ARTE- Pagina 81

“Resistenze. L’Italia monumentale del 25 aprile”

A “Palazzo Madama”, la “Festa della Liberazione” attraverso la memoria delle grandi opere “resistenziali” illustrate da Giovanni Carlo Federico Villa

Mercoledì 19 aprile, ore 17

Una grande lastra in bronzo. Sul lato frontale sono rappresentati un giovane appeso a testa in giù e, accanto a lui, una donna, moglie o madre sopravvissuta, sagoma di dolore illimitato ma raccolto e mano sinistra protesa in un’ultima pietosa carezza. Sul lato opposto troviamo invece un testo poetico dello stesso grande scultore, cui si deve l’opera: “Partigiano ti ho visto appeso immobile. Solo i capelli si muovevano leggermente sulla tua fronte. Era l’aria della sera che sottilmente strisciava nel silenzio e ti accarezzava, come avrei voluto fare io”. Giacomo Manzù, 25 aprile. Al celebre scultore bergamasco, fra i più grandi artisti del secolo scorso, si deve infatti la realizzazione del “Monumento al partigiano” donato alla sua città natale nel 1977, in memoria dei suoi genitori e di tutti gli eroi e martiri della nostra Resistenza. Fra le opere d’arte più iconiche e fondamentali, quella di Manzù permette una lucida poetica lettura e interpretazione visiva di quell’eroica Lotta di Liberazionedall’oppressione nazi-fascista che determinò, a costo di enormi sacrifici di vite umane, la nascita della nostra Italia libera e repubblicana. Il “Monumento” sarà ricordato e indagato, nei suoi risvolti artistici e storici, insieme ad altri non meno illustri e famosi, nella Conferenza organizzata in occasione del “25 aprile – Festa della Liberazione” nella “Sala Feste” di “Palazzo Madama- Museo Civico d’Arte Antica” a Torino, mercoledì 19 aprile (ore 17), nell’ambito della Conferenza tenuta da Giovanni Carlo Federico Villa, storico dell’arte docente all’“Università di Bergamo” e preposto alla “direzione scientifica” dello stesso “Palazzo Madama”, dal titolo: “Resistenze. L’Italia monumentale del 25 aprile”. Accanto al Monumento di Manzù non si potrà mancare di riflettere su alcune delle molte altre opere dedicate in territorio italiano, al tema “resistenziale”. Prime fra tutte quelle di Umberto Mastroianni a Cuneo e a Torino: il“Monumento alla Resistenza” ( “un’esplosione di cristallo” , formata da cunei in bronzo di diverse forme e dimensioni, sostenuta da un traliccio in acciaio, 20 metri per 17), realizzato dall’artista-partigiano di Fontana Liri e inaugurato nel ’69 a Cuneo (città Medaglia d’oro al valore militare) all’interno del parco omonimo che si affaccia sul Viale degli Angeli, all’altezza di corso Dante e “Il Monumento ai Caduti della Libertà” realizzato da Mastroianni (su progettazione di Carlo Mollino) nel 1948, primo monumento commemorativo realizzato in un’area adiacente al viale principale del “Cimitero Monumentale” di Torino. L’opera si compone di due grandi blocchi in pietra: un massello di base in serpentinite che rappresenta il patriota martoriato e una stele in marmo bianco che raffigura lo “spirito libero”.

L’intera composizione è poi racchiusa da un muro perimetrale in blocchi di pietra sbozzata in sienite della Balma. Bergamo, Cuneo, Torino. Ma non solo. Le parole di Villa non mancheranno di sfogliare altre pagine, più o meno illustri, della nostra “Resistenza” raccontata in arte. Portandoci, ad esempio, alla Rotonda del Boschetto” di via Pindemonte (nel Parco del Ferdinando) a Trieste, dov’è collocata un’opera aniconica, in cemento verniciato di bianco, che ricorda la figura e l’esempio di Alma (Amabile) Vivoda, probabilmente la prima partigiana cadutadella nostra resistenza. Vittima di un deplorevole atto vandalico nel settembre del 2022, é uno dei rarissimi monumenti dedicati a una donna in Italia e, come tante celebrazioni dei partigiani e della Resistenza, “la sua collocazione è stata assai tormentata, in un Paese che fatica a fare i conti con il proprio passato”. Come è evidente in tante vicende, a partire da quella intorno al paradigmatico “Monumento al Partigiano”, realizzato fra il 1954 e il 1956 da Marino Mazzacurati (su progetto di Guglielmo Lusignoli), collocato nell’area intorno al “Palazzo della Pilotta” di Parma, dove una coppia di figure incarna i due momenti rappresentativi della Resistenza: nell’immagine del fiero partigiano armato, la lotta e l’eroismo, e in quella del partigiano caduto, il sacrificio e il martirio, negato e vilmente irriso in un attentato nel 1961, dopo che al suo concepimento avevano aderito le massime autorità della Repubblica. E, dopo Parma, il viaggio in Italia toccherà altri luoghi emblematici come la Bologna del “Monumento al Partigiano e alla Partigiana”, una coppia di statue bronzee realizzate da Luciano Minguzzinel 1947 con il bronzo fuso dalla statua equestre di Mussolini proveniente dal “Littoriale Felsineo” (e a sua volta ricavata dal metallo dei cannoni sottratti agli Austriaci nel 1848). E poi la Venezia del “Monumento alla partigiana veneta”, voluto per non dimenticare il prezioso contributo delle donne alla liberazione della città dal nazifascismo: Leoncillo Leonardi esegue l’opera in ceramica policroma che, posizionata ai “Giardini Napoleonici” su un basamento concepito da Carlo Scarpa, viene distrutta nella notte tra il 27 e il 28 luglio del 1961 da un attentato. Una nuova statua sarà commissionata ad Augusto Murer, che realizza in bronzo l’immagine di una donna caduta, la “Partigiana”, il corpo riverso affiorante dall’acqua, le mani legate accanto al viso.

Ingresso libero, fino ad esaurimento posti. Prenotazione consigliata: tel. 011/4429629 o madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Giacomo Manzù: “Monumento al Partigiano” (part.), 1977, Bergamo

–       Giovanni Carlo Federico Villa

Spazio 44, due donne protagoniste dell’arte: Angela Calcagni e Claudia Converso

RITRATTI TORINESI

A Torino, nel cuore di Borgo Nuovo

 

Le donne e l’arte sono un connubio spesso vincente e a dimostrarlo sono due artiste che hanno aperto, alla fine dello scorso anno 2022, uno spazio artistico vitale, lo Spazio 44, sito in via Maria Vittoria 44, in pieno Borgo nuovo.

Sono Angela Calcagni e la socia Claudia Converso, che hanno desiderato creare uno spazio che non fosse solo espositivo delle opere degli artisti più interessanti appartenenti al panorama nazionale e internazionale, ma anche un luogo che potesse diventare di contaminazione tra le diverse espressioni artistiche, figurative, il teatro, un mix tra antico e moderno concentrato nel cuore di Torino, in cui alla sezione espositiva si potessero accompagnare il laboratorio e il bookshop.

La prima mostra che hanno ospitato è stata quella delle opere di Bruno Zanichelli. Spazio 44, inaugurato venerdì 2 dicembre scorso, ha voluto recuperare un locale da tempo inutilizzato per rivitalizzare l’ambiente artistico torinese, nella convinzione che l’arte possa migliorare la qualità di vita, creare un fil rouge con altre espressioni artistiche come la musica e il cinema, diffondendo sensazioni nuove.

La prima mostra presso la galleria è stata quella dedicata a Bruno Zanichelli e inaugurata alla presenza di Edoardo di Mauro, Presidente dell’Accademia Albertina di Belle Arti.

Figura di spicco nella pratica artistica degli anni Ottanta, grazie a una straordinaria capacità di azzerare la differenza presente tra gli elementi culturali alti e quelli bassi, Bruno Zanichelli ha dato il via a una serie di mostre che vedranno anche la partecipazione di Angela Calcagni quale artista protagonista.

Angela Calcagni e Claudia Converso hanno quindi da subito rivolto la loro attenzione alla ricerca underground, realizzando proposte artistiche originali e conformi e ottenendo un immediato e duraturo successo.

La scelta dell’ultimo artista in mostra, il primo di questa sezione di esposizioni primaverili, nasce dall’amore delle galleriste per i personaggi legati alla mitologia di Angelo Barile che, dopo gli studi tecnici, si è dedicato pienamente all’arte, concentrandosi sul tema della nevrosi dell’universo infantile all’interno della società, spesso oggetto dell’egoismo e delle nevrosi degli adulti.

I bambini di Angelo Barile comunicano una tenerezza disarmante, tanto da averlo reso, nel giro di pochi anni, uno dei più noti e stimati artisti del Surrealismo pop, che indaga sul mondo degli adulti, estrapolandolo e portandolo sulle tele.

Sono piaciute molto alle galleriste Angela Calcagni e Paola Converso sia lo stile raffinato e tecnicamente ineccepibile, con cui l’artista ha realizzato i volti, uniti dall’enfasi dell’uso degli occhi come specchio dell’anima, sia l’utilizzazione di cornici finto-barocche. Queste cornici hanno rappresentato un sistema molto efficace per esprimere un messaggio forte e diretto su quei miti e quei riti che la contemporaneità ha reso più deboli.

Angela Calcagni e Claudia Converso con questa scelta dell’esposizione personale di Angelo Barile hanno reso il loro Spazio 44 un nuovo ambiente polivalente nel cuore di Torino, rivolgendo la ricerca allo sguardo underground e a proposte artistiche originali.

MARA MARTELLOTTA

Gli eventi alla GAM, a Palazzo Madama e al MAO di Torino

Ecco l’agenda degli appuntamenti in programma nella settimana

Segnaliamo in particolare:

Mercoledì 19 aprile ore 17

RESISTENZE. L’ITALIA MONUMENTALE DEL 25 APRILE

Palazzo Madama – conferenza con Giovanni Carlo Federico Villa

 

 

Giovedì 20 aprile ore 17

IL GIOIELLO COME OPERA D’ARTE

Palazzo Madama – conferenza con Giovanni Carlo Federico Villa e Paola Stroppiana

Moderano: Maurizio Francesconi e Alessandro Martini

Nell’ambito del ciclo dello IED Torino Racconti. Design tra presente e futuro.

 

 

Giovedì 20 aprile ore 18.30

KODO NISHIMURA. Il monaco buddhista “sui tacchi a spillo”

MAO – incontro con Kodo Nishimura

 

AGENDA APPUNTAMENTI FONDAZIONE TORINO MUSEI

 

MERCOLEDI 19 APRILE

 

Mercoledì 19 aprile ore 17

RESISTENZE. L’ITALIA MONUMENTALE DEL 25 APRILE

Palazzo Madama – conferenza con Giovanni Carlo Federico Villa

In occasione della Festa della Liberazione, Palazzo Madama propone, mercoledì 19 aprile alle ore 17, la conferenza di Giovanni Carlo Federico Villa Resistenze. L’Italia monumentale del 25 aprile.

Alla Rotonda del Boschetto a Trieste è collocata un’opera aniconica, in cemento verniciato di bianco, che ricorda la figura e l’esempio di Alma Vivoda, probabilmente la prima caduta della nostra resistenza. È uno dei rarissimi monumenti dedicati a una donna in Italia e, come tante celebrazioni dei partigiani e della resistenza, la sua collocazione è stata assai tormentata, in un Paese che fatica a fare i conti con il proprio passato. Come è evidente in tante vicende, a partire da quella intorno al paradigmatico Monumento al Partigiano di Parma, dove una coppia di figure incarna i due momenti rappresentativi della Resistenza: nell’immagine del fiero partigiano armato, la lotta e l’eroismo; in quella del partigiano caduto, il sacrificio e il martirio.

Da Parma inizierà un viaggio in Italia, che toccherà luoghi emblematici come la Bologna del Monumento al Partigiano e alla Partigiana e la Venezia del Monumento alla partigiana veneta, voluto per non dimenticare il prezioso contributo delle donne per la liberazione della città dal nazifascismo.
A questi monumenti iconici, nei decenni, molti altri si aggiungeranno, a intessere di memoria la nostra penisola. In un percorso nella storia d’Italia e dei suoi artisti che si svolgerà, tra parole e immagini, sulle tracce di opere come quelle di Umberto Mastroianni a Cuneo e Torino o Giacomo Manzù a Bergamo.

 

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Prenotazione consigliata: t. 011.4429629 (dal lun. al ven. 09.30 – 13.00; 14.00 – 16.00) oppure scrivere a madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

GIOVEDI 20 APRILE

 

Giovedì 20 aprile ore 15.30

PAGINE GIAPPONESI – L’incontro segreto

MAO – incontri di letteratura giapponese con Fabiola Palmeri

Torna anche per la primavera 2023 il ciclo di incontri mensili con la letteratura giapponese, a cura di Fabiola Palmeri.

Il terzo appuntamento è dedicato a “L’incontro segreto”, Abe Kobo, Atmosphere Libri.

Il protagonista, giovane rappresentante di fantascientifiche scarpe che permettono di effettuare balzi straordinari, si reca in un gigantesco e labirintico ospedale di Tokyo per ritrovare la moglie, inspiegabilmente prelevata da un’ambulanza nelle prime ore del mattino. L’ospedale è dominato da un elaborato sistema tecnologico che spia il comportamento sessuale dei pazienti, che tra quelle algide pareti perdono ogni contatto con l’esterno e trovano nel sesso l’unico mezzo per sfuggire alla solitudine totale. Il protagonista, intrappolato in un mondo assurdo, onirico e senza vie d’uscita, si ritrova ad affrontare i bizzarri e grotteschi personaggi che popolano l’ospedale, alla ricerca della consorte e della sua stessa identità.

L’incontro segreto, con la sua miscela di suspense, erotismo e poesia, è uno dei romanzi più avvincenti di Abe Kōbō, grande genio letterario del secondo Novecento giapponese mai sufficientemente compreso.

Costo: 12 € singolo incontro

Info e prenotazionieventiMAO@fondazionetorinomusei.it

 

Giovedì 20 aprile ore 16:30

TEA TIME ART. Realismo magico

GAM – workshop

Tea Time Art vuole essere una pausa dalle corse quotidiane, in un ambiente speciale come quello dell’Educational Area della GAM, dove incontrarsi, conoscersi e imparare facendo, per trascorrere un paio di ore in compagnia di persone nuove e arte. Questo ciclo di appuntamenti organizzati alla GAM permette di avvicinare il pubblico adulto al museo, inteso come luogo di scambio, conoscenza e integrazione. L’arte diventa uno strumento di vicinanza, scambio intellettuale e emotivo, trasformando gli spazi museali in luoghi di incontro e condivisione di conoscenze diverse. Le opere scelte per le attività contengono il racconto di esperienze personali degli artisti che rimandano ad altri insegnamenti per un confronto intellettuale, emotivo e fisico. Tutti gli appuntamenti prevedono una presentazione delle opere a cura delle guide di Theatrum Sabaudiae e una fase di attività pratica che permetta l’approfondimento di tecniche artistiche diverse.

Porta il tuo the preferito, noi ci mettiamo la tazza e la creatività, per delle pause d’arte a piccoli sorsi.

Giovedì 20 aprile ore 16:30: Realismo magico

La visita permetterà di approfondire la corrente artistica del Realismo Magico sorta ad inizio Novecento e caratterizzata da un particolare sguardo sul mondo, allo stesso tempo lucido e incantato. In laboratorio si realizzeranno effetti stranianti utilizzando la tecnica del collage.

Scopri il calendario completo

Posti limitati, prenotazione obbligatoria

Costo: euro 15 a partecipante (comprensivi di biglietto d’ingresso al museo gratuito, visita guidata, attività pratica, materiali e tazza personalizzata)

Informazioni e prenotazioni: Theatrum Sabaudiae 0115211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

Giovedì 20 aprile ore 17

IL GIOIELLO COME OPERA D’ARTE

Palazzo Madama – conferenza con Giovanni Carlo Federico Villa e Paola Stroppiana

Moderano: Maurizio Francesconi e Alessandro Martini

Nell’ambito del ciclo dello IED Torino Racconti. Design tra presente e futuro, Palazzo Madama ospita la conferenza Il gioiello come opera d’arte con Giovanni Carlo Federico Villa e Paola Stroppiana, storica dell’arte, giornalista e curatrice indipendente.

Qual è il ruolo del gioiello nel mondo dell’arte? Il racconto si snoda attraverso un affascinante percorso dal IV al XXI secolo. Dal Tesoro di Desana si arriva alla modernità, passando dalla Corona ferrea ai gioielli che adornano le gentildonne dei capolavori dell’arte veneta di Lorenzo Lotto, Tiziano e Tintoretto, per giungere alla raffinata sontuosità della stagione napoleonica.

La narrazione di Paola Stroppiana, partendo dal rapporto tra gioiello e scultura nella produzione di Max Ernst, si interseca con un’ampia panoramica, attraverso immagini e documenti sul gioiello d’artista, che va dalla prima metà del XX secolo sino alle ricerche dei primi anni Duemila: da Alberto Giacometti a Anish Kapoor, da Pablo Picasso a Lucio Fontana, da Salvador Dalí a Giuseppe Penone e Giulio Paolini, da Niki de Saint Phalle a Calder, i gioielli d’artista rivelano la straordinaria capacità del singolo artista di declinare la propria creatività in opere d’arte indossabili.

 

Ingresso libero fino a esaurimento posti

Prenotazione obbligatoriawww.ied.it

 

Giovedì 20 aprile ore 18.30

KODO NISHIMURA. Il monaco buddhista “sui tacchi a spillo”

MAO – incontro con Kodo Nishimura

Il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino ha il piacere di ospitare Kodo Nishimura, l’iconico monaco buddhista “sui tacchi a spillo”, per un incontro dedicato alla libertà e all’accettazione della propria identità profonda, superando convenzioni e rifiutando compromessi.

Nishimura è in Italia in occasione dell’uscita del suo libro “Il Monaco sui tacchi a spillo”, pubblicato dalla casa editrice Ubiliber.

Monaco buddhista, attivista LGBTQ+, make up artist, modello, scrittore: Kodo Nishimura è una figura sfaccettata e complessa. I tanti aspetti della sua vita, apparentemente in conflitto fra loro, hanno trovato una felice sintesi grazie a un lungo cammino interiore, allo studio approfondito della dottrina buddhista e all’accettazione della sua omosessualità.

Costo: 5€. Ingresso fino a esaurimento posti disponibili.

L’incontro si svolgerà in inglese con la traduzione di Fabiola Palmeri.

 

 

 

 

Theatrum Sabaudiae propone visite guidate in museo

alle collezioni e alle mostre di Palazzo Madama, GAM e MAO.

Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

 

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

 

“Àprile. Festival delle case per l’arte” Porte aperte in sette appartamenti privati a Torino

Per un week end dedicato alle tante, nuove istanze artistiche

Sabato 15 e domenica 16 aprile, dalle 16 alle 21

Chiamiamole “gallerie d’appartamento” o meglio, data l’origine anglofona, “apartment gallery”. Ovvero alloggi privati prestati e aperti gratuitamente al pubblico per ospitarvi mostre e interventi artistici fra i più svariati. Si tratta di una pratica che, negli ultimi anni, ha sempre più preso piede in grandi metropoli occidentali come New York, Los Angeles, Londra e Berlino e su cui Torino intende allinearsi con l’edizione zero di “Àprile. Festival delle case per l’arte” – con un bell’accento sulla “A” di “Àprile” per un gioco di ironica confusione con il nome del mese e per sottolineare invece il concetto di case a “porte aperte” – che si terrà in città sabato 15 e domenica 16 aprile prossimi, dalle ore 16 alle 21. In concreto: sette appartamenti privati, per il prossimo week end, si apriranno al pubblico offrendo la visita a mostre d’arte lì installate, ma non solo.  Accanto a sculture, installazioni, dipinti e fotografie ogni casa presenterà anche eventi performativi site-specific: microteatro, talk, concerti, performance. L’appartamento diventa insomma un luogo per la cultura. “Dal salotto alla toilette – dicono gli organizzatori, artisti e appassionati d’arte aggregati in una sorta di informale associazione – si offre al pubblico un’esperienza culturale alternativa , dove l’artista (performer, pittore o musicista) è lì ben presente”. Mischiato fra pubblico e proprietari di casa.  In questa edizione zero, “Àprile” presenta, tra le altre, opere di Giuseppe GallaceGiuliano Brancale in arte GibrahContatto MeccanoMarco Gagliardi e Federica Moi; concerti di Ludovico Bellucci (classe 2004) al pianoforte, “The Jay Happy” del collettivo internazionale “Donezk”“Chinò e il mare”, dei “Saturno contro” da Bologna e una jam session con “La locanda alla fine del mondo”; per finire con le perfomance di ManueilaCristian RodriguezMatolivetti“Aire Duo” con Cristina Da Ponte. Arricchisce il programma una prima torinese: “Happy life, estratti di vite a caso”, interessante pièce della compagnia “MALES”.

Ad aprire il Festival, venerdì 14 aprile scorso, la personale di Turi Rapisarda e Simona Galeotti “Storie di spettri e di fantasmi” (in collaborazione con “Oolalala art”– progetto artistico nomade) presso l’“Agnelleria” di via Exilles 84, facente parte di “Casa Museo Zona Rosato”, progetto dello scultore avellinese Gerardo Rosato. Da Vanchiglia a Parella il programma coinvolge sette dimorevia Bava 19 (“due vani e cucina di libera espressione”), via Milano 20 (“Piano B”, co-housing che al suo interno custodisce un prestigioso “Bosend-orfer Gran Piano” più unico che raro), via Exilles 84corso San Maurizio 61 (“Apartment Gallery Rooftop”, dove Neri Muccini e Sonja Kristić presenteranno sabato 15, alle 16, “La galleria d’appartamento: un percorso verso nuovi spazi d’arte”, in dialogo con Edoardo Di Mauro, direttore del “MAU”, in zona Campidoglio, primo Museo d’arte urbana all’aperto in Italia e vice direttore dell’“Accademia Albertina” di Torino), via Borgo Dora 16 ( “Casa Moringa”, abitata dall’acrobata, ballerina e performer Manueila), via De Lellis 30 (“Casa Mercanti”, immersa in atmosfere aleggianti  fra il mistico e il misterioso), Via Carena 10 ( “Casa Carena”, in zona San Donato, la “Casa di Yaga”). Sette dimore e una “costellazione di esperienze che, a partire dallo spazio del quotidiano, la casa, sperimenta modalità alternative di vivere e abitare l’arte”.

L’ingresso in ogni casa è completamente gratuito fino a esaurimento posti disponibili. Dall’App Seetizen, disponibile tramite QR code, è possibile visualizzare la mappa del Festival, leggere il programma, conoscere l’affluenza di ogni casa e organizzare la propria visita a piedi, in bus o con un tour in bici.

g.m.

 

Nelle foto:

–       “Casa Museo Zona Rosato”, via Exilles 84

–       Via Bava, 19

“Mon cher Abbé Bionaz! Mario Cresci per la Valle d’Aosta”

Al valdostano “Castello Gamba”, l’eccentrica ricerca del geniale fotografo ligure in una mostra dedicata al sacerdote-fotografo di Saint-Nicolas

Fino al 18 giugno

Châtillon (Aosta)

“Penso al mio lavoro come a un percorso circolare dove la discontinuità non sia un’interruzione, ma una sospensione perché nella circolarità il presente può coniugarsi a elementi di ogni tempo. ‘Un tempo dilatato’ dove il mio lavoro si muove attraverso la fotografia dentro la storia dell’arte”.

 

Così Mario Cresci, classe ’42, ligure di Chiavari e fama ben guadagnata sul campo a livello nazionale e internazionale descrive quel che è, e ha da essere per lui, l’arte fotografica. “Un tempo dilatato”, uno spazio sperimentale dove la regola accademica non può lasciarsi intrappolare dal “così fan tutti” o dal “dejavu”, ma è invece lasciata libera di girovagare (sia pure su solide basi scolastiche e artigianali) attraverso i territori innovativi di una ricerca votata al “contemporaneo” – faticosa ma gioiosa – in grado di interagire e contaminarsi con le più varie discipline espressive per ingannare il gioco effimero della pura realtà. Fra i maestri, in tal senso, della fotografia come linguaggio singolare inserito a pieno titolo nell’alveo dell’arte contemporanea, a Cresci la “Regione Autonoma Valle d’Aosta” dedica, fino al prossimo 18 giugno, una suggestiva personale nelle Sale del “Castello Gamba – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea” di Châtillon. A cura di Luca Fiore, la mostra (in apertura della stagione espositiva del “Castello) nasce con l’intento di valorizzare le sedici fotografie dell’artista conservate nelle collezioni regionali, ma non si limita a questo. Quello tra il maestro e il territorio valdostano è un rapporto che inizia (dopo la lunga e complessa esperienza dei quindici anni trascorsi a Matera, girovago in Basilicata) nel 1990, quando Cresci venne invitato a partecipare al progetto confluito nella mostra “Viaggio fotografico nell’interno della Valle d’Aosta”, a cui presero parte grandi nomi della fotografia del Novecento come Luigi Ghirri, Mario De Biasi, Gabriele Basilico e Vasco Ascolini, affiancati ad alcuni artisti della Valle. Allora Cresci si confrontò con il tema del “mondo rurale” e delle montagne della Vallée, “nella mente ancora – scrive Luca Fiore – la lezione imparata a Matera” ma già, in certo senso, facendosi guidare “dalle intuizioni maturate esplorando il rapporto fra fotografia e design”.

Fotografo sulla via di Damasco. Folgorato dal desiderio di “novità”, da un linguaggio che rifletta senza incertezze il mondo dell’“arte contemporanea”. Così trent’anni dopo, e siamo nel 2023, ritornando negli stessi luoghi, gli scatta il ghiribizzo di interagire con le immagini dello scrittore, escursionista e fotografo Émile Bionaz (1862-1930), per trentasette anni parroco di Saint- Nicolas – le cui opere sono conservate al “Museo” di Châtillon – e con gli oggetti conservati al “MAV- Museo dell’Artigianato Valdostano” di Fénis. Nascono così due serie di immagini “Mon cher Abbé Bionaz!” e “Fatti a mano” che coniugano il linguaggio contemporaneo con i contenuti della tradizione. Da una parte, Mario Cresci seleziona venti immagini di Bionaz e le rielabora al computer in modo ironico e poetico, giocando con l’immagine dell’uomo nella maestosa caverna di ghiaccio di Courmayeur, con il Cappello – aureola che passa da un prete a un altro, con gli ottoni di una banda di paese, con il sacerdote che mostra come trofeo una grande aquila reale. Dall’altra, utilizzando sempre il computer, isola da foto digitali a bassa risoluzione alcune delle statuette e dei giocattoli del “MAV” e con paziente lavoro ne ridisegna le sagome: il “cavallo”, lo “stambecco”, il “gallo”, l’“uomo con fiasco e scopa in mano”. Quasi loghi, eleganti ed espressivi, che Cresci usa per comporre delle tavole che sono un omaggio all’antica sapienza dell’artigianato valdostano, ma anche tributo a un linguaggio, fortemente voluto, originale e contemporaneo, assolutamente spendibile anche oggi. In tal senso, Cresci, scriveva giustamente il critico Enrico De Pascale, non è un “fotografo puro” alla Cartier-Bresson, ma “un ricercatore”. Non gli interessa “cogliere l’attimo” ma “coniugare la sistematicità e la razionalità del metodo investigativo con la fantasia immaginativa e la sensibilità visiva proprie dell’artista”. Dell’artista contemporaneo.

Gianni Milani

“Mon cher Abbé Bionaz!”

“Castello Gamba”,  Località Crêt-de-Breil, Châtillon (Aosta), tel. 0166/563252 o www.castellogamba.vda.it

Fino al 18 giugno

Orari; dal mart. alla dom. 9/19

Nelle foto:

–       “Saint-Pierre”, 1990, Archivio Mario Cresci

–       Da: “Mon cher Abbé Bionaz!”, 2023, Archivio Mario Cresci

–       Da: “Amato Brunodet, Tatà e Giulio Vuillermoz, Uomo con fiasco e scopa”, 2023, Archivio Mario Cresci

“Deformazioni” in mostra nelle antiche ghiacciaie

Esposizione venerdì 14  aprile ore 19

Mercato Centrale Torino – Piazza della Repubblica 25

Spazio Antiche Ghiacciaie 

Il 14 aprile alle ore 19 inaugura la mostra di Alessandra Nunziante “Deformazioni” nello spazio Antiche Ghiacciaie del Mercato Centrale Torino. L’artista torinese espone nella città nativa, dopo il successo romano presso la Galleria Sacripante.

La nostra esistenza, il nostro corpo, le nostre esigenze e costumi sono in continua evoluzione, spesso veicolati da ritmi sempre più frenetici imposti dalla società.

“Deformazioni” nasce dalla sensazione che proviamo costantemente nei confronti della società, delle malattie, del lavoro e dell’amore. Ognuno di noi si sente con un costante senso di giudizio su come e cosa deve essere ogni giorno. Uno stile di vita veloce, randomico e frettoloso. Accettarsi è sempre più complicato di fronte alla moltitudine di giudizi costanti che ci poniamo in primis noi stessi. Ci si ritrova così ingabbiati in uno stereotipo banalizzato dal consenso di massa e dalla moda del momento, perdendo così l’unicità e il valore dell’imperfezione che rende il proprio essere diverso da tutti gli altri. “Deformazioni”ha dunque un significato sociale, psicologico e formativo.  

L’inaugurazione sarà strutturata sulla linea dei cinque sensi, dando vita ad un’esperienza sensoriale e innovativa. Ogni volto rappresentato sarà associato ad un senso diverso, coinvolgendo varie realtà piemontesi, ognuna diversa dall’altra, per dare vita ad un vero percorso percettivo. La collaborazione con realtà piemontesi, non necessariamente appartenenti al mondo dell’arte, è molto importante per l’artista, grazie a questa sinergia il processo demiurgico termina con la realizzazione delle opere d’arte e delle installazioni.

Si parte dalla vista che sarà rappresentata dalla stessa opera d’arte. Titolo del quadro è “Sguardo interiore ”, occhi color oceano, una lacrima rossa e uno sguardo imperfetto rivolto all’immenso. Per quest’opera sarà utilizzata una luce ottica di Mid Century Style,negozio vintage in via Principe Amedeo 29 a Torino. Si prosegue con il tatto con il dipinto “Nuvola di fuoco”, un volto onirico e soffuso, rinchiuso dai pensieri vortiginosi che si racchiudonosopra il proprio capo. L’opera verrà associata ad una lastra di cemento grezzo a forma di spirali, come i fiori rossi posizionati sulla testa del personaggio, essi rappresentano i vortici dei nostri pensieri. Toccando la lastra si percepirà a pieno il senso del quadro. La realizzazione della lastra è di La Loft Pavimenti Cemento Milano – Luca Corduri. Il dipinto riguardante l’olfatto “Soffio delicato” sarà contornato da una composizione di fiori di Simmi Studio, negozio floreale di Torino che da quarant’anni si prende cura di matrimoni e giorni felici. Ogni partecipante potrà prendere il fiore e annusandolo potrà sentire l’essenza dell’opera. I fiori saranno impregnati dalle fragranze di Laboratorio Olfattivo, progetto nato nel 2009 dalla passione di Daniela Caon e Roberto Drago per il mondo della profumeria artistica. Per il volto associato al gusto dal titolo “Luxuria”, Alessandra Nunziante conoscendo l’attivista, scrittrice e personaggio televisivo, ha voluto renderle omaggio con il suo dipinto. Davanti a questo quadro si avrà la possibilità di assaggiare delle tapas preparate dall’Antica Bruschetteria Pautasso, un luogo dove assaporare la cucina tradizionale piemontese, reinterpretata con cura e passione e scoprire i piatti che nascono dalla scelta attenta delle materie prime a km0 e dall’unione di antichi e moderni sapori.

L’udito, “Santificazione”, sarà l’unico esposto all’interno della ghiacciaia e verrà rappresentato dal ritratto del rapper Diss Gacha, nuova promessa torinese. I partecipanti potranno ascoltare la sua musica direttamente in connessione con l’opera.

I volti imperfetti protagonisti delle opere sono sofferenti e nello stesso tempo combattivi. La lacrima di sangue raffigurata in tutti i dipinti è una lacrima di dolore, ma anche di forza. Rappresenta il coraggio di non arrendersi di fronte agli ostacoli della vita.

“Deformazioni” sarà realizzata anche grazie al contributo della start up di comunicazione Weeup e dal video maker Matteo Biondi. Si ringrazia ulteriormente l’Associazione Culturale Magica Torino, Paolo e Rossella parrucchieri e Eliografia Rossi

Biografia Alessandra Nunziante

Artista irriverente, carismatica e controcorrente.

Alessandra Nunziante, nata a Torino il 16 Maggio 1991 si dimostra fin da piccola una persona creativa e alternativa. Nonna ballerina, nonno gallerista, cresce nell’arte e amplia le sue conoscenze prima con la musica, studiando il fagotto e successivamente con la scrittura.

Dopo vari progetti ed esposizioni artistiche, scrive il suo primo romanzo all’età di ventisei anni “Un giorno al contrario” -Il tema principale, incentrato sulla psicoanalisi alternata dall’ estrosità interiore.  Alessandra non si vuole fermare, i soggetti che dipinge per lei prendono vita, le parlano e sembra di comporre una musica Jazz piena di note colorate.

“Le notti della rivoluzione” Incontro a CAMERA

Al “Centro Italiano per la Fotografia”  la giovane fotografa libanese Myriam Boulos

Giovedì 13 aprile, ore 18,30

Le immagini sono di quelle che ti prendono al cuore. Con forza e senza concederti vie di fuga. Cristallizzate e spietatamente immobili, raccontano della contemporanea società libanese dolorosamente cristallizzata nelle svariate forme di oppressione che quotidianamente si vivono ancor oggi nel Paese dei Cedri sempre più frammentato e diviso, con il peso, ancora palpabile, di una guerra civile alle spalle, della cosiddetta “Rivoluzione dei Cedri” e delle forti odierne tensioni con Israele. A scattarle la giovane, classe ’92, fotografa di Beirut Myriam Boulos, che sarà ospite di “CAMERA-Centro Italiano per la Fotografia” di Torino, giovedì 13 aprilealle 18,30, nell’ambito dei consueti “Giovedì in Camera” programmati da tempo dal Centro di via delle Rosine 18. A dialogare con Myriam (dal 2021 membro della prestigiosa “Magnum Photos”) sarà Monica Poggi, curatrice della mostra “Eve Arnold. L’opera 1950-1980”, in corso a “CAMERA” fino al prossimo 4 giugno. L’incontro si concentrerà inizialmente sui suoi primi lavori (la Boulos inizia a fotografare a soli sedici anni) incentrati unicamente sulla Beirut notturna, momento nel quale si manifestano con maggiore nettezza i contrasti di una città complessa, dove le differenti espressioni identitarie e la libertà sessuale faticano ancora a trovare un posto. La fotografia diventa quindi per Boulos una sorta di strumento di giustizia sociale. Le sue immagini catturano l’essenza di grida collettive, il battito di una nazione dalle molte facce, luoghi, problemi e contraddizioni. “Durante i miei primi anni come fotografa – dichiara la stessa Myriam – scattavo solo di notte. Per me quello era il momento in cui la mappa sociale di Beirut appariva improvvisamente nitida. Fotografavo per strada ma anche nell’ intimità delle persone. Considero l’intimità uno dei luoghi in cui siamo più esposti alla violenza (fisica o emotiva). Allo stesso tempo, l’intimità è uno spazio in cui possiamo reinventarci. Penso che il personale sia inevitabilmente politico”. A partire dall’ottobre del 2019, Boulos inizia a fotografare anche di giorno, documentando la rivoluzione e le conseguenze da essa portate nella città. Nel 2021, con il Paese ancora immerso in una situazione di forte instabilità, lancia un appello aperto su Instagram: “Se ti identifichi come donna e vuoi condividere le tue fantasie sessuali, mandami un’e-mail”. Risultato, una serie di lavori titolati “Sexual Fantasies”, che analizza il tema del desiderio femminile e il modo in cui si radica e sviluppa all’interno delle realtà politiche e sociali contemporanee. “Mi piace credere che dare spazio alle storie personali sia un atto di resistenza – continua la Boulos – e che sfidare i modi tradizionali di rappresentare l’oppressione nella nostra regione sia un modo per reclamare ciò che è nostro”.

Nonostante la giovane età, lo straordinario corpus di opere di Myriam Boylos rompe percezioni e stereotipi, trasmettendo, attraverso diverse serie fotografiche, realtà contemporanee, dove “i volti, i limiti, le fratture, gli istanti di fragilità ed emotività coesistono in immagini che sono un delicato inno di resistenza”.

Il suo lavoro è stato pubblicato su alcune delle testate internazionali più importanti, fra cui “Vanity Fair”“Vogue” e “Time”. Nel 2020 ha co-fondato ed è diventata “photo editor” di “Al Hayya”, una rivista bilingue che pubblica contenuti letterari e visivi sulle opere, gli interessi e i conflitti delle donne nel suo Paese.

Ingresso a 3 Euro. Per prenotazioni: www.camera.to

  1. m.

Nelle foto: Immagini da “What’s ours”, Lebanon, Beirut, 2013-2019

Palazzo Madama, le stanze delle antiche “meraviglie”: ultimo giorno

“Le chiavi della Città”

Dal 24 febbraio al 10 aprile

Un  inedito sguardo sulle “collezioni civiche” e la loro storia attraverso un’attenta selezione delle opere più emblematiche custodite in “Palazzo Madama” (“La casa dei secoli”, com’ebbe a definirlo Guido Gozzano), “Patrimonio mondiale dell’umanità Unesco” e sede dal 1934 del “Museo Civico d’Arte Antica”, nato il 4 giugno del 1863, proprio per “testimoniare la storia della città di Torino e la sua evoluzione nei millenni attraverso un percorso inevitabilmente intessuto sulla grande storia dell’artigianato artistico, quello che dà vita alle cosiddette arti applicate”: è questo il senso profondo del percorso proposto dal “Museo” di piazza Castello, da venerdì 24 febbraio a lunedì 10 aprile, rivolto ad accompagnare il visitatore da “La porta della Città” nella Corte Medievale a “Le chiavi della Città” (“chiavi” reali e allegoriche) nella “Sala del Senato”, secondo l’idea di sviluppo di “cittadinanza attiva”, alla base della definizione di “Museo” approvata a Praga, il 4 agosto 2022, dall’“Assemblea Generale Straordinaria di ICOM – International Council of Museums”. Viaggio intrigante e millenario, il percorso non poteva che iniziare dagli elementi – simbolo del viaggio stesso: l’esposizione delle “chiavi” e della “mazza cerimoniale” della Città. Sette gli ambienti partecipi di un racconto che “intesse capolavori paradigmatici e opere che, pur essendo di rilievo assoluto, appaiono da secoli avvolte in una sorta di cono d’ombra, poco percepite nella loro eccezionalità”: dal “Tesoro di Desana”, abitualmente conservato nella “Torre dei Tesori” di Palazzo Madama (uno dei più straordinari complessi italici di gioielli evidenzianti l’altissima qualità dell’arte europea allo spegnersi dell’epoca tardo antica, oltre che testimonianza della guerra fra Bisanzio e gli Ostrogoti) fino alle Sale del “Conservare”. consacrata all’eccezionale figura di Vittorio Viale (tra i massimi direttori museali del Novecento, giunto addirittura a salvaguardare le ringhiere cadute nei bombardamenti di Torino, capolavori esse stesse dell’arte del ferro piemontese) e quella del “Condividere”, poiché è sulle donazioni che si è fatto il “Museo Civico”, “cui è stata data un’anima da ogni cittadino, da ogni torinese che in esso ha visto il prosieguo della propria storia, della propria memoria, della propria identità. Preziosa tappa mediana, é la Sala dedicata al “Piacere”, in cui troviamo quel grandissimo “Ritratto d’uomo” o “Ritratto Trivulzio” realizzato nel 1476 da Antonello da Messina, opera fondamentale nella storia dell’arte italiana quattrocentesca influenzata dalla pittura nord-europea e capace di anticipare di una generazione i ritratti di Leonardo. A seguire, l’ambiente connesso al “Ricercare”, consacrato a Filippo Juvarra, artefice della trasformazione di Torino in capitale e qui protagonista attraverso una selezione, rigorosa e complessa, di 644 fogli in cui si potranno ammirare il disegno della facciata di “Palazzo Madama” e i fogli dedicati alla “Palazzina di Caccia” di Stupinigi, presentata con un magnifico modello in scala 1:500. Non meno suggestive le Sale dedicate al “Collezionare” e all’“Educare”. Nella prima, ritroviamo l’impronta del principale artefice delle collezioni civiche, quell’Emanuele Taparelli d’Azeglio, ministro plenipotenziario italiano a Londra (che, rientrato a Torino, donerà al “Museo Civico” nel 1875, le proprie raccolte di porcellane, maioliche e vetri dipinti e dorati) accanto a quella dell’ossolano Zaverio Calpini, attraverso il quale giunge a far parte delle collezioni civiche un formidabile nucleo di opere provenienti dagli stati messicani del Veracruz e del Tabasco, culla nel periodo pre-classico della ‘cultura-madre’ di tutta la Mesoamerica, capace con la sua arte di influenzare le successive civiltà dell’area. Al centro della sezione successiva, quella dell’“Educare”, troviamo infine rappresentata l’ebanisteria piemontese del Settecento e la straordinaria fortuna delle opere di Pietro Piffetti, in cui perizia tecnica e fantasia inventiva si uniscono con risultati di estrema eleganza, mostrando quanto sia complessa l’esecuzione dei suoi capolavori e quale ruolo educativo abbia ancora la bottega. Qui si fa riferimento anche ai materiali usati dall’artista torinese, narrando la provenienza dei legni, in molti casi esotici: dalle conchiglie importate dal Golfo Persico e dal Mar Rosso alla tartaruga dell’Oceano Indiano e dei Caraibi fino alla madreperla dalla costa occidentale dell’India.

Gianni Milani

“Le chiavi della Città”

Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica, piazza Castello, Torino; tel. 011/5211788 o www.palazzomadamatorino.it

Dal 24 febbraio al 10 aprile

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso

Nelle foto:

–       “Le chiavi della città”

–       Luigi Dughet e Carlo Balbino: “Mazza cerimoniale della Città di Torino”, 1814 -1849 ca.

–       Antonello da Messina: “Ritratto d’uomo”, olio su tavola, 1476

–       Filippo Juvarra: “Progetto per la facciata di Palazzo Madama”, 1718

Le “Gerusalemme” del Piemonte

Mamma, è Pasqua… li turchi non ci fanno arrivare a Gerusalemme per visitare i Luoghi Santi! “Tranquilli figli miei, Gerusalemme è dappertutto”.

La paura del Turco alle porte dell’Europa angosciava sempre di più la Cristianità europea, non solo a livello politico e militare, ma anche religioso. Cominciò così a diffondersi in Occidente un intenso bisogno spirituale di riprodurre anche nelle nostre terre i luoghi della Terra Santa verso la quale il tradizionale pellegrinaggio stava diventando troppo pericoloso per la presenza musulmana e per l’avanzata in Asia dei sultani ottomani. Per sostituire il cammino religioso nella città di Gesù nacquero i Sacri Monti, una serie di cappelle incastonate sulle alture oppure vennero costruite in varie città copie della Rotonda dell’Anastasis o dell’edicola del Santo Sepolcro. La Settimana Santa ci porta alla Pasqua e ci ricorda che Gerusalemme è ovunque, non solo in Israele. Durante il Venerdì Santo interi paesi, soprattutto nel Meridione, si trasformano in quartieri gerosolimitani con gruppi di persone che sfilano per strada e accompagnano Gesù verso il calvario lungo la “Via dolorosa”. Ogni anno, nei giorni della Settimana Santa, molte località rivivono con sacre rappresentazioni la Passione del Signore e ogni Giovedì Santo fioriscono i “Santi Sepolcri”. È difficile trovare una chiesa senza le quattordici stazioni della Via Crucis che ripercorrono il cammino percorso da Gesù dall’accampamento di Pilato alla collina del Calvario. Gerusalemme è dovunque, in ogni luogo. Nei secoli passati, da Roma transitavano le strade che i pellegrini percorrevano per raggiungere Gerusalemme e visitare i luoghi della Passione di Gesù ma non tutti potevano permettersi un viaggio del genere, perché troppo costoso, lungo e pericoloso.
Quindi, per rimediare, furono costruite in Italia e in gran parte dell’Europa medievale chiese paragonabili al Santo Sepolcro della Città Santa. La conquista araba della Palestina e il fallimento delle Crociate fecero crescere il fenomeno in tutta la penisola italiana. Diventati inaccessibili i Luoghi Santi ai cristiani per la presenza dei nuovi conquistatori pezzi di Terra Santa vennero ricreati in Italia. Da quel momento tante Gerusalemme immaginarie spuntarono ovunque, da nord a sud, dal Piemonte alla Sicilia, come alternativa al vero pellegrinaggio. Dalla via Francigena alle “romee” dirette a Roma le strade si affollarono di riproduzioni della Rotonda dell’Anastasis o dell’edicola del Santo Sepolcro per richiamare la Basilica del Santo Sepolcro nella Città Santa. Alla fine del Quattrocento in varie regioni italiane emerse una nuova forma di devozione, quella dei Sacri Monti o delle “Gerusalemme”, piccole città santuario formate da tante cappelle collocate sulle fiancate di un’altura che riproducevano fedelmente l’aspetto dei vari Luoghi Santi situati a Gerusalemme. Chi non poteva recarsi nella Città Santa per motivi d’età, di salute o di condizioni economiche doveva accontentarsi di questa nuova forma di culto che trovò le sue espressioni più vere e autentiche, per quanto riguarda il Piemonte, nei Sacri Monti di Varallo Sesia, Crea, Orta e Domodossola che si collegano idealmente a Gerusalemme. E così sorse il Sacro Monte di Varallo, una sorta di “Nuova Gerusalemme”, in provincia di Vercelli, per iniziativa di un frate francescano, Bernardino Caimi, che, tornato dalla Terra Santa verso la fine del’400, ricostruì a somiglianza dei luoghi della Palestina un complesso di cappelle con centinaia di statue, affreschi e scene della vita di Gesù e Maria. Ad Asti in corso Alfieri si trova una Rotonda medioevale a pianta ottagonale. Fu costruita all’inizio del 1100 imitando la celebre chiesa del Santo Sepolcro sull’onda dell’entusiasmo per la conquista cristiana di Gerusalemme. Anche la “Rotonda” di Asti è una piccola Gerusalemme italiana disseminata sul territorio della penisola. Un bel libro sull’argomento è “Andare per le Gerusalemme d’Italia”(Il Mulino) di Franco Cardini. Lo storico medievista guida il lettore alla scoperta di santuari come il Sacro Monte di Varallo, il complesso delle Sette chiese a Bologna, il Santo Volto di Lucca, San Vivaldo (Firenze), Acquapendente nel Senese, il Santo Sepolcro di Brindisi, la cripta del Santo Sepolcro a Milano e tante altre realtà “per ritrovarne le memorie e rivivere le emozioni di quel primitivo pellegrinaggio”.
Filippo Re
nelle foto
l’Edicola del Santo Sepolcro a Gerusalemme
il Sacro Monte di Varallo
cappelle del Sacro Monte di Varallo

La Passione secondo Jaquerio

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso

Lunedì 10 aprile, ore 11

Visita guidata agli affreschi del più grande esponente torinese del gotico internazionale

 

 

La Salita di Cristo al Calvario è il capolavoro del pittore torinese Giacomo Jaquerio, maggior esponente del gotico internazionale, realizzata nella cappella adibita a sacrestia, oltre ad altri episodi della Passione di Cristo, alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso nel primo quarto del XV secolo.

Ciò che contraddistingue questa raffigurazione rispetto agli altri affreschi della cappella è la resa dei personaggi che appare più realistica all’interno di una scena drammatica. Per accrescere nei devoti la meditazione e la partecipazione alla sofferenza della Passione di Cristo, Jaquerio ha infatti accentuato i caratteri patetici e drammatici della scena. Lo spazio non è reso con una visione prospettica corretta, ma il senso di profondità è ottenuto disponendo i personaggi ad arco e collocando il volto dei soggetti più arretrati in una posizione più elevata rispetto a quella dei personaggi che sono in primo piano.

Nella folla è evidente la contrapposizione tra il Bene il Male nella scelta di colori e in un certo tipo di gestualità. I personaggi che trattengono la croce o quello che tira Gesù con una corda presentano lineamenti talmente alterati e deformati che sembra abbiano quasi connotazioni non umane. Tra la folla, si riconoscono il fabbro, a cui i giudei si rivolgono per fabbricare i chiodi della croce di Cristo, nell’uomo che tiene in mano tre chiodi e un martello (la sua partecipazione agli eventi della Passione si trova in alcune rappresentazione teatrali popolari diffuse in Francia e Inghilterra) e Giuda con la barba e i capelli rossi (colore che richiama la violenza e le fiamme dell’inferno) e il vestito giallo per evocare il tradimento.

 

INFO

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso

Località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (TO)

Lunedì 10 aprile, ore 11

L’attività costa 5 euro + il costo del biglietto di ingresso

(intero: 5 euro, ridotto: 4 euro)

Hanno diritto alla riduzione: minori di 18 anni, over 65, gruppi min. 15 persone

Fino a 6 anni e possessori di Abbonamento Musei: biglietto ingresso gratuito

Info e prenotazioni: 011 9367450 (attivo da mercoledì a domenica) o ranverso@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it