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Fondazione Torino Musei, 530 mila visitatori nel 2022

Dopo due anni di emergenza pandemica, il 2022 è stato contrassegnato da un progressivo ritorno alla frequentazione dei luoghi della cultura.

Nell’anno appena trascorso i nostri musei hanno raggiunto importanti risultati in termini di visitatori, ritornando quasi ai numeri prepandemia, con oltre 530.000 persone che hanno visitato il patrimonio e le mostre della GAM, del MAO e di Palazzo Madama oltre ad Artissima, la nostra Fiera Internazionale d’Arte Contemporanea.

I visitatori registrati nel corso del 2022 sono stati 154 mila alla GAM, quasi 100 mila i visitatori del MAO e oltre 243 mila a Palazzo Madama, a cui si aggiungono gli oltre 33 mila visitatori in 4 giorni della ventinovesima edizione di Artissima, diretta per il primo anno da Luigi Fassi che si è riconfermata come vero punto di riferimento per il mercato dell’arte contemporanea internazionale ed è statadefinita dai media come la fiera più sperimentale, innovativa e interessante d’Italia e d’Europa.

I tre musei hanno realizzato nel complesso 18 mostre e organizzato180 eventi tra incontri, corsi di storia dell’arte, conferenze, concerti, performance, visite speciali e altro. I prestiti di opere sono stati 86 a beneficio di 31 musei e istituzioni italiane e internazionali, portando la ricchezza del nostro patrimonio fuori dai confini e permettendo di rafforzare i rapporti di scambio con importanti realtà culturali. IDipartimenti Educazione hanno visto la partecipazione di oltre 50 mila tra bambini, ragazzi, insegnanti, famiglie, persone con disabilità e adulti.

La Fondazione insieme alla Città di Torino ha realizzato la venticinquesima edizione di Luci d’Artista, tutelando e promuovendole installazioni esistenti. Ha allestito insieme agli artisti i tre nuovi progetti e portato all’antico splendore le opere danneggiate dal tempo.

LE MOSTRE E LE ATTIVITÀ

Alla GAM nel 2022 hanno riscosso successo di pubblico sia l’esposizione World Press Photo 2022 sia la mostra Ottocento. Collezioni GAM dall’Unità d’Italia all’alba del Novecento. Grande attenzione ha suscitato anche il progetto espositivo dedicato al lavoro di Atelier dell’Errore e Chiara Camoni Hic sunt dracones inaugurato lo scorso novembre in occasione della settimana torinese dedicata all’arte contemporanea. Preziose le esposizioni in Wunderkammer Carlo Levi. Viaggio in Italia: luoghi e volti in collaborazione con il Circolo dei Lettori, Flavio Favelli. I Maestri Serie Oro, progettovincitore dell’avviso pubblico PAC2020 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, Edoardo Sanguineti. Il volto del poeta in collaborazione con Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Studi Umanistici, Centro Studi Interuniversitario Edoardo Sanguineti. Infine in VideotecaGAM si è concluso, con le ultime due mostre dedicate a Vincenzo Agnetti e Jannis Kounellis, ilciclo espositivo realizzato in collaborazione con l’Archivio Storico della Biennale di Venezia. L’estate ha visto protagonista il ciclo di incontri legato alla mostra Una collezione senza confini dedicato all’inclusione sociale e al coinvolgimento di nuovi pubblici. INCROCI è nato nell’ambito del programma “La democratizzazione della cultura” ideato e promosso dalla Phillips Collection di Washington DC e dalla Missione Diplomatica degli Stati Uniti in Italia. Gli incontri hanno permesso a culture e idee differenti di incontrarsi, con temi quali il disegno e l’intessitura, la cristalloterapia, la meditazione la pratica yoga e l’uso delle erbe per la cura del corpo.

Nella collaborazione con 19 istituzioni e musei italiani e internazionali, nel 2022 la GAM ha prestato oltre 50 opere che hanno viaggiato e si sono fatte ammirare in Italia e all’estero.

Al MAO il pubblico ha potuto apprezzare le mostre Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese, Il Grande Vuoto, 稍息 Riposo! Cina 1981-84. Fotografie di Andrea Cavazzuti e Buddha10, che vanta la collaborazione con il Centro Restauro Venaria Reale e contributi scientifici di importanti studiosi provenienti da istituzioni internazionali quali l’Università di Singapore, l’Università di Chicago, il Montreal Museum of Fine Arts, il Museo delle Civiltà di Roma,l’Università Ca’ Foscari di Venezia e molti altri.

Il 2022 del Museo d’Arte Orientale ha visto l’arrivo del nuovo direttore Davide Quadrio, che ha impresso al museo una direzione più internazionale e contemporanea, in un’ottica di contaminazione culturale e apertura verso nuove tipologie di pubblico attraverso progetti come il t-space X MAO e il ricco calendario di performance musicali con artisti internazionali realizzate nell’ambito delle mostre temporanee. Per rafforzare il rapporto con l’Università di Torino, il museo ha anche avviato lo scorso ottobre il Corso di formazione di Cultura Materiale dell’Asia, realizzato in collaborazione con StudiUm, il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino. Per il Museo e per l’Università si tratta di un programma a carattere sperimentale e rappresenta il primo step di una collaborazione che potrà strutturarsi e ampliarsi nei prossimi anni, creando una connessione profonda fra i due luoghi di cultura.

A Palazzo Madama hanno riscontrato successo di pubblico le mostre Invito a Pompei realizzata insieme al Parco Archeologico di Pompei;Da San Pietro in Vaticano. La tavola di Ugo da Carpi per l’altare del Volto Santo in collaborazione con la Fabbrica di San Pietro in Vaticano e Margherita di Savoia, Regina d’Italia. Importante è statoil progetto Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli, ideato in occasione del Comitato interministeriale per gli Affari Esteri che ha proposto l’esposizione, su stendardi sotto i portici di piazza San Carlo e di via Po, di sedici illustrazioni originali dedicate ai valori promossi dal Consiglio d’Europa di altrettanti grandi illustratori italiani. Il progetto, che rientra nel processo di sviluppo internazionale della Fondazione Torino Musei, ha ottenuto il patrocinio del Consiglio d’Europa, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero della Cultura. L’esposizione è stata poi riallestita a Siena nel Cortile del Podestà, in occasione della campagna #InsiemepergliSDG organizzata dal Comune e dall’Università di Siena e promossa dal Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale con i partner FAO, UN SDG Action Campaign, Save The Children, CIHEAM Bari e Commissione Europea. Il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale ha indicato questo progetto quale strutturale agli 82 Istituti Italiani di Cultura all’estero, e sarà presentato in prestigiose sedi europee a maggio 2023 in occasione della Settimana Europea.

Per il quinto anno consecutivo, in collaborazione con Art Site Fest, il museo ha arricchito la sua programmazione con il progetto BruegelSuite, una video installazione di Lech Majewski, presentata alla 54° edizione della Biennale di Venezia. La Corte Medievale è stata riallestita con la presentazione di La porta della città. Un racconto di 2.000 anni, una narrazione visiva che accoglie il visitatore e lo accompagna nel percorso di visita al museo, cui ha fatto seguito una nuova guida aggiornata della millenaria storia di Palazzo Madama.Dal 21 dicembre 2022 con Textiles are back è stata riallestita, dopo sette anni di assenza, anche la Sala tessuti del museo, presentando una parte della collezione di tessuti e moda: un patrimonio di circa 4.000 manufatti, tra i più importanti in Italia.

Grazie al finanziamento dalla Fondazione CRT sono iniziati i lavori di restauro della facciata juvarriana e delle quattro monumentali statue in marmo di Brossasco, leAllegorie del buon governo sabaudo” che coronano la balaustra del corpo centrale.

Nel 2022 il museo ha prestato 33 opere a 11 musei e istituzioniitaliane e straniere.

ARTISSIMA 2022, tornata totalmente in presenza all’Oval Lingotto,ha indirizzato le proprie energie nella costruzione di un appuntamento di alta qualità e dall’impianto commerciale e internazionale, accogliendo le 4 sezioni consolidate – Main Section, New Entries, Monologue/Dialogue e Art Spaces & Editions – e le 3 sezioni curate – Disegni, Present Future e Back to the Future che hanno avuto anche un’estensione digitale sulla piattaforma Artissima Voice Over. La fiera ha dato il benvenuto a oltre 650 collezionisti provenienti da 30 Paesi, quasi 8.000 VIP e 800 art professional, tra direttori di museo e curatori. Una dimostrazione di fiducia e rilevanza che continua ad essere accordata alla manifestazione anche in ambito internazionale.

Per i venticinque anni di LUCI D’ARTISTA, progetto della Città di Torino realizzato da Fondazione Torino Musei, la Fondazione oltre alla curatela scientifica del progetto e alla tutela delle opere ha lavorato per la realizzazione di tre nuove installazioni luminose di Giorgio Griffa, Renato Leotta e Grazia Toderi e ha coordinato gli importanti lavori di restauro e ripristino delle installazioni Piccoli spiriti blu di Rebecca Horn situata sul Monte dei Cappuccini e Luce Fontana Ruota di Gilberto Zorio sul laghetto di Italia ’61riportandole alla condizione originale. Infine anche per l’edizione 2022, la Fondazione ha collaborato con l’Area Attività Culturali della Città di Torino per la curatela e realizzazione del Public Program“Incontri illuminanti con l’Arte Contemporanea”.

I PROGETTI SPECIALI DEL 2022

Accanto alle tradizionali attività di tutela e promozione del patrimonio della Fondazione Torino Musei, GAM, MAO e Palazzo Madama hanno contribuito alla realizzazione di alcuni importanti progetti in collaborazione con altre istituzioni culturali italiane e internazionali.

In occasione di Artissima i tre musei hanno ospitato So will yourvoice vibrate, progetto costituito da due installazioni sonore alla GAM con Riccardo Benassi (galleria Zero…, Milano) e al MAO con Charwei Tsai (galleria mor charpentier, Parigi, Bogotà) e una performance di Darren Bader (galleria Franco Noero, Torino) a Palazzo Madama.

Dopo essere stata esposta per la prima volta alla GAM, Sinfonia di Alessandro Sciaraffa, vincitrice del bando Italian Council 2020, a marzo 2022 si è trasferita con grande successo alla Fondazione e Galleria TSE Art Destination di Nur-Sultan, una delle realtà più dinamiche nell’arte contemporanea del Kazakhstan. Il progetto ha visto il coinvolgimento e il supporto dell’Ambasciata d’Italia a Nur-Sultan rafforzando le collaborazioni tra il museo e le realtà culturali della capitale kazaka.

Il progetto espositivo del MAO Il Grande Vuoto andrà invece nel 2023 in mostra all’Italian Cultural Center di New Delhi e Bangalore.

Palazzo Madama nell’anno in corso ha avviato importanti progetti per portare “il museo fuori dal museo” coinvolgendo scuole, circoscrizioni, anagrafi, dipendenti comunali. Al fine di definire nuove linee di lavoro con il territorio sono stati attivati interventi come L’aula che vorrei, che ha coinvolto più di 200 studenti che hanno fatto lezione in museo e Miniature rivelate in collaborazione con le Biblioteche civiche della Città di Torino.

Come di consueto, i musei hanno aderito alle principali iniziative promosse dalla Città, proponendo aperture straordinarie e ingressi gratuiti o a tariffe agevolate in occasione di Eurovision Song Contest, del Salone del Libro, delle ATP Finals, della festa di San Giovanni, della Notte Europea dei Musei, del Ferragosto, delle Giornate Europee del Patrimonio, della Notte delle Arti Contemporanee e della giornata AMACI.

Palazzo Madama, oltre ad aver ospitato i Ministri delegati del Comitato interministeriale per gli Affari Esteri del Consiglio d’Europa con una visita al museo e cena di lavoro, nel 2022 è stato Media centre in occasione di Eurovision Song contest e Casa Italia durante le ATP finals.

Operazione “Grande bellezza”. Con Fondazione Crt rinascono quasi cento capolavori

CULTURA:  2,3 MILIONI 
Assegnati i contributi ai vincitori del bando “Restauri Cantieri Diffusi”
 
 Parte l’operazione “Grande Bellezza” della Fondazione CRT, che ha stanziato 2,3 milioni di euro per far rinascere 94 tesori artistici, architettonici e paesaggistici in Piemonte e Valle d’Aosta. I contributi, assegnati alle istituzioni e gli enti non profit vincitori del bando “Restauri Cantieri Diffusi”, permetteranno il recupero di beni mobili (dipinti, statue, arredi lignei, antichi libri e strumenti musicali), chiese e dimore storiche e, novità di quest’anno, anche parchi e giardini di particolare interesse culturale e botanico, sottoposti a tutela.
Oltre alle risorse destinate ai restauri, la Fondazione CRT ha messo in campo ulteriori 53.000 euro per azioni di valorizzazione e comunicazione, con l’obiettivo di promuovere la conoscenza dei beni, la loro fruizione e la partecipazione della comunità alle attività di cantiere.
L’operazione ‘Grande Bellezza’ della Fondazione CRT amplia il proprio raggio d’azione in due direzioni: la rinascita del patrimonio ‘verde’ accanto a quello storico-architettonico e il recupero della memoria collettiva di beni che appartengono a tutti”, afferma il Presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia.
L’apertura di 94 cantieri ‘targati’ Fondazione CRT ha un impatto culturale, ambientale ed economico positivo, in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’ONU: crea valore per l’arte e la natura, genera occupazione e libera ulteriori risorse per il territorio – circa 3 milioni lo scorso anno – grazie al meccanismo dell’Art bonus”, dichiara il Segretario Generale Massimo Lapucci.
Salgono così a 3.100 i beni rinati dal 2004 a oggi grazie alla Fondazione CRT, che ha stanziato complessivamente oltre 51 milioni di euro con il bando Restauri Cantieri Diffusi.
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Ecco una selezione di progetti beneficiari delle risorse del bando Restauri Cantieri Diffusi.
Nel Torinese sarà recuperata la bellezza di Villino Caprifoglio al Parco del Valentino: oggi sede dell’Associazione 1 Caffè onlus di Luca Argentero, il villino fu costruito per l’Expo del 1898 come casa del custode e, successivamente, poco prima della Seconda Guerra Mondiale, fu trasformato nella biblioteca del Parco. Questo intervento di recupero potrà contare anche sul contributo aggiuntivo della Fondazione CRT per la valorizzazione del cantiere.
Sempre a Torino sarà restaurato il Bastion Verde, padiglione settecentesco dotato di loggia a colonnine, che impreziosisce la cinta muraria dei Giardini Reali: anche questo intervento beneficerà di un ulteriore contributo della Fondazione CRT per la valorizzazione del cantiere.
Saranno inoltre oggetto di restauro le superfici architettoniche interne della Cappella delle Reliquie della chiesa di Santa Maria Maggiore in Borgo Vecchio di Avigliana e le antiche mura medioevali di Palazzo Santa Chiara a Chivasso.
Nel Cuneese la Fondazione CRT sosterrà, in particolare, il restauro delle volte del presbiterio e delle cappelle laterali della chiesa di San Secondo a Govone; la riqualificazione del Parco Borelli di Demonte, uno degli spazi verdi più interessanti e ombrosi del Piemonte, ricco di alberi e cespugli provenienti da tutto il mondo; la manutenzione straordinaria della copertura e della lanterna della chiesa di S. Chiara a Bra; il restauro della pavimentazione in cocciopesto policromo della Stanza di Michele Antonio al Castello della Manta, dove Fondazione CRT sosterrà anche le attività di valorizzazione del cantiere.
Nell’Alessandrino gli interventi riguardano, tra gli altri, il recupero del Giardino Archeologico di Palazzo Guidobono di Tortona, assegnatario anche del contributo della Fondazione CRT per valorizzare il cantiere; il risanamento conservativo e la manutenzione delle coperture delle ali del transetto e dell’abside della chiesa di San Eusebio a Caramagna Monferrato.
Nell’Astigiano sono in programma il restauro conservativo della copertura dell’Abbazia SS. Vittore e Corona a Grazzano Badoglio e il progetto MU.D.-Museo diffuso della Valle Bormida per la riqualificazione del Castello di Monastero Bormida e della Gipsoteca Monteverde di Bistagno.
Nel Biellese saranno recuperati gli affreschi della Via Crucis del Santuario Madonna della Brughiera a Valdilana, con un ulteriore contributo della Fondazione CRT per valorizzare il cantiere; previsti anche il restauro e il risanamento conservativo della facciata della chiesa parrocchiale di San Lorenzo a Ponderano.
Nel Novarese prenderanno il via il recupero del campanile della chiesa parrocchiale di Cureggio e il restauro dell’altare ligneo dell’Oratorio di S. Anna della Parrocchia Santa Maria Assunta di Caltignaga.
Nel Verbano-Cusio-Ossola saranno recuperate interamente la navata centrale della Collegiata di Sant’Ambrogio a Omegna e le facciate dell’oratorio di San Bernardino Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo a Malesco.
Il Vercellese potrà contare sui contributi della Fondazione CRT per il recupero della Sala Araba della Fondazione Museo Francesco Borgogna, una delle dieci pinacoteche più importanti d’Italia, dove sono esposte 450 opere della collezione che Antonio Borgogna donò alla città nel 1906; previsti anche il restauro e la manutenzione straordinaria delle coperture della chiesa parrocchiale di Vintebbio, una frazione del Comune di Serravalle Sesia, e il restauro dell’organo della chiesa di Sant’Agnese in San Francesco a Vercelli.
In Valle d’Aosta i restauri sostenuti dalla Fondazione CRT riguarderanno il soffitto ligneo e gli affreschi duecenteschi della Casa della Carità della Diocesi di Aosta e il reliquiario a cassa di San Grato del Tesoro della Cattedrale di Aosta.

Si spengono le Luci d’artista

Fino all’8 gennaio sarà possibile ammirare le Luci d’Artista che illuminano le strade e le piazze di Torino in una vera e propria mostra d’arte contemporanea a cielo aperto.

Per informazioni: https://lucidartista.comune.torino.it/
#torinotheplacetobe
#torino

Verso l’infinito. Due artisti a confronto, Rolando Rovati e Davide Tornielli

Informazione promozionale

Nella mostra aperta fino all’8 aprile presso la galleria Malinpensa by Telaccia

 

È  dedicata a due artisti, Rolando Rovati, e Davide Tornielli, l’esposizione dal titolo “Verso l’infinito”, ospitata dal 28 marzo all’8 aprile prossimo presso la galleria d’arte Malinpensa by Telaccia.

Il percorso espositivo dell’artista Rolando Rovati è  espressione di un temperamento molto vivo e di un’autentica maestria interpretativa, che egli realizza con creatività irrefrenabile, unita a una magistrale ricerca ricca di effetti estetici, di simboli costanti e di un’espressione geometrica in cui la sicurezza tecnica è  unita aun marchio scenico di affascinante resa scenografica.

 

Il gioco dei colori caldi si accompagna nelle opere di Rovati a un’interessante originalità.

Vengono raggiunti risultati di sicura maturità artistica, unita alla consapevolezza dei mezzi espressivi utilizzati.

I rossi e i verdi compongono una sinfonia piuttosto suggestiva, in cui il timbro cromatico e l’armonia ritmica raggiungono un notevole punto di equilibrio.

La sua attività  artistica, che ha riscosso anche un notevole successo di pubblico e di critica, rivela un linguaggio moderno interpretato  alla luce di un sicuro simbolismo, altamente personale, che non passa di certo inosservato.

La capacità  di racconto, unita alla dinamica strutturale prospettica e all’espressione della materia mista su tavola, scandiscono l’opera di Rolando Rovati. L’artista compone le sue immagini accompagnandole a un elemento di meditazione  che rafforza un’idea progettuale di notevole risonanza.

L’elaborazione costante di nuove progettazioni strutturali e il loro legame  si materializzano in un’azione costruttiva di notevole campitura cromatica e di rara comunicazione emotiva. La stesura fluida della materia su tavola di legno attraversa un dialogo incessante, trasformandosi in emozione pura.

L’arte di Davide Tornielli va al di là  della resa della tecnica e del piacevole lirismo cromatico, diventando una realtà pittorica più interiore che esteriore, intrisa di contenuti e di valori.

Il suo mondo pittorico rivela  una verità  di espressione pura, che si trasforma in uno stato d’animo e in una struttura coerente in cui i movimenti cromatici giungono al limite dell’astratto, creando unimpatto visivo e simbolico di notevole effetto.

Tornielli traduce l’emozione con una manualità tecnica particolare e l’immagine della natura coglie una fantasia che si accende di una chiarezza cromatica unica e irripetibile. La magistrale stesura dell’olio a spatola su tela, la valenza materica e l’armonia compositiva avvolgono l’opera di una carica volumetrica graduale, capace di accrescere sempre più  il senso di interpretazione, l’immediatezza pulsante del colore, il segno del tratto dinamico e il rigore assoluto della tecnica.

L’immagine della natura che si coglie sulla tela di Davide Tornielli si carica di riflessività e di vitalità,  i bagliori intensi della foglia in oro e argento sono  capaci di cogliere diversi toni chiaroscurali, ottenendo un’unità di sintesi formale e un equilibrio esatto nella scansione degli spazi.

Il suo linguaggio è  condotto alla luce di una dinamica compositiva in costante equilibrio, con un’atmosfera cromatica pregnante di stile e di un significato che esplora in profondità l’animo umano.

MARA MARTELLOTTA

 

Galleria d’arte Malinpensa by Telaccia,  corso Inghilterra 51, Torino

Orario 10.30- 12.30; 16-19.

Chiusura lunedì e festivi.

Tel 0115628220

“Textiles are back”, tessuti preziosi cavalcano i secoli

La  Collezione di “Tessuti e Moda” di Palazzo Madama

Da mercoledì 21 dicembre

Si cavalcano i secoli.

Dai frammenti copti in lino e lana lavorata ad arazzo – i più antichi (VI – VIII secolo) – provenienti da Antinoe, città dell’Egitto romano fondata nell’anno 130 dall’imperatore Adriano in memoria del suo giovane “eromenos” Antinoo, fino ai due briosi vestiti in stile Charleston di sartoria milanese (databili intorno agli anni Venti del secolo scorso), passando per i magnifici tessuti medievali che documentano la produzione delle manifatture seriche del bacino mediterraneo e dei primi importanti centri manifatturieri italiani. Sono oltre 50 le opere della Collezione di “Tessuti e Moda” di “Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica” (comprendente circa 4mila manufatti e fra le più importanti d’Italia) tornate in bella esposizione, dopo sette anni a riposo, nella Sala ad esse dedicata al secondo piano del Museo di piazza Castello a Torino. “Si tratta di un allestimento – dicono i responsabili – che riproporrà a rotazione nuove opere della raccolta e che andrà periodicamente mutando, in modo da conservare la corretta conservazione dei beni”.

Beni di antico inestimabile valore, se si pensa che solo alla fine del VI secolo, l’industria della seta si insedia (dopo che per molti secoli era stata un segreto ben protetto della Cina) nel Mediterraneo orientale bizantino, estendendosi poi verso occidente a traino dell’espansione islamica, giungendo quindi nell’Europa cristiana ed entrando, in particolare sotto forma di doni diplomatici, nei palazzi imperiali e papali, nonché nei tesori delle cattedrali come involucro delle sacre reliquie. In Italia, la tessitura della seta data a partire dal XII e XIII secolo. Venezia, Lucca e Firenze, i principali centri. Da lì partono i “velluti operati”, lavorati con filati d’oro e d’argento e diretti verso le principali corti rinascimentali. Ne sono testimonianza a “Palazzo Madama”, un magnifico “telo cremisi” veneziano tagliato a due altezze, storicamente detto alto-basso, e un ampio “frammento di velluto” di seta rossa e oro filato dal tipico disegno tardo quattrocentesco dei fiori di cardo, già parte di una veste liturgica.

A documentare l’arte del ricamo cinquecentesco italiano, troviamo esposti tre manufatti di notevole importanza: la famosa “tovaglia con la raffigurazione dei Quattro Continenti”, attribuita alla ricamatrice milanese Caterina Cantoni, i cui lavori erano contesi dalle corti di tutta Europa; una tovaglia lavorata anch’essa in Italia, ma in ambito domestico, decorata da poetici motti d’amore” e un “repertorio di minuti disegni policromi di putti, delfini e leoni rampanti”; infine, un vivace ricamo raffigurante la “parabola delle Vergini sagge e delle vergini folli”, ricamate in seta su fondo in lana con gli abiti delle donne della Svizzera tedesca della fine del XVI secolo, lavoro femminile originario dell’elvetica città di Sciaffusa. Affiancati nelle vetrine storiche della sala, “teli da arredo” e “stoffe da abbigliamento” raccontano il mutare del gusto decorativo nei secoli, con un focus sull’abbigliamento e sullo stile del XVIII secolo, quando i motivi bizarre, a pizzo, a isolotti o a meandri si avvicendano rapidamente, seguendo la moda dettata da Parigi e dalle manifatture lionesi, che detengono ormai la palma dell’eccellenza. Numerosi tra questi tessuti, datati tra gli ultimi decenni del XIX e i primi del XX secolo, furono riprodotti in quegli anni da manifatture tessili italiane, in particolare dalla manifattura torinese Guglielmo Ghidini, fondata nel 1865 e che, vent’anni più tardi (con stabilimento alla Barriera di Casale, sull’attuale piazza Gozzano) darà lavoro a oltre trecento operai.

E ancora. Autentiche chicche in esposizione: un “giuppone”, unico capo seicentesco, ricamato con i nodi di Casa Savoia e un sorprendente “banyan”, veste da casa maschile, in seta dipinta in Cina e confezionata in Europa nel terzo quarto del Settecento. All’attualissimo “tema del riuso” ci avvicina, infine, un interessante abito degli ultimi anni dello stesso secolo, oggetto di un riadattamento per una neo-mamma, così da essere comodo per l’allattamento. La mostra è un gran bel “cadeau” di Natale.

Gianni Milani

“Textiles are back”

Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica”, piazza Castello, Torino; tel. 0114433501 o www.palazzomadamatorino.it

Dal 21 dicembre

Orari: lun. e da merc. a dom. 10/18; mart. chiuso

Nelle foto:

–       “Telo”, Svizzera – Sciaffusa, 1580 – 1600, Palazzo Madama, Torino

–       Caterina Cantoni: “Tovaglia con la raffigurazione dei Quattro Continenti”, 1590 -1600, Palazzo Madama, Torino

–       “Frammento”, ManifatturaGuglielmo Ghidini, 1890 – 1925, Palazzo Madama, Torino

–       “Banyan”, 1760 – 1770, Palazzo Madama, Torino

–       “Abito”, 1790 – 1810, Palazzo Madama, Torino

Il “San Giovanni Battista” che (per ora?) è un prestito di Gian Enzo Sperone

Nelle sale dell’Accorsi, sino al 29 gennaio, nell’ambito della mostra “Rinascimento privato”

La mostra “Rinascimento privato”, che la Fondazione Accorsi-Ometto ospita nelle proprie sale torinesi sino al 29 gennaio, si è arricchita nei giorni scorsi di un San Giovanni Battista – un minuscolo agnellino poggiato sulla mano sinistra, i calzari legati alle caviglie, il vello che lo riscalda impreziosito da un mantello rosso e blu, un accenno di paesaggio sui due lati, un pavimento a losanghe in chiaroscuro – che nasce dagli studi preparatori alla mostra e che tenta di ricomporre il “mastodontico polittico”, un totale di dieci tavole che con le necessarie predelle dovevano abbracciare uno spazio centrale, una probabile Madonna col bambino, che il chivassese Defendente Ferrari, una delle figure più alte della pittura piemontese del primo Cinquecento, ebbe a dipingere, probabilmente nel decennio che corre tra il 1525 e il 1535.

Una tavola, quella del Battista, dalla lunga storia, come uno di quei fiumi carsici che si nascondono per poi improvvisamente riapparire. Dell’intero polittico si conosce l’esistenza di dieci tavole, ognuna delle quali a rappresentare un santo a figura intera, il pavimento a losanghe ad accomunarli. Se ne occupò Giovanni Romano nel 1970, riassumendone i vari passaggi da paese a paese, da famiglia a famiglia, da collezionista a collezionista. Una Santa Caterina la si ritrova a Francoforte nell’ottobre del 1920 ed è rivenduta ad un’asta berlinese dieci anni dopo; otto tavole compaiono da Christie’s nel 1951, con l’attribuzione a Macrino d’Alba e con probabilità da quella sede vanno ad abbellire il salotto dell’Avvocato Agnelli. Finché quindici anni dopo, è Pietro Accorsi ad acquistare dall’Avvocato le otto tavole, dividendole in seguito per venderne due a un collezionista privato, per la cifra di 9 milioni, il Battista  pronto a incamminarsi verso le stanze degli Zegna di Biella, mentre nel 1967 altre tre (“San Pietro”, “San Lorenzo” e Santa Lucia”) vanno a far parte delle collezioni dei Musei Civici di Torino. Le restanti, ancora oggi, risultano fuori degli occhi del mondo, in collezioni private.

Anche Luca Mana, che ha curato con Vittorio Natale e Serena d’Italia “Rinascimento privato”, mentre credo sudasse le classiche sette camicie per ricomporre, lui, le più di trenta opere e gli autori che avrebbero interessato le sale del Museo, ha incrociato a Maastricht il “San Giovanni Battista”: l’acquisto fattone da quello che a ragione viene considerato il maggiore collezionista italiano, spirito torinese e intraprendenza internazionale, gallerie a New York e in Svizzera, chi ha fatto conoscere da noi l’intera Pop Art americana e i nomi di Andy Warhol e Roy Lichtenstein e continua a costruire il parterre delle opere che gli allietano lo svegliarsi del mattino, Gian Enzo Sperone, ha fatto il resto. Un prestito, per ora, da porre accanto alle tre altre tavole che già arricchiscono la sala dedicata a Defendente, “San Giovanni Evangelista”, “Santo Stefano” e “Sant’Agata”.

“L’arte antica ha molti punti in contatto con il contemporaneo. È ancora in grado di dimostrare qualcosa” sottolinea Sperone che ha saputo negli anni – da quel suo primo acquisto, negli anni del liceo, di due piccoli oggetti barocchi tra i banchi del Balôn – mescolare i propri interessi tra le varie forme d’arte, vantando oggi più di seicento opere di oltre trecento artisti, accostando l’archeologia ai fondi oro, la pittura del Seicento all’Ottocento alle avanguardie storiche del Novecento, nella dimostrazione che non vi sono cesure ma soltanto continuità nella storia dell’arte e della cultura. Ottantacinquenne in splendida forma ed eleganza, Sperone racconta di come nell’ultima decina d’anni, al fine di donare a quella città che non ha mai dimenticato e gli è rimasta affettuosamente nel cuore parte della propria collezione, abbia tentato approcci, magari arrivati ad appuntamenti già fissati, con i responsabili della Venaria e di Palazzo Madama ma che tutto si sia risolto nel nulla. “Non c’è mai stato l’interesse che io mi sarei aspettato”. Forse è abituato ai pragmatici States, dove “un qualcuno che voglia donare delle opere d’arte lo vengono a prendere in limousine, per essere certi che si presenti, e si assicurano che il notaio sia ben presente all’appuntamento”. Alla Fondazione Accorsi hanno ogni riguardo nei confronti degli ospiti e delle loro intenzioni: e pochi giorni fa, in un gioviale clima prenatalizio, in un brindisi che pareva avviare a familiari chiacchierate più che a impettite trattative, per un attimo la parola prestito era cancellata per lasciar spazio e una più libera circolazione alla più amichevole donazione.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Defendente Ferrari, “San Giovanni Battista”, coll. Gian Enzo Sperone; Gian Enzo Sperone durante la presentazione dell’opera e il collezionista in compagnia di Luca Mana, direttore della Fondazione Accorsi-Ometto.

Arte e musica: Profumi, un abbinamento di bellezza con Fondazione Torino Musei e OFT

Da ottobre 2023 il programma è in corso fino al 1 giugno 2024

Una tradizione che si rinnova. Per il sesto anno consecutivo, Fondazione Torino Musei e OFT – Orchestra Filarmonica di Torino propongono il progetto di collaborazione che avvicina il pubblico dell’arte a quello della musica e viceversa.

Arte e musica: un abbinamento dal quale sprigiona bellezzaIspirati dai concerti della Stagione concertistica dell’Orchestra Filarmonica di Torino, i tre grandi musei della Città di Torino – GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, MAO Museo d’Arte Orientale e Palazzo Madama Museo Civico d’Arte Antica – ogni sabato precedente il concerto propongono a rotazione un ciclo di visite guidate al proprio patrimonio museale.

 

L’iniziativa, alla sua sesta edizione, è a cura dei Dipartimenti Educazione della Fondazione Torino Musei e le visite sono condotte da Theatrum Sabaudiae.

 

OFT offre ai partecipanti alla visita guidata la possibilità di partecipare al concerto di riferimento acquistando il biglietto intero con poltrona numerata a 8 euro, anziché a 25 euro, salvo esaurimento dei posti disponibili.

Visite guidate a pagamento. Costo: 6 euro per il percorso guidato + biglietto di ingresso (ingresso gratuito al museo con Abbonamento Musei e Torino +Piemonte Card).

Info e prenotazioni: t. 011 5211788 (lun-dom 9-17.30); prenotazioniftm@arteintorino.com • è possibile effettuare l’acquisto anche on-line

Maggiori info su

https://www.oft.it/it/

https://www.fondazionetorinomusei.it/it

https://www.arteintorino.com/

“Le donne nell’arte” alla galleria La Telaccia

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Sono quattro le artiste in mostra alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia, che convergono nell’esposizione dal titolo “Le donne nell’arte”.

 

La prima delle artiste le cui opere sono esposte è Federica Caprioglio, laureata in Scienze Naturali che, sin da piccola, è stata attratta dal richiamo della natura e delle sue meraviglie, comprendendo che si trattava di un punto di partenza per sognare luoghi e paesaggi immaginari, dentro ai quali muoversi per esplorarne i dintorni.

 

Si tratta di opere che esprimevano la frustrazione di non riuscire a dare forma a quanto avesse in mente, esprimendo il desiderio di voler comunicare qualcosa a se stessa e al mondo esterno.

Le opere di Maria Luisa Piccoli sono, in particolare, costituite da collage e tecniche miste su carta. L’artista esprime i suoi soggetti in una forma di particolare interazione fantastica, descrivendo una luce altamente poetica in cui i tratti sicuri e il colore incisivo sono estremamente significativi.

Conseguita la maturità classica e frequentata l’Accademia di Belle Arti di Bari, l’artista risulta una personalità variegata quale pittrice, scultrice, poeta e scenografa.

Professoressa di Arte e Immagine, è una viaggiatrice e ricercatrice sociale e spirituale.

L’intera visione pittorica fa emergere singolari cromatismi, fantasia di composizione e azione formale capaci di offrire alle opere una ricchezza di valori pittorici notevole. Il gioco delle figure vive in perfetta simbiosi con i vari materiali utilizzati dall’artista. I soggetti si avvalorano di uno stile unico che si esprime con un linguaggio estremamente comprensibile.

Una terza artista in mostra è Séline, che fa uso di un linguaggio tecnico-stilistico, in cui convergono anni di ricerca e di studi, che infondono al fruitore una notevole abilità espressiva.

La natura si è trasformata per via della manipolazione umana, dei problemi ambientali e dello squilibrio ecologico, diventando una chiave di lettura di valida narrazione, attraverso una metafora ricca di vulnerabilità e forza.

Séline è un’artista che è nata a Foggia nel 1976, vive e lavora in Toscana. Dopo gli studi Accademici in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti ha proseguito il suo percorso di Alta Formazione Artistica e Culturale conseguendo Titoli di Specializzazione, di Perfezionamento e Master.

Abilitata ai Corsi COBASLID, affianca all’attività artistica l’insegnamento di Discipline Grafiche e Pittoriche presso il Liceo Artistico di Porta Romana e Sesto Fiorentino, n provincia di Firenze.

Séline fonde, in una costante ricerca, lo studio di materiali e tecniche con la sua forte creatività.

Fonte ispiratrice centrale per questa artista risulta essere la natura, madre e generatrice di forme, colori e emozioni, che l’artista risulta capace di trasporre in arte.

Séline intende esaltare la bellezza e l’importanza del mondo naturale, anche in virtù ei cambiamenti climatici in corso, anche a causa del devastante impatto dell’uomo sulla natura.

La pittura dell’artista Anna Maria Terracini risulta, invece, carica di dignità tecnica e di consistenza contenutistica, capace di evidenziare un’interpretazione intrisa di sensibilità lessicale e di una rara tensione emotivo-espressiva. L’artista era una donna molto solitaria, con grandi difficoltà nell’approccio con il prossimo. Di religione ebraica, nata a Algeri, ha vissuto la sua vita da esule, viaggiando per l’Europa e l’Africa.

Anna Maria Terracini utilizza in modo magistrale alcune tecniche tra le quali quella dell’olio su tela, l’acquerello, la china, la tempera, delineando una ricerca attenta alla stesura materica e a una notevole manualità.

 

Il sentimento dell’opera risulta immediato e ben evidente, segnando immagini altamente evocative e al tempo stesso suggestive. La sua ricerca è particolarmente attenta alla stesura materica e a una notevole manualità.

 

Orario galleria 10.30-12.30; 16-19

Mara Martellotta

Orario galleria 10.30-12.30; 16-19

Chiusura lunedì e festivi.

Corso Inghilterra 51. Torino

Tel 0115628220; 3472257267

 

Con “Domenica al Museo” il nuovo anno inizia all’insegna della Cultura

 Il 1° gennaio 2023, torna l’iniziativa promossa dal Ministero della Cultura “Domenica al museo”.

Ogni prima domenica del mese, ingresso gratuito nei musei statali della città. Musei Reali e le Gallerie d’Italia hanno aderito all’iniziativa

 

Mostre in corso

In questa pagina sono elencate le principali mostre in corso a Torino.

Per scoprire i musei più importanti della città visita

https

://www.turismotorino.org/it/esperienze/cultura/musei-e-fondazioni/i-musei-piu-visti


Orari giorni festivi

Di seguito gli orari di apertura dei principali musei in occasione delle festività natalizie. Verificare sui siti dei diversi musei gli eventuali aggiornamenti di orario.

GAM (Galleria Civica d’Arte Moderna)

  • 24 dicembre: dalle 10 alle 14 con ultimo ingresso alle ore 13 (chiuso il pomeriggio)
  • 25 dicembrechiuso
  • 26 dicembre: dalle 10 alle 18
  • 31 dicembre: dalle 10 alle 14 con ultimo ingresso alle ore 13 (chiuso il pomeriggio)
  • 1 gennaio: dalle 14 alle 18 (chiuso il mattino)

Palazzo Madama

  • 24 dicembre: dalle 10 alle 14 con ultimo ingresso alle ore 13 (chiuso il pomeriggio)
  • 25 dicembrechiuso
  • 26 dicembre: dalle 10 alle 18
  • 31 dicembre: dalle 10 alle 14 con ultimo ingresso alle ore 13 (chiuso il pomeriggio)
  • 1 gennaio: dalle 14 alle 18 (chiuso il mattino)

MAO (Museo d’Arte Orientale)

  • 24 dicembre: dalle 10 alle 14 con ultimo ingresso alle ore 13 (chiuso il pomeriggio)
  • 25 dicembrechiuso
  • 26 dicembre: dalle 10 alle 18
  • 31 dicembre: dalle 10 alle 14 con ultimo ingresso alle ore 13 (chiuso il pomeriggio)
  • 1 gennaio: dalle 14 alle 18 (chiuso il mattino)

Musei Reali

  • 24 dicembre: dalle 9 alle 19
  • 25 dicembre: chiuso
  • 26 dicembre: dalle 9 alle 19
  • 31 dicembre: dalle 9 alle 19
  • 1 gennaio: dalle 9 alle 19, con ingresso gratuito
  • 2 gennaio: dalle 9 alle 19

Museo Egizio
  • 24 dicembre: dalle 9 alle 14
  • 25 dicembre: chiuso
  • 26 dicembre: dalle 9 alle 20
  • 31 dicembre: dalle 9 alle 20
  • 1 gennaio: dalle 9 alle 20
  • 6 gennaio: dalle 9 alle 20* Fino al 7 Gennaio apertura prolungata (9:00 – 20:00)

Museo Nazionale del Cinema

  • 24 dicembre: dalle 9 alle 18
  • 25 dicembre: dalle 14 alle 19
  • 26 dicembre: dalle 9 alle 19
  • 31 dicembre: dalle 9 alle 18
  • 1 gennaio: dalle 14 alle 19
  • 3 gennaio: dalle 9 alle 19
  • 6 gennaio: dalle 9 alle 19* Dal 22 dicembre tornerà ad essere disponibile il servizio Ascensore Panoramico.

MAUTO

  • 24 dicembre: dalle 10 alle 14
  • 25 dicembre: dalle 14 alle 19
  • 31 dicembre: dalle 10 alle 14
  • 1 gennaio: dalle 14 alle 19

CAMERA

  • 24 dicembre: CHIUSO
  • 25 dicembre: CHIUSO
  • 26 dicembre: dalle 11 alle 19
  • 31 dicembre: dalle 11 alle 15
  • 1 gennaio: dalle 15 alle 19

Gallerie d’Italia

  • 24 dicembre: dalle 9:30 alle 18:00
  • 25 dicembre: chiuso
  • 26 dicembre: dalle 9:30 alle 19:30
  • 31 dicembre: dalle 9:30 alle 18:00
  • 1 gennaio: dalle 14:00 alle 19:30, con ingresso gratuito
  • 2 gennaio: dalle 9:30 alle 19:30
  • 6 gennaio: aperto con consueto orario dalle 9:30 alle 19:30

Museo del Risorgimento italiano

Chiusi il 24 e il 25 dicembre e il 1° gennaio.
Tutti gli altri giorni, compresi lunedì 26 dicembre e 2 gennaio, apertura con consueto orario dalle 10 alle 18.


MEF (Museo Ettore Fico)

Chiuso per riallestimento.


Fondazione Accorsi Ometto

Sabato, Domenica e Festivi dalle 10 alle 19.


Mostre in programma

  • CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia

Robert Doisneau

  • Mastio della Cittadella

Frida Kahlo

  • GAM – Galleria d’Arte Moderna

HIC SUNT DRACONES

  • GAM – Galleria d’Arte Moderna

Ottocento

 

Il Duca d’Aosta a vent’anni

I monumenti di Torino  / La statua in bronzo fu  trasportata, nel giugno del 1900, dalle fonderie Sperati (corso Regio Parco) al Parco del Valentino e per compiere quel tragitto di circa tre chilometri furono necessarie più di sei ore a causa appunto delle ingenti dimensioni del monumento

Il monumento è situato all’interno del Parco del Valentino, in asse con corso Raffaello e nel centro del piazzale nel quale confluiscono i viali Boiardo, Ceppi e Medaglie D’Oro. La statua che raffigura, sul cavallo ritto sulle zampe posteriori, il poco più che ventenne Amedeo di Savoia Duca d’Aosta durante la battaglia di Custoza, è posta su un dado di granito che poggia a sua volta su un basamento contornato da una fascia di coronamento in bronzo,rappresentante (in altorilievo) 17 figure tra cui numerosi personaggi celebri della dinastia sabauda. Ai gruppi di cavalieri si alternano vedute paesaggistiche come la Sacra di San Michele, il Monviso e Torino con il colle di Superga sullo sfondo.Sul fronte del basamento, poggiata sulla chioma di un albero al quale è appeso lo stemma reale di Spagna, un’aquila ad ali spiegate regge tra gli artigli lo scudo dei Savoia.Nato il 30 maggio 1845 da Vittorio Emanuele (il futuro re Vittorio Emanuele II) e da Maria Adelaide Arciduchessa d’Austria, Amedeo Ferdinando Maria Duca d’Aosta e principe ereditario di Sardegna, crebbe seguendo una rigida educazione militare.Nel 1866 gli venne affidato il comando della brigata Lombardia e partecipò alla battaglia di Custoza nella quale, nonostante fosse stato ferito da un proiettile di carabina, continuò a battersi distinguendosi così per il suo coraggio ed il suo valore.In seguito alla rivoluzione del 1868 e alla cacciata dei Borboni, in Spagna venne proclamata la monarchia costituzionale e nonostante la situazione risultasse molto difficile, Amedeo di Savoia accettò l’incarico così, il 16 novembre 1870, venne eletto Re di Spagna con il nome di Amedeo I di Spagna.Ma la situazione politica risultò ancora più instabile di come lui se la fosse prospettata e davanti a rivolte e congiure (nel 1872 sfuggì miracolosamente ad un attentato), nel 1873 abdicò rinunciando per sempre al trono.Tornato in Italia, venne nominato Tenente Generale e Ispettore Generale della Cavalleria; si spense il 18 gennaio 1890 a causa di una incurabile broncopolmonite.

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Signorilmente affabile con tutti, sempre pronto a prodigarsi per il bene della sua amata città, fu (anche durante il periodo della sua sovranità in Spagna) un personaggio molto popolare e ben voluto tanto che, neanche una settimana dopo la sua morte, la città di Torino costituì un comitato promotore per l’erezione di un monumento a lui dedicato, sotto la presidenza del conte Ernesto di Sambuy. Venne aperta una sottoscrizione internazionale alla quale, la stessa città di Torino, partecipò con la somma di L. 25.000 e in seguito, il 6 marzo 1891, venne bandito un concorso tra gliartisti italiani per stabilire chi sarebbe stato l’autore dell’imponente opera. Tra i ventinove bozzetti presentati ne furono scelti sei che vennero esposti nei locali della Società Promotrice di Belle Arti, in via della Zecca 25 ed in seguito, tra i sei artisti vincitori, venne bandito un nuovo e definitivo concorso che vide come vincitore (nel dicembre del 1892) Davide Calandra. La decisione, secondo le parole della Giuria, fu motivata “dal poetico fervore immaginoso della concezione, dall’eleganza decorativa dell’insieme, dalla plastica efficacia del gruppo equestre e dalla vivace risoluzione del difficile motivo della base“. Inizialmente l’ubicazione del monumento avrebbe dovuto essere, secondo la proposta del Comitato Esecutivo approvata dalla Città di Torino nella seduta del Consiglio Comunale dell’11 giugno 1894, il centro dell’incrocio dei corsi Duca di Genova e Vinzaglio, ma a causa delle dimensioni maestose del basamento si decise che fosse necessario uno spazio più ampio per ospitare l’opera. Dopo avere effettuato delle prove con un simulacro di grandezza naturale in tela e legname (costato alla Città la somma di L. 2480), si decise di collocarla nel Parco del Valentino sul prolungamento dell’asse di Corso Raffaello, presso l’ingresso principale dell’Esposizione Generale Italiana tenutasi del 1898: il 9 novembre 1899 il ConsiglioComunale approvò la scelta della Giunta di tale ubicazione.

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La statua in bronzo fu dunque trasportata, nel giugno del 1900, dalle fonderie Sperati (corso Regio Parco) al Parco del Valentino e per compiere quel tragitto di circa tre chilometri furono necessarie più di sei ore a causa appunto delle ingenti dimensioni del monumento. Il monumento venne inaugurato il 7 maggio 1902, in occasione della Prima Esposizione Internazionale di Arte Decorativa e Moderna di Torino, durante la quale lo scultore fu anche premiato per aver inserito nell’opera elementi di “Art Noveau”. Nel corso dell’inaugurazione il conte Ernesto di Sambuy, a nome del Comitato, consegnò l’opera al Sindaco di Torino. Originariamente il monumento venne circondato da una cancellata in ferro dell’altezza di circa 130 centimetri, disegnata dallo stesso Calandra, che venne rimossa probabilmente a causa delle requisizioni belliche durante la Prima Guerra Mondiale. Nel 2004 il monumento è stato restaurato dalla Città di Torino. Per fare un piccolo accenno al Parco del Valentino, di cui certamente parleremo in modo più approfondito prossimamente, bisogna ricordare che ilmonumento ad Amedeo di Savoia è situato nell’area nella quale, fra Ottocento e Novecento, si tennero a Torino alcune tra le più importanti rassegne espositive internazionali. Nel 1949, proprio a fianco del monumento, sorse il complesso di Torino Esposizioni, un complesso fieristico progettato da Pier Luigi Nervi che, durante le Olimpiadi Invernali di Torino 2006, ha ospitato un impianto per l’hockey su ghiaccio dove sono state giocate circa la metà delle partite dei tornei maschili e femminili. Al termine delle Olimpiadi, la struttura è tornata all’originario uso abituale ripredisponendo un padiglione come palaghiaccio per i mesi invernali. Cari lettori anche questa ennesima passeggiata tra le “bellezze torinesi” termina qui. Mi auguro che il monumento equestre ad Amedeo di Savoia vi abbia incantato ed incuriosito proprio come ha fatto con me; nel frattempo io vi do appuntamento alla prossima settimana alla scoperta o meglio “riscoperta” della nostra città.

Simona Pili Stella