La sede della Fondazione Amendola ospiterà dal 12 dicembre al 28 febbraio 2025 la mostra intitolata “Dagli esordi alla pittura industriale – 1955-1958”, dedicata alle opere di Pinot Gallizio, artista originario di Alba (1902-1964), ma noto a livello internazionale in occasione del 60esimo anniversario della sua scomparsa. L’inaugurazione si terrà giovedì 12 dicembre alle ore 18 e la mostra sarà visitabile a ingresso libero dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19, sabato dalle 9.30 alle 12.30.
L’esposizione si inserisce nel progetto della Fondazione Amendola, da sempre protagonista nei percorsi di riqualificazione urbana e nella promozione di manifestazioni artistiche e culturali nel quartiere di Barriera di Milano, di valorizzazione degli artisti piemontesi.
A partire dal 2014, nelle sale espositive si sono avvicendati artisti del calibro di Filippo Scroppo, Luigi Spazzapan, Nicola Galante, Carlo Levi, Albino Galvano, fino alla mostra del 2023 dedicata a Piero Rambaudi, dell’ astrattismo torinese tra gli anni Cinquanta egli anni Settanta. La mostra considera il periodo tra il 1955 e il 1958, un triennio di incontri e sperimentazioni artistiche in ambito nazionale e internazionale. L’esposizione è incentrata sul capolavoro di Gallizio “Antiluna”, del 1957. Una tela dipinta di sette metri, originariamente di nove metri, che inaugura la stagione di ricerca intorno alla cosiddetta “pittura industriale”. Il rotolo di “pittura industriale” del 1957 è conservato in due parti: una di sette metri nella collezione d’arte del Comune di Torre Pellice, e una seconda nella collezione permanente del Museo Reina Sofia di Madrid, che ai fini della mostra ha concesso la riproduzione dell’opera per documentarne l’interezza originaria. L’arco cronologico della mostra, come detto, comincia con il 1955, che rappresenta l’esordio espositivo dell’artista, chimico, farmacista ed erborista di professione ad Albisola Marina. Passa per l’apertura ad Alba il primo laboratorio sperimentale per un Bauhaus immaginista, e per la Fondazione dell’internazionale situazionista del 1957, movimento attivo a livello europeo per tutti gli anni Sessanta, e arriva fino ai rotoli di pittura industriale lunghi decine di metri esposti per la prima volta nel maggio del 1958 a Torino e Milano, e alla tela di 145 metri destinata a rivestire integralmente le pareti del laboratorio di Alba, secondo i principi situazionisti di superamento della dimensione chiusa e autosufficiente dell’opera. La sua ricerca artistica continuerà con varie evoluzioni, fino alla morte avvenuta nel 1964 ad Alba.
Nello stesso anno, Gallizio riceverà una celebrazione postuma alla 32esima Biennale di Venezia. Le due opere sono conservate in numerosi musei, fra cui lo Stedeljik di Amsterdam, il Centre Georges Pompidou di Parigi, il Museo Reina Sofia di Madrid, il Museum Jorn di Silkeborg, il Museo Pecci di Prato, la GAM di Torino e il Neue Galerie di Berlino.
Mara Martellotta