ARTE- Pagina 51

Flashback Art Fair La fiera torinese dedicata all’arte senza limiti di spazio e di tempo

In arrivo l’undicesimo capitolo della rassegna 

Da Hayez a Schifano, da Tiepolo a Ontani, dalle arti decorative a quelle figurative, tutta l’arte contemporanea di Flashback Art Fair 2023.

La manifestazione, in programma dal 2 al 5 novembre, presenta il suo undicesimo capitolo dal titolo “Metamemoria” attraverso le immagini del ciclo Le Piante dell’artista Turi Rapisarda.

La fiera dove l’arte è tutta contemporanea arriva all’XI edizione, dal 2 al 5 novembre 2023 in corso Giovanni Lanza 75, sede di Flashback Habitat, Ecosistema per le Culture Contemporanee, il nuovo centro artistico indipendente di 20.000 mq a pochi passi dal centro di Torino.

 

Flashback Art Fair è una manifestazione dedicata all’arte di tutti i tempi, un progetto che nasce per offrire una diversa visione sulla storia dell’arte e sulla storia di oggi e che, rinnovandosi di anno in anno, connette zone temporali diverse: l’antico, il moderno e il contemporaneo. 

 

Questa edizione è dedicata alla Metamemoria, la consapevolezza della nostra memoria, la fiera in quanto attivatore di immagini e conoscenza è lo strumento che ci permette di rivivificare, riattivare, ricontestualizzare. Le informazioni vengono fissate utilizzando colori, immagini, emozioni e associazioni. Le opere contribuiscono alla creazione di queste mappe mnemoniche; è così che le gallerie di questa undicesima edizione concorrono in modo determinante alla creazione di un universo di immagini, composito e affascinante, che ripercorre la storia della vita e dell’uomo. Grazie a queste tracce di esperienza passata, l’individuo riesce ad affrontare situazioni di vita, presente e futura.

Questa la dichiarazione della direzione composta da Ginevra Pucci, Stefania Poddighe e dall’artista Alessandro Bulgini.

Per questa edizione i progetti espositivi che si susseguono negli spazi di corso Giovanni Lanza concentrano dunque il proprio sguardo sull’arte stessa, quale “attivatore” di metamemoria, indagando la potente ed energica rilevanza dell’aspetto artistico nel quotidiano comune.

 

LE GALLERIE

Aleandri Arte Moderna, Roma (I), Antiques Par Force, Roma (I), Arcuti Fine Art, Roma, Torino (I), Benappi Fine Art, Londra (UK), Galleria Umberto Benappi, Torino (I), Galleria Riccardo Boni, Roma (I), Bottegantica, Milano (I), Botticelli Antichità, Firenze (I), Beatrice Burati Anderson Art Space & Gallery, Venezia (I), Studio d’Arte Campaiola, Roma (I), Galleria Canesso, Parigi (FR), Milano (I), Mirco Cattai Fine Arts & Antique Rugs, Milano (I), Galleria Arte Cesaro, Padova (I), Contemporary Cluster, Roma (I), Galleria del Ponte, Torino (I), Galleria Giamblanco, Torino (I), Flavio Gianassi – FG Fine Art, Londra (UK), Galleria dello Scudo, Verona (I), Galleria Gracis, Milano (I), Il Cartiglio, Torino (I), Galleria In Arco, Torino (I), Galleria d’Arte l’Incontro, Chiari BS (I), Andrea Ingenito Contemporary Art, Napoli, Milano (I), Lorenzelli Arte, Milano (I), Luma Contemporary Art, Roma (I), Lorenzo e Paola Monticone Gioielli d’Epoca, Torino (I), Galleria d’Arte Niccoli, Parma (I), Galleria Open Art, Prato PO (I), Osart Gallery, Milano (I), Photo & Contemporary, Torino (I), Flavio Pozzallo, Oulx TO (I), Galleria Russo, Roma (I), Richard Saltoun, Londra (UK), Roma (I), Secol-Art di Masoero, Torino (I), Tower Gallery, Perugia (I), Galleria Antonio Verolino – Arte Contemporanea, Modena (I)

 

Differenti forme, tecniche e linguaggi, tra pittura e scultura, attraversano il tempo, da una delle sculture più importanti del primo Trecento italiano: il rilievo in marmo della natività di Giovanni di Balduccio della galleria Benappi Fine Art, ora fruibile al pubblico dopo quasi trent’anni, alle opere cinquecentesche, come quella realizzata da Francesco Badile nel 1530 ca., delle gallerie Pozzallo e Botticelli. Dalle opere appartenenti al secolo della meraviglia, il Seicento, di Giovanni Battista Tiepolo, Bernardo Cavallino (Galleria Giamblanco) e François De Nomé, che con la sua carica fantastica realizza paesaggi immaginari in cui perdersi (Galleria Canesso), all’ Ottocento romantico e seducente di Francesco Hayez (Aleandri Arte Moderna): momenti di magia, dove gli orpelli vengono abbattuti per permettere alla purità di farsi strada.

Opere che concorrono alla costruzione di un immaginario popolato sia da elementi appartenenti alla nostra storia che a quella di culture lontane, come ci suggeriscono i tappeti dai colori brillanti dell’Anatolia, del Caucaso e della Persia di Mirco Cattai Fine Arts & Antique Rugs o i “vicinissimi” dipinti del Settecento che segnano la ricerca della galleria Flavio Gianassi, quest’anno concentrata sui disegni antichi di artisti piemontesi, come il bozzetto di Claudio Francesco Beaumont per gli affreschi della sala dell’Armenia al Palazzo Reale di Torino; tutti tasselli che concorrono alla formazione del nostro bagaglio culturale, istanti di vita raccontati attraverso le opere.

Ci troviamo dunque ad attraversare singoli periodi storici come il Novecento con gli eterni Balla, De Chirico, Medardo Rosso, Savinio e Sironi della Galleria Russo, Bottegantica e Galleria Graciso ci ritroviamo catapultati in progetti che legano opere realizzate in periodi diversi come il raffinato esempio di Galleria dello Scudo dove le opere di Luigi Ontani e quelle dei maestri del seicento indagano congiuntamente l’uomo con curiosità antropologica o come la galleria Riccardo Boni che sottolinea l’impossibilità di scindere nell’arte l’antico dal moderno, presentando un settecentesco Massimo D’Azeglio in dialogo con i lavori di Emilio Primi e Alighiero Boetti appartenenti invece all’Arte Povera del Novecento.

Le variegate proposte delle gallerie permettono dunque agli elementi comuni di palesarsi e renderci così consapevoli della nostra memoria personale e collettiva.

Visione e prospettive diverse stimolano le associazioni mentali: la galleria Richard Saltoun, impegnata in ambito socio-politico, si presenta con una forte quota rosa partendo dall’esplorazione estetica di Giulia Napoleone e Marinella Pirelli, fino a Carla Accardi, membro chiave dell’avanguardia italiana, mentre altre gallerie come la Galleria Niccoli preferiscono presentare un’indagine legata a singoli artisti, ne è un esempio l’opera di Piero Fogliati che esplorando la percezione sensoriale e i fenomeni naturali, costruisce macchine dotate di un’estetica raffinata e complessa legata alla sfera visiva-acustica o la ricerca presentata da Luma Arte Contemporanea che ripercorre l’attività dell’artista Ugo Nespolo dalle opere degli anni Settanta fino a quelle realizzate con acrilico su HDF nel 2023.

 

Un’atmosfera, quella di Flashback Art Fair in cui si potenzia la metamemoria, un luogo dove le opere assolvono al compito di stimolare i numerosi processi di conoscenza e consapevolezza.

Flashback nel suo undicesimo capitolo ci racconta dunque quanto importante sia rendersi consapevoli della memoria, prendersi cura di essa e di ciò che ci appartiene. Il tutto reso possibile attraverso l’arte, disciplina umana che lega culture, storie e vite.

 

L’XI edizione di Flashback: il tema e le mostre

Il titolo di questa edizione è Metamemoria, undicesimo capitolo del racconto di Flashback.

In neuroscienza, la metamemoria è quella capacità introspettiva che permette all’essere umano di valutare e monitorare la propria memoria, dalla quale dipende l’identità personale e la consapevolezza di ciò che ci appartiene.

Immagini, nozioni e sensazioni vengono riprodotte nella mente e ricollocate nel tempo e nello spazio, costruendo così il bagaglio culturale personale dal quale possiamo attingere quotidianamente. Più si è abili nel testare la propria capacità mnemonica, più si riesce a migliorare la memoria prospettica: programmare un’azione e metterla in atto quando serve, in ogni momento della vita quotidiana.

L’immagine guida dell’undicesima edizione di Flashback Art Fair è realizzata sulla base dell’opera Le Piante di Turi Rapisarda, appartenente a una serie fotografica che ha come spunto dominante la metamemoria. Nella serie, gli immigrati e le immigrate del Sud Italia sono ritratti come piante in vaso, restituiti come individui pienamente consapevoli, incredibili nella perfezione della loro compiutezza. Le radici, nella finitezza del vaso, sono parte integrante di noi stessi, la parte essenziale che ci permette di affrontare il nostro presente.

Le Piante di Rapisarda costituiscono la perfetta metafora per le opere presenti in fiera, elementi attraverso i quali esercitiamo la metamemoria (costruiamo con conoscenza e consapevolezza il nostro bagaglio culturale).

Le Piante è una delle serie fotografiche che saranno fruibili negli spazi di Flashback, nella mostra dedicata all’artista dal titolo Turi Rapisarda. Fotografie che raccoglie una parte della ricerca fotografica dell’artista. Più di trenta opere stampate ai sali d’argento realizzate tra gli anni 80 e 90 dove concetti, emozioni e tecnica si fondono in un malinconico lirismo. Tra le serie fotografiche in mostra: Le Piante, Le strette, Trespolo e Mutoidi. Turi Rapisarda (Catania, 1954) vive e lavora a Torino, dagli anni Ottanta si inserisce nella scena artistica e culturale torinese. Artista libero, anarchico e fuori dagli schemi, attraverso i suoi ritratti fotografici fuori dai luoghi comuni elude la separazione tra privato e pubblico, mostrando l’espressività artistica e le relazioni personali. I soggetti ritratti si muovono liberi davanti alla fotocamera, mentre l’artista affronta temi etici che svelano la complessa drammaticità del mondo. Rapisarda non abbandona mai la visione romantica e pura, analizzando l’umanità, talvolta fragile e vulnerabile, attraverso la sua poetica e personale visione del mondo.

 

Questa edizione della fiera ospita anche la 9° edizione della mostra conclusiva del progetto Opera Viva Barriera di Milano (il manifesto di 6x3m che, in piazza Bottesini a Torino, accompagna durante l’anno la vita quotidiana del quartiere).

Questa edizione è dedicata all’incursione della vita nei progetti d’arte in questo caso Luigi, l’addetto alle affissioni interviene appendendo tutte le immagini dei manifesti capovolte. Alessandro Bulgini, ideatore del progetto, indaga sul ribaltamento della prospettiva e sull’influenza della vita nell’arte. L’edizione vede l’intervento di un gruppo di artisti torinesi tra i più di significativi e originali: Gianluca e Massimiliano De Serio, Sergio Cascavilla, Turi Rapisarda, Luigi Gariglio, Pierluigi Pusole e lo stesso Bulgini.

 

La mostra Una vita migliore. Frammenti di Storie dell’Istituto per l’Infanzia della Provincia di Torino, ora permanente e con un nuovo allestimento, è fruibile al terzo piano della sede. Curata dall’artista e direttore artistico di Flashback Habitat Alessandro Bulgini, vuole essere un’opera collettiva, un’opera corale dove si intrecciano storia, emozioni, arte e vita. Vuole ridare voce a quella moltitudine di mondi che si sono intrecciati nelle sale della struttura, ex brefotrofio di Torino, attraverso scorci di storie di alcuni dei protagonisti che, in prima persona, hanno vissuto quel luogo come i bambini, ora adulti, le tate, i dipendenti della struttura. Un’esposizione che narra storie intime e personali, ma incredibilmente universali perché legate a concetti che ci toccano da vicini come la nascita, la famiglia, l’identità, attraverso frammenti originali, raccolti grazie alla collaborazione di chi c’era all’epoca, documenti recuperati negli archivi storici della Provincia di Torino e testimonianze dirette.

 

Anche Vivarium, parco artistico in divenire dedicato alla coesistenza tra arte e natura si arricchisce di un’altra installazione site-specific: Mushroom Forest di Michel Vecchi, artista valdostano che vive e lavora a Ibiza.

Michel Vecchi ha realizzato una foresta di funghi partendo dai tronchi di alberi trovati nel grande parco di Habitat, un luogo a lungo abbandonato dove la natura ha compiuto il proprio ciclo vitale di nascita e morte. L’artista con Mushroom Forest fa nascere colorati funghi di sorpresa, magia e curiosità. Non c’è bosco senza profumo di funghi, non c’è bosco che non trasmetta il senso di crescita e protezione. Alberi e funghi vivono da sempre in simbiosi, come fratelli e compagni di vita si nutrono e si prendono cura vicendevolmente. Ogni pianta ha una storia e un’anima impressa nel legno. Ogni fungo di Michel ha un potere speciale, nel gambo e sotto, alla base, gira una spirale di rame e alluminio che trasmette e conduce questo potere alle persone e ai luoghi in cui viene posizionato.

Il progetto Vivarium (der. lat. di vivus «vivo») è dedicato alla “coltura” delle opere, gli artisti affidano le loro opere e l’ecosistema le adotta e se ne prende cura.

Tra le opere che compongono Vivarium ricordiamo: Root Pipeline (2022) di Francesca Casale e Sedie nello spazio (1995) di Fabio Cascardi.

 

Il progetto Stanze Viventi / Living Rooms, presentato il 24 settembre, è aperto al pubblico in occasione della manifestazione fieristica. Le 17 stanze d’artista – che poi verranno date in adozione tramite bando ad associazioni operanti sul territorio piemontese – sono la prima parte di un progetto nato per riattivare gli spazi della Palazzina A di Flashback Habitat, un luogo complesso, denso di storia e di storie.

Il progetto vuole dare voce agli artisti e alle associazioni, mettendo al centro il territorio, la creazione artistica e la vita.

 

Ritornano poi come ogni anno i flashback lab di Mariachiara Guerra, responsabile del progetto didattico di Flashback Habitat, i flashback video che introducono con un sorprendente cameo la stagione invernale di Habitat dedicata al documentario d’arte e i flashback talk che indagheranno il ruolo della memoria nella costruzione del contemporaneo.

 

Perché l’arte come la memoria si aziona grazie all’osservazione sensibile. Le tracce degli artisti lasciate lungo i percorsi di vita di ognuno degli innumerevoli periodi storici ci permettono di risalire alla configurazione di eventi passati ma soprattutto ci aiutano a capacitarci del presente.

 

Flashback Art Fair

Preview: mercoledì 1° novembre 2023 dalle 11 alle 16

Vernissage: mercoledì 1° novembre 2023 dalle ore 16 alle ore 22

Apertura al pubblico: 2 / 5 novembre 2023 dalle 11 alle 20

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Con il Patrocinio della Città di Torino 

Con il Contributo di Regione Piemonte, Camera di Commercio di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT

Con il Supporto di Cassa Depositi e Prestiti

Con il Sostegno di Iren, Studio Cernaia

Cultural Partners Opera Viva, l’Artista di Quartiere e Atelier Heritage

Media Partner: La Stampa, Exibart, Artribune, Il Giornale dell’Arte

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Ingresso

Biglietto intero: 15€

Biglietto ridotto: 10€ (riduzioni previste per legge, per possessori di Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card e per possessori della tessera Amic* di Flashback Habitat)

Giovedì 2 novembre ingresso gratuito con Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, possessori della tessera Amic* di Flashback 

“Addio al 900” in omaggio a Picasso e a Peverelli

A Mondovì, concerto delle “Officine Schwartz” , in occasione della mostra al “Museo della Ceramica”

Domenica 22 ottobre, ore 18

Mondovì (Cuneo)

L’accostamento è particolarmente suggestivo e in linea con l’arte espressa da entrambe le parti. Arte capace di affondare nelle radici di antiche scuole per prendere il volo verso spazi espressivi e immaginativi appartenenti al futuro più remoto. Musica alta e alta Ceramica. L’appuntamento è per domenica 22 ottobreore 18, presso la “Sala Ghislieri” dell’ex “Oratorio di Santa Croce” (via Francesco Gallo 3, Mondovì), con il concerto “Addio al 900” organizzato dalla “Fondazione CRC” e tenuto dalle “Officine Shwartz”, gruppo musicale “industrial – folk” (nato a Bergamo nel 1983 ad opera di Osvaldo Airoldi) autore di ritmiche assolutamente singolari spesso generate da strumenti metallici autocostruiti e dalle straordinarie sonorità, come il “tubicordo” e la “bisciarpa”. L’evento vuole rappresentare un omaggio a Pablo Picasso (1881-1973) e a Cesare Peverelli (1922-2000), artista-artigiano come i componenti delle “Officine Schwartz” e cultore di musica sperimentale, in occasione della mostra a loro dedicata “Cesare Peverelli. Ceramiche a Vallauris. Avec Pablo Picasso” ( di cui già s’è scritto), aperta presso il “Museo della Ceramica” di Mondovì ( in “Palazzo Fauzone di Germagnano”) fino al 5 novembre prossimo. L’ingresso al concerto è libero e gratuito, con registrazione consigliata sulla piattaforma “eventbrite”. Spiega Enzo Biffi Gentili, curatore della mostra al “Museo della Ceramica”: “Per celebrare il cinquantenario picassiano e l’artista Cesare Peverelli, si è scelto di invitare in concerto le ‘Officine Scwartz’, al di là del loro storico valore, per una doverosa esigenza di coerenza con il contesto urbano ed espositivo. Le ‘Officine Scwartz” sono infatti alte esponenti dell’‘Industrial Music’, che sovente si sono esibite in industrie esauste e aree dismesse: con la scomparsa di tutta la sua grande industria ceramica anche Mondovì è passata da una drammatica esperienza di questo tipo. Il concerto è intitolato ‘Addio al 900’, sia per la crisi dell’industria ‘pesante’, sia perché la mostra su Peverelli e Picasso, ed il suo catalogo, si concludono registrando proprio l’indebolimento o la caduta di alcuni miti ideologici e culturali del 900, dall’impegno filocomunista al picassismo”.

Le “Officine Shwartz” proporranno un secolo (il 900) di “sonorità acustiche”, elettroniche e “rumoristiche”, di stili colti, popolari e sperimentali. I loro strumenti vanno dal pianoforte a coda a strumenti autocostruiti a corde e a percussione, a metalli vari, campanine di vetro, drum e synth analogici anni ’70, per chiudere con una chitarra elettrica dagli effetti “inconsueti”. I “quadri sonori”, in buona parte inediti, andranno velocemente su e giù lungo il secolo, in Europa e oltre, soffermandosi su alcuni momenti della storia, della cultura e della quotidianità.

Ricordiamo ancora che la mostra “Cesare Peverelli. Ceramiche a Vallauris. Avec Pablo Picasso” nasce per valorizzare la collezione di 50 ceramiche inedite del milanese Peverelli, realizzate a Vallauris, località situata fra Cannes ed Antibes, e donate alla “Fondazione CRC” nell’ambito del progetto “Donare. Rilanciare la cultura del dono in provincia di Cuneo”, dall’imprenditore provenzal-piemontese Michel Ribero. Cogliendo poi l’occasione della ricorrenza del Cinquantenario dalla morte di Picasso, il curatore Enzo Biffi Gentili ha inteso proporre in mostra un accostamento fra le ceramiche di Peverelli ed una serie di litografie del “padre del cubismo”, anch’essere realizzate a Vallauris.

Per info: tel. 0174/330358 o iatmondovi@visitcuneese.it

g.m.

Nelle foto:

–       Dettaglio della “bisciarpa” delle “Officine Schwartz”

–       Osvaldo Airoldi, leader delle “Officine Shwartz”

–       Ezio Raviola, vicepresidente della “Fondazione CRC” ed Enzo Biffi Gentili all’inaugurazione della mostra “Cesare Peverelli. Ceramiche a Vallauris. Avec Pablo Picasso”. Ph. Luca Privitera

Arte Esperienziale e Inclusiva alla Palazzina di Caccia di Stupinigi

A ottobre le performance di danza e pratiche artistiche per Feste e laboratori dedicati per le famiglie di Casa Ugi

Con Feste, il Festival di danza contemporanea di comunità e musica e le attività laboratoriali in collaborazione con Ugi, la Palazzina di Caccia di Stupinigi avvia ad ottobre una serie di iniziative per rendere l’arte esperienziale, inclusiva e partecipata.

Nel programma di Feste “Dance Well” (sabato 21), la pratica artistica aperta rivolta a persone con Parkinson e a familiari, artisti, danzatori, studenti, cittadini. “Kairos” (domenica 29), la performance partecipata itinerante dove il pubblico è coinvolto ed invitato a vivere l’esperienza. “Bestiario” (domenica 22 e 29), il percorso di esperienze nato alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, poi messo in scena nel Salone d’Onore della Palazzina, da cui si è sviluppata la collaborazione con il Festival. “Iperbosco” (domenica 22), nel parco naturale oltre le mura della Palazzina per riscattare la memoria di caccia del parco e trasformarla in un’esperienza di cura del luogo. “Filo d’Aria” (domenica 29), gesto coreografico di comunità della residenza curata dalla storica danzatrice e coreografa Raffaella Giordano che ha coinvolto un gruppo di comunità di giovani e adulti.

Nell’ottica di museo partecipativo si inserisce anche la collaborazione con Ugi, Unione Genitori Italiani contro il tumore dei bambini. Sotto il nome di “Palazzina UGI” rientrano le attività, tra visite interattive e incontri in Palazzina e a Casa Ugi, dedicate ai bambini e ai genitori e studiate per essere stimolanti e versatili, sia nei linguaggi e sia nella modalità di fruizione. In programma, una volta al mese a partire da ottobre e per tutta la stagione 2023-2024, visite sugli aspetti più divertenti e inediti della corte (gli abiti, le giornate dei principini, la storia degli animali esotici allevati a Stupinigi), laboratori online per chi è impossibilitato a raggiungere la Palazzina, incontri narrativi e laboratori didattici a Casa Ugi, curati dagli operatori dei servizi educativi della Palazzina di Caccia di Stupinigi.

«La pandemia ci ha ricordato – sottolinea Marta Fusi, direttrice della Palazzina di Caccia di Stupinigi – che la visione della bellezza portata dall’arte in tutte le sue espressioni, oltre all’insegnamento culturale, aiuta le persone trasmettendo serenità, positività e una sensazione di distacco, anche solo momentaneo, dalle problematiche della vita. L’arte è terapia. E la Palazzina di Caccia di Stupinigi vuole essere un luogo speciale per l’accessibilità offrendo la possibilità ad ognuno di accedere con le proprie fragilità, fisiche, di età e di lingua, proponendo attività tra loro disomogenee per la maggiore inclusività delle persone, attraverso progetti culturali, visite tematiche, mappe interattive».

 

FESTE

Il Festival è curato da Associazione Didee – arti e comunicazione in collaborazione con Filieradarte aps e Merkurio progetti musicali, e sostenuto da MiC, Regione Piemonte, Città di Torino | TAP e Fondazione CRT.

Nelle sale auliche della Palazzina, sabato 21 ottobre alle ore 10.30, apre ufficialmente il festival con il laboratorio Dance Well, pratica aperta di danza inclusiva con Elena Cavallo, Emanuele Enria, Debora Giordi e Gaia Giovine Proietti a cura di Lavanderia a Vapore e Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa, in collaborazione con Ass. Giovani Parkinsoniani. Si tratta di una pratica rivolta a persone con Parkinson e a tutti: familiari, artisti, danzatori, studenti, cittadini. Un’occasione per praticare la danza e la filosofia in luoghi deputati alla bellezza, dando voce a insolite comunità di ricerca intorno a ‘il tempo vegetale’ e al concetto di cura. Alle ore 12 sulla Scalinata d’Onore, performance Non me lo spiegavo il mondo con Francesca Cola e Giulia Ceolin. La performance lascia allo spettatore la scelta di abbandonarsi alla bellezza visiva o di seguire le tracce di un rito speculare, in una speranza di riconoscimento e rispecchiamento fra esseri viventi e specie.

Domenica 22 ottobre alle ore 15 nel Parco naturale di Stupinigi performance Bestiario | Narrazione per immagini e corpi a cura di Elena Maria Olivero e Serena Fumero (in replica, in forma di vista performativa, domenica 29 ore 10,30). Bestiario è un percorso di esperienze intorno al tema degli animali e del loro ruolo nell’arte e nel nostro immaginario. Segue alle ore 15.30 la performance Iperbosco, pratica immersiva in natura proposta dal Collettivo CIFRA che accoglie diverse personalità creative. La performance si nutrirà delle caratteristiche del parco e creerà un tracciato da percorrere a piedi, con soste per osservare le azioni poetiche disseminate lungo la via.

Sabato 28 ottobre alle ore 15 nello spazio della Scalinata d’Onore presentazione di Rêverie auprès des cygnes, performance di comunità in omaggio a La morte del cigno di Michel Fokine (1905). Ornella Balestra accompagnerà le persone danzanti in un’esperienza di trasmissione e incorporazione di una serie di ‘rêverie’ della celebre coreografia con Anna Pavlova. Segue alle ore 16 performance e concerto Pause/Solaris con un gruppo di professionisti e amatori, accompagnati dalla coreografa Doriana Crema con musiche dal vivo di Giorgio Li Calzi e Manuel Zigante. I due musicisti, apparentemente distanti, convergono in un astratto e materico territorio comune, entrando in risonanza con il Salone d’Onore e i performer.

Domenica 29 ottobre alle ore 10.30 performance itinerante dalla Sala del Cervo al Salone d’Onore della Palazzina di Caccia con Bestiario | Narrazione per immagini e corpi a cura di Elena Maria Olivero e Serena Fumero. Alle ore 12 nella Galleria di Ponente si potrà assistere alla conferenza performativa Paesaggi interrotti con Ornella D’Agostino, il paesaggista Luigi Usai e il coinvolgimento degli artisti dell’Accademia del Tempo e di Stazione di Transito (Carovana SMI, Cagliari). Una narrazione per immagini, mappe transdisciplinari per accrescere la consapevolezza dei processi di strutturazione naturale e antropica del paesaggio come principi fondamentali dell’educazione civica. In occasione di FESTE, Carovana SMI lancia il suo percorso aperto alla cittadinanza nel quartiere Le Vallette di Torino, con esito performativo nel Festival Differenti Sensazioni 2023 di Stalker Teatro. Sempre domenica pomeriggio, alle ore 14 nella Galleria di Ponente si svolge laboratorio aperto di percussioni e movimento condotto da Elena Pisu e Marco Giovinazzo di Tamtando (partecipazione gratuita su prenotazione), in preparazione a Kairos, performance partecipata e aperta a una comunità di amatori e musicisti, che si terrà alle ore 16 sulla Scalinata d’Onore. Alle ore 15 nel Salone d’Onore il festival propone Filo d’Aria, restituzione performativa della residenza curata dalla storica danzatrice e coreografa Raffaella Giordano che ha coinvolto un gruppo di comunità di giovani e adulti.

INFO

Palazzina di Caccia di Stupinigi

Piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Le attività di Feste sono comprese nel biglietto di accesso alla Palazzina

Biglietti: intero 12 euro; ridotto 8 euro

Gratuito: minori di 6 anni, possessori di Abbonamento Musei Torino Piemonte e Royal Card

Per l’accesso a tutte le performance e ai laboratori è richiesta la prenotazione: 388 4229129 didee.promozione@gmail.com

Giorni e orario di apertura della Palazzina: da martedì a venerdì 10-17,30 (ultimo ingresso ore 17); sabato, domenica e festivi 10-18,30 (ultimo ingresso ore 18)

www.ordinemauriziano.it

Un autunno di rinnovamento e grandi mostre a Camera con l’antologica dedicata ad André Kertész

Un dialogo fra quattro giovani artisti e artiste e gli Archivi Alinari e il primo percorso multimediale accessibile in Italia sulla storia della fotografia

 

Camera, il  Centro Italiano perla fotografia, sito a Torino in via delle Rosine 18, festeggia il 18 ottobre 2023 otto anni dalla sua inaugurazione.

“Si tratta di una data importante – spiega Emanuele  ChieliPresidente di Camera – e abbiamo appena chiuso una mostra straordinaria come quella di Dorothea Lange, che appariva come una scommessa, che abbiamo pienamente  vinto con ben oltre 30 mila visitatori.

Camera si presenta al pubblico con una veste nuova, frutto di un importante progetto di rinnovamento architettonico ancora in corso, unito alla creazione di un nuovo percorso, unico in Italia, visivo tattile dedicato  alla storia della fotografia. Questa evoluzione vuol fare di Camera un importante punto di riferimento per la diffusione della cultura fotografica in Italia, attraverso mostre, incontri, attività  educative e corsi per accrescere la conoscenza e stimolare il confronto in campo fotografico, approfondendo il racconto della realtà attraverso le immagini.

Camera si espande e propone, in contemporanea alla mostra nella sede di Torino, altre tre grandi mostre in altrettante città italiane, a Saluzzo, Forlì e Bassano del Grappa. Nel caso di Saluzzo è protagonista lo sguardo femminile in fotografia attraverso le immagini della storica Agenzia Magnum Photos ( dal 13 ottobre), a Forlì  viene presentata l’antologica di Eve Arnold ( dal 23 settembre), mentre a Bassano del Grappa dal 27 ottobre sarà  possibile ammirare la mostra su Dorothea Lange con i suoi racconti di vita e lavoro.

La mostra che apre l’autunno  di rinnovamento presso Camera è dedicata a ‘André  Kertész, l’opera 1912-1982’ e è  realizzata in collaborazione con la Médiathèque di patrimoine e de la photographie (MPP) di Parigi,  Istituto del Ministero della Cultura francese  che conserva gli oltre 150 immagini che ripercorrono la carriera di André Kertész, fotografo di origini ungheresi, nato a Budapest nel 1894, approdato in Francia nel 1925 e trasferitosi negli Stati Uniti nel 1936, dove morirà nel 1985. La mostra segue le tappe biografiche dell’autore, a partire dalle prime fotografie amatoriali scattate nel suo Paese di origine  durante gli anni della prima guerra mondiale. In quegli anni Kertész affina il suo sguardo e mostra una certa capacità  di trasformare la quotidianità in immagini sospese tra sogno e apparizione metafisica, come accade nel “Nuotatore “, e negli autoritratti.  Sono poi celebri  le icone realizzate a Parigi nello studio del pittore Piet Mondrian, i ritratti di personaggi che hanno fatto la storia della cultura e del costume del Novecento, dal regista russo Sergej Ejzenstein alla musa Kiki de Montparnasse, allo scultore Ossip Zadkine. Nelle scene di strada, diurne e notturne, Kertész cerca “la vera natura delle cose, l’interiorità, la vita “, realizzando immagini che hanno contribuito decisamente a creare il mito  della capitale francese nella prima metà del secolo. Molto note anche le sue ‘distorsioni’, giochi nati dagli specchi deformanti dei Luna park,  che lo hanno reso una figura di primo piano anche nell’ambito surrealista.

La mostra,  curata da Matthieu Rivallin, responsabile del Dipartimento di Fotografia  della MPP, grande esperto di Kertész,  e da Walter Guadagnini, direttore artistico di Camera, celebra il sessantesimo anniversario della presenza del fotografo alla Biennale di Venezia.  La traccia delle opere in mostra si basa sulla lista manoscritta delle opere esposte in quell’occasione.

L’esposizione getta poi un attento sguardo e una luce nuova sulla lunga seconda parte della sua esistenza, trascorsa oltremare, in un clima culturalmente molto diverso. Si può notare, da una parte, la continuazione della ricerca dell’artista, ritornando sugli stessi temi, dall’altro lato l’effetto che le nuove architetture, i nuovi stili di vita, i nuovi panorami cittadini hanno sulle sue opere fotografiche.

Tra questi scatti si ricordano quelli spettacolari del porto di New York o dello skyline della Grande Mela, in cui appaiono le Torri Gemelle oggi scomparse, o le immagini della  casa dell’architetto Philip Johnson, contraltare a quelle scattate nella casa di Mondrianmezzo secolo prima.

Cartier Bresson ebbe modo di affermare che “Tutto quello che abbiamo fatto o che abbiamo intenzione di fare Kertész  lo ha fatto prima”.

La mostra   e’ patrocinata dall’Accademia d’Ungheria, Regione Piemonte e Città di Torino.

Una seconda esposizione ospitata da Camera è che si inaugura contemporaneamente a quella di André Kertész si intitola ‘Nuova generazione.  Sguardi contemporanei  sugli Archivi Alinari” e presenta le opere inedite realizzate da quattro artisti e artiste di giovane età tra i più promettenti in Italia, Matteo De Mayda, Leonardo Magrelli, Giovanna Petrocchi e Silvia Rosi.

La mostra, con il progetto allestitivo di Andrea Isola, è promossa da Camera e FAF Toscana, Fondazione Alinari per la Fotografia, a cura di Giangavino Pazzola e Monica Poggi, con l’intento di incrementare il patrimonio fotografico pubblico attraverso la committenza di progetti inediti e di giovani artisti e artiste.

Leonardo Magrelli ha visionato le oltre 223 mila fotografie digitalizzate e presenti sul portale della Fondazione Alinari e ha selezionato una rosa di immagini che testimoniano la eterogeneità della raccolta.

Nel suo progetto ‘57 giorni di immagini’ Magrelli decontestualizza e reinquadra questi materiali per far assumere nuovi e diversi significati. I tagli ravvicinati rendono ancora più complessa l’interpretazione, portando ad un distanziamento fra le immagini e i riferimenti culturali e storici di cui sono portatrici.  Medesimo meccanismo è applicato alle didascalie, che l’artista allontana dai rispettivi scatti, per suscitare nello spettatore un senso di sospensione e di incompiutezza che lo porterà ad attivarsi per dare una propria lettura a ciò  che vede. Silvia Rosi riflette, nel suo progetto Protektorat, sulla forza delle immagini e delle parole nella costruzione di una verità storica.

Nella sua pratica artistica Giovanna Petrocchi riusa materiali prelevati da archivi accessibili online per mezzo della tecnica del collage digitale. Partendo da fotografie appartenenti al fondo Giuseppe Wulz presenti negli Archivi Alinari, Petrocchi ha scansionato delle carte da visite piuttosto insolite per dar vita a una divertita schedatura in divenire con il paesaggio fantastico. Questo tipo di immagini riproducono ritratti in piccolo formatomolto diffusi a fine Ottocento.  Matteo De Mayda lavora in collaborazione con enti di ricerca ambientale per esplorare  la dimensione di trasformazione della laguna di Venezia.

Infine Camera ha rivolto lo sguardo a tutti i pubblici possibili, allestendo, nella Manica Lunga, la nuova esposizione multimediale permanente dal titolo “La storia della fotografia nelle tue mani”, che ripercorre le tappe fondamentali della storia della fotografia. Si tratta di una lunga timeline costruita attraverso pannelli, contenuti digitali, video e testi scritti, nata dalla volontà delle persone non vedenti o ipovedenti di approfondire l’affascinante storia della fotografia. Sono presenti pannelli visivo tattili realizzati grazie alla sofisticata tecnica dell’adduzione,  che consente una rappresentazione fedele dell’immagine e la presa in rilievo in resina trasparente in corrispondenza dei tratti principali del soggetto.

Ciascun pannello è  corredato da descrizioni in Braille, accompagnato da dettagliate descrizioni video in LIS (LINGUA DEI SEGNI ITALIANA) Nel percorso sono intervallati alle immagini dei video, fruibili mediante schemi dotati di un sistema di semplificazione di ultima generazione che favorisce un audio puntuale non invasivo.

 

Mara Martellotta

 

La “perfetta imperfezione” della natura secondo Maurizio Briatta

“Paesaggi. Forse”

In mostra allo “Spazio Eventa” di Torino 

Fino all’11 novembre

A far da magnifico sfondo, la superba maestosità dei quasi 4.500 metri del Cervino che guarda a Breuil-Cervinia (Valtournanche) in Italia e a Zermatt in Svizzera. Poesia pura, paesaggio da favola accovacciato sotto una morbida – sempre più rara – coperta di neve. Paesaggio “bello”. Paesaggio. Forse. Abbruttito da una stupida invasione di tristi “manufatti” umani, giochi e giochini e “gonfiabili” e sedie-sdraio per gli i fanatici della tintarella e gru e scavatrici con scarti di plastica e inquinamento da sovrabbondanza che “lacerano la natura e la sua bellezza”. E’ un voluto colpo d’occhio. Che in un baleno trasforma “paesaggi belli” in “paesaggi brutti”. Verità documentata (“Paesaggi brutti”, Cervinia 2023) dagli scatti del fotografo torinese Maurizio Briatta, “detective” minuzioso, ossessionato ricercatore dell’“imperfezione”. Della “perfetta imperfezione” della natura. Realtà in cui spesso e volentieri gioca a metterci maldestramente lo zampino proprio l’uomo. Un modo, quello di Briatta, del tutto particolare di cristallizzare sguardi paesistici in modo insolito “usando proprio la complessità del mezzo fotografico per ottenere risultati che giocano sull’ambiguità, generando dubbio, incertezza”. Così di Briatta racconta Tiziana Bonomo, ideatrice di “ArtPhoto” (2016) e curatrice della mostra dell’artista torinese ospitata, fino a sabato 11 novembre, allo “Spazio Eventa” di via dei Mille, a Torino. Paesaggi, sì.

Elemento comune alla trentina di immagini esposte in rassegna. Ma paesaggi “ambigui”, “singolari” e “stravaganti”. Dunque: “Paesaggi. Forse”. Opere incentrate su tre filoni compositivi, su cui Briatta inizia a lavorare  fra fine Novecento e primi Duemila, quando nel 2002 (con “Controluce”) è protagonista alla “GAM” di Torino della collettiva “Silenzio della Superficie”, nata dalla selezione individuata da Marina Miraglia nel libro “Il ‘900 in fotografia e il caso torinese”. Già allora, negli scatti di Briatta, appare nitida la chiara volontà del rompere le righe e le regole e le cifre stilistiche del déjà vu. Sulla scia di una “vena romantica” che “con l’uso della voluta sfocatura insieme alla stampa su carta acquerello, accentua quell’effetto pittorico” (colore e luce alla Turner) che carica di suggestive emozioni la sua particolare “poetica della natura”. “Sono nato colorista –afferma lo stesso fotografo – e voglio morire colorista”: un processo tecnico e spirituale che ritroviamo coerente, ad anni di distanza, in “Paesaggi con figure” (2018) dove “l’obiettivo diventa il velo – scrive Tiziana Bonomo – che nasconde e non che mette a fuoco, che guarda ma che non si sofferma come per un atto di pudicizia di non voler far scoprire tutto ciò che ha visto”.

E’ una sorta di compulsiva curiosità, quella che spinge Briatta all’utilizzo del mezzo fotografico per dire e non dire, raccontare e non raccontare, sfumare i contorni per invitare all’immaginazione, a un gioco di parallelismi sentimentali in cui ritrovarsi in accordo o disaccordo con i propri interlocutori. Senza che l’esito ne comprometta il modo di procedere. Fino ad arrivare all’ultima “folgorazione”, al gioco dell’imperfezione, in cui i paesaggi (anche i più belli) vengono capovolti e analizzati con rigorosa “perfidia” per descriverne il “ciò che non va”, le pieghe dell’imperfetto: “Paesaggi brutti” (2023), di cui già s’è detto, contrasto da “pugno in un occhio” fra rifiuto umano e paesaggio naturale, originariamente magnifico. Dice ancora la Bonomo: “Per Briatta i riferimenti sono con la ‘land art’ di Christo, di Richard Long, di Tony Crag e cerca, con il suo stile, in maniera volontaria, consapevole quanto la mano dell’uomo ogni giorno riesce a graffiare con costruzioni pale giocattoli camion immondizia, la natura di un paesaggio che silenziosamente non può ribellarsi. Lo fa in maniera opposta a Christo che impacchetta la bellezza e quindi interviene sul paesaggio aggiungendo qualcosa. Briatta invece cerca la contaminazione che esiste già”. Spirito ribelle? Da cattivo ragazzaccio? O piuttosto geniale inventore (e nuovo interprete) di spazi naturali, troppo spesso affogati in valanghe di melensa, stucchevole retorica? Ai posteri …

Da segnalare: martedì 24 ottobreore 19, sempre a “Spazio Eventa”, si terrà un talk fra Maurizio Briatta ed una giovanissima promessa della fotografia, Giada Tamburini. L’incontro si inserisce nell’ambito di “Countdown”, serie di eventi che anticipano l’edizione 2023 di “The Others Art Fair”.

Gianni Milani

“Paesaggi. Forse”

“Spazio Eventa”, via dei Mille 42, Torino; tel. 011/8138159 o 335/7815940 o tizianabonomo@fastwebnet.it

Fino all’11 novembre

Orari: dal mart. al ven. 15/19

Nelle foto:

–       “Paesaggi brutti”, Cervinia, 2023

–       “Controluce”, 2001

–       “Paesaggi con figure”, 2018

La mostra di Natale alla galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia

Informazione promozionale 

Ospita dal 12 al 23 dicembre 2023 quattro artisti: Alvaro Cerri, Cesare Iezzi, Dario Frascone e Andrea Zannella.

 

Alvaro Cerri, nativo in provincia di Brescia, classe 1951, vive a Gavardo, vicino a Salò, sul lago di Garda. Da sempre è stato pittore e i soggetti dei suoi quadri sono le persone, in quanto interessato all’uomo nella sua essenza. I suoi lavori si possono dividere in due categorie: i ritratti e le storie, che sono le sue storie. Racconta della sua vita e di ciò che gli è accaduto lasciandogli un forte segno. Ha dipinto cinque quadri sulle mani di sua madre morente. Ama dipinti anche dalle grandi dimensioni su tela o su tavola. Validi anche i ritratti realistici realizzati a matita.

Ha partecipato a diverse mostre, collettive e premi nazionali e internazionali. I dipinti dell’artista Alvaro Cerri sono sintesi di vissuto di memoria e di realtà, e realizzati con scioltezza della tecnica e con mano sicura, rivelano una sensibilità non comune in cui ogni soggetto, di chiara introspezione psicologica, vive di un’interiorità intensa, rivelando valori spirituali e umani. Si tratta di una figurazione esistenziale, quella dell’artista Alvaro Cerri, densa di riflessioni e sentimenti in cui riesce a raffigurare nell’opera un ritmo di narrazione e un’atmosfera profonda di vita dal grande vigore rappresentativo. Ne derivano pensieri, immagini e scene di situazioni altamente espressive che richiamano l’attenzione del fruitore e rispondono a una profonda esigenza di comunicazione palpitante di emozioni. Alvaro Cerri ci trasmette nella sua creazione la visione naturale dei suoi protagonisti, altamente simbolici e che documentano una visione evocativa di stati d’animo, attraversando un linguaggio personale ricco di spontanea naturalezza.

Cesare Iezzi è il secondo artista presente in mostra. Nato a Chieti nel 1958, autodidatta, inizia a dipingere giovanissimo.

Dopo aver conseguito il diploma di maturità all’istituto tecnico per geometri, nel 1981 si iscrive alla facoltà di architettura e, nel 2015, presenta all’Aurum di Pescara la sua ultima ricerca intitolata “Photopsyche”, una serie di ritratti fotografici in digital art sul tema del visibile e dell’invisibile. Dal 2016 traspone il concetto di “Photopsyche” nella scultura creando “Sculptures”, ovvero la visione trasfigurata dell’essere umano in cui compaiono le forme materializzate della propria psiche. Ha partecipato a diverse mostre personali e collettive ed è stato finalista di diversi premi tra cui la Biennale di Montecarlo 2023. Con l’inizio di quest’anno ha preso avvio un nuovo progetto dal titolo “Dual”, sei installazioni sul tema della dualità, in un confronto tra vecchi e nuovi miti contemporanei. Lavora spesso presso il suo studio a Civitanova Marche. La scultura di Cesare Iezzi segue un percorso di evidente solidità artistica e di valore culturale in cui i volti umani, che vivono in un tempo sospeso, si liberano in un concetto universale di vero significato sempre pregno di risonanza emotiva e di ricchezza interiore. Le sue creature sono ispirate alla mitologia greca e immerse in uno spazio di rinnovata dimensione. Vengono realizzate con un’interpretazione personale e un’essenza esecutiva elegante, sia nella dinamica dei volumi sia nella sintesi formale e essenziale. Quello di Iezzi è un iter intriso di potenzialità evocative che rivela un aspetto altamente simbolico e contenutistico capace di raggiungere il fruitore e di travolgerlo, perché interpreta un percorso di ricerca di nuova dialettica in grado di emozionare. Ogni opera è unica e irripetibile ed è capacedi comunicare la propria identità stabilendo un linguaggio di grande umanità all’insegna di un’esistenza fortemente spirituale.

Il terzo artista in mostra è Dario Frascone, nato a Torino nel 1992, autodidatta che, sin da subito, trova interesse nella lavorazione del legno.

Successivamente si dedica al disegno iniziando, nel corso del tempo, a esprimere le sue sensazioni con l’arte astratta, realizzando quadri con legno di recupero. Da qualche tempo sta esplorando l’arte digitale ottenendo favorevoli riscontri di critica. È stato selezionato alla X edizione della Biennale di Montecarlo 2023 e ha partecipato a mostre collettive. La ricerca, per l’artista Dario Frascone, è di fondamentale importanza nel suo iter, tanto che egli fa compiere all’osservatore un viaggio fantastico tra realtà e irrealtá, in cui immagini animate da luci, spazi e ritmi formali vivono attraverso una composizione del tutto originale impregnata di meditazione. Le opere dell’artista disegnate a mano e poi sviluppate in digitale con l’ausilio del computer, sono intrise di messaggi ricorrenti e di costanti aspetti fortemente simbolici che rappresentano la società in cui viviamo e lo stato d’animo dei suoi componenti. Ogni soggetto vive di una contemporaneitàsuggestiva realizzata con riflessione e notevole tensione spirituale, che rispecchia il senso e il non senso della vita moderna. Ogni dettaglio è descritto con una valida rispondenza estetica che evidenzia anche una scelta del colore improntata a estrosità e vivacità. L’unione è la sovrapposizione di varie scene di vita e di significati simbolici, che rivelano una compositiva autonoma e personale carica di un’atmosfera incantata, dove tutto nell’opera si veste di un’intensa espressività. Il colore è vivo e dinamico e si accompagna a una capacità tecnica notevole e a una chiara simbologia che esprimono un impeto creativo evidente.

Il quarto artista in mostra è Andrea Zannella, nato a Torino nel 1984, diplomato in grafica pubblicitaria e trasferitosi in Valle d’Aosta nel 2008.

Questo trasferimento gli ha consentito di approfondire il suo interesse per la natura. Da dieci anni ha unito a questa sua grande passione l’amore per la fotografia, la pittura e la scultura. Attraverso queste forme d’arte ha scoperto un nuovo modo di approcciare la natura, ha partecipato a diverse mostre personali e collettive. L’artista Andrea Zannella riesce a conferire a ogni suo soggetto una visione poetica di evidente pulsione interiore, che acquista un personale linguaggio pittorico. Egli ci proietta in una dimensione di bellezza e di sogno in cui lo studio complesso della luce, della cromia e della forma rivela un’energia strutturale ricca di abilità tecnica. Il colore dinamico e vivace, esteso in tutta la superficie del quadro, dialoga con una modulazione ritmica del segno e con una visione simbolica intrisa di originalità , mentre la resa della forma conserva sempre un’espressione figurativa. Quelle di Andrea Zannella sono immagini di chiara creatività e di evidente senso estetico, in cui la sicurezza del tratto e il dinamismo materico descrivono la capacità dei mezzi con un forte impatto visivo e tecnico. Alcuni suoi soggetti sono cavalli in corsa e particolari di animali, fonte di ispirazioni a cui l’artista è strettamente legato e che si liberano in tutta la loro fantasia vivendo di un’elaborazione tecnica assolutamente unica di pura entità cromatica e materica. Le sue opere si distinguono per una gestualità incisiva densa di accenti materici e ci regalano una realtà pittorica suggestiva, ricca di emozioni e di intensi stati d’animo.

 

Dal 12 al 23 dicembre 2023

Galleria Malinpensa by La Telaccia

Corso Inghilterra, 51 – Torino

Orario: 10:30-12:30/16:00-19:00 (chiuso lunedì e festivi)

 

Mara Martellotta

The Others Art Fair, al via il count down

 

A TORINO UN MESE DI EVENTI DEDICATI ALL’ARTE 

 

Un programma di appuntamenti di avvicinamento alla Fiera d’arte contemporanea in collaborazione con 7 realtà torinesi fra talk ed esposizioni

dal 12 al 31 ottobre 2023

 

www.theothersartfair.com

 

Tre, due, uno, accensione: è già in partenza la missione The Others Art Fair 2023 che sbarca dal 2 al 5 novembre nuovamente nel Padiglione 3 di Torino Esposizioni con l’obiettivo di portare all’ombra della Mole gallerie come pianeti, pronte a risplendere come astri nascenti per esplorare l’Universo dell’arte contemporanea attraverso uno spazio espositivo cosmico.

 

Per l’occasione, nasce ‘Countdown’: un mese di eventi di avvicinamento alla XII edizione della Fiera, fondata da Roberto Casiraghi e Paola Rampini,  per riscoprire e creare sinergie con realtà espositive indipendenti torinesi. 

 

Talk, presentazioni ed esposizioni dedicati all’arte in tutte le sue forme, con un calendario di due appuntamenti a settimana diffusi in città, dal 12 al 31 ottobre, grazie alla collaborazione nata con 7 spazi non profit: Otto Finestre, Muta Torino, Nisba Studio, ArtPhotò, Associazione Bastione, IDEM Studio e Il Cerchio e le Gocce.

«The Others è una fiera internazionale, che da Torino guarda al mondo e che si spinge quest’anno fino ai confini dell’Universo ma, allo stesso tempo, non dimentica le sue origini, il luogo in cui si trova – sottolinea Roberto Casiraghi – perché è fondamentale mantenere sempre un contatto vivo e diretto anche con le realtà creative più giovani della città». 

 

Ne è un esempio anche la residenza d’artista di un mese a Torino, proposta nella scorsa edizione dal Comitato Piero D’Amore e vinta da Letizia Scarpello. L’artista, giunta a Torino a settembre 2023, ha organizzato la sua ricerca su due livelli differenti, coniugando la produzione in studio, che ha sviluppato sotto forma di disegni e scritture, a quella in dialogo con la città, alternando momenti di documentazione su luoghi di particolare interesse (come edifici abbandonati), a incontri con realtà produttive locali (fra cui laboratori di carpentieri, fabbri, vetrai e tappezzieri). Letizia Scarpello ha così riassunto in un’unica installazione dal titolo “Attraverso” la sua esperienza più recente, che sarà visitabile a The Others 2023 nei giorni di apertura della fiera al pubblico.

 

Non manca infatti l’attitudine creativa ed eclettica – da sempre uno degli elementi distintivi della Fiera dal carattere contemporaneo e indipendente – come cortocircuito di un sistema autoreferenziale dell’arte per ricreare una vera e propria “Factory” di realtà emergenti, quale ritrovo privilegiato delle voci più nuove e delle tendenze artistiche più prorompenti.

 

Per questo motivo, The Others Art Fair 3023 lancia anche un’iniziativa di carattere ludico e unica nel suo genere: l’’InterstellArt Cup”, il campionato di biliardino più partecipato di sempre, che connette giornalisti, galleristi, artisti, curatori e collezionisti per rompere tutti gli schemi e le distanze, incoraggiando nuovi intrecci ed occasioni di incontro. Una scelta alternativa, con la voglia di fare rete, a tratti un po’ corsara, ma che vuol essere costruttiva, e anche un po’ provocatoria.

 

ECCO IL PROGRAMMA

 

Countdown coinvolge spazi espositivi torinesi con un approccio non tradizionale,

che si esprimono attraverso i più variegati linguaggi espressivi contemporanei.

Due appuntamenti a settimana, dal 12 al 31 ottobre 2023.

 

I PROSSIMI EVENTI IN PROGRAMMA:

18 ottobre ore 19 

Otto Finestre (2° evento)

Via Saluzzo 88

 

Presentazione del designer Ilia Potemine.

Ilia Potemine, designer torinese di origini russe, esplora dal 2011 il design come pratica che combina mondi opposti. Inizialmente il suo lavoro si basa su oggetti unici realizzati a mano con tecniche artigianali, per arrivare a un complesso processo di ricerca e sviluppo che lo porta ad inventare e brevettare tecnologie. I suoi lavori sono stati esposti in gallerie come Dilmos Milano, citati dal New York Times e premiati da concorsi come Wallpaper Design Award.

Per l’occasione il designer parlerà della relazione tra arte, design e tecnologia che porta all’invenzione. Verranno presi in considerazione ed analizzati 3 oggetti che hanno particolarmente segnato il suo percorso. Dal garage alla galleria di design, passando per gli uffici di ricerca e sviluppo delle aziende più importanti di illuminazione.

Due strade divergevano in un bosco ed io presi la meno battuta e questo ha fatto tutta la differenza” con questo finale di poesia di Robert Frost si può riassumere lo spirito e la visione del designer inventore.

 

20 ottobre ore 15 –

Nisba Studio

Via Po, 25

 

Esposizione “Rumore Finalmente”.

Nisba Studio presenta opere di grande formato museale, ispirate dal paesaggio urbano e dalle sue contraddizioni. Lo spazio è un osservatorio sulla società contemporanea nato da un’ idea degli artisti GEC e BR1, noti street artist torinesi, e si posiziona come riferimento nel panorama nazionale per quanto riguarda l’urban art italiana ed europea.

Un luogo nuovo, dove si incontrano arte, cultura, politica, con una predilezione verso la street art sperimentale e lo spazio pubblico. È un luogo dove nascono connessioni tra i creatori, il pubblico e la città. Si intrecciano relazioni tra collezionisti, appassionati, visitatori, aziende, amministratori pubblici e privati. Nisba Studio accoglie chiunque.

 

24 ottobre ore 19

ArtPhotò

Spazio Eventa – Via dei Mille 42

 

Paesaggi Forse. Talk dell’artista Maurizio Briatta in dialogo con Giada Tamburini. Modera la curatrice Tiziana Bonomo.

Maurizio Briatta, riconosciuto fotografo torinese inserito nel gruppo “Giovani artisti a Torino” prima del 2000, in dialogo con Giada Tamburini, giovane artista che ha da poco concluso una masterclass in Visual Storytelling presso Camera Torino sul significato del Paesaggio. Tiziana Bonomo, curatrice della mostra, investigherà sullo sguardo di entrambi: irrazionale, creativo, contemporaneo.

 

26 ottobre ore 18

Associazione Bastione

Strada Comunale Val S. Martino Superiore, 27

 

Si vede meglio da qui” presentazione del progetto Associazione Culturale Bastione e inaugurazione della mostra personale di Donato Mariano, a cura di Maria Elena Marchetti.

“Si vede meglio da qui” quale panorama, quale veduta offre uno spazio di scambio e di ricerca collocato ai “margini di una città”? Quali esperienze offre a un pubblico che dal centro della città si sposta sulla collina, per guardarla da un altro punto di vista? Qual è la proposta e l’impegno di uno spazio che promuove realtà artistiche emergenti, nei confronti di una città e di chi la abita?

Relatori: Collettivo Bastione, Antonio Rava, Donato Mariano e Maria Elena Marchetti.

 

27 ottobre ore 18

IDEM Studio

Via Vincenzo Lancia 4

 

Inaugurazione “Mescolare bene” a cura di Davide Gambaretto.

“Mescolare bene”, nuova mostra di IDEM Studio presso lo spazio espositivo di via Lancia 4, presenta opere in aperto dialogo con l’installazione che verrà esposta durante la era di The Others. La mostra, a cura di Davide Gambaretto, avrà come focus la rivisitazione della natura morta, filtrata dallo sguardo pittorico dei tre artisti. Partendo così da un macrocosmo figurativo, si giunge allo svelamento di un micro-cosmo di ricerca artistica personale che è proprio del collettivo IDEM.

 

31 ottobre ore 17

Il Cerchio e Le Gocce

DOCKS74, via Valprato 68

 

Ore 17.00 UAT – Urban Art Talks, conferenza sul rapporto tra arte urbana e spazi privati

Ore 18.00 Duetto, Mostra bipersonale degli artisti Giovanni dallo Spazio e Taleggio

Un dialogo intergenerazionale tra professionisti dell’arte urbana. Un momento per confrontarsi sul conflitto di chi, abituato a lavorare nello spazio pubblico, si trova nello spazio privato. Differenze, similitudini e contrasti tra ambiti creativi e lavorativi trasversali.

A Torre Pellice le “Delizie” del pittore internazionale Giuseppe Attini

Nello spazio Open ADA dal 4 novembre

 

Nello spazio Open ADA di Torre Pellice a Torino, dal 4 novembre prossimo fino al 14 gennaio 2024, si terrà  la mostra ‘Delizie’, che espone in Italia l’inedita produzione del pittore internazionale Giuseppe Attini, nato a Torino nel 1960, artista dai trascorsi importanti in Russia e in Cina, di cui Lorenzo Alessandri fumentore naturale.

Verranno esposti per la prima volta nelle due sale dello spazio OPEN ADA di Torre Pellice,  a cura di Antonio Attini e Monica Mantelli, alcuni suoi pezzi unici, tele ad olio, dedicate alle Matrone, donne mature, sfatte o addirittura verso la fine del loro percorso terreno. A queste si affianca la serie di multipli Bambole,  bambine curatissime, dalle folte ciglia lunghe, spesso dagli occhi a mandorla, coccolate da acconciature fastose e ricche fogge d’abito, cariche di simboli e rimandi all’Oriente e all’Occidente. Sono editati in una preziosa serie di dieci pezzi l’una e realizzate in avveniristica stampa tridimensionale in plexiglas. Ad essi si affianca una serie di foulard stampati su seta. Inoltre sono presenti gli scrigni, vere e proprie scatole d’artista, metalliche  e tubolari,  aperte a ogni sorpresa. Infine le giravolte, inquietanti dipinti e disegni a matita in bianco e nero che recano assemblaggi noir di bambolotti galleggianti con le braccia tese, quasi in cerca di un patrono. In tutte queste opere le tenebre si fanno fiabe. Giuseppe Attini ha spaziato indomito nella ricerca della bellezza,  senza badare alle linee guida dogmatiche.

Le sue opere e l’operazione compiuta da Giuseppe Attini è una riesumazione storico artistica del suo tempo con Dina Foppa, musa e moglie di Lorenzo Alessandri, mecenate del Museo Comunale Alessandri, ad oggi sotto la brillante curatela di Concetta  Leto. Attraverso la sua arte figurativa dissacrante, ironica e perturbante, l’artista è  in grado di stralciare il velo che separa l’infanzia dalla vecchiaia.  DELIZIE rappresenta un ritorno a ciò che aveva iniziato molto decenni fa alla presenza di Dina e si rivela una produzione ancor oggi meravigliosamente misterica, strana e intimamente originale.

Giorni e orari della mostra

OPEN ADA, via Repubblica 6, Torre Pellice.

Visite   solo nei pomeriggi di sabato e domenica ore 15-18. Il venerdì su appuntamento  tel 3479756902

 

Mara Martellotta

“Donne di terre estreme” in mostra al Forte di Bard

 

Le immagini fotografiche di “donne e luoghi ai margini”, raccolte nei luoghi più “estremi” del Pianeta da Caterina Borgato

Fino al 5 novembre

Bard (Aosta)

“Ad Harar si cammina in mezzo a uomini che non sanno più pensare … Per strada, donne e uomini parlano con qualcuno che non esiste, che non si vede. Alcuni predicano, altri urlano. Forse è Harar che fa impazzire o trasporta l’anima in un’altra dimensione. Una giovane donna raccoglie bottiglie di plastica da terra, le schiaccia con un piede scalzo e le incastra nel turbante di stracci che le copre i capelli”. Ignoto il nome della giovane donna con “in testa un’opera d’arte”, che trascina senza sosta la sua vita per le strade ( ai suoi occhi tutte uguali) della città santa di Harar Jugol, nella parte orientale dell’Etiopia.

 

E’ la “pazza di Harar … stralunata e bellissima” protagonista di un racconto tratto dal volume “Donne di terre estreme”, pubblicato (a sostegno del progetto di solidarietà internazionale “Una Ger Per Tutti”) nel 2021 dalla veneziana di Mirano, Caterina Borgato. Grande scrittrice ma anche eccellente, poetica fotografa: due mestieri nati insieme, inseparabili gemelli, nutriti giorno dopo giorno dall’immenso amore dell’artista per il “Viaggio”. Dalle pagine del libro, pubblicato per “Montura Editing”, nasce così l’attuale, omonima mostra ospitata, fino a domenica 5 novembre, alle “Scuderie” del valdostano “Forte di Bard”. Rassegna di grande suggestione, di forte impatto visivo nell’incontro-scontro con volti femminili senza tempo in cui pare difficile recuperare il senso della speranza, eppure magnifici nella scultorea fissità di ancestrali, ormai sopportabili rassegnazioni, il percorso espositivo racconta di una ricerca dedicata alla realtà del mondo femminile che la Borgato ha incontrato in regioni della Terra considerate geograficamente, e culturalmente, “estreme”.

Donne e luoghi ai margini: nella depressione desertica della Dancalia etiopica, nell’inaccessibile isola di Socotra (Yemen), come sui remoti altipiani della Mongolia occidentale, ai confini con la Siberia. Il “Viaggio” è, da sempre, componente impetuosa e preponderante del suo “dna”, per lei nata da una famiglia di alpinisti e viaggiatori. Laureata in Scienze Politiche, Caterina Borgato imposta, da subito, la ragione del suo “essere”, del suo vivere, sulla scoperta della cultura del Mondo e dell’altro. Vive e lavora, dunque, nel “Mondo”, viaggia e si immerge in realtà non facilmente immaginabili, anche nell’Africa sub Sahariana ed Equatoriale, in Asia, in Medio Oriente ed in Sud America. Del “viaggio” dice che è “scuola di umiltà” e l’incontro con l’umanità una “preziosa ricchezza”. Dal 2004 è “expert on tour” per “Kel 12 National Geographic Expedition”. Viaggiare, scrivere, fotografare. Conoscere. Conoscere gli altri. Per meglio conoscere sé stessa, proprio attraverso la contezza degli altri. Attraverso il mondo femminile, soprattutto. Che, ovunque, riesce ad integrarsi attraverso imperscrutabili vie d’accesso. Di incontro fra realtà tanto più diverse quanto più uguali. Quanto più comunicanti e voci alte di uguali sentimenti, attese, speranze. “Donne di terre estreme”, racconta la stessa Borgato, vuole essere “una testimonianza della coesione del mondo femminile, di un tacito ‘patto sociale’ che esiste fra tutte le donne e che rappresenta le solide fondamenta di queste società sconosciute o dimenticate”. “Vuole essere – prosegue – un messaggio per continuare a riflettere sulla condizione femminile, sugli squilibri e sulle disgregazioni che, anche nelle società del benessere diffuso, non solo in quelle ‘estreme’ rendono ancora difficile l’affermazione sociale delle donne”.

Parole che rendono meno arduo, e perfino dolce, l’itinerario di una mostra che, in forma perfetta e miracolosa, riesce ad esprimere un “credo” che in toto guida, ad ogni passo, lo stare al mondo di Caterina Borgato. “Credo nell’intreccio straordinario e travolgente dell’immagine e della scrittura, una danza sensuale di particolari che messi insieme riescono a contenere tutto l’universo. Mi piacciono i poeti, gli esploratori, i sognatori”. Parole che ti staccano dalle pochezze terrene, per portarti in cieli alti.

Gianni Milani

“Donne di terre estreme”

“Forte di Bard”, via Vittorio Emnuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino a domenica 5 novembre

Orari: feriali 10/18; sab. dom. festivi 10/19 

Barriera di Milano: Alessandro Bulgini Opera Viva, produzione cosmetici

Ultimo appuntamento del manifesto in Barriera di Milano ed. 2023 dal titolo Luigi l’addetto alle affissioni

Lunedì 16 ottobre 2023

ore 18.30

Torino, Barriera di Milano, Piazza Bottesini

L’opera di Alessandro Bulgini, come ogni anno, conclude la rassegna Opera Viva Barriera di Milano, il Manifesto in piazza Bottesini a TorinoIl 16 ottobre alle ore 18.30 inaugura l’ultimo manifesto della nona edizione dal titolo Opera Viva, produzione cosmetici (2023).

Questa nona edizione si è concentrata sul tema del ribaltamento, che “Luigi, l’addetto alle affissioni” ha operato su ogni singolo manifesto esposto.

Da Duchamp a Baselitz molti sono gli artisti che hanno affidato al rovesciamento o allo sguardo obliquo una parte del loro racconto. Anche nella ricerca di Bulgini il tema del ribaltamento ritorna spesso, come nei quadri dei cicli le dejeuner sur l’herbe del 1993 ed hairetikos del 2001, o nelle installazioni, si pensi al rovesciamento della barca alla stazione Leopolda nel 2010 o al capovolgimento dell’insegna di Bar Luigi nel 2012.

 

Nel ribaltamento si crea una distanza tra il fruitore e l’oggetto, è come un filtro, una patina, la percezione non è più pigra come di solito nella realtà che conosciamo, cambia la nostra modalità percettiva, la stessa cosa diventa sconosciuta e per questo cattura la nostra attenzione. Duchamp porta l’oggetto a nuova funzione, il ribaltamento in questo caso non porta a niente di conosciuto, si perdono le coordinate, niente è più riconoscibile, siamo costretti a navigare in un nuovo mondo, un nuovo oblio, un altro grado di percezione dove si attiva l’inconscio – afferma Bulgini

 

Opera Viva, produzione cosmetici è il titolo di quest’ultimo manifesto realizzato dallo stesso Bulgini. In questo caso Luigi, l’addetto alle affissioni, che fino adesso ha ribaltato immagini che rappresentavano opere, adesso capovolge una simil pubblicità di prodotti cosmetici, la qual cosa induce a pensare che l’azione di Luigi possa diventare realmente pericolosa nel momento in cui invece di agire solo nel contesto artistico possa procedere a ribaltare qualsiasi manifesto pubblicitario, agendo direttamente sulla pubblicità, agendo direttamente sul reale.

Il titolo fa riferimento alla frase dell’artista Ulay l’arte senza etica è solo cosmetica. Chiunque (a cominciare da Luigi), con un obiettivo etico, può agire nel rovesciare il reale, nel cambiare l’esistente, anche con minimi gesti “ri-voluzionari”.

L’opera d’arte è rivoluzione, il cambiamento è sempre rivoluzione.