ARTE- Pagina 81

I potenti “ritratti musicali” di Bruno Zoppetti in mostra alla “Fondazione Bottari Lattes”

“Body and Soul”

Dal 29 ottobre all’8 dicembre

Monforte d’Alba (Cuneo)

Arte e musica. Blues e Jazz, quelli delle radici, in particolare. La musica che trova voce nell’arte. E viceversa. Nel “Corpo” e nell’“Anima”. “Body and Soul”. Come recita il titolo della mostra di Bruno Zoppetti, artista di sopraffino mestiere e grande sensibilità, ospitata, da sabato 29 ottobre fino a giovedì 8 dicembre, con una buona trentina di ritratti a tecnica mista e acrilici, ma anche disegni (di quelli che t’appagono gli occhi ma sanno anche metterti in piacevole agitazione cuore mente e anima) negli spazi espositivi della “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba. Progetto inedito realizzato dall’artista bergamasco per la “Fondazione”, presieduta da Caterina Bottari Lattes, e l’Associazione “Giulia Falletti di Barolo”, la rassegna già nel titolo “Body and Soul” (esplicito omaggio al noto brano degli anni Trenta interpretato da voci e cantanti indimenticabili, da Ella Fitzgerald ad Amy Winehouse) racchiude, nel suo più profondo significato, tutta l’opera ritrattistica di Zoppetti. Esposte in parete troviamo una sapiente selezione di opere grafiche e pittoriche realizzate nell’arco di dodici anni: un ricco e suggestivo campionario di musicisti Blues e Jazz (ma anche grandi protagonisti della scena Soul, Folk, Country e Rock) del passato e contemporanei.

Americani soprattutto: dall’ “imperatrice del Blues” Bessie Smith, al cantautore – poeta canadese Leonard Cohen con cappello e volto ingrigito gravato dagli anni, fino a Billie Holiday (fra le prime cantanti di colore ad esibirsi con musicisti bianchi), a Georges Brassens con pipa fra le labbra e  micio in braccio e al mitico pensieroso Miles Davis con la fedele tromba tenuta alta in primo piano. Ciò che più colpisce, in questi ritratti, è la capacità davvero grande di raccontare, attraverso una vigorosa e rapida grafia, l’eccellenza del talento nella fragilità di corpi spesso dolorosamente segnati dalla vita. Zoppetti scava nei cuori tormentati dei “suoi” musicisti, traccia rughe, volti maltrattati dal tempo, capelli scompigliati e sguardi vuoti su malcelati tormenti, per raccontare la persona prima dell’artista, l’anima (soul) attraverso una “resa pittorica” di forte fisicità (body). Con tratti di segno e colore che sembrano accompagnarsi perfettamente all’improvvisazione talentuosa delle afroamericane “blue note”. Un’esposizione, dunque, che cade a pennello (è proprio il caso di dirlo!) in un Comune come quello di Monforte d’Alba, dove si svolge uno dei Festival Jazz più importanti d’Europa: “Monfortinjazz”. “L’invito – afferma Marta Rinaldi, presidente dell’Associazione ‘Giulia Falletti di Barolo’ –  in questo percorso fatto di magnifici ritratti è di cogliere e accogliere le sollecitazioni attive tra l’arte pittorica e quella musicale; questa chiave vi condurrà ad altri piaceri: collegare dei volti a nomi, cercare la storia di un album, di un musicista, la data di una registrazione, sino a prendervi cura dei dischi, cercare e istruirvi, bervi un bicchiere di Nebbiolo godendovi la familiare bellezza di un grande pezzo blues”.

L’inaugurazione della mostra sarà accompagnata da un momento musicale con il concerto di Boris Savoldelli, amico del pittore che riprodurrà una selezione di brani dei musicisti ritratti. E sono proprio di Zoppetti le cover di due dei dischi del musicista, che è inoltre docente di “Canto Jazz” al “Conservatorio Luca Marenzio” di Brescia.

Gianni Milani

“Bruno Zoppetti. Body and Soul”

Fondazione Bottari Lattes, via Guglielmo Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

Da sabato 29 ottobre a giovedì 8 dicembre

Orari: lun.-ven. 10,30/12,30, sab. e dom. 15,30-18,30

Nelle foto:

–       “Leonard Cohen”

–       “Bessie Smith”

–       “Miles Davis”

“Osservatorio Futura”, un “giovane” coraggioso spazio dedicato al “Contemporaneo” declinato al futuro

Attualmente in mostra l’“arte performativa” di Luca Bosani

Avviso a tutti gli appassionati o, comunque, ai curiosi di toccare con occhi e mano fin dove possa spingersi l’anarchica (ma accettabile!) bizzarria dell’arte contemporanea o post-avanguardia. Annotatevi bene questo indirizzo: via Giacinto Carena, al civico 20 (zona piazza Statuto), a Torino. Qui troverete lo spazio espositivo di “Osservatorio Futura” e, ad accogliervi, due giovanissimi intraprendenti ragazzi, Francesca Disconzi e Federico Palumbo (entrambi torinesi, entrambi 26enni, “Accademia di Belle Arti” in comune, poi “Brera” per Federico e “Magistrale in Economia” alla “Bicocca” per Francesca) che due anni fa hanno deciso, insieme (e contro, credo, il parere di molti) di dare ali al loro piccolo-grande sogno: immergersi totalmente, in proprio e rischiando anche di brutto, in quei mondi vaghi dell’“arte contemporanea” che, per studi e modi d’intendere l’arte come vita e la vita come arte, da anni li seguivano come un insistente mai fastidioso tarlo. In questo caso, anzi, tarlo assai benefico.

 

Racconta Francesca: “‘Osservatorio Futura’ è un progetto in continuo divenire, nato a settembre 2020. Inizialmente era un ‘magazine’ digitale su cui pubblicavamo dialoghi e approfondimenti sul lavoro degli artisti italiani della nostra generazione. Al momento ‘Osservatorio’  si compone di una ‘piattaforma web’ su cui pubblichiamo progetti editoriali sotto forma di ‘fanzine’, di un’‘associazione culturale’ e, per l’appunto, di uno spazio espositivo in via Carena. Il fine rimane sempre quello di valorizzare e promuovere la ricerca contemporanea, lavorando all’insegna della continua sperimentazione”. “Ben sapendo – prosegue Francesca – che l’Italia in generale è ancora indietro per quanto riguarda la valorizzazione del ‘contemporaneo’ e c’è sempre una costante predilezione per la conservazione del patrimonio storicizzato, piuttosto che per la creazione di qualcosa di nuovo. Insomma, sia per Torino (dove l’attenzione per la cultura contemporanea resta un importante ‘asset’ strategico) che per l’Italia tutta, il percorso è ancora lungo (soprattutto per la regolamentazione del settore delle piccole ‘realtà autogestite’ come la nostra), ma siamo sulla buona strada”. In via Carena, negli spazi di “Osservatorio Futura”, io ci sono entrato qualche giorno fa. In mostra, inaugurata nei giorni dell’“Art week torinese” e visibile fino al prossimo 9 dicembre, la rassegna altamente performativa “C0036: L’Arcobaleno Rovesciato” a firma del giovane milanese-rhodense (nativo di Rho), ma residente e operante a Londra, che, decostruendo e ricombinando materia e colori, libera, attraverso i suoi lavori, un’infinita moltitudine di personaggi e misteriche esistenze: detective, umanoidi, fate e buffoni, inaspettati protagonisti delle sue narrazioni. Sperimentale e audace “ciò che di Busani ci è in modo particolare piaciuto – dicono Francesca e Federico – è il portare dentro alle sue opere sia un forte elemento performativo, sia l’elemento espositivo più ‘canonico’: caratteri che si prestano perfettamente alla nostra idea di curatela, sempre mutevole e fluida nei confronti dello spazio”. In un suggestivo, illuminato ad hoc, angolo di “Osservatorio”, troviamo due alte informi colonne policrome in cartongesso. In cima, due abbondanti scarpe femminili, belle grandi, su cui durante la “performance” d’inaugurazione Bosani aveva fatto salire due poveri cristi ammanettati e trattenuti in parete (come facessero a reggersi in piedi per ore su quei ballonzolanti trespoli, resta ancora un enigma!) colpevoli d’aver, a suo parere artistico-giocoso, “rovesciato l’arcobaleno” fra Saronno e Paderno Dugnano.

E non solo. I due sarebbero stati intenzionati, sempre secondo Busani, a ripetere il vil gesto anche fra Settimo Milanese e Settimo Torinese. Da bravo “artista– investigatore”, come l’artista si autodefinisce, con tanto di impermeabilone e ampio “Borsalino” alla Philip Marlowe– Humphrey Bogart, Bosani pare avesse scovato i poveretti seguendo le tracce di improbabili oggetti non ben identificati, gli “UPO”, che troviamo, in forme sempre diverse e misteriose, sparsi un po’ ovunque. Perfino nel “frigidaire” della galleria. Allocato in quello che dovrebbe essere il suo ufficio investigativo: macchina da scrivere, fogli, decine di cicche di sigarette nel posacenere, i suoi “UPO”, geniali ed infallibili. Ma dove vogliamo arrivare? “Dove sto andando? Dove altri non osano andare”, scrive risoluto Bosani, che alla definizione di “artista” preferisce per sé la definizione di “investigatore del reale” o “esploratore del senso”. Aggiungerei personalmente: artista talentuoso di buone basi nella concretezza del lavoro ed orgogliosamente “anarchico” nella trasformazione del pensiero in opere. Ben sapendo, sottolinea ancora la nostra guida Francesca Disconzi, che “ci va tanta, tantissima disciplina nell’anarchia”. Brava, Francesca! E bravo, Federico!

La mostra è visitabile solo su appuntamento tramite mail o sui social di “Osservatorio Futura”: www.osservatoriofutura.it o info@osservatoriofutura.it

Gianni Milani

Nelle foto:

–        Francesca Disconzi

–        Luca Bosani: “C0036: L’Arcobaleno Rovesciato”, installation view, Ph. Davide D’Ambra

–        Luca Bosani: “C0036: L’Arcobaleno Rovesciato”, performance art, Ph. Davide D’Ambra

A proposito di Doisneau Incontro con il curatore Gabriel Bauret

1° dicembre | ore 18.30 | Gymnasium di CAMERA

  

Giovedì 1° dicembre alle 18.30, CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ospiterà l’incontro A proposito di Doisneau: un dialogo tra il curatore Gabriel Bauret e il direttore di CAMERA, Walter Guadagnini, per approfondire insieme al pubblico la mostra Robert Doisneau, visitabile negli spazi in Via delle Rosine 18 fino al 14 febbraio 2023.

Lontana dall’essere una semplice retrospettiva sulla produzione del grande fotografo francese, Bauret racconterà come la mostra sia frutto della scelta consapevole di mettere in evidenza quello che si nasconde nelle fotografie di Robert Doisneau.

Quello che mi ha interessato fin dall’inizio è stato tentare di scoprire una parte della personalità del fotografo – commenta Gabriel Bauret. Si mostrano sempre le sue fotografie più iconiche, più famose, che sono certo parte della sua opera ma che finiscono per allontanarsi dal contesto in cui sono state create. La mia indagine personale è stata, quindi, quella di andare a cercare l’uomo dietro tutte queste fotografie e le ragioni per cui ha realizzato le sue opere.

Accompagnati dal curatore della mostra, il pubblico avrà l’occasione di scoprire un uomo, prima ancora che un artista, che ha vissuto una determinata storia, che veniva da un determinato contesto e che ha cercato di ritrovare, proprio nella fotografia, alcuni aspetti che forse gli sono mancati nella sua esistenza. In particolare, Robert Doisneau ha sempre ricercato una certa forma di tenerezza, una certa forma di umanità ed è per questo che appartiene pienamente a quella corrente francese che chiamiamo “fotografia umanista”. É un fotografo che nel suo percorso ha catturato con la macchina fotografica le persone creando immagini iconiche, ma è anche e soprattutto un fotografo che ricercava il proprio piacere personale nell’atto del fotografare, che cercava di trovarsi a proprio agio in quell’universo. Del resto, Doisneau diceva spesso di amare e cercare quelle situazioni nelle quali si sentiva bene. In quelle situazioni che fotografa ritroviamo, infatti, sentimenti, complicità, intesa.

 

Intervengono:

Gabriel Bauret, curatore

Walter Guadagnini, direttore di CAMERA

Ingresso a 3 Euro

Per prenotazioni, www.camera.to.

 

The brain-friendly museum: il museo alleato del cervello per il benessere e l’appagamento cognitivo

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Mercoledì 30 novembre ore 17

MAO Museo d’Arte Orientale, Torino

 

Il MAO è lieto di ospitare la conferenza “The brain-friendly museum: il museo alleato del cervello per il benessere e l’appagamento cognitivo”, che parte dal libro The Brain-Friendly Museum. Using Psychology and Neuroscience to Improve the Visitor Experience di Annalisa Banzi per riflettere sui temi della cura e del benessere in museo grazie alle scoperte della psicologia e delle neuroscienze.

Il volume propone un approccio innovativo per vivere e godersi il museo in modi nuovi, applicando le scoperte della psicologia e delle neuroscienze alla progettazione degli spazi espositivi. La psicologia, in particolare quella cognitiva, spiega i modi e i limiti degli esseri umani nell’acquisizione, analisi, archiviazione, recupero e utilizzo delle informazioni nell’ambiente museale. Le neuroscienze consentono di studiare e valutare ciò che accade nel cervello in tempo reale e forniscono strumenti eccellenti e affidabili per monitorare le reazioni dei visitatori mentre sono coinvolti in attività, tour, ecc. ideati con l’aiuto della psicologia.

Al termine della presentazione, guidati dalla teacher Lorenza Guidotti, i partecipanti saranno coinvolti in una prova pratica di tecnica mindfulness con uso della campana tibetana.

Interverranno la dott.ssa Annalisa Banzi, autrice del libro The Brain-Friendly Museum Using Psychology and Neuroscience to Improve the Visitor Experience, e la teacher di mindfulness Lorenza Guidotti.

Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

La Sirena di Giorgia Sanlorenzo al Sagittario di Ponzano

In occasione di una visita ad Ettore Cascioli, geniale interprete della tecnica di fotopittura che si avvale di una sapiente elaborazione dei colori, del tratto cromatico e della modifica di luci e prospettive, ho ammirato, nel giardino della settecentesca dimora “Al Sagittario” di Ponzano, l’interessante installazione contemporanea di Giorgia Sanlorenzo.

“La Sirena” è una bella scultura dalla linea essenziale ed avvolgente, in ferro secondo la tradizione dell’arte povera, che porta avanti in senso innovativo un soggetto trattato da poeti, pittori, scultori, con significati polivalenti a seconda delle epoche.

Protagonista di ancestrali miti, allegoria medioevale di profane tentazioni, espressione della femme fatale che porta l’uomo alla perdizione come per Aristide Sartorio ed i simbolisti, leggiadra apparizione che introduce il turista a Copenhaghen.

Con la Sanlorenzo la sirena diventa, come tutti gli altri soggetti esclusivamente marini, l’occasione di riallacciare il presente al passato guardando, attraverso il suo progetto artistico TerrEmerse, alla promozione turistica del Monferrato, che nella memoria dei tempi era sommerso dalle onde del mare.

Cascioli ha voluto così commentare l’opera che ha recentemente acquistato.

D.​​Qual è la sua valutazione complessiva dell’opera che ha voluto installare nel suo giardino?

R.​​L’opera, nel suo complesso, mi è molto piaciuta, sia per lo stile originale dell’artista, che per la tipologia del materiale impiegato (il ferro) e per la caratteristica delle forme realizzate.

​​L’unico aspetto che mi ha lasciato non dico deluso, ma quantomeno perplesso, è l’uso dei colori. Non per i colori prescelti, condivisi fin dall’inizio con l’artista, quanto piuttosto dai problemi di colorimetria, completamente sottovalutati dall’artista.

​​Per capirci meglio esemplifichiamo il problema. Secondo la scelta iniziale dei colori, il risultato della scultura avrebbe dovuto apparire  più o meno così:

​​Quello che vede invece l’osservatore nella collocazione definitiva dell’opera è più o meno questo:

​​Qual è la causa di una così vistosa differenza? Un problema di colorimetria, cioè il fatto che l’artista non abbia tenuto conto della temperatura luce del contesto in cui l’opera veniva collocata (decisamente e costantemente in ombra).

​​La prima immagine è stata ottenuta dalla seconda semplicemente aumentando la luminosità in Photoshop, così da simulare come sarebbe apparsa l’opera se collocata in pieno sole.

​​In effetti generalmente le opere di Giorgia Sanlorenzo sono collocate ad esempio in mezzo alle vigne, quindi in pieno sole.

​​(Si veda al riguardo il progetto Terre Emerse,link: Terremerse (terremersemonferrato.it, con la mappa delle principali collocazioni delle opere dell’artista in questione).

Per la Sirena destinata Al Sagittario non si è dato alcun peso alla diversa natura della luce dominante nel luogo di collocazione, per cui al sole compare nei suoi colori corretti previsti a progetto, ma nell’ombra della sua definitiva dimora  appare quasi monocromatica.

D.​​Quale suggerimento potrebbe dare all’artista per evitare in futuro simili “incidenti di percorso”? Lei ha una certa esperienza di fotopittura, quindi ha una certa conoscenza sul trattamento dei colori.

R.​​Non suggerirei di certo un percorso “scientifico”, basato sull’uso di colorimetri e quant’altro, quanto piuttosto un semplice metodo empirico, di sicura efficacia.

​​Una volta stabiliti i colori definitivi che dovranno caratterizzare un’opera, la nostra artista si dovrebbe munire di pennelli ed accessori connessi, di campioni dei colori prescelti più una disponibilità di bianco e di nero? (non sono un esperto di pittura) per eventualmente schiarire o scurire i colori prescelti, una lastra del ferro del tipo che utilizza per realizzare le sue sculture ed un seggiolino pieghevole. Dopo di che raggiunge la location per cui sta lavorando, scegliendo un giorno di luce favorevole (pieno sole?) e lì sul posto prova i colori che ha a corredo, fino ad ottenere sulla lastra campione i colori che vorrebbe risultassero ad opera finita.

​​A questo punto, tornata in laboratorio, potrà applicare all’opera in esecuzione i colori così come li “vede” sulla lasta campione. Potranno apparire diversi da come li aveva formulati sulla lastra campione, probabilmente più scuri, ma quelli saranno i colori da applicare all’opera. Quando poi, alla fine, la collocherà nel luogo di destinazione finale, i colori torneranno ad esplodere nelle gradazioni che si era immaginata fin dall’inizio.

GIULIANA ROMANO BUSSOLA

LINK:

 

Incontro con Caravaggio in mostra ad Alba

Un viaggio per conoscere il geniale artista partendo dalla fine della tormentata vita del maestro lombardo.

La mostra ruota intorno all’esposizione del “San Giovannino Giacente” ed è ideata e organizzata da Piemonte Musei in collaborazione con l’Ordine dei Cavalieri delle Langhe e l’Associazione Insieme di Cuneo e curata da Roberta Lapucci, storica dell’arte e restauratrice fiorentina. L’iniziativa è stata realizzata grazie al sostegno dell’Associazione Be Local.

L’idea della mostra è quella di raccontare la vita di Caravaggio attraverso una delle opere meno conosciute dell’artista ma dal profondo valore simbolico. Intorno ad essa è stato creato un progetto multimediale e interattivo volto ad offrire una visita multisensoriale in cui i visitatori possano sentirsi parte dello vita e delle opere del maestro. L’esposizione prevede un tour composto da proiezioni, tavoli interattivi, video informativi e ricostruzioni tridimensionali ed olografiche.


Informazioni utili ℹ

ORARI: da martedì a venerdì dalle 10.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.00
Sabato e Domenica e Festivi dalle 10.00 alle 18.00.
Chiuso il Lunedì
Aperture straordinarie: 8, 26 dicembre 2022 (orario festivo dalle 10.00 alle 18.00); 31 dicembre 2022 (orario festivo dalle 10.00 alle 18.00) 6 gennaio 2023 (orario festivo dalle 10.00 alle 18.00).
Chiusure programmate: 5 dicembre 2022 – 1 gennaio 2023

COSTO DEL BIGLIETTO: OPEN 12 euro, INTERO 10 euro, RIDOTTO 8 euro, SCUOLE 5 euro (Gratuito per gli insegnanti che accompagnano le classi); GRUPPI 6 euro (da 10 a 25 persone) – GRATUITA’ Bambini fino a 6 anni non compiuti e cittadini diversamente abili

TELEFONO PER INFORMAZIONI: +39 350 5550166

E-MAIL INFO: info@piemontemesuei.it

SITO UFFICIALE: http://www.piemontemusei.it

Alla scoperta delle Gipsoteche del Piemonte

A riscattare le gipsoteche dal lungo periodo in cui i gessi sono stati sottovalutati, una graduale rivalutazione ha fatto comprendere come le opere preparatorie siano indispensabili per illustrare la genesi delle sculture tradotte in marmo e bronzo.

Il Piemonte possiede 5 gipsoteche che favoriscono il confronto tra scultori vissuti tra metà ottocento primo novecento ognuno con proprio stile seppure col gusto della moda dell’epoca.

Famosa la gipsoteca Leonardo Bistolfi a Casale Monferrato con gessi e terrecotte, del tutto simili al risultato finale, toccati unicamente dalle mani del più importante scultore simbolista italiano la cui poetica si fonda su scienza positivista, pseudo scienza e ideismo, assertore della morte come terreno fertile di vita poiché lo spirito è immortale.

Dal naturalismo de “il boaro” si passa al “bacio” di sentore scapigliato e ai monumenti funebri; stupenda la cappella sepolcrale Hierschel de Minerbi col funerale della vergine influenzato dallo stiacciato Donatelliano.

A Bistagno la gipsoteca Giulio Monteverde formatosi nella bottega di Giovanni Bistolfi, padre di Leonardo, contiene gessi realisti col tema sociale del lavoro oltre ai classicheggianti per monumenti funebri.

A Rima la casa museo di Pietro Della Vedova possiede gessi provenienti dallo studio di Torino con predilezione per gli angeli, affascinante la Cleopatra orientaleggiante.
A Savigliano la gipsoteca di Davide Calandra, allievo come Bistolfi, di Odoardo Tabacchi con bozzetti veristi di destinazione domestica e gessi liberty oltre a gessi per monumenti funebri tra cui quello per il principe Amedeo di Savoia inaugurato a Torino nel 1902.

A Verbania la gipsoteca Paolo Troubetzkoy propone gessi, terrecotte, bronzi, marmi antiaccademici scapigliati e impressionisti, in particolare figure muliebri e animali dal singolare aspetto picchiettato e sfaldato.

Giuliana Romano Bussola

”Fall asleep” (addormentarsi)

Si è svolta a Cella Monte nei due weekend consecutivi del 5/6 e 12/13 novembre, la mostra di arte contemporanea ”Fall asleep” (l’addormentarsi). Le opere sono state esposte all’ Auditorium Sant’Antonio a cura di ” Numm, contemporary art” e per iniziativa di Elena Caterina Doria, curatrice della mostra e anche lei pittrice, presente con alcune sue opere esposte.

Con Rossella Filippini, ha realizzato questo progetto, allo scopo di promuovere l’arte e la creatività, attraverso eventi e corsi per gli appassionati di tutte le arti visive, nel contesto del Monferrato. ” Il tema conduttore del crepuscolo autunnale e del sogno, della natura che si abbandona alla quiescenza, che sprigiona i suoi colori più accesi, diviene opera realizzata. Nebbia, rugiada e il sole che diviene soffice carezza, sono le caratteristiche tipiche dell’autunno. L’ uomo che ne fa parte, attraverso il sogno si stacca dalla ragione, per accedere all’irrazionale, al surreale accogliendo la sua vulnerabilità nelle sue sfumature ” così nelle parole della curatrice.

La collettiva  ospita opere di 11 artisti contemporanei, che interpretano il tema con tecniche diverse, nell’intento di creare un percorso emozionale per i visitatori. Gli artisti che hanno partecipato sono Marianna Bussola, Antonella Caraceni, Federico Catagnoli, Giorgio Cecchinato, Federica Cipriani, Annalisa Di Meo, Elena Caterina Doria, Florine Offergelt, Federica Orsini, Gloria Rech, Mauro Valsecchi. Passo a elencare le opere esposte da me visionate:

L’ opera di Federica Cipriani ” ST# Brown ” del 2019 è in teca di vetro, con dimensioni 50×50.
Descrive l’individuo e il gruppo rappresentati dallo stormo di passeri distanziati. “Social imprinting” del 2020 rappresenta dei nidi caverna in cordame, l’uomo ancestrale dentro e fuori la sua zona di comfort nel flusso dei ricordi personali.
Di Elena Doria ” Sguardi quiescenti” del 2022. Sguardi rimasti fissi in stato di quiete. Associare gli sguardi agli elementi naturali, come le foglie. Gli sguardi degli affetti famigliari. Tecnica ecoline, in china sintetica su cartoncini policromi.

Giorgio Cecchinato “Morpheus” (2022), tecnica a stampa digitale su legno (60×90). Sempre di Cecchinato “Cinder” (cenere). Ispirato alla favola di Pinocchio di Collodi. Con parti testuali del racconto, riportate nel quadro.
Di Federica Orsini “Misteriose anime d’autunno” del 2019 (50×70) olio su tela. Opera del surrealismo italiano contemporaneo. Il barbagianni rappresenta la saggezza, la sf.era e il cilindro, l’arte metafisica di Giorgio De Chirico.
Di Antonella Caraceni “Dreams” del 2022 olio su tela (60×80). Il finto sonno della bambina desiderosa di protezione e l’orsacchiotto coperta di Linus. I capelli ritti sono i sogni notturni, materializzazione dell’incorporeo. Bella esperienza di fruizione per il visitatore, accolto in un suggestivo allestimento scenografico e paesaggistico. In preparazione altre iniziative Numm a progetto.

Aldo Colonna

Miradolo, la storica dell’arte Giovanelli per “Christo e Jeanne – Claude. Projects”

“Mezz’ora con…”

Sabato 26 novembre, ore 15

San Secondo di Pinerolo (Torino)

E’ buona e intelligente abitudine della “Fondazione Cosso” progettare, fra i tanti eventi e in occasione di mostre particolarmente prestigiose allestite negli spazi espositivi del “Castello di Miradolo”, momenti di conversazione con esperti d’arte e curatori delle stesse mostre, dal titolo “Mezz’ora con…”, tese ad approfondirne i contenuti e l’esperienza artistica che sottende alla realizzazione delle opere esposte. Parte di qui l’idea del nuovo incontro, organizzato per sabato 26 novembre (ore 15) nelle sale del Castello di San Secondo di Pinerolo, in occasione della mostra “Christo e Jeanne – Claude. Projects” dedicata, a poco più di due anni dalla scomparsa, al celebre artista, bulgaro di nascita, Christo Vladimirov Javacheff e alla compagna di arte e di vita, la francese (nativa di Casablanca) Jeanne-Claude Denat de Guillebon. Semplicemente Christo e Jeanne-Claude in arte: coppia visionaria, fra i maggiori rappresentanti della “Land art” e realizzatori di opere su grande scala, passando dai primi dipinti astratti ai famosi sempre più giganteschi “impacchettamenti” di oggetti o architetture e monumenti urbani nella tela o nella plastica, che “hanno rivoluzionato il modo di concepire l’opera d’arte ed il suo processo di realizzazione”. A parlarne, sabato 26 novembre, sarà la bresciana storica dell’arte Lorenza Giovanelli, autrice e curatrice di diverse monografie sui due artisti, nonché dal 2017 responsabile della Collezione e project manager dello “Studio” di Christo a New York e attualmente membro del consiglio di amministrazione della “Christo and Jeanne-Claude Foundation”. L’occasione sarà ovviamente di grande interesse anche per visitare o rivisitare la mostra in programma fino al 16 aprile 2023. Curata da Francesco Poli, Paolo Repetto e Roberto Galimberti, con il coordinamento generale di Paola Eynard, l’esposizione, realizzata grazie alla collaborazione con la “Fondazione Christo e Jeanne-Claude” di New York, presenta circa sessanta opere, tra tecniche miste e collagesaccompagnate da un’ampia sezione fotografica e dalla proiezione dei video che documentano la realizzazione delle monumentali installazioni artistiche: dall’“Imballaggio d’aria” di Documenta a Kassel (1968), una struttura gonfiabile in materiale plastico alta circa 85 metri, alla “Mastaba” (1977-2018), l’opera monumentale sul Serpentine Lake di Hyde Park formata da 7.506 barili dipinti ed impilati uno sull’altro a formare un tronco di piramide galleggiante.

 

Da “Valley Curtain” (1970/72) il telo di 380 metri che ha colorato di arancione la vallata di Rifle in Colorado, a “The floating Piers”, la passerella di 4,5 chilometri sul lago d’Iseo (2016). Per continuare, solo per citarne alcune, con “Surrounded Island” (1980/83), che ha circondato le isole della baia di Biscayne a Miami con una cintura di polipropilene fucsia, “The gates” (2004/05), il percorso di 30 chilometri di “portici” che ha attraversato il Central Park di New York, “Pont Neuf” (1985), l’imballaggio del più vecchio ponte di Parigi, e l’imballaggio del “Reichstag” (1995) di Berlino con un tessuto argentato. A questo nucleo centrale, si affiancano due ampie sezioni. La prima è dedicata al “Nouveau rèalisme”, con opere di César, Yves Klein, Daniel Spoerri, Mimmo Rotella, Arman e MartialRaysse, a cui partecipò anche il giovane Christo realizzando i suoi primi impacchettamenti. La seconda sezione pone invece l’attenzione sul vasto movimento internazionale della “Land Art”, in un percorso espositivo che va da Richard Long a Ólafur Elíasson, fino a Giuseppe Penone a Germano Olivotto, alle foto originali di Gianfranco Gorgoni e ai “lavori manifesto” di Walter De Maria, Robert Smithson, Michael Heizer, Dennis Oppenheim e James Turrell.

Per info: Castello di Miradolo, Via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (Torino); tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.com

Prenotazione obbligatoria. L’incontro con Lorenza Giovanelli è compreso nel biglietto d’ingresso alla mostra.

g.m.

Nelle foto:

–       Christo, Jeanne-Claude: immagine allestimento

–       Christo, Jeanne-Claude and their son Cyril with “Store Front” (1965-’66), Ph. Thomas Cugini

–       Christo, Jeanne-Claude: immagine allestimento

Visite guidate gratuite al Museo Ettore Fico

25 novembre

2 dicembre

Eclettica!

Una collettiva sui generis, oltre 140 opere miscellanee che si attraggono come magneti per similitudine, assonanza, opposizione.

ANDREA BUSTO, DIRETTORE MEF

h.17.00

Patrizia Mussa. Photopastel

Prove di maestria e perfezione pittorica si incontrano in una selezione di immagini di architetture e teatri storici

PATRIZIA MUSSA, FOTOGRAFA

h.18.00

MEF – Museo Ettore Fico 

via Francesco Cigna 114, Torino

www.museofico.it

Il Museo Ettore Fico organizza tre visite guidate gratuite, il  25 novembre e il 2 dicembre. 

Alle 17.00 il Direttore del MEF Andrea Busto racconterà “Eclettica!”, mostra collettiva sui generis, che coinvolge le diverse collezioni conservate nei suoi depositi: il lascito Luigi Serralunga, il fondo di opere di Ettore e Ines Fico, la Donazione Renato Alpegiani, le collezioni dei Premi del MEF – destinati ai giovani artisti – e, infine, a una parte della collezione del Museo costruita negli anni della sua esistenza.

Il percorso espositivo, che si snoda nelle sale al piano terra e al primo piano del museo, comprende oltre 140 opere di altrettanti artisti, suddivise in stanze e 7 sezioni, e avvicina lo spettatore a tematiche e a ricerche molto diverse.

Nella visita si potranno vedere le opere dei vincitori dei tredici anni del premio tra cui “Un bout de toi, Salomon n. 4” dell’artista Mimosa Echard, neo vincitrice del premio “Marcel Duchamp 2022”.

Mimosa Echard è stata vincitrice del premio “Ettore e Ines Fico 2021” ed è attualmente esposta oltre al MEF al Centre Pompidou di Parigi con l’opera Escape more (2022).

Al primo piano è visibile l’opera “Agli amanti…e anche a quelli d’Italia” di Ruben Montini, che ha portato – nelle giornate di Artissima – la sua performance “Il vuoto addosso” al Museo Fico.

Alle 18.00 la fotografa Patrizia Mussa accompagnerà i visitatori, nella project room, a scoprire i suoi “Photopastel”. In mostra una serie di immagini di architetture auliche (Reggia di Caserta, Museo di Palazzo Grimani) e teatri storici (La Scala, la Fenice, il Teatro Farnese). Ogni fotografia viene prima stampata, quindi colorata a mano in modo pressoché impercettibile, ma significativo, con pastelli e acquerelli. L’artista costruisce così una visione che esalta la plasticità del luogo ritratto conservandone le caratteristiche architettoniche primarie.