ARTE- Pagina 25

Voci Nascoste. Le lingue che resistono

Speciale Mercoledì in CAMERA

 

 

 

Incontro con i fotografi Arianna Arcara, Antonio Ottomanelli e Roselena Ramistella, in dialogo con Mario Calabresi, Walter Guadagnini
e Giangavino Pazzola

 

con Chora Media, in partnership culturale con Lavazza

 

Mercoledì 22 maggio 2024, ore 18.30, Gymnasium di CAMERA

 

 

 

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
via delle Rosine 18, Torino
www.camera.to

ph. Antonio Jordan

Mercoledì 22 maggio alle 18.30 CAMERA è lieta di presentare un incontro dedicato alla mostra Voci Nascoste. Le lingue che resistono, realizzata con Chora Media in partnership culturale con Lavazza, in occasione di EXPOSED Torino Foto Festival.

 

Visitabile nei nostri spazi in Via delle Rosine 18 fino al 2 giugno, l’esposizione è il risultato di un lavoro di ricerca multidisciplinare che ha visto tre fotografi – Arianna ArcaraAntonio Ottomanelli e Roselena Ramistella – impegnati a documentare sul campo altrettante comunità dell’entroterra italiano, con lo scopo di indagare il ricco patrimonio di alcune minoranze linguistiche del nostro Paese. Attraverso fotografie, testi, video e installazioni, la mostra registra suoni, atmosfere e relazioni che caratterizzano alcuni dei momenti principali della vita di queste comunità, unendo all’indagine sulla marginalità linguistica una riflessione sugli affascinanti e complessi processi di coesistenza tra tradizione popolare e contemporaneità.

 

In compagnia di Mario CalabresiWalter Guadagnini e il curatore Giangavino Pazzola, con un intervento di Francesca Lavazza, l’incontro sarà un’occasione per avvicinarsi alle storie, alle persone e ai luoghi raccontati dalla mostra attraverso le voci dei suoi autori: delle comunità francoprovenzali nell’Alta Valle d’Aosta ritratte da Arcara ai gruppi parlanti il griko salentino in Puglia fotografati da Ottomanelli, passando per il racconto della Settimana Santa dell’Eparchia (la Pasqua Albanese) in Sicilia, realizzato da Ramistella. Un mondo nascosto di conoscenze e di storie in continua trasformazione, dove si incrociano in continuazione il passato e il presente, oggi peraltro messo a rischio dallo spopolamento e dall’invecchiamento della popolazione, dal turismo di massa e da una faticosa riconversione economica.

 

Il progetto prende forma anche in una serie podcast  – presente in mostra e sulle principali piattaforme – realizzata da Chora Media, raccontata da Mario Calabresi e scritta da Valerio Millefoglieche in tre episodi esplora il paesaggio visivo, morfologico e sonoro intorno a queste comunità, dalle voci nascoste tra le montagne ai canti tradizionali delle feste popolari, fino ai giovani che arricchiscono il vocabolario di queste lingue antiche con le parole del contemporaneo.

Intervengono:

Arianna Arcara, fotografa

Antonio Ottomanelli, fotografo

Roselena Ramistella, fotografa

Mario Calabresi, giornalista e direttore di Chora Media

Walter Guadagnini, direttore artistico di CAMERA

Giangavino Pazzola, curatore della mostra

Francesca Lavazza, consigliera di Lavazza Group

 

È consigliato prenotare per l’incontro sul sito di CAMERA.

Il biglietto d’ingresso per l’incontro ha un costo di 3 Euro.

Il Public Program di Luci d’Artista 26: incontro con i Poeti

ACCADEMIA DELLA LUCE

Lunedì 13 maggio, ore 16:30

Salone del Libro – Stand Città di Torino

Lingotto Fiere. Padiglione 1

 

 

Lunedì 13 maggio al Salone del Libro l’Accademia della Luce promuove un incontro con i poeti alle 16.30 al Salone del Libro, Stand Città di Torino, Lingotto Fiere, Padiglione 1.

Interverranno Francesco Balsamo, poeta e artista catanese, Allison Grimaldi Donahue, poeta e critica d’arte che vive a Bologna e Antonio Poppe, poeta e artista portoghese, che vive a Lisbona. A moderare Antonio Grulli, curatore di Luci d’artista.

Come annunciato lo scorso autunno in occasione dell’inaugurazione della XXVI edizione di Luci d’artista, le attività dell’Accademia della Luce, il Public Program della manifestazione, sono proseguite per tutti i mesi successivi l’accensione delle luci e si concluderanno con un grande evento finale il prossimo giugno.

Lunedì 13 maggio alle 16.30 nello Stand della Città di Torino e Città Metropolitana del Salone del Libro, l’Accademia della Luce organizza un incontro con I poeti Francesco Balsamo, Allison Grimaldi Donahue e Antonio Poppe.

Nato nel 2018 il Public Program come programma didattico e di eventi volto alla cittadinanza torinese con lo scopo di rafforzare l’inclusività e allargare la platea dei fruitori, da questa edizione prende il nome di ‘Accademia della Luce’ e con la sua nascita si è deciso di impostare tutte le sue attività educative intorno a una precisa politica e visione curatoriale. Per l’edizione 26 il tema individuato è stato “Luce e parola poetica”.

Luci d’Artista è un vero e proprio museo di luci, con la sua collezione a cielo aperto fatta di installazioni luminose, come ogni istituzione di arte contemporanea da quest’anno trascende i classici confini natalizi e invernali per durare tutto l’anno. Così come l’evento invernale è definito da una dimensione notturna (luce elettrica, presenza di opere fisicamente imponenti) le altre attività in primavera e estate sono definite da concetti diametralmente opposti, legati a una dimensione diurna e a interventi il più possibile effimeri e immateriali come possono essere le performance poetiche.

Per questo si è deciso di coinvolgere un gruppo di poeti chiamati a lavorare sul tema della luce, preparando nuovi componimenti e performance che avranno luogo al momento del solstizio d’estate, a fine giugno.

L’incontro del 13 maggio rappresenta il momento per riassumere il lavoro fin qui svolto, insieme ai poeti, anticipando la giornata di giugno nei suoi contenuti e nelle sue modalità di presentazione. I tre poeti, in accordo con il tema generale della Città di Torino, saranno chiamati a ripensare una vita immaginaria delle luci d’artista attraverso la parola.

Accademia della Luce è sviluppato insieme ai Dipartimenti Educazione delle principali istituzioni per l’arte contemporanea, Fondazione Merz, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, GAM, ao e PAV, Parco di Arte Vivente che, grazie ai loro dipartimenti educazione, promuovono occasioni di dibattito e azioni con le scuole del territorio cittadino e con le famiglie e con gli abitanti delle circoscrizioni periferiche.

Mara Martellotta

“Martine Franck. Regarder les autres” al Forte di Bard

Una mostra dedicata alla grande fotografa belga, seconda moglie di Henri Carier-Bresson e fra le poche donne di “Magnum Photos”

Fino al 2 giugno

Bard (Aosta)

Dalla delicata, ironica poesia del piccolo che, in un monastero nel cuore del Nepal, osserva divertito, stuzzicandola con la penna, la bianca colomba comodamente adagiata sul capo calvo del suo monaco tutore al racconto emotivamente partecipato della quotidiana fatica dei pescatori intenti a ritrarre le grandi reti dalle acque oceaniche di Amagansett (Long Island), sullo sfondo il volo – ali tese – di gabbiani, anch’essi speranzosi di un buon “bottino”: c’è sempre una sincera attrazione per l’essere umano e per il mondo animale al centro dei soggetti fotografici di Martine Franck (Anversa, 1938 – Parigi, 2012), cui il vadostano “Forte di Bard” dedica, fino a domenica 2 giugno, in collaborazione con la “Fondazione Henri Cartier-Bresson”, la mostra “Martine Franck. Regarder les autres”, all’interno degli spazi delle “Cantine” dell’ottocentesca “Fortezza”. “Non penso che si possa essere un buon fotografo se non si ha curiosità per l’altro”, diceva e pienamente dimostrava nei suoi scatti (180 quelli esposti a Bard, articolati in 7 sezioni) la stessa fotografa, che, con preziosa maestria e acuta sensibilità, ebbe a documentare i principali eventi politici e sociali del XX secolo per riviste come “Life” e il “New York’s Times”, partecipando altresì alla creazione di agenzie come “Vu” e al lavoro collettivo di “Viva”, prima di diventare una delle poche donne di “Magnum Photos” e la più forte sostenitrice della “Fondazione Henri Cartier-Bresson”, da lei creata, a Parigi nel 2002, insieme allo stesso Cartier-Bresson (di cui fu seconda moglie dal 1966) e alla loro figlia, Mélanie.

Curata da Clément Chéroux, direttore della “Fondazione Henri Cartier-Bresson”, la mostra (che nel corso di quest’anno avrà anche un’altra tappa estera in Grecia) ha come obiettivo, quello di celebrare le immagini più note dell’artista – fra le principali esponenti della fotografia umanista francese e di tutta la storia della fotografia del XX secolo – dedicate all’infanzia, alla vecchiaia e al teatro, alcune diventate vere e proprie icone. Ma non solo. Martine, infatti, fu anche fotografa socialmente impegnata e attivista per molte delle cause (le lotte femministe, fra le tante) da lei attivamente documentate, alla ricerca costante della vita e di ciò che si spinge oltre la verità: nell’“inaspettato” (che con la fotografia, diceva, “bisogna sempre essere pronti ad accogliere”), colto insieme alle maschere del “Théâtre du Soleil” (teatro d’avanguardia parigino fondato nel 1964 da Ariane MnouchkinePhilippe Léotard e altri studenti dell’“Ecole Internationale de Théatre Jacques Lecoq”) e nelle rivolte del ‘68, ma anche scovato nelle case di riposo degli anziani francesi e in un monastero in Nepal, fotografando le altre donne, privilegiate e indigenti, celebri e anonime, avvicinando ricamatrici di doti come le giovani ragazze indiane dei piccoli villaggi indiani del Gujarat o artiste del calibro di Sarah Moon, fermata mentre salta la corda con una ragazzina. “Ognuna delle sue fotografie – si è scritto – nonostante nasca dall’istinto del momento, rivela una profonda cura della composizione e una potenza artistica fuori del comune. La sua arte è il riflesso di una scrittura personale segnata da geometrie, curve e linee, alla ricerca della bellezza dell’animo umano e della profondità dei cuori e delle anime, catturati nel vivo delle cose, compresa l’espressione artistica resa attraverso uno ‘sguardo’ di eccezionale sensibilità”.

Gianni Milani

“Martine Franck. Regarder les autre”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 2 giugno

Orari: mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19. Lun. chiuso

Nelle foto:

–       Martine Franck: “Tulku Khentrul Lodro Rabsel, 12 ans, avec son tuteur Lhagyel, monastère Shechen, Népal”, 1996, Credit “Magnum Photos

–       Martine Franck: “Pécheur”, Amagansett, 1983, Credit “Magnum Photos”

–       Martine Franck: “Hospice”, Ivry-sur-Seine, 1975, Credit “Magnum Photos”

–       Martine Franck: “L’age d’or”, “Théatre du Soleil”, Cartoucherie de Vincennes, Paris, 1975, Credit “Magnum Photos”

Dalla Palazzina di Caccia di Stupinigi a Parigi: il ritratto con la racchetta

Il ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II di Savoia con la racchetta da tennis sarà esposto alla mostra “Les défis du corps” all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi

 

 

Dopo l’esposizione straordinaria per la ATP Finals 2021 e 2022 alla Palazzina di Caccia di Stupinigi del Ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II di Savoia con la racchetta da tennis, la FOM – Fondazione Ordine Mauriziano concede in prestito l’opera alla mostra “Le défis du corps” in programma all’Istituto Italiano di Cultura di Parigi per “Passion Olimpiques 2024” dal 15 maggio al 6 settembre 2024. La mostra esamina la straordinaria dimensione del corpo umano proiettata nell’arena sportiva o nell’astrazione della danza, ripercorrendo il rapporto tra arte e sport nel corso dei secoli.

Il Ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele di Savoia è uno dei rari casi che documenta l’importanza del gioco nella formazione dei piccoli principi. Il gioco della pallacorda (jeu de paume in Francia), antenato del tennis, viene adottato presso le corti europee nei primi passi della formazione dei piccoli principi. L’esercizio corporale è infatti ritenuto fondamentale per la costruzione del valore militare e le attività atletiche, tra cui i giochi con la palla si affiancano ai tradizionali apprendimenti dell’arte equestre e del maneggio delle armi. L’uso della palla ha un doppio valore pedagogico: è esercizio fisico per la sanità del corpo unito alla prontezza della mente (destrezza) ed è anche svago lecito sotto il profilo morale perché insegna ad elaborare strategie e a rispettare le regole.

Il dipinto ritrae due dei figli del duca Vittorio Amedeo I di Savoia e di Cristina di Francia: Francesco Giacinto, nato nel 1632 e morto nel 1638 e il fratello minore Carlo Emanuele, nato nel 1634. I due bambini posano accanto a un seggiolone rosso e mostrano i loro passatempi preferiti: il più grande una pallina e racchetta da pallacorda, che si può considerare l’antenata del tennis, e il più giovane un uccellino legato con una cordicella. La racchetta cordata non è solo un giocattolo, ma è uno strumento da impiegare per l’apprendimento di gesti che gioveranno al coordinamento dei movimenti e alla destrezza del tiro.

 

INFO

Ritratto di Francesco Giacinto e Carlo Emanuele II

Pittore attivo alla corte sabauda

1636-1637

Olio su tela, 140 x 115 cm

Fondazione Ordine Mauriziano, Palazzina di Caccia di Stupinigi

www.ordinemauriziano.it

Collezionismo nell’arte protagonista al Salone del libro

Al Salone del Libro è protagonista il collezionismo nell’arte, tendenza nei gusti, nel mercato e nella tutela legale, con gli avvocati Simone Morabito, Francesco Fabris e la Dottoressa Vanessa Carioggia

 

Nel giorno dell’inaugurazione del Salone Internazionale del Libro di Torino, giovedì 9 maggio scorso, l’associazione NEXTO, insieme al Consiglio dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro, ha ospitato un dibattito denominato “Collezionismo nell’arte: tendenza nei gusti, nel mercato e nella tutela legale”. Promotore dell’incontro e relatore, con un pratico e catalizzante intervento inmerito agli strumenti legali a protezione delle collezioni d’arte, il noto avvocato torinese Simone Morabito, specializzato in Diritto dell’Arte e fondatore del network Lawyers.legal insieme all’avvocato veneziano Francesco Fabris, che parimenti ha partecipato all’incontro. Quest’ultimo ha aperto i lavori con un intervento in merito al gesto antropologico del collezionare, e incentrato sulla collezione come opera d’arte e l’interesse del Diritto per le collezioni. La parola è poi passata alla Dottoressa Vanessa Carioggia, AD di Sant’Agostino, casa d’aste, che è intervenuta con un ricco excursus sull’evoluzione della figura del collezionista del gusto negli ultimi vent’anni. L’incontro ha anche ospitato l’eccezionale testimonianza della signora Annalisa Polesello, Vicepresidente della Fondazione Cerruti per l’arte, che ha descritto la base della collezione del famoso imprenditore torinese Francesco Federico Cerruti, ora ospitata al Castello di Rivoli, museo di Arte Contemporanea, raccontando anche aneddoti della sua vita privata.

Nonostante la mattinata ricca di eventi, questo incontro è riuscito a catalizzare l’attenzione del pubblico, stimolando domande e passione per l’arte.

 

Mara Martellotta

Ehi! Biellesi! Per strada, occhi e naso all’insù… c’è Valeria ai balconi!

Unica tappa in Piemonte, le opere ironiche e provocatorie di Valeria Vavoom s’affacciano ai balconi di Biella

Fino al 30 maggio

Biella

Cari Biellesi, attenti per carità, caso mai ce ne fossero, alle trappole dei “marciapiedi groviera” (non vorrei mai!), ma, per tutto il mese di maggio, quando passeggiate per il centro storico della vostra bella città, ogni tanto rivolgete lo sguardo all’insù. E sì, perché, ben appese alle facciate e ai balconi delle case del centro cittadino (via Italia e Quartiere Riva), potrete provare la bella sensazione di vedere la vostra antichissima “Bugella” (Biella) trasformata in una vera e propria “galleria d’arte” all’aria aperta. E volete sapere perché? Perché, stampate su teloni impermeabili e in dimensioni ben visibili, potrete godervi lo spettacolo (piacevole!) delle 12 opere fotografiche, ammiccanti dall’alto, di Valeria Vavoom (al secolo Valeria Secchi), tutte “autoritratti”, in cui l’artista posa con ironia e pure talvolta con atteggiamenti un po’ sfrontati (dal dito medio alzato, non certo in segno di amichevole saluto al “mi sto sul c…o” scritto a incorniciare le labbra) al fine di denunciare “il culto esasperato della bellezza e dell’opulenza dei nostri giorni”.

Il progetto “Valeria is on tour now” è il risultato di una collaborazione tra la Galleria “BI-BOx Art Space” di Biella, “Apulia Center” che a Ruvo di Puglia (Bari) organizza “Linea Festival” e la “Pro loco Biella e Valle Oropa”.

Valeria Vavoom, nome d’arte di Valeria Secchi, classe 1990, è sassarese ma dal 2020 vive e lavora a Berlino, dove si è formata alla “Berlin Art Institute”. Nel 2021, “Exibart”(prestigiosa testata giornalistica, con sede a Roma, dedicata alle arti) la inserisce fra i 222 artisti emergenti su cui investire in una pubblicazione dedicata.

Opere di grande impatto, quelle proposte nel “tour” – che prima di approdare in Piemonte (a Biella) ha toccato la Puglia e la Sicilia – sono per l’artista un potente strumento di critica nei confronti di un “sistema” che tende ad appiattire e ad incastrare le molteplici essenziali diversità di donne e uomini nei paradigmi più noti, divulgati e biecamente spersonalizzanti: più sono liscia, giovane e perfetta, più sono bella; più sono inespressiva, uniformata e finta, più sono riconoscibile e visibile. “Nella sua poetica – scrive Irene Finiguerra, direttrice di ‘BI-Box Art Space’ – l’autoritratto non viene utilizzato per definirsi, ma per definire dei concetti, per urlare degli slogan di protesta”. E a renderlo ancor più efficace, in tal senso, è l’uso predominante di colori accesi, graffianti, a tratti disturbanti e sbavati (i rossi, i gialli, i neri), così come la decisione di esporre i suoi “autoritratti” non all’interno di una Galleria, ma sui balconi di cittadini privati che hanno dato la loro disponibilità.

Scrive ancora Irene Finiguerra: “Nel caos visivo delle sue immagini emerge una narrazione ben definita: una storia fatta di desiderio di uniformarsi, di essere tutte uguali attraverso la chirurgia estetica, di essere sempre giovani e perfette, ma anche l’affermazione di un disagio, in cui le miserie quotidiane diventano motti, quasi ad esorcizzarne la reale ricaduta. Si dice che per affrontare un problema, bisogna prima saperlo definire, per poi risolverlo o superarlo. Valeria Secchi ci mostra che da artista della generazione ‘Millenials’ ha vissuto e si è immersa nella tecnologia e nella società dei consumi veloci e voraci, li ha letti e compresi e così poi li ha inseriti nella sua arte per denunciarne i risvolti negativi”.

“È una mostra – sottolinea da parte sua Christian Clarizio, presidente della ‘Pro loco Biella e Valle Oropa’ – che farà vivere spazi particolari del centro, quei balconi che non conosciamo abituati a camminare con lo sguardo frontale senza fermarsi … Il palco non è più solo la strada o la tela, ma è l’aria che darà atmosfera alle installazioni di Valeria”.

Gianni Milani

“Valeria is on tour now”

Per info: “BI-Box Art Space”, via Italia 38, Biella; tel. 015/3701355 o www.bi-boxartspace.com

Fino al 30 maggio

 

Nelle foto (Credits LINEA festival): immagini di repertorio Tour Puglia e Sicilia

Pinacoteca Agnelli, sulla pista 500 del Lingotto le nuove opere di arte pubblica

A 28 metri di altezza, circondati da 3000 piante di oltre 300 specie diverse, la pista 500 del Lingotto ospita, dallo scorso giovedì 2 maggio, le nuove installazioni “Site – Specific” di Felix Gonzalez – Torres(Cuba 1957 – Usa 1996), Finnegan Shannon (Usa 1989) e RirkritTiravanija (Argentina 1961), dopo aver accolto negli anni sculture e installazioni audio ambientali, opere luminose sonore, interventi video e di cinema di Shirin Aliabadi, Thomas Bayrle, Julius Von Bismarck, VALIE EXPORT, Liam Gillick, Sylvie Fleury, NanGolding, Marco Giordano e Shilpa Gupta, tra gli altri.

Il progetto di riconversione dell’iconica pista del Lingotto conduce il pubblico, dal 2022, a riflettere sul significato di “spazio pubblico” attraverso le opere di artisti internazionali che si si confrontano con la realtà della fabbrica e i paesaggi urbani circostanti, e ne esplorano le implicazioni sociali, culturali e politiche. Quest’anno, la pinacoteca Agnelli, collabora con EXPOSED Torino Photo Festival e Salone del Libro. Il progetto è curato da Sarah Cosulic e Lucrezia Calabrò Visconti, e accoglie un’opera del 1991 di Felix Gonzalez – Torres denominata “Untitled”. Si tratta di una fotografia stampata sul Billboard della pista 500 e su sei cartelloni pubblicitari diffusi per Torino. L’intervento rientra nella collaborazione tra la pinacoteca Agnelli e la rassegna diffusa con 29 mostre e 23 sedi diverse dal titolo “EXPOSED. Torino Photo Festival”, giunto alla sua prima edizione, che si sviluppa dal 2 maggio al 2 giugno 2024. L’opera fotografica ritrae un letto matrimoniale disfatto, scelto dall’artista come simbolo di un’epoca segnata dalla pandemia da HIV e dal confine tra spazio pubblico e privato, affrontando tematiche che sono tabù come la morte, il dolore e la perdita. L’artista Finnegan Shannon presenta l’opera “Do you want us here or not”, un intervento composto da una serie di panchine che egli va a collocare sul tetto del Lingotto, lungo il percorso della pista 500. Si tratta di una riflessione sul valore sociale dell’accessibilità agli spazi, in particolare a persone con disabilità. Rirkrit Tiravanijapresenta quattro tavoli da ping pong collocati su uno dei terrazzini della pista, che riportano quattro lingue diverse appartenenti alle numerose comunità non italiane che vivono a Torino; l’installazione può essere fruibile come gioco dal pubblico, ma diventa in realtà uno spazio di negoziazione delle identità che sfida il concetto di appartenenza nazionale.

“La riflessione sull’inclusività negli spazi museali, e sulla pista 500, è stata una delle forme trainanti della programmazione della pinacoteca Agnelli fin dall’inizio del suo corso. Ciò si riflettere nel modo in cui è stata progettata e nell’accessibilità dei contenuti che vengono prodotti – spiegano le due curatrice della mostra Sarah Cosulich e Lucrezia Calabrò Visconti”.

La pista 500 del Lingotto, in attesa della 36esima edizione del Salone del Libro, in programma da giovedì 9 a lunedi 13 maggio prossimi, per il secondo anno accoglie l’iniziativa intitolata “Sul tetto del Salone”, ospitando incontri e riservando ingressi ridotti al museo per i lettori e le lettrici del Salone, con l’opportunità di accedere gratuitamente al FIAT Cafè 500.

 

Mara Martellotta

Duplice mostra al museo MIIT

In corso Cairoli 4: “Gregg Simpson. Dancers in the garden” e “Immagini …immaginarie”

 

Al Museo MIIT , in corso Cairoli 4, doppio evento e doppia inaugurazione delle mostre intitolate a “Gregg Simpson. Dancers in the garden” e “Immagini… immaginarie” venerdì 10 maggio dalle ore 18, visitabili fino al 22 maggio.

“Immagini… immaginarie” pone a confronto una trentina di artisti contemporanei internazionali che si confrontano sul tema dell’immaginazione, della favola, della follia e dell’espressività interiore. Gli artisti, provenienti da diverse parti del mondo, prendono spunto dal tema annuale del Salone del Libro di Torino per indagare, tramite la loro sensibilità, sensazioni e emozioni interiori, utilizzando tecniche differenti, dalla pittura alla scultura alla fotografia. Tecniche che si fondono in un percorso suggestivo e coinvolgente.

Il Museo MIIT di Torino presenta anche la personale dell’artista Gregg Simpson “Dancers in the garden”, che inaugura sempre venerdì 10 maggio dalle ore 18.

La mostra prosegue il percorso itinerante ed espositivo di Gregg Simpson che, in questi mesi, ha toccato molte città in Italia e all’estero, tra cui Roma, Milano, Nizza e appunto Torino, presentando “Dancers in the garden”, che unisce due serie di opere: “Dream garden”, che si ispira alle luci e alla natura dei paesaggi italiani e della Provenza, con le loro sfumature delicate, i colori tenui, l’armonia del tutto e “Flamenco Abstraction” , che si ispira, invece, alla musica e al ballo, in particolare a uno spettacolo di flamenco cui l’artista aveva assistito a Siviglia.

“Dream Garden” fa respirare l’aria fascinosa del Sud della Francia e dell’Italia, attraverso un grand tour contemporaneo in cui le forme della natura e le luci abbacinanti dell’atmosfera solare si fondono immergendo lo spettatore in tramonti sensuali o in albe infuocate tra il verde dei pini marittimi e i colori sgargianti delle ginestre e delle lavanda. Non si tratta di paesaggi tradizionali o di vedute realistiche. Gregg Simpson interpreta il vero a ritmo di musica e di danza, come recita il titolo della mostra, trasformando i volumi, sintetizzando le forme, rendendo essenziale e geometrica la sua visione del mondo, viva e palpitante di cromatismi accesi.

“Ho realizzato le tele nel mio studio di Bowen Island, nella Columbia Britannica, sulla costa occidentale del Canada – afferma l’artista – e ho creato le opere su carta viaggiando in Umbria, Tarquinia e Provenza”.

L’altra sezione della mostra e della serie ispirata al flamenco e alle danzatrici spagnole si ricollega perfettamente alla prima, in quanto l’artista trova similitudini tra la natura infuocata del Mediterraneo e le tessiture sgargianti dei vestiti tradizionali del flamenco.

“Ho iniziato questa serie dopo aver assistito ad uno spettacolo di flamenco nel Museo del Flamenco di Siviglia, in Spagna. Volevo ricreare – spiega Gregg Simpson – i movimenti vorticosi e cinetici delle ballerine. I modelli energetici di questa serie si fondono bene con i soggetti ispirati al paesaggio della serie “Dream Gardens”, combinando forme figurative e organiche nelle due serie. Così mi propongo di creare un nuovo ambiente in cui le forme umane sono completate e valorizzate dal paesaggio”.

MARA MARTELLOTTA

Gregg Simpson “Dancers in the Garden”

Inaugurazione venerdì 10 maggio 2024 dalle ore 18.

Dal 10 al 22 maggio.

Orario da martedì a sabato 15.30-19.30

Info 0118129776

www.museomiit.it

“Expanded With” in “EXPOSED Torino Foto Festival”

Anche il “Castello di Rivoli – Museo d’Arte Contemporanea” omaggia la prima edizione del “Festival” che si terrà sotto la Mole per tutto il mese di maggio

Fino al 25 agosto

Rivoli (Torino)

Un labirintico tappeto di uova. Anzi tre. E quattro gambe (presumibilmente) femminili che coraggiosamente ne sfidano il passaggio, facendo ben attenzione a non trasformare i suddetti tappeti in enormi frittate. Il primo pare essersela, più o meno (più meno che più), cavata. Sugli altri due stendiamo un pietoso velo.

L’uovo scelto “come perfetta metafora della coesistenza di vita e di morte diventa anche simbolo di speranza e rinnovamento”. A raccontarlo in un possente trittico fotografico in bianco e nero, dal titolo “Entrevidas” (“Tra le vite” – della serie “Fotopoemação”1981-2010) è Anna Maria Maioli (“Leone d’Oro” alla carriera alla “Biennale di Venezia” di quest’anno), in quella che può considerarsi la sua prima performance, avvenuta a Rio de Janeiro nel 1981 e presentata come installazione, nello stesso anno, a San Paolo del Brasile. Dietro ci sta tutta l’incertezza dell’allora situazione politica brasiliana, determinata dalla scarsa fiducia di gran parte della popolazione rispetto alla promessa di un ritorno alla democrazia da parte del presidente brasiliano, João Figueiredo. La Maiolino, calabrese di Scalea, trasferitasi da bambina con la famiglia prima in Venezuela e poi in Brasile (dove vivrà gli anni del regime militare che segneranno profondamente tutta la sua attività artistica articolatasi ecletticamente attraverso la performance, l’installazione e la fotografia) decide di riempire lo spazio di uova, invitando poi gli spettatori a “camminare tra le uova, trovandosi così in una situazione che richiede cautela e concentrazione e potendo direttamente esperire questo senso di indefinita precarietà”. “Precarietà” neppur tanto “indefinita”, ma ben chiara agli occhi di chi osserva l’opera, sicuramente fra quelle più interessanti scelte dalla curatrice Marcella Beccaria per la mostra collettiva “Expanded With”, pensata, insieme ad Elena Volpato(conservatore e curatore presso la “GAM” torinese), in occasione di “Exposed”, il Festival Internazionale della Fotografia di Torino.

 

 

Allestita al piano terra, piano ammezzato e terzo piano della “Manica Lunga”, la mostra raccoglie, fino al 25 agosto, opere di 23 artiste e artisti, attivi in più Paesi, nelle quali il “medium fotografico” è il punto di partenza per indagare in “campo allargato” – citando gli scritti della teorica dell’arte americana Rosalind Krauss – diversi tipi di relazione con il paesaggio. Dalle “azioni performative” degli anni 60-70, la mostra comprende opere di pionieri della “Land Art” (Dennis Oppenheimer, su tutti), dell’“Arte Povera” (Giulio Paolini e Mario Merz, fra gli italiani) e della “Body Art” (suggestiva quella “silhouette di fuochi d’artificio” della cubana Ana Mendieta), includendo inoltre l’uso della fotografia come strumento concettuale, per arrivare a ulteriori esperienze più contemporanee. E che dire, allora, di quell’inquietante ma pure ironico e divertente “LeonArdo”, fra i “tableaux vivants” (intrisi di passato e presente, occidente e oriente) del bolognese di Grizzano Morandi, Luigi Ontani?

“Expanded With” è parte di “Expanded”, una mostra in tre capitoli pensata per valorizzare il nucleo fotografico della “Collezione della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT” in comodato al “Castello di Rivoli” e a “GAM- Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino”. Proponendo un unico percorso coerente, la mostra è quindi articolata nelle sedi del “Castello di Rivoli”, della “GAM” e delle “OGR” Torino, e presenta la fotografia da tre angolature speciali, “Expanded With” al “Castello di Rivoli”, “Expanded Without” presso le “OGR” e “Expanded – I Paesaggi dell’arte” presso “GAM” a Torino.

___________________________________

In concomitanza con “Expanded With”, nella “Sala 18” al secondo piano del Museo sarà inoltre possibile visitare (fino all’8 settembre) la mostra “Paolo Pellion di Persano. La semplice storia di un fotografo”, a cura di Marcella Beccaria e Andrea Viliani, che riunisce per la prima volta un importante corpus di fotografie dell’artista (Castagneto Po, Torino 1947-2017), tra cui molti inediti, restituendo uno straordinario racconto dal quale emerge la vitalità artistica di Torino (a partire dai fermenti sociali anni ’70) e del suo territorio, oltreché la lunga relazione di Pellion con lo stesso “Castello di Rivoli”, di cui documenta l’inaugurazione nel 1984 e che segue con continuità fino al 2012 e oltre.

Gianni Milani

“Expanded With”

“Castello di Rivoli”, piazzale Mafalda di Savoia 2, Rivoli (Torino); tel. 011/9565222 o www.castellodirivoli.org

Fino al 25 agosto

Orari: dal merc. al ven. 10/17; sab. dom. e festivi 11/18

Nelle foto: Anna Maria Maiolino, “Entrevidas”, 1981-2010; Ana Mendieta, “Senza titolo- Anima, silhoutte di fuochi d’artificio”, 1976; Luigi Ontani, “LeoNardo”, 1970. Paolo Pellion: “Marisa Merz”, 1973

TAIT Gallery, il nuovo spazio per l’arte

Ha aperto a Torino, in via San Quintino 1 bis, la TAIT Gallery, la nuova galleria d’arte la cui esposizione sarà visitabile fino all’inizio di settembre

 

Ha aperto a Torino, a due passi dalla stazione Porta Nuova, in via San Quintino 1 bis, la galleria d’arte TAIT Gallery, un nuovo spazio di 310 mq che sarà la sede della società TAIT Group, progetto voluto dai due soci Lorenzo Palumbo e Simone Loiudice, ma anche uno spazio innovativo e contemporaneo.

Lo spazio espositivo si presenta nel panorama artistico internazionale come uno spazio di scambio e confronto e, tra gli obiettivi, ha quello della ricerca di dialogo e collaborazione con altre gallerie ed enti del settore, al fine di variare la proposta degli artisti. Si tratta di un progetto innovativo basato sullo studio meticoloso del panorama artistico contemporaneo, ricercando non soltanto artisti affermati ma, soprattutto, giovani emergenti talentuosi, italiani e stranieri.

“La TAIT Group sostiene un importante dialogo di collaborazione con il settore in cui si ramifica – affermano i due soci Lorenzo Palumbo e Simone Loiudice – la TAIT Gallery, la TAIT Real Estate, la TAIT Investments e T-Affordable. La sezione TAIT Gallery è il principale pilastro dell’attività, in rappresentanza di una nuova realtà nell’ambito dell’intermediazione artistica che si impegna nel mettere in contatto acquirenti, artisti e gli appassionati dell’arte nelle sue espressioni più variegate. La priorità del nostro gruppo è il soddisfacimento dei clienti al fine di trovare la soluzione migliore per le loro esigenze. Attraverso il lavoro dei nostri collaboratori, la TAIT Group si afferma nel panorama italiano e internazionale come punto di riferimento per artisti e figure di spicco nell’ambito artistico. Si tratta di un’innovativa realtà diversificata che espande i propri interessi in molteplici ambiti, dal far emergere piccole realtà artistiche attraverso l’organizzazione di eventi e fiere, fino ad arrivare all’intermediazione immobiliare. Lo spirito della TAIT Group si fonda sull’impegno e sul miglioramento di prospettive future ampliando i propri campi di interesse e di intervento. La direzione artistica del gruppo è affidata al giovane curatore Matteo Scavetta, che da anni ha esperienza nell’organizzazione e gestione di eventi e mostre. Per l’inaugurazione è stata proposta una selezione di opere di artisti di punta: Ciro Palumbo, Andrea Marchesini e IrosMarpicati, artisti con un loro percorso chiaro e riconosciuto.

Viene presentato giovedi 9 maggio al Museo del Cinema, alle ore 18, il catalogo ragionato delle opere di Ciro Palumbo, edito da Arkeion Edizioni, in presenza dell’artista. La presentazione sarà curata dalla Dottoressa Anna Caterina Bellati e dal Dottor Roberto Capitanio. Durante la serata si presenterà il programma eventi relativi alla mostra antologica “Navigando l’ignoto”, fruibile dal 7 al 30 giugno 2024 negli spazi della Promotrice delle Belle Arti di Torino. Saranno disponibili copie del catalogo ragionato Arkeion– archivio Ciro Palumbo, con sede a Torino in piazzetta Madonna degli Angeli 2.

 

Mara Martellotta