Informazione promozionale
Gianni Spaterna è nato a Perugia, si considera torinese di adozione in quanto ha frequentato il liceo scientifico e la facoltà di Architettura a Torino, dove svolge la sua attività professionale.
Il suo interesse per l’arte figurativa si è manifestato sin dall’infanzia e, nel 2016, ha deciso di frequentare un corso di pittura, con il pittore naturalista Lorenzo Dotti, per apprendere la particolare tecnica dell’acquerello, scoprendo che accanto all’interesse e alla capacità c’era una grande passione per questa tecnica, spesso sottovalutata, nel circuito dell’arte. Da allora ha realizzato ben 260 opere, partecipando a mostre collettive, mostre personali e concorsi nazionali e internazionali. Negli anni del Covid ha poi seguito un corso di pittura online della pittrice naturalista Cristine Girard.

La sua prima mostra personale risale al 2019 ed è stata allestita nello studio del fotografo Giancarlo Tovo, lo Studio 17, in via Cesare Battisti 17, a Torino. La seconda mostra, incentrata sugli animali (non domestici), risale al 2022. Per la terza mostra, intitolata “Torino” e presentata nel novembre 2023, ha scelto uno show room di arredamento, chiamato “Metroquadro”, in corso Matteotti 17/c, a Torino, durante la quale i suoi quadri, risultato di un lavoro di osservazione della città attraverso uno sguardo artistico e i suoi colori, sono stati molto apprezzati anche per l’inserimento di un contesto che non era quello della classica galleria d’arte ma di uno show room di arredamento contemporaneo.

Il soggetto scelto è stato la città di Torino, che l’ha accettato dal punto di vista umano e professionale, di cui ha dipinto luoghi noti ai torinesi e ai turisti. Ha esposto 34 acquerelli inediti che sono il risultato di una scelta sul campo di particolari fotografici, oltre ai primi schizzi a matita, finalizzati a far emergere la vivacità cromatica del notevole patrimonio architettonico e l’atmosfera della città mediante l’uso di colori decisi, meno diluiti in acqua, nel primo caso, e maggiormente nel secondo. Ha impiegato anche forti contrasti ed effetti chiaroscurali generati dalla luce, ricordando le parole dell’architetto Le Corbusier, che disse: “L’architettura è il gioco sapiente e rigoroso dei volumi sotto la luce”.

Spaterna ritiene che la persona creativa non sia una, ma una moltitudine di persone capaci di esprimere un’ampia gamma di emozioni, ed è anche per questo motivo che ha scelto di cimentarsi su soggetti diversi anziché prediligere un tema specifico ripetitivo, poiché limitante. Nel suo portfolio si possono ammirare acquerelli raffiguranti animali, persone, paesaggi terrestri, paesaggi marini, mezzi di trasporto, imbarcazioni e architetture.
Le sue opere, dal 2016, grazie a mostre collettive e personali, hanno toccato città come New York, Londra, San Pietroburgo, Charlotte, Figueres, Venezia, Milano, Sanremo e Arles.
Mara Martellotta




Dalla delicata, ironica poesia del piccolo che, in un monastero nel cuore del Nepal, osserva divertito, stuzzicandola con la penna, la bianca colomba comodamente adagiata sul capo calvo del suo monaco tutore al racconto emotivamente partecipato della quotidiana fatica dei pescatori intenti a ritrarre le grandi reti dalle acque oceaniche di Amagansett (Long Island), sullo sfondo il volo – ali tese – di gabbiani, anch’essi speranzosi di un buon “bottino”: c’è sempre una sincera attrazione per l’essere umano e per il mondo animale al centro dei soggetti fotografici di Martine Franck (Anversa, 1938 – Parigi, 2012), cui il vadostano “Forte di Bard” dedica, fino a domenica 2 giugno, in collaborazione con la “Fondazione Henri Cartier-Bresson”, la mostra “Martine Franck. Regarder les autres”, all’interno degli spazi delle “Cantine” dell’ottocentesca “Fortezza”. “Non penso che si possa essere un buon fotografo se non si ha curiosità per l’altro”, diceva e pienamente dimostrava nei suoi scatti (180 quelli esposti a Bard, articolati in 7 sezioni) la stessa fotografa, che, con preziosa maestria e acuta sensibilità, ebbe a documentare i principali eventi politici e sociali del XX secolo per riviste come “Life” e il “New York’s Times”, partecipando altresì alla creazione di agenzie come “Vu” e al lavoro collettivo di “Viva”, prima di diventare una delle poche donne di “Magnum Photos” e la più forte sostenitrice della “Fondazione Henri Cartier-Bresson”, da lei creata, a Parigi nel 2002, insieme allo
stesso Cartier-Bresson (di cui fu seconda moglie dal 1966) e alla loro figlia, Mélanie.
Soleil” (teatro d’avanguardia parigino fondato nel 1964 da Ariane Mnouchkine, Philippe Léotard e altri studenti dell’“Ecole Internationale de Théatre Jacques Lecoq”) e nelle rivolte del ‘68, ma anche scovato nelle case di riposo degli anziani francesi e in un monastero in Nepal, fotografando le altre donne, privilegiate e indigenti, celebri e anonime, avvicinando ricamatrici di doti come le giovani ragazze indiane dei piccoli villaggi indiani del Gujarat o artiste del calibro di Sarah Moon, fermata mentre salta la corda con una ragazzina. “Ognuna delle sue fotografie – si è scritto – nonostante nasca dall’istinto del momento, rivela una profonda cura della composizione e una potenza artistica fuori del comune. La sua arte è il riflesso di una scrittura personale segnata da geometrie, curve e linee, alla ricerca della bellezza dell’animo umano e della profondità dei cuori e delle anime, catturati nel vivo delle cose, compresa l’espressione artistica resa attraverso uno ‘sguardo’ di eccezionale sensibilità”.