ARTE- Pagina 96

La grandezza di Raffaello e dei suoi allievi. Ultimi giorni

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Nella Biblioteca Reale (piazza Castello 191), sino al 17 luglio

 

Circa settant’anni di storia del disegno italiano, la scelta di ventisei capolavori (ri)sorti come per incanto dai depositi della Biblioteca Reale e presentati oggi in un elegante allestimento, disegni che testimoniano studi o preamboli di maggiori tele o affreschi, un percorso in terra umbra e romana, sotto i papati di Giulio II e Clemente VII, ponendo al centro la figura somma di Raffaello, tra l’apprendimento da parte di un maestro che fu Pietro Vannucci detto il Perugino, e i tanti allievi di cui si circondò nella piena maturità e che seppero affermare e rinfoltire un ambiente ricco di fervente clima artistico. “Nel segno di Raffaello” è il risultato di un progetto nato nel 2020, in occasione del 500mo anniversario della morte del pittore (era nato a Urbino nel 1483, morì a Roma appena trentasettenne per cause mai del tutto chiarite), con l’intento di selezionare, studiare e catalogare un vasto gruppo di opere che con la fine della mostra (si protrarrà sino al 17 luglio) torneranno negli archivi per maggiore salvaguardia: il lavoro, realizzato in partnership con Intesa Sanpaolo – Gallerie d’Italia, è stato affidato alla competenza di Angelamaria Aceto, ricercatrice presso l’Ashmolean Museum di Oxford, Istituto che conserva la più importante raccolta di disegni di Raffaello al mondo.

Un percorso suddiviso in tre sezioni. Nella prima s’ammirano i disegni del Perugino (“il meglio maestro d’Italia”, ebbe a definirlo Agostino Chigi, banchiere, grande mecenate e protettore d’artisti tra i più importanti della sua epoca), cresciuto alla bottega fiorentina del Verrocchio, in compagnia di Leonardo e Sandro Botticelli e Domenico Ghirlandaio tra gli altri, che trasmette al giovane e talentuoso Sanzio con il valore della pratica disegnativa lo stile classico e rigoroso, l’equilibrio e lo studio matematico delle proporzioni e della prospettiva. Al Perugino, in occasione della mostra, è stato restituito il “Giovane che suona il liuto e particolari dello studio delle sue mani” (1490-1500 circa), sinora accostato al nome di Raffaello, un pregevole disegno a punta metallica ripreso dal vero, il cui personaggio è con tutta probabilità uno dei tanti garzoni della bottega preso a modello. “L’artista si avvale di una tecnica arcaica – è sottolineato nella presentazione del disegno -, di difficile utilizzo perché non ammette ripensamenti dal momento che il tratto lasciato dallo stilo metallico sulla carta preparata, rosa, non è cancellabile. Il disegnatore abbozza prima la figura con rapidi tratti per poi, con passaggi successivi dello stilo, dare forma plastica al soggetto rappresentato, utilizzando anche inchiostro acquerellato e tocchi di biacca per accentuarne il rilievo scultoreo.” Ancora di Perugino (o di bottega) in mostra “Due uomini in conversazione” (1480 circa), una probabile prova avvicinabile alle due simili figure che fanno parte del “Battesimo di Gesù” della Cappella Sistina.

La seconda sezione è dedicata invece agli allievi di Raffaello, che negli anni del papato di Leone X confluiscono da gran parte d’Italia nella bottega del Maestro, per vedersi affidare molte delle commissioni che continuano ad arrivare allo studio. La improvvisa morte di Raffaello vedrà primeggiare la figura di Giulio Romano, capace di prendere in mano molte di quelle commissioni (si veda tra gli altri il “Matrimonio mistico di Santa Caterina con Santi”, 1530-1536 circa, prezioso insieme con al centro il Bambino, poggiato alle ginocchia della Madre, mentre offre alla santa, che ha ai piedi la ruota spezzata simbolo del proprio martirio, un anello nuziale, a testimoniare castità e comunione con Dio); ma non si possono dimenticare i nomi già affermati di Polidoro da Caravaggio, Perino del Vaga (per lo storico Giuliano Briganti egli si differenzia “dai colleghi della cerchia raffaellesca per una fantasia più accesa, per un fare più estroso e bizzarro, per quel suo stile corsivo, deformato entro moduli di un’esasperata eleganza che ben presto si allontana dal raffaellismo più statico e classicheggiante”) e Baldassarre Peruzzi e quelli di personaggi un po’ meno noti ma comunque interessanti come Vincenzo Tamagni.

La terza sezione guarda alla Roma di Clemente VII e ancora ai tanti giovani artisti che corrono a Roma ad ammirare le opere del Maestro e a seguirne le orme. Qualcuno cambia la propria percezione nei confronti dell’arte, affrontando nuovi itinerari, il Parmigianino il nome più famoso ed apprezzato (con lui, Biagio Pupini, Polidoro da Caravaggio, Baccio Bandinelli), ventenne dalla smoderata ed irruente voglia di apprendere e far proprio il lascito di un artista che ha davvero segnato un’epoca. Una nuova concezione, l’impostazione della scena al di fuori di canoni prestabiliti, la si nota nella ”Sacra Famiglia con San Giovannino” (1530-1540 circa), penna e inchiostro bruno e nero su carta, un tema riproposto spesso dagli artisti nel corso del Rinascimento, qui visto in una nuova luce ed in un ordine gerarchico forse mai affrontato: il ruolo primario viene offerto alla figura di san Giuseppe, con accanto san Giovannino, mentre la Vergine, in posizione che potremmo definire subalterna, il viso posato con languore sul dorso della mano, li osserva: il Bambino, centrale ma pure per una volta comprimario, le gambe incrociate, si volta con uno scatto della testa all’indietro. Un momento di autentica quanto semplice umanità, cui forse Raffaello, con l’affrontare in maniera più incisiva l’elemento di maestosa e sovrana religiosità, non aveva mostrato appieno.

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini, l’allestimento della mostra; Pietro Vannucci (detto il Perugino), “Giovane che suona il liuto e particolari dello studio delle sue mani, 1490-1500 ca, punta metallica, biacca parzialmente ossidata e inchiostro marrone chiaro acquerellato su carta preparata rosa; Giulio Romano, “Matrimonio mistico di Santa Caterina con Santi”, 1530-1536 ca, penna e inchiostro bruno su tracce di pietra nera con acquerello marrone su carta; Biagio Pupini (detto Dalle Lame), “Cristo tra i dottori”, 1525-1527 ca, pennello e inchiostro con acquerellatura marrone e bianca, carta preparata marrone; Francesco Mazzola (detto il Parmigianino), “Sacra Famiglia con san Giovannino”, schizzi separati, 1530-1540 ca, penna e inchiostro bruno e nero su carta.

Il mondo fotografico di Peretti Griva

A Lanzo Torinese, la poesia di un “piccolo mondo antico” negli scatti del grande fotografo e magistrato torinese

Da sabato 16 a mercoledì 20 luglio

Lanzo Tor.se (Torino)

Un’immagine di ruvida, poetica tenerezza. Assolutamente perfetta nel gioco di luci e ombre, agevolato dalla sofisticata tecnica al “bromolio trasferto” (con l’utilizzo di interventi manuali in grado di conferire alle foto le sembianze di un disegno a carboncino) di cui Peretti Griva diventò uno dei massimi esperti a livello internazionale. Il titolo è “La madre”, foto scattata a Gubbio intorno al 1939. “Bighellonavo per la bellissima città medioevale. Mi attrasse– ebbe a scrivere anni dopo lo stesso fotografo- la vista di una bella testa di bambino intento a rosicchiare una mela. Fu in quel momento che fui portato ad ammirare spiritualmente assai più che il bambino, la sua madre, una figura di popolana, avvizzita dal lavoro, di età indefinita. Gli occhi di questa madre erano lucenti di felicità, nel vedere che un forestiere si era fermato davanti al suo bambino. Io ne rimasi commosso e fotografai quell’attimo fuggente”. Magistrato, giurista (in una lunga e per molti “scomoda” carriera quarantennale che lo porterà alla carica di primo presidente della Corte d’Appello di Torino), fervente antifascista, nonché protagonista del “Movimento Federalista Europeo” e fotografo di grande vaglia, al suo attivo ben 25mila scatti caratterizzati da un’atmosfera romantica tipica del cosiddetto “pittorialismo” a Domenico Riccardo Peretti Griva (Coassolo Torinese, 1882– Torino, 1962) la città di Lanzo Torinese dedica, negli spazi del centro comunale di “LanzoIncontra”, una gradevolissima mostra, che sarà inaugurata il prossimo sabato 16 luglio (ore 10) e si protrarrà per pochi (troppo pochi!) giorni, fino a mercoledì 20 luglio. La mostra, curata da Giovanna Galante Garrone, storica dell’arte e nipote dello stesso Peretti Griva, raccoglie fotografie facenti parte della collezione privata di famiglia,  riproduzioni da originali del “Museo Nazionale del Cinema” di Torino, che custodisce il fondo donato dalla figlia Maria Teresa, e del Comune di Lanzo Torinese, per la prima volta riunite in un’unica esposizione. “Si tratta di opere – sottolinea Giovanna Galante Garrone – realizzate nella prima metà del secolo scorso e che restituiscono una preziosa sintesi delle predilezioni tematiche e delle scelte estetiche di Riccardo Peretti Griva. Le sue fotografie in bianco-nero testimoniano una forte attenzione al chiaroscuro che nel procedimento di stampa, assume caratteri pittorici di particolare liricità”. Ovvero, quella  capacità di cogliere il soggetto, quello giusto – che ti appartiene per cultura, per modo di dare valore alla vita come tu la intendi e come tu vuoi raccontarla – in un fuggevole attimo di secondo. Che se ti sfugge, il gioco è perso. Irrimediabilmente. E allora ecco la gente che è la tua gente.


Ecco la Natura che è la tua Natura. Proprio come avviene per la “madre” di Gubbio. E ancora nei “figli del contadino” di Saint-Nicolas o nei due vecchietti intenti a leggere e a commentare il giornale (uno in due, ma sì che basta!) sulla panchina posta davanti alla Chiesa del paese o nel silente tappeto di neve custode di minimi segnali naturali che un giorno sbocceranno. Certo che sbocceranno. Era ancora una certezza, allora! E’ nel 1905, sull’onda dell’“Esposizione Internazionale di Fotografia Artistica” tenutasi a Torino, che inizia l’avventura artistica di Peretti Griva. Nel 1923 viene premiato alla “Prima esposizione internazionale di fotografia, ottica e cinematografia” e da allora partecipa costantemente ai “Salons d’arte fotografica internazionale di Torino”, nonché a numerose altre manifestazioni in Italia e all’estero. Molte anche le mostre dedicategli in seguito. Le più recenti al “Museo Nazionale del Cinema” e al Museo “Arnaldo Tazzetti” di Usseglio (2018), a cura di Daniela Berta e di Giovanna Galante Garrone.


Da segnalare: il giorno successivo all’inaugurazione, domenica 17 luglio (ore 20,45), sarà anche proiettato a Lanzo il documentario “Il mondo di Riccardo” – una produzione “Kublai film”, “Museo Nazionale del Cinema” e “Fondazione Maria Adriana Prolo” – a lui dedicato dal regista veneto Daniele Frison che contribuirà a completare il ritratto e la personalità ricca e poliedrica del magistrato – fotografo, raccontato dalla nipote Giovanna Galante Garrone, insieme a magistrati, storici del diritto e della fotografia che ebbero modo di conoscerlo e di studiarlo.

Gianni Milani

“Il mondo fotografico di Peretti Griva”

LanzoIncontra, piazza Generale Ottavio Rolle, Lanzo Tor.se (Torino); tel. 0123/300400 o www.comune.lanzotorinese.to.it

Fino a mercoledì 20 luglio

Orari: sab. 11/12,30 – 15,30/19 – 20,30/22; dom. 10/12,30 – 15,30/18; da lun. a merc. 16,30/18,30

Nelle foto (proprietà del “Museo Nazionale del Cinema” di Torino):

–       “La madre”, Gubbio, bromolio trasferto, 1939 ca.

–  “I figli del contadino”, Saint-Nicolas,bromolio trasferto, 1930-‘40

–       “Il giornale”, bromolio trasferto, 1925-‘30

– “La lunga attesa”, gelatina ai Sali d’argento, 1930-‘40

Continua l’estate dei Musei Reali

Continua l’attività estiva dei Musei Reali di Torino, con tante attività per far scoprire a cittadini e turisti la bellezza di un luogo senza tempo.

 

 

 

Venerdì 15 luglio, dalle 19.30 alle 23.30apertura straordinaria del Museo di Antichità – Galleria Archeologica e Sezione Archeologia a Torino – con il Teatro Romano (ultimo ingresso ore 22.45).

Tariffa di ingresso speciale a 5 Euro.

Alle ore 19.30 visita tematica “Statue di divinità, re ed eroi” curata da CoopCulture; ingresso+visita: 10 Euro.

Per la rassegna Torino. Crocevia di sonoritàalle ore 21, nel Teatro Romano si terrà Archi in Concerto, a cura degli allievi del Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Torino. Ingresso riservato ai visitatori dei Musei Reali, fino a esaurimento dei posti disponibili.

Per informazioni: Aperture serali e concerti estivi ai Musei Reali. Torino Crocevia di Sonorità – Musei Reali Torino(beniculturali.it)

 

Giardini della Cavallerizza Reale sono nuovamente aperti al pubblico. Il patrimonio verde del museo ritorna completamente accessibile grazie a iniziative e attività gratuite, rivolte a bambini e famiglie, realizzate in collaborazione con Xké? ZeroTredici, società consortile vincitrice della manifestazione d’interesse per l’assegnazione del servizio di valorizzazione dei Giardini della Cavallerizza.

Le modalità di accesso e il programma degli appuntamenti sono pubblicati sul sito dei Musei Reali al link

https://museireali.beniculturali.it/events/racconti-reali-unestate-per-giocare-con-la-cultura-nei-giardini-della-cavallerizza/

 

Contrariamente a quanto segnalato, giovedì 14 luglio l’appuntamento con il ciclo di conferenze “Chiamata alle Arti. Vite parallele. Storie di uomini e animali” non avrà luogo. La rassegna proseguirà il 21 luglio, alle ore 17, con l’incontro Esporre l’esotico. Dal serraglio dei Giardini Reali al Museo di Scienze Naturali, a cura di Luca Ghiraldi, referente delle collezioni ornitologiche del Museo Regionale di Scienze Naturali, in dialogo con Elisa Panero, archeologa curatrice dei Musei Reali.

Per informazioni: https://museireali.beniculturali.it/events/chiamata-alle-arti-vite-parallele-storie-di-uomini-e-animali/

 

Le attività con CoopCulture

Sabato 16 e domenica 17 luglio alle ore 11 e alle 15.30, appuntamento con Benvenuto a Palazzo. Le guide e gli storici dell’arte CoopCulture vi aspettano per condurvi in una visita guidata alla scoperta delle sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un itinerario per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia.

Costo dell’attività: 7 Euro oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (13 Euro ordinario, 2 Euro da 18 a 25 anni, gratuito under 18).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Domenica 17 luglio alle ore 11.30 appuntamento con Tavole Imbandite. Una visita alla scoperta delle collezioni dei Musei Reali tra argenti, porcellane e cristalli per ricreare l’atmosfera di un tempo nelle splendenti sale di Palazzo Reale.

Costo dell’attività 20 Euro (13 Euro per Abbonamento Musei e To+Piemonte Card).

Biglietti online su https://www.coopculture.it/it/ – mail info.torino@coopculture.it

 

Domenica 17 luglio alle ore 16, a grande richiesta, torna “I magnifici 7 del Barocco”: in collaborazione con i servizi didattici dei Musei Reali e della Pinacoteca dell’Accademia Albertina, lo speciale di Torino Storia sul Barocco si trasforma nella mappa di una visita-gioco adatta a tutte le età! Con una guida esperta, e lo speciale di Torino Storia tra le mani, ci metteremo in cammino insieme agli architetti che hanno trasformato la nostra città in una meravigliosa capitale. Il punto di partenza è il bookshop del Palazzo Reale e il traguardo di arrivo è la Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti, dove ci metteremo alla prova in un divertente quiz, preparato dalla visita guidata tra le vie e le piazze del centro storico di Torino.

Costo dell’attività 10 Euro. Biglietti online su www.coopculture.it – mail info.torino@coopculture.it

 

È possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali:

– venerdì 15 e domenica 17 luglio alle ore 16, visita agli appartamenti della regina Maria Teresa, al Gabinetto del Segreto Maneggio e alle Cucine;

– sabato 16 luglio alle ore 16, visita al secondo piano di Palazzo Reale.

Costo delle visite speciali: 20 Euro ordinario (13 Euro per Abbonamento Musei).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Quattro mostre in corso ai Musei Reali

Ultimi giorni per visitare la mostra Nel segno di Raffaello. Fino al 17 luglio è possibile visitare l’esposizione in Biblioteca Reale. Frutto di un approfondito lavoro di studio e progettata in occasione del cinquecentesimo anniversario della morte del pittore e architetto marchigiano, l’esposizione è volta a individuare all’interno del nucleo dei disegni italiani del ‘500 posseduti dalla Biblioteca, quelli riconducibili alla cerchia di Raffaello. Grazie a un ricco apparato didascalico, contenente anche immagini di confronto, questa mostra conduce il visitatore alla scoperta dell’articolato mondo della tradizione disegnativa rinascimentale, fatta di citazioni, di copie e di lavori preparatori o studi per altre opere.

Informazioni: Nel segno di Raffaello – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Ultimi giorni per visitare anche Splendori della tavolaFino al 17 luglio, la Sala da Pranzo del Palazzo Reale ospita l’inedito allestimento curato da Franco Gualano e Lorenza Santa, incentrato sul fastoso corredo da tavola in argento realizzato a Parigi da Charles-Nicolas Odiot per re Carlo Alberto. Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, comprende oggi 1832 elementi ed è annoverato tra le maggiori committenze delle Corti europee dell’epoca.

Il nuovo allestimento Splendori della tavola è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

Oltre alla visita della Sala da Pranzo, inclusa nel normale percorso, è possibile ammirare altre suggestive tavole apparecchiate, con visite guidate su prenotazione: il percorso Tavole imbandite è visitabile con CoopCulture.

Informazioni e prenotazioni: Tavole imbandite | CoopCulture; 011 19560449; info.torino@coopculture.it

 

Fantasmi e altri misteri – Fumetti in mostra. Fino a domenica 11 settembre, nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabauda, è visitabile la mostra Fantasmi e altri misteri – Fumetti in mostra. L’iniziativa del Ministero della cultura Fumetti nei Musei, in collaborazione con Coconino Press-Fandango, è stata realizzata per avvicinare i ragazzi al patrimonio artistico italiano. Le tavole originali della graphic novel “Io più fanciullo non sono” della fumettista e vignettista Lorena Canottiere, ispirata alla figura del Principe Eugenio di Savoia-Soissons, sono presentate con alcune opere dei Musei Reali legate al condottiero collezionista, con una selezione di lavori dei fumettisti che hanno partecipato al progetto e si sono confrontati con il tema del mistero e dei fantasmi.

L’ingresso alla mostra è compreso nel biglietto dei Musei Reali.

Informazioni: Fantasmi e altri misteri. Fumetti in mostra – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali, curata da Stefania Dassi e Carla Testore, è la proposta con cui fino al 16 ottobre i Musei Reali intendono creare un percorso di visita innovativo nel quale le tecniche e i linguaggi dell’arte contemporanea dialogano con la cornice dell’antica residenza. Il percorso si snoda in parte nei Giardini Reali, elemento fondante dell’identità del museo, nonché prezioso luogo d’incontro e di socialità per cittadini e turisti. Le opere popolano non solo l’esterno, ma anche alcune sale di Palazzo Reale, Armeria e Galleria Sabauda per stabilire rimandi e connessioni tra le sculture e gli animali raffigurati nelle opere che costituiscono il patrimonio dei musei. Gli artisti in mostra sono Paolo Albertelli e Mariagrazia Abbaldo, Maura Banfo,

Nazareno Biondo, Nicola Bolla, Stefano Bombardieri. Jessica Carroll, Fabrizio Corneli, Cracking Art, Diego Dutto, Ezio Gribaudo, Michele Guaschino, Luigi Mainolfi, Gino Marotta, Mario Merz, Pino Pascali e Velasco Vitali.

L’ingresso alla sezione della mostra nelle sale dei Musei Reali è compreso nel biglietto ordinario.

Accesso gratuito per la sezione ospitata nei Giardini Reali.

Informazioni: Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Le novità digitali

Tra le novità che accompagnano la visita ai Musei Reali, l’inedita applicazione di gamification MRT Play è disponibile gratuitamente sui principali store. Ideata dai Musei Reali in collaborazione con Visivalab SL e il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo, nell’ambito del bando SWITCH_Strategie e strumenti per la digital transformation nella cultura, l’applicazione di realtà aumentata offre una nuova esperienza di fruizione innovativa e accattivante, per approfondire la conoscenza delle opere della Galleria Sabauda attraverso giochi e indovinelli, in compagnia di personaggi storici e professionisti della cultura.

 

Per visitare Palazzo Reale, la Galleria Sabauda e il Museo di Antichità con curiosi personaggi pronti a raccontare le loro coinvolgenti storie è disponibile l’Audioguida Kids, realizzata dai Servizi Educativi dei Musei Reali in collaborazione con CoopCulture. Lungo il percorso sono presenti dei QR-code da scansionare per ascoltare gratuitamente le tracce audio pensate per i giovanissimi visitatori, per un’esperienza di visita coinvolgente e divertente (età consigliata: 5/12 anni).

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta il lunedì, dalle 8.30 alle 18.30da martedì a venerdì dalle 8.30 alle 15.15 e il sabato dalle 8.30 alle 13.30: le consultazioni devono essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr- to.bibliotecareale@beniculturali.it e indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta.

Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude.

Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

Ogni venerdì di luglio, il Caffè Reale resterà aperto anche dalle 19.30 alle 23 in occasione della rassegna Torino. Crocevia di sonorità.

 

Museum Shop

Per rimanere sempre aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto. È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

Dal 1° aprile 2022 per l’accesso ai percorsi museali non è più richiesto il Green Pass (D.L. 24/03/2022 n. 24, art. 7). La mascherina chirurgica è raccomandata lungo i percorsi di visita, mentre il dispositivo di protezione FFP2 resta obbligatorio per partecipare agli eventi in luoghi chiusi.

Torna a risplendere la Raggiera sull’altare della Cappella della Sindone

 A quattro anni dalla riapertura al pubblico della Cappella della Sindone e dopo la restituzione dell’altare, avvenuta nel marzo 2021, durante la chiusura dei Musei Reali per la pandemia, anche la raggiera dorata torna a risplendere. 

 

L’opera è stata realizzata grazie alla collaborazione tra i Musei Reali, il Teatro Regio di Torino e la Fondazione La Stampa-Specchio dei tempi e si inserisce nel più ampio intervento di restauro sostenuto dal Ministero della Cultura, dalla Fondazione Compagnia di San Paolo e dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, con gli sponsor tecnici Iren Spa e Performance in Lighting. L’allestimento è stato realizzato con il contributo dell’Impresa Salvatore Ronga Srl.

 

La grande raggiera sommitale, compiuta dagli intagliatori Francesco Borello e Cesare Neurone tra il 1692 e il 1694, era parte integrante del progetto dell’altare realizzato da Antonio Bertola a partire dal 1688. Completamente distrutta nell’incendio del 1997, viene ora riproposta a compimento del lungo e complesso intervento di restauro, teso, fin dai suoi primi passi all’inizio degli anni Duemila, a una ricomposizione quanto più possibile fedele al progetto originario della Cappella della Sindone.

 

La raggiera è stata ricostruita grazie a un progetto coordinato per i Musei Reali dall’arch. Marina Feroggio, che è partito dallo studio dei documenti d’archivio e che ha affrontato anche tutte le problematiche di realizzazione, trasporto e montaggio. L’opera ha un diametro di 3,5 metri per un peso di circa 70 kg, ed è stata ricreata adattando e semplificando la forma del suo disegno originale, utilizzando legno Samba e cartapesta. Ogni elemento è stato ignifugato, trattato con gesso di Bologna, dorato a missione con foglia a imitazione oro, patinato con mordente color noce e rifinito con vernice trasparente per rallentarne l’ossidazione nel tempo. Per il trasporto e il montaggio è stato ideato un manufatto componibile in loco, con otto elementi da inserire tra le due piastre ovali di ferro.

 

«Il progetto di ricostruzione – dichiara Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali – si è basato sulle fonti d’archivio, adattando e reinterpretando il manufatto per renderlo compatibile con le esigenze attuali. La raggiera restituisce alla sommità dell’altare la sua funzione scenografica di punto prospettico, soprattutto nella visione dalla navata della cattedrale. Il risultato è stato possibile grazie a un lavoro di squadra che ha coinvolto competenze diversificate, provenienti dai Musei Reali, dal Teatro Regio, dalla Soprintendenza di Torino e dal mondo imprenditoriale, che hanno lavorato in perfetta sintonia per raggiungere questo importante risultato».

 

L’intervento è stato finanziato anche grazie ai fondi donati dai cittadini torinesi e raccolti dalla Fondazione La Stampa – Specchio dei tempi all’indomani dell’incendio del 1997.

 

«La generosità dei lettori de La Stampa sostiene non solo i numerosi progetti di solidarietà sociale in corso, ma è attenta ai simboli dell’identità storica e civile della nostra città – dichiara Lodovico Passerin d’EntrèvesPresidente della Fondazione. – Specchio dei tempi negli anni ha dedicato grande impegno a supporto a Torino e al Piemonte. Ma anche in situazioni di emergenza, come la pandemia e, negli ultimi mesi, in supporto della popolazione ucraina. Un esempio unico, un orgoglio per la nostra città. Ancora una volta, cittadini e aziende hanno mostrato la vicinanza e l’attenzione ai più deboli».

 

La raggiera è ora riproposta in forma semplificata, per restituire l’impatto scenografico originario, grazie alla collaborazione con i Laboratori Artistici del Teatro Regio di Torino diretti da Claudia Boasso.

 

«Il Teatro Regio è un “marchio” autorevole e apprezzato in Italia e all’estero, ed è nucleo centrale del progetto culturale di Torino – dichiara il Sovrintendente del Teatro Regio Mathieu Jouvin – Sono molto felice di intraprendere il mio percorso alla guida di un Teatro così amato e integrato nel territorio. Lo spettacolo dal vivo è condivisione, partecipazione, sicurezza, fiducia, basi fondanti del sentirsi parte di una comunità, e questa è anche la mia visione di un Teatro che si apre al territorio e che si mette al servizio della collettività. Uno spirito di collaborazione che ha, da sempre, contraddistinto il Regio e che fa emergere anche all’esterno il patrimonio di competenze e professionalità che sono racchiuse in un grande Teatro. Preparazione, passione e cura per il dettaglio, che è il fiore all’occhiello dei nostri Laboratori Artistici, capaci di realizzare gli imponenti allestimenti di titoli d’opera, di esprimere tutta la sua versatilità nel collaborare con il cinema per la realizzazione di scenografie e ambientazioni, fino allo studio e alla esecuzione minuziosa di questa nuova splendida raggiera dorata per l’altare della Cappella della Sindone».

 

La collaborazione tra i Musei Reali e il Teatro Regio rientra nel Protocollo d’Intesa siglato nel 2021 per dare impulso a uno scambio di competenze volto ad accrescere le professionalità di entrambe le parti e ad arricchire l’offerta culturale da proporre alla comunità.

Il Protocollo è già stato attivato con successo in occasione della mostra Splendori della tavola, inaugurata il 17 marzo 2022 per celebrare i 161 anni dell’Unità d’Italia e per la quale il Teatro Regio ha curato la creazione dei costumi esposti nella Sala da Pranzo di Palazzo Reale fino al 17 luglio.

 

Il ripristino della raggiera ha completato l’opera di restauro della Cappella della Sindone e ha restituito al mondo l’insieme incomparabile di uno dei monumenti simbolo del Barocco europeo, vincitore nel 2019 del prestigioso riconoscimento European Heritage AwardsEuropa Nostra per la categoria Conservazione.

 

Il prossimo appuntamento è fissato per il 23 settembre 2022, quando i Musei Reali presenteranno La Cappella della Sindone tra storia e restauro, gli Atti del Convegno Internazionale di Studi che si è tenuto il 28 e il 29 settembre 2018, a corollario della riapertura al pubblico del monumento.

ph credits Andrea Guermani

La nuovissima forma d’arte di Stefano Bressani

Attraverso connotazioni evocatrici di risonanze, nel Museo di Moncalvo situato nell’ex convento secentesco in cui Orsola Caccia fondò una scuola di pittura ed ove ora si svolge la mostra di Stefano Bressani inventore di una nuovissima forma d’arte, avviene un virtuale incontro tra il geniale scultore e la monaca pittrice.

Le “Sculture vestite”, ottenute appoggiando su supporti la ricomposizione a mosaico di tessere di tessuto non prese da tagli a metro ma ritagliate da abiti, che contengono già una storia di vita, trovati in mercati e in negozi vintage piacerebbero ad Orsola che in queste stanze si era affrancata dai modelli paterni attraverso coloratissime nature morte autonome ancora cariche di simbologia sacra ma avviate al naturalismo oltre ad un curioso interesse per l’abbigliamento, ne fa testo il singolare vestito alla moda indossato da una intrigante Santa Margherita di Antiochia, alquanto inconsueto per una santa.

Tanti sono stati i movimenti d’avanguardia e gli artisti che hanno accolto suggestioni esercitate dalla stoffa, basti pensare alle lacerazioni dei sacchi di juta di Burri, agli stracci provocatori di Pistoletto, ai costumi batik di Yinka Shonibare, all’abito di feltro appeso di Beuys ma mai nessuno ha pensato di farne sculture.

Bressani è l’unico artista al mondo che, dopo un faticoso severo tirocinio di sperimentazioni, si è appropriato delle possibilità operative della stoffa intuendo che essa possiede qualità interne espressive e presagi di riuscita; nelle sue mani non è materiale inerte e inanimato bensì organismo vivente da trattare sia come faber che come artista conciliando indissolubilmente tecnica e idea con un dialogo fecondo che asseconda il tessuto e al tempo stesso lo dirige con rispetto.

Con le sue innovazioni nell’adattare i ritagli di stoffa, assemblati ad incastro, non cuciti e incollati per avere possibilità di cambiarli a piacere, dopo un faticoso tirocinio di sperimentazioni, ha stravolto l’immaginario collettivo del marmo come materiale e dello scalpello come strumento di michelangiolesca memoria.

Ora si serve di tessuti e forbici; proprie queste, da cui mai si separa, sono state motivo conduttore di belle immagini di tanti fotografi già noti o emergenti che lo hanno immortalato, mentre le indossa a modo di occhiali o cravatta oppure le usa come archetto mentre suona il violoncello o come stecca da biliardo,interpretandone la personalità giocosa e ironica in un suggestivo libro edito nel 2020.

Come non ricordare per associazione d’idee, essendo stato denominato “Il Sarto dell’arte”, il dipinto di Giovan Battista Moroni che dà dignità ad un sarto orgoglioso del proprio lavoro impugnando le forbici, con la differenza che Bressani trasforma l’arte applicata in arte vera e propria grazie ad una tecnica ed a uno stile inconfondibile.

Con la mostra PICASSO RE LOADED il museo si illumina di colorate sculture in stoffa talmente perfette e simili nella resa iconografica da sembrare a distanza dipinti picassiani.

Non si tratta di imitazione e ripetizione bensì di originalità nella continuità svolta da un artista che ha superato il concetto romantico di insularità dell’opera d’arte che interrompe i rapporti con artisti precedenti, mentre questa deve accoglierne i suggerimenti, in questo caso di Picasso, riaprendo e continuandone il discorso con nuove proposte, ripresa creatrice e slancio inventivo.

In tal modo la bionda Marie Thèrese e la bruna Dora Maar, la sensuale donna sul prato, l’ironica donna col brodo di gallo e la donna con il cappello, oltre alle teste tridimensionali, si specificano attraverso la morbidezza della stoffa che esclude la durezza delle linee taglienti cubiste assumendo un altro significato di tecnica e stile che è unicamente quello di Bressani.

Alla personalità artistica geniale, gioiosa, fuori dagli schemi corrisponde la personalità umana, delineata dall’abbigliamento surreale, che lo rende di volta in volta prestigiatore, mago o eccentrico Hatter di Carroll.

Così appare nelle fotografie di Aurelio Amendola mentre, in abito nero, camicia bianca, farfallino e cilindro, frantuma “La Donna che legge sul tablet, come provocazione del sempre più evidente abbandono della lettura su carta, nell’happening all’Arca di Vercelli, rinnovando serate futuriste e dadaiste, incontri del Cabaret Voltaire, Pop Art e performances in cui l’artista diventa egli stesso opera d’arte.

In modo paradossale ed estroso, stupisce l’unione di espressioni di rottura moderna, contemporanea e sentori di arte musiva bizantina oltre a splendori barocchi delle cornici dorate in cui sono rinchiusi i quadri cubisti.

Mai stanco di sperimentare nuove espressioni artistiche, ha trovato anche nella ceramica promesse di riuscita; nel laboratorio di Marco Tortarolo in una Albisola che ha visto l’avanguardia di Lucio Fontana, Giuseppe Capogrossi, Wifredo Lam, Asger Jorn, spalleggiati dal gallerista Carlo Cardazzo e da Milena Milani, Bressani porta avanti la grande stagione che ha aggiunto un aspetto intellettuale e concettuale alla tradizione artigianale della ceramica.

Sempre però affermando orgogliosamente il ruolo di artigiano poiché se c’è mestiere senza arte non esiste senza mestiere.

 

Giuliana Romano Bussola

Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto: “Your Country Doesn’t Exist”

Terzo appuntamento: “Your Country Doesn’t Exist” (2003, attualmente in corso) del duo spagnolo-islandese Libia Castro & Òlafur Òlafsson

Inaugurazione > Mercoledì 13 luglio, alle ore 18.30

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

Mercoledì 13 luglio, alle ore 18.30 in piazza Bottesini a Torino, inaugura il terzo appuntamento di Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto, progetto ideato da Alessandro Bulgini e curato, per questa edizione dedicata all’arte islandese, dall’artista Jòn Gnarr.

Nell’alternanza creativa dei manifesti 6×3 metri in piazza Bottesini, questa sarà la volta del duo spagnolo-islandese formato dagli artisti di fama internazionale Libia Castro Ólafur Ólafsson, team creativo fuori dagli schemi che porterà a Torino Your Country Doesn’t Exist (Il Tuo Paese Non Esiste), una campagna di progetti artistici iniziata nel 2003 e attualmente in corso.

In attività dal 1997, quella di Castro e Ólafsson è una pratica collaborativa, concettuale, socialmente impegnata e multidisciplinare. Nel corso degli anni, infatti, hanno invitato altri artisti, professionisti e persone di ogni estrazione sociale a lavorare attraverso il binomio arte e attivismo, creando collettivi temporanei.

Nella loro corposa attività hanno ottenuto l’Icelandic Art Price nel 2021 con The Magic Team, un collettivo avviato nel 2017, e il loro lavoro è stato esposto in iniziative d’artista, università, tetti, strade, piazze, musei e biennali, tra le quali l’8ª Biennale dell’Avana, il Museo Van Abbe, Manifesta 7, la 54ª Biennale di Venezia, il CAAC di Siviglia, la Kunst-Werke di Berlino, la 19ª Biennale di Sydney e molte altre.

A Torino portano Your Country Doesn’t Exist (Il Tuo Paese Non Esiste), un progetto che affronta il tema della cittadinanza ponendo in questione l’identità nazionale.

Il progetto è stato presentato per la prima volta alla Platform Garanti CAC di Istanbul nel 2003, un anno segnato dalle più grandi proteste globali contro la guerra, da allora, Your Country Doesn’t Exist ha viaggiato da una nazione all’altra – Bosnia e Herzegovina, Ungheria, Olanda, Islanda, Stati Uniti – intervenendo in contesti differenti e includendo forme e media diversi come poster, performance musicali, opere video, pubblicità televisive e radiofoniche, sculture, francobolli, opere a pavimento per piazze pubbliche e insegne monumentali al neon per le facciate degli edifici (come alla Biennale di Venezia del 2011).

Affermano gli artisti: “Inserendo il termine ‘tuo’ solleviamo il problema dell’appartenenza, dell’avere il controllo; chi possiede il tuo paese, chi possiede i paesi?… anche i paesi sono una costruzione, sono una creazione, li abbiamo fatti, continuiamo a cambiarli…”.

A ogni trasmigrazione il progetto assume nuove vesti e nuovi significati e in piazza Bottesini si connette strettamente alla storia passata e presente del territorio, un territorio “di tutti”, un territorio di approdo dove la diversità, reale e quotidiana, può rappresentare opportunità e ricchezza. A chi afferma il tuo paese non esiste, rispondiamo che è vero, non esiste, perché in Barriera ciò che stiamo creando è un nuovo mondo, un nuovo paese, ancora in divenire, un paese di tutti.

Il progetto artistico di Opera Viva, il Manifesto ha portato, dal 2015, in Barriera di Milano a Torino più di 40 artisti, italiani e stranieri, interpreti dello spazio pubblico di 6×3 metri (Cimasa 50530) in piazza Bottesini.

Caramba, che spettacolo di costumi!

Dal 7 aprile al 4 settembre

Era il suo frequente, brioso intercalare. Al posto di un roboante “poffarbacco!” o di un “caspita o di un “accipicchia!” o di altre simili esclamazioni, se ne usciva spesso con uno spagnoleggiante “caramba!” Di qui il soprannome affibbiatogli, fin dai tempi del liceo, quando già si dedicava alla critica teatrale sulla rivista da lui fondata e diretta “Libellula”, dagli amici buontemponi che ogni giorno lo vedevano entrare vestito in modo sempre più eccentrico, al “Caffè Molinari” di piazza Solferino a Torino. A Luigi Sapelli (Pinerolo, 1865 – Milano, 1936), in arte, per l’appunto “Caramba” – simpatico pseudonimo che, insieme a “Mago”, si porterà incollati addosso per tutta la vita – la “Fondazione Accorsi-Ometto” di via Po dedica un’eccellente mostra, dal titolo “In scena! Luci e colori nei costumi di Caramba”, magistralmente curata dalla critica d’arte Silvia Mira.

L’esposizione mette in risalto l’altissimo livello della produzione del costumista piemontese, di certo il più grande della sua generazione. Una quarantina i costumi esposti, provenienti dalla torinese collezione “Devalle”, mentre i magnifici e dettagliatissimi bozzetti arrivano dalla collezione della “Sartoria Teatrale Pipi” di Palermo. Tra i pezzi iconici del lavoro della “Casa d’Arte Caramba”, fondata dal Sapelli nel 1909 a Milano (dopo promettenti esordi come caricaturista e illustratore in campo giornalistico) troviamo esposti preziosi esemplari per il dramma dannunziano “Parisina” e per la prima della “Turandot” del 1926 con la direzione di Arturo Toscanini alla Scala di Milano, accanto ai costumi rinascimentali (di luce e colore) realizzati con i preziosi velluti di Mariano Fortuny e quelli per Elisa Cegani e Luisa Ferida, nel film del 1941 “La corona di ferro” di Alessandro Blasetti. In mostra si trovano anche diversi tessuti della “Manifattura Mariano Fortuny”, a sottolineare la collaborazione tra i due artisti iniziata all’indomani della creazione della “Casa d’Arte Caramba”, vera e propria “fucina” del saper fare, che riuniva diverse professionalità, dai sarti, alle ricamatrici, ai calzolai, ai fabbri, in grado di dar vita a costumi di eccezionale valore artistico. Particolarmente interessanti anche le “scoperte” fatte in fase di preparazione della rassegna. Due in particolare. La definitiva assegnazione dello splendido manto “piumato”, che fino ad oggi non si sapeva per quale opera fosse stato realizzato, alla “Parisina” di Pietro Mascagni con libretto di Gabriele D’Annunzio, indossato nel 1913 dalla soprano Tina Poli Randaccio e poi esposto nel 1987 a Venezia per la mostra “Fortuny e Caramba”. E ancora, l’individuazione del manto usato da Elisa Cegani nel film “La corona di ferro” come quello indossato in seguito da Maria Callas per il “Nabucco” al “San Carlo” di Napoli il 20 dicembre del 1949. Erano passati tredici anni dalla morte del Maestro e ancora ci si rivolgeva ai laboratori della sua “Casa d’Arte” a Roma. A lui il grande merito di aver saputo “rimodernare” la concezione del costume per lo spettacolo, “creando – annota Silvia Miracapolavori che prendevano vita da uno studio attento e filologico del tempo, del contesto e del personaggio che dovevano rappresentare”. Fondamentale per Sapelli nel 1897, l’incontro a Torino con il direttore d’orchestra Arturo Toscanini e il produttore napoletano di operette Ciro Scognamiglio.

Con il primo, la collaborazione cominciò solo nel 1922, quando “Caramba” fu chiamato alla “Scala” come direttore degli allestimenti scenici. Da allora un successo dietro l’altro. Dall’“Opera” di Parigi al “Metropolitan Opera House” di New York, “Caramba” fu adorato da tutte le grandi dive del tempo, da Lydia Borelli alle sorelle Gramatica, da Virginia Reiter fino alla mitica Eleonora Duse che per la creazione dei propri abiti poteva permettersi cifre da capogiro. Gli anni trascorsi alla Scala furono quelli della sua piena maturità artistica coronata da innumerevoli chicche, come la rappresentazione postuma della prima della “Turandot” di Giacomo Puccini, con la direzione di Toscanini e il suo allestimento scenico. Due giorni dopo la sua scomparsa (10 novembre 1936), alla sosta del suo feretro davanti alla “Scala”, dal balcone del teatro, le allieve del corpo di ballo lo salutarono con una triste pioggia di petali floreali.

Gianni Milani

“In scena! Luci e colori nei costumi di Caramba”

Fondazione Accorsi-Ometto, via Po 55, Torino; tel.011/837688 int. 3 o www.fondazioneaccorsi-ometto.it

Fino al 4 settembre

Orari: mart. merc. ven. 10/18; giov. 10/21; sab. dom. 10/19

Nelle foto:

–       “Parisina”, manto femminile, 1913, Collezione Roberto Devalle

–       “Turandot”, abiti maschili, 1926, Collezione Roberto Devalle

–       “La corona di ferro”, abito femminile, 1941, Collezione Roberto Devalle

–       “Parisina”, bozzetto di costume, Collezione Sartoria Teatrale Pipi, Palermo

Volano le statue di Palazzo Madama

Torino, 11 luglio 2022 – Giustizia, Liberalità, Magnanimità e Abbondanza spiccano il “volo” nel cielo di Torino per tornare all’antico splendore. Inizierà domani l’operazione di spostamento a terra delle quattro monumentali statue in marmo di Brossasco, alte più di 4 metri e pesanti oltre 3 tonnellate ciascuna, che coronano la balaustra del corpo centrale di Palazzo Madama e raffigurano ermetiche allegorie del “Buon Governo”. Dopo un innovativo intervento di sezionamento, le statue saranno ingabbiate e calate con un eccezionale sistema di gru dall’altezza di 27 metri in piazza Castello, dove verranno restaurate “live” in uno speciale padiglione trasparente visitabile dal pubblico.

 

Lo spettacolare intervento – condotto dalla Cooperativa Archeologia di Firenze e da Arte Restauro Conservazione di Arlotto Cristina Maria, sotto la direzione dell’arch. Gianfranco Gritella – rappresenta un momento decisivo del grande cantiere di restauro e consolidamento strutturale della facciata juvarriana dell’edificio, grazie alla sinergia tra Fondazione Torino Musei, da sempre impegnata nella tutela, conservazione e valorizzazione dei beni museali, e Fondazione CRT, storico e principale sostenitore privato di Palazzo Madama (17,5 milioni di euro stanziati complessivamente), che finanzia interamente quest’ultimo intervento con un impegno straordinario di 2,4 milioni.

 

Quattro capolavori, testimoni della storia e del ruolo di Torino nel Settecento europeo, che per la prima volta, grazie all’illuminato mecenatismo della Fondazione CRT, potremo ammirare da vicino, in un cantiere di restauro offerto all’attenzione e riflessione dei cittadini sul piano di piazza Castello. Un’occasione unica di incontro non solo per comprendere l’arte di uno dei massimi protagonisti della scultura tardobarocca, e i meccanismi della creazione, ma anche per riacquisire coscienza dei valori per secoli propugnati dalla nostra città capitale“, afferma il Presidente della Fondazione Torino Musei Maurizio Cibrario.

 

È certamente un evento più unico che raro vedere le statue volare: non è il set di un film, ma un’avveniristica e spettacolare operazione di recupero storico-artistico, che abbina la tecnologia più innovativa e le migliori maestranze per salvare la grande bellezza della cultura. Un risultato reso possibile dalla sinergia pubblico-privato tra la Fondazione Torino Musei e la Fondazione CRT, da sempre impegnata per la rinascita e la valorizzazione di Palazzo Madama”, dichiara il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.

 

Le statue – formate ciascuna da quattro blocchi marmorei scolpiti e sovrapposti e del peso di circa 3.200 kg – sono opera dello scultore carrarese Giovanni Baratta (1670-1747), chiamato a Torino da Filippo Juvarra a più riprese tra il 1721 e il 1730 per portare a compimento queste sculture e altre opere a Superga, Venaria Reale e nella chiesa torinese di S. Filippo. Furono sbozzate nel laboratorio dello scultore a Carrara, poi trasportate in pezzi separati via nave fino a Savona e, infine, condotte su carri trainati da buoi e muli a Torino, dove furono montate in opera e portate a compimento.

 

LO STATO DI SALUTE DELLE STATUE. Lo stato conservativo delle statue è oggi assai compromesso e molto eterogeneo. Quella che evidenzia maggiore degrado, anche strutturale, è la statua della Giustizia (la prima verso nord). L’opera fu già smontata e calata a terra una prima volta tra il 1846 e il 1847, in occasione dei lavori di consolidamento delle fondamenta del palazzo, diretti dall’architetto Ernesto Melano e realizzati per l’insediamento nell’edifico del Senato Subalpino.

 

L’aggressione degli agenti atmosferici, i danni bellici, gli antichi restauri incongrui, l’ossidazione dei perni in metallo che trattengono i singoli blocchi lapidei e i rifacimenti ottocenteschi in marmi diversi hanno causato un degrado diffuso e problematiche di conservazione evidenti anche nella tecnica costruttiva utilizzata dallo scultore settecentesco. Baratta, infatti, adottando una tecnica di antica tradizione, per alleggerire il peso e facilitare il trasporto e il montaggio in opera delle sculture, fece svuotare gran parte del lato posteriore non visibile di ciascuna figura. Il profondo incavo che ne derivò fu poi colmato con una muratura di mattoni e calce, nella quale è infissa una barra in ferro che assicura la stabilità delle statue alla sottostante balaustra alta circa 2 metri. Un complesso sistema di perni e staffe in ferro e bronzo, alcune visibili, altre nascoste all’interno delle statue, ma individuate mediante indagini specialistiche con magnetoscopi e georadar, rivela la tecnica costruttiva impiegata per garantire stabilità alle opere trattenendo intere parti lapidee, scolpite separatamente e poi applicate al corpo principale della statua.

 

IL SEZIONAMENTO. Il distacco e il trasferimento delle quattro Allegorie dalla base su cui appoggiano saranno resi possibili dall’allestimento in quota, a 27 metri dal suolo, di speciali macchine operatrici, che utilizzano la tecnica del taglio murario mediante lo scorrimento di un filo diamantato e lubrificato ad acqua, tecnologia tradizionalmente utilizzata nelle cave di estrazione del marmo. Il processo di taglio avviene mediante una macchina a motore elettrico dotata di pulegge su cui scorre ad alta velocità uno speciale cavo metallico ad anello, dotato di uncini costituiti da diamanti artificiali, che avanza su un carrello collocato su guide in acciaio: queste ultime sono posizionate su una piastra di base che garantisce un avanzamento guidato assolutamente lineare e continuo. L’operatore agisce tramite un’unità di comando elettronica a distanza.

 

L’INGABBIATURA, IL “VOLO” E IL RESTAURO “LIVE”. Contestualmente alla progressione del taglio, che avverrà secondo due direttrici contrapposte e in due fasi operative, nelle fessure così ricavate verranno inserite due piastre in acciaio debitamente sagomate e rinforzate. Su queste piastre verrà fissata una “gabbia”, anch’essa in acciaio, che conterrà a sua volta una cassa lignea in parte aperta, che ingloberà e renderà stabili le statue precedentemente pre-consolidate e protette. Al fine di non compromettere l’equilibrio statico dell’architettura marmorea, al posto delle statue rimosse verranno collocate sulla balaustra delle zavorre in calcestruzzo armato di peso equivalente alle statue, zavorre a cui saranno vincolate le ultime strutture del ponteggio superiore e della soprastante copertura provvisoria.
Sollevate da una gru, le statue e le loro imbracature, del peso complessivo di 6.000 kg, verranno calate a terra e poste su basamenti provvisori, in attesa di essere collocate in un padiglione ad hoc che sarà allestito dinanzi a Palazzo Madama, dove avverrà l’intero processo di restauro, visibile direttamente dal pubblico in piazza Castello, anche tramite visite guidate.

“Carte da decifrare”: letteratura e musica dal vivo. Fra arte e natura

In una nuova veste e in luoghi inediti, la quinta edizione della rassegna promossa a Busca da “Fondazione Artea” e “Salone del Libro di Torino”

Sabato 9 e domenica 10 luglio

Busca (Cuneo)

Letteratura e musica dal vivo. Fra arte e natura, dalle “ex-Cave di alabastro rosa” al “Castello del Roccolo”, passando per la “Collezione La Gaia”, va in scena a Busca nel Cuneese, nel weekend del 9 e 10 luglio, la quinta edizione di “Carte da decifrare”, promossa, come sempre, da “Fondazione Artea” e Comune di Busca, in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro di Torino”. Sotto la regia di Marco Pautasso, segretario generale del “Salone” e del musicista e produttore Claudio Carboni, i giochi si aprono con due imperdibili appuntamenti, non foss’altro per la location ospitante: le antiche “Cave di alabastro rosa” ( l’“onice di Busca” o “Onice Piemonte”), cinque canyon artificiali sulla collina dell’eremo di Belmonte, attivi dal Settecento e dismessi intorno alla metà del ‘900, luogo di grande immaginifica suggestione. Qui, sabato 9 luglio, la scrittrice e conduttrice radiofonica Loredana Lipperini e il clarinettista Gabriele Mirabassi si esibiranno in un reading dal titolo “I luoghi dell’incanto”, un omaggio a tre grandi autori del secolo scorso, Shirley Jackson (“L’incubo di Hill House”), Daphne Du Maurier ( “La prima moglie“) e Stephen King (“It”), perché “la letteratura fantastica si lega profondamente ai luoghi, anche a quelli in apparenza innocui, ma che possono nascondere l’incanto, o la paura”. Dopo lo spettacolo, le guide naturalistiche illustreranno le origini e la storia delle “ex Cave di alabastro rosa” e condurranno i partecipanti attraverso una breve passeggiata in collina fino alla seconda tappa dell’evento che si terrà presso la “Collezione La Gaia” (via Monte Gaudio, 13), una delle più prestigiose collezioni private (forte di oltre 2mila opere), frutto della passione per l’arte dei coniugi Matteo Viglietta e Bruna Girodengo. Qui, lo scrittore e saggista Antonio Pascale, finalista al “Premio Campiello 2022” con il suo ultimo libro “La foglia di fico” (Einaudi 2021), darà vita al talk “Breve storia del mondo e dei sentimenti attraverso le piante”, accompagnato dal jazz contemporaneo fatto di suono puro ed elettronica dell’arpista e compositrice Marcella Carboni. Uno spettacolo divertente, suggestivo ed esaustivo che aiuta a capire meglio le piante e gli umani, come siamo arrivati fin qui e cosa ci aspetta. A seguire è prevista una visita guidata ad alcune opere della “Collezione” legate al tema della letteratura e della musica. Per la partecipazione all’evento è obbligatoria l’iscrizione: saranno organizzati due gruppi con partenza da piazza F.lli Mariano, rispettivamente alle ore 17 18. Per maggiori dettagli sulle modalità di partecipazione si invita a consultare il sito www.fondazioneartea.org. Biglietto unico a € 18 su www.ticket.it.

Domenica 10 luglio, invece, nella splendida cornice del Parco del “Castello del Roccolo” (strada Romantica 17), prestigioso “revival neo- medievale”, edificato a partire dal 1831 per volere della famiglia D’Azeglio, il trombettista di fama internazionale Paolo Fresu presenta, alle 18,30“Poesia dentro”, un assolo concertato in dialogo con la natura e con le voci interiori. “Quelle di chi non c’è più e di chi tesse il presente con il suono delle parole”. Il musicista interpreterà musicalmente gli interventi di alcune importanti voci della cultura e del mondo dello spettacolo del nostro paese, tra cui Mariangela Gualtieri, Lella Costa, Gianmaria Testa, Ornella Vanoni e molti altri. “Questa edizione di ‘Carte da decifrare’ si preannuncia – dichiarano Marco Pautasso e Claudio Carboni, direttori artistici della rassegna – davvero speciale. Le trame musicali e letterarie s’intrecceranno alla suggestione di luoghi davvero straordinari. Ci piace l’idea di poter offrire al pubblico la possibilità di un’esperienza non solo artistica ma anche percettiva unica e irripetibile, che si consumerà ‘uno actu’, e in cui la bellezza e la meraviglia saranno declinate in tante forme”.

Per ulteriori info“Fondazione Artea”, via Matteotti 40, Caraglio (Cuneo); tel. 392/9890490 o www.fondazionearte.org o info@fondazioneartea.org

g.m.

Nelle foto

–       Le “Ex-Cave di Alabastro rosa”, Busca (Cuneo), Ph. Marco Rostagno

–       Il “Castello del Roccolo”, Busca (Cuneo), Ph. Daniela Molineris

–       Loredana Lipperini

–       Paolo Fresu, Ph. Roberto Cifarelli

Volti nel Volto: arte, storia, spiritualità

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7 luglio – 18 settembre 2022

Pinacoteca dell’Accademia Albertina – via Accademia Albertina 8, Torino

INAUGURAZIONE: 6 luglio ore 18.30

Per informazioni:

Tel. 0110897370 email: pinacoteca.albertina@coopculture.it  – www.pinacotecalbertina.it

L’Albertina di Torino è una delle più antiche Accademie di Belle Arti d’Italia e custodisce una importante collezione di opere d’arte antica, realizzate dal XV al XX secolo.

In collaborazione con la Fondazione Carlo Acutis propone ‘volti nel Volto’, una mostra/workshop per approfondire il tema del volto di Cristo nell’arte. Saranno esposti tesori solitamente inaccessibili al pubblico, in un percorso sulla storia dell’arte e della spiritualità.

La mostra è patrocinata dalla Regione Piemonte e dalla Città di Torino.

Minuziosi dipinti rinascimentali e caravaggeschi, preziosi disegni gaudenziani solitamente non esposti al pubblico e affascinanti allestimenti multimediali sono gli ingredienti del progetto “volti nel Volto” che non è solo una mostra, ma si pone l’obiettivo di accogliere il pubblico nella dimensione di un laboratorio artistico.

Grazie al fondamentale sostegno della Fondazione Carlo Acutis e della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, è stato infatti possibile coinvolgere le migliori allieve e i migliori allievi dell’Accademia nella realizzazione di dipinti che hanno preso forma per questo progetto, in allestimenti scenografici immersivi e in altre attività di valorizzazione che il pubblico potrà scoprire accanto alle collezioni della Pinacoteca.

La Fondazione Carlo Acutis nasce dalle riflessioni sul ruolo e la responsabilità economica e sociale di una famiglia imprenditoriale e dalla testimonianza di vita del beato Carlo Acutis. Alla creazione di valore si deve affiancare crescita etica e attenzione ai bisogni e alla dignità delle persone. La Fondazione ha la missione di promuovere lo sviluppo ed il coordinamento di iniziative di pubblica utilità. L’obiettivo è restituire dignità e speranza alle persone in difficoltà, prendersi cura del territorio per mezzo di progetti di supporto sociale, di sostegno alla cultura, con particolare interesse verso quelle attività focalizzate su beni di ambito storico artistico e di ricerca scientifica che si sposino con una finalità sociale.

In occasione dell’incontro Europeo della Comunità di Taizé, a Torino dal 7 al 10 luglio 2022, la Fondazione vuole offrire ai ragazzi provenienti da Paesi dell’intero continente l’esperienza di ‘volti nel Volto’, percorso artistico incentrato sul Santo Volto, cui si aggiunge la disponibilità di laboratori didattici condotti dall’Accademia.

Il racconto della mostra sulla storia dell’arte si confronta con l’immagine della Sindone che, custodita a Torino, ha molto ispirato nei secoli l’iconografia del volto di Cristo. Sul telo sindonico è visibile l’immagine di un uomo di cui è identificabile la causa della morte per crocifissione. Per questa ragione la Sindone ha anche ispirato e continua a ispirare l’arte cristiana e rappresenta un interessante punto di confronto con le opere dell’allestimento espositivo.

La mostra alla Pinacoteca Albertina è visitabile tutti i giorni feriali e festivi dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso alle 17.30) a esclusione del mercoledì, giorno di chiusura,  ed è compresa nel biglietto di ingresso del Museo: Intero € 7,00 Ridotto € 5,00 bambini e ragazzi dai 6 ai 18 anni, studenti universitari fino ai 26 anni, convenzioni; gruppi. Gratuito under 6 anni, insegnanti, possessori Abbonamento Musei e Torino + Piemonte Card.