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Primi pazienti all’ospedale Covid del Valentino

Nel V padiglione di Torino Esposizioni al Parco del Valentino, ha aperto i battenti il nuovo ospedale per pazienti Covid a bassa intensità

L’allestimento è costato 1,5milioni di euro donati dal Fondo di beneficenza di Intesa San Paolo.

L’ospedale da campo, con 38 tende per 450 posti, “riuscirà a decongestionare gli ospedali piemontesi che avranno anche la possibilità di ricoverare pazienti con altre patologie”, commenta l’assessore regionale alla Sanità Luigi Genesio Icardi.

I primi pazienti nella struttura sono arrivati ieri da Novara e Pinerolo.

Bollettino Covid: nuove vittime, 2641 contagi, 1652 guariti

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

66.998 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 66.998 (+1.652 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: Alessandria 5.906, Asti 3.231, Biella 2.095, Cuneo 7.534, Novara 4.897, Torino 38.202, Vercelli 2.516, Verbano-Cusio-Ossola 1.901, oltre a 374 extraregione e 342 in fase di definizione.

I DECESSI DIVENTANO 5.565

Sono 69 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 10 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 5.565 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 858 Alessandria, 329 Asti, 266 Biella, 594 Cuneo, 513 Novara, 2.494 Torino, 282 Vercelli, 173 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 56 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 149.575 (+2.641 rispetto a ieri, di cui 881, il 33%, sono asintomatici).

I casi sono così ripartiti: 501 screening, 1082 contatti di caso, 1058 con indagine in corso; per ambito: 355 Rsa/Strutture socio-assistenziali, 170 scolastico, 2116 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 12.883 Alessandria, 6.869 Asti, 5.247 Biella, 19.738 Cuneo, 11.194 Novara, 80.947 Torino, 5.573 Vercelli, 4.820 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 866 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.438 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 39(+8 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.132 (18 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 71.482.

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.418.692 (+13.605 rispetto a ieri), di cui 748.560 risultati negativi.

La salute psicologica imbavagliata: un grave problema negato dal primo lockdown

Mercoledì 18 novembre il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi è sceso in piazza, a Montecitorio, indossando un bavaglio rosso in segno di protesta.

Un gesto per sottolineare come, in questi mesi di emergenza sanitaria, le numerose proposte attuabili di intervento psicologico alla popolazione non siano state prese in considerazione.

La pandemia ha generato un marcato incremento dei disturbi psicologici e ha inficiato negativamente sulla salute mentale delle persone che stavano già seguendo un percorso psicoterapeutico per altri motivi.

Il dato è allarmante: si stima che il primo lockdown abbia causato disturbi psicologici nel 65% degli Italiani (fonte www.rainews.it).

Di recente sono stata nel pronto soccorso di un ospedale e il medico che mi stava visitando, ad un certo punto, ha sbattuto la cartella clinica davanti a me iniziando a mostrare segnali di un inizio di esaurimento nervoso. Quando ho mostrato empatia nei suoi confronti mi ha detto: “Ci stanno facendo morire qua dentro”.

E come lui tanti altri operatori sanitari avrebbero bisogno, ora come non mai, di un sostegno psicologico.

Durante le mie visite in ospedale ho incontrato poi, in una sala d’attesa, una signora di una certa età che mi ha espresso la sua paura per essersi recata lì per fare la sua terapia dicendomi: “Qui c’è il Covid, rischiamo di morire?”.

La paura ormai è radicata ed è fuori controllo soprattutto nei soggetti più a rischio: come si può non comprendere l’importanza degli interventi psicologici in uno scenario come questo?

In tutto questo, non dobbiamo poi dimenticarci della categoria più fragile di tutte, perchè priva di strumenti psicologici adeguati data la giovane età: i bambini.

Sono una psicologa e attualmente sto lavorando come maestra in una scuola materna e quando i miei nuovi alunni mi hanno mostrato i disegni che tenevano raccolti nelle loro cartelline non ho potuto mettere da parte l’occhio clinico.

Mi sono ritrovata davanti a me tantissimi disegni di mostri: c’era anche il mostro arcobaleno!

Come si può pensare che tutto questo non abbia degli effetti sulla loro psiche così delicata? Chi dovrebbe contenere tutte le loro angosce dal momento che anche gli adulti sono allo stesso tempo spaventati?

Siamo tantissimi psicologi in tutta Italia, uno strumento prezioso di questi tempi, eppure nessuno ci tiene davvero in considerazione: come se la salute psicologica possa essere un optional e non un bisogno fondamentale.

Vorrei ricordare che non esiste vera salute se si cura il corpo ma si trascura la mente.

Sono diventata psicologa due anni fa e sono attualmente iscritta all’Ordine degli Psicologi del Piemonte: vorrei mettere a disposizione le mie competenze, anche su base volontaria, per supportare psicologicamente la comunità in questo delicato momento.

Chissà se qualcuno là fuori capirà di avere tra le mani la possibilità di aiutare il proprio Paese grazie alle risorse presenti sul territorio che da mesi ormai vengono soltanto “imbavagliate” e inascoltate.

Spero che il giorno in cui tutto questo nostro clamore verrà capito, non sarà ormai troppo tardi per contenerne i danni.

Dott.ssa Irene Cane, Psicologa

Visite domiciliari Covid: “ai medici 70 euro per una segnalazione e nulla agli infermieri?”

”La Regione spieghi questa disparità”

Parla il Segretario Regionale del Piemonte del Nursing Up, Claudio Delli Carri

 Riceviamo e pubblichiamo/ Ancora una volta non possiamo che rimanere stupefatti dalle dichiarazioni della Regione e dell’assessorato alla sanità in merito alla gestione di questa grande emergenza del coronavirus.

Leggiamo, infatti, in una intervista rilasciata ad un giornale online, che “Da due giorni in Piemonte il saldo tra ricoveri e dimissioni è negativo” e ciò sarebbe avvenuto grazie “Al protocollo regionale per le cure a domicilio” che è stato messo in atto dalla Regione.

Si lascia così intendere che “Il merito è da ascrivere anche al potenziamento delle terapie domiciliari, affidate prima di tutto ai Medici di famiglia e pediatri e in seconda battuta alle USCA” per poi aggiungere che il protocollo prevede che a fronte di “Segnalazione del paziente positivo al Covid (e si badi bene non un visita, ma solo una segnalazione informatica!) da parte del medico di medico generale, allo stesso vengano corrisposti 70€, e ad ogni contatto telefonico (anche qui si badi bene telefonico, non accesso domiciliare!) sempre al medico di medicina generale vengano corrisposti 20€”.

 

La verità è che il protocollo prevede il coinvolgimento dei medici USCA, deputati al controllo clinico domiciliare, e degli infermieri delle Cure Domiciliari, inoltre teniamo a precisare che se ci sono alcuni medici che da febbraio hanno sospeso completamente le visite domiciliari, mentre gli infermieri a casa dei pazienti Covid ci sono sempre andati, sin da febbraio, anche indossando sacchi di plastica da macellaio e mascherine chirurgiche per proteggersi, anziché tute apposite e filtranti facciali, rischiando la propria salute e senza nemmeno uno straccio di riconoscimento contrattuale di indennità malattie infettive (che ammonterebbe comunque alla miseria di 5,16 € al giorno!!)

 

Il fatto, poi, che si dica, nell’intervista, che l’accordo è scaturito “con il coinvolgimento di tutti i soggetti in campo” è una dichiarazione che lascia interdetti, visto che a noi infermieri non risulta di essere stati convocati per discutere di questo protocollo né sotto forma di rappresentanze sindacali né sotto forma di Ordine. Si continua a ribadire, nell’articolo, che vi siano stati uno o più incontri in cui “scrivere linee guida complete e chiare per tutti e per far questo abbiamo dovuto chiamare a raccolta tutti”: peccato che si sia dimenticato degli infermieri, ossia i principali protagonisti e referenti dell’approccio di cura al paziente Covid anche a casa, ma che ancora una volta vengono bistratti e considerati l’ultima ruota del carro. Nessuno ci ha chiesto nulla.

 

Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie, chiede immediate spiegazioni rispetto a questa inaccettabile disparità di trattamento che appare sconsiderata.

 

Il Segretario Regionale del Piemonte del Nursing Up, Claudio Delli Carri attacca: “All’assessorato vorrei ricordare che a casa col paziente ci siamo noi, e in caso di problemi clinici noi dobbiamo contattare il medico di base (sperando che risponda, visto non sono obbligati ad essere reperibili!), che non è nemmeno obbligato ad intervenire a domicilio ma deve attivare in piattaforma il medico Usca Ed è il medico Usca che, dopo valutazione di congruità, metterà – forse – in programma una visita, nella migliore delle ipotesi, il giorno successivo. E allora perché ancora una volta il riconoscimento di questo non ci viene dato? Possibile che si siano strutturate tali indennità per i medici e invece agli infermieri, che come sappiamo sono il primo baluardo a cui i pazienti Covid fanno riferimento, non va nessun riconoscimento economico?

E che dire delle prestazioni aggiuntive che sono già state attivate e che pretendiamo siano pagate a 50 euro l’ora, come è giusto che sia e da settimane lo andiamo dicendo, ma su questo non siamo ancora stati convocati?

Ancora una volta e in modo offensivo e incomprensibile si dimostra una totale mancanza di rispetto per il lavoro degli infermieri, Pretendiamo spiegazioni immediate e una repentina, già da oggi, revisione di questa situazione che non abbiamo intenzione di tollerare oltre”.

 

 

 

Il bollettino Covid: nuove vittime ma contagi e ricoveri in calo. I guariti sono oltre tremila

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17.30

65.346 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 65.346 (+3.272 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: Alessandria 5.816, Asti 3.152, Biella 2.023 Cuneo 7.355 Novara 4.840, Torino 37.143, Vercelli 2.453, Verbano-Cusio-Ossola 1.866, extraregione 367, oltre a 331 in fase di definizione.

I DECESSI SONO 5.496

Sono 77 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 11 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 5.496 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 850 Alessandria, 326 Asti, 266 Biella, 590 Cuneo, 511 Novara, 2.454 Torino, 280 Vercelli, 168 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 51 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 146.934(+ 2.896 rispetto a ieri, di cui 861, il 30%, sono asintomatici).

I casi sono così ripartiti: 557 screening, 1.114 contatti di caso, 1.195 con indagine in corso; per ambito: 219 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 156 scolastico, 2.521 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 12.652 Alessandria, 6.750 Asti, 5.180 Biella, 19.191 Cuneo, 11.059 Novara, 79.629 Torino, 5.525 Vercelli, 4.669 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 856 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.423 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 390( –3 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.150(75rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 70.552

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.405.087(+ 18.889rispetto a ieri), di cui 743.791 risultati negativi.

Ospedale da campo a Torino Esposizioni, pronti 455 posti letto

“Questo sopralluogo era necessario perché la Commissione comprendesse il grande sforzo organizzativo e la capacità degli uomini e donne del Piemonte impegnati nel gestire questa maxiemergenza. Dobbiamo essere fieri dell’operato del Dipartimento di maxiemergenza e della Protezione civile che, con il supporto di tutti gli altri enti e associazioni, dalla Croce rossa all’Associazione nazionale Arma dei Carabinieri, e delle capacità dimostrate dalla Regione anche in questa occasione”, ha dichiarato il presidente della quarta Commissione sanità della Regione Alessandro Stecco.

Stamattina infatti la Commissione Sanità, alla presenza del vicepresidente della Giunta regionale Fabio Carosso, ha svolto un sopralluogo all’Ospedale da campo per malati a bassa intensità allestito al Valentino, che sarà operativo da domani.

La struttura – realizzata in soli undici giorni grazie anche all’aiuto della Croce rossa italiana e della Protezione civile di Trento – dispone di 455 posti letto, di cui 2 di terapia intensiva per l’eventuale stabilizzazione di pazienti, 6 di terapia semintensiva e 447 di degenza, da domani ospiterà un centinaio di pazienti a bassa intensità di cure provenienti in gran parte da altri Ospedali del Piemonte per contribuire a decongestionare i più affollati.

“Un ospedale da campo nell’area espositiva al centro di una metropoli occidentale non è cosa da tutti i giorni – ha dichiarato al termine del sopralluogo Mauro Salizzoni (Pd) –. Alla Protezione civile, alla Croce rossa e a tutti gli operatori va il grazie del Consiglio regionale. Pensando a quanto avvenuto finora, finalmente vediamo un rimedio”.

“In questo luogo – ha aggiunto Gianluca Gavazza, intervenuto per la Lega con Matteo Gagliasso – verrà usato per la prima volta il Field Hospital Emt2, l’unica struttura a livello nazionale certificata dall’Oms. Ve ne sono solo quattro in Europa e dieci nel mondo”.

“Avremmo voluto che ciò non fosse stato necessario e che il Piemonte non necessitasse di questa opera – ha sottolineato Silvio Magliano (Moderati) – ma ciò che abbiamo visto questa mattina è la rappresentazione delle migliori capacità professionali della nostra Protezione civile e del nostro personale sanitario”.

Guidati dal commissario dell’Unità di crisi Vincenzo Coccolo e dal responsabile dell’Area maxiemergenza e 118 Mario Raviolo, i commissari hanno visitato la struttura, che si estende su una superficie di 8 mila metri quadri e ospita uno degli Ospedali di emergenza Ent più articolati e all’avanguardia in Europa e nel mondo. Un’opera destinata a durare anche in seguito all’emergenza per decongestionare gli ospedali e per vaccinazioni.

Costituito in maniera modulare, l’Ospedale è fornito di aree per i servizi diagnostici, minilaboratori per esami e prelievi e apparecchiature per la radiologia toracica, oltre che di uffici amministrativi. Tra le sue peculiarità, spicca la possibilità di erogare ossigeno ad alti flussi da ogni posto letto grazie all’utilizzo di condutture in rame.

Il personale medico proviene in prevalenza dall’Azienda ospedaliera universitaria Città della Salute di Torino. Numerosi i neoassunti diplomati alla Facoltà di Scienze infermieristiche e i laureati alla Scuola di specializzazione in Medicina. Non mancano, poi, operatori sanitari e funzionari amministrativi. La Protezione civile e l’Associazione nazionale Arma dei Carabinieri contribuiranno inoltre al coordinamento degli ingressi. L’Asl Città di Torino – inoltre – ha seguito l’allestimento degli impianti e l’Asl To3, in tempi record, la fornitura dei farmaci. Un ringraziamento particolare va a Intesa Sanpaolo che ha messo a disposizione le risorse per realizzare la struttura.

Il bollettino: 88 vittime, 3861 contagi e 4465 guariti

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 17

62.074 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 62.074 (+4.465 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: Alessandria 5.666, Asti 3.074, Biella 1.949 Cuneo 7.084 Novara 4.525, Torino 35.004, Vercelli 2.326, Verbano-Cusio-Ossola 1.803, extraregione 326, oltre a 317 in fase di definizione.

I DECESSI SONO 5.419

Sono 88 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 11 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 5.419 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 841 Alessandria, 322 Asti, 266 Biella, 590 Cuneo, 508 Novara, 2.393 Torino, 280 Vercelli, 168 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 51 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 144.038 (+ 3.861 rispetto a ieri, di cui 1.273 (33%) sono asintomatici).

I casi sono così ripartiti: 965 screening, 1.402 contatti di caso, 1.494 con indagine in corso; per ambito: 373 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 227 scolastico, 3.261 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 12.452 Alessandria, 6.564 Asti, 5.076 Biella, 18.643 Cuneo, 10.841 Novara, 78.293 Torino, 5.443 Vercelli, 4.490 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 839 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.397 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 393 ( + 3 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.225 (+ 78 rispetto a ieri).

Le persone in isolamento domiciliare sono 70.927

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.386.198 (+ 21.513 rispetto a ieri), di cui 731.191 risultati negativi.

Covid Piemonte: nell’ultimo bollettino 78 vittime, 5349 contagi, 3098 guariti e 61 ricoveri in meno

CORONAVIRUS PIEMONTE: IL BOLLETTINO DELLE ORE 18,30

57.609 PAZIENTI GUARITI

Oggi l’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha comunicato che i pazienti guariti sono complessivamente 57.609 (+3098 rispetto a ieri) così suddivisi su base provinciale: Alessandria 5225, Asti 2854, Biella 1818 Cuneo 6699 Novara 4008, Torino 32.432 Vercelli 2213, Verbano-Cusio-Ossola 1742, extraregione 311, oltre a 307 in fase di definizione.

I DECESSI SONO 5331

Sono 78 i decessi di persone positive al test del Covid-19 comunicati dall’Unità di Crisi della Regione Piemonte, di cui 10 verificatisi oggi (si ricorda che il dato di aggiornamento cumulativo comunicato giornalmente comprende anche decessi avvenuti nei giorni precedenti e solo successivamente accertati come decessi Covid).

Il totale è ora 5331 deceduti risultati positivi al virus, così suddivisi per provincia: 835 Alessandria, 317 Asti, 263 Biella, 576 Cuneo, 505 Novara, 2348 Torino, 274 Vercelli, 162 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 51 residenti fuori regione ma deceduti in Piemonte.

LA SITUAZIONE DEI CONTAGI

I casi di persone finora risultate positive al Covid-19 in Piemonte sono 140.177(+ 5.349 rispetto a ieri, di cui 1629, il 30% sono asintomatici).

I casi sono così ripartiti: 1177 screening, 2168 contatti di caso, 2004 con indagine in corso; per ambito: 416 RSA/Strutture Socio-Assistenziali, 256 scolastico, 4677 popolazione generale.

La suddivisione complessiva su base provinciale diventa: 12.235 Alessandria, 6.425 Asti, 4.879 Biella, 18.107 Cuneo, 10.434 Novara, 76.237 Torino, 5.306 Vercelli, 4.336 Verbano-Cusio-Ossola, oltre a 831 residenti fuori regione ma in carico alle strutture sanitarie piemontesi. I restanti 1.369 sono in fase di elaborazione e attribuzione territoriale.

I ricoverati in terapia intensiva sono 390(+2 rispetto a ieri).

I ricoverati non in terapia intensiva sono 5.147(-61 rispetto a ieri, saldo comprensivo dei posti nelle strutture pubbliche e private).

Le persone in isolamento domiciliare sono 71.700

I tamponi diagnostici finora processati sono 1.364.685 (+41.876 rispetto a ieri), di cui 725.251 risultati negativi.

NB Il numero odierno di tamponi effettuati in Piemonte risulta sensibilmente superiore alla media giornaliera, perché include il caricamento di una quota di dati relativa agli screening effettuati nei giorni scorsi all’interno delle RSA.

L’indice Rt Covid sta scendendo verso quota 1. Cirio vede avvicinarsi la zona arancione

Il governatore  Alberto Cirio annuncia che l’indice Rt del Covid in Piemonte  è oggi “molto vicino all’1.

Si stanno vedendo gli effetti, molto buoni, delle misure prese ancora prima della creazione della zona rossa”.

Aggiunge il presidente della Regione: “Il 13 novembre abbiamo toccato parametri da zona arancione, ora sta a noi mantenerli nei prossimi giorni per poterci passare il 27 novembre”.

Il mercato nero e la carenza delle bombole di ossigeno: “Ecco la soluzione”

Ai tempi del Covid-19

Leggo esterrefatto che si stanno rivivendo nuovamente le situazioni di emergenza ossigeno per i malati, cioè per quelle persone che, colpite da carenza respiratoria, hanno bisogno di ausili meccanici per respirare, tipo le bombole di ossigeno. Non sono un medico, ci tengo a dirlo, ma conosco abbastanza il fattore tecnico da poter esplorare e condividere, con chi mi legge, il problema dei gas tecnici respirabili, in particolare dell’ossigeno.

Al di là della cultura scientifica che, con reminiscenza scolastica, ci permette di associare l’ossigeno alla molecola biatomica O2, che tutti conosciamo, bisogna specificare che esso rappresenta l’elemento essenziale per i processi respiratori nella maggior parte delle cellule viventi e nei processi di combustione. Oltre alla molecola biatomica appena richiamata, in natura questo gas esiste anche in forma triatomica, O3, ovvero l’ozono.

Precisazioni tecniche a parte, sono rimasto stupito quado ho letto e ascoltato, in questi giorni, oltre alla notizia della carenza di ossigeno per i malati domiciliari, anche alcuni casi di mercato nero delle bombole di questo gas fondamentale per la vita delle persone. Avevo affrontato l’argomento già in precedenza, durante il primo lockdown, seppure da un punto di vista più logistico, fornendo i presupposti per una analisi costi-benefici tra l’autoproduzione e i contratti in essere nella maggior parte degli ospedali nazionali.

Oggi, come ieri, i soliti problemi.

Da ingegnere, e non da politico, sono abituato a risolvere i problemi, a scorporarli, a studiarli fino in fondo per arrivare ad una o più soluzioni reali il più presto possibile.

La mia considerazione primaria è che mi brucia, come italiano e come persona, con una forte fede nelle istituzioni pubbliche (che finora non hanno certo brillato per lungimiranza e perspicacia), assistere a queste situazioni imbarazzanti e pericolose ma soprattutto che mettono a nudo la sofferenza di persone che non riescono ad ottenerecure adeguate per un problema di così agevolerisoluzione.

Per far meglio intuire il pensiero provo a fare un paragone molto semplice quanto efficace.

Avete presente, quando siete in vacanza al mare, i diving center, quelle strutture dove tutti abbiamo imparato ad immergerci con tanto di respiratore e bombole di ossigeno? Bene, adesso la domanda:qualche volta nei periodi di agosto, il più affollato, avete mai visto un diving center rimanere senza bombole per l’ossigeno? Io mai. Come fanno? Semplice. Utilizzano un macchinario appositamente progettato che serve a riempire le bombole con il gas o miscela di gas necessario, alla opportuna pressione e umidità relativa. Lo so, forse è un po’ semplicistico questo paragone, ma mi è servito per dimostrare tre cose:

che, volendo, non si rimane senza scorta di ossigeno
che è possibile autoprodurre l’ossigeno respirabile in totale sicurezza
che, con opportuna logistica e organizzazione, il gas tecnico è producibile direttamente in loco senza grandi investimenti anche per il privato.

Per il primo punto non servono spiegazioni: la condizione necessaria e sufficiente è avere conoscenza del problema (nel caso specifico si hanno già esperienze pregresse del primo lockdown che permettono di metter in atto le dovute attività di contromisura) e volontà di affrontarlo nel giusto modo.

Il secondo punto è risolto con la tecnologia. Pur essendo un’attività che prevede precise prerogative di produzione, i gas tecnici, tra cui l’ossigeno, sonoormai d’uso comune in molti settori industriali(aziende alimentari, farmaceutiche, e poi l’industria alimentare, chimica). Nulla di nuovo sotto il sole, quindi.

In merito al terzo punto infine, probabilmente il più critico, si può proporre una soluzione semplice ma di sicuro risultato.

Cercate su Internet i principali installatori di aria compressa e troverete, con stupore, che molti di queste aziende offrono anche la produzione di gas tecnici e quindi di ossigeno respirabile.

Ora che abbiamo risolto e spiegato le criticità inesistenti di un sistema disorganizzato mi chiedo e vi chiedo: ma quale è, nella catena di comandodella Pubblica Amministrazione, l’ente preposto chedovrebbe assicurare le più elementari regole per far fronte alla lotta contro la pandemia a favore della salute ai cittadini?

Da chi si fa consigliare il responsabile dell’ente se non è in grado neppure di risolvere un problema di per sé già risolto?

Lancio quindi un appello: sappiate che almeno il problema dell’ossigenoterapia si può affrontare senza troppi ostacoli e per questo sono a disposizione di ogni cittadino per offrire la soluzione. Non è più possibile, ad oggi, leggere di certe situazioni solo per incompetenza e impreparazione di un sistema che non è mai pronto. La soluzione esiste ed è semplice ma forse non la si vuole affrontare nel modo giusto. O non si è in grado, forse, per ignoranza.

Da presidente di A.N.I.M.A.C., una associazione che ha tra gli scopi quello della divulgazione della cultura dell’aria compressa, non posso accettare, oggi, una tale disorganizzazione quando esistono risorse e capacità realmente in grado di fare la differenza.

Sarebbe ora di smettere di ignorare la realtà e di prendere con coraggio l’esperienza e la capacità di fare per risolvere anche questi problemi finora malamente o del tutto non gestiti.

Noi ci siamo. Per risolvere i problemi. La politica la lasciamo a chi è più capace.

Ing. Massimo Rivalta

Consulente del Giudice

Presidente Associazione Nazionale Installatori e Manutentori Aria Compressa A.N.I.M.A.C.