ARTE- Pagina 96

“Ottocento”, la Collezione della GAM riaperta al pubblico

Dalla classicità a Giacomo Grosso, dalla Scapigliatura a Pellizza da Volpedo

 

“Le sempre più manifeste fragilità” della GAM avevano obbligato i responsabili, nel dicembre 2018, a chiudere la collezione del XIX secolo, ospitata al secondo piano. Una chiusura che si sperava breve, ma così non è stato. Nel frattempo, mentre si eseguivano i lavori di irrobustimento del solaio e di impermeabilizzazione totale dei tetti del museo, numerose arrivavano le richieste del pubblico affinché quella raccolta fosse restituita all’interesse e alle visite degli studiosi e degli appassionati. Dopo circa quattro anni ecco dunque “Ottocento”, la mostra curata da Riccardo Passoni e Virginia Bertone che, riaprendo gli archivi, attraverso un percorso critico che allinea circa una settantina di opere tra dipinti, sculture in marmo, a cere e gessi, a pastelli, riapre le porte di una grande collezione.

Cinque eleganti sezioni, “Nascita di una collezione”, “Nuove sensibilità e ricerche”, “La pittura di paesaggio al Museo Civico”, “Dalla Scapigliatura al Divisionismo” e “Ricerche simboliste tra pittura e scultura”, accompagnate da tre focus su Andrea Gastaldi, Antonio Fontanesi e Giacomo Grosso. Un valido quanto suggestivo percorso che Passoni ama definire altresì una “ricognizione del nostro patrimonio storico”, dove trovano posto anche opere mai esposte, restaurate grazie al contributo degli Amici della Fondazione Torino Musei, quali “Ecco Gerusalemme” di Enrico Gamba, acquistato nell’anno della sua esecuzione per il Museo nel 1862 dalla Società Promotrice delle Belle Arti, e “Nobili in viaggio” (ma ritrovandone il titolo originale con cui fu esposto nel 1867, “La Guida. Studio di castagni dal vero”) di Francesco Gonin, sempre presso la Società Promotrice torinese.

Ancora pienamente legato ai propositi della pittura accademica, il mondo di Gastaldi apre quel percorso con il celebre “Pietro Micca” nell’atto di dar fuoco alle polveri, in un atto di umiltà e sacrificio e in una postura che, ha indicato Enrica Pagella, ricorda il “San Gerolamo” leonardesco, con il ritratto dell’Innominato manzoniano del 1860 o con quello di Saffo, suicida sul litorale dell’isola. Poco più in là chi ancor più pare legato ai canoni classici, siamo nel 1864, immaginati qui a rappresentare “Gli ultimi giorni di Pompei” – grande era stato il successo dell’inglese Edward George Bulwer-Lytton trent’anni prima -, con il dipinto “Jone e Nidia”, “in un’ambientazione antichizzante, resa con precisione quasi antiquaria”, è il napoletano Federico Maldarelli, una classicità ricercata e studiata, osannata quasi e derivata da quelle campagne di scavi, nella città sepolta secoli prima dall’eruzione del Vesuvio, che avevano avuto inizio nel Settecento.

Da quel mondo si era già staccato il milanese Filippo Carcano con “Una lezione di ballo”, soltanto dell’anno successivo, una grande tela (133 x 168 cm) a “fotografare” un momento di modernità, una vasta sala piena di luce dove un maestro di danza è impegnato a condurre una giovane ballerina in abito blu, mentre le altre ragazze, alcune accompagnate da un cavaliere, attendono il loro turno sedute lungo le pareti. I suonatori di pianoforte e di violino non sono gli unici particolari su cui soffermarsi nell’ammirare oggi un’opera bocciata al suo apparire (“Il signor Carcano, colle eminenti qualità che possiede, cessi di far della fotografia e faccia della pittura, e sarà un vero artista”, scriveva Fulvio Accudi alla presentazione di “Una lezione di ballo” alla Promotrice torinese nel 1867, dopo averne definito il soggetto come “insignificante, infimo e volgare”), tanta è la preziosità con cui Carcano definisce la propria opera. Come è doveroso soffermarsi davanti a “La femme de Claude” (o “L’adultera”) di Francesco Mosso (un’esistenza brevissima, nacque a Torino nel 1848 e morì a Rivalta nel 1877), composto nell’ultimo anno di vita e derivato da un dramma di Alexandre Dumas figlio di quattro anni prima. Inutile dire che, pur riconoscendosi da molti l’attualità spregiudicata del quadro e Mosso “vero pittore del presente”, lo scandalo esplose tra il pubblico benpensante, affievolito appena dall’acquisto per le collezioni del Museo Civico (“la più vivace, ardita e significante” opera tra quelle esposte, la definì Marco Calderini), ma oggi riconosciuto autentico capolavoro, la giovane donna distesa sulla dormeuse, il corpo avvolto in una raffinata “robe d’intérieur”, il soffoco dell’ambiente in quei tendaggi fitti ed eguali, i particolari del cilindro e del revolver a terra a definire il compimento di una cruenta vendetta maschile.

Altri preziosi capolavori i paesaggi di Fontanesi e i vari studi che guardano alle acque e alle luci posate sugli stagni nelle diverse ore del giorno, il “Ritorno alla stalla” di Carlo Pittara, uno dei maggiori paesisti dell’Ottocento piemontese e l’esponente principale della Scuola di Rivara, capace di allargare i propri orizzonti e di guardare ai colleghi francesi dell’Ecole di Barbison, la palude di “Castelfusano” dipinta da de Andrade, il famosissimo “Lungo Po” di Enrico Reycend del 1883 dove lo spettatore di oggi individua ancora con curiosità le antiche costruzioni attorno alla Gran Madre. Come davanti a capolavori ci troviamo con “Nuda” e con il ritratto d “Virginia Reiter”, del 1896, di Giacomo Grosso, giocato quest’ultimo sull’uso “sfacciato” della gamma di gialli e proposto in un ambiente raffinatissimo, dove troneggia la figura della grande attrice, reduce dal successo ottenuto tra il gennaio e il febbraio di quell’anno con “La lupa” di Giovanni Verga, rappresentato per la prima volta al torinese teatro Gerbino.

Mentre le sculture di Bistolfi (“Crepuscolo”, “Le lagrime”) e di Rubino (“La danza” del 1902) punteggiano il percorso attraverso la ricchezza delle sale, il divisionismo di fine secolo vede nello “Specchio della vita” di Pellizza da Volpedo forse uno dei suoi punti più alti del Divisionismo come “L’edera” di Tranquillo Cremona viene considerato una delle immagini più affascinanti della scapigliatura di area milanese, un’immagine disperata e struggente, un successo che si è prolungato lungo i decenni, “una delle opere più note e riconoscibili dell’Ottocento italiano”, nelle parole di Enrico Thovez una “preziosissima opere che molte Gallerie invidieranno al nostro Civico museo”, una lunga gestazione fatta di riprese e ripensamenti, che attraverso le parole di Camillo Boito accompagnerà la sepoltura dell’artista scomparso troppo prematuramente nel 1878, all’età di quarantuno anni, una morte dovuta ad una intossicazione che lo colpì per l’abitudine di stemperare i colori direttamente sulla mano e sul braccio.

 

Elio Rabbione

 

 

DIDASCALIE

Nelle immagini (Ph. Perottino): Giacomo Grosso (Cambiano 1860 – Torino 1938), “Nuda”, 1896, olio su tela, 105 x 205 cm, dono di Eugenio Pollone, GAM Torino e “Ritratto dell’attrice Virginia Reiter”1896, olio su tela, 245 x 177 cm, acquisto presso la Società Promotrice delle Belle Arti, Prima Esposizione Triennale, Torino 1896, GAM Torino; Filippo Carcano (Milano 1840 – 1914), “Una lezione di ballo”, 1865, olio su tela 133 x 168 cm, lascito di Ada Olmo Serra Torino 1977, GAM Torino; Francesco Mosso (Torino 1848 – Rivalta 1877), “La femme de Claude (“L’adultera”), 1877, olio su tela, 201 x 154 cm, acquisto presso la Società Promotrice delle Belle Arti, Torino, 1877, GAM Torino; Tranquillo Cremona (Pavia 1837 – Milano 1878), “L’edera”, 1878 ca, olio su tela, 132 x 98 cm, Legato di Benedetto Junck, Torino 1920, GAM Torino; Leonardo Bistolfi (Casale Monferrato 1859 – La Loggia 1933), “Crepuscolo” 1893, gesso, 52 x 60 x 45 cm, pervenuto dai depositi di Palazzo Madama Torino nel 1981, GAM Torino

Nuovo percorso formativo di progettazione culturale, ecco AREA.Lab

LA NUOVA MANIERA E TDF.COLLECTIVE PRESENTANO IL PERCORSO 
LA PROGETTAZIONE CULTURALE – Dalla Critica alla Curatela –

 

L’associazione culturale La Nuova Maniera e TDF.Collective presentano l’innovativo percorso formativo di progettazione culturale: AREA.Lab che avrà inizio a partire da febbraio 2023. Il corso, ospite degli spazi dell’Accademia Albertina di Torino grazie alla collaborazione con il Dipartimento di scenografia e applicazioni digitali per le arti visive diretto dalla prof.ssa Elisabetta Ajanì, prevede più di 40 ore di lezioni frontali di formazione teorica dove verranno approfonditi elementi di storia dell’arte contemporanea, di storia e metodologia della curatela, estetica e critica d’arte, oltre che storia e regole di allestimento, digital marketing e scrittura per l’arte. Oltre 40 ore di workshop con professionisti del settore e momenti di incontro con artisti accompagneranno lo studio teorico con l’analisi di casi studio.
La formazione teorica sarà costantemente affiancata da un percorso laboratoriale di scoperta dei modi e le possibilità di ideazione, creazione e realizzazione di una mostra all’interno di spazi selezionati dell’Accademia Albertina.

Di questo particolare per-corso Annachiara De Maio e Giovanna Rombaldi, ideatrici del progetto dicono: “Crediamo fortemente in un modello di formazione differente, che possa aiutare l’allievo a perfezionare e implementare gli strumenti conseguiti nei suoi anni di studio. AREA.lab è pensato per far conoscere la progettazione culturale a tutto tondo grazie anche alla collaborazione con diverse realtà del territorio pronte a raccontare e a condividere le loro esperienze” .

Un intenso periodo di partecipazione pratica, che vedrà alternarsi momenti di progettazione ed esercitazioni pratiche, a studio-visit con artisti e galleristi nella realizzazione di un progetto finale.
Al termine gli studenti partecipanti avranno la possibilità di seguire e partecipare ai lavori per la realizzazione di una mostra all’interno della Summer Exhibition dell’Accademia di belle Arti
Il focus di AREA.lab è la sperimentazione, stimolare alla contaminazione tra linguaggi diversi e diverse realtà. Il mondo culturale oggi è una vasta rete dove collaborazione e scambio sono alla base della crescita professionale.
Principale obiettivo del corso è quindi quello di offrire ai giovani aspiranti curatori e professionisti della cultura la possibilità di sperimentare sul campo le conoscenze acquisite e introdurli all’interno di un primo approccio al mondo del lavoro culturale.
Le iscrizioni saranno aperte fino al 30 gennaio.
Il form di iscrizione è online su www.tdfcollective.com
Per maggiori informazioni: corso.arealab@gmail.com

Spazio portici, percorsi creativi in San Salvario

VIDEO ART VIA NIZZA – BODY TALKS

In via Nizza nel tratto da Via San Pio V a Via Berthollet

 

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IMG 01_-Abramovic_sss – Courtesy of Electronic Arts Intermix (EAI), New York

COMUNICATO

È stato inaugurato il 14 dicembre 2022, sotto i portici di via Nizza nel tratto da Via San Pio V a Via Berthollet – l’episodio 5 di ‘Spazio Portici – Percorsi Creativi’, un progetto di  Fondazione Contrada Torino Onlus  in collaborazione con Città di Torino e Torino Creativa, che ha dato vita, già dal 2020, a un percorso artistico itinerante che ha contribuito ad animare artisticamente i portici.

Dopo il successo delle varie edizioni Spazio Portici si è inserito tra le offerte culturali della città rivolte ai cittadini e ai sempre più numerosi turisti dell’arte, e nel suo divenire si sta rigenerando anche grazie alla collaborazione sempre più organica con enti, associazioni, organizzazioni e con gli stakeholder dei territori interessati.

L’episodio 5 si chiama Body Talks, ed è stato curato da Karin Gavassa (in rappresentanza delle associazioni Passepartout e  Algoritmi) e Roberto Mastroianni (curatore per la Città di Torino della Urban Art e per la Fondazione Contrada di Spazio Portici). L’animazione e la rigenerazione delle arcate viene affidata questa volta alla video e sound art con l’intento di attivare nuove relazioni tra San Salvario e i suoi portici: saranno proiettati video di artisti di fama internazionale come Marina Abramovic e Charles AtlasVito Acconci, Hasan Elahi e Sintetica Collective.

Per realizzare questa esperienza pilota, dai caratteri fortemente innovativi,  sono stati predisposti 9 proiettori ad alta luminosità e 20 diffusori sonori che adottando le tecnologie più avanzate possono interagire ed integrare immagini e suoni. Infine da via Berthollet fino a corso Vittorio una serie di led posti tra le arcate sottolineeranno verso l’esterno l’intero allestimento. La regia degli apparati sarà realizzata grazie all’interazione tra strumenti e contenuti in remoto con la possibilità di adattare alle varie esigenze artistiche e di comunicazione l’intera infrastruttura. A corredo della mostra sono stati predisposti dei totem dotati di  QR code che permetteranno di scoprire e approfondire i video artistici sui siti dedicati.

 

Spazio Portici-Video Arte: Body Talks è la prima esposizione di video e sound art di carattere museale in spazio pubblico d’Europa -Dichiarano  Karin Gavassa e Roberto Mastroianni, curatori- I linguaggi del digitale e dell’audio video vengono utilizzati per dare vita a un’operazione di rigenerazione urbana delle arcate di via Nizza a Torino, usando i linguaggi dell’arte e del contemporaneo per mettere in dialogo lo spazio e i corpi della cittadinanza nella creazione di un paesaggio sonoro e visivo, che si popola delle opere di artisti storicizzati e contemporanei. Quest’ultimo episodio di “Spazio Portici-Percorsi creativi”, rappresenta una nuova frontiera della fruizione e dell’arte pubblica e e una valorizzazione delle specificità creative, culturali e urbanistico- architettoniche della città di Torino”

 

Al fine di connettere idealmente i portici con il quartiere il 16 gennaio alle ore 21.30 al Cinema Teatro Baretti, sarà proiettato un documento fondamentale e imperdibile della Video Art Fluxfilm Anthology, un’antologia di 120 minuti risalente agli anni Sessanta e realizzata da George Maciunas (1931-1978, fondatore di Fluxus). Fluxfilm Anthology è composto da 37 cortometraggi di durata compresa tra 10 secondi e 10 minuti. Questi film d’artista sono stati mostrati come parte degli eventi e degli avvenimenti dell’avanguardia newyorkese. Realizzate da protagonisti di quella stagione gloriosa che vanno da Nam June Paik e Wolf Vostell a Yoko Ono, le opere celebrano l’umorismo effimero del movimento Fluxus.

La mostra è resa possibile dal prestito delle opere concesse dalla prestigiosa Electronic Arts Intermix (EAI), fondata nel 1971 a New York, organizzazione che rappresenta una delle principali risorse internazionali per la video e la media art. Sostenitore pionieristico della media art e degli artisti, il programma principale di EAI è la distribuzione e la conservazione di un’importante collezione di oltre 4.000 opere video nuove e storiche di artisti. 

 

 

CONCEPT ARTISTI

SINTETICA COLLECTIVE – Distratto Presente

Un video mapping interattivo e un sounscape elettronico, progetto creato da Sintetica Collective, collettivo che lavora su progetti site specific che collegano il mondo digitale a quello reale.

In “Distratto presente” i corpi di coloro che camminano sotto i portici vengono captati e trasformati in un’opera di video mapping. Una passeggiata sotto i portici diventa la realizzazione collettiva di un’opera multimediale: suoni e luci si attivano nel momento in cui una persona entra nel raggio di azione dei sensori. Chi attraversa i portici di Via Nizza si ritroverà dentro un paesaggio sonoro e visuale, trasformando una passeggiata quotidiana in un’esperienza sensoriale ed estetica dello spazio urbano. L’opera esiste solo con la presenza del corpo nello spazio, esattamente come lo spazio urbano esiste solo in rapporto a chi lo vive. Essa è completata dalla traccia sonora che disegna un soundscape elettronico che immerge i passanti in una dimensione inaspettata durante lattraversamento.

 

HASAN ELAHI – Tracking Transience 

Hasan Elahi sviluppa questa opera partendo da una domanda che si è sentito rivolgere all’aeroporto di Detroit da un agente dellFBI al ritorno da un viaggio oltreoceano: dove si trovava l’11 settembre 2001? Elahi è stato scambiato per errore con un uomo sospettato di attività terroristiche nellambito degli avvenimenti dell11 Settembre. Dopo essere stato trattenuto allUfficio Immigrazione, sono seguiti nove test della verità che, ovviamente, lo hanno scagionato da ogni accusa. È da questa esperienza che è nato tutto il lavoro artistico di Elahi, tra estetizzazione dellinformazione e autosorveglianza.

Per dimostrare la propria estraneità ai fatti, dopo sei mesi di indagini in cui non venne mai formalmente accusato, Elahi anziché fornire le proprie informazioni allFBI, che intendeva continuare a tracciarlo, ha reso disponibile sul suo sito internet i dettagli della sua quotidianità: migliaia di informazioni su orari, spostamenti, viaggi, carte di imbarco, foto in tempo reale dei pasti consumati durante i voli, movimenti bancari etc.  Elahi crea cosí un database multimediale pubblico della sua vita personale, iniziato ben prima della diffusione dei social network. Il materiale raccolto ha preso forma nel progetto Tracking Transience. Hasan Elahi ha sviluppato personalmente il sistema, composto da un GPS e uninterfaccia di rete.

MARINA ABRAMOVIC E CHARLES ATLAS – Sss

Marina Abramovic ha collaborato con il videomaker Charles Atlas a questo straordinario lavoro di performance autobiografica. Abramovic offre un monologo che traccia una cronologia personale concisa. Questa breve storia narrativa (che fa riferimento al suo passato nell’ex Jugoslavia, al suo lavoro performativo, alla sua collaborazione e separazione da Ulay) è intrecciata con le immagini di Abramovic impegnata in gesti simbolici e atti rituali: Abramovic invoca il personale e il mitologico in una toccante affermazione di sé.

VITO ACCONCI – Filling Up The Space

Veduta di un muro di mattoni: l’artista entra e cammina da una parte all’altra, avanti e indietro, fila dopo fila. Il corpo è luogo di una ricerca fisica e psicologica di sé, con il linguaggio come catalizzatore. Il video è equiparato al primo piano, uno spazio teatrale intimo per confessioni e azioni faccia a faccia. Intensamente personali, spesso fino all’esibizionismo, i monologhi del flusso di coscienza e gli atti performativi di Acconci, documentati in tempo reale da una telecamera fissa, raccontano l’inserimento del sé privato nella sfera pubblica, il corpo e il sé, pubblico e privato, soggetto e oggetto, assenza e presenza.

 

 

“Camera” presenta Imaginarium, la piattaforma di educazione all’immagine

Realtà unica in Italia per PENSARE PER IMMAGINI IL MONDO CHE CAMBIA

Giovedì 15 dicembre, ore 17.00, Gymnasium di CAMERA

Ingresso libero con prenotazione sul sito di CAMERA

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, che dalla sua nascita nel 2015 lavora per la divulgazione della cultura dell’immagine attraverso mostre, incontri, laboratori e workshop, lancia una nuova sfida, che presenta al pubblico e alle istituzioni giovedì 15 dicembre, alle ore 17.00 nel suo GymnasiumIMAGINARIUM, un innovativo strumento digitale per ampliare lo sguardo sul mondo attraverso la fotografia.

IMAGINARIUM – realizzato con il contributo di Fondazione Compagnia di San Paolo – è un progetto di educazione all’immagine, unico in Italia, che adotta la fotografia come strumento didattico utile all’analisi e alla conoscenza del mondo, partendo dall’assunto che apprendere il linguaggio delle immagini è oggi una competenza fondamentale per capire e interpretare la contemporaneità.

Il 15 dicembre 2022 viene lanciata la sezione della piattaforma rivolta alle SCUOLE, un primo step verso l’ampliamento della stessa che, nel corso dei primi mesi del 2023, vedrà l’integrazione di sezioni dedicate anche ad altri pubblici dagli appassionati di fotografia agli studiosi e agli artisti.

In questa sezione docenti e studenti delle scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado hanno la possibilità di accedere a percorsi di approfondimento su temi di attualità, esercitazioni pratiche sulla lettura delle immagini e giochi ideati per invitare gli studenti a sperimentare, divertendosi, le competenze acquisite nei percorsi tematici. Tutte le attività proposte sulla piattaforma prendono in esame fotografie di autori contemporanei italiani e internazionali, le fotografie tratte dagli Archivi fotografici dei partner di CAMERA (Archivio Storico Eni e Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo), le immagini tratte dargli archivi presenti nel Censimento delle raccolte e degli archivi fotografici in Italia, oltre ai materiali relativi alle mostre organizzate da CAMERA.

Ad oggi sono disponibili tre percorsi per le scuole primarie e tre per le secondarie con l’obiettivo di potenziare nel tempo l’offerta, il numero e i temi dei percorsi disponibili.

Iscriversi a IMAGINARIUM è molto semplice: è sufficiente accedere al sito di CAMERA (www.camera.to), cliccare sul logo di IMAGINARIUM e procedere con la registrazione gratuita.

La piattaforma sarà attiva dal 15 dicembre.

Una particolare attenzione è rivolta al tema dell’accessibilità. La piattaforma sarà dotata del software AccessiWay che, grazie all’IA (intelligenza artificiale) elimina le barriere comunicative agevolando la fruizione dei contenuti a persone con differenti disabilità.

Per accompagnare l’inizio dell’utilizzo della piattaforma, nel primo periodo lo staff di CAMERA sarà disponibile per tutoraggio online gratuito prenotabile direttamente sulla piattaforma.

 

Flashback Habitat Ecosistema per le Culture Contemporanee si presenta

Da Living Rooms al Manifesto d’Intenti

Corso Giovanni Lanza 75, Torino

Conclusasi il 6 novembre, la X edizione della fiera Flashback Art Fair ha aperto alla Città di Torino le porte dei nuovi spazi in corso Lanza 75: Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee.

Durante la fiera oltre 25.000 visitatori hanno scoperto un luogo di Torino che per anni era stato abbandonato. Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee, che dà anche il nome alla nuova sede delle attività dell’Associazione Flashback, concretizza dunque l’intento di ridare vita a quanto è stato ignorato, trascurato, siano esse opere, luoghi o persone. Con la creazione di Flashback Habitat si è innescato un processo di riqualificazione urbana in Borgo Crimea che ha l’obiettivo di rigenerare più di 20.000 mq di spazio.

“Habitat è Opera Viva, un’esperienza che parte da lontano. Quello che è stato fatto fino a ora in Corso Lanza 75 è un accenno di quanto può succedere qui. – afferma Alessandro Bulgini direttore artistico di Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee Ora la sfida è così ambiziosa che va alimentata con una combinazione di ulteriori risorse e l’inizio di questa avventura, anche in connessione col nome Habitat, sta nel creare un dono, un ambiente favorevole, che sia un esempio fruibile da tutti e realizzato grazie al contributo di tante sensibilità consapevoli”.

 

Ed è per questo che già dal mese di novembre si è avviato il progetto Living Rooms | Stanze viventi, nato per dare voce agli artisti dell’area piemontese, mettendo al centro del progetto il territorio, la creazione artistica e la vita.

Stanze Viventi nasce con l’intenzione di riattivare le stanze abbandonate del Padiglione A dell’ex IPI (brefotrofio cittadino fino agli anni ‘80) e di farlo tramite l’arte. Le stanze realizzate dagli artisti durante il periodo di residenza sono vissute, una volta terminate, da altri: associazioni, artisti, musicisti.

Snodo fondamentale è il vivere, la vita nelle sue mille sfaccettature, la vita passata dei luoghi, il presente nella relazione dell’artista con l’altro da sé, il futuro con la relazione dell’opera con le vite degli altri.

L’opera che rientra in una logica meramente “espositiva” accetta infatti che il pubblico resti tale, con Living Rooms gli elementi del progetto sono strettamente coniugati con la dimensione della vita. Vivere le stanze come un luogo, non come un semplice spazio architettonico: questo è quello che contraddistingue i luoghi dai non luoghi, spazi di attraversamento senza connotazione che tutti noi sentiamo come estranei.

Gli artisti in residenza per realizzare le stanze si confrontano con il progetto di Flashback Habitat, con la storia, con le persone che in corso Lanza hanno vissuto parte della loro esistenza e con i futuri abitanti, in un intreccio che valica la mera dimensione artistica per riscoprirsi umano, sociale ed emotivo.

Hanno dato il via al progetto Living Rooms nel mese di novembre i primi tre artisti – Sarah Bowyer, fannidada (Fanni Iseppon e Davide Giaccone) e Mery Rigo – che hanno iniziato a far rivivere alcune stanze del Padiglione A al piano terra del complesso di corso Lanza, ognuno con il proprio progetto artistico, la propria sensibilità e tutti ispirandosi alla storia del luogo quando era adibito a brefotrofio.

  • Sarah Bowyer ha deciso di concentrarsi sul progetto pittorico “Fratelli di Culla”, un’opera corale che si compone di quarantaquattro ritratti di alcuni di quegli ex-bambini, ora adulti, che sono nati nel complesso di corso Lanza. La stanza è diventata un luogo simbolico di incontro fra tutti loro, una culla delle loro origini e, allo stesso tempo, vuole essere anche un atto risolutivo, come la chiusura di un cerchio, nel testimoniare la loro evoluzione e la definizione di sé stessi in quanto individui formati, combattenti, alla ricerca, e con, una propria serenità evolutiva;
  • I fannidada hanno lavorato in una stanza che, probabilmente, era una nurserie del brefotrofio. Partendo da questo presupposto, e ragionando sul concept di Flashback che recita “L’Arte è tutta Contemporanea”, hanno creato il progetto artistico “Tracce” immaginandosi dei Gesù Bambino rappresentati dai maestri del passato e separati dall’abbraccio della Madre. Copie disegnate in bianco e nero del Bambino con altri disegni frutto della loro residenza presso nel complesso, sono alla base di micronarrazioni video colorate con le “Analogiche Metamorfosi”, un loro processo di elaborazione analogica delle immagini basato sul contatto diretto delle mani con il segnale video;
  • Mery Rigoha scelto di lavorare a partire da una quercia secolare del parco del complesso che si affaccia sulla sua stanza d’artista. Una pianta che è stata testimone negli anni del passaggio di numerose donne che andavano in corso Lanza per fa nascere in sicurezza i propri figli, per poi darli in adozione. In dialogo tra il fuori e il dentro, l’opera che si chiama “The Adoption, La Foresta siamo Noi” riflette sul concetto di cura e adozione e si racconta con una fotografia dell’albero, allestita nella stanza, insieme ad una piccola quercia nata dal ricaccio delle radici della pianta-madre. La piccola quercia verrà data in adozione a chi potrà prendersene cura.

Il progetto Living Rooms / Stanze viventi continua con il lancio di un bando pubblico online dal giorno di Natale per la selezione di 20 artisti da tutta la regione che costruiranno una residenza artistica partecipata e condivisa per coinvolgere con opere site-specific tutta il Padiglione A, per un totale di 3000 mq. e di 70 stanze.

Oltre alle 3 Living Rooms, “Opera Viva Habitat” di Alessandro Bulgini, l’installazione che per due settimane ha segnato le volte di via Po, è installata sulla facciata esterna del Padiglione A quale segno riconoscibile di un luogo fisico e mentale dedicato alla cultura in tutte le sue mille sfaccettature. 24 immagini scandiscono l’architettura esterna del Padiglione A. Un’installazione che richiama e racconta visivamente il nuovo progetto Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee.  Le immagini che si susseguono, sature di energia e di colore, fanno riferimento al diagramma a torta o areogramma utilizzato in statistica, per raccontare un Habitat (nomen omen) nutrito nel suo centro nevralgico da più parti (cioè con apporti ed energie culturali differenti) diversificate negli innumerevoli colori.  L’energia che si irradia, centrifuga e centripeta, è una delle caratteristiche di questo centro indipendente dove arte e vita sono legate in modo indissolubile.

Infine, Flashback Habitat presenta il suo Manifesto di intenti in base al quale si svilupperanno tutte le attività.

Flashback Habitat vuole, giorno dopo giorno, andare a rappresentare un focolare di presenza umana impegnata, un fulcro per le attività essenziali della vita culturale, un luogo d’incontro quotidiano per la comunità che lo abita. Per questo motivo agirà quale luogo di accoglienza creativa, un’avventura urbana collettiva, un insieme complesso formato da più comunità che interagiscono in un equilibrio dinamico. Da gennaio sul sito www.flashback.to.it sarà possibile scaricare l’Application per sottoporre il proprio progetto, si potrà fare domanda per progetti di mostre, ma anche per avere la disponibilità di atelier per artisti, designer e, più in generale, individui che condividano una visione dell’arte indissolubilmente legata alla vita.

Ad inizio 2023 verranno lanciate anche le application per la prossima Flashback Art Fair e sarà online il programma che riparte l’8 di marzo con le nuove mostre, con i Flashback Friday dedicati ai talk, i Flashback Saturday dedicati all’immagine in movimento e le domeniche con il brunch e i Lab, con gli appuntamenti nello spazio libero FBKSQUARE, con il Laboratori dedicati sia alle scuole che alla cittadinanza, con le Masterclass per la professione di gallerista, con una libreria dedicata alle arti e un bistrot aperto al pubblico.

Una serata per avvicinarsi a Tiziano, Tintoretto e Veronese

A Saluzzo e a Torino, due incontri con Giovanni Carlo Federico Villa, curatore della mostra a Cuneo sui tre “giganti” della scuola veneta rinascimentale

Mercoledì 14 e martedì 20 dicembre, ore 18,30

Saluzzo (Cuneo)

Un viaggio illuminante fra i capolavori del “principe dei pittori”, Tiziano Vecellio (Pieve di Cadore, 1488/1490 – Venezia, 1576), del “più terribile cervello che abbia mai avuto la pittura”, Tintoretto – Jacopo Robusti ( Venezia, 1518 – 1594), e del “tesorier dell’arte e dei colori”, Paolo Veronese (Verona, 1528 – Venezia, 1588). Tale si preannuncia e certamente sarà l’incontro con Giovanni Carlo Federico Villa, direttore del torinese “Palazzo Madama”, che mercoledì 14 dicembre, alle ore 18,30, presso la “Sala Tematica” della “Fondazione Bertoni” (piazza Montebello, 1) a Saluzzo, terrà una conferenza dal titolo “Tiziano, Tintoretto e Veronese rivali a Venezia”. L’incontro, a ingresso gratuito, sarà replicato martedì 20 dicembre, sempre alle ore 18,30, a Torino, presso la “Sala Turinetti” di “Gallerie d’Italia” (piazza San Carlo, 156). Entrambi gli appuntamenti, su prenotazione tramite il sito della “Fondazione CRC” (www.fondazionecrc.it), fanno parte delle iniziative collaterali al progetto espositivo promosso da “Fondazione CRC” e “Intesa Sanpaolo”, dal titolo I colori della fede a Venezia. Tiziano, Tintoretto e Veronese, inaugurato recentemente presso il “Complesso Monumentale di San Francesco” aCuneo (via Santa Maria, 10).

La mostra, ad accesso gratuito, è aperta al pubblico dal martedì al venerdì dalle 15,30 alle 19,30 e il sabato e la domenica dalle 10 alle 19,30, fino a domenica 5 marzo 2023. Moltissime le iniziative collaterali per adulti e bambini: per informazioni e prenotazioni www.fondazionecrc.it


Racconta Giovanni Carlo Federico Villa: “Raccogliendo l’eredità tutta italiana di Giovanni Bellini, Tiziano, Tintoretto e Veronese hanno la capacità di definire una ‘signoria del colore’ che sarà il paradigma stesso della pittura moderna. E quello che si proporrà è il suggestivo racconto per immagini di capolavori capaci di contribuire a generare il mito della Serenissima Repubblica, quella Venezia che anche sull’arte fonda il proprio formidabile immaginario di Dominante”.

L’incontro sarà di nuovo replicato a gennaio del 2023, a Cuneo, Alba e Mondovì.

I possessori del biglietto di ingresso alla mostra “I colori della fede a Venezia. Tiziano, Tintoretto e Veronese” avranno diritto ad accedere con tariffa riffa ridotta alle “Gallerie d’Italia” di Milano, Napoli, Torino e Vicenza, fino al 30 giugno 2023.

g.m.

 

Nelle foto:

–       Giovanni Carlo Federico Villa

–       Tiziano: “L’Annunciazione”, 1563-1565, dalla Chiesa di San Salvador

–       Tintoretto: “L’ultima Cena”, 1561-1566, dalla Chiesa dei Santi Gervasio e Protasio, detta San Trovaso

“Oscurarsi”, la piena e pura astrazione di Roberto Demarchi

Il maestro Roberto Demarchi è giunto, con  “Oscurarsi”, non solo ai massimi livelli  qualitativi di sempre, ma anche alla piena e pura astrazione.

“Ha raggiunto la piena e pura astrazione da un po’ “ – obietterà sornione qualcuno, persuaso di conoscere bene il maestro. In effetti il ciclo “Peri Physeos” risale al 2001 e “Alogia” al 1990.

 

Questo qualcuno conosce il maestro solo in maniera superficiale,  perché poche altre volte Demarchi ha dipinto quadrati rettangoli che non rappresentassero altro che stessi. Lo fa in alcune delle dieci tavole del ciclo “Oscurarsi”, che possono essere ammirate, su appuntamento, presso lo spazio di corso Rosselli 11, a Torino.

Le undici tavole sono di una bellezza semplicemente clamorosa, posizionandosi  oltre i massimi livelli in precedenza raggiunti da Demarchi. Si tratta di “pura astrazione”. Anche le opere che hanno un qualche rimando a fatti mitici o concettuali sono esposte senza titolo.

La chiave di lettura narrativa, se c’è,  è  rivelata su richiesta. La pura forma, le pure proporzioni parlano da sé.  Ognuno dei dipinti presenta un solo colore oltre ai neri e grigi. Dalle tinte neutre il tono emerge  come una pura luce o, talvolta, come una lancinante ferita.

ANDREA DONNA

 

La mostra è visitabile fino a Natale, salvo proroghe. Ingresso libero su prenotazione 3480928218.

A New York la mostra della torinese Sabrina Rocca al Palazzo delle Nazioni Unite

GO GOALS TOGETHER

Sabrina Rocca

A cura di Monica Trigona

United Nations Secretariat Building, New York

 5 – 16 dicembre 2022

Fino al 16 dicembre, il Palazzo del Segretariato delle Nazioni Unite è la sede della nuova mostra personale di Sabrina Rocca che fa seguito al successo dell’esposizione del 2021 presso il Campus delle Nazioni Unite a Torino.

I soggetti dei dipinti dell’artista sono gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), 17 obiettivi interconnessi definiti nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite come una strategia “per raggiungere un futuro migliore e più sostenibile per tutti”. Il titolo dell’esposizione, “Go Goals Together”, si riferisce in modo diretto proprio al programma d’azione approvato a settembre 2015 dagli Stati membri dell’ONU.

“Siamo orgogliosi di portare al Palazzo di Vetro una mostra che parla dell’impegno italiano verso l’Agenda ONU 2030, ma anche dei diritti dei bambini ad avere un futuro. Quel futuro dipende dai 17 “Obiettivi” e l’arte di Sabrina Rocca raffigura la nostra corsa contro il tempo per raggiungerli”, ha commentato l’Ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante Permanente d’Italia alle Nazioni Unite.
Da sinistra: Giuseppe Casale, Direttore ITCILO – International Training Centre of the ILO, Torino, Sabrina Rocca, Ligia Noronha, Segretario generale aggiunto delle Nazioni Unite e capo dell’UNEP, ufficio di New York e l’Ambasciatore Maurizio Massari, Rappresentante Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite

Alla “Palazzina di caccia” di Stupinigi apertura speciale notturna di “Salvador Dalì The Exhibition”

Di notte con Dalì

Sabato, 10 dicembre, dalle 19 fino alle 23

Che Salvador Dalì, all’anagrafe Salvador Domingo Felipe Jacinto Dalì i Domènech (Figueres, Catalogna, 1904 – 1989) abbia in vita peccato di uno smisurato “super-ego” è pur vero. “Ogni mattino che mi sveglio – sue parole – provo un supremo piacere, il piacere di essere Salvador Dalì, e mi chiedo stupito: cosa farà ancora oggi di prodigioso Salvador Dalì?”. Narcisismo e stravaganza senza confini. Ma è pur vero che Salvador padre del Surrealismo e fra i più grandi interpreti del Dada e del Simbolismo poteva ben permetterselo, cavalcando quell’istrionico personaggio, totalmente avulso dalla concretezza del mondo reale, che si era autocostruito dentro e addosso, a suo totale beneficio e a suo personalissimo uso e consumo.


Salvador – pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer, sceneggiatore e cos’altro ancora –  era perfettamente (e a ragione) cosciente del suo valore artistico e del suo eccezionale virtuosismo grafico che anche oggi non manca di stupire e di attrarre eserciti di visitatori in occasione delle sue retrospettive. Lo dimostra ancora una volta la mostra-evento “Salvador Dalì The Exhibition”, prodotta da “Next Exhibition” in collaborazione con “The Dalì Universe”, allestita alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi e che, a solo due settimane dall’inaugurazione (finissage il 19 febbraio 2023) ha già registrato la bellezza di oltre 6mila visitatori. La collezione che si ammira a Stupinigi è unica nel suo genere ed inedita per la città di Torino, esponendo diversi aspetti della produzione artistica di Dalí: dalle sculture museali in bronzo, a una scultura monumentale fino ai libri illustrati e agli oggetti in pasta di vetro. Opere, prestate a più di cento importanti musei internazionali ed esposte in prestigiose location, che hanno girato il mondo e sono state apprezzate da oltre dodici milioni di persone, come rivelazione di un aspetto del lavoro creativo di Dalí precedentemente sconosciuto. Nasce di qui l’idea di dedicare alla rassegna, sabato 10 dicembre prossimo, in occasione della “Notte Bianca” della “Palazzina” di Stupinigi, un’apertura straordinaria in notturna fino alle 23, con ultimo ingresso per il pubblico alle 21,45. Lungo il percorso della “ARTIST NIGHT”, sono previste, incluse nel costo del biglietto d’ingresso, performance artistiche in collaborazione con il “Circolo degli Artisti” di Torino e “Fuori Servizio Produzioni”, importanti realtà che hanno creato due anni fa la “Compagnia degli Artisti di Torino”, sperimentandosi in diversi progetti dove la recitazione è spesso accompagnata da parti visive ed utilizzo del corpo, quasi a voler ricreare con delle immagini statiche dei “quadri” per ogni scena; ogni suggestione è inoltre accompagnata da musiche originali che possano rendere il tutto ancora più evocativo. Per la “ARTIST NIGHT” l’intervento della Compagnia è stato strutturato in tre parti, ripetibili, da potersi svolgere in contemporanea, dando modo ai visitatori di poter accedere a diversi momenti di spettacolo, senza perdersi nessuna performance.

La prima parte è il “Monologo dell’orologio liquefatto”: un testo surrealista pensato per raccontare l’idea del tempo (“relativo e mai fisso”, secondo la teoria di Einstein) di Dalì. Un attore si posizionerà accanto all’opera in esposizione, pronto a ripetere il suo testo con un tempo cadenzato, proprio come il ticchettio di un orologio.

 

Seconda parte “I Dalì del tempo e nel tempo”: tre attori impersoneranno nel percorso della mostra il “Maestro del Surrealismo” nelle diverse età della sua vita: un Dalí giovanissimo, acerbo e confuso nelle sue visioni, un Dalí adulto accompagnato dalla moglie (e soggetto di molte sue opere) Gala, un Dalí più anziano, che si muoverà quasi a passi di danza tra il pubblico, riproducendo mimicamente i passi della sua danza preferita, la sardana, ballo circolare originario della Catalogna.

Terza e ultima parte “Il Labirinto”: nella sala video in mostra il balletto della “battaglia dei galli”. Alcuni ballerini indosseranno delle maschere a forma di becco e testa di gallo, realizzate su disegno di Dalí e rielaborate dall’artista torinese Filippo Sabarino.

Per ulteriori info: Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza Principe Amedeo 7, Nichelino (Torino); tel. 011/6200634 o www.daliexhibition.it

g.m.

Nelle foto:

–       Particolare allestimento mostra

–       “Artist Night”

–       Salvador Dalì: “Dance of Time”