Caleidoscopio rock USA anni 60- Pagina 2

Alleanza a modo loro

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Repertorio e libero arbitrio, binomio quasi sempre azzeccato nel rock americano anni ‘60, soprattutto quando il repertorio andava costruendosi giorno per giorno anche in relazione alle “venues”, al gusto del pubblico, alle esigenze del contesto musicale del momento, alla reazione degli ascoltatori all’atto esecutivo, all’impressione destata nei “talent scout” o negli emissari (più o meno camuffati) di case discografiche più o meno blasonate. Dunque libero arbitrio, più di quel che si possa credere; ne è prova il fatto che il sedimentarsi di un repertorio esecutivo poteva essere un processo alquanto variabile, variegato, differenziato, eterogeneo, con esiti sempre diversi in base al “sound” delle bands, alla resa delle “cover” o al taglio interpretativo che ad un brano si intendeva dare o imprimere in questo o quel locale o per questo o quell’uditorio.

Da ciò deriva il fatto che un repertorio poteva avere elementi fondanti non univoci: chi sceglieva il taglio di “cover band”, chi di gruppo devoto alla “British Invasion” e ai suoi “guru”, chi di compagine “multitasking” (sempre adattabile al gusto del momento o alle necessità di una certa occasione), chi di band specializzata nel settore dei “frat parties” o feste di college, chi invece prediligeva le feste private o gli eventi sportivi, chi altrimenti puntava sugli “adult clubs” o i “parlors”, chi sul mondo dei teenagers e dei teen clubs. C’erano però bands che inserivano deliberatamente e volontariamente in repertorio anche pezzi non canonici, come per esempio brani tratti dal mondo dei “girl groups” che avevano impazzato parecchio tra fine anni Cinquanta e prima metà anni Sessanta.

Ne furono esempio “The Alliance”, formatisi nell’aprile 1966 a Portland (Maine) col nome “The Bobby Dean Combo” e composti inizialmente da Bobby Dean (V, chit), Rick Balzer (chit), Charles “Chico” Blumenthal (b), Vincent “Vinny” Bruni (batt). Il nome mutò in “The Bobby Dean Alliance” verso fine 1966, quando furono “opening band” per i “Young Rascals” al City Hall Auditorium di Portland. Ma quasi subito Bobby Dean disse addio… e il nome mutò ancora in “The Alliance”, ma la formazione si stabilizzò maggiormente (Rick Balzer, chit; Chico Blumenthal, b; Mike Foster, org; Vinny Bruni, V, batt) e si definì meglio il repertorio, questo sì insolito e costituito da cover dei Beatles e da svariati brani di “girl groups” tra cui in primis The Supremes.

Il pubblico apprezzava assai, specialmente nel corso di numerosi “gigs” nell’area tra Portland (anche alla Armory di Stevens Avenue), Biddeford, Gorham, Windham, Cumberland, Yarmouth, Freeport, Brunswick. L’accoglienza nelle varie “venues” era sempre calorosa e la richiesta generale più che soddisfacente, finché nel 1968 giunse anche l’occasione dell’incisione in studio, concretizzatasi nel febbraio presso gli Event Studios di Westbrook con l’etichetta Critique di Carl Strube: “Listen, Girl” [C. Blumenthal] (45-1074; side B: “I’ll be Kind” [R. Balzer]). In verità la band si attendeva un certo slancio commerciale con il 45 giri realizzato, vista anche la favorevole programmazione radiofonica di varie radio locali; tuttavia gli esiti non furono davvero quelli previsti… e pesarono non poco sulla spinta e sull’entusiasmo del gruppo. Da qui la parabola discendente di “The Alliance”, che si concluse forse entro la primavera 1969.

Gian Marchisio

Estro made in Italy e nuovi americani

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Già in precedenti articoli ho accennato al fatto che nel mondo del garage rock USA di metà anni Sessanta la bandiera a stelle e strisce non di rado si intrecciasse abbondantemente col tricolore italiano. Specialmente nelle grandi aree urbane della costa atlantica (New York, Boston, Philadelphia), erano innumerevoli i musicisti di origini o ascendenze italiane che si trovavano particolarmente a proprio agio nelle sezioni ritmiche delle bands (basso, batteria, più di rado all’organo). Ma cognomi italiani erano pure frequentissimi a livello di produzione musicale; e in questo caso la distribuzione geografica era più omogenea, anche nelle aree del Midwest, degli USA centrali o centro-occidentali e abbondantemente su tutta la costa pacifica, ma in primis nell’area attorno Los Angeles. Non è un mistero che il carattere aperto, socialmente attivo e coinvolgente degli italiani avesse buon gioco nello stringere relazioni e conoscenze, nel creare quella rete fondamentale per gestire il management musicale, le date dei concerti, gli eventi di opening da parte di bands di secondo piano. Tutto questo “sottobosco” intricato e di instancabile vivacità era proprio il terreno ideale per la duttilità e la scaltrezza tipica del “fare di italica maniera”, con una gestione basata su creatività, capacità di improvvisazione e ingegno nelle situazioni meno favorevoli (se non del tutto avverse) allorquando sagacia e perspicacia erano il sale del “saperci fare”; non di rado infatti gli americani (ancora fin troppo “inquadrati”, razionali e logicamente lineari) si sorprendevano della capacità dei “nuovi americani” italici (estrosi, dinamici, istintivi) di intravedere opportunità, genio e spirito creativo anche in controluce e “in filigrana”, laddove nessuno avrebbe scommesso mezzo dollaro sulla buona riuscita di un’impresa o di un progetto avviato. Tra le svariate case discografiche che coinvolsero anche cognomi italiani tra produttori e discografici, si segnala qui l’etichetta ”Rally Records” di Los Angeles, che a mio modesto parere tra i soli 6-7 numeri di catalogo prodotti seppe sfornare (dopo gli esordi jazz/funk) almeno un paio di 45 giri garage / psych garage di buon valore. In Rally Records agivano Bob Todd, Dan Gates, Dave Briggs ma anche la compagine “tricolore” con George Motola, Joe Saraceno e Tony Butala (quest’ultimo, in particolare, instancabile collettore di talenti e dall’innato “fiuto” per gruppi emergenti scovati quasi dal nulla).

Si riporta qui in chiusura il ridotto catalogo di Rally Records (1965-1967):

– Billy Quarles “Bringing Up What I’ve Done Wrong” / Billy & The Ar-Kets “Little Archie” (501) [1965];

– Beverly Noble “Better Off Without You / Love Of My Life” (502) [1965];

– Hillary Hokom [Suzi Jane Hokom] “Can’t Let You Go / Tears Of Joy” (503) [1965];

– The Agents “Gotta Help Me / Calling An Angel” (504) [1965];

– The Grodes “Love Is A Sad Song / I’ve Lost My Way” (505) [1966];

– Perpetual Motion Workshop “Infiltrate Your Mind / Won’t Come Down” (506/507) [1967].

Gian Marchisio

Tra psicosi collettiva ed epigoni

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

Si fa presto a dire “British Invasion”… e a ricondurla a puro fenomeno musicale. “British Invasion” era anche (se non soprattutto) fenomeno sociale, furore collettivo, quasi “isteria organizzata”, una sorta di ondata travolgente che faceva perdere la testa a migliaia di teenagers americani che forse a malapena conoscevano un paio di brani di Beatles o di Rolling Stones. Eppure era sana psicosi. E non di rado per chi avesse voluto (con buona volontà) apprezzare il risultato musicale “live”… la vita era dura, per il semplice motivo che durante i concerti era sostanzialmente impossibile cogliere il “sound” o gli intrecci melodici, o le tessiture ritmiche. Dal momento dell’ingresso delle bands si alzava immediatamente un uragano di urla di migliaia di ragazze, che come dimostrano i video dell’epoca urlavano indifferentemente in un palazzetto enorme allo stesso modo in cui avrebbero urlato in uno studio televisivo da 50 posti (con buona pace di tecnici del suono, regia e conduttori…). Fatto sta che nei concerti “live” gli stessi musicisti suonavano senza quasi sentirsi reciprocamente, tanto erano circondati dal chiasso generale e dal furore incontrollato della gioventù in delirio. Un esempio su tutti potrebbe essere rilevato nel concerto che The Beatles tennero nell’agosto 1964 a San Francisco al Cow Palace; evento memorabile, specialmente per il fatto che quasi tutti i presenti sottolinearono l’impossibilità di sentire alcunché, indipendentemente dalla posizione assegnata dal biglietto acquistato, fosse esso caro in posto strategico o stracciato (da 4 dollari appena) in un punto disperso del palazzetto. Ma in buona sostanza probabilmente l’esito musicale era secondario, data la psicosi collettiva e il più ampio contesto generale di attesa spasmodica. Non a caso dopo quella data spuntarono come funghi innumerevoli bands a stelle e strisce di epigoni dei Beatles, con esiti davvero variabili ed altalenanti, in qualsiasi angolo degli States. Tra questi possiamo inserire la band “Try-Angle”, formatasi nel 1966 a Franklin (Indiana) e composta da Les Tabeling (V, chit), Bill McCarty (chit), Lyle Smith (b), Pete Molina (org), Mark Seitz (batt, tr). Orgogliosamente “British sounding”, si ispiravano ovviamente ai Beatles, tenendo da parte (credo volutamente) quella vena blues che invece li avrebbe spinti pericolosamente verso Rolling Stones ed Animals. Con “management” autogestito, prediligevano feste private, di liceo e i tanto amati “sock hops” tipici dei teenagers di allora. Naturalmente pure le “Battles of the Bands” tra Indiana ed Illinois facevano gola e i “Try-Angle” vi parteciparono, anche vittoriosi. Ne derivò il primo ed unico 45 giri: “Writing On The Wall” [L. Tabeling] (814O-2553; side B: “Com’ing Home”), con etichetta Orlyn, inciso nel novembre 1967 a Chicago presso gli studi di Oren Stembel. Nonostante il più che discreto livello del prodotto finale, il disco non sfondò e rimase un po’ troppo relegato nel solo Midwest nella programmazione delle radio di Chicago e Indianapolis. Un secondo tentativo di incisione all’Ohmit Recording Studio di Indianapolis non vide mai la luce su 45 giri ufficiale e il morale della compagine ne risentì inevitabilmente; nel corso del 1968 la chiamata in esercito simultanea di chitarrista e batterista sancì la fine della band, che si sciolse entro l’estate.

Gian Marchisio

I traumi dell’esordio

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60 🇺🇸 

Nella storia del garage rock americano degli anni ‘60 abbiamo incontrato innumerevoli bands di giovani liceali che si trovavano perfettamente a proprio agio dal vivo durante i concerti e parallelamente riuscivano a gestire le pulsioni creative anche in studio di registrazione, dosando sapientemente suoni ed impasti.

In altri casi il tutto si ribaltava, specialmente quando il gruppo si dimostrava discretamente coeso in sala di registrazione ma perdeva amalgama nella dimensione “live”, magari distratto dal pubblico o dal contesto del caos di un “teenage club” o peggio di un “frat party” universitario, allorquando il “rumore disordinato e caotico” non di rado copriva la stessa amplificazione. Vi era inoltre un terzo caso, vale a dire la magia e l’empatia nelle “performances” dal vivo cui si contrapponeva il vero e proprio “trauma da blocco psicologico” in studio. I motivi potevano essere i più variegati ed il “trauma” trovava le sue cause in molteplici fattori: ambientali (luoghi inappropriati e quasi improvvisati), umani (attriti con il personale di registrazione, disagio all’interno della band per la presa di coscienza della differenza tra suono da studio e suono “live”), economici (insoddisfazione per il “budget” ristretto, ansia da “time is money”, equivoci sugli accordi presi “a monte”), creativi (aspettative frustrate dalla volontà dei discografici, soluzioni musicali imposte dall’alto e non condivise dal gruppo) etc. Si può affermare che il trauma “di natura ambientale” investì in pieno la band “The Individuals”, formatasi nel suo nucleo-base a fine 1964 nell’area tra Danville e South Boston, al confine tra Virginia e North Carolina. I membri erano Glenn Meadows (V), Ronnie Vaughan (V, chit), Ben Vaughan (chit), Tommy Redd (b, V), Sammy Moser (org), Ronnie Couch (batt); con management autogestito sfruttavano un volenteroso e generoso vicino di casa come “autista” per trasferirsi per esibizioni e “gigs” nelle zone vicine. Il suono della band si rifaceva ai Rolling Stones, ma in seguito fu forte anche la suggestione dai Blues Magoos; nonostante la gestione “home made”, la band suonò a più riprese per le feste di teenagers all’American Legion e in svariate “venues” quali Hupps Mill Bowling Alley, Moorefields, Oak Level Club, T-Bird Country, The Skylark Club, The Danville City Armory e all’Halifax County Fair. Nel 1967 vissero l’esperienza della sala di registrazione, da cui scaturì il primo (e unico) 45 giri: “I Want Love” [T. Redd] (Hos-45-2018; side B: “I Really Do”), con etichetta Raven Records, inciso a Danville (Virginia) presso The House Of Sound. Fu un esordio traumatico per la band a livello ambientale, data l’angustia del luogo, la limitatezza del budget e del tempo a disposizione e con dotazione strumentale e tecnologica di scarso livello. Il disagio che probabilmente avvolse la compagine… in un certo senso traspare anche dall’esito qualitativamente non eccezionale del disco. In seguito “The Individuals” continuarono con buoni risultati nei “gigs”, grazie anche alla programmazione del 45 giri sulla radio locale WHLF e ad Al Mapes nel suo show “1400 Club”. Tuttavia gradualmente la spinta propulsiva venne meno; entro la primavera del 1968 la band si sciolse, anche per sopravvenute gravidanze di fidanzate, chiamate in esercito e necessità economiche stringenti ed insostenibili.

Gian Marchisio

Garage rock USA 1966. Discografia minore / 25

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60


Eccoci infine giunti alla venticinquesima ed ultima sezione della discografia garage rock a stelle e strisce del 1966 riservata alle bands meno note al grande pubblico. Con quest’ultima tappa si chiude un viaggio articolato e un’indagine su una realtà tuttora ingiustamente poco rivalutata, quella del garage rock “minore”, che tuttavia riserva continuamente sorprese e scoperte inaspettate per studiosi e cultori del genere. C’è inoltre da rilevare un’altra realtà (ancor meno studiata): quella delle demo e degli acetati (ossia le “prove di stampa” preliminari dei vinili, prodotte per valutare l’esito della preparazione del disco matrice). In questa sezione conclusiva s
ono state inserite anche alcune bands di piccolo cabotaggio che riuscirono ad incidere 45 giri in assoluta economia di risorse e con esiti musicali e discografici a volte sinceramente mediocri; la loro presenza risulta tuttavia efficace, poiché costituiscono un ideale ponte di collegamento proprio con tutta quell’area delle “prove di stampa” suddette…

–  The West Coast Branch “Linda’s Gone / Spoonful”  (Valiant Records V-753);

–  Jack Eely & The Courtmen “Louie Louie ‘66 / David’s Mood”  (Bang Records B-520);

–  Zoofs “Get To Know Yourself / Not So Near”  (Deesu 310);

–  Larry Mack “Last Day Of The Dragon / Can’t You See Me Crying”  (Ty Tex TT-126);

–  The Echomen “Long Green / Chocolate Chip”  (Fox N. 1);

–  The Aftermath “Messing With The Kid / Bury My Body”  (Tortoise Records T-66003);

–  Secret Agents Of The Vice Squad “I Saw Sloopy / Things Happen”  (Jerden 784);

–  Tommy Tucker & The Esquires “Don’t Tell Me Lies / What Would You Do”  (IGL Records 45-121);

–  The Wonders “I’m Not Willin / Baby Come Back”  (MMC 45-011);

–  The Tortians “Vibrations / Red Cadillac”  (Karry Way Records 106);

–  The Lazy Eggs “I’m Gonna Love You / As Long As I Have You”  (Enterprise Records E-5060);

–  The Capes Of Good Hope “Shades / Lady Margaret”  (Round Records 1001);

–  Vic Pernell & The Hangmen “Live For Today / Sad Boy”  (Century Records 23830);

–  The Reactors “Do That Thing / 1 – A”  (Cameo C-446);

–  The Gee Tee’s “Put You Down / Dog”  (Perfection Rock Sound Studios 566);

–  The Gamins “Ridin’ High / Freeway”  (Soma 1459);

–  The Sky “I’m Not A Fool / I Know What’s Up”  (Dynovoice Records 224);

–  Michael-John & The Pendulums “You’re Wrong Girl (voc.) / “You’re Wrong Girl (instrum.)” (Bob-Ke 275C-121237);

–  [The] Bird[-]Dogs “Shoppin Around / Unchain My Heart”  (IGL Records 45-118);

–  The Mercy Boys “This Girl / Long, Tall Shorty”  (Panorama 45);

–  The Cholos “Last Laugh / Whistling Surfer”  (Farad Records 45-1485);

–  The Lagnafs “Your Money Couldn’t Buy Me / Yes I Do”  (45-101);

–  The Stonemen “No More / Where Did Our Love Go”  (Big Topper Records 1107/1108);

–  The Gremlins “Eeverybody Needs A Love / Wait”  (SS-8430-01).

Gian Marchisio

Garage rock USA 1966. Discografia minore / 24

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

La “fobia del volo” perseguitò a lungo il mondo della musica rock statunitense, specialmente per tutto il decennio tra 1960 e 1970, quando ancora era persistente e tenace il ricordo del giorno fatale (“The Day Rock Died” o “The Day The Music Died”) del 3 febbraio 1959.

Quella fu la data lugubre del rock ‘n’ roll, con quel disastroso incidente in Iowa in cui persero la vita Buddy Holly, Ritchie Valens e J.P. “The Big Bopper” Richardson a bordo del monomotore da turismo Beechcraft Bonanza, affidato ad un pilota quasi improvvisato in una notte di maltempo e nevicate. La ferita lasciata da quel luttuoso evento continuò a sanguinare, come una sorta di maledizione che incombeva sul mondo del rock a stelle e strisce; non sorprende dunque il fatto di constatare che anche in varie bands del garage rock americano la “fobia del volo” pesasse su parecchi musicisti, tanto da costringerli talvolta ad estenuanti viaggi in automobile o in van (e dunque non solo per ragioni economiche…). Nella presente sezione discografica non mancano alcune bands in cui la suddetta “fobia”… non tardò a manifestarsi e a colpire.  

–  Flash & The [Memphis] Casuals “In The Midnight Hour / Uptight Tonight”  (Block 485);

–  Tangents “Stand By Me / Hey Joe, Where You Gonna Go?”  (Impression Records 111);

–  The Beaten Path “Doctor Stone / Never Never”  (Jubilee 45-5556);

–  The Fabulous Four “Happy / Who Could It Be?”  (Brass 314);

–  Raga and The Talas “My Group And Me / For Old Times Sake”  (World Pacific Records 77847);

–  Jerry and The Playmates “Want-A-Love You / She’s The Kind”  (Alvera 677A-4239 / M-68);

–  Woody Carr & The Entertainers “Hey, Little One / Just Another Fool”  (Jerden 799);

–  The Chessmen “You Can’t Catch Me / Mr. X”  (Phalanx 1018 / 1019);

–  The Bush “Don’t You Fret / To Die Alone”  (Hiback HB-104);

–  Lance Fox & The Bloodhounds “You Got Love / That’s Your Problem (It Ain’t Mine)”  (Bang Records B-523);

–  The Clichés “Save It For Me / Why, Why, Why”  (Wes Mar 1020);

–  Tony Harris “Super Man / How Much Do I Love You”  (Dee Gee Records 3014);

–  The Poverty Five “Cry Cry Cry (Over You) / Sorrow”  (Thumbs Down 45-1002);

–  The Vanguards “What’s Wrong With You / Roll Over Beethoven”  (U-29271);

–  Aesop and The Fables “You’ll Be My Pride / Grass”  (Panorama 29);

–  The Executives “Why Make Me Cry / I’ll Feel A Whole Lot Better When You Are Gone” (Galena Records G-114);

–  The Renegades “Oh Yeah / I Don’t Know”  (Rich Records RR 109);

–  The Cavaliers “Checkmate / Seven Days Of Cryin’”  (Crisis Records BB-101);

–  The Relics “Inside Outside / Skin Sin”  (Phalanx 1012 / 1013);

–  The Springfield Rifle[s] “The Bears / There Is Life On Mars”  (ABC Records 45-10878);

–  The Madadors “Girl Don’t Leave Me / Alright”  (Feature Records 817R-105);

–  Chances R “I’ll Have You Cryin’ / Winds And Sea”  (Quill Records 105);

–  The Survivors “Quoth The Raven / Midnight Mines”  (Chattahoochee Records CH-718);

–  The Tempters “It’s Been A Long Long Time / I Will Go”  (Link Records LR 708).

(…to be continued…)

Gian Marchisio

   

Garage rock USA 1966. Discografia minore / 23

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

La sessione di registrazione in studio per l’uscita del tanto anelato primo 45 giri era un traguardo ambìto per molte garage bands americane di liceali di metà anni sessanta. Ma come riuscirci? Si poteva tentare la via delle “Battles of the Bands”, le quali non di rado annoveravano tra i premi proprio la sessione di registrazione gratuita presso una sala locale o regionale; oppure sondare il terreno delle “conoscenze” e dei “ganci”, magari tramite amici di discografici locali o di responsabili di programmazione delle radio; o ancora si tentava l’invio “al buio” di demo e registrazioni casalinghe, sperando di finire sotto il radar di qualcuno del “giro”. Nella presente sezione discografica troviamo bands che tentarono (con sorti variegate) tutte e tre le vie, ma in particolar modo quella delle demo e delle registrazioni “home made”. Quando si concluderà questa ampia discografia garage rock del 1966 cercheremo di scavare nel mondo di acetati e demo, fin là dove davvero quasi nessuno spinge lo sguardo…

– Spencer’s Van Dykes “I’ll Blow My Mind / When I See Her” (Doré 779);
– Tom and The Cats “Walkin’ Man / Summertime Blues” (Paula Records 242);
– Paul Martin “It Happened / I Can’t Stay Here Anymore” (Impex Records 7-66);
– The Improper Bostonians “How Many Tears / I Still Love You” (Minuteman MA 207);
– Lonnie & The Legends “I Cried / Baby Without You” (Impression Records 109);
– The Page Boys “Sweet Love / All I Want” (Ruff Records 45-1020);
– The Descendants “Garden Of Eden / Lela” (MTA Records MTA 112);
– The Unusuals “Summer Is Over / I Could Go On” (Mainstream Records 653);
– The Trashmen “Hanging On Me / Same Lines” (Tribe Records 45-8315);
– The Loved Ones “Surprise, Surprise (For You) / Another Time Or Place” (Ambassador TIF 212);
– Denny Belline and The Rich Kids “Money Isn’t Everything / Summer Girl” (RCA Victor 47-8883);
– The Wanted “Here To Stay / Teen World” (The Detroit Sound 222);
– The Heros “I Can Only Give You Everything / Say It With A Smile” (M-Gee Records MG-001);
– Polk Shelton and The Front “Catch A Thief / Slash ‘N’ Drip” (Askel Records AK-106);
– The Trojans “The Kids Are Allright / Leave Me Be” (Boss BOS 006);
– The Voyagers “I Want You Back / Can’t Save This Heart” (Feature Records F-101);
– The Av[a]lons “Mad Man’s Fate / Come Back Little Girl” (Pyramid 6-6877);
– The Cult “Here I Stand / You Know You Really Hurt Me Girl” (20th Century Fox Records 636);
– The Abstrack Sound “Your Gona Break My Heart / Judge Him If You Can” (CBM);
– The Outcasts “People / You’re Teaching Me” (Sola 12);
– The Brave New World “It’s Tomorrow / Don’t You Know You Better Love Me” (Piccadilly Records 225);
– The Sparkles “Something That You Said (Makes Me Cry) / Daddy Gonna’ Put The Hurt On You” (Hickory 45-1390);
– The Inrhodes “Hold The High Ground / Lookin’ Around” (Dunhill D-4055);
– Sir David & His Knights “Shotgun / All My Love” (Pa-Go-Go 45-103).

(…to be continued…)

Gian Marchisio

Garage rock USA 1966. Discografia minore / 22

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60

La possibilità di avere entrate economiche discretamente regolari era generalmente uno dei “chiodi fissi” di una garage rock band di liceali americani di metà anni ‘60.

Non di rado la costanza delle entrate era preferita all’ammontare stesso di ciascuna di esse, specialmente quando si ricorreva (in molti casi) al “management” autogestito e “home-made”. Va da sé che il poter contare su amicizie tra la gioventù agiata (ancor meglio con contatti in politica) era un vero toccasana, sia dal punto di vista dei “ganci” con il mondo discografico, sia sulla possibilità di avere svariate occasioni per animare feste private a tema musicale. Ne deriva che per le band esordienti i “pool parties” (feste in piscina nell’ambito di una cerchia di amicizie benestanti) costituissero una non trascurabile fetta di entrate economiche; inoltre le feste rientravano in quel contesto irrinunciabile in cui il “passaparola” a volte era persino più efficace e capillare di una promozione manageriale a pagamento. In questa sezione discografica compaiono alcune bands che non disdegnarono questo versante dell’intrattenimento…

– The Cutaways “You’re Driving Me Out Of My Mind / Now That You’re Gone” (Agogo Records);
– The War Lords “Real Fine Lady / I’ve Got It Bad” (Thor Records 810 T-0759);
– Raunch “A Little While Back / I Say You’re Wrong” (Bazaar 10-001);
– Lord Charles & The Prophets “Ask Me No Questions (I’ll Tell You No Lies) / Mojo Hand” (R.M. Review R-1 / R-2);
– Daze Of The Week “Believe Me / One Night Stand” (Piece Records PR-1003);
– The Jaggerz [Jaggers] “Feel So Good / Cry” (Executive Records Inc.);
– The Bards “Alibis / Thanks A Lot Baby” (Emcee Records E-013);
– [The] Distant Sounds “It Reminds Me / Dreamin’” (Citation Records 17371/17372);
– The Knightsmen “Fever / Daddy Was A Rolling Stone” (Ikon Records IER 514);
– The Chains “Carroll’s Gotta Cobra / I Hate To See You Crying” (Hanna-Barbera Records HBR 460);
– The Spiders “Don’t Blow Your Mind / No Price Tag” (Santa Cruz SCR 10,003);
– The Ones “Maybe It’s Both Of Us / Don’t Make Me Over” (Contrapoint 9010);
– Jerry and The Gems “Last Stop / Summertime” (Heigh-Ho 630);
– The Winkle Pickers “I Haven’t Got You / (My Name Is) Granny Goose” (Colpix Records CP-796);
– Feebeez “Walk Away / Season Comes” (Stange R-2216);
– The Insites “Nothing Is Wrong With Love / Stop, Look And Listen” (Vague 901);
– The Tangle “Any Time, Any Where / Our Side Of Town” (Canary 1012);
– The Fraggies “Stick With You / I Wanna Love You” (Cameo C-410);
– The Do’s And The Dont’s “I Wonder If She Loves Me / Our Love May Not Live Again” (Red Bird RB 10-072);
– [The] Scurvy Knaves “It’s Not Like That / Gypsy Baby” (Twelve Hands);
– Jim Curran and The Lonely Ones “Aren’t You Happy? / Drums Send Me” (D-REA 6-6333);
– The Bethlehem Exit “Walk Me Out / Blues Concerning My Girl” (Jabberwock Records JSF-110);
– Jet City Five “Do You Wonder / Oh Julie” (Thumbs Down 1005);
– The Blue Vistas “Four Inches Above The Knees / The Lonely Bull” (Sun-Ray SRR-118).

(…to be continued…)

GIAN MARCHISIO

 

Garage Rock USA 1966. Discografia minore / 21

Caleidoscopio Rock USA Anni ‘60


Anche l’occhio vuole la sua parte” è frase sempre efficace, tantopiù nel mondo dello spettacolo e della musica. Ma noi qui parliamo di aspetto estetico delle etichette discografiche, soprattutto nei casi infausti in cui grafia, cromia e scelta della disposizione di nomi, numeri e loghi risultino infelici, azzardate o del tutto irrazionali. Nel garage rock americano di metà anni ‘60 ci si imbatteva a volte in 45 giri le cui vesti grafiche presentavano impostazioni cromatiche quasi imbarazzanti, che ne mettevano perfino a rischio la leggibilità (con casi di grigio canna di fucile su sfondo amaranto, bronzo su ocra, rosso su rosa intenso, grigio antracite su nero etc. etc.); o recanti caratteri (spesso per dischi autoprodotti) simili al dattiloscritto di un acetato o di una demo, o troppo piccoli, o talvolta mal distribuiti sull’etichetta. Nella presente sezione discografica compaiono alcuni casi di “cromie azzardate” che sfortunatamente contribuivano a dare una veste brutta (nonché ostica alla vista) a prodotti musicali non di rado interessanti e di livello più che discreto…

–  The New Arrivals “Let’s Get With It / Just Outside My Window”  (Macy’s/7Up SBM-45-104);

–  Jason & The Argonauts “I Don’t Need Anything / The Time For Weeping”  (Byit A-8166);

–  Finnicum  “On The Road Again / Come On Over”  (Ruff Records 45-1011);

–  Billy Rat & The Finks “All American Boy / Little Queenie”  (IGL Records 45-122);

–  The Quinns “I Knew / (It’s) Been A Long Time”  (Capito 2022);

–  Half Pint And The Fifths “Orphan Boy / Loving On Borrowed Time”  (Orlyn ORL-666242);

–  The Rotten Kids “Let’s Stomp / Twelve Months Later”  (Mercury 72558);

–  The Fabulous Wunz “If I Cry / Please”  (Pyramid 6-6934);

–  Jay Dee & The Chasers “I Do / Gloria”  (RI 2204);

–  The Outer Limits “Don’t Need You No More / Walkin’ Away”  (Goldust Records 45-5014);

–  The Raevins “The Edge Of Time / Around And Around”  (Big O 55-8114-01);

–  The Shades “I Need You / With My Love”  (Encore 1002);

–  The Shaggy Boys “Stop The Clock / In The Morning”  (Red Bird RB 10-074);

–  The Night Crawlers “Let[‘]s Move / Hiding”  (Shadow Records S-45 101);

–  Danny’s Reasons “Little Diane / Believe Me”  (International Recording Co. 6935);

–  The Pickwick Papers “I Want To Do It / You’re So Square”  (Phalanx 1026);

–  The Grim Reepers “Two Souls / Joanne”  (Chalon Records 1003);

–  The Red Coats “You Told A Lie / I’m Going To Tell You About My Baby”  (Orchid Of Memphis 507);

–  Al and The Echoes “The Whole Towns Talking / Baby Remember Me”  (Echo H 1003);

–  The Misty Blues “Still In Love With You Baby / I Feel No Pain”  (Stature 66-5-7);

–  The Clouds “You Tell Me Lies / Jeannie”  (Kidd 1333);

–  Pulsating Heartbeats “Anne / Talkin’ bout You”  (Pace Setters Internationale 007);

–  The Lee VI’s “I Don’t Know / Pictures On My Shelf”  (Radio S1-125);

–  The Immigrants “Time To Say Goodbye / Walkin’ The Dog”  (Starburst Recordings SR 3121).

 (…to be continued…)

Gian Marchisio

   

Garage rock USA 1966. Discografia minore / 20

CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60


Per l’orizzonte musicale di riferimento di una garage band americana anni ‘60 di liceali… il “management” poteva essere “homemade” il più delle volte. In ogni caso il “manager sveglio” (anche in presenza di un “budget” ridotto all’osso) era quasi sempre molto attivo, audace e capace sul versante di “gigs” e di date delle esibizioni sul territorio. Le “venues” dovevano essere le più diverse; più erano variegate ed assortite, maggiore poteva essere il raggio di azione della band sulle aree limitrofe e oltre. Nella presente sezione discografica compaiono alcune bands che si mostrarono attive principalmente su tipologie di “venues” tipiche della fascia di età dei teenagers o al massimo degli anni del college (teen clubs, feste di fine liceo, feste di college, frat parties, feste in piscina, animazioni musicali “a latere” di eventi sportivi universitari o di premiazioni), quando “in primis” la componente del ritmo la faceva da padrone…

–  The Woolies “Who Do You Love / Hey Girl”  (Dunhill 45-D-4052);

–  The Tears “Weatherman / Read All About It”  (Scorpio 409);

–  The Critters “Mr. Dieingly Sad / It Just Won’t Be That Way”  (Kapp Records K-769);

–  The Liberty Party “Weep On / Get Yourself Home”  (Jerden 787);

–  Head and The Hares “I Won’t Come Back / One Against The World”  (H and H Productions);

–  The Six Pents “Summer Girl / She Lied”  (Kidd 1335);

–  The Smoke Rings “Love’s The Thing / She Gives Me Love”  (Prospect Records 101);

–  The Meen “Say You Love Me / Greenfields”  (Varmint VPB-103);

–  The Skeptics “Apple Candy / Ride Child”  (Kampus K-814);

–  Road[‘]s End “When I Look At You / Why”  (Brahma BR621661);

–  Plain Brown Wrapper “And Now You Dream / You’ll Pay”  (“This is music” Record Company 2114);

–  The Looms “It’s True / I Never Have Seen Snow (from House of Flowers)”  (Montgomery M-009 / M-0010);

–  Baron Thomas and The Blue Crystals “We’ll Be Thru For Ever / Tension”  (Courier Records SS-8150-01);

–  The Druids “Cool, Calm And Collected / Sorry’s Not Enough”  (MNO-101);

–  The Great Lakes “Dangerous Sue McGrew / We’ll Build Our Own Kind Of Love”  (Claridge Records CR-313-D);

–  T.C. Atlantic “Faces / Baby Please Don’t Go”  (Turtle T-1103);

–  The In-Crowd “In The Midnight Hour / Nothing You Do”  (Ronn Records R-1);

–  Shep and The Downbeats “Girl Girl / You’re Never There”  (Satin S-403);

–  The Outcasts “I Wanted You / Little Bitty Man”  (Shore Bird Records SB-1005);

–  The Komons “Caught In The Trap / Why”  (Feature Records 817R-104);

–  The Travelers [IV] “A Message For You / This Happens To Me”  (Rox Records ROX-1001);

–  The Ascots “Who Will It Be? / So Good”  (Frat Records);

–  Stacy’s 5th “My Lovin’ Baby / This Thing”  (Jubilee 45-5540);

–  Fearsome Five “It’s Allright / Yes, I Love You”  (Fearsome 101).

(…to be continued…)

Gian Marchisio