ARTE- Pagina 99

Aïda Muluneh The art of advocacy: la fotografia come strumento per il cambiamento

Speciale MARTEDÌ in CAMERA

15 novembre 2022 I Ore 18.30 I Gymnasium di CAMERA

Con ‘Advocacy’, termine difficile da tradurre in italiano, si intende un atteggiamento di supporto e promozione nei confronti di politiche in grado di modificare gli assetti sociali, economici o legislativi di un determinato territorio. È la parola scelta dalla fotografa Aïda Mulunehospite a CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia per un incontro pubblico in programmamartedì 15 novembre alle ore 18.30, per descrivere il proprio lavoro, considerando l’arte e la fotografia come strumenti attivi di cambiamento.

Attraverso immagini dai colori accesi e brillanti, l’artista di origini etiopi residente dal 1985 in Canada combatte gli stereotipi attraverso i quali, solitamente, viene ritratta l’Africa, senza rinunciare a trattare i temi tipici della fotografia documentaria, attraverso una poetica dal forte impegno sociale.

Ho trovato un nuovo linguaggio visivo – commenta Aïda Muluneh – che mi ha dato la libertà di approfondire vari argomenti che non potevo esprimere attraverso il fotogiornalismo. Sto parlando dell’impatto della falsa rappresentazione a cui ha contribuito la fotografia, di come viene visto il mio continente, l’Africa, e di come le persone di colore siano state spesso emarginate dallo sguardo straniero.

Al centro dell’incontro a CAMERA ci sono progetti come Water Life (2018), Road to Glory (2020), Crimson Echo (2022), nei quali, all’interno di paesaggi scarni, i soggetti ritratti mettono in scena gesti e posture teatrali esaltati da una reinterpretazione delle pratiche di body painting e degli abiti tradizionali.

È così che elementi reali e ricostruiti si mescolano in immagini che pongono l’accento su temi di pregnante attualità come la scarsità dell’acqua, la diffusione di malattie tropicali che colpiscono intere comunità o, come nel caso di Road to Glory, realizzato su commissione del Premio Nobel per la Pace 2020, assegnato al World Food Programme, su momenti del passato in cui tragedie e sofferenze hanno colpito alcuni paesi cambiandone inevitabilmente la storia.

In quest’occasione Aïda presenterà anche alcuni dei progetti di valorizzazione del linguaggio fotografico in Africa, come l’Addis Foto Fest, da lei fondato nel 2010, e l’Africa Foto Fair, piattaforma virtuale nata con lo scopo di promuovere la cultura fotografica nel continente, creando ponti fra luoghi e persone.

Intervengono:

Aïda Muluneh, fotografa

Walter Guadagnini, direttore di CAMERA

Per prenotazioni, www.camera.to
Il singolo incontro ha un costo di 3 Euro.

Biografia

Nata in Etiopia nel 1974, Aïda ha lasciato il Paese in giovane età. Ha trascorso la sua infanzia tra Yemen e Cipro e si è stabilita in Canada nel 1985, dove ha iniziato a sperimentare con la fotografia durante gli anni del liceo. Dopo essersi laureata alla Howard University di Washington DC nel 2000, con una specializzazione in cinema, Aida è diventata una fotoreporter del Washington Post. Negli anni successivi ha investito il suo tempo lavorando a numerosi progetti ed esplorando diversi generi fotografici. Nel 2004, una parte del suo lavoro è stata acquistata dalla collezione permanente del National Museum of African Art dello Smithsonian Institute.

Cattedrali e chiese storiche, il Piemonte avvia il recupero di un patrimonio di pregio

Via al recupero di Cattedrali e edifici storici delle Diocesi Piemontesi: i lavori dureranno tre anni e serviranno 2 milioni di euro di cui 1,6 dalla Regione

Poggio: «Piemonte super potenza culturale, incrementiamo il parco di luoghi resi di nuovo fruibili per il pubblico»

Il Vescovo delegato per i Beni Culturali ecclesiastici del Piemonte, mons. Derio Olivero: «I vescovi del Piemonte sono grati alla Regione per questa rinnovata attenzione al nostro patrimonio»

Torino, 13 novembre 2022

Affreschi riportati alla luce, ripresa di scavi archeologici e restauri conservativi su tutti gli edifici storici e cattedrali piemontesi delle Diocesi. Regione e Conferenza Episcopale piemontese hanno sottoscritto una convenzione per recuperare gran parte del patrimonio architettonico di proprietà delle diocesi, palazzi e monumenti di grande valore, molti risalenti al ‘600 che abbracciano gran parte dello spettro stilistico della regione dal Romanico a Barocco.

«L’obiettivo è incrementare il parco di edifici storici resi di nuovo fruibili per il pubblico con restauri conservativi e ammodernamenti tecnologici – ha sottolineato l’assessore alla Cultura Turismo e Commercio, Vittoria Poggio -. Il Piemonte è una super potenza culturale, per questo vogliamo sfruttare il vantaggio di ospitare luoghi da cartolina che sono anche didattici. Lavagne sulle quali sono stati scritti capitoli importanti della storia dell’arte e delle nostre tradizioni cristiane».

«Grazie a questo importante accordo, – sottolinea il Vescovo delegato per i Beni Culturali ecclesiastici del Piemonte, mons. Derio Olivero,significative testimonianze del patrimonio culturale conservato nelle cattedrali e negli episcopi saranno recuperate e collegate agli itinerari storico-artistici già operativi sul territorio che negli anni scorsi hanno beneficiato di analoghi accordi regionali e dei fondi OttoXMille della Chiesa cattolica. I vescovi del Piemonte sono grati alla Regione per questa rinnovata attenzione al nostro patrimonio».

Saranno riportati alla luce affreschi e dipinti come quelli della cattedrale San Donato di Pinerolo, mentre a Susa riprenderanno gli scavi archeologici all’interno della cattedrale di San Giusto dopo la recente scoperta della cripta, risalente all’XI secolo riemersa sotto il pavimento dell’abside. Gli interventi della durata di tre anni previsti all’interno dell’accordo su gran parte delle eredità storiche richiederanno una spesa di quasi 2 milioni di euro di cui oltre 1,6 milioni messi a disposizione dalla Regione, fondi che serviranno a mettere in sicurezza, ad esempio, il palazzo Episcopale di Mondovì e a Torino i locali del palazzo episcopale del duomo dove è custodito l’archivio storico. A Novara sarà recuperato il portale storico del duomo Santa Maria Assunta con un restauro conservativo, ad Alessandria è previsto il consolidamento del campanile di Santi Pietro e Marco. In molti edifici saranno eliminate le barriere architettoniche ed eseguiti lavori di efficientamento energetico come a Santa Maria del Bosco e San Michele di Cuneo.

Torino e i suoi musei. La Galleria Sabauda

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Torino e i suoi musei

Con questa serie di articoli voglio prendere in esame alcuni musei torinesi, approfondirne le caratteristiche e “viverne” i contenuti attraverso le testimonianze culturali di cui essi stessi sono portatori. Quello che desidero proporre sono delle passeggiate museali attraverso le sale dei “luoghi delle Muse”, dove l’arte e la storia si raccontano al pubblico attraverso un rapporto diretto con il visitatore, il quale può a sua volta stare al gioco e perdersi in un’atmosfera di conoscenza e di piacere

1 Museo Egizio
2 Palazzo Reale-Galleria Sabauda
3 Palazzo Madama
4 Storia di Torino-Museo Antichità
5 Museo del Cinema (Mole Antonelliana)
6 GAM (Galleria d’Arte Moderna)
7 Castello di Rivoli
8 MAO (Museo d’Arte Orientale)
9 Museo Lombroso- Antropologia Criminale
10 Museo della Juventus

2 Galleria Sabauda

È qualche anno che abito fuori Torino e l’andare in centro non rientra più tra quelle che posso definire “abitudini”. Il lato positivo è che, quando ci vado, apprezzo maggiormente lo spettacolo che la città mi offre: la folla che si muove disordinata, qualcuno, più frettoloso degli altri, che attraversa correndo la strada anche se c’è il semaforo rosso, i tram che partono scampanellando sui binari, il sali-scendi delle persone dai pullman, qualche cestino troppo pieno e i portici che rimbombano del brusio dei passanti. Piazza Castello è una delle piazze principali dell’antica Augusta Taurinorum, è di forma quadrata e su di essa si affacciano Palazzo Madama e Palazzo Reale, mentre il profilato perimetro è delineato da portici eleganti ed importanti edifici, quali l’Armeria Reale, il Teatro Regio, il Palazzo della Regione Piemonte, la Galleria Subalpina, la Torre Littoria e la piccola Chiesa di San Lorenzo, che si erge all’angolo con via Palazzo di Città, mentre l’affollata via Garibaldi sfocia nella stessa piazza come un fiume nel mare. Poco più oltre s’innesta la Piazzetta Reale, costeggiata da Palazzo Chiablese, dove si trova l’ingresso per i Musei Reali e si accede al passaggio pedonale che porta a Piazzetta San Giovanni. Quando inizia a fare bel tempo si accendono le fontane, ricordo che quando finiva la scuola, noi studenti del Liceo Classico “Gioberti”, come molti altri ragazzi degli istituti vicini, andavamo a buttarci sotto l’acqua fredda per festeggiare l’arrivo dell’estate.

Vivere in un qualche luogo significa arricchirlo di ricordi, ma alcuni luoghi più di altri si legano ai vissuti e credo che per me piazza Castello sia proprio uno di quelli: punto di ritrovo “davanti al chiosco di giornali di via Garibaldi” o alla “focacceria”, i festeggiamenti bagnati – e leggermente maleodoranti- alla fine del ginnasio e tanti altri piccoli momenti che riaffiorano tutte le volte che passo di lì. Ma non è per raccontarvi della mia adolescenza che vi ho condotto qui, ma per proporvi di entrare a dare un’occhiata ad una delle varie collezioni che sono conservate all’interno del Palazzo. Nel regale complesso si trova la Galleria Sabauda, una delle raccolte pittoriche più importanti d’Italia, con alla spalle oltre 180 anni di storia. Le opere, oltre 700 dipinti che spaziano dal XIII al XX secolo, sono esposte dal 2014 nella Manica Nuova di Palazzo Reale, all’interno del complesso del Musei Reali di Torino.

Fra i contenuti di maggior interesse spicca una raccolta particolarmente importante di autori rinascimentali piemontesi, fra cui Giovanni Martino Spanzotti, Gaudenzio Ferrari e Defendente Ferrari, un vasto assortimento di opere prodotte dai maggiori nomi della pittura italiana, come Beato Angelico, Duccio di Boninsegna, Piero del Pollaiolo, Andrea Mantegna, Filippino Lippi, Il Veronese, Tintoretto, Guercino, Orazio Gentileschi, Giambattista Tiepolo e uno dei migliori nuclei italiani di dipinti della Scuola Fiamminga, con nomi quali Van Dyck, Rubens, Rembrandt, i Brueghel, Memling e Van Eyck.
La storia della collezione della Pinacoteca è lunga e complessa, inizia il 2 ottobre 1832, con la cerimonia ufficiale di inaugurazione della collezione di Carlo Alberto, con cui si sancisce che le opere vengano messe a disposizione della comunità e «aperte al pubblico». Allora però la raccolta era esposta a Palazzo Reale, dove rimase fino alla fine degli anni Sessanta dell’Ottocento, quando venne spostata a Palazzo Carignano. Negli anni Ottanta dell’Ottocento le opere erano 550, disposte tra le varie sale dell’edificio, divise per autori (piemontesi ed italiani), grandi formati, nature morte, ceramiche e fiamminghi. Alessandro Bandi di Verme ampliò la galleria di 5 sale e ordinò che i quadri fossero disposti secondo una concezione logica ed estetica.
Negli anni Trenta del Novecento la raccolta prende il nome “Galleria Sabauda”, ma si impoverisce poiché Mussolini cede svariate opere ai musei londinesi. Durante il periodo bellico l’esposizione chiude al pubblico per molto tempo; negli anni Cinquanta la Galleria viene inserita nel piano di rinnovamento dei grandi musei nazionali che necessitano provvedimenti e finalmente, il 24 maggio 1959, la Galleria riapre ufficialmente. Oltrepasso la cancellata, eseguita nel 1840 da Pelagio Palagi a scopo di delimitare la Piazzetta Reale dalla pubblica Piazza Castello, alzo lo sguardo verso le faccione dorate dell’orrorifica Medusa e mi avvio alla biglietteria.

Una volta entrata mi trovo di fronte al lungo corridoio e qui da una parte si affacciano le numerose stanze e dall’altra spiccano le statue romane. A questo punto non mi resta che cercare i numeri delle sale e iniziare il percorso. Le opere esposte sono moltissime, tutte meravigliose, ma alcune incontrano particolarmente i miei gusti, come il dipinto del fiammingo Hans Memling, “Scene della passione di Cristo” (1470). Si tratta di una tela di modeste dimensioni, emblematica di uno degli stili pittorici che più mi piacciono, quello fiammingo. Con “arte fiamminga” si è soliti indicare la produzione artistica del XV-XVI secolo, portata avanti nei Paesi Bassi, caratterizzata da un approccio sensoriale ed analitico della realtà fenomenica delle cose, che si traduce in pittura in una minuziosa descrizione dei più piccoli dettagli, resi in maniera sorprendentemente realistica. A questa tipologia di opera sarebbe il caso di avvicinarsi con una lente d’ingrandimento, alla ricerca di personaggi nascosti, come, in questo caso, il bambino che assiste affacciato alla finestra al crudele destino di Gesù. Mi avvicino alla tela che va letta dall’ alto a sinistra a scendere, percorrendo con lo sguardo le strette vie raffigurate con dovizia di particolari, affollate di personaggi usciti da un presepe nordico, ognuno con caratteristiche proprie. Mi perdo in uno spazio urbano che sembra rifuggire i principi della prospettiva e della verosimiglianza, l’autore ha inserito più di venti scene della Passione di Cristo, così come sono ricordate dai Vangeli. In primo piano, ai lati, vi sono rappresentati i committenti, Tommaso e Maria Portinari, due facoltosi banchieri fiorentini.

All’interno della Galleria vi sono altri quadri fiamminghi, tutti, a mio personalissimo avviso, da osservare avvicinandosi il più possibile, con sguardo indagatore, come si volesse giocare a fare i “detective”. Incontro varie nature morte, composizioni di fiori pomposi, bicchieri e vetri lucenti e piccoli insetti che si inseriscono nel componimento con “nonchalance”; mi imbatto in grandi maestri quali Anton van Dyck, (Principe di Savoia Tommaso Carignano, 1634), Van Weyden e un minuscolo ma non meno affascinate Rembrandt Harmenzoon van Rijn. Non riesco a non fermarmi davanti alla piccola opera, sembra una fotografia scattata al buio, gli occhi si devono abituare all’oscurità che si sta osservando e finalmente percepiscono i dettagli che emergono dall’ombra: una brace ormai spenta illumina una brocca, un attizzatoio e delle aringhe messe a essiccare. La fioca luce, vera protagonista del componimento, si posa anche sul volto dormiente e sulle dita intrecciate dell’anziano signore, vestito di nero e seduto abbandonato su una sedia. La virtuosistica tela quasi monocroma è databile al 1629, il suo significato rimane incompreso, alcuni pensano si tratti di un filosofo o Tobia dormiente, oppure ancora l’allegoria dell’accidia o il ritratto del padre del pittore prossimo alla morte.

Guardo un’ultima volta la piccola composizione, per avere la certezza di non essermi persa nessun dettaglio, poi mi allontano piano, come non volessi svegliare l’assopito vecchio stanco.
Mi aggiro per la pinacoteca continuamente osservata da tutti quei personaggi dipinti, ogni tela cela una storia al suo interno, come nel caso dell’opera di Bartolomeo Passerotti, “Perseo e Andromeda”, nella quale l’autore raffigura l’eroe di ritorno dall’impresa dell’uccisione della mostruosa Gorgone, nel momento in cui si imbatte nella candida fanciulla ancorata allo scoglio, lì imprigionata a causa della spregiudicatezza della madre. Quasi non me ne accorgo, ma sto inconsciamente giocando a riconoscere miti e personaggi studiati sui libri di scuola durante le ore di letteratura, riconosco l’episodio di Ercole che affida Deainira al Centauro Nesso, rappresentato da Pecheux, Apollo e Dafne e Pan e Siringa nelle opere di Filippo Lauri, ancora mi soffermo davanti a Lucrezia, magistralmente rappresentata da Guido Reni nell’atto estremo del suicidio, ma poi anche la tragica vicenda di Diana e Callisto nella tela di Cambiano e infine mi attardo un po’ di fronte all’opera di Galliari, che raffigura un mito che molto concerne Torino, “La caduta di Fetonte”.

Forse non si sa, o quantomeno non si dice abbastanza, ma nel capoluogo piemontese, proprio nella Galleria Sabauda, sono conservati grandi nomi della storia dell’arte, quali Botticelli, di cui è visibile la così detta “Venere Gualino”, dal nome del suo acquirente, Riccardo Gualino, che la comprò nel 1920 per poi cederla dieci anni dopo alla Galleria. Davanti al quadro è impossibile non pensare alla ben più nota Venere degli Uffizi. L’opera venne probabilmente realizzata nel momento di massima attività della bottega del maestro fiorentino. La fanciulla si presenta nuda al visitatore, leggera e pallida, alle sue spalle una nicchia dal fondo scuro; poggia i piedi su un gradino di marmo chiaro, che le vicende conservative del dipinto hanno reso leggermente sghembo. Cerca, con pudore, di coprirsi con le mani e con i lunghi capelli biondi ramati. Oggi si tende a vedere nella “Venere Gualino” un’opera indipendente, anche tenendo conto di una menzione di Giorgio Vasari, che ricorda come in varie case fiorentine si trovassero raffigurazioni simili, prodotte nella bottega di Botticelli: una scultura della tipologia della “Venus Pudica” dovette essere il modello in comune tra queste opere e la tela degli Uffizi. Altri nomi in cui ci si imbatte con timoroso rispetto sono Filippino Lippi, Andrea Mantegna, Beato Angelico, Veronese, Tiepolo, Orazio Gentileschi, Vanvitelli, Canaletto e altri, autori che ha più senso vi inviti ad andare a visionare piuttosto che elencarli freddamente.

Prima di uscire “a riveder le stelle” vorrei soffermarmi ancora su un’opera e su un autore che amo particolarmente: “Ercole nel giardino delle Esperidi” di Pieter Paul Rubens, (Siegen, 1577-Anversa, 1640). L’opera si trova nella sala 29, dove sono esposti altri capolavori del genio barocco per eccellenza. Nelle sue opere prevale la complessità, la policentricità, l’intrecciarsi di motivi e linee di forza, la pienezza rigogliosa delle forme, lo splendore e la vivacità dei colori, il virtuosismo tecnico che gli permette di giungere ad una definizione dell’opera molto finita e preziosa. In questo specifico quadro è rappresentato un Ercole forzuto e massiccio, fatto di carne e di muscoli, secondo i canoni di Rubens, mentre sta per cogliere i pomi d’oro nel mitico giardino delle Esperidi. È l’undicesima fatica che l’eroe greco deve affrontare e che riesce a superare grazie al consiglio di Prometeo, che gli suggerisce di farsi aiutare da Atlante.
Alcuni di voi si ricorderanno la divertente rivisitazione Disney in cui il protagonista viene appellato “scemercole”, bene, forse è vero che l’intelligenza è caratteristica più di Odisseo che di Ercole, ma in questo episodio l’eroe dimostra di sapersela cavare. Quando Ercole si reca da Atlante, quest’ultimo accetta di aiutarlo, ma per poterlo fare è necessario che il forzuto greco regga un po’ il Mondo al posto suo; Ercole acconsente e a quel punto Atlante, sgranchendosi la schiena, fa per andarsene e abbandonare l’eroe a quel compito infausto. Spaventato dal quel mesto destino Ercole aguzza l’ingegno: “Fammi aggiustare la veste prima di andartene,” dice Ercole ad Atlante mentre gli ripassa quel Mondo così pesante, e l’altro ci casca in pieno.

Dall’arte c’è sempre qualcosa da imparare.

Alessia Cagnotto

Al Circolo degli Artisti di Torino un omaggio all’opera pittorica di Alessandro Poma

Curato da Maria Luisa Reviglio della Veneria  e da Gian Giorgio Massara

 

Il Circolo degli Artisti, in corso San Maurizio 6, a Torino, ospita dall’11 novembre scorso fino al 28 novembre una personale dell’artista biellese Alessandro Poma. Nato nel 1874, completati gli studi classici e in seguito quelli universitari in Giurisprudenza, diede corso alla sua vocazione di artista nell’ambiente piemontese, dominato da figure di spicco quali Fontanesi, Delleani e Reycend. Frequentò, infatti, la scuola di Mario Viani d’Ovrano e di Lorenzo Delleani.

Ben presto si trasferì a Roma nella privilegiata residenza della “Casina di Raffaello” di Villa Borghese, su invito del principe Livio Borghese.

A partire dal 1901 fece parte dell’entourage di Giulio Aristide Sartorio ed ebbe frequenti contatti con i “XXV della CampagnaRomana”. I suoi dipinti furono, soprattutto, paesaggi, in buona parte ispirati a Villa Borghese, anche se trattò diversi altri temi, quali la figura, il ritratto le scene di animali, tra cui, in particolare, cigni, farfalle e animali al pascolo.

La mostra ospitata al Circolo degli Artisti è curata dai critici Gian Giorgio Massara e Maria Luisa Reviglio della Veneria e promossa dal Centro Studi Alessandro Poma presente a Roma.

L’arte pittorica di Alessandro Poma è gioiosa, intensa e legata a diversi siti italiani, tra cui anche montani, avendo trascorso gli ultimi trent’anni della sua vita a Courmayeur, dipingendo ripetutamente la catena del Monte Bianco, il Monte Chetif e il suo canalone, soffermandosi incantato di fronte alle “Nevi di primavera”.

L’animo di Poma è, soprattutto, attratto dai particolari, colti in dipinti come quelli intitolati “I tronchi”, spogli e contorti di Tirecorne, accesi dai bagliori del manto nevoso, “Le genzianelle”, dall’intenso colore blu e i “Rododendri”, profilati contro una vetta aguzza. Anche altri monti sono amati dall’artista.  Tra questi,  fino alla fine dell’Ottocento quelli della val d’Alba, nei pressi di Lanzo. Qui ambienta i dipinti intitolati “Pecora, la chiesa “Parrocchiale di Ala”, i dossi verdeggianti che si concludono alle pendici dell’Uja di Mondrone.

Irrinunciabile per l’artista è  anche il mondo degli affetti, colto nel ritratto alla figlia Giuseppina.

Nel 1913 il Maestro  affittò per soggiorni temporanei parte della settecentesca Villa Maresca, a Piano di Sorrento, con un ampio parco a picco sul mare, una proprietà che egli avrebbe arricchito con un laghetto, per assicurarsi la presenza di alcuni cigni, simili a quelli da lui incontrati a Villa Borghese. In mostra risulta interessante l’opera intitolata “Il cigno con la sua corte”, molto ben giocata sul rapporto tra i chiari e lo scuro, esempio di una serie di dipinti importanti che ritraggono il medesimo soggetto.

Alla Piana di Sorrento dedicò alcune opere, tra cui “Marina di Piano di Sorrento” e “Costiera di Piano di Sorrento con ginestre”, che reca una ricca cromia.

Molti suoi dipinti traggono ispirazione dal tema marino, colto nell’ora più  dolce del tramonto, con la sponda che via via si allontana, oppure animato dall’Effetto di nubi, capaci di rincorrersi nel cielo attraverso un susseguirsi di grigi, bianchi e azzurri pallidi.

L’esposizione torinese si conclude con alcune sue opere, tra cui quella intitolata “Alberi rossi”, “Farfalle nell’azzurro”, il dipinto raffigurante il tempio di Paestum e Vortice di colore”, una rappresentazione del mondo sotto la luce di un caleidoscopio che conduce l’osservatore verso l’irrealtà  del Creato.

Alessandro Poma espose a Roma, Milano, Torino e Venezia, abbandonando il mondo delle mostre nel 1910, pur continuando a dipingere in solitudine, per meglio esprimere il suo talento, di cui era consapevole. I suoi ultimi anni furono in quasi completo isolamento, fino alle morte nel 1960, a Courmayeur.

MARA MARTELLOTTA

Alla Reggia di Venaria trionfano le sculture di luce di Marinella Senatore

È approdata alla Reggia di Venaria l’acclamata scultura di luce realizzata dall’artista Marinella Senatore, dal titolo ‘Assembly’, grazie al sostegno di PAC 2021, vale a dire il Piano per l’Arte contemporanea della Direzione Creatività del Ministero della Cultura.

Grazie a questa aggiudicazione, il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude acquisisce questa opera, diventata iconica, nel 2022, presente in una mostra diffusa dal titolo Afterglow”, promossa dalla galleria Mazzoleni di Torino a Londra. Durante questa esposizione la monumentale scultura luminosa era stata esposta e vissuta dalla comunità nel corso della parade di apertura alla Battersea Power Station. È poi stata consacrata dal Festival Alliance des Corps a Parigi, quando il Palais de Tokyo, per celebrare il suo ventesimo anniversario, ha lasciato carta bianca a Marinella Senatore per promuovere una mostra diffusa, che ha anche incluso collettive e incontri guidati dall’artista.
L’opera è esposta dal 4 novembre scorso e rimarrà a disposizione dei visitatori fino all’8 gennaio 2023, collocata nella piazza dell’Annunziata di Venaria Reale. Successivamente sarà collocata nella Citroniera Juvarriana della Reggia di Venaria
La scultura, detta Assembly, si ispira alle tradizionali strutture architettoniche illuminate che venivano utilizzate nel Sud Italia, all’aperto, in occasione delle celebrazioni pubbliche, a partire dal XV secolo.
Attraverso questa scultura, Marinella Senatore rende ‘spazi relazionali’ inserendo citazioni e motti che riprendono i temi dell’emancipazione e dell’emporwerment.
Fino al 5 febbraio prossimo, su iniziativa di Guido Curto, direttore del Consorzio e referente scientifico del progetto, e anche grazie alla collaborazione con la galleria Mazzoleni, negli ambienti aulico della Reggia, presso l’Anticamera dei valletti a piedi, saranno collocate sei sculture di luce sempre della stessa artista.

Mara Martellotta

Fondazione Torino Musei, tutti gli eventi della settimana

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Segnaliamo in particolare:

 

Venerdì 11 novembre ore 10.30

COS’È UN CODICE MINIATO

Biblioteca civica don Milani, via dei Pioppi 43 – conferenza con Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama

(comunicato stampa con il programma completo in allegato)

 

Martedì 15 novembre 2022, ore 18

PRESENTAZIONE DELLA DONAZIONE DI LIBRI D’ARTISTA COLLEZIONE PECCOLO

GAM – conferenza in Sala Uno

 

AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI

11 – 17 novembre 2022

 

 

VENERDI 11 NOVEMBRE

 

Venerdì 11 novembre ore 10.30

COS’È UN CODICE MINIATO

Biblioteca civica don Milani, via dei Pioppi 43 – conferenza con Simonetta Castronovo, conservatore di Palazzo Madama

Quali sono le operazioni che portano alla realizzazione di un codice manoscritto nel Medioevo? Quali gli strumenti di lavoro dello scriba e del miniatore? Com’era organizzato uno scriptorium? Nel corso della conferenza si scopriranno le operazioni necessarie a produrre un codice, dalla preparazione della pergamena alla rigatura, dalla scrittura ai pigmenti e alla decorazione con iniziali figurate e istoriate o intere scene a pittura, senza dimenticare la doratura e la legatura.

L’appuntamento fa parte del ciclo di incontri Miniature rivelate, organizzato da Palazzo Madama in collaborazione con le Biblioteche civiche torinesi, dedicato ad approfondire l’arte del libro tra Medioevo e Rinascimento attraverso le collezioni di arte antica del Museo Civico di Torino.

Ingresso libero fino a esaurimento posti

 

Venerdì 11 e sabato 12 novembre ore 15

ARTE E TÈ IN ORIENTE

MAO – visita guidata alla mostra Buddha10 con degustazione di tè.

A cura di Theatrum Sabaudiae in collaborazione con The Tea

Nella mostra temporanea, un’installazione di composizioni vegetali accoglie il pubblico e depura l’aria: un momento di purificazione che prepara ad accedere agli spazi successivi della mostra, custodi di icone buddhiste sacre e devozionali.

L’incontro con straordinarie statue buddhiste delle collezioni del MAO, alcune delle quali mai esposte al pubblico, messe in dialogo e in contrasto con alcuni esemplari provenienti dal Museo delle Civiltà di Roma e dal Museo d’Arte Orientale E. Chiossone di Genova e con significative opere di artisti contemporanei, diventa l’occasione per riflettere su molteplici tematiche, spaziando dall’originaria collocazione e funzione delle opere, alle modalità di importazione in occidente, dalle logiche e procedure di restauro, alle complesse relazioni fra vero e falso.

Questi e altri interrogativi saranno al centro della visita guidata che si propone come momento di condivisione e riflessione su questioni che si celano dietro a soggetti dalla natura e funzione essenzialmente sacra.

Segue La fragranza celeste dell’autunno: l’osmanto, una proposta autunnale per la degustazione di tè Gui Hua, a cura di Claudia Carità (The Tea – Torino), studiata come ideale prosecuzione dell’esperienza in mostra.

I fiori di osmanto e la loro inebriante fragranza autunnale, costituiscono un’icona dell’immaginario orientale. Nelle regioni remote di Cina e Giappone è possibile trovare arbusti di osmanto coltivati nei giardini dei templi buddhisti per ricordare la riconoscenza alle divinità lunari.

La degustazione si accompagnerà con dolcezze e piccole preparazioni ideali in abbinamento ai tè proposti, servite in monodose ad ogni partecipante presentate su un piccolo vassoio dedicato.

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Claudia Carità, selezionatrice di té, laureata in economia e commercio presso l’Università di Torino, fonda nel 2011 il marchio The Tea che identifica un catalogo di tè scelti attraverso il confronto diretto con produttori e importatori con preferenza per chi si avvale del marchio ETP (Ethical Tea Partership). Dal 2013 The Tea è stato scelto da Slow Food Italia e valutato dal Laboratorio Chimico della Camera di Commercio per rientrare nel progetto “Maestri del Gusto” di Torino e Provincia.

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Prenotazione obbligatoria, l’iniziativa verrà attivata con un minimo di 10 partecipanti, fino a un massimo di 20 persone.

Info 011.5211788 –  prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

Costi: 19 € a partecipante

Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso alla mostra; gratuito per possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte.

Appuntamento 15 minuti prima dell’inizio.

 

 

Venerdì 11 novembre ore 16.30

UN GIORNO A CORTE

Palazzo Madama – visita guidata tematica

Galateo, abitudini e socialità tra cerimoniali e protocolli “regali”. Sarà come essere invitati a pranzo dalla Regina. La visita guidata si propone proprio questo: raccontare usi, abitudini e costumi a corte. Quali menù si proponevano agli invitati? Quale abito avrebbe scelto una giovane contessa per partecipare al cerimoniale di corte? Quanti e quali inchini avrebbe dovuto rivolgere alla sovrana? Come attenersi perfettamente alle regole del protocollo?

Visitando le sale della mostra Margherita di Savoia, Regina d’Italia, che, con il loro allestimento ben evocano i fasti del momento, si sveglieranno le consuetudini, i divertimenti e i passatempi dei sovrani al tempo di Margherita.

Costo: 6 € per il percorso guidato + biglietto di ingresso al museo secondo tariffe (gratuito con Abbonamento Musei e Torino Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

SABATO 12 NOVEMBRE

 

Sabato 12 novembre ore 16

AVVENTURA TRA LE PAGINE. Miti e leggende giapponesi di Fabiola Palmeri

MAO – in occasione di Kid Pass Days

L’autrice leggerà insieme a noi nella galleria dedicata all’arte Giapponese alcuni racconti dal suo nuovo libro per ragazzi uscito a fine settembre. In laboratorio sarà possibile dare forma e colore ad alcune illustrazioni ispirate ai racconti.

Costo: bambini €4; adulti accompagnatori ingresso ridotto alle collezioni permanenti (gratuito con Abbonamento Musei).

Prenotazione obbligatoria t.011.4436927/8 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Sabato 12 e domenica 13 novembre ore 10 – 17

FLORA D’INVERNO E BIGLIETTI DI NATALE

Palazzo Madama – workshop di acquerello botanico con Angela Petrini

Il corso permetterà di avvicinarsi a quelle piante, alcune delle quali presenti nel Giardino Botanico Medievale, che hanno il loro punto di maggior splendore in inverno, un momento tutt’altro che povero di colori e forme: basti pensare alla varietà di rosso delle bacche dell’agrifoglio, delle rose antiche o di quelle del gigaro; al viola e al nero dei cavoli e delle rape; al giallo intenso delle zucche.

Angela Petrini accompagnerà i partecipanti in questo esercizio di attenzione e creatività che può trasformarsi in un colorato biglietto d’auguri o in un regalo personalizzato destinato alle persone più care.

Il corso è aperto anche ai principianti che riceveranno un’impostazione necessariamente di base, mentre i più esperti potranno esercitarsi nell’approfondimento della tecnica per rappresentare dettagli botanici particolarmente impegnativi, come dipingere il bianco sul foglio bianco o rendere la granulosità di certe superfici.

Il corso ha una durata di 12 ore ed è accreditato per l’aggiornamento degli insegnanti (legge 170 del 21/03/2016 art. 1.5). È possibile ricevere fattura per rimborso della Carta del docente.

 

Il corso ha una durata di 12 ore, si svolge il sabato e la domenica dalle ore 10 alle 17, ed è accreditato per l’aggiornamento degli insegnanti (legge 170 del 21/03/2016 art. 1.5).

 

Angela Petrini ha ottenuto il Diploma con lode in disegno e acquerello botanico dalla Society of Botanical Artists di Londra; è Presidente dell’Associazione Italiana Pittori Botanici “Floraviva”. Premiata dalla Royal Horticultural Society con la Gold Medal al Plant and Botanical art Fair 2018, Londra.

 

Prossimi appuntamenti:

 

4-5 marzo 2023 ore 10-17 | Gli agrumi

1-2 aprile 2023 ore 10-17 | La Primavera nell’orto medievale

7-8 maggio 2022 ore 10-17 | Alcune varietà di rose botaniche

10-11 giugno 2022 | Ciliegie e piccoli frutti

 

Materiale occorrente: acquerelli; pennelli tondi a punta fine numeri 4, 2, 0; matita HB; gomma (evitare possibilmente la gomma pane); carta liscia satinata 300 gr. formato 30×40 circa. A chi non avesse il materiale l’insegnante può fornire carta, pennelli e colori necessari per lo svolgimento al costo di 5 €. È necessario segnalarlo al servizio prenotazioni.

 

Costo: € 140 / ogni incontro

Posti disponibili per ogni appuntamento: 7
Prenotazione obbligatoria: tel. 011 4429629; e-mail: madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Sabato 12 e domenica 13 novembre ore 15

MATERIA VIVA. LEGAMI METALLICI
GAM – visita guidata tematica

Materia viva, malleabile, modellabile e splendente, il metallo ha accompagnato la storia dell’uomo dall’antichità fino ai giorni nostri. Utilizzato inizialmente nella creazione di manufatti di uso quotidiano è diventato uno dei materiali più impiegati nell’espressione artistica Dai bagliori ramati delle forme ascendenti di Fausto Melotti al ferro che racconta il fuoco, elemento naturale e vivo nella scultura di Eduardo Chillida, all’uso quasi alchemico di oro e rame nelle opere di Yves Klein e Gilberto Zorio. Un viaggio tra le opere delle collezioni della GAM da inizio 900 fino ai giorni nostri.

 

Tariffa: 6 € a persona

Durata: 90 minuti

Possibilità di prenotazione per gruppi di massimo 25 persone in settimana e weekend:

Tariffa: 96 € a gruppo (comprensivo di diritti di prenotazione)

Durata: 90 minuti

Tariffa: 81 € a gruppo (comprensivo di diritti di prenotazione)

Durata: 60 minuti

Per informazioni e prenotazioni: 011 5211788 prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

DOMENICA 13 NOVEMBRE

 

Domenica 13 novembre 2022, ore 15

KID PASS DAYS – IL FILO MAGICO

GAM – attività per le famiglie

La GAM aderisce all’iniziativa di KID PASS DAYS dedicata all’illustrazione per l’infanzia con un’attività creativa rivolta ai bambini. La lettura de “Il filo Magico” di Mac Barnett permetterà ai piccoli visitatori di immergersi nel mondo della generosa Annabelle che, con il suo infinito filo multicolore, riesce a portare la bellezza nel suo villaggio, immerso nelle fredde tonalità dell’inverno. Faremo poi uscire quel filo dalle pagine stampate e continueremo a seguirlo, come tanti piccoli Teseo, nelle sale del museo alla scoperta di opere in cui la forma si riduce ad una semplice linea, curva o spezzata, chiusa o aperta; una sorta di filo che si allunga e si assottiglia creando percorsi ricchi di significato. Negli spazi dell’Educational Area, ispirati da quanto visto e ascoltato, i bambini potranno dedicarsi a un lavoro di tessitura e cucitura creando meravigliosi messaggi di bellezza.

Costo: Euro 7 a partecipante

Costo aggiuntivo: adulti biglietto di ingresso al museo ridotto; gratuito per i possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Valle d’Aosta

Informazioni e prenotazioni: 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

 

MARTEDI 15 NOVEMBRE

 

Martedì 15 novembre 2022, ore 18

PRESENTAZIONE DELLA DONAZIONE DI LIBRI D’ARTISTA COLLEZIONE PECCOLO

GAM – conferenza in Sala Uno

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Intervengono: Roberto Peccolo, Giulio Paolini, artista e Riccardo Passoni, direttore della GAM

I volumi della donazione Peccolo sono entrati a fare parte delle collezioni della Biblioteca d’Arte della Fondazione Torino Musei nella primavera del 2022, grazie alla volontà del fondatore e titolare della galleria stessa, Roberto Peccolo. La galleria, aperta a Livorno nel 1969, ha cessato la sua attività alla fine del 2019 ed è stata per più di mezzo secolo un importante punto di riferimento per il mondo dell’arte contemporanea. Le pubblicazioni donate comprendono l’intera collana “Memorie d’Artista”, costituita da 50 esemplari editi tra il 2008 ed il 2019 e nati dal desiderio di pubblicare non delle semplici monografie cataloghi di mostre, ma dei veri e propri libri creati da un artista. Ogni volume è stato stampato con una tiratura limitata a 200 copie, in formato in folio, mantenendo costanti le 32 pagine, i caratteri, il colore e l’impostazione della copertina. All’autore artista è stata lasciata totale libertà nel decidere che cosa inserire: solo immagini, solo testo oppure un misto fra testo e immagini.

Per dare risalto alla donazione, successivamente alla consueta catalogazione informatizzata nel Sistema Bibliotecario Nazionale (SBN), tutti i volumi sono stati collocati in uno scaffale dedicato e schedati con una segnatura di collocazione che ne consentisse l’accorpamento e l’immediata reperibilità qualora qualche studioso volesse consultarne l’intera serie.

La collana completa costituisce un unicum nel panorama torinese, dal momento che la maggior parte dei cataloghi è consultabile solo in alcune biblioteche di Livorno.

Info www.gamtorino.it

 

 

 

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

 

 

“Pippo Leocata. Antologia” Antichi miti e passioni senza tempo

Mezzo secolo d’arte raccontato nelle opere del pittore “adranita” esposte al “Collegio San Giuseppe” di Torino

Fino al 26 novembre

“Processo”. O “Crocifissione”. Tela dal rosso acceso. Che toglie campo ai neri ai bruni e al verde appena accennato e striato di rivoli di sangue. La corona di spine e di “scherno” a cingere il capo del “re dei Giudei”. Dietro, la salita del Calvario. Il Golgota, “luogo del cranio”, lo spazio narrativo.  E i volti del Cristo. Sofferente e agonizzante. Forme informi. Non dissimili ai volti dei “poveri cristi”, compagni di strada d’ogni tempo. Del Nazareno, allora. E nostri e noi, ancor oggi e ogni giorno. Schizzi, disegni a matita (tracciati sul tram che, anni fa, portava il giovane studente Pippo da Mirafiori all’Università), poi tradotti in opere.

In cascate di colore e materia. Che, via via, diventano pagine dai colori accesi e violenti, sospese in un magico intreccio di passato e presente. Tante opere. Fra queste, per l’appunto, “Processo” realizzato da Pippo Leocata nel 1969. Quadro per il quale l’artista torinese, ma originario di Adrano (la siciliota Adranon – Vulcano, alle falde dell’Etna che tanto ha inciso e continua ad incidere sulla sua produzione artistica) venne allora definito dal grande Marziano Bernardi “un giovane pittore tra fede e ribellione”. Metà anni Sessanta. Pippo frequentava la Facoltà di Architettura al Politecnico di Torino e si laureava con il leggendario Carlo Mollino. Un dio ai suoi occhi. Che nei cromosomi del giovane studente lasciò impronte tali da non poter che farne il grande artista che oggi é. A renderne contezza, proprio la rassegna allestita, fino al prossimo 26 novembre, nelle sale espositive del “Collegio San Giuseppe” di Torino. “Antologia”, il giusto titolo. Nel prestigioso “Collegio” dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”, scorrono infatti, attraverso trentacinque opere, oltre cinquant’anni di vita e di avventura artistica di Leocata.

Si parte, per l’appunto, dal ’69 per arrivare ai giorni nostri con le ultime produzioni, singolari sculture in legno pallet, dove l’impostazione architettonica tesa ad equilibrare forme, a comporre strato su strato remote figure, a interpretare elementi e storiche presenze di quella Grecia antica così sorella alle rocche, alle cupole e ai cavalieri della sua Sicilia, raccontano di talenti, doti e abilità acquisite con lo studio e artigianalmente (ma che Artigianato!) manipolate negli anni, con intuizioni di geniale creatività, su percorsi che del reale hanno fatto supporto di base per spiccare il volo nei cieli della più artistica libertà espressiva. Sua. E solo sua. Inconfondibile. Ecco allora, le opere lignee. In una sala che ha i contorni e le immagini della Grecia antica, fra “Cariatidi” dell’Eretteo sull’Acropoli di Atene, parate dei “Cavalieri” omaggio a Fidia” e “Figure alate” della “Nike” di Samotracia, oggi al “Louvre” di Parigi, scopriamo un lavoro certosino nell’intagliare, nel sovrapporre “legno a legno”, nell’ideazione di suggestive “tridimensionalità”, ottenute aggiungendo e non sottraendo ritagli, profili e scarti di legno ”come fossero– racconta lo stesso Leocata– pennellate di colore su tela o segni di matita su carta”. Storia e Mito.

Accanto al fascino dei reperti greci, troviamo infatti, narrate a tinte visionarie, forti e vigorose come colate (non a caso) di materia lavica le antiche memorie della sua Terra, del suo Vulcano capace di lanciare al cielo il magma infuocato di ignote vite sotterranee trasformate in forme e figure immaginifiche o in bianche e tonde lune o soli accecanti gialli o rosso fuoco o neri da far paura.

La sua Adrano, colonia greca di Corinto, alle falde dell’Etna, eterna presenza in ogni sua opera. Sia pure per riflesso, per antica memoria. Con il suo terrifico – amato Vulcano, le sue battaglie, i suoi guerrieri, i suoi cavalli alati e i suoi cavalieri armati di lunghe lance, scudi e coriacee armature. Racconti che riportano a galla antiche, fanciullesche paure. Come ne “Il mistero della Giannina”, dove si narra di quella vecchia casa arroccata sulle mura ciclopiche che i piccoli Adraniti, e Pippo e il fratello Vincenzo, avvicinavano in silenzio tenendosi per mano. Abitata da chissà quale demoniaca presenza! “Il tempo della memoria”. Che Pippo ripercorre in un lungo e in largo senza fine. In un iter pittorico e mentale che trova emozione profonda in quel “Siam polvere di stelle”, titolo preso a prestito proprio da una poesia del fratello Vincenzo, scomparso da alcuni anni. Immagine pittorica e parole in versi: “Vorrei librarmi in alto lassù/e toccare con mano quello spicchio di luna in cielo… giungere alla fine dell’infinito all’ultimo lembo/E scoprire che in realtà/’Siam polvere di stelle’”. Pippo e Vincenzo. E tutti noi. Mano per mano.

Gianni Milani

 

“Pippo Leocata. Antologia”

“Collegio San Giuseppe”, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino al 26 novembre

Orari: dal lun. al ven. 10,30/12,30 – 16,30/18,30 e sab. 8,30/12

 

Nelle foto:

–       Processo”, olio su tela, 1969

–       Cariatide dell’Eretteo” (part.), legni di pallet e acrilico, 2021

–       Il mistero della Giannina”, tecnica mista su carta, 2017

–       “Il tempo della memoria”, olio su tela, 2014

–       “Siam polvere di stelle”, tecnica mista su carta, 2019

Artissima, la fiera che stimola gli spettatori alla comprensione dell’arte contemporanea

IL COMMENTO

Si è conclusa domenica 6 novembre scorso la 29esima edizione di Artissima, la famosa fiera d’arte contemporanea del capoluogo piemontese. Una tra le principali fiere di arte in Italia e l’unica rassegna italiana esclusivamente dedicata all’arte contemporanea che può vantare la presenza di gallerie d’arte provenienti da tutto il mondo.

Una delle principali novità di quest’anno è stata la direzione per il primo anno da parte di Luigi Fassi, nominato direttore della fiera lo scorso febbraio con un incarico triennale. In aggiunta all’esposizione fieristica (Main Section, Monologue/Dialogue, New Entries, Art Spaces & Editions), Artissima si è strutturata in tre sezioni curate dirette da board di curatori e direttori di musei internazionali, dedicate agli artisti emergenti (Present Future), alla riscoperta dei grandi pionieri dell’arte contemporanea (Back to the Future) e al disegno (Disegni). Da quest’anno le tre sezioni curate sono tornate ad essere presentate nel padiglione fieristico con stand monografici e su piattaforma digitale con un approfondimento specifico. Sin dalla sua fondazione, nel 1994, Artissima si è sempre caratterizzata per unire la presenza nel mercato internazionale a una grande attenzione per la sperimentazione e la ricerca.

Andando ad Artissima, infatti, si va alla scoperta di ricercatori, gente che sperimenta.
In un’epoca in cui esiste la macchina fotografica, la rappresentazione della realtà è già assolta dalla fotografia stessa. Per questo motivo l’arte contemporanea è un’arte concettuale e non figurativa.
L’arte contemporanea è fondamentalmente concettuale e per comprenderla non si può prescindere dalla conoscenza dell’artista, da che cosa abbia voluto rappresentare, dal messaggio che ha voluto inviare, dalle sue emozioni ed il suo stato d’animo in quel momento.Il verso di Dante “Amor, ch’a nullo amato, amor perdona” è il verso più conosciuto ma di cui nessuno sa il suo esatto significato: per apprezzarne la bellezza bisogna innanzitutto conoscerne il significato.
Così come una tela di Pollock, un quadro di Kandinsky. Come sempre l’arte è relativa, non assoluta.

Come diceva Picasso l’artista con la A maiuscola è un contemporaneo così contemporaneo che i suoi contemporanei lo considerano un anticipatore. L’arte contemporanea però non può non piacere, al massimo non la si comprende, non la si capisce perchè è sperimentazione, ricerca pura. Perchè non può non piacere qualcosa che non si è capito.L’arte è relativa perchè tutti i movimenti artistici sono ricerca, per questo le varie correnti finiscono sempre con il suffisso -ismo. Ll’impressionista è colui che rappresenta lo stesso soggetto in momenti diversi e in lui ogni momento suscita emozioni, sensazioni e stati d’animo diversi.
Dopo tutto l’arte può essere definita come la capacità di un artista nel rappresentare un’epoca attraverso i mezzi espressivi dell’epoca e quelli della nostra epoca adesso sono: neon, installazioni, materiali metallici, cemento, vetro, video, il 3D. Arrivederci alla prossima edizione!

Emanuele Farina Sansone

Foto L. Barozzino

Al “Pannunzio” per conoscere Caravaggio

INCONTRO DI APPROFONDIMENTO  MERCOLEDI 9 NOVEMBRE PRESSO LA SEDE DEL CENTRO 
MERCOLEDÌ 9 NOVEMBRE ALLE ORE 17,30 in via Maria Vittoria 35h, incontro con Franco MORO, autore dell’affascinante saggio edito da Allemandi: “CARAVAGGIO SCONOSCIUTO”, dove viene indagata, con interessanti  scoperte,  l’attività  giovanile del genio lombardo prima del suo arrivo a Roma. Con l’autore dialogherà Ettore GHINASSI.

“A score of emptiness”. Performance per Buddha10

ZHUO MENGTING

Martedì 8 novembre 2022 ore 18.30

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

Il music public program nell’ambito della mostra Buddha10a cura di Chiara Lee & freddie Murphy, si apre con l’appuntamento dedicato a Zhuo Mengting e “A score of emptiness”, una partitura sonora site specific per acqua, oggetti amplificati e feedback, che esplora ciò che è là fuori e ciò che non può essere visto.

Zhuo Mengting è un’artista di base a Londra, originaria di Canton, Cina.

Fondendo corpo, suono, oggetti e luoghi, crea opere che emergono dal qui e ora, in forma di performance, installazioni partecipate e concerti. Il suo lavoro è stato presentato a livello internazionale, inclusi Regno Unito, Cina, Germania, Repubblica Ceca e Italia.

Zhuo indaga le politiche dell’ascolto ed esplora un linguaggio sonoro che traduca la risonanza in segnale e rumore. “A score of emptiness”, la sua performance site-specific per il MAO, si svilupperà a partire proprio dal concetto di risonanza. Giocando tra suoni minuscoli e amplificazione, traducendo spazi vuoti in segnale e rumore, l’artista presenterà un atto sonoro concettuale utilizzando i suoni del vuoto e la discordanza tra il vedere e l’udire.

 

 

Prenotazione obbligatoria a eventiMAO@fondazionetorinomusei.it .

Costo: 15 € intero | 10 € ridotto studenti