e ginecologia, dei poliambulatori specialistici, dei centri di salute mentale, degli sportelli di supporto e di ascolto; vere e proprie strutture di eccellenza e prevenzione e punti di riferimento di interi quartieri in passato come anche la chiusura o il depotenziamento degli ospedali periferici che ha fortemente influito su questo tracollo.

I dati in nostro possesso per esaminare la qualità delle prestazioni rese dal servizio delle cure primarie negli anni precedenti, provengono dal Sistema di Emergenza Sanitaria Territoriale che rappresentano il termometro sociale del disagio sul territorio. È facilmente verificabile attraverso il riascolto telefonico a campione delle richieste, che in epoca pre-emergenziale, poco meno di tre chiamate su quattro pervenute alla Centrale Operativa 118 di Torino, non erano di pertinenza del sistema di soccorso;

Il dispositivo di risposta territoriale non è solo carente di medici, ma anche di quei professionisti che potrebbero garantire efficienza all’intera macchina. Il dispositivo di risposta territoriale non può basarsi sull’esclusiva figura del medico di medicina generale; un massimalista richiederebbe tre vite per seguire tutti i suoi assistiti. È necessario un cambiamento di paradigma, incardinato non più sulle mere prestazioni cliniche, ma sugli obiettivi di salute perseguiti da equipe multidisciplinari, coordinate da una Centrale Operativa.

Lo sconvolgimento sanitario e sociale causato dall’emergenza COVID ha evidenziato da più parti la necessità di un radicale cambio di rotta nell’organizzazione delle cure e dell’assistenza primaria. Appaiono evidenti le peculiarità e le caratteristiche di un tessuto umano che richiede un’organizzazione multidisciplinare e soprattutto coordinata.

Nel 2016 il Ministero della Salute ha emanato le linee di indirizzo sui criteri e le modalità di attivazione del numero europeo armonizzato a valenza sociale 116117, destinandolo al servizio di Guardia Medica non urgente. Questa misura è rimasta solo sulla carta, eppure avrebbe connesso la medicina generale sul territorio, Il numero 116117 farebbe capo ad una vera e propria centrale operativa, che per essere definita tale, dovrebbe disporre di risorse impiegabili, ma questo può avvenire solo attraverso una vera integrazione tra i servizi, interconnettendo tutte le competenze richieste.

Aggregazioni Funzionali Territoriali, coordinate dal 116117 opportunamente presidiato da professionisti, sarebbero state il primo argine contro l’epidemia, coordinando i percorsi e la continuità assistenziale.

La contrapposizione tra le cure primarie e quelle ospedaliere ha completamente fallito;

La figura dell’infermiere di famiglia e di comunità inoltre, raccomandata dall’OMS, stenta ad affermarsi nonostante una Delibera regionale che ne istituzionalizza l’esistenza.

Senza infermieri non sarà possibile riformare nulla

Francesco Coppolella

segretario regionale del NurSind

Crollo delle iscrizioni nel comparto del turismo linguistico

A rischio quasi mille posti di lavoro / L’emergenza sanitaria da Covid 19 sta già mostrando i primi, ma certamente preoccupanti segnali di criticità economica, provocati in svariati comparti produttivi in Italia, Piemonte compreso, tra cui quello del turismo linguistico. Fino ai tempi antecedenti lo scoppio dell’epidemia, questo settore risultava, invece, florido ed in crescita. A dare l’allarme è l’ASILS, l’Associazione delle Scuole d’Italiano come Lingua Seconda, che rappresenta il settore privato delle scuole di italiano per stranieri in Italia.

Le 43 scuole aderenti all’associazione hanno registrato in tutta Italia un crollo del 99% delle iscrizioni a causa della pandemia. Nonostante tutte si siano convertite immediatamente alla didattica online, per non arrecare un disservizio agli studenti già iscritti, tutti gli istituti hanno dovuto gestire un enorme flusso di cancellazioni e rimborsi. Si tratta di perdite che la sola didattica a distanza non può colmare, perché il COVID-19 ha minato alle basi gli stessi presupposi del turismo linguistico, vale a dire la mobilità delle persone e la loro possibilità di riunirsi in gruppo.

“Le preoccupazioni per la ripresa del nostro settore – dichiara il Presidente Wolfango Poggi – sono molteplici. Prima fra tutte l’inizio della fase 2. Pur essendo le nostre strutture classificate come scuole, infatti, la nostra situazione risulta più affine a quella degli operatori turistici, con l’aggravante che non potremo beneficiare del turismo di prossimità. Qualora potessimo, infatti, aprire a settembre, seguendo l’esempio della scuola pubblica, permamgono molti dubbi sulla nostra operatività. Gli studenti si iscrivono nei nostri centri per imparare la lingua, ma soprattutto per sperimentare il vivere all’italiana; oltre alle lezioni, vogliono spesso vivere in famiglia, partecipare ad attività ricreative, socializzare, visitare musei e andare al ristorante. Tutte le restrizioni inerenti al distanziamento sociale renderanno molto difficile lo svolgimento di queste attività. La stessa riduzione del numero dei partecipanti, al fine di mantenere le distanze di sicurezza in classe, potrebbe rendere insostenibile i costi di gestione dei nostri corsi. A rendere tutto ciò più allarmante si aggiungono la chiusura delle frontiere, la diminuzione dei voli low cost, il fallimento di numerose compagnie aeree, l’obbligo di quarantena all’ingresso in Italia e al rientro nel proprio Paese, oltre alla difficoltà di garantire la sicurezza degli alloggi durante il soggiorno degli studenti. C’è anche il rischio che, per ricadute epidemiche, in seguito a diverse modalità di contenimento del COVID-19, nei vari Paesi esteri, e per conseguenti psicosi da contagio, per lungo tempo gli studenti, desiderosi di apprendere la lingua italiana, non vengano proprio in Italia. Le conseguenze economiche saranno gravissime, in quanto non è prevista una ripresa a pieno ritmo prima della primavera-estate 2021”.

Le scuole ASILS, che non beneficiano di alcuna sovvenzione pubblica, ospitano ogni anno oltre 27.000 studenti, per un numero di 118.843 settimane di soggiorno in Italia, pari a 831.901 pernottamenti, sviluppando un fatturato di oltre 50 milioni di euro e un indotto presunto di circa 51 milioni di euro.

“Il comparto del turismo linguistico è davvero al collasso – spiega il presidente Poggi – e, se ci soffermiamo alle sole scuole ASILS, risultano a rischio quasi mille posti di lavoro. Il fenomeno risulta molto più esteso nel caso in cui si tengano in considerazione anche gli istituti non aderenti all’associazione, le Università americane e le Università per Stranieri. Per sopravvivere il nostro settore avrebbe bisogno dell’estensione degli ammortizzatori sociali, almeno fino a fine anno, e di un forte sostegno economico per la ripartenza e la promozione del nostro Paese all’estero. Sarebbe anche opportuno un intervento sulla spinosa questione degli affitti; i locali delle scuole non appartengono, infatti, alla categoria C1 e pertanto gli istituti, al momento, non hanno potuto beneficiare né del credito d’imposta né di una riduzione dei canoni d’affitto”.

Mara Martellotta

Difficoltà economiche da virus, l’aiuto dei commercialisti contro gli usurai

I contraccolpi economici negativi dell’emergenza Coronavirus rischiano di spingere famiglie e imprenditori tra le spire di persone con pochi scrupoli o degli usurai.

E’ l’allarme lanciato dall’ Organismo di Composizione della Crisi “Modello Torino” (OCC MO.TO.), costituito l’anno scorso dagli Ordini professionali dei Dottori Commercialisti, degli Avvocati e dei Notai per aiutare chi, consumatore o imprenditore, non riesce a far fronte ai troppi debiti, operando anche in stretta collaborazione con gli enti istituzionali, pubblici e privati, presenti sul territorio.

“Siamo pienamente operativi – dice Carlo Regis, commercialista, referente dell’ OCC MO.TO – anche se da inizio marzo lavoriamo in remoto per la chiusura del nostro ufficio presso il Tribunale di Torino a causa del lockdown”. “Comunque presto riapriremo, speriamo già dal 12 maggio, compatibilmente con la piena ripresa dell’attività degli uffici giudiziari” aggiunge Simona Grabbi, presidente dell’Ordine degli Avvocati.
“Possiamo però essere contattati in ogni momento – aggiunge Regis – ai recapiti: occ@modellotorino.it – www.modellotorino.it. In questo periodo, inviamo un modulo-intervista da compilare per il successivo colloquio telefonico. La fase preliminare di valutazione del caso è completamente gratuita”. “Noi offriamo un servizio che ha anche una rilevante componente sociale – aggiunge Luca Asvisio, presidente dell’Ordine dei Commercialisti – ed è molto importante che famiglie e imprenditori, in situazione di sovraindebitamento, si affidino a professionisti preparati. Andiamo incontro a mesi difficili e già registriamo una crescita delle persone che ci contattano”.
Come prevede la legge, l’OCC Modello Torino, che è iscritto nel Registro tenuto dal Ministero della Giustizia, aiuta chi si è indebitato troppo senza colpe, come ad esempio chi non riesce più a pagare un mutuo o un finanziamento perché ha perso il lavoro, perché è stato colpito da una malattia o dal decesso di un familiare, e anche un imprenditore che non riesca più a far fronte ai propri debiti. Possono rivolgersi a questo organismo aziende con debiti fino a 500 mila euro, ricavi non superiori ai 200 mila euro, un attivo patrimoniale fino a 300 mila euro.
Tre le procedure previste nella composizione della crisi da sovraindebitamento: il piano del consumatore; l’accordo con i creditori (se debitore è un imprenditore); la liquidazione del patrimonio (sia per consumatori che per imprenditori).
Sarà il Tribunale, ricevuto il piano predisposto dal debitore con l’ausilio dell’OCC, ad aprire la procedura da sovraindebitamento, dopo aver valutato la meritevolezza del soggetto e, anche nel caso di imprenditori, la convenienza per i creditori.

Coronavirus: oltre 8500 pazienti guariti. Altri 116 contagi e 36 vittime

Il bollettino della Regione delle ore 17 di domenica 10 maggio

8515 PAZIENTI GUARITI E 3133 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 8515 (+320 rispetto a ieri): 633 (+0) in provincia di Alessandria, 357 (+8) in provincia di Asti, 452 (+19) in provincia di Biella, 938 (+39) in provincia di Cuneo, 767 (+6) in provincia di Novara, 4458 (+213) in provincia di Torino, 375 (+24) in provincia di Vercelli, 455 (+9) nel Verbano-Cusio-Ossola, 80 (+2) provenienti da altre regioni.

Altri 3133 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3.367

Sono 36 i decessi di persone positive al test del Coronavirus Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 3 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente dall’Unità di crisi può comprendere anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora di 3.367 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale: 592 Alessandria, 202 Asti, 167 Biella, 293 Cuneo, 290 Novara, 1.500 Torino, 170 Vercelli, 120 Verbano-Cusio-Ossola, 33 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 28.665 (+116 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3.730 in provincia di Alessandria, 1.679 in provincia di Asti, 1.015 in provincia di Biella, 2.641 in provincia di Cuneo, 2.475 in provincia di Novara, 14.494 in provincia di Torino, 1.185 in provincia di Vercelli, 1.081 nel Verbano-Cusio-Ossola, 254 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 111 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 137 (-6 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 2.024 (-14 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 11.489.

I tamponi diagnostici finora processati sono 210.370, di cui 116.292 risultati negativi.

Caffè e cibi da asporto, non tutti i commercianti aderiscono

Sono circa 2.000 i pubblici esercizi che da ieri possono avviare il takeaway anche a Torino, 6 giorni dopo il resto del Piemonte.

Anche se molti bar, ristoranti e pasticcerie hanno rinunciato  a servire cibo e bevande d’asporto: troppo complicato capire appieno le disposizioni normative  e soprattutto farle rispettare. Nel caso dei bar si devono  fare le prenotazioni, avere bicchieri di carta e tutto ciò che serve per  un caffè d’asporto. Poi i clienti devono stare 80 metri distanti dal locale per consumare la colazione. Insomma, tanti problemi che fanno desistere parecchi esercenti (e clienti).

“Riparti Piemonte”, dalla Regione 101 milioni per la ripresa delle attività

In apertura della seduta in videoconferenza della Commissione Bilancio della Regione , presieduta da Carlo Riva Vercellotti, il presidente della Giunta Alberto Cirio ha presentato un emendamento al disegno di legge “Riparti Piemonte” che elenca le diverse categorie (secondo i codici Ateco) beneficiarie del bonus per facilitare la ripresa delle attività sospese a causa dell’emergenza sanitaria. La cifra complessiva stanziata (101 milioni di euro) verrà erogata da Finpiemonte direttamente alle imprese con il versamento una tantum a fondo perduto. 

L’assessore all’Agricoltura Marco Protopapa ha presentato alla Commissione gli interventi all’interno del disegno di legge della Giunta per le materie di sua competenza. I fondi, in parte provenienti dalla rimodulazione dei fondi europei ed in parte nuovi, serviranno anche per: credito alle imprese, consulenze per innovazione delle imprese agricole, sistemazione logistica dei salariati agricoli stagionali. L’assessore ha specificato che è prevista l’erogazione dei contributi sul territorio attraverso i Comuni. Il consigliere Maurizio Marello (Pd) ha criticato l’esiguità della cifra destinata a sostenere la manodopera stagionale per la raccolta dei prodotti agricoli nei campi. Sull’argomento sono intervenuti anche i consiglieri Sean Sacco (M5s) e Marco Grimaldi (Luv).

In chiusura di seduta è intervenuta l’assessore a Commercio, Cultura e Turismo Vittoria Poggio. Per quanto riguarda il settore del Commercio Poggio ha illustrato i finanziamenti a tasso zero e a fondo perduto e gli interventi di sostegno finanziario rivolti ai commercianti, con particolare attenzione alla tutela del commercio di vicinato. Sull’argomento sono intervenuti diversi consiglieri chiedendo con quale criterio siano stati scelti i codici Ateco a cui fare riferimento per i contributi e se sono state valutati i differenti tempi di riapertura: Raffaele Gallo (Pd), Ivano Martinetti( M5s), Sara Zambaia (Lega), Sarah Disabato (M5s). Il consigliere Alberto Avetta (Pd) ha messo l’accento sulla necessità di valutare il pagamento della Tassa rifiuti per gli esercizi commerciali che sono rimasti chiusi per tutto il periodo.

Sul tema del finanziamento alle aziende che si occupano di turismo e di cultura, all’assessore Poggio sono state rivolte dai consiglieri Francesca Frediani (M5s), Marco Grimaldi (Luv), Silvio Magliano (Moderati) diverse domande inerenti le imprese del Terzo settore e circa le associazioni culturali che svolgono anche una attività di aggregazione sociale. Passando al settore Turismo, diversi consiglieri hanno sottolineato la situazione in cui si trovano le agenzie di viaggio e tutte le imprese legate alla filiera delle vacanze: il consigliere Paolo Bongioanni (FdI) ha proposto la creazione di un bonus per le famiglie per acquistare in anticipo i servizi turistici estivi con la formula ‘Paghi uno e prendi tre’ finanziata con fondi regionali.

Infine sul tema delle imprese legate alla Cultura e allo Spettacolo i consiglieri Daniele Valle (Pd) e Marco Grimaldi (Luv) hanno chiesto all’assessore Poggio per quale motivo i contributi concessi a questo tipo di imprese siano dati attraverso un Bando e non con un bonus diretto. L’assessore ha specificato che si tratterà di un Fondo di solidarietà a cui le imprese, anche organizzatrici di eventi culturali, accederanno con una semplice domanda di contributo. Sull’argomento sono intervenuti anche i consiglieri Mario Giaccone (Chiamparino per il Piemonte), Alessandra Biletta (Fi), Diego Sarno (Pd).

I lavori della Commissione Bilancio sul disegno di legge “Riparti Piemonte” proseguiranno per tutta la prossima settimana.