CENTRO STUDI PIEMONTESI

Asinari di Bernezzo dona le foto al Centro Studi Piemontesi

E’ avvenuta la donazione al Centro Studi Piemontesi (https://www.studipiemontesi.it/) da parte di Vittorio Asinari di Bernezzo, di un importante fondo fotografico che documenta alcuni momenti della storia italiana tra le due guerre mondiali. In seno ad esso sono documentate, tra l’altro, con scatti di alta qualità, forza documentativa ed evocativa, visite effettuate in tempi diversi da Re Vittorio Emanuele III, accompagnato dal suo primo aiutante di campo generale, Giuseppe Mario Asinari di Bernezzo, in Tripolitania ed Eritrea. Di rilevante interesse sono anche gli album che documentano alcune visite del sovrano in Italia, specialmente a Roma, Casal Fogaccia (per assistere a un curioso esperimento finalizzato al miglioramento e risparmio energetico dei trasporti pubblici e privati) e a Forlì.

 

Del fondo e dei personaggi che lo hanno costituito si parla in un video pubblicato in questi giorni nel canale youtube del centro Studi Piemontesi. Tale video, per chi sia interessato a visionarlo è raggiungibile al link:

https://youtu.be/No9PZzFqzPo

Il Centro Studi Piemontesi, si è appreso, intende procedere, ultimata l’inventariazione, a procedere, non appena sarà possibile alla digitalizzazione  di tutto il materiale, rendendone possibile la consultazione  on-line

FONDO fotografico ASINARI di BERNEZZO

Si tratta di una raccolta costituita da alcuni membri della famiglia Asinari Rossillon di Bernezzo, personalità novecentesche  di primo piano: il Duca Generale Giuseppe Mario (1874-1943), primo aiutante di campo generale di Re Vittorio Emanuele III, decorato al V. M. e incaricato di importanti comandi e missioni;  il colonnello dell’Aeronautica Giacomo (1903-1990), decorato al V. M.; il maggiore dei carristi, poi colonnello degli alpini Germano (1905-1994), promosso per meriti di guerra, decorato al V. M.

Il fondo include foto di interesse militare, politico e di storia civile:

1 (riguardanti in particolare Germano), numerose fotografie perlopiù nei formati 12,5×8,5; 14×9; 9×14; 7×11; 6×10; 5×8

Riconquista della Libia 1928-1940; Alpi piemontesi 1931-1935: Africa Orientale Italiana 1936

In totale circa 130 fotografie di soggetto militare, ad eccezione di 26 che documentano l’esplicita bellezza delle donne dell’Africa Orientale, quai tutte corredate sul retro da note esplicative di estremo interesse.

2 Due album «Visita di S. M. il Re Imperatore al casale Fogaccia», 1936. Si tratta della visita alla borgata romana Fogaccia oggi corrispondente alla frazione Montespaccato di Roma) dove il Re inaugurò la villa di conti Fogaccia realizzata dall’arch. Piacentini e, soprattutto, presenziò alla presentazione della «Guidovia sperimentale della Borgata Fogaccia», ideata dall’ing. Gaetano Ciocca. La “Guidovia” che non incontrò il favore né dello Stato italiano né della Russia alla quale pure ne fu proposta l’adozione univa i pregi della ferrovia e della strada: con un minimo impegno di energia motrice poteva essere trainati lungo un binario centrale numerosi mezzi stradali pesanti, in grado di movimentare grandi quantitativi di merci e persone e di divenire di stazione in stazione indipendenti raggiungendo molteplici destinazioni. Il primo album è dedicato in special modo alla villa e borgata (interni ed esterni, 27 fotografie) e il secondo alla “Guidovia” (29 fotografie):

in totale 59 fotografie artistiche di altissima qualità in formato 18×24 cm.

3  Centinaia di fotografie in formati diversi riguardanti le visite del Re in Tripolitania (prima del 1931) e in Eritrea, 1932.

4 Un grande Album di cm. 36×49 rilegato in piena percallina con due targhe metalliche incise di soggetto araldico ed altra recante la scritta incisa «2-9 ottobre 1932.X» in cui è documentata giorno per giorno la visita di Re Vittorio Emanuele III accompagnato dal suo aiutante di campo, il generale Giuseppe Mario Asinari Rossillon di Bernezzo in Eritrea : 22 pagine di spesso cartone con incollate recto e verso complessivamente 139 fotografie in formato di cm 8,5×13,5 di ottima qualità.

5  Album Istituto Nazionale Luce Roma, cm. 24×34: copertina a stampa: «Il soggiorno in Italia del Feld Maresciallo von Blomberg, Ministro della Guerra del Reich, 2 – Giugno 1937 – XV», con indicazione in calce: «Omaggio del Marchese G. Paulucci di Calboli Barone Presidente dell’Istituto Nazionale Luce»: 48 pagine in cartoncino con altrettante eccellenti fotografie “Luce” di cm. 17×23,5.

6  Album Istituto Nazionale Luce Roma, cm. 24×34: copertina a stampa: «S. M. il Re e Imperatore in Tripolitania, 20 Maggio – 3 Giugno 1938 XVI», con indicazione in calce: «Omaggio del Marchese G. Paulucci di Calboli Barone Presidente dell’Istituto Nazionale Luce»: 35 pagine in cartoncino con 49 eccellenti e suggestive fotografie di cm. 17×23; 11×16;19×14.

6 bis Album Istituto Nazionale Luce Roma, cm. 24×34: copertina a stampa: «S. M. il Re e Imperatore in Tripolitania, 20 Maggio – 3 Giugno 1938 XVI», con indicazione in calce: «Omaggio del Marchese G. Paulucci di Calboli Barone Presidente dell’Istituto Nazionale Luce»: 29 pagine in cartoncino con 41 eccellenti fotografie  di cm. 17×23,5; 19×14; 16,5×18.

7 Album Istituto Nazionale Luce Roma, cm. 24×34: copertina a stampa: «S. M. il Re e Imperatore a Forlì, 8 Giugno 1938 XVI», con indicazione in calce: «Omaggio del Marchese G. Paulucci di Calboli Barone Presidente dell’Istituto Nazionale Luce»: 26 pagine in cartoncino con altrettante eccellenti fotografie “Luce” di cm. 17×23,5.

 

Fardel… corredo o fardello? Ecco il significato della parola piemontese

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Fardel può essere tradotto in diversi modi a seconda del contesto. Intanto è il “corredo” da sposa, un tempo ogni donna si preparava il Fardel/Corredo.

Ma significa anche: fardello, fagotto, bagaglio, preoccupazione: fé fardel, vale per far fagotto, andarsene. Porté un fardel vuol dire avere un peso, una preoccupazione. Varianti: fardò, fardlagi. Etimo interssante: citiamo dal Repertorio Etimologico Piemontese REP: “L’etimo è il latino medievale Fardĕllum…., a sua volta dall’arabo Farda….”.

Brodarìa, una parola piemontese oggi poco in uso

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Brodarìa: Termine oggi poco in uso. Si traduce in italiano con ricamo, ornamento. Diverse le parole collegate: brodà, ricamato; brodé, ricamare, lavorare di ricamo; arricchire con ornamenti; brodeur, ricamatore; brodeusa, ricamatrice. E quel che vorremmo tutti: un cel brodà dë stèile: un cielo trapuntato di stelle!. Per saperne di più vedi: Camillo Brero, Vocabolario Italiano-Piemontese/Piemontese Italiano, Torino, Editrice Il Punto/Piemonte in Bancarella, 2001; per l’etimologia REP-Repertorio Etimologico Piemontese, Torino, Centro Studi Piemontesi, 2015

Fé l’erlo, un’espressione piemontese inconsueta

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Una amica mi ha chiesto se sapevo cosa vuol dire fé l’erlo? Era da tanto tempo che non sentivo usare questa espressione che mi fa piacere condividere con i nostri lettori: possiamo tradurlo con “fare il bullo”, “fare il furbo”, “fare lo smargiasso”. Ma Èrlo è lo “smergo maggiore/Mergus merganser merganser”, maschio dell’oca.

Per saperne di più vedi al solito il REP (Repertorio Etimologico Piemontese, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, 2015).

Lësca, parola piemontese poco nota e poco usata

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Parola piemontese poco nota oggi e poco usata, ma dai tanti significati: erba palustre, Sala; sottile fetta di carne o di altre sostanze commestibili; pula; scheggia di legno…E ha dato anche origine al cognome Lesca, come si può leggere in “Studi Piemontesi”, la rivista di studi semestrali del Centro Studi Piemontesi, vol. XLIX, fasc. 1, giugno 2020, nella rubrica curata da Alda Rossebastiano, Elena Papa, Daniela Cacia, Onomastica piemontese, l’undicesima della serie: “cognome di origine fitonimica, è tratto dalla voce dialettale lësca, erba di palude…”. La grande diffusione sul territorio di questi “giunchi” ha influenzato – leggiamo sempre nell’articolo – la toponomastica locale, si trovano infatti toponimi come “Lesche e Liscole, località storiche rispettivamente a Pollenzo (Cn) e a Moncalieri (To), la Regione delle Lesche a Costigliole d’Asti, la Fontana della Lesca a San Germano (Vc) e l’Alpe di Pian Lesca nell’alto Canavese…”. Quanto camminano le parole!

Carcaveja, conosci il significato di questa parola piemontese?

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Carcaveja. Non è un esercizio noioso curiosare tra le pagine dei dizionari: porta sempre a scoprire parole che da anni non capitava di sentire o di leggere. Facendo una ricerca sul REP (Repertorio Etimologico Piemontese, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, 2015) mi sono imbattuta in Carcaveja: una parola che ricordo in uso in anni lontani e poi scomparsa, e per forse per questo conserva una specie di magia. La traduzione è: incubo, spettro, fantasma; miraggio; aria piena di vapori delle giornate di gran caldo estivo…. Leggiamo dal REP: “voce di uso domestico, versione piemontese dell’espressione ‘calca la vecchia’, derivata da un’antica e diffusa credenza secondo la quale l’incubo è l’anima di un mostro o di una strega che, nelle sembianze di una vecchia, ‘calca, schiaccia’ nel sonno il dormiente disturbandone la quiete…”.

“Ombra giaja”, conoscete quest’espressione piemontese?

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Ombra giaja. Anche: ombra gaja (vedi Renzo Gandolfo, Da ‘n sla riva…, Torino, Centro Studi Piemontesi- Ca dë Studi Piemontèis, 1998, p. 37). Riposarsi a l’ombra gaja o giaja, significa cercare un luogo sotto gli alberi, dove può filtrare tra le foglie qualche raggio di sole: un’ombra “chiazzata”.  Giaj vuol dire anche lentigginoso, striato, cosparso di chiazze, variegato, maculato…. Alla voce Giaja, il vocabolario di Gianfranco Gribaudo (Ël Neuv Gribàud. Dissionari piemontèis, Torino, Daniela Piazza, 1996), dà varie indicazioni tra cui: “aggettivo e nome dato alle vacche di pelo nero”; “creta, terra secca e bruciata”. Da Giaj poi derivano giajèt, giajolà, giajolura…un mondo di parole e di cose. Chi vuole approfondire etimi e significati deve prendere i diversi dizionari a partire dal REP, che sempre citiamo in questa rubrica, e sfogliarseli con calma all’ombra giaja.

Rabadan, la parola piemontese che ricorda “ramadan”

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Rabadan. La parola piemontese Rabadan ha diversi significati: baccano, fracasso; ma anche cianfrusaglie (altrimenti dette ciapapoér!); persona di poco conto, e perfino donnaccia. Bella la storia etimologica: nel REP (Repertorio Etimologico Piemontese, Torino, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, 2015), la voce rabadan rimanda a ramadan, sempre col significato di baccano, e come “spregiativo riferito a cose e a persone”. La parola viene dall’arabo “RAMADĀN  ‘caldo torrido, mese del digiuno’….voce del lessico religioso giunta in Italia attraverso le città di Genova e Marsiglia che in piemontese ha assunto il significato di ‘rumore’ per la gozzoviglia…” ecc..

Quanto camminano le parole, e cambiano il loro significato originale!

Mascarin-a, parola piemontese attualissima

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Mascarin-a. C’è un’altra parola che ci lascia in eredità il Covid 19: mascherina!

E come possiamo dirlo a nòsta manera, in piemontese?

Pesco dai vocabolari più noti, ma questa volta la creatività dei nostri lettori sarà davvero indispensabile!

Parto da Giuseppe Gavuzzi, Vocabolario-Italiano Piemontese (1896): per Machera ci dà mascra, mostacia, bavéra, visagéra; Ballo in maschera: bal masché.  

Per mascheretta, mascherina, dà: mascarin-a. Su Ël Neuv Gribàud. Dissionari piemontèis (1996), troviamo anche le forme mascherin-a, mascrin-a.

Per Mascra il REP (Repertorio Etimologico Piemontese, 2015), parla di etimo incerto, probabilmente dal latino medievale MĂSCAM “STREGA”,  e altro…