ARTE- Pagina 78

Lovisolo, “Michele lascia il segno”

Ritornano alla “TeArt” di Torino i sogni e le fantasie, cariche di colore, di Michele Lovisolo

Fino al 22 novembre

Milani! Il piacere strabordante dell’incontro. E a seguire l’immancabile (guai non ci fosse!) abbraccio. Quello suo. L’abbraccio di Michele. L’abbraccio di Michi. Timido e potente, a un tempo. Carico di tutto il bene e l’affetto di questo mondo. Sono passati alcuni anni dal nostro ultimo incontro. In mezzo vicende anche poco piacevoli, che Michi pare aver metabolizzato. Lo incontro, insieme al suo “grande” papà Davide, all’ingresso dell’Associazione Artistico-Culturale “TeArt”di via Giotto, a Torino. Qui Michele Lovisoloespone per la terza volta, dopo “Scintille di emozioni” (2012) e “Narrare con i colori”(2019). L’attuale rassegna ha per titolo “Michele lascia il segno”. Titolo quanto mai azzeccato, perché Michi “lascia sempre il segno”. E non solo attraverso i suoi dipinti, ma nella quotidianità di una vita che è puro inno al candore dei sentimenti e forte argine di difesa contro le brutalità del mondo.

 

Oggi Michele ha 41 anni. Trent’anni fa (quanto sono vecchio!) è stato mio allievo alla mitica media “Pascoli” di piazza Bernini, ex “Educatorio Duchessa Isabella” e, dal 2015, sede dell’“Ufficio Pio Compagnia di San Paolo”. Presenza indimenticabile – e indimenticata – la sua. Già allora amava disegnare. Creare forme fantastiche, “pasticciare” in piena libertà con i colori. Credo, senza peccare di immodestia, che quei tre anni trascorsi alla scuola di piazza Bernini (leggendaria preside, la Mariolina Bertinetti e il Pippo Leocata, oggi artista di meritata notorietà, capace di instillare a fondo i germi buoni della “creatività” nei nostri ragazzi) abbiano dato tanto a Michi. Ma Michi, soprattutto, ha dato tanto a tutti noi che gli stavamo intorno. Ai suoi prof., alle sue compagne e ai suoi compagni di classe. E alla scuola tutta. Perché Michele era allora presenza importante in ogni attività (non solo di classe) per tutti i “pascoliani”. “Lasciava il segno”, e ben profondo, per riprendere il titolo della sua attuale mostra alla “TeArt”. Qui, in via Giotto, presenta fino a mercoledì 22 novembre, una ventina di opere, alcune realizzate negli ultimi anni e altre di recente composizione.  Varie le tecniche: oli, tempere, acquerelli e interessantissimi collages. Dietro tutte, gli insegnamenti ormai ventennali impartitigli dalla brava Anna Maria Borgna (suo autentico “Angelo custode” artistico) nell’atelier di via Belfiore, condiviso dalla pittrice con il compagno (di vita e d’arte) Mario Bianco. “La mia presenza amichevole – sottolinea Anna Maria Borgna – è quella di stimolare la curiosità di Michi verso nuove possibilità tecniche, materiali e strumenti a disposizione, di aiutarlo nelle scelte, facendo sempre un passo indietro per permettergli di esprimersi con la maggiore libertà possibile. Ad ogni incontro nell’atelier uno accanto all’altra, siamo alleati, complici e giocosi nella ricerca di una nuova scoperta. Perché a Michele piace molto scherzare, ma al momento buono si abbandona al piacere della pennellata che stende, che sovrappone, che lavora con vari e imprevedibili interventi fino a quando non è soddisfatto”.

Paesaggi, nature morte, ritratti femminili: la base su cui Michi si cimenta è sicuramente figurativa e, giustamente, scolastica, anche se in parete non mancano composizioni astratte, libere nell’ideazione dell’impianto segnico e nella stratificazione, spesso vorticosa (senza vincolo alcuno) del colore. Sono i “fuori gioco” di un piccolo grande artista che non riesce, nei momenti di migliore creatività, a trattenere la fantasia o il gusto esuberante del colore, di una matericità cromatica, in alcune pagine paesistiche soprattutto, tipicamente e piacevolmente espressionista. E qui Michele è il Michele che “parla ad alta voce”. Sicuro e contento di sé. Che si rivolge a noi a cuore aperto. Divertito. Appagato. Permettendosi anche dotte “citazioni”. Omaggi a Picasso, a Manzù, a Goya ma soprattutto al trasognato Mirò. Al surreale, eclettico, immaginario artistico del Maestro spagnolo, affascinato da quel suo prepotente “automatismo psichico” che a Mirò faceva trascrivere in pittura i propri pensieri, i propri voli onirici, “senza il filtro della ragione”. E Michele senta sua questa strada, praticandola con risultati pittorici di indubbia piacevolezza.

Dice ancora, in proposito, Anna Maria Borgna: “Michele negli anni è divenuto più audace e disposto alle novità, più autonomo nelle scelte, e questa è una meta importante, quanto il suo benessere e piacere nell’atto di dipingere. E potersi poi specchiare nella sua opera finita. Sono tante e svariate le sue opere finora … e quante nuove ci aspettano!”. Un augurio che facciamo nostro. Al prossimo abbraccio, caro Michele. Al prossimo “tuo” abbraccio. Timido e potente. Carico di tutto il bene e l’affetto di questo mondo.

Gianni Milani

“Michele lascia il segno”

Associazione Artistico-Culturale “TeArt”, via Giotto 14, Torino; tel. 011/6966422 o www.teart.associazione@gmail.com

Fino al 22 novembre

Orari: dal mart. al sab. 17/19

Nelle foto: “Omaggio a Mirò”, “Collages”, “Da Manzù, omaggio a Picasso”, “Paesaggio”

Stay with Me. La montagna come spazio di risonanza

 

 

Fino al 31 marzo 2024, una trilogia video e un’installazione audio-visiva site specific, firmate da Magda Drozd e Michael Höpfner, invitano a scoprire la montagna oltre ciò che è noto e razionale. La mostra è il punto di partenza di un progetto lungo un anno incentrata sul concetto di cammino.

Martedì 31 ottobre, Torino – Il Museo Nazionale della Montagna non manca all’appuntamento con la Torino Art Week di Torino e inaugura oggi Stay with Me. La montagna come spazio di risonanza, a cura di Andrea Lerda. Un progetto immersivo ed emozionale che parte dal cammino come strumento di ricerca e osservazione, praticato dalla sound artist svizzera Magda Drozd e dal walking artist austriaco Michael Höpfner, per esplorare la dimensione fisica e mentale dello “stare” nell’ambiente montano come momento di scambio emotivo tra genere umano e natura. 

 

La mostra è allestita nello spazio dedicato alle mostre temporanee ed è costituita da una trilogia video e un’installazione audiovisiva, appositamente prodotte per questo progetto. Sono state ispirate dalle camminate di Höpfner sulle Alpi e dalle registrazioni dei suoni nei territori tra Italia e Francia da parte di Drozd. Utilizzando riferimenti visivi e poetici, la narrazione invita a riscoprire spazi di lentezza, armonia e consapevolezza. Un’esperienza emozionante, che tocca le corde più profonde dell’animo umano e che propone di guardare al territorio montano non più in modo contemplativo, ma da una prospettiva di astrazione. Il risultato è un racconto visivo e sonoro dal carattere concettuale, che affascina per la sua delicatezza e per il suo invito ad andare oltre la conoscenza razionale e ad abbandonarsi alle emozioni. 

 

«L’esperienza della mostra invita gli spettatori ad accedere a una dimensione metafisica profonda, in cui essenzialità, attenzione e disincanto sono prerequisiti fondamentali per un modo diverso di vivere il tempo presente» spiega il curatore Andrea Lerda.

 

La mostra è il primo passo di un progetto ambizioso, Stay with Me. A Whole Growing Exhibition, nato nel quadro dei festeggiamenti per i 150 anni dalla fondazione del Museo Nazionale della Montagna, che cadono nel 2024. «Un traguardo importante, che, nell’ambito del Programma Sostenibilità e del Programma di Arte Contemporanea, verrà celebrato attraverso un palinsesto artistico e multidisciplinare incentrato sul tema del cammino» dice la direttrice Daniela Berta.

 

Il tema sarà analizzato da una prospettiva multifocale, con una serie di appuntamenti pubblici come panel, workshop ed eventi artistici, tra la fine del 2023 e durante il 2024, grazie al sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo. Nelle indagini di ricerca saranno coinvolte figure creative attive a Torino, in Piemonte, a livello italiano e internazionale e istituzioni storiche come l’Accademia Albertina di Belle Arti. I lavori confluiranno poi in una mostra dal titolo A Walking Mountain, che sarà presentata a novembre 2024, in occasione della settimana dell’arte contemporanea a Torino.

 

Il primo talk del progetto, Stay with Me – An opening panel with breakfast, si terrà al Museomontagna venerdì 3 novembre alle ore 11 ed esplorerà i temi della risonanza, del cammino e della relazione psico-fisica con la montagna. Interverranno gli artisti Michael Höpfner e Magda Drozd in dialogo con Paolo Costa, filosofo, ricercatore della Fondazione Bruno Kessler di Trento e autore del libro L’arte dell’essenziale, Andrea Lerda, curatore della mostra, assieme alla direttrice del Museomontagna, Daniela Berta. Il talk sarà preceduto da una colazione offerta ai partecipanti alle 10.30.

 

Sabato 2 dicembre 2023 dalle 15 alle 18 è previsto Walk with Me – Walk Discover Share, un pomeriggio di ricerca rivolta al pubblico e alla comunità artistica, in collaborazione con l’Associazione Va’ Sentiero e incentrato sul cammino come pratica condivisa. L’Associazione presenterà la ricerca fotografica del lungo viaggio compiuto nel 2019 lungo il Sentiero Italia CAI. Condivisione, circolarità e sostenibilità saranno analizzati con il coinvolgimento diretto delle comunità che abitano le Terre Alte. 

 

Il 26 e 27 gennaio 2024, l’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino e il Museomontagna ospiteranno Walkscapes, due giorni di studio sul tema del cammino. Nella prima giornata, dalle 10.30 alle 16.30 presso l’Auditorium dell’Accademia è previsto un workshop con la partecipazione di artisti che operano in Piemonte, tra cui Marzia Migliora, Bepi Ghiotti, Caretto I Spagna e sulla scena italiana come Giorgio Andreotta Calò, Claudia Losi e Antonio Rovaldi.
Sabato 27 gennaio alle 16 presso il Museomontagna Hamish Fulton e Michael Höpfner dialogheranno con Andrea Lerda intorno alla pratica della Walking Art.

 

In collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Catanzaro, sabato 23 e domenica 24 marzo 2024 si terranno due giornate in compagnia dell’artista Luana Wojaczek Perilli, con camminate nel Bosco del Monte dei Cappuccini e nella Riserva della Biosfera Collina Po, laboratori di ceramica e contestualmente incontri e interviste con le comunità dell’Appennino per approfondire il progetto Cantalamissa di mappatura dell’Appennino e delle sue comunità montane.

 

Ad arricchire il calendario di appuntamenti, un ciclo di laboratori educativi e visite didattiche a tema “Suoni ed emozioni” e “Nel mezzo del cammino”.

 

Tutti i materiali raccolti durante gli eventi in programma saranno poi rielaborati per essere inseriti nel catalogo della già citata mostra finale A Walking Mountain

 

Stay with Me è realizzato con il sostegno di Fondazione Compagnia di San Paolo, Phileas Foundation di Vienna, Federal Ministry for Arts, Culture, the Civil Service and Sport (Austria), Kultur Niederösterreich (Austria), Pro Helvetia, Fondazione svizzera per la cultura, Fondazione Elisabeth Jenny-Stiftung (Riehen), Regione Piemonte e Camera di Commercio di Torino.

 

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STAY WITH ME 

Magda Drozd
Michael Höpfner
La montagna come spazio di risonanza

 

Museo Nazionale della Montagna – Piazzale Monte dei Cappuccini 7, Torino

 

Inaugurazione: 31 ottobre ore 18
Date di mostra: Dal 1 novembre al 31 marzo 2024

Orari: da martedì a venerdì, 10.30-18 I Sabato e domenica: 10-18

 

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Museo Nazionale della Montagna “Duca degli Abruzzi” – CAI Torino

Piazzale Monte dei Cappuccini 7 – 10131 Torino

+39 011 6604104 – posta@museomontagna.org

 

Al Mastio della Cittadella le opere di Mirò in mostra dialogano con la musica

Il  10 novembre  nella serata intitolata “Musica e memoria”

 

Il 2023 segna il quarantesimo anniversario della morte del grande artista catalano Joan Mirò (1893- 1983). Tra i principali esponenti della corrente surrealista, insieme a Salvador Dalí e Pablo Picasso. Al pittore, ceramista e scultore è dedicata la mostra antologica prodotta da Navigare Srl, in collaborazione con AICS Torino, dal titolo “Mirò a Torino”, apertasi il 28 ottobre scorso e visitabile fino al 14 gennaio 2024 negli spazi del museo storico nazionale d’artiglieria al Mastio della Cittadella. L’esposizione è curata da Achille Bonito Oliva con la collaborazione di Maitè Vallés Bled e di Vincenzo Sanfo, realizzata col patrocinio della Città di Torino e della regione Piemonte. Le opere surrealiste di Mirò hanno sempre mostrato un forte richiamo alla natura con simboli che sono presenti nei suoi quadri e ceramiche. L’artista vive la simbiosi poetico musicale che rappresenta la chiave segreta delle sue opere. Joan Punyet Mirò, nipote del grande artista, che ha una conoscenza importante dell’arte di suo nonno, ha raccontato nel saggio “Mirò e la musica” come Mirò lavorasse con i libri di poesia aperti sul tavolo mentre ascoltava musica. Così i concerti che adesso vengono proposti mostrano un richiamo alla musica del periodo storico di Mirò e alla sua poesia.

L’esposizione torinese dedicata all’artista prevede un programma di eventi collaterali con concerti di musica classica e jazz, letture, aperitivi musicali e visite guidate alla mostra che avranno il via da venerdì 10 novembre 2023 alle 19:30 con il duo Emanuele Sartoris al pianoforte e Martin Mayes al corno, in un programma di musica ispirata al grande artista catalano, a cui seguirà la visita guidata alla mostra. All’appuntamento del 10 novembre seguiranno gli altri concerti di “La musica intorno a Mirò”, una proposta culturale che al venerdì sera, per i mesi di novembre, dicembre e gennaio offrirà un’opportunità speciale per chi desidera passare un fine settimana a Torino in uno spazio suggestivo come quello del Mastio della Cittadella, dove arte e musica si incontrano in un unico connubio. Il programma è organizzato dall’Associazione Italiana Cultura Sport Comitato Provinciale di Torino Aps e dall’Associazione Erremusica Aps. Il 24 novembre prossimo il programma prevede Anastasia Stov Vyr, che eseguirà musiche di Beethoven Sylvestrov, Vyshynskyi. Molto ricco il programma che verrà proposto nel concerto del 10 novembre 2023, alle ore 19:30, intitolato “Musica e memoria”, con Martin Mayes al corno, al corno delle Alpi e alla conchiglia; Emanuele Sartoris al pianoforte.

Emanuele Sartoris si è diplomato in musica jazz sotto la guida di Dado Moroni, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, dove ha conseguito anche la laurea in Composizione e Orchestrazione Jazz con il massimo dei voti, sotto la guida di Furio Di Castri e Giampaolo Casati.

Martin Mayes è nato in Scozia e ha studiato musica all’Università di York in Inghilterra e la sua carriera è iniziata con performance e teatro di strada nell’ambiente sperimentale degli Anni ’70 a Londra. Il City of London Festival l’ha descritto come un “architetto dell’immaginazione musicale”, vive a Torino dal 1982.

Il programma del concerto si propone molto variegato, comprendendo di Mayes il brano “In a Drop of Water”, di Satie il brano “Je te veux”, di Sartoris “Il tempo”, di Debussy “La rêverie”, di John Cage “Suite for Toy Piano”, di Carmichael “Stardust”, di Mayes, ancora, il brano “Son’ Nata! Dance”. Di Ayer verrà invece eseguito il brano “If you were the only girl in the world”.

L’associazione Erremusica è nata nel 1996 nel quartiere della Circoscrizione 3 per opera di docenti e amanti della musica, e le loro attività hanno sempre privilegiato bambini e ragazzi, veicolando progetti anche nelle scuole. Oggi, con le quote associative, hanno finanziato alcuni progetti musicali nelle periferie, laddove il desiderio di fare musica è assai sentito. In collaborazione con AICS, infatti, dal novembre 2021, Erremusica ha portato nelle periferie alcuni progetti musicali e artistici di inclusione e integrazione per bambini e ragazzi delle scuole di Barriera e per le fasce più deboli, coinvolgendo anche le biblioteche civiche, che hanno ospitato tali eventi musicali.

 

Mara Martellotta

Le sculture che raccontano la vita dei clochard

Nel giardino Sambuy di piazza Carlo Felice, sino al 15 novembre

Vita reale e vita artistica – assai più poetica – quasi si sovrappongono in questi giorni nel giardino Sambuy di piazza Carlo Felice, una mostra nata da un’idea di Raffaele Palma e dalla collaborazione tra CAUS – Centro Arti Umoristiche e Satiriche e le Associazioni Culturali Due Fiumi, “Giardino Forbito, “Maranzana, il Paese dei Babaci”, “Libri in Piola e non solo”, “Volo2006 ODV per il Volontariato” e “Bartolomeo & C.”. È nata “CLOveCHARD”, con la partecipazione di 14 scultori (partecipano tra gli altri Enzo Sciavolino, Mirco Andreis, Rosalba Boccaccio e Marilena Ciravegna, Lorella Massarotto, Bruno Roberto e Pierangelo Bertolo) che hanno realizzato altrettante opere polimateriche – uomini e donne distesi o seduti, addormentati, ricoperti di ogni loro avere, gli occhi fissi sul passante frettoloso, ognuno fatto di carta, stoffa, alluminio (lo ha usato con del polistirolo espanso Giancarlo Laurenti per il suo clochard, chiuso nel pensiero della propria vita e dimentico del freddo fino a morirne), juta, lana, legno, plastica, carta: anche le cassette che in un mercato hanno contenuto il pesce sono servite (da parte di Luciana Penna) a dar vita ad una scultura, il desiderio di una casa, sognata, tutta propria -, posizionate sulle panchine della piazza, alcune ad occuparle completamente, altre a permettere, quasi ad invitare, al visitatore di sedere accanto. Palma non ha dimenticato la poesia: ha infatti trovato posto una sezione parallela in cui sono presenti i testi di 22 poeti, stampati su foglietti per essere distribuiti a titolo gratuito al pubblico.

Un mondo di povertà, di tragedie della vita, d’incapacità d’adattamento, di violenza, di morti improvvise cui nessuno ha dato importanza, sotto gli occhi di tutti. Un mondo irrisolto. Certo per qualcuno, anche un mondo cercato e voluto, una volontà dura a morire che nessuno riuscirà mai a estirpare pienamente. Nell’intento di sensibilizzare l’opinione pubblica e le Autorità verso quanti vivono per la strada e gettare uno sguardo al deteriorarsi, più o meno simbolico, di quei materiali confrontati con il più concreto realismo di negazione di quanti essi rappresentano, “CLOveCHARD” fa seguito ad una esperienza analoga che aveva visto tre anni fa coinvolti vari pittori (la ricerca e i ritratti di clochard cittadini, sulle orme di alcuni artisti rinascimentali alla ricerca dei loro soggetti immortalati nelle opere d’arte che ancora oggi vediamo nelle chiese e nei musei, Caravaggio uno per tutti), senza dimenticare quella del 2022, “ClocharDesign”, in cui si è vista da parte di designer l’ideazione e per qualche esempio la realizzazione di piccoli ricoveri per queste persone, disegni e prototipi che hanno poi trovato una esposizione nei locali della Biblioteca Civica Centrale. La mostra rimarrà aperta (dalle 8 alle 20, con ingresso gratuito) sino a mercoledì 15 novembre.

e.rb.

Le cianotipie di Alice Serafino “Sono solo lune di carta”

In piazzetta IV Marzo sono in mostra alla galleria Elena Salamon 

Sono cinquanta le opere in mostra nella galleria di Elena Salamon, nella centrale piazzetta IV Marzo, dell’artista Alice Serafino, sotto il titolo “Sono solo lune di carta”. Si tratta della retrospettiva degli ultimi quattro anni della produzione dell’artista pinerolese, frutto di una particolare ricerca sulla cianotipia.

Questo è un antico metodo di stampa fotografica che sfrutta l’azione di due sali di ferro che poi reagiscono ai raggi UV dando vita all’immagine fotografica dal tipico colore blu Prussia, il tutto mescolato al collage e all’acquerello, ottenendo un tuffo surrealista e sognante, all’opposto lineare in eccesso, privo di elementi ddisturbanti.

“La cenotipia è una tecnica – spiega Alice Serafino – semplice e molto versatile con la quale ho iniziato a lavorare dal 2016, progettando intere serie di ‘Naturalia’, ‘Lunedì e Bambù ‘ e ‘Minuscule’.

Il rigore che ha caratterizzato i miei primi anni di attività e che è evidente, per esempio, negli sfondi di Lunatiche e nella serie di opere intitolate “Out of the Blue” si è poi andato ridimensionando, sostenuto dall’impulsività e immediatezza del gesto e, talora, anche del caso”.

Nella mostra compaiono molte gambe di donna e l’artista spiega questo fatto dicendo che da piccola giocava molto con le scarpe della nonna. Da questi soggetti sembra emergere una sana rievocazione bunueliana, che contraddistingue molte cianotipie acquerellate associate al collage di Alice Serafino.

La mostra è visitabile fino al 20 novembre

Con orario martedì, mercoledì e giovedì dalle 15 alle 19, e giovedì e sabato dalle 10.30 alle 19 ( orario continuato)

Mara Martellotta

La “Atene del Canavese” approda a Torino. Ultimi giorni

In visione al “Collegio San Giuseppe” i libri più recenti di Donatella Taverna e le venticinque illustrazioni che ne completano la suggestiva veste editoriale

Fino al 10 novembre

“Atene del Canavese”: di certo ha scelto un nome ben impegnativo l’editore Giampaolo Verga quando, tredici anni fa, decise di dare vita alla sua preziosa Casa Editrice (particolarmente attenta alla valorizzazione del territorio canavesano e piemontese in genere) in quel di San Giorgio Canavese. Comune confinante con le cosiddette “Terre di Fruttuaria” (“terre abbaziali” di San Benigno, Montanaro, Lombardore e Feletto) e dominio per molti secoli dei Conti di Biandrate, fino al 1631 quando passò sotto il dominio dei Savoia, da allora, San Giorgio è diventato importante punto di riferimento, nonché terra natia, di celebri intellettuali (da Carlo Tenivelli, poeta e scrittore, al pittore Carlo Bossi fino allo storico sangiorgese Carlo Botta nella cui casa natale ha oggi sede il “Museo Nòssi Ràis – Nostre Radici”, al matematico Carlo Ignazio Giulio, fino a Bernardino Drovetti di Barbania e al giurista altro sangiorgese Matteo Pescatore solo per citarne alcuni) che ne hanno tracciato dal ‘700 in poi, la storia, guadagnandole l’alto titolo, di “Atene dal Canavese”.

Titolo saggiamente fatto proprio, ecco svelato l’arcano del nome dato alla Casa Editrice, dal Verga, editore indubbiamente meritevole di una premiante “trasferta” sotto la Mole. Dove, da alcuni giorni, e fino al 10 novembre prossimo, sono in pubblica e piacevolissima visione al “Collegio San Giuseppe” di via San Francesco da Paola, tre libri, fra le pubblicazioni più recenti e di maggior successo, a firma di Donatella Taverna (torinese, giornalista e nota critica d’arte), figlia dell’indimenticato scultore– allievo e collaboratore del Bistolfi – Giovanni Taverna e alle spalle una solida formazione specialistica (vitale passione!) in “Archeologia orientale”, acquisita nel periodo glorioso in cui all’Ateneo torinese insegnavano ancora Giorgio Gullini e Antonio Invernizzi. Tre, si diceva, i libri esposti, realizzati dalla Taverna fra il 2020 e il 2023. In ordine cronologico: “Esseri misteriosi nella tradizione popolare piemontese”, “Celti, fate e altre storie della tradizione popolare piemontese” e“Acque, stelle e genti lontane nella tradizione popolare piemontese”.

In ogni titolo e all’interno di ogni volume, comune e costante fil rouge, il tema della “tradizione popolare piemontese”: un mondo di fiabe (con figure misteriose che vanno dalla fata Melusina agli immaginifici “Pedoca” che abitavano le cime e le valli segrete ricche d’oro, ai draghi serpentini e alati fino all’ “uomo selvatico”, l’“òm searvy” delle vallate piemontesi, mezzo uomo e mezzo scimmia, “un mondo fantastico – sottolinea Donatella – che però contiene saggezze remote di cui troppo spesso ci si è dimenticati”.

E che servono a svelare ( attraverso le numerose tracce, ancora oggi ben vive, lasciate dalle antiche popolazioni celtiche o da quei Salassi fondatori di Eporedia –Ivrea o dalle genti che abitavano la Gallia della Provenza fino alla Bretagna) quella ricca e complessa civiltà del Piemonte preromano (146 a. C.) “troppo spesso studiata come se esprimesse soltanto rozzi pastori primitivi senza cultura e senza scrittura”. Pagine suggestive che riportano a precise realtà storiche, attraverso una ben definita formazione scolastica , sulla quale “agì non poco durante la mia infanzia e la mia giovinezza – continua la Taverna –  anche la presenza di un padre scultore appassionato di archeologia e di una madre pittrice appassionata di storia”.

Storia e arte. Realtà che trovano forma viva nell’iniziativa organizzata al “San Giuseppe”, dove in parete trovano anche spazio venticinque illustrazioni(a varie tecniche) di undici importanti artisti torinesi contemporanei servite a corredo iconografico delle pubblicazioni della Taverna. Dal fantastico “pesce fossile” di Giovanni Macciotta alle “Figure”, frammenti scultorei alla ricerca di una comune identità, del grande Sandro Cherchi, fino agli inquietanti “idoli del mare” (parte di una cartella dedicata a Paul Verlaine) di Guido De Bonis, ai “draghi” (a nerofumo) di Luisa Porporato e all’“Alcantara” di Carla Parsani Motti, richiami allo stupendo “controluce” di Lia Laterza, accanto al “grande padre serpente”opera dell’“alchimista” Isidoro Cottino. A seguire la scultorea, onirica classicità di Luigi Rigorini, controcanto all’astratto rigo musicale (“Vinias”) di Mario Gomboli e alle scomposte geometrie acquerellate (“Montagna”) di Eugenio Gabanino, altro dalla leggendaria (pluricelebrata in arte) “Danae” di Mario Gramaglia.

Pagine da leggere e opere da osservare. Con curiosità, attenzione e voglia di conoscere meglio noi stessi e le nostre radici. “Il prossimo studio – conclude Donatella Tavernaprenderà le mosse dalla presenza longobarda in Piemonte, dal VI secolo dopo Cristo, che ha lasciato nella nostra regione tracce ben più profonde di quanto possiamo pensare non solo nella cultura popolare, ma nella storia stessa”.

Gianni Milani

La “Atene del Canavese”

“Collegio San Giuseppe”, via San Francesco da Paola 23, Torino;tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino al 10 novembre

Orari: dal lun. al ven. 10,30/12,30 e 16/18,30; sab. 10/12

Nelle foto: “Cover” libri, Donatella Taverna, Guido De Bonis “Idoli del mare”, Luisa Porporato “Draghi”, Carla Parsani Motti “Alcantara”

Birra, architettura ed arte. A Torino la festa è negli studi di Architettura

Il 7-8-9 Novembre dalle ore 19.00 diversi studi di architettura aprono le loro porte per scoprire atelier, artisti e anche assaggiare la Bombeer di Bobo Vieri.

Si chiamano ArchitectsParty i party organizzati da TOWANT, agenzia dedicata all’organizzazione di iniziative non convenzionali di architettura in Italia e all’estero. L’iniziativa ha già coinvolto studi di architettura a Napoli, Milano, Amsterdam e Rotterdam ed ora approda nel capoluogo sabaudo.

Sarà possibile anche assaggiare la Bombeer, la birra dell’ex calciatore Christian

Vieri, che è Partner ufficiale dell’iniziativa.

In occasione di ArchitectsParty Torino dodici studi di architettura della città organizzeranno un party del tutto gratuito all’interno del loro spazio. Un’occasione nuova, conviviale e non convenzionale, per conoscere i protagonisti dell’architettura contemporanea, per scoprire e vivere gli spazi dove lavorano. Il pubblico di Torino, assieme agli studi, sarà il vero protagonista dell’iniziativa e potrà votare il miglior party di ArchitectsParty Torino.

Tra i design partner di questo primo appuntamento alcune dei più noti ed importanti brand del settore del design: Alpewa, Ceramica Sant’Agostino, Dornbracht, Forster, Fundermax, Mafi, Mottura, Neolith, Signature Kitchen Suite, Tubes, Unopiù.

Tra gli studi aderenti all’iniziativa c’è anche Hom Architetti, una bella realtà tutta la femminile che vede al timone gli architetti Roberta Massetti, Sabrina Saldo e Stefania de Paola. E proprio De Paola ci ha raccontato: “È la prima volta che partecipiamo a questo progetto di Towant, ma non è la prima volta che mettiamo a disposizione il nostro spazio per eventi in collaborazione con altre realtà. A noi fa molto piacere contaminarci con ambiti che sentiamo affini. In questa occasione, a ridosso della settimana dell’arte di Torino, ci è sembrato molto naturale coinvolgere due artisti emergenti che seguiamo da un po’ di tempo. Vi faremo conoscere Gabriele Zago e Giorgio Rubbio, due artisti che in passato abbiamo presentato ai nostri clienti che hanno avuto modo di apprezzare e acquistare le loro opere. Sarà un modo per avvicinare i torinesi a due percorsi che seguiamo da tempo, dunque non vediamo l’ora di aprire le porte del nostro studio.”

Di seguito il calendario degli eventi e gli studi che sarà possibile visitare.

Martedì 7 NOVEMBRE ore 19:00

“Qbo Architetti Associati”: Via Eusebio Bava, 33 – 10124 Torino TO

“VELVET STUDIO”: Via Cervino, 24 – 10155 Torino TO

“ACC Naturale Architettura”: Via Aosta, 8 – 10152 Torino

Mercoledì 8 NOVEMBRE ore 19:00

“Settanta7”: Via Principessa Clotilde, 3 – 10144 Torino TO

“Italia and Partners”: Corso Galileo Ferraris, 106 – 10129 Torino

“IDAA Architetti”: Via Antonio Genovesi, 15 – 10128 Torino

“HOM Architetti”: Via Bologna 220/14 – 10154 Torino

“G*AA – GIAQUINTO ARCHITETTI ASSOCIATI”: Lungo Dora Pietro Colletta, 129 – 10153 Torino TO

Giovedì 9 NOVEMBRE ore 19:00

“Matteo Magnabosco Architetto”: Via Santorre di Santarosa, 19 – 10131 Torino TO

“INEDITO Architetti”: Piazza Vittorio Veneto, 23 – 10124 Torino TO

“AOT | Architecture of things”: via Monginevro 109 – 10141 Torino

“De Leo & Drasnar Architects”: Corso Belgio, 171/h – 10153 Torino TO

Per il programma dettagliato degli ArchitectsParty potete visitare il sito di ToWant.

Lori Barozzino

Al “MAO” di Torino, incontro con l’artista ed illustratore taiwanese Animo Chen

Il Museo di via San Domenico ospita la mostra “Una breve elegia”

Martedì 7 novembre, ore 18,30

“I suoi fumetti – è stato scritto – insegnano ad abitare la quotidianità di un dolore”. Animo Chen è un artista ed illustratore taiwanese. Ha lavorato come fotografo, art director per il cinema e regista di video-animazioni. Il suo primo libro “Una breve elegia” (“add editore”) ha vinto il “BRAW” come miglior fumetto alla “Bologna Children’s Book Fair” del 2020, dove anche il suo ultimo lavoro (2021) “Love Letter” si è portato a casa una menzione speciale nella categoria dedicata alla “Poesia”.


Artista di grande interesse e sicuramente in grado di coinvolgere emotivamente, attraverso le sue opere, una larga fetta di pubblico, Animo Chen sarà presentato, in dialogo con Ramona Ponzini (artista e performer), martedì 7 novembre, presso gli spazi del “MAO-Museo d’Arte Orientale”, in via San Domenico 11, a Torino. L’occasione nasce (creando una suggestiva continuità di parole ed immagini) dall’esposizione “Una breve elegia” (a cura di “add editore”, fino al 7 gennaio 2024), che raccoglie nelle sale del “MAO” una selezione di tavole estratte dai suoi due ultimi succitati lavori editoriali, e un’animazione video con le musiche e la voce di Sam Liao, musicista taiwanese. Durante l’incontro, verranno anche presentate l’edizione italiana del volume “Una breve elegia” e la mostra delle tavole estratte dal libro omonimo e da “Love letters”, ultimo suo lavoro.

L’ingresso è libero, fino ad esaurimento posti.

“In un processo di conversione di parole in immagini – si scrive – le illustrazioni di Animo Chen restituiscono un racconto denso e delicato, un’esplorazione della mancanza, della perdita, della lontananza, dell’amore, con un linguaggio che permette alla poesia di prendere corpo nel colore e nelle immagini.

Nei suoi lavori l’artista indaga i sentimenti più profondi e viscerali dell’essere umano e racconta con tratto leggero ma di grande potenza visiva la gioia, il dolore, i desideri minuti di ogni giorni: il primo incontro di un bimbo con la morte, la vita di una coppia, la perdita di un figlio, il viaggio di una ragazza in una città lontana, alla ricerca del suo amato”.

L’esposizione è realizzata con il contributo del “Ministero della Cultura” della Repubblica di Cina (Taiwan).

Per ulteriori info: “MAO-Museo d’Arte Orientale”, via San Domenico 11, Torino; www.maotorino.it

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida della mostra “Una breve elegia”

–       MAO: giardini interni

Successo di pubblico e di vendite per Flashback, la fiera italiana più eclettica e coinvolgente

Giunge al termine Flashback Art Fair, la manifestazione dedicata all’arte di tutti i tempi che, con la sua undicesima edizione dedicata alla Metamemoria, ha raggiunto il suo record di pubblico con più di 26.000 presenze tra collezionisti, esperti ed appassionati d’arte.

Di grande qualità le gallerie italiane e internazionali che hanno portato negli spazi di corso Giovanni Lanza 75 a Torino la propria proposta artistica: da Canaletto ad Ontani, da Hayez a Kounellis, dalle arti decorative a quelle figurative.

Diretta da Ginevra Pucci e Stefania Poddighe, la manifestazione si è svolta, per la seconda edizione, negli spazi di corso Giovanni Lanza 75, sede di Flashback Habitat. Dal 2022 l’ex brefotrofio di Torino è animato da un programma orchestrato dal direttore artistico Alessandro Bulgini che dura tutto l’anno tra mostre, incontri, concerti e l’opera corale permanente “Una vita migliore. Frammenti di storie dell’I.P.I.” che restituisce al territorio la storia del luogo narrando storie intime e personali, ma incredibilmente universali perché legate a concetti che ci toccano da vicino come la nascita, la famiglia, l’identità, attraverso frammenti originali, raccolti grazie alla collaborazione di chi c’era all’epoca, documenti recuperati negli archivi storici della Provincia di Torino e testimonianze dirette.

Siamo tutti molto soddisfatti del risultato raggiunto, la fiera si conferma un appuntamento stimolante e quanto mai “contemporaneo” grazie all’offerta eclettica e trasversale. Gli espositori hanno effettuato delle vendite importanti e noi, grazie a loro abbiamo ospitato opere museali, che hanno saputo emozionare sia i collezionisti che il grande pubblico.

Ma il racconto di Flashback non si ferma, il 30 novembre apre al pubblico una nuova mostra dal titolo Times Square, la piazza del tempo, rappresentazione simbolica della relazione tra la storia dell’arte e il quotidiano.

Il numero dei visitatori è aggiornato alle ore 17.30 di domenica 5 novembre.

La sete dei Crociati, Hayez alla Gam

La grande sete tormenta sempre di più i Crociati che si avvicinano alle mura di Gerusalemme e l’unica preoccupazione che domina tra i cristiani è la mancanza d’acqua. La Prima Crociata sta per concludersi nel luglio 1099 ma rischia addirittura di fallire. La sofferenza dei crociati finisce impressa sulla tela del veneziano Francesco Hayez (1791-1882) che con straordinaria forza la raffigura nel quadro “La sete dei Crociati di fronte a Gerusalemme” esposto a Palazzo Reale mentre alla Galleria d’arte moderna e contemporanea, all’interno della mostra “Hayez, l’officina del pittore romantico”, si trova un focus sulla Sete dei crociati. Si tratta di una speciale sezione dedicata ai disegni preparatori per la sua opera più impegnativa e ambiziosa che l’artista aveva predisposto come il suo capolavoro ultimato a metà Ottocento per Re Carlo Alberto che lo commissionò ad Hayez nel 1833.
Il tema, storico-letterario, è tratto dal poema “I Lombardi alla Prima crociata” (1826) di Tommaso Grossi da cui fu tratta l’opera di Verdi. Nella tela monumentale si avvertono la fatica e le emozioni del pittore nel descrivere una scena così intensa e drammatica che si svolge di fronte alla Città Santa, sotto un cielo infuocato di sabbia e calore, a un passo dalla conquista. Persone che svengono, chi tenta di riempire l’anfora con la poca acqua rimasta, chi prega chi sta bevendo per farsi lasciare qualche goccia e c’è anche il soldato che respinge due donne che si stanno gettando su un’altra donna intenta a bere. “Il disastro cresceva ogni giorno, si implorava la pioggia o uno di quei miracoli con cui Dio aveva salvato dalla sete il suo popolo d’Israele. Il calore estivo infieriva su tutti, piante e animali morivano, il torrente di Cedron si era seccato, le cisterne del territorio erano colme di terra o avvelenate. La fontana di Siloe non bastava alla moltitudine dei cristiani. Così lo storico francese dell’Ottocento Joseph François Michaud descrive il dramma della sete per i Crociati davanti a Gerusalemme nel suo volume “Storia delle Crociate” (1812-1822). Hayez tratteggia una delle scene più struggenti della Prima Crociata.
Dietro l’opera c’è un lavoro studiato e preparato a lungo con decine di disegni, appunti visivi e fogli tracciati a matita. Spesso insoddisfatto dell’esito finale, Hayez ricrea, cancella, rielabora, modifica fino alla perfezione e pare soffra egli stesso, davanti alla sua tela, per il tormento che assaliva i Crociati. Il quadro lo tenne occupato per molto tempo e molte delle figure presenti furono ridipinte più volte. Non basta un intero esercito per conquistare la Città Santa, bisogna fare i conti con la mancanza d’acqua che indebolisce la grande armata cristiana. “In mezzo a una campagna arida e ardente, sotto un cielo di fuoco, incalza Michaud, l’esercito crociato fu presto vittima della sete che era così grave da curarsi poco della scarsità dei viveri”. C’è molta attualità nell’opera di Hayez che dipinge una pagina di storia drammatica in un luogo segnato nei secoli da tensioni perenni.
Laggiù si combatteva novecento anni fa e si combatte ancora oggi in Terra Santa, in Palestina, in luoghi sacri alle religioni monoteiste. Accanto alla Sete dei Crociati compare un altro quadro di carattere storico di Hayez che racconta un episodio della predicazione della Prima crociata di Pietro l’Eremita (1050-1115) che, attraversando città e borgate, predica la Crociata a cavallo di una bianca mula con il crocifisso in mano. Ammirato da Stendhal il quadro suscitò a Brera grande entusiasmo quando apparve dal momento che si era nel pieno del Risorgimento e “vi si poteva leggere un riferimento all’attualità politica e alla necessità di un riscatto nazionale”. Alla Gam, oltre ai dipinti a soggetto storico, si possono vedere, fino al 1 aprile 2024, un centinaio di opere di Hayez con i disegni preparatori provenienti da collezioni pubbliche e private.                       Filippo Re