ARTE- Pagina 2

Fondazione Merz: “Push the Limits 2 – la cultura si sveste e fa apparire la guerra” 

La Fondazione Merz presenta la seconda edizione di “Push the Limits”, un progetto espositivo che, potenziando la ricerca, in questo secondo appuntamento continua a indagare il linguaggio e la creatività contemporanea con artiste appartenenti a diverse generazioni, che fanno del superamento e della trasformazione dei limiti imposti, e supposti, la propria grammatica artistica.

“Push the Limits-la cultura si sveste e fa apparire la guerra” propone incontri di pratiche, linguaggi e ricerche di 19 artiste, protagoniste con opere inedite già realizzate e contestualizzate appositamente per gli spazi della Fondazione. Le artiste sono Heba Y.Amin, Maja Bajević, Mirna Bamieh, Fiona Banner, Rossella Biscotti, Monica Bonvicini, Latifa Echakhch, Yasmine Eid-Sabbagh, Cécile B. Evans, Dominique Gonzalez-Foerster, Mona Hatoum, Emily Jacir, Jasleen Kaur, Katerina Kovaleva,Teresa Margolles, Helina Metaferia, Janis Rafa, Zineb Sedira e Nora Turato.

Il progetto, curato da Claudia Gioia e Beatrice Merz, aperto da lunedì 27 ottobre all’1 febbraio 2026, muove dall’idea dell’arte come rigenerazione e capacità di formulare pensieri e parole, dove le urgenze del presente sembrano spingere verso la ripetizione e la rassegnazione dell’immobilismo. Il titolo ricerca l’attitudine dell’arte di porsi costantemente al limite, per spostare l’asse del pensiero, della percezione e del discorso per immettere nuove soluzioni e letture del nostro tempo. In questa seconda edizione la mostra approfondisce il suo ruolo di fronte alla narrazione ufficiale che prova a normalizzare le conseguenze devastanti dei conflitti, delle distriuzioni e del mutismo della politica.

“Mezzi e fini si avvolgono su di loro e come risultato si ha quello di non capire più quali siano i fini” – spiegano le curatrici. Con l’intenzione di porsi come catalizzatore delle istanze e delle tensioni del nostro tempo, la Fondazione propone un progetto collettivo, la cui sostanza narrativa trae ispirazione dalla maledizione lanciata per voce da William Shakespeare a Riccardo III, per evidenziare come oggi il linguaggio non abbia trovato una nuova formula da sostituire alla maledizione. Forme e modi si sono fatti più sofisticati, ma la sostanza non è mutata.

Tra le artiste presenti nella prima edizione di “Push the Limits”, Barbara Kruger affermava la valenza della relazionalità come qualità costitutiva dell’azione. Questo principio, estendibile a ogni aspetto della vita umana e politica, conduce alla creazione di qualcosa di inedito, che esprime libertà all’origine delle azioni collettive, e che poggia su una plurale interdipendenza. Hanna Arendt vedeva in questo tipo di azione collettiva un principio estetico, che si esprime nell’esecuzione e nella libertà su cui si formano parole e forme nuove in risposta alle crisi del presente.

Gian Giacomo Della Porta

Un percorso nella Pop Art attraverso la mostra “Sbam!”

Nelle sedi di Palazzo Salmatoris e la chiesa di San Gregorio, a Cherasco, e le sale di casa Francotto, a Busca

Dall’11 ottobre prossimo al 22 febbraio 2026, le sale di Palazzo Salmatoris, la chiesa di San Gregorio di Cherasco, in provincia di Cuneo, e le sale di casa Francotto, a Busca, ospiteranno contemporaneamente una mostra dedicata al grande movimento della Pop Art.

“Con la mostra Sbam! Busca e Cherasco dimostrano che l’unione fa la forza tra i territori – hanno affermato l’assessore al Turismo e alla Cultura della Regione Piemonte Marina Chiarelli e l’assessore alla Montagna della Regione Piemonte Marco Gallo – nel 1974 il Piemonte ha ospitato a Torino una mostra interamente dedicata a Andy Warhol, oggi torna protagonista la Pop Art grazie all’i legno di due città che hanno creduto in un progetto artistico condiviso, capace di valorizzare le eccellenze locali. Una collaborazione virtuosa da seguire su scala regionale”.

Palazzo Salmatoris, con la chiesa di San Gregorio, a Cherasco, nel cuneese, casa Francotto, a Busca, attraverso 150 opere, in un continuum espositivo, affrontano un viaggio vibrante attraverso la Pop Art, un movimento che ha rivoluzionato il panorama artistico del XX secolo. Nata tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta, la Pop Art ha sfidato le convenzioni, ha sovversivo le gerarchie estetiche trasformando il quotidiano in straordinario e rendendo l’arte accessibile e immediata. L’originale progetto, curato da Cinzia Tesio, con la direzione di Riccardo Gattolin, prevede due mostre complementari di carattere internazionale con le opere dei più importanti artisti.

Partendo dalle analisi del Nouveau Realism, teorizzato in Italia e Francia dal critico Pierre Restany, con opere prestigiose esposte di Arman, Cézarre e Spoerri, la narrazione continua con un’ampia rassegna di artisti americani, con opere di Andy Warhol, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg e Robert Indiana. Non manca un’ampia pagina dedicata alla pop art italiana con autentici capolavori esposti: i romani Mario Schifano, Tano Festa, Franco Angeli, ma anche autori come Valerio Adami, Ugo Nespolo ed Emilio Talini. La chiesa di San Gregorio ospiterà, con il progetto ICONS, un’ampia esposizione delle nuove tendenze Pop, con un importante corpo di opere della Cracking Art. Le opere presentate, tra cui molte inedite, provengono da collezioni private e gallerie di respiro internazionale. Il percorso di narrazione  della mostra offrirà allo spettatore la possibilità di rivivere l’effervescente clima di ricerca artistica che pervase quegli anni, cogliendo in maniera naturale la vivacità, la forza innovativa e riconoscendo nell’eredità critica e visiva, rintracciabile nella contemporaneità.

A Palazzo Salmatoris il visitatore potrà trovare un’opera unica, un gioiello di Andy Warhol intitolato “Marella Agnelli”, del 1973, oltre alle iconiche Marilyn Monroe, Mao, Flowers e Campbell’s Soup. Affiancheranno l’artista di Pittsburgh altri fuoriclasse della Pop Art americana, tra cui Roy Lichtenstein, rappresentato al meglio con un’opera del 1965; Indiana, con l’imponente tappeto “Love” e Mel Ramos, con un’importante tela del 1968. La Pop Art italiana vede in prima linea la scuola italiana, con un nutrito corpus di opere degli anni Sessanta, tra cui spicca una rara “Oasi” di Mario Schifano, del 1967, Tano Festa con “La cacciata dal Paradiso, del 1969, opera monumentale di quasi quattro metri, “Frammento di grande ala” di Franco Angeli, del 1965, “Il gesto tipico J.F.K.” di Sergio Lombardo e una museale tela di Sergio Mauri, “The End”, del 1970. La Pop Art milanese, è le nuove tendenze italiane degli anni Sessanta, sono rappresentate da opere di Enrico Baj (“Giambattista Della Valle di Venafro”, 1974), Lucio Del Pezzo, con opere degli anni Sessanta, Aldo Mondino con una “American flag”, realizzata con i cioccolatini di Peyrano, è per finire uno storico “Oriente” di Ugo Nespolo, del 1974, che rappresenta pienamente la capacità narrativa Pop.

Il Nouveau Realism vede in esposizione la fondamentale opere a quattro mani di Warhol e Arman “Poubelle frozen civilization “, carica di simboli della società consumistica, ma anche un’opera di Rotella, del 1960, intitolata “Con occhio falso” e opere datate di Hains, Césarre, Spoerri e Cristo.

La chiesa di San Gregiporio, da poco adibita per le esposizioni d’arte, con il progetto ICONS ospita una notevole sezione dedicata alla Cracking Art, con le celeberrime “Plastiche” di grandi dimensioni, i “Suricati, le “Chiocciole” e il “Delfino”, ma anche un’ampia visione sugli artisti Pop contemporanei, a partire da Marco Lodola, con le sue installazioni illuminate, all’ironico “Pop” di Luca De March, alle opere citazioniste di Maifo e Renè. Non meno importante, dal punto di vista qualitativo e numerico, l’esposizione a Casa Francotto, a Busca: Warhol è rappresentato da un acrilico su tela celebratissimo, “Mao”. Rarissima tela a pezzo unico, ma anche un ritratto e un autoritratto di Keith Haring. Anche qui l’artista sarà affiancato da Roy Lichtenstein, rappresentato al meglio con un’opera del 1975. Sarà presente anche Indiana, con “The Berlin Series”, Robert Rauschenberg e Jim Dine. La Pop Art italiana vede la Scuola Romana con l’esposizione di una rara Composizione, dedicata a Balla, del 1974, di Mario Schifano, Mario Lombardo con “Il gesto tipico La Pira” e una museale opera di Mario Ceroli, del 1969. La Pop Art Milanese e le nuove tendenze italiane degli anni Sessanta sono rappresentate da opere di Enrico Baj, tra cui si segnala “Il giardino”, del 1968, ma anche Lucio Del Pezzo e Mondino, con un’opera degli anni Sessanta. Un focus particolare verrà riservato alla Pop Art con connotazioni di impegno politico e sociale, con le opere di Sapari, De Filippi e Baratella. Il Nouveau Realism è rappresentato da opere di rilievo di Arman, con più accumulazioni, una “Compression” di Cézarre e “Villegle”

“La mostra sulla Pop Art propone, nella sua costruzione, una chiave di lettura particolare e che pensiamo interessante, utilizzata precedentemente per le mostre di Fontana, Picasso e Mirò – spiega Cinzia Tesio, curatrice della mostra insieme a Riccardo Gattolin. Non vogliamo fornire risposte preconfezionate, ma desideriamo incuriosire lo spettatore con un alto grado di confronto dialettico tra le opere dei maestri Pop e la contemporaneità del fare artistico”.

La rassegna rappresenta un percorso artistico e culturale tra i comuni di Cherasco e Busca che, negli anni, si è consolidata al punto da portare progetti di respiro internazionale. Senza dimenticare i laboratori didattici e i rapporto con le scuole del territorio, e non solo, che sapranno diffondere tra le famiglie, attraverso i ragazzi, l’esperienza del bello, l’analisi critica e la comprensione dell’altro.

“Siamo orgogliosi di ospitare a Palazzo Salmatoris, ancora una volta – spiega Claudio Bogetti, Sindaco di Cherasco – un evento culturale di grande rilevanza come questa mostra. L’esposizione rappresenta un’occasione preziosa per avvicinare il grande pubblico a una corrente artistica vibrante, ironica, profondamente legato alla contemporaneità”.

“La mostra Sbam!, che unirà il percorso congiunto tra Busca e Cherasco, è un appuntamento culturale straordinario che, attraverso oltre 150 opere, offrirà un viaggio immersivo in uno dei movimenti più rivoluzionari del Novecento – spiega Ezio Donadio, Sindaco di Busca – con protagonisti internazionali come Warhol, Roy Lichtenstein e Robert Indiana, accanto a grandi nomi italiani quali Mario Schifano, Franco Angeli e Tano Festa. L’esposizione si distingue per qualità e valore delle opere esposte ed è il frutto di una grande collaborazione tra i due Comuni, che negli anni si è consolidata e rafforzata. Il risultato importante di organizzatori è sostenitori, uniti dalla convinzione dell’importanza sociale e culturale di un’offerta artistica di questo livello”.

Palazzo Salmatoris: via Vittorio Emanuele 31, Cherasco.

Chiesa di San Gregorio: via dell’Ospedale 25, Cherasco

Orari: da mercoledì a sabato 9.30-12.30/14.30-18.30 / domenica e festivi stesso orari precedenti.

Segreteria: 0172 427050 -sbampopart.it

Casa Francotto: piazza Regina Margherita 4, Busca – orario venerdì 15.30-18.30 / sabato 10-12/15.30-18.30 / domenica e festivi 10-12/14.30-18.30

Prenotazioni da lunedì a venerdì dalle 14 alle 18 – telefono: 371 5420603

Mara Martellotta

La luce lega il mare azzurro e i vecchi stabilimenti abbandonati

Nelle sale della galleria Malinpensa by La Telaccia, sino al 15 ottobre

È la luce il fil rouge che accomuna e lega la pittura a olio di Cinzia Gorini e le fotografie illividite o a mostrare luoghi abbandonati, fabbriche di un tempo, che stanno nell’ampio mondo artistico di Fabrizio Passera, ambedue gli autori ospitati sino al 15 ottobre nella elegante galleria di corso Inghilterra 51, diretta da Monia Malinpensa (orari: 10,30-12,30 / 16-19, chiusura lunedì e festivi; tel. 011 5628220 / 347 2257267; www.latelaccia.it). Per la pittrice, nelle sue opere “uniche” oppure narrativamente suddivise in due tre quattro sezioni, disposte talune ad occupare uno spazio orizzontale o, a ragion veduta, altrettanto verticale, a farla da padrone è il mare, paesaggi e atmosfere di ricordi e di sogno e di luminose libertà (rappresentato anche nell’abbinamento di sei formelle, 20 x 20 cm ciascuna,”Floating”, 2022) – “nella vasta distesa d’acqua io percepisco calma, una vera tranquillità e una pace rasserenante, in un orizzonte più o meno lontano, una calma che la vita di ogni giorno non consente e ci è negata” -, con i suoi azzurri predominanti, con l’adombrarsi delle onde che s’increspano, con le strisce di differenti colori, di diverse gradazioni, di mutevoli intensità. S’alterna il biancore delle schiume che arrivano a riva (“Blue Splash”, 2022), il moto delle acque che mescola i vari tratti, colpiti da una nuova luce o da un brillìo improvviso, inaspettato, del sole (“Vibrations”, 2025), le superfici appaiate, dove s’incrociano, in una suggestiva scala tonale, le pennellate più azzurre con quelle di un blu più imperioso, solcate qua e là da qualche tratto, ramato o aranciato, arrivato da chissà dove (“Electric Blue”, 2025), i colori pallidissimi di “Soffused Worlds” (2022).

Spiega così il suo mondo l’artista: “Le infinite sfumature del blu sono una tela su cui si dispiegano flussi di pensieri e dove le emozioni si intrecciano prendendo vita. Immaginare le infinite possibilità di intrecciare queste tonalità con frammenti di ricordi di navigazioni verso isole remote e paesaggi marini sconosciuti significa intraprendere un viaggio creativo, che fonde l’etereo con il tangibile.” Un viaggio quindi, un percorso che prende inizio da lontano, una memoria antica, che allinea tappe e risultati ogni volta diversi, laddove un mare non è eguale a un mare, ognuno possedendo una cifra precisa, un elemento, che lo rendono autonomo. Mai si ha l’impressione del déjà vu, mai chi guarda deve allontanare da sé il sospetto di un attimo di confusione. Una pittura che abbraccia pure un immaginifico – o realissimo: andiamo a sbirciare qualche pagina scritta! – mondo letterario, siano le pagine di Melville o di Conrad, di Baricco o di Ernest Hemingway, di Elsa Morante o di Raffaele La Capria, trovando chi lo vorrà un punto di riferimento nelle “Onde” di Virginia Woolf come nel vecchio gabbiano Jonathan Livingstone di Richard Bach. Potrebbe raccogliere tutte quante quelle pagine “Raccontare il mare” di Björn Larsson, pagine che raccolgono scritti e autori, narratori di distese azzurre, uno sguardo legato alle distese nordiche, al Larsson di origini svedesi: non lontano – forse – dall’universo di Gorini, che proprio a Stoccolma, nel 1996, debuttò con una sua prima personale, “Il Silenzio, L’Anima”, dove già indagava su fari e soggetti marini. Mari con le loro bellezze e i misteri, le avventure e i drammi, la serenità e la tempesta, la meraviglia e la cattura dell’attimo. Magari con il piacere di spingersi oltre, nel cuore di quelle sabbiose quanto finissime spiagge che quasi in maniera impercettibile, vasti spazi di un appartato mare del Sud del mondo, si mescolano caldamente con le prime propaggini della rena. Magari con il piacere di confondere il cielo e il mare, con tratti soffusi, rarefatti, impercettibili. Sottolinea, tra l’altro, Monia Malinpensa nella sua presentazione: “Le sensazioni cromatiche che si accendono sulla superficie della tela sono pulsanti di una naturalezza dell’immagine altamente suggestiva, in cui il racconto pittorico acquista una dimensione contemplativa e spirituale costante. Sono opere pittoriche che ci stupiscono e che emergono di un’interpretativa unica attraverso un’espressione dinamica del colore e del segno sorprendente.”

Ancora la luce nelle immagini di Fabrizio Passera – origini bergamasche, personali di notevole successo, finalista del concorso “Combat Prize 2022” e primo premio per la fotografia “La natura del Domani” alla 10a Biennale d’Arte Internazionale a Montecarlo l’anno successivo -, là dove il suo angolo di mostra si sbina, fissando da un lato, al piano superiore della galleria, dodici impressioni dell’isola di Rodi, datate 2023 (unica installazione, dodici cartoline/ricordo che poggiano su uno strato di sabbia sintetica, realissima in quelle tracce bruciate e annerite sparse qua e là, con tanto di indirizzo sul retro, ça va sans dire a Passera stesso, alleggerite da altrettanti francobolli a ricordare le bellezze dell’isola), devastata nella sua vegetazione da uno dei tanti incendi estivi. Gli alberi, ritagliati contro un anonimo cielo bianchissimo e spento, simili ad articolazioni rinsecchite e prive di vita, ritte o contorte, ancora massicce o debolissime, poggiano su una massa terrosa oscura e non più produttiva. Del tutto anneriti, sembrano scheletri, lasciati all’abbandono, esseri ormai inanimati a urlare una denuncia che forse rimarrà inascoltata, sola a esprimere tristezza e dolore, testimonianza rabbiosa, ricordi e visioni luminose di un tempo, emozioni ormai trascorse: “La fotografia di Fabrizio Passera è impegnata a valorizzare luoghi abbandonati e feriti che rinascono grazie alla forza espressiva e alla profonda umanità che l’artista ci guida a scoprire, l’origine e l’identità di un luogo ormai deserto donandone una nuova vita.”

Sono nuovi scenari quelli che si presentano a chi guarda (e con forza ammira), non soltanto la natura devastata dall’uomo ma – ancora forse maggiormente emozionanti – quelle immagini che sono al piano inferiore, di estremo rigore, di suggestioni che tendono ad accavallarsi allo sguardo, di una stupefacente immediatezza, di una tecnica ammirevole, di un eccezionale sentimento del ricordo. Di una ben augurante ricostruzione. Si tratta della serie “OW”, autentica sorgente di luce, amata, studiata, accarezzata o spinta all’eccesso, “dipinta” in quei grumi giallastri che vorrebbero donarle maggior vita, un riverbero, una istantanea presenza. Un susseguirsi di colonne a sorreggere capannoni, di arcate esplose in un ricamo di luci, esempi alti di archeologia industriale, la bellezza di certi fasci di luminosità o l’acqua che ristagnando riflette pareti e scale e ingressi ormai “délabré” o la natura che qua e là compare per riappropriarsi degli spazi perduti. Una sorta di apparizioni, una fabbrica di elettrodomestici che la crisi industriale di una parte dell’Italia – ma quei “momenti” potrebbero essere fissati ovunque – ha reso orfana di macchinari e di prodotti e di materiale umano soprattutto, presenze e ombre scomparse, vere memorie mute, testimonianza dell’animo di un artista che ha la potenza, in un unico scatto, di mostrarti quanto ci sia di Storia e di storie. O le scene, ancora, del “Cementificio”, immaginifica realtà scenografica che imprigiona in se stessa la realissima atmosfera di un tempo. E Passera, con la sua arte, spinge il visitatore alla ricerca di quel tempo perduto.

Elio Rabbione

Nelle immagini: nell’ordine, di Cinzia Gorini “So far so close”, olio su tela, 90×120 cm., 2025 e “Blue Splash”, olio su tela, 30×60 cm., 2022; di Fabrizio Passera “OW 04”, 75×120 cm., 2012 e “OW 03”, 105×105 cm., 2012.

L’Ultima Cena di Fiorenzo Faccin nella basilica di Carutapera in Brasile

Nella notte, ora italiana, è stata inaugurata a Carutapera, in Brasile, nello stato del Maranhão, la grande Ultima Cena affrescata dal maestro Fiorenzo Faccin, originario di Piobesi Torinese, classe 1953. L’opera reinterpreta il capolavoro leonardesco con luci d’ispirazione caravaggesca, e porta in basilica 13 volti di Piobesi, cittadini che lo scorso 12 febbraio si prestarono negli spazi dell’oratorio a un set fotografico per diventare i modelli della scena. Il progetto nasce dal mandato affidato a Faccin per decorare la basilica minore di San Sebastiano, elevata a tale rango nel 2021 con una grande pittura murale collocata nella cupola centrale. L’artista ha disegnato e dipinto personalmente l’intervento misurando con una semicirconferenza di circa 12 metri per 5 d’altezza. La scelta di utilizzare solo raffiguranti piobesini è stata, fin dall’inizio, una volontà di omaggiare il proprio paese d’origine, un ponte simbolico tra le due comunità. L’amministrazione comunale di Piobesi Torinese, da parte del Sindaco Fiorenzo Demichelis: “Orgoglio e sincere congratulazioni al maestro Fiorenzo Faccin per l’eccezionale risultato artistico e per aver saputo trasformare un’idea che unisce popoli e fedi. Con la sua arte, i suoi colori e i volti della nostra gente, Piobesi entra per sempre nella storia della basilica di San Sebastiano e nella memoria della comunità di Carutapera”.

Nei mesi scorsi, Faccin aveva annunciato la realizzazione  di una bozza su tela destinata a essere donata alla parrocchia di Piobesi, un ulteriore segno di restituzione alla comunità che ha partecipato al progetto.

“Ho realizzato con passione quest’opera – racconta il maestro Faccin  – e ho trovato a Carutapera una popolazione fantastica e molto accogliente, e questo non ha potuto che aiutarmi a portare a termine l’impegno con soddisfazione e meraviglia. Una bellissima esperienza poter portare le mie radici a migliaia di km da casa”.

Mara Martellotta

Il cinquantesimo compleanno della galleria Tucci Russo 

Mostra personale di Tony Cragg, dal titolo “GE(SCHICHATE)” e la collettiva “Vue d’ensemble-immaginari in dialogo parte III”

Il 5 ottobre scorso la galleria Tucci Russo ha celebrato i suoi 50 anni di attività e, nello spazio di Torre Pellice, si sono inaugurati una  mostra personale di Tony Cragg, dal titolo “GE(SCHICHATE)” e la collettiva “Vue d’ensemble-immaginari in dialogo parte III”. Nella sede torinese della galleria, è aperta, fino al 31 gennaio 2026, la personale dell’artista Mario Airò, dal titolo “Co-mondo”.
Lisa Di Grazia, per tutti Lisa Tucci Russo, è stata compagna di lavoro e di vita, sin dai primi anni Settanta, di Antonio Tucci Russo, scomparso nel 2023 e figura emblematica della Torino degli anni Sessanta, vicina a poeti e artisti dell’arte povera, prima direttore della galleria di Gian Enzo Sperone e poi, dal 1975, gallerista egli stesso in uno spazio in via Fratelli Calandra, che debuttò con una mostra di Pier Paolo Calzolari. La galleria si sarebbe poi spostata al mulino Feyles nel 1990, in via Gattinara, e nel 1994 negli spazi dell’ex manifattura tessile Mazzonis, a Torre Pellice. Nel 2017 l’apertura di una seconda sede all’interno di un palazzo storico di via Bertolotti, nel cuore di Torino.

“50 anni! Era al di là delle mie capacità – afferma Lisa Tucci Russo – riassumere in un’unica esposizione la storia di una vita, di esperienze vissute e di come l’arte sia stata in grado, fin dalla prima mostra del ’75, di Calzolari, di cambiare il mio pensiero e la mia visione di mondo. Da qui l’idea di diluire nell’arco dei tre anni passati, fino al presente, delle visioni che ho riassunto da un lato nelle tre collettive intitolate ‘Vue d’ensemble: immaginari in dialogo rispettivamente parte I, parte II e parte III’. Le opere hanno dialogato tra loro nelle varie esposizioni, dando sempre una visione di un momento diverso nel lavoro di ogni singolo artista. Contemporaneamente sono state affiancate le mostre personali, negli spazi di Torre Pellice e di Torino, di Jan Vercruysse, Conrad Shawcross, Robin Rhode, Marisa Merz, Daniel Buren, Alfredo Pirri, Gilberto Zorio, Richard Long, Christiane Löhr, Gianni Caravaggio, Mario Airò (attualmente in corso a Torino) e Tony Cragg, che ha inaugurato in contemporanea con la ‘parte III’ di ‘Vue d’ensemble’. Ho vivida memoria della prima mostra con Cragg, nel 1984, di quando Tony dopo un velocissimo viaggio in macchina (7 ore da Wuppertal a Torino) è arrivato per la prima volta nella vecchia sede di corso Tassoni, e mi piace pensare che il titolo scelto dall’artista per questa esposizione sia un omaggio alla galleria per questa speciale occasione. In tedesco ‘GE’ intende una totalità, ‘SCHICHT’ significa ‘un insieme di strati’, metaforicamente una sovrapposizione di eventi, cose accadute che diventano storia: GESCHICHTE”.

“Dopo aver soddisfatto questo mio personale desiderio – continua Lisa Tucci Russo – penso però più concretamente al suo lavoro: STACK (Schicht) è un titolo che lo accompagna fin dalle sue prime opere, che composte da elementi sovrapposti presentano una visione tassonomica del mondo; lui stesso ha affermato di considerare gli oggetti creati dall’uomo come ‘chiavi fossilizzate di un tempo passato che è il nostro presente’. Allo stesso modo, le composizioni di oggetti su pavimenti e pareti, che ha iniziato a realizzare negli anni Ottanta, sfumano il confine tra paesaggi naturali e artificiali, creando il contorno di qualcosa di famigliare in cui le parti che lo compongono sono i relazione con il tutto. Cragg intende la scultura come uno studio di come i materiali e le forme concrete influenzino i modelli delle  oltre idee ed emozioni. La figura umana è l’esempio principale di quello che sembra in definitiva organico e suscita risposte emotive, pur essendo una composizione complessa di molecole, cellule, organi e processi. Il lavoro di Cragg non imita la natura o il suo aspetto, ma si concentra sul perché siamo come siamo. Le opere in mostra, da Riot, del 1987, fino alle più recenti ‘Incidents’, ‘Stand’,’Edge’, ‘Rem’, questa facente parte della recente serie ‘Dream sleepers’, mostra il continuo interrogarsi dell’artista sulla materia, se organica o inorganica, è quindi sul mondo”

Le mostre sono accompagnate in una sala dedicata da una serie di proiezioni che raccontano la storia di Lisa e Antonio Tucci Russo, insieme agli artisti, dal 1985 ad oggi.

Apertura fino all’1 marzo 2026, da mercoledì a domenica 10-13/15-18.30

Mara Martellotta

Malinpensa by La Telaccia: Gorini e Passera, “Oltre il confine dell’orizzonte”

Informazione promozionale

“Oltre il confine dell’orizzonte” è la mostra che inaugura la stagione autunnale della galleria d’arte Malinpensa by La Telaccia con opere di due artisti: Cinzia Gorini e Fabrizio Passera. La mostra si aprirà il 2 ottobre per concludersi il 15 ottobre prossimo.

“Cinzia Gorini – afferma l’art director Monia Malinpensa – crea una linea pittorica importante su cui sviluppare diversi aspetti di rilievo naturalistico e di essenza umana, facendo risaltare il soggetto grazie a un’energia interiore costante. Il preciso studio del colore, luminoso e ben sfumato, prende corpo grazie a una conoscenza tecnica solida e matura, che rende l’opera intrisa di una propria identità stilistica. Sono opere pittoriche che stupiscono e che emergono da una suggestione unica attraverso un’espressione dinamica del colore e del segno sorprendente. Il progetto è dedicato all’amore per la natura, da cui se ne trae una energia di grande forza contenutistica e propria identità artistica. Il fruitore viene travolto da effetti cromatici straordinari, e da trasparenze uniche, nei giochi chiaroscurali, che sprigionano messaggi contemplativi e poesia visiva ispirata dal rispetto verso la natura”

Nata in Italia nel 1965, Cinzia Gorini ha debuttato a Stoccolma nel 1996 con la sua prima personale “Il Silenzio, l’Anima” con una collezione delle sue prime opere raffiguranti fari e soggetti marini. Nei decenni successivi ha sviluppato il suo stile ormai distintivo, in cui l’idea di navigare verso isole remote aggiunge un elemento di meraviglia, invitando l’osservatore a esplorare l’ignoto attraverso le sue opere astratte. Negli ultimi anni le opere di Cinzia Gorini sono state premiate alla Biennale di Montecarlo del 2021 e del 2023, e i suoi lavori inclusi in prestigiose pubblicazioni d’arte, oltre ad aver preso parte a mostre collettive in Italia e in Francia.

“La fotografia di Fabrizio Passera – ha dichiarato l’art director Monia Malinpensa – è impegnata a valorizzare luoghi abbandonati e feriti che rinascono grazie alla forza espressiva e alla profonda umanità che l’artista ci invita a riscoprire. Attraverso la sua arte egli restituisce valore all’immagine, ricordando le sue radici e trasformandole in un nuovo scenario. La serie fotografica ‘OW’ documenta uno studio di notevole preparazione tecnica, di un lungo lavoro di analisi, sia della luce sia della conoscenza strutturale. L’artista coglie dall’ex fabbrica di elettrodomestici una nuova visione del luogo dove ferma e cattura l’attimo dello scatto con gli occhi e l’animo dell’artista. La bellezza della luce, filtrata con occhio attento e mano sicura, attraversa l’immagine di quello che era una volta”.

Fabrizio Passera è nato in provincia di Bergamo, dove risiede dal 1974. Dopo aver fatto il fotografo di Still Life per circa 10 anni, nel 2022 gli è stato proposto di esporre presso un circolo culturale di Bergamo, in una mostra personale che ha riscosso buon successo tra critici e addetti ai lavori. Una delle fotografie di questa esposizione è stata riproposta a Livorno, in quanto finalista del concorso Combat Prize 2022. Nelle sue opere ricerca l’interpretazione degli spazi urbani e la relazione tra l’architettura e le persone che le vivono, tra l’artificiale e il paesaggio. Gli piace indagare, attraverso la fotografia, l’urbanizzazione e gli effetti che questa produce sulla società è sul paesaggio. È stato premiato col primo premio per la fotografia “La natura del domani” alla decima Biennale d’Arte Internazionale di Montecarlo, organizzato dalla galleria Malinpensa by La Telaccia.

Mara Martellotta

“TRIP 2025 – Festival di arte, design e relazioni urbane” torna a Torino 

TRIP torna a Torino l’11 e 12 ottobre prossimi per la sua seconda edizione, trasformando il Barriera Design District in un laboratorio diffuso di sperimentazione artistica, design emergente e pratiche urbane. Il progetto, curato da Lucrezia Nardi, prevede due giornate consecutive, nell’orario che va dalle 15 alle 19.30, in cui venti location apriranno le proprie porte ospitando mostre, installazioni, performance, talk e interventi site-specific, in un percorso che da EDIT conduce fino ai Docks Dora, attraversando Velvet Studio, sede dell’associazione, Cervino 28, la collezione privata di Stefano Rastrelli e spazi ibridi come EditLoft, che ospiterà due mosse curate da collettivi e curatori ospiti.

Un programma che coinvolge circa quaranta artisti e venti designer, e che intreccia le voci consolidate a quelle emergenti. Sul fronte del design, i progetti di studenti e giovani autori di IAAD dialogano con figure già affermate, in un confronto generazionale che esplora nuove forme di produzione e ricerca. Gli artisti del territorio apriranno studi e spazi espositivi in dialogo con il pubblico. Accanto a loro vi sarà una selezione internazionale che porterà nel Barriera Design District progetti e partecipazioni, tra cui Studio Nucleo, Giorgio Bena, Origami Pop, Plastiz e Testatonda, oltre a momenti di partecipazione collettiva.

Parallelamente al percorso ufficiale, TRIP Beyond valorizza le realtà già attive nel distretto con aperture straordinarie nel weekend: il MEF – Museo Ettore Fico, le gallerie Gagliardi e Domke, Cervino 28, spazi indipendenti come Officine AdHoc, Ad Hoc Voice e Mocambo, che arricchiscono la geografia culturale del quartiere con contenuti propri.

Il pubblico sarà invitato a costruire liberamente il proprio itinerario tra mostre e installazioni, fermandosi poi nei punti di ristoro del quartiere, tra cui Cavaliere, Prunotto, Muro, EDIT, Via Baltea e Baffo Hub, per un drink o una cena. Il festival si apre venerdì 10 ottobre con un opening party al Crack Lab e culmina sabato sera con una festa musicale in terrazzo presso Velvet Studio, occasione di incontro e celebrazione collettiva della seconda edizione di TRIP.

“TRIP nasce come una piattaforma situata e collaborativa – ha dichiarato Lucrezia Nardi, curatrice di Barriera Design Disctrict – capace di attivare il quartiere come spazio di attraversamento e di relazione, in cui arte e design non sono semplici presenze decorative ma strumenti di trasformazione e di riconoscimento”

“TRIP è un’occasione per mettere in dialogo pratiche differenti, dal design all’arte visiva, dai linguaggi indipendenti alle istituzioni, costruendo nuove connessioni culturali” ha dichiarato Ivano Viotto, vicepresidente di Barriera Design District.

Gian Giacomo Della Porta

Fondo Acquisizione Fondazione Arte CRT incrementato per Artissima

Portato a 300 mila euro

Artissima Internazionale d’Arte Contemporanea di Torino promuove, in collaborazione con aziende partner, istituzioni per l’arte e fondazioni, 13 premi, e il fondo d’acquisizione Fondazione Arte CRT. Oltre ai premi storici e a quelli più giovani, che confermano il ritorno in fiera, l’edizione 2025 si arricchisce del Vilnius Residency Prize, nell’ambito del programma Cultura Lituana in Italia 2025/2026. Quattro premi in collaborazione con aziende e partner: premio Illy Present Future, promosso da Illy Caffè dal 2001; Premio Orlane per l’Arte, alla sua seconda edizione, con il supporto di Orlane; Premio Tosetti Value per la Fotografia, promosso da Tosetti Value, il Family office dal 2020; Premio Vanni Artist Room, promosso da Vanni Occhiali dal 2021. Seguono due riconoscimenti dedicati a figure di spicco del mondo dell’arte: il Matteo Viglietta Award, promosso dalla collezione La Gaia dal 2022: il Carol Rama Award, promosso dal 2020 dalla Fondazione Sardi per l’Arte e che quest’anno vede anche la GAM tra i suoi sostenitori.
Sette supporti istituzionali ad artisti e gallerie sono promossi da fondazioni e istituzioni: il Premio Diana Bracco, Imprenditrici ad Arte, nato nel 2023 e promosso dalla Fondazione Bracco, in collaborazione con le Fondazioni De Silva e Diana Bracco, di Milano; Premio Oelle Mediterraneo Antico, promosso dal 2022 dall’omonima Fondazione di Catania; Premio Pista 500, nato nel 2023 in collaborazione con la Pinacoteca Agnelli; Premio ‘Ad Occhi Chiusi’, nato nel 2021 con la collaborazione con la Fondazione Merz; il Premio Ettore e Ines Fico, promosso dal Museo Fico di Torino dal 2010 e Artissima New Entries Fund.

In occasione del suo 25⁰ anniversario, la Fondazione Arte CRT incrementa per il terzo anno consecutivo lo storico fondo d’acquisizione portandolo a 300 mila euro, il più alto budget degli ultimi 12 anni. Queste risorse sono destinate all’acquisizione di opere che andranno ad arricchire le collezioni della GAM e del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. Da sempre organo consultivo della Fondazione in materia di acquisizioni, il comitato scientifico della Fondazione partecipa alla scelta delle acquisizioni in fiera, in sinergia con i direttori e i capo curatori del Castello di Rivoli e della GAM, selezionando opere che andranno ad aumentare il valore artistico dei due musei, centri di eccellenza piemontese ed elementi cardine nell’avvicinare all’arte un pubblico esteso ed eterogeneo a livello locale, nazionale e internazionale.

Artissima
Preview giovedì 30 ottobre ore 15-20 su invito
– apertura al pubblico prevista per il 31 ottobre.

Orari d’apertura: 31 ottobre/1 novembre dalle 12 alle 20 – 2 novembre dalle 11 alle 19

Oval Lingotto Fiere Torino – via Giacomo Mattè Trucco 70, Torino

Mara Martellotta

Castello di Rivoli, Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI

Sabato 4 ottobre 2025
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea aderisce alla Ventunesima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e in collaborazione con la Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il tema conduttore dell’edizione 2025 è quello della formazione, intesa come processo ampio e plurale che attraversa educazione, ricerca, scambio di esperienze e saperi.

Sabato 4 ottobre, il Castello organizza un’apertura straordinaria per l’occasione, dalle ore 11.00 alle ore 21.00. Il pubblico potrà visitare gratuitamente il Museo, la Collezione e le mostre in corso, oltre che partecipare alle numerose iniziative che celebrano questa Giornata dedicata alla cultura del contemporaneo.

Ore 11.00
Giovani visioni, con lo sguardo dei ragazzi
 – Teatro del Castello
Giovani visioni è un’opportunità speciale per vedere il Museo e le sue opere attraverso gli occhi dei ragazzi. In occasione della Giornata Amaci, il Dipartimento Educazione ha invitato i partecipanti a presentare gli esiti, video e podcast, dei workshop realizzati in collaborazione con Fondazione TRG Teatro Ragazzi e Giovani nell’ambito di Summer School Teen.
Summer School è la programmazione estiva curata dal Dipartimento Educazione, attiva dal 2010, che offre a tutti l’opportunità di fare esperienza dell’arte attraverso campus settimanali, workshop ed eventi che coniugano arte, teatro, danza, musica e nuove tecnologie.

Ore 11.00, 14.00, 16.00 e 18.00
Visite guidate. Inserzioni e Premio Collective – primo e secondo piano, Edificio Castello

Inserzioni è un programma che invita artiste e artisti a produrre nuove opere in dialogo con le sale del Castello. Gli artisti coinvolti nella prima edizione sono: Guglielmo Castelli, Lydia Ourahmane e Oscar Murillo. Le visite guidate includono anche l’opera di Adji Dieye, vincitrice del Premio Collective 2025 dedicato a giovani artisti. Condotte dalle Artenaute del Dipartimento Educazione, le visite sono una preziosa opportunità per conoscere le molte storie che si intrecciano nelle nuove opere esposte.

Ore 16.00
Nel segno dell’arte: speciale weekend’arte dedicato a nonni e nipoti – terzo piano, Edificio Castello

In linea con il tema della giornata, il Dipartimento Educazione propone un appuntamento speciale del weekend’arte dedicato per l’occasione a nonni e nipoti. La mostra Il Castello Incantato sarà l’occasione per immergersi nel Free Land Scape di Paola Pivi e per sperimentare le innumerevoli forme dell’arte tra le opere di Carla Accardi, Lucio Fontana e Claes Oldenburg. Un pomeriggio all’insegna della condivisione dei saperi, dell’incanto e della bellezza.

Ore 18.30
UNA SCUOLA AL CASTELLO DI RIVOLI – Una nuova idea di formazione – Sala 13, I piano, edificio Castello
UNA SCUOLA AL CASTELLO DI RIVOLI è un progetto di formazione artistica post-laurea con sede al Castello, sviluppato nell’ambito del CRRI, il Centro di Ricerca del Museo. Dal 2024, i partecipanti lavorano collettivamente per destrutturare le proprie discipline e “rallentare la produzione” in uno spirito di dialogo aperto.
Il progetto è oggi alla sua seconda edizione. Durante l’incontro moderato da Marcella Beccaria, Vice Direttrice del Museo, le fondatrici dell’iniziativa Cally Spooner e Lilou Vidal raccontano la loro idea di formazione e presentano la seconda edizione dal titolo ‘Punto di partenza per l’elaborazione critica: Allungamento fino a NOTTURNO’ (30 settembre – 3 ottobre 2025 al Castello di Rivoli, 6 – 9 ottobre 2025 nella città di Torino e dintorni).

Ore 18.00 – 21.00
Apertura straordinaria

Per la Giornata del Contemporaneo, il Museo accoglie il pubblico con un orario esteso aprendo i piani I, II e III dell’edificio Castello fino alle ore 21, nell’ambito della collaborazione con C2C Festival.

Ore 21.00 – 00.30
C2C Festival / Sonorizzazione musicale –  Atrio e spazi esterni Manica Lunga 

C2C Festival, riconosciuto dall’autorevole rivista musicale Pitchfork come “the one-plus-ultra festival of avant-garde eclecticism”, è il festival musicale indoor più grande in Italia ed è considerato uno dei festival di musica avant-pop più apprezzati al mondo. In collaborazione con il Castello, C2C Festival cura un programma di sonorizzazioni degli spazi esterni della residenza sabauda che da 40 anni ospita il Museo d’Arte Contemporanea. L’evento anticipa la 23esima edizione del C2C Festival, che si svolgerà a Torino dal 30 ottobre al 2 novembre 2025.

Ingresso gratuito a tutti gli eventi.
C2C Festival ingresso gratuito previa registrazione sulla piattaforma

Il riflesso di Leonardo-Sebastiano Ferrero e l’enigma di un trittico

Apre al pubblico il 2 ottobre 2025, fino al 3 maggio 2026, la mostra intitolata “Il riflesso di Leonardo – Sebastiano Ferrero e gli enigmi di un trittico rinascimentale” presso la Pinacoteca Albertina di Belle Arti di Torino. L’esposizione mette in luce gli importanti legami storici e artistici tra la collezione della Pinacoteca Albertina, la Tavola Leonardesca del Museo del territorio biellese, le tavole laterali, conservate presso Palazzo La Marmora e la Città di Biella. Il progetto, nato dall’impegno di Francesco Alberti La Marmora e organizzato dalla direzione artistica di Banca Patrimoni Sella & C., approfondisce la storia di un trittico enigmatico che vede protagonista la coppia coeva, su tavola e in scala naturale, della leonardesca “Vergine delle Rocce”, e i due pannelli laterali raffiguranti Sebastiano Ferrero e i suoi figli, illustri committenti e protagonisti del Rinascimento piemontese e lombardo.

Due sono le sale interamente dedicate alle complesse vicende storico-artistiche delle tavole, le cui letture si arricchiscono anche grazie al confronto diretto con alcune opere della collezione della Pinacoteca Albertina, offrendo spunti per nuove suggestioni e interpretazioni. Ne sono esempio alcuni “cartoni gaudenziani”, che ben dialogano nel riflesso di Leonardo. Donati alla Pinacoteca da Carlo Alberto di Savoia nel 1832, i “cartoni”, sono il risultato di un articolato lavoro di bottega, sviluppatosi nel tempo fra Gaudenzio Ferrari, Girolamo Giovenone e Bernardino Lanino, nel vercellese. Rivelano legami con la committenza con la famiglia dei Ferrero, nel ‘500.
Secondo gli studi fino a oggi condotti, proprio il potente Generale delle Finanze Sebastiano Ferrero, potrebbe essere il committente della “Vergine delle Rocce” biellese. È noto un documento redatto nel 1508 che affida la realizzazione di una copia della “Vergine” di Leonardo a Giovanni Ambrogio de Predis, artista vicinissimo al maestro, che ebbe ruolo attivo anche nella realizzazione dell’originale. In quel frangente storico va cercata l’origine della committenza della copia di Biella, la cui datazione e attribuzione sono state per lungo tempo dibattute.

È Francesco Alberti La Marmora, custode attento e appassionato di un variegato patrimonio storico e artistico a ricordarci la storia dell’attribuzione, a Bernardino dei Conti, di tre elementi che costituiscono questo trittico avvenuta per tappe. Nel 1975 è riconosciuto come autore delle tavole laterali (Federico Zeri) e nel 2003 della copia della “Vergine delle Rocce” (Edoardo Villata).

Questa mostra presso l’Accademia Albertina fornisce l’occasione per dare continuità all’esperienza di conservazione condivisa, in quanto nata dalla rinnovata collaborazione tra la Città di Biella e la famiglia Alberti La Marmora, che aveva già acconsentito, nel 2019, di esporre il trittico, ricomposto per la prima volta dopo 500 anni. Grazie a una campagna diagnostica promossa da Banca Patrimoni Sella & C., che utilizza le più recenti tecnologie di indagine scientifica, questa esperienza consente di presentare al pubblico e agli studiosi gli ultimi risultati delle analisi condotte sulla Vergine biellese.

La mostra è visitabile dalle 10 alle 18 tutti i giorni, feriali e festivi, escluso il mercoledì di chiusura, ed è compresa nel biglietto d’ingresso del Museo.

Info: 011 897370 – comunicazione@albertina.academy

MARA MARTELLOTTA