Coronavirus- Pagina 59

Ne uccide più la burocrazia che il virus

Un Paese diviso in due con i decreti che vanno in un senso e la burocrazia in un altro. Un vero record di decreti legge, DPCM, ordinanze del ministero della Salute, circolari e normative delle regioni.

Ma era proprio il nostro Presidente del Consiglio circa due mesi fa, con i decreti Cura Italia e Liquidità, a parlare di semplificazione?

Un’Italia rassegnata al nulla cosmico. Non è servito rapportarsi con altri Paesi nè con i ritardi nè con alcune assurdità dette e poi corrette…

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Ne uccide più la burocrazia che il virus

Montagna: tutela della salute e rilancio economico

“Per l’entrata del Paese nella fase 2 è importante definire un percorso chiaro istituzionale e politico, regionale e nazionale, che unisca la necessità di massima tutela della salute pubblica, il contenimento del contagio, riducendolo fortemente, e il massimo supporto alle imprese.

Esercizi commerciali, bar, negozi di prossimità, imprese manifatturiere, artigiane, turistico-ricettive, agricole hanno bisogno di avere tempi certi per la riapertura, sostegno economico che colmi i mesi persi. I lavoratori hanno bisogno di ricevere la cassa integrazione entro i primi giorni di maggio. Attendono da troppo tempo. Per l’economia dei piccoli Comuni e delle aree montane, non sono sopportabili tempi lunghi per le scelte e le decisioni che il Parlamento dovrà concertare e coordinare con il Governo, e con le Regioni, con un’attività dell’Aula alla quale Uncem fornirà proposte e istanze come fatto con i Ministri e i Parlamentari nelle ultime ore. Servono tempi certi sulle riaperture, anche dei rifugi alpini piuttosto che dei bar e dei ristoranti di Alpi e Appennini. Bene la possibilità di poter fare take-away. Nei piccoli Comuni sapremo certo evitare assembramenti. Anche rispetto all’uso dei sentieri e delle attività outdoor Uncem auspica aperture. Una cosa è certa: la montagna non deve essere ai margini dell’economia del Paese. E su questo assunto dobbiamo lavorare con le istituzioni, nazionali e regionali, nelle quali abbiamo fiducia e che devono però essere capaci di ascoltare le istanze dei Sindaci, degli Enti locali, di tutte le imprese dei territori”.

Marco Bussone, Presidente nazionale Uncem

Volere è potere, emergenza per la vita: un aiuto al Mauriziano

Inutile stilare parole fiorite per raccontare una volta in più il momento che stiamo vivendo, tanto meno inutile è fare retorica o teoria che non porta a nulla o quasi. La pratica è l’unica arma che ci appartiene per difenderci da tutto ciò che sta accadendo.

Il COVID-19 : il mostro invisibile sempre in agguato contro di noi, è ormai diventato lo stato di fatto che stiamo drammaticamente vivendo 24 h su 24. Ci si è spalmato addosso come gli abiti che indossiamo o i pensieri che elaboriamo in ogni momento della nostra giornata, divenendo ormai parte di noi e del nostro vissuto costante. A questo punto dobbiamo “FARE” e basta. Utilizzare tutti i canali a noi disponibili per cercare di ottimizzare il proseguo di ciò che sta accadendo , ascoltando attentamente le fonti più attendibili ma soprattutto avvalerci di un’unica cosa importantissima : la volontà di fare con l’obiettivo di vivere e saper vivere. Ognuno di noi può fare, ognuno di noi può perfezionare e creare con determinazione un team di persone capace di tener fede ad un’azione utile per rimediare a tutto questo. A tal proposito, nasce a Torino un’iniziativa di cinque ragazzi volenterosi che sono stati capaci , dal nulla, di attivare un’idea assolutamente utile e proficua che ha dato e sta dando i suoi frutti riscontrando risultati davvero imminenti. Hanno pensato bene, con l’ausilio di un’amico a loro comune, il Dr. Maurizio Dall’Acqua, direttore sanitario dell’Ospedale Mauriziano – reparto di pneumologia , di creare , con affiatamento e amore, una vera e propria catena solidale capace di raccogliere , nel giro di pochissime ore, una somma pari a 25.000 Euro circa, al fine di poter così donare all’ospedale risorse preziose , rafforzando la terapia intensiva dell’Ospedale. Una delle tante iniziative umanitarie questa, certo, ma assolutamente nata da un credo ,il cui unico obiettivo è: tirarsi su le maniche e costruire risorse. Aiutiamo questi ragazzi : Chiusano, Reviglio, Poerio , altre 2 persone e in particolar
modo il Dr. Maurizio Dall’Acqua , che hanno partecipato attivamente a creare questa nobile e importantissima iniziativa, condividendo il più possibile la campagna . Comunicate quindi questo messaggio a tutti i vostri amici e parenti facendo girare il seguente link :
Sosteniamo questa iniziativa tutti insieme. Ciò che è stato fatto fino ad oggi è tantissimo ma ancora non basta. Creiamo una comunicazione continua e solidale. Questa è l’azione più opportuna da attivare , nel rispetto di coloro che giornalmente si battono per salvaguardare il nostro bene, il nostro cuore, la nostra anima ma soprattutto la nostra VITA. Non è poco, è tutto!
Monica Di Maria di Alleri Chiusano

Riaperture a singhiozzo. Negozi e parrucchieri già la prossima settimana, bar e ristoranti dal 25

Lunedì anche a Torino e in Piemonte riapre la gran parte dei n negozi, compresi parrucchieri ed estetisti che essendo però abitualmente chiusi il primo giorno della settimana è probabile aprano martedì 19.

Entro alcuni giorni potranno tornare al mercato anche gli ambulanti extralimentari. Da mercoledì la Regione consentita a loro di ricominciare, anche se per i mercati la decisione spetta ai Comuni. Lunedì 25 riapriranno invece bar e ristoranti.

Parrucchieri aperti 7 giorni su sette

Un’ordinanza comunale darà la possibilità ai parrucchieri di tenere aperto il negozio anche domenica e lunedì fino a fine 2020.

Qualche regola da osservare

Saranno diverse  le regole da rispettare: obbligatorio l’uso di  mascherina e guanti per i commercianti, mentre per i clienti solo la mascherina.

Non sarà imposto – anche se preferibile- l’impiego di bancomat o carte di credito al posto del contante. Nei negozi d’abbigliamento non sono previste particolari misure igieniche per la prova di scarpe e vestiti.

Tavoli distanziati nei ristoranti, ingressi contingentati, disinfezione costante dei locali e altre precauzioni daranno filo da torcere a clientela ed esercenti.

“Agli infermieri l’aumento beffa di 1 euro al giorno”

Nursing Up: ” In Piemonte ancora attesa per l’accordo sugli incentivi a infermieri e professionisti della sanità: un pressapochismo inaccettabile”. Intanto molte aziende sanitarie piemontesi hanno dato seguito ad un aumento irricevibile di 1 EURO AL GIORNO!

 Riceviamo e pubblichiamo

Come al solito, verso di noi infermieri e professionisti della sanità, ci sono buone parole, annunci, ma i fatti non si concretizzano mai. Siamo davvero molto stanchi della superficialità, del pressapochismo, della scarsa conoscenza della materia contrattuale, con la quale siamo costretti a confrontarci per ottenere ciò che in altre regioni e per legge ci spetta.

Eroi negli ampollosi elogi dei politici, sui social e nelle dirette Tv, ma fantasmi sacrificabili e sempre sacrificati nei bilanci e nelle pastoie della politica.

La Regione Piemonte prosegue negli annunci, con cifre per fare titoli sui giornali, ma ancora non ha dato seguito alla concretezza di quelli che sono i sacrosanti incentivi a cui hanno diritto gli infermieri e i professionisti della sanità, i quali invece ogni giorno hanno rischiato la vita, e in taluni casi l’hanno persa, in quella che da troppi politici seduti dietro a una scrivania è stata descritta come una battaglia, ma che per noi è stata ed è invece la difficilissima quotidianità di lotta al Covid 19.

In altre regioni, pensiamo alla Toscana, l’accordo sugli incentivi è stato firmato al 7 di aprile. Qua, ultima regione in Italia, siamo al 15 maggio e nessun accordo è stato sottoscritto.

Ma stiamo scherzando? Ci stanno prendendo in giro?

Dicevamo del pressapochismo: nell’attesa dei tempi biblici inaccettabili della Regione Piemonte, che cosa accade? Accade che molte delle aziende sanitarie piemontesi hanno provveduto a calcolare le indennità da retribuire a infermieri e professionisti che operano nelle aree sub intensive e critiche, sostituendo l’indennità propria di quel ruolo (appunto quella per la sub intensiva e area critica) con l’indennità per le malattie infettive. Si tratta appunto di coloro che operano a contatto con i pazienti Covid. Ciò che cosa ha generato? Un aumento ridicolo di 1 euro al giorno! UN EURO AL GIORNO! Ma cos’è, una sorta di elemosina?

Perché le aziende non hanno atteso l’accordo con la Regione nel quale, ad esempio, come anche ben indicato dall’Aran (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni), si sarebbe potuto mettere nero su bianco che le due indennità, la sub intensiva e quella delle malattie infettive, si possono sommare? È un altro esempio della scarsa attenzione alle reali questioni relative alla gestione contrattuale di chi governa la nostra sanità oggi.

Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie ribadisce che è ora di dire basta a una Regione incapace di giungere al dunque, sempre disattenta e imprecisa sugli accordi con i lavoratori per le indennità. Qui non stiamo parlando di “elemosine” ma di diritti e dignità di chi è in prima linea tutti i giorni a rischio della propria incolumità. Che il Piemonte sia l’ultima regione del Paese a non avere ancora definito alcun ché di concreto per la nostra categoria è inaccettabile.

 

Siamo esasperati. E come se non bastasse quello che accade a livello locale, ci troviamo anche a dover assistere ancora ai giochetti come quelli del Governo nazionale, come ha ribadito ieri il nostro presidente nazionale Antonia De Palma, in cui gli incentivi che ci spettano di diritto compaiono e scompaiono nei Decreti ministeriali come se la nostra professionalità fosse pagata “a peso” in base all’importanza del momento considerato o della necessità di bilancio contingente.

Attacca il Segretario Regionale Piemonte e Valle d’Aosta del Nursing UP, Claudio Delli Carri: “Fa bene il nostro presidente De Palma a dire, riferito al Governo nazionale, ma che equivale a quanto accade in Piemonte, che i signori del potere ci hanno immolati sull’altare dell’equilibrio economico, consigliati dai soliti “censori” tecnici, che agiscono in nome di un presunto indispensabile criterio di “freddi numeri”. Siamo stufi di essere incensati a parole e non considerati nei fatti. La verità è che abbiamo diritto a riconoscimenti strutturali, ad aumenti in busta paga che arrivino ogni mese e non un “una tantum”. Perché noi infermieri e professionisti sanitari non lavoriamo a cottimo, non vogliamo “regalini”. Non è questione di 1000 euro una tantum o di un gettone come una pacca sulla spalla. La questione vera è la dignità.

Il fatto che in Piemonte si protraggono i tempi sulla concretizzazione degli incentivi che ci spettano, e che ci venga ribadito sempre che tratta di interventi un “una tantum”, è inaccettabile.

Che fine hanno fatto, oggi, al 15 maggio, tutti coloro che elogiavano infermieri e medici? Chi è seduto dietro ad una scrivania e fa i conti sulla nostra pelle, si ricorda che quasi 40 di noi sono morti per l’emergenza Covid? Pensa alle loro famiglie e ai loro figli? Siamo stufi della classe politica dell’annuncio e dello slogan sui social. Siamo stufi di una politica poco attenta e per nulla preparata nella materia delicata che è la gestione contrattuale del reparto sanità. Vogliamo concretezza e interventi strutturali nelle buste paga che siano permanenti. E, si badi bene, noi non esortiamo, non chiediamo, ma esigiamo che chi deve prendere determinate decisioni sia preparato, competente e lavori: faccia insomma il suo dovere. Il Piemonte è l’ultima regione a dover ancora concretizzare tutto ciò: è questo il modo di trattare chi ha salvato centinaia di vite mettendo a repentaglio la propria?”.

 

Il Segretario Regionale

Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta

Claudio Delli Carri

La “Caat-ena” di solidarietà del CAAT prosegue

 Con la donazione di 3 quintali di prodotti a favore dei Frati Minori Piemonte Onlus

 

Sotto l’incipit “IL CAAT HA UN GRANDE CUORE” prosegue la Caat-ena di solidarietà che ha visto  protagonista il Centro Agroalimentare di Torino, impegnato in una nuova iniziativa che ha consentito la donazione di oltre 3 quintali di prodotti ortofrutticoli freschi a favore dei Frati Minori Piemonte Onlus, che ogni giorno offrono circa duecento pasti ai senza fissa dimora e poveri presenti nella città di Torino. L’iniziativa è stata resa possibile grazie alla preziosa collaborazione  dell’Associazione Piemontese Grossisti Ortoflorofrutticoli  (APGO Fedagro Torino) e dell’operatore logistico Global Truck Srl.

“Questa iniziativa – dichiarano il Presidente del CAAT Marco Lazzarino  ed il Direttore Generale Gianluca Cornelio Meglio – conferma l’impegno profuso dal Centro Agroalimentare di Torino a sostegno delle tante iniziative di solidarietà nate per far fronte all’emergenza sociale che sta colpendo duramente il nostro territorio”.

Il presidente dell’ APGO, Stefano Cavaglia’, nel condividere la necessità di promuovere iniziative  analoghe a sostegno dei bisognosi sul nostro territorio, esprime la propria gratitudine  verso le aziende grossiste che, dimostrando la loro consueta generosità, hanno preso fattivamente parte all’iniziativa, attraverso la donazione di prodotti agroalimentari :

INTERFRUTTA Piemonte Srl

GROPPO Srl

BORGNINO Vittorio Srl

BERBOTTO Sas

TORRETTA FRANCO Srl

GUARDAMAGNA Srl

AMATO Srl

PRIMAVERA Snc

QUIRICO Srl

ZOPEGNI Srl

FV EFFEVI Srl

F.lli CAVAGLIA’ Srl

 

Torino e il Piemonte ripartono (lentamente) tra mille difficoltà

La sospensione delle attività conseguenti il DPCM 22 marzo ha fermato circa metà delle imprese del Piemonte (44%) e dei rispettivi addetti (53%). Al 14 maggio risultavano ferme il 19% delle imprese e il 14% degli addetti. La distribuzione per provincia è omogenea rispetto alla popolazione (leggermente più penalizzata Biella e meno Asti).

Considerando l’intero periodo di emergenza, dal 22 marzo fino al 14 maggio, e senza considerare le attività che hanno beneficiato della deroga, il totale delle giornate perse ammonta a quasi 20 milioni, di cui circa la metà in provincia di Torino.

La distribuzione per settore vede la perdita di giornate concentrata nel terziario e nell’industria manifatturiera, che da soli totalizzano i ¾ delle perdite.

È quanto emerge dal primo rapporto dell’”Osservatorio Ripartenza” dell’Ires, illustrato  al “Gruppo di Monitoraggio Fase 2” coordinato dal vicepresidente Fabio Carosso, cui partecipano i presidenti di Provincia, i sindaci delle città capoluogo e un rappresentante dell’Unità di crisi, che ha il compito di monitorare l’andamento della situazione socio-economica del territorio in relazione alle misure assunte per l’epidemia e il loro graduale allentamento.

I mancati ricavi – si legge ancora nel rapporto Ires – sempre calcolati sulla stima massima di fermo lavorativo, hanno colpito soprattutto il terziario (fra cui: commercio, alberghi, ristorazione, attività editoriali): -43%. Seguono i servizi privati finanziari (fra cui: agenzie di viaggio e immobiliari): – 33%. Forte perdita anche per le costruzioni. Infine, l’industria manifatturiera e i servizi alla persona (fra cui: istruzione, assistenza sanitaria, biblioteche, attività sportive). La geografia regionale dei mancati ricavi segue la concentrazione territoriale delle società e la distribuzione per province è sostanzialmente proporzionale alla popolazione residente. La provincia più penalizzata è Biella, con 5 giornate di lavoro perse per abitante e la meno penalizzata Asti, con 3,9.

Le iscrizioni di nuove attività presso le Camere di Commercio a marzo 2020 sono state soltanto 1.875, mentre nello stesso mese del 2019 erano state 2.814. Ad aprile la forbice si è ampliato ulteriormente: solo 919 contro le 2.384 nello stesso mese del 2019. I settori che più hanno contribuito al rallentamento delle iscrizioni sono state il commercio ed il comparto delle costruzioni.

Per quanto riguarda il prestito alle imprese, il Piemonte, rispetto alle altre regioni d’Italia, vi ha fatto ricorso in maniera pressoché proporzionale alla propria popolazione: è 4a in graduatoria per numero di operazioni (7.555). Metà del finanziamento totale è assorbito da operazioni inferiori a 25.000€.

 Per quanto concerne, invece, la mobilità, le norme previste dai diversi DPCM succedutisi dall’8 marzo in poi hanno determinato una contrazione, conseguente alla chiusura di molti stabilimenti produttivi, al ricorso allo smart working per gli uffici amministrativi ed enti pubblici, nonché alle limitazioni di movimento dei cittadini. La quota di personale della pubblica amministrazione in smart working a fine aprile era pari al 77,3% del totale.

Gli spostamenti dei cittadini piemontesi verso i parchi e le aree verdi, già diminuiti durante i primi quindici giorni di lockdown, hanno subito un’ulteriore flessione, in seguito alle misure previste dall’ordinanza del Ministro della Salute del 20 marzo. Già nell’ultima settimana di aprile, prima dell’allentamento delle restrizioni, si è assistito a una ripresa degli spostamenti verso aree verdi, che, nei giorni, successivi al 4 maggio, sono tornati quasi ai livelli medi del periodo precedente. Gli spostamenti sono avvenuti in prevalenza utilizzando il mezzo di trasporto privato, sia per la riduzione delle corse di trasporto pubblico locale, sia per il timore di contagio dei cittadini nell’usufruire dei mezzi di trasporto collettivi. I dati indicano che la mobilità privata ha raggiunto nella fase di lockdown una media che supera il -75% rispetto al periodo pre-crisi, più accentuata nel week end. Dal 4 maggio in poi la mobilità con mezzo privato riprende, ma è sempre ridotta del 50% rispetto al pre-crisi.

I dati presentati da IRES – commenta il vicepresidente Fabio Carosso – ci mostrano quanto abbia sofferto il nostro territorio a causa dell’epidemia. Ma evidenziano anche come il Piemonte abbia la forza e l’energia per tornare a respirare, visto che la produzione economica risulta ripresa già all’86%, con 1.183.167 addetti al lavoro, su un totale, prima della crisi, di 1.370.759. Anche la mobilità dei piemontesi è pari al 40,8%. Un dato che misura la ripresa del lavoro e della vita sociale. E non è detto che si debba tornare al 100%, visto che il ricorso massiccio in questi mesi al lavoro agile ha ridotto gli spostamenti e se, all’inizio, è questa stata una scelta forzata, ora può essere vista come una risorsa”.

Più di 11 mila pazienti guariti in Piemonte. Altri 27 morti, in calo le terapie intensive

Il bollettino della Regione delle ore 19 di venerdì 15 maggio

11.149 PAZIENTI GUARITI E 3527 IN VIA DI GUARIGIONE

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti virologicamente guariti, cioè risultati negativi ai due test di verifica al termine della malattia, sono 11.149 (+553 rispetto a ieri): 1028 (+53) in provincia di Alessandria, 450 (+17) in provincia di Asti, 508 (+11) in provincia di Biella, 1132 (+34) in provincia di Cuneo, 1018 (+78) in provincia di Novara, 5851 (+310) in provincia di Torino, 508 (+37) in provincia di Vercelli, 555 (+9) nel Verbano-Cusio-Ossola, 99 (+4) provenienti da altre regioni.

Altri 3527 sono “in via di guarigione”, ossia negativi al primo tampone di verifica, dopo la malattia e in attesa dell’esito del secondo.

I DECESSI SALGONO COMPLESSIVAMENTE A 3557

Sono 27 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati nel pomeriggio dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 4 al momento registrati nella giornata di oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

A seguito della necessità di un puntuale allineamento dei dati con il Ministero, è stato richiesto alle Asl l’inserimento dei dati che erroneamente le stesse Asl non avevano ancora registrato in piattaforma: sono cosi risultati ulteriori 37 decessi risalenti al mese di aprile.

Il totale è ora di 3557 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi su base provinciale:  614 Alessandria, 212 Asti, 171 Biella, 324 Cuneo, 302 Novara, 1.581 Torino, 196 Vercelli, 122 Verbano-Cusio-Ossola, 35 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

Sono 29.346 (+137 rispetto a ieri) le persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte: 3779 in provincia di Alessandria, 1723 in provincia di Asti, 1022 in provincia di Biella, 2679 in provincia di Cuneo, 2565 in provincia di Novara, 14.896 in provincia di Torino, 1235 in provincia di Vercelli, 1093 nel Verbano-Cusio-Ossola, 251 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 103 casi sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 108 (-8 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 1593 (-182 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 9412.

I tamponi diagnostici finora processati sono 239.507, di cui 132.346  risultati negativi.

Test virologico: “In Piemonte percentuale più alta di persone tracciate”

Rispetto al numero totale dei tamponi processati il Piemonte ha la percentuale più alta di singole persone tracciate con il test virologico, rispetto a Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, «I numeri parlano chiaro – spiega l’assessore regionale alla Ricerca applicata per l’emergenza Covid-19, Matteo Marnati – su 232.682 tamponi processati totali fino ad oggi sono 158.112 le persone tracciate. Una percentuale altissima pari al 68%. La Lombardia ha il 59%, l’Emilia Romagna il 64% mentre il Veneto il 54%. Questi numeri ci dicono che il Piemonte ha usato meglio di tutti i tamponi a disposizione».

I dati sono ricavati dall’ultimo report diramato dal ministero della Salute. «Respingiamo pertanto l’attacco politico di un esponente del Partito democratico – aggiunge Marnati – che ci critica sul fatto che i nostri tamponi vengano usati per certificare le guarigioni e non per isolare i positivi. Purtroppo i numeri, che non sono una opinione, dicono il contrario. Concordiamo sul fatto che per gestire e convivere con il virus nella fase 2 siano necessari più tamponi: infatti abbiamo già da settimane un piano per riaprire i laboratori chiusi qualche anno fa e per potenziare tutti quelli esistenti». Secondo Marnati «oggi il Piemonte ha una buona capacità, ma è pronto a raddoppiare le potenzialità a breve. Il Piemonte – aggiunge – è la regione italiana con le miglior performance. Troppo facilmente, qualche membro dell’opposizione si dimentica che l’Organismo Mondiale di Sanità e l’Istituto Superiore di Sanità hanno sempre dichiarato che fosse necessario tracciare attraverso un tampone solo persone con chiari sintomi da Covid-19. Non si possono usare sempre due pesi e due misure solo per denigrare politicamente la giunta regionale. In questo momento quello che conta è il lavoro per sconfiggere il virus e consiglierei di lasciar da parte polemiche peraltro non fondate dai fatti». Sulla polemica interviene anche l’assessore alla Sanità Luigi Genesio Icardi sui tamponi smarriti: «Quanto poi ai tamponi “persi” si ribadisce come questa sia una totale falsità. Risulta dai dati che ogni tampone effettuato è stato refertato e registrato sulla piattaforma regionale Covid-19. Certo ci sono stati ritardi, causati da scarsità di reagenti, ma nessuna perdita. Insistere con queste falsità è profondamente scorretto».

Una marea di domande di rimborso degli abbonamenti Gtt

Sarebbero già quasi diecimila le richieste degli abbonati a Gtt che vogliono vedersi rimborsare gli abbonamenti per i mezzi pubblici.

Il lockdown, il lavoro agile e il timore dei contagi hanno letteralmente decimato le presenze di utenti su bus, tram e metropolitana.

Molti passeggeri si sono così rivolti alle associazioni consumatori per ottenere il risarcimento del periodo in cui non hanno utilizzato il trasporto pubblico. O, perlomeno, il prolungamento del titolo di viaggio annuale pari allo stesso periodo di non utilizzo. Da quanto trapela dalla sede del Gruppo torinese trasporti non sarebbe ancora stata trovata una soluzione, ma non vi sarebbe contrarietà in questo senso.