ARTE- Pagina 124

De Chirico, Savinio e Campigli ovvero “Les Italiens de Paris”

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Nelle sale della Fondazione Accorsi – Ometto, sino al 30 gennaio 2022

Cinque anni soltanto, un quinquennio d’oro, dal 1928 al 1933, un pugno di estati e di inverni, l’inizio di un’avventura e il suo immediato declino, lo spazio ed un clima “artistico, propositivo, dialogante e provocatorio” in cui operarono sette artisti, il loro contrapporsi alle tendenze allora imperanti, il cubismo, l’espressionismo, nella vita sfrenata della capitale francese che in quel periodo era divenuta il cuore pulsante, il centro cosmopolita per eccellenza, l’immagine della cultura artistica e letteraria e lo specchio del fermento del pensiero, la culla di ogni movimento avanguardista. Erano “Les Italiens de Paris”, pronti a dimostrare che “Parigi era viva”, come oggi suona la mostra ospitata nelle sale della Fondazione Accorsi – Ometto (sino al 30 gennaio 2022 – titolo che si rifà all’omonima autobiografia di Gualtieri di San Lazzaro, scrittore, editore e critico d’arte, emigrato a Parigi -, a cura di Nicoletta Colombo e Giuliana Godio, con il ricco apporto di alcuni tra i maggiori musei e Fondazioni italiani, dalla Collezione di Palazzo del Montecitorio – Camera dei Deputati alla Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro a Venezia ai Civici Misei di Udine, dalle Gallerie degli Uffizi al Mart di Rovereto, dal Museo Revoltella di Trieste al Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Filippo de Pisis” di Ferrara alla Banca Monte dei Paschi di Siena, sottolineando altresì la presenza di numerose collezioni private, molte decisamente contrarie a staccarsi dai propri tesori ma alla fine – dietro le affettuose premure delle curatrici – pronte ad acconsentire, alla luce della rarità e della bellezza del progetto.

Il quarantenne Giorgio de Chirico e il fratello Alberto Savinio di tre anni più giovane (greci per nascita), Massimo Campigli (nacque in Germania, a Berlino, come Max Ihlenfeldt, figlio naturale della giovanissima Anna Paolina Luisa, appartenente all’alta borghesia) e Mario Tozzi nati nel 1895, Filippo de Pisis nel ’96 e René Paresce, svizzero, dieci anni prima, il più vecchio Gino Severini, nato a Cortona nel 1883. Uniti – comunque – da una comune radice italiana, vissero una vicenda artistica che per essi inizia ufficialmente in quel 1928, anche se il loro soggiorno nella Ville Lumière – per ognuno sogno, traguardo e mito – risale ad alcuni anni prima: Severini vi si era stabilito sin dal 1906, mentre de Chirico vi risiedette per la prima volta nel ’11 per tornarvi nel ’24 e suo fratello nel ’10 e nel ’26; Paresce arriva nel 1912, Tozzi e Campigli nel ’19 e de Pisis nel ’25. Ognuno alla ricerca di una propria personale strada, dando concretezza a tematiche differenti e a cifre stilistiche individuali, ma tutti nell’indirizzo di un nuovo classicismo mediterraneo, tra voci surrealiste e trasporti neometafisici, creando un movimento, un grumo artistico che cercava un proprio territorio, guardando alla storia e al mito, alla tradizione e all’avanguardia, al reale e al fantastico. Per ognuno lo studio e la vicinanza del critico George Waldemar, scopritore di talenti, ognuno sotto l’ala protettrice di Léonce Rosenberg, affermato mercante d’arte, che la Grande Depressione americana del ’29, fatta sentire tutta la propria debolezza anche al di qua dell’oceano, mise in grave difficoltà, causa non superficiale e non ultima dell’affievolirsi, a poco a poco, del movimento.

Sette sezioni compongono la mostra. Il percorso inizia con de Chirico, allineando i tanti temi, i rimandi metafisici (“Le muse in villeggiatura”, 1927) e le memorie classiche rivisitate ironicamente (“Pericle”, 1925, gli occhi bendati, con tanto di canottiera multicolore!), i gladiatori e i nudi femminili, taluni immersi nella scia di Renoir (“Bagnante”, 1928/’30), il ricordo dell’antica Grecia e i reperti archeologici (“Cavalieri e guerrieri in riva al mare”, 1931). Lo sguardo antico si unisce a quello moderno nella ”Fille de la statue” degli anni 1926/’27 di Alberto Savinio – personaggio importante, non soltanto pittore ma romanziere e drammaturgo, collaboratore de “La Stampa” e del “Corriere della Sera”, fondatore nel ’24 con Pirandello della “Compagnia del Teatro dell’Arte” -, i suoi paesaggi fantastici dove trovano spazio elementi geometrici che fluttuano nell’aria come giocattoli, tra scogli e vele (“Le navire perdu”, 1928), le sue “ibridazioni metamorfiche”, sberleffo e cruda irrisione ad una società, la divertente (ma è soltanto divertimento?) “Papera”, 1930/’31, imponente, chiusa sullo sfondo del cielo azzurro tra balaustra e tendaggi. Si prosegue con Massimo Campigli, una sala che vale l’ingresso alla mostra, la figura femminile al centro dell’opera dell’artista, il fascino subito dall’arte etrusca a seguito di una visita estiva al Museo di Villa Giulia a Roma con la moglie Dutza, l’avvicinarsi alla tecnica dell’affresco, alla scelta di una pittura maggiormente vissuta tra figure geometrizzate, uno svelamento che portò l’artista a ripudiare come “tentativi contraddittori” le precedenti esperienze pittoriche: da sottolineare capolavori come “Le arciere” del 1933, che sembrano uscite da un ipogeo dell’Italia centrale, “Le spose dei marinai” (1934) fino a spingerci al 1949 con “Ondine al sole”, dove “le donne si sono tradotte in simboli, in segni di una scrittura pittografica che rappresenta l’eternità della vita”.

Nella quarta sezione Filippo de Pisis e la sua pittura frammentaria – “a zampa di mosca”, come ingegnosamente la definiva Eugenio Montale -, nature morte e paesaggi parigini (“Viale di Parigi”, 1938), tra la luminosità dei colori e l’uso sapiente dei neri e dei grigi; René Paresce che spicca in successione con il suo potente “Autoritratto” del 1917, i tratti duri e malinconici, lo sguardo smarrito all’interno dello studio, con “Natura morta” del ’26, dove gli elementi geometrici posti su differenti piani rimandano al cubismo di Georges Braque. Gino Severini, che occupa la sesta sezione, mostra i personaggi della Commedia dell’Arte entro scenografie neopompeiane, in un susseguirsi di temi amorosi, musicali (“Pulcinella con il clarino”, 1929, una maschera assurta a sovrano, dove lo strumento è lo scettro) e poetici, ma continua a guardare come i suoi colleghi ai reperti archeologici (“Natura morta con maschera” del 1929). Affascinante capolavoro “Maternità – Natura morta” (1927-’28), dove la madre e il figlio sono ridimensionati in una quinta laterale, tra pareti sghembe e gli oggetti, il tavolo i libri la fruttiera lo strumento musicale, racchiusi entro una scatola “architettonicamente perfetta”, riaffermano la loro giusta importanza nella composizione delle linee geometriche.

Infine le opere di Mario Tozzi, forse il più teorico dei Sette, l’artista che fin dal 1924 si propone di divulgare nella capitale francese la conoscenza e l’apprezzamento della pittura italiana dell’epoca, guardando, attraverso i propri dipinti, fonte di suggestiva quanto intensa originalità, ad un ordine ricostituito, ad un classicismo ripensato in una rinascita vitale; guardando altresì a maestri come Cézanne (“Table garnie”, 1922) o spingendosi alla linearità esasperata e all’idealizzazione (“Le bonnet basque”, 1928, altro capolavoro della mostra), sino a contaminare, con differenti materiali, le proprie opere (“Personaggi in cerca d’autore”, 1929), illuminando una stagione che le stanze dell’Accorsi propongono al pubblico in tutta la sua intrigante bellezza.

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini: Giorgio de Chirico, “Pericle” (1925), olio su tela, coll. privata; Alberto Savinio, “Papera” (1930-’31), tempera su cartone, coll. privata; Massimo Campigli, “Le arciere” (1933), olio su tela, coll. privata; René Paresce, “Autoritratto” (1917), olio su tela, coll. Banco BPM; Mario Tozzi, “Le bonnet basque” (1928), olio su tela, Siena, coll. Banca Monte dei Paschi di Siena.

È stato un anno di cultura nei musei della Fondazione

Il 2021 ha visto un sostanziale ritorno ai luoghi della cultura e alla frequentazione dei musei. Nonostante i mesi di chiusura (fino al 2 febbraio e poi dall’1 marzo al 27 aprile) gli orari ridotti e le capienze contingentate per gran parte dell’anno, il pubblico ha premiato GAM, MAO e Palazzo Madama: sono state 241.498 su un totale di 221 giorni di apertura – oltre 100 giorni in meno rispetto a un anno “normale” – le persone che hanno visitato le mostre e le collezioni permanenti, hanno partecipato alle attività didattiche, hanno seguito le conferenze e le attività collaterali realizzate dai nostri tre musei. La percentuale di crescita rispetto al 2020 si attesta a più del 20%.

 

 

I DATI DEI MUSEI

I visitatori registrati nel corso del 2021 sono stati 84.711 alla GAM, 54.863 biglietti staccati al MAO e 101.924 sono stati i visitatori di Palazzo Madama, per un totale di 241.498 in tutti i musei della Fondazione.

 

L’esperienza maturata nel corso del 2020 in ambito digitale è stata messa a frutto anche nel 2021: accanto alla modalità “in presenza”, i musei hanno infatti continuato a proporre attività e contenuti disponibili da remoto, per consentire al pubblico, in particolare alle scuole, di accedere al patrimonio e ai laboratori didattici limitando gli spostamenti. Per questo il progetto In Onda, partito lo scorso anno, ha ulteriormente ampliato l’offerta disponibile con nuovi video e con nuove tipologie di contenuto, destinati alle scuole ma anche alle famiglie e agli adulti.

L’attività sui canali social si è concentrata sul coinvolgimento del pubblico nelle attività dei musei attraverso la produzione di video di approfondimento sulle mostre e sulle collezioni, testimonianze dei restauri in corso, rientri o partenze delle opere in prestito, allestimenti e disallestimenti e tutte le attività di ricerca, formazione e didattica.

 

I DATI DEL WEB E DEI CANALI SOCIAL

Per tutti e quattro i siti internet di Fondazione Torino Musei nel 2021 la ricerca organica continua a essere la modalità più diffusa di generazione del traffico. Al 22 dicembre 2021 le visualizzazioni di pagina sono state 164.194 per il sito di Fondazione Torino Musei, 537.022 per la GAM, 271.762 per il MAO e 524.885 per Palazzo Madama.

Per quanto riguarda i canali YouTube, la GAM ha raggiunto le 56.295 visualizzazioni, il MAO 17.768 e Palazzo Madama ha toccato quota 38.874.

La GAM al 22 dicembre 2021, ha raggiunto 43.833 followers su Instagram, il MAO 17.700 e Palazzo Madama 25.812, per un numero totale di followers sui 3 musei di 87.395.

Il totale dei like sulla pagina Facebook della GAM è di 44.404, 29.214 su quella del MAO e di 25.45 per Palazzo Madama.

Il canale Twitter della Fondazione Torino Musei conta 14.295 followers, mentre Linkedin 10.531.

 

I PROGETTI SPECIALI DEL 2021

Oltre alla consueta attività di tutela e ricerca, organizzazione di mostre ed eventi dei musei, la Fondazione continua a gestire progetti di collaborazione con altre importanti realtà locali e internazionali.

Anche nel 2021 Artissima ha trovato spazio al MAO e a Palazzo Madama: Hub India | Classical Radical ha portato nelle due sedi museali un progetto espositivo legato all’arte contemporanea del subcontinente indiano, messa in dialogo con le collezioni permanenti dei musei. Un’occasione per riflettere sui lasciti del passato e su come sono sopravvissuti nelle diverse culture per arrivare fino a noi.

 

Grazie a un accordo tra il Consorzio delle Residenze Reali Sabaude e la Fondazione Torino Musei, in base al quale oltre 90 opere della GAM sono diventate il nucleo centrale di una rassegna che riunisce capolavori provenienti dai più importanti musei italiani e da prestigiose collezioni private, alla Reggia di Venaria si è aperta la mostra Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea a cura di Virginia Bertone, Guido Curto e Riccardo Passoni. Alla GAM è stata inoltre esposta Sinfonia, di Alessandro Sciaraffa, una delle opere vincitrici della nona edizione del bando Italian Council 2020 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura: Sinfonia, che è entrata a far parte delle collezioni della Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, sarà esposta nei prossimi mesi alla Fondazione TSE Art Destination di Nur Sultan, una delle realtà più dinamiche nel panorama artistico contemporaneo del Kazakhstan.

Tappa estera anche per il MAO, che ha esportato la mostra Goccia a goccia dal cielo cade la vita. Acqua, Islam e Arte nell’Emirato di Sharjah, dove è stata presentata dal 9 giugno all’11 dicembre 2021 al Sharjah Museum of Islamic Civilization. Nell’ambito dei legami bilateriali tra gli Emirati Arabi Uniti e l’Italia, la Fondazione Torino Musei ha avviato una stretta collaborazione con la Sharjah Museums Authority per proporre la mostra in una versione rinnovata. Attraverso l’esposizione di oltre 120 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private italiane, con contributi importanti dal MAO, da Palazzo Madama, dalla GAM e dalle collezioni permanenti del Sharjah Museum of Islamic Civilization, la mostra illustra lo sviluppo storico dei tanti ruoli ricoperti dall’acqua e l’incarnazione dei suoi significati nella produzione artistica arabo-islamica.

 

Continuano le collaborazioni di Palazzo Madama con il territorio, con le mostre Tesori del Marchesato di Saluzzo. Arte, storia e cultura tra Medioevo e Rinascimento, a cura di Simone Baiocco, organizzata nelle tre sedi di Saluzzo: il Monastero della Stella, il Museo Civico Casa Cavassa e La Castiglia, e Fantastiche Grottesche. Giovanni Caracca e i Duchi di Savoia, a cura di Clelia Arnaldi di Balme, che si è svolta al Castello degli Acaja di Fossano. Il Museo d’Arte Antica ha inoltre proseguito la pubblicazione della sua rivista, giunta al numero 5, Palazzo Madama. Studi e notizie, disponibile gratuitamente in versione digitale: il magazine, scaricabile in PDF, racconta l’attività del museo e offre approfondimenti su vari temi relativi agli studi, alla ricerca, alla conservazione e all’innovazione.

 

 

I musei hanno partecipato alla vita cittadina offrendo aperture straordinarie e ingressi gratuiti o a tariffe agevolate in occasione della festa di San Giovanni, della Notte Europea dei Musei, del Ferragosto, delle Giornate Europee del Patrimonio, della Notte delle Arti Contemporanee e della giornata AMACI.

I tre musei hanno inoltre celebrato lo scorso 18 dicembre la giornata in ricordo della prima Presidente della Fondazione Torino Musei, Giovanna Cattaneo Incisa, offrendo a tutti i visitatori l’ingresso gratuito alle collezioni permanenti.

 

Proseguono le importanti collaborazioni avviate lo scorso anno, in particolare quella siglata con la scuola Madre Mazzarello e Slow Food: il 2021 ha segnato l’avvio delle lezioni del primo anno del nuovo Liceo Linguistico Artistico ed Enogastronomico. La FTM infine ha collaborato con l’Area Attività Culturali della Città di Torino nella realizzazione del Public Program “Incontri illuminanti con l’Arte Contemporanea” in relazione a Luci d’Artista.

In mostra al “Mastio” della Cittadella dieci fotografi per cento “storie al limite dell’umanità”

“Strappi. Tra violenza e indifferenza”

Fino al 16 gennaio 2022

“Dieci fotografi si riconoscono unicamente nel fermare il tempo, documentare la colpa, chiedere giustizia. E stanarci dall’indifferenza”.

Sono parole di Domenico Quirico, giornalista e inviato di guerra de “La Stampa” (che il senso di quelle parole ha vissuto sulla propria carne e che oggi con dolore porta ancora con ogni probabilità sotto pelle) poste a introduzione della mostra “Strappi. Tra violenza e indifferenza”, promossa dall’A.N.Art.I – Associazione Nazionale Artiglieri d’Italia quale primo evento dei numerosi in programma fino al 2023 per la celebrazione del Centenario dell’Associazione nata proprio a Torino il 23 giugno del 1923. Ideata e curata da Tiziana Bonomo (fondatrice della torinese “ArtPhotò”) per il Museo Storico Nazionale d’Artiglieria, la  rassegna, visitabile fino al 16 gennaio del prossimo anno nel “Mastio” della Cittadella, vede esposti cento scatti tratti da dieci reportages (che spaziano dal Messico alla Siria, dal Sud America al Myanmar, fino al Congo e all’Afghanistan) accompagnati e commentati proprio dalle parole di Domenico  Quirico, prigioniero nel 2013, per ben cinque mesi, in Siria.


E che bene pone l’accento sull’obiettivo primo della mostra: “La cronaca – scrive – propone ogni giorno in varie parti del mondo conflitti e crisi a cui reagiamo, per l’assuefazione alle immagini, con l’indifferenza. Ricordare situazioni dimenticate o non conosciute – gli strappi della Storia – è invece la parola d’ordine di giovani e pluripremiati fotoreporters e lo scopo della mostra. Non la violenza o la guerra come esibizione estetica ma narrazione di come gli uomini cercano di difendersi e costruire la loro quotidiana fragile normalità”. Fotoreporters d’eccezione. Coraggiosi. Abili. Che hanno il mondo per casa. Che nella cruda e crudele realtà sanno ancora vedere, attraverso la frazione minimale di uno scatto, la possibilità di un sogno, di un arcobaleno di pace e l’impercettibile spazio di un possibile futuro. Fotoreporters come “testimoni tenaci – sottolinea Tiziana Bonomo – che, nonostante l’assuefazione paludosa della nostra civiltà, continuano a raccontare ciò di cui è capace l’uomo, a fare la Storia, la sconcertante Storia”. Dieci, dicevamo, per dieci fotografie a testa. Cento immagini messe lì davanti a noi per ricordarci di esistere. Noi e gli altri. Da non dimenticare. Da portarci addosso, non per cambiare il mondo (lo volesse il Cielo), ma  almeno noi stessi. Per trasformare l’io indifferente nell’io partecipante. In qualche maniera. Ad ognuno la propria fetta di personale quotidiano eroismo. A chiedercelo sono le foto di Ivo Saglietti che da oltre un decennio ci mostra cosa significhi convivere con le conseguenze di un genocidio attraverso il fermo immagine sulla cerimonia di riconoscimento delle vittime di Srebrenica. E con lui Derek Hudson che nei suoi drammatici bianchi e neri ci fa rivivere l’esodo inarrestabile di popoli perseguitati documentato durante la fuga degli Hutu dai Tutsi. “Estado de Guerrero” è invece il racconto visivo realizzato da Alfredo Bosco (fra il 2018 e il 2019) in Messico in cui si denunciano le nefaste ripercussioni del narcotraffico su villaggi, città, persone adulte e bambini; di femminicidi in America Latina ci parlano poi le terribili immagini di Karl Mancini, così come sui diritti delle donne s’è concentrato in questi ultimi anni il lavoro della giovane Chloe Sharrock attraverso toccanti reportages nel campo di prigionia di Al-Hawl nel nord della Siria. E il percorso espositivo prosegue con un focus sul popolo yemenita raccontato da Mattia Velati, mentre Laura Secci ci svela la sua esperienza in Afghanistan all’interno della missione ISAF – International Security Assistance Force e Francesca Tosarelli, oggi diventata video maker, ha deciso di riprendere, nella Repubblica Democratica del Congo, le donne stanche di subire violenze che combattono all’interno di gruppi ribelli.

La sofferenza procurata da anni di guerra sui civili  è infine tangibile nelle immagini in Nagorno Karaback di Roberto Travan, mentre la resistenza dei giovani ribelli che lottano per la libertà in Myanmar è una silente denuncia che il giovane umbro Fabio Polese è riuscito a documentare come unico reporter italiano. Immagini che non possono non toccare e ferire le coscienze. Con la definizione visiva di “strappi” – guerre e violenze – difficili da ricucire. Non meno che da ricordare. Ecco dunque l’importanza e il valore di una mostra come questa che “si propone – conclude Quirico – di ridare alla sofferenza la sua vita di simbolo, di riportarne la presenza nella Città”.

Gianni Milani

“Strappi. Tra violenza e indifferenza”

Museo del Mastio della Cittadella, corso Galileo Ferraris 0, Torino; tel. 335/1889451 o www.artphotobonomo.it

Fino al 16 gennaio 2022

Orari: dal mart. alla dom. 11/19; lun. chiuso, ingresso libero

–         Ivo Saglietti “Il dolore di Srebrenica”, 2009

–         Derek Hudson: “Hutu Exodus”, 1997

–         Roberto Travan: “Nagorno Karaback, la pace può attendere”, 2020

–         Fabio Polese: “In Myanmar tra i giovani ribelli armati per la libertà”, 2021

 

I Musei Reali festeggiano l’inizio del nuovo anno con numerosi appuntamenti e attività

Per salutare il 2021 e accogliere il nuovo anno all’insegna della cultura e dello svago, i Musei Reali sono pronti ad accogliere torinesi e turisti con un ricco calendario di iniziative tra mostre, visite guidate e laboratori.

Questa settimana saranno apportate alcune modifiche agli orari di apertura dei Musei Reali:

– venerdì 31 dicembre aperto dalle 9 alle 16 (ultimo ingresso ore 15); la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà sarà visitabile dalle 10 alle 16 (ultimo ingresso ore 15);

– sabato 1° gennaio i Musei Reali rimarranno chiusi, mentre la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà sarà aperta dalle 11 alle 19 (ultimo ingresso ore 18);

lunedì 3 gennaio apertura speciale di Palazzo Reale, Armeria e Cappella della Sindone dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18) con ingresso a tariffa speciale di € 10 (€ 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18); la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà sarà visitabile dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18).

 

Fino al 9 gennaio, per i possessori della Tessera solidale dei Giardini Reali, tariffa speciale di € 10 per l’ingresso ai Musei Reali e di € 5 per la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà (info: CAMPAGNA DI TESSERAMENTO SOLIDALE PER I GIARDINI REALI – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Le attività con CoopCulture

Mercoledì 29 dicembre alle ore 11 e alle ore 15:30, giovedì 30 dicembre alle ore 11 e alle ore 15:30, venerdì 31 dicembre alle ore 11, domenica 2 gennaio alle ore 11 e alle ore 15:30, lunedì 3 gennaio alle ore 11 e alle ore 15:30 e martedì 4 gennaio alle ore 11 e alle ore 15:30 le guide e gli storici dell’arte di CoopCulture condurranno visita Benvenuto a Palazzo lungo le sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un percorso per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia. Il costo della visita è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Domenica 2 gennaio alle ore 15:30 le guide di CoopCulture accompagneranno il pubblico alla scoperta della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà. Un percorso emozionante alla scoperta del fascino millenario dell’isola, raccontato attraverso le collezioni del Museo di Antichità, che costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei, arricchito da prestiti provenienti da illustri istituzioni straniere tra cui il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York. Il costo dell’attività è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto in mostra.

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Fino al 31 marzo 2022 è possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali.

Ogni martedì e venerdì, il pubblico potrà visitare i magnifici appartamenti della regina Maria Teresa al primo piano di Palazzo Reale, il Gabinetto del Segreto Maneggio e le suggestive Cucine Reali per rivivere gli antichi usi di Corte.
Venerdì 31 dicembre la visita non verrà effettuata causa chiusura anticipata per le festività natalizie.

Ogni mercoledì e sabato Collezionisti a Confronto: Riccardo Gualino e il Principe Eugenio di Savoia Soisson.

Un ricco percorso alla scoperta di due grandi personaggi accomunati dalla passione per l’arte per comprendere meglio l’evoluzione del collezionismo tra Sette e Novecento

Ogni giovedì e domenica sarà possibile approfondire le vicende storico-artistiche legate alla costruzione della Cappella della Sindone e ammirare i tesori conservati nella Sacrestia e nella Cappella Regia.
Costo delle attività: € 20 (€ 13 per Abbonamento Musei). Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Attività per famiglie

Mercoledì 29 dicembre alle ore 15:30 Animali dalla A alla Z – attività per famiglie e bambini  

Api, balene, coccodrilli, elefanti…cosa ci fanno tutti questi animali (e molti altri) ai Musei Reali? Bambini e famiglie potranno scoprirlo grazie all’intero alfabeto di animali curiosi e colorati nascosti tra le opere esposte in mostra. Si racconteranno le loro storie per poi realizzare un simpatico decoro a tema.

Attività consigliata per bambine e bambini dai 6 ai 10 anni con prenotazione obbligatoria.

Costo: € 10 Euro a bambino, gratuito per gli accompagnatori.

Info e prenotazioni: 011 19560449 – Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Ciprotour. Oltre il confine

Fino al 29 gennaio 2022 il pubblico potrà godere di una mostra diffusa che unisce i Musei Reali e le Biblioteche civiche di Torino. Il progetto, che mira a promuovere sul territorio la mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, prevede una serie di piccole esposizioni in alcune biblioteche torinesi: narrazioni da Cipro e su Cipro entreranno nelle sale della Biblioteca Civica Centrale, alla Biblioteca civica Musicale Della Corte si parlerà di musica cipriota, al Mausoleo della Bela Rosin e alla Biblioteca civica Villa Amoretti si racconterà dell’isola sacra ad Afrodite e dei profumi della dea, alla Biblioteca civica Cesare Pavese di commerci e genti, di lingue e culture alla Biblioteca civica Primo Levi. E ancora, alla Biblioteca civica Don Milani, si terranno incontri su Cipro, porto e ponte del Mediterraneo. Il Bibliobus, inoltre, diffonderà in città le informazioni sugli eventi e sulla mostra.

 

Le mostre in corso

Nell’ambito dei progetti di collaborazione tra musei italiani e stranieri, i Musei Reali ospitano nelle Sale dei Maestri Caravaggeschi, al primo piano della Galleria Sabauda, l’opera di Orazio Gentileschi Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. L’evento espositivo, prorogato fino al 20 febbraio 2022, è una straordinaria opportunità di confronto con l’Annunciazione, capolavoro dello stesso artista, celebre seguace di Caravaggio, custodito dai Musei Reali. Il confronto tra queste due opere permette di accostarsi al metodo di lavoro del pittore, che consiste nel riutilizzo di cartoni o di lucidi per comporre singole figure o intere scene.  Il volto di Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, dipinto tra il 1615 e 1620 ritorna con attitudine simile in quello della Vergine nell’Annunciazione di Torino, donata dallo stesso Gentileschi al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623 e oggi esposta nella Galleria Sabauda. La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Animali dalla A alla Z. Una mostra dedicata ai bambini è l’esposizione ospitata nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda fino al 3 aprile 2022. Il progetto, curato da Rosario Maria Anzalone ed Enrica Pagella, è concepito per bambini e famiglie, dall’altezza delle vetrine alle soluzioni grafiche: tra dipinti, disegni, incisioni, reperti archeologici e oggetti d’arte decorativa, quaranta opere dei Musei Reali sono accomunate dalla raffigurazione di animali, da indovinare in una modalità di fruizione partecipata. La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, che terminerà domenica 9 gennaio 2022. Ospitata nelle Sale Chiablese, è realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino ed è curata da Luca Bombardieri, docente di Archeologia cipriota, e da Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali. Si tratta di un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, l’isola è crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo. La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). I biglietti possono essere acquistati su  Musei Reali di Torino | CoopCulture.

 

Fino al 9 gennaio 2022 i Musei Reali ospitano In Between, la prima mostra a Torino dedicata allo scultore piemontese Fabio Viale che ha conquistato notorietà internazionale grazie alle sue statue tatuate e alle straordinarie finzioni in marmo. Cinque opere monumentali allestite in Piazzetta Reale e un percorso curato da Filippo Masino e Roberto Mastroianni all’interno di Palazzo Reale testimoniano i campi di ricerca e presentano opere inedite, svelate al pubblico negli spazi della residenza sabauda. Realizzata in collaborazione con la Galleria Poggiali di Firenze, la mostra è compresa nel biglietto di ingresso ai Musei Reali.

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 15,15 ed è chiusa il sabato. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta.

Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

Museum Shop

Per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto. È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

I piccoli borghi e le campagne, i contadini e i militari nelle tele dei Macchiaioli

Ad Asti, nelle sale di Palazzo Mazzetti, sino al 1 maggio 2022

Ottanta opere a rappresentare una trentina di artisti e a formare la mostra dei
“Macchiaioli”, curata da Tiziano Panconi, sino al 1 maggio 2022 nelle sale di Palazzo
Mazzetti, i nomi tra gli altri di Silvestro Lega e di Giovanni Fattori, di Telemaco
Signorini e di Giuseppe De Nittis, di Giovanni Boldini e di Cristiano Banti, l’apporto di
varie collezioni private come del Museoarchives Giovanni Boldini Macchiaioli di Pistoia
o del Butterfly Institute Fine Art, Galleria d’Arte di Lugano, la realizzazione dovuta alla
Fondazione Asti Musei in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti,
la Regione Piemonte e il Comune di Asti, un accurato percorso di approfondimento, un
progetto didattico con laboratori e visite guidate per la scuola dell’infanzia e primaria
come pure per quella secondaria di primo e secondo grado, la rivisitazione di
un’epoca, colma di piccoli capolavori, e di un movimento che, allontanandosi dalle
radici e dalle regole accademiche, diede vita ad una vera innovazione pittorica, tutto
questo a ribadire “come Asti sia ormai una meta sempre più importante sul piano
culturale”.
In una Firenze intesa come culla dell’arte d’Italia e capitale artistica dei piccoli
staterelli esistenti a metà dell’Ottocento, s’accende una nuova generazione d’artisti
che abbraccia non soltanto la rivoluzione fatta con le armi ma altresì quella artistica.
Gli incontri e le polemiche, i confronti e le discussioni animate sono all’interno del
Caffè Michelangelo, tra il 1855 e ’56, là dove più c’erano certezze e più era necessario
combattere contro i giudizi aspri e sprezzanti, pronti a mettere in ridicolo artisti e
opere (il titolo ridicolizzante di “Macchiaioli” arrivò nel 1862 da parte di un anonimo
redattore della “Gazzetta del Popolo”), della maggior parte dei critici. Nel maggio 1857
la prima grande polemica pubblica, allorché il direttore della Promotrice fiorentina,
Augusto Casamorata, comunicò a Telemaco Signorini il rifiuto da parte della
commissione giudicatrice di due sue opere, accusate “di accentuazioni chiaroscurali
eccessive, rigettando di fatto i tipi stilistici peculiari della ‘macchia’ e accendendo un
dibattito critico destinato a suscitare un’eco nazionale”. Più limpidamente, sosteneva
la genuinità di quegli artisti che “la visione delle forme solide è determinata dalla
proiezione della luce su di esse che crea zone d’ombra e zone di chiarore, costruendo
così, visivamente, le volumetrie”.
Sei sezioni a tema compongono la mostra, il paesaggio e il quadro storico rivisitato e
aggiornato con un’”impronta impressionista”, la violenza di certi chiaroscuri e le
piccole scene catturate nella familiarità di Piagentina, le tranquille colline di Fiesole, di
San Miniato e di Arcetri in lontananza; la poesia della natura e il naturalismo, pronto a
guardare al paesaggio urbano e alle campagne circostanti; in ultimo, la quiete e la
religiosa osservazione del Creato e un percorso che aveva il proprio punto d’arrivo nei
contrasti di luci e di ombre più raddolciti, che avvertiva a fianco, sul versante
letterario, le presenze veriste di Zola e di Verga, che “andava plasmando una cifra
stilistica del tutto originale e immediatamente riconoscibile”, che poneva l’attenzione
sugli sfondi sociali.
Spiccano nelle sale della mostra le “Acquaiole” di Vincenzo Cabianca, del 1864, un
gruppo di donne, chiuse nei loro costumi e rese stanche dall’attività, divise tra
l’asprezza del muro che le affianca e il mare in lontananza, “L’amore tra i campi”, un
corteggiamento dentro l’impercettibile fogliame della boscaglia, di Fattori che ci regala
anche due soggetti militari, una coppia di militari a cavallo e “L’artiglieria in marcia”
(1880 – 1881), bellissima scena che precede forse una battaglia, lo scalpitìo dei cavalli,
i comandi e la polvere, la collina sullo sfondo, ogni cosa sotto lo sguardo attento di due
contadine. Piena di dolcezza e di affetto materno è “La madre col bambino” (1866 –
1867), la compostezza delle “Contadine” di Cristiano Banti, di Odoardo Borrani la
ricerca dei particolari e la morbidezza dell’abito femminile nella “Visita al mio studio”
(1872), lo spartiacque che netto divide “Una via di Ravenna” del 1876, bambini che
giocano e donne che chiacchierano sulla porta di casa o lavano panni, la luce
accecante da un lato o sui tetti che fanno da sfondo al borgo, l’ombra dall’altro. Su
tutti, se volessimo inventarci una scala di valori, porremmo il “Bambino al sole” del
1869, un piccolo (cm. 19 x 16) olio su tela, opera di Giuseppe De Nittis, la verità cruda
e amara che colpisce molta adolescenza dell’epoca, i piedi scalzi, il povero abito e i
calzoni strapieni di toppe, il viso imbronciato, forse anche triste, ma con una indefinita
aria di sfida, un corpo poggiato contro un muro assolato e antico, alto realismo
suggestivo e crudele al tempo stesso.
Elio Rabbione
Nelle immagini: Silvestro Lega, “Mamma col bambino” (1866 – ’67), olio su tavola, coll.
privata; Telemaco Signorini, “Una via di Ravenna” (1876), olio su tela; Giovanni
Fattori, “Artiglieria in marcia” (1880 – ’81), olio su tela, coll. privata; Giuseppe De
Nittis, “Bambino al sole” (1869), olio su tavola, coll. privata, Courtesy Butterfly
Institute Fine Art, Galleria d’Arte, Lugano.

A Novara il mito della Serenissima

1600 ruggiti. Da Novara a Venezia due grandi mostre rendono omaggio ai milleseicento anni di vita della città lagunare che, secondo la tradizione, nacque il 25 marzo dell’anno 421 attorno al ponte di Rialto e nei pressi della chiesa di San Giacomo apostolo, con tutta probabilità la chiesa più antica di Venezia.
Si può partire quindi dalla piccola chiesa di San Giacometo, come la chiamano i veneziani, per raccontare la lunga storia di questa città che nel Cinquecento diventerà una super potenza militare e commerciale, un impero sui mari e sulla terraferma. A Novara il mito della Serenissima rivive nelle opere dei maestri che all’inizio dell’Ottocento hanno dipinto a Venezia influenzando con il loro insegnamento la pittura veneziana nella seconda metà del secolo, protagonista della rassegna, e che si possono ammirare in una mostra allestita al castello Visconteo di Novara. Ottanta quadri esaltano la fondazione e la storia di Venezia nella rassegna “Il mito di Venezia, da Hayez alla Biennale” promossa da Mets Percorsi d’arte e dalla Fondazione Castello, aperta al pubblico fino al 13 marzo 2022. Le sale sono dedicate alla “pittura di storia” con lavori di Francesco Hayez, Ludovico Lipparini e Michelangelo Grigoletti e a quegli autori, non solo veneziani, che hanno trasformato le vedute in veri e propri paesaggi come Ippolito Caffi, Giuseppe Canella e Domenico Bresolin (1813-1899) che fu il primo a portare i giovani pittori a dipingere in laguna, all’aperto, o nell’entroterra, per studiare gli effetti della luce e dei colori. Le altre sale della mostra sono dedicate alla “pittura del vero”, la vita quotidiana, dedicata alla famiglia, al mondo del lavoro e alle relazioni amorose. Ci sono poi le opere del paesaggista veneto Guglielmo Ciardi e quelle di Luigi Nono, esponente della scuola veneziana dell’Ottocento e zio del compositore omonimo. L’ultima sala è dedicata agli artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento. Il mito della Serenissima trionfa in queste settimane anche al Palazzo Ducale di Venezia che festeggia i suoi 1600 anni con la mostra “Venetia 1600”. Nascite e Rinascite” allestita nel luogo simbolo del potere della Repubblica, il Palazzo dei Dogi in piazza San Marco. Con 250 opere d’arte, documenti rari e oggetti antichi, l’esposizione racconta i personaggi, i monumenti, le epoche gloriose e i periodi meno felici, crisi e rinnovamento, nascite e rinascite appunto, che hanno segnato la storia della città. In mostra i dipinti dei maggiori artisti, architetti e letterati che hanno lavorato e studiato in laguna per quasi un millennio, Carpaccio, Tiziano, Tiepolo, Veronese, Bellini, Canaletto, Guardi e Canova. Fino ad Hayez, Vedova, Pollock e Santomaso. Completano l’esposizione una selezione di stampe, disegni, sculture, tessuti, ceramiche e modelli architettonici. Ampio risalto viene dato ad alcuni dei monumenti più prestigiosi della città, dalla Basilica di San Marco a Palazzo Ducale, dal Ponte di Rialto alle chiese del Redentore e di Santa Maria della Salute. Fino al 25 marzo 2022.
Filippo Re

“Fantastiche Grottesche” al Castello degli Acaja

A Fossano, visite guidate alla scoperta degli affreschi di Giovanni Caracca

Fino al 25 aprile 2022

Fossano (Cuneo)

Fra i più importanti esempi di pittura tardo-manierista in Piemonte, il ciclo di affreschi della “Sala delle Grottesche”  al Castello degli Acaja di Fossano, realizzati intorno al 1585 dal fiammingo Jan Kraeck, italianizzato Giovanni Caracca, è al centro della mostra (progetto espositivo site-specific) “Fantastiche Grottesche” promossa, fino al 25 aprile del prossimo anno, dal Comune di Fossano e da “Fondazione Artea”, con il coordinamento scientifico di “Palazzo Madama – Fondazione Torino Musei” e in collaborazione con “ATL” del Cuneese.  Curata dalla storica dell’arte Clelia Arnaldi di Balme – conservatore  presso Palazzo Madama – la rassegna ha in primis lo scopo di approfondire, attraverso un’esperienza immersiva ed una selezione di opere provenienti dalle stesse Collezioni di “Palazzo Madama”, la storia e le vicende dell’artista fiammingo (Haarlem ? – Torino 1607) alla Corte dei Duchi di Savoia, nonché di far luce nello specifico sulla “Sala delle Grottesche” del Castello fossanese mettendola in relazione con la storia dei duchi e delle duchesse di Casa Savoia che proprio qui, nella seconda metà del Cinquecento, soggiornarono curandone a fondo il restauro e le decorazioni. Progetto di grande interesse dunque anche sotto l’aspetto puramente storico poiché  ancora una volta“evidenzia – come precisa Marco Galateri di Genola, presidente della Fondazione Artea – il ruolo di primo piano che la Città di Fossano occupava in Piemonte nella politica espansionistica dei duchi di Savoia”. Realizzati per volere di Carlo Emanuele I e pagati dalla Tesoreria ducale nel 1590, gli affreschi della volta della piccola Sala si sviluppano con stile e linguaggio di grande fantasia e, si potrebbe azzardare, di anticipato surrealismo, intorno allo stemma di Carlo Emanuele e di Caterina Micaela, figlia di Filippo II di Spagna, sposi a Saragoza nel 1585. La realizzazione delle pitture va ricondotta al passaggio della coppia ducale a Fossano durante il viaggio di ritorno dalla Spagna a Torino. Interessante, dal punto di vista estetico, la grande capacità del pittore fiammingo di coniugare accanto alla “cultura degli emblemi” quel particolare gusto per la “decorazione a grottesche” che tanto si diffonde, in seguito alla scoperta agli inizi del ‘500, della “Domus Aurea”, la grande villa urbana (estesa fra il Palatino, l’Esquilino ed il Celio) fatta costruire dall’imperatore Nerone dopo il grande incendio che devastò Roma nel 64 d.C. e i cui affreschi ebbero fin da subito un effetto elettrizzante per l’intero Rinascimento, inflenzando notevolmente artisti di fama come il Pinturicchio o lo stesso Michelangelo e soprattutto il Raffaello delle Logge Vaticane. Il Caracca per oltre trentacinque anni, dal 1568 al 1607, operò alla Corte dei duchi di Savoia Emanuele Filiberto – che lo nomina “pittore nostro con tutti gli honori et prerogative” – e Carlo Emanuele I che lo volle soprattutto come ritrattista di corte, incondinzionatamente apprezzato per le sue doti di artista eclettico e anche di “controllore generale delle nostre fortezze”.

Insieme a Giacomo Rossignolo, originario di Livorno Ferraris, partecipò anche alle imprese decorative del Palazzo di Monsignor di Racconigi, il conte Bernardino di Savoia, e del Palazzo di Miraflores acquistato dai Savoia nel 1585. Nel  Castello degli Acaja a Fossano, i visitatori potranno anche fruire di un percorso multimediale capace di coinvolgerli in un colloquio ideale con Giovanni Caracca. “Il pittore fiammingo – sottolineano gli organizzatori – racconterà la storia dei personaggi che per brevi o lunghi periodi hanno abitato il Castello e approfondirà il tema delle campagne decorative, illustrando i soggetti e il loro significato”. Una selezione di opere dalle collezioni di “Palazzo Madama”, infine, arricchirà la narrazione con ritratti e oggetti dell’epoca, seguendo un doppio filo conduttore: la ritrattistica dei duchi di Savoia e il tema formale della “grottesca” nelle sue varie declinazioni.

Ingresso con visita guidata dal merc. alla dom. e festivi, alle 11 e alle 15. Consigliata la prenotazione.

Info e prenotazioni: tel. 0172/60160 o iatfossano@cuneoholiday.com  www.comune.fossano.cn.it

Gianni Milani

Nelle foto: immagini di Giovanni Caracca dalla “Sala delle Grottesche”

Sere di festa alla Venaria per un Natale da re

Dal 26 dicembre 2021 al 6 gennaio 2022 (ad esclusione del 31 dicembre) la Reggia di Venaria apre i suoi straordinari spazi anche in orario serale per far vivere l’atmosfera magica del Natale nell’incanto dei suoi ambienti barocchi:

 

l’imponente Corte d’onore con l’Igloo di Mario Merz, la Galleria Grande capolavoro dello Juvarra, il Rondò Alfieriano e la Cappella di Sant’Uberto con lo storico Presepe del Re allestito per l’occasione, ospitano il pubblico insieme ad animazioni, performance, momenti musicali e teatrali, secondo un ricco programma curato dalla Fondazione Via Maestra e dal Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.
Dalle 17 alle 21 nei giorni settimanali, e dalle 18.30 fino alle 22 nel weekend e nei festivi, parte del Piano nobile della Reggia è visitabile alla tariffa agevolata speciale di 5 euro (1 euro per i ragazzi dai 6 ai 18 anni).
A partire dalle 19.30 le suggestive architetture barocche della Galleria Grande, del Rondò Alfieriano e della Cappella di Sant’Uberto si animano con momenti musicali sulle note di pianoforti, arpe e violini, e letture di poesie e racconti legati al tema del Natale.
Un autentico scenario da fiaba, inoltre, è pronto ad accogliere i visitatori già fuori dal complesso monumentale della Venaria Reale: nella piazza della Torre dell’Orologio l’ormai tradizionale grande Cervo luminoso della Reggia sarà attorniato dalle suggestive proiezioni animate della rassegna Immaginaria. Apri gli occhi e sogna a cura del Comune di Venaria Reale, un emozionante racconto di luci e suoni con i simboli della città ambientato lungo il Borgo Antico e non solo, insieme alla programmazione di un ricco palinsesto di eventi ed appuntamenti.

APERTURE PER IL PERIODO DELLE FESTIVITÀ
Dal 26 dicembre al 9 gennaio la Reggia di Venaria è sempre aperta.
Durante il consueto orario diurno, oltre alla Reggia, i Giardini e il Castello della Mandria è possibile visitare le mostre in corso Una Infinita Bellezza nella Citroniera Juvarriana, Il mondo in una stanza presso l’Atelier delle Sale delle Arti, Profumo di Vita al II piano delle Sale delle Arti.
SERE DI NATALE ALLA REGGIA
QUANDO: dal 26 dicembre 2021 al 6 gennaio 2022 (escluso il 31 dicembre).
Dalle 17 alle 21 nei giorni feriali, e dalle 18.30 alle 22 nei weekend e festivi.
DOVE: Piano Nobile della Reggia (dalla Galleria Grande alla Cappella di Sant’Uberto)
COME: tariffe speciali per le visite alla Reggia in orario serale: 5 euro per adulti; 1 euro per ragazzi dai 6 ai 18 anni; ingresso gratuito per i possessori di Abbonamento Musei e Torino Card.

Il gruppo dei sei e lo spirito parigino in riva al Po

Alla fine del 1928, in un momento culturale vivace e estremamente fertile per Torino, nacque il Gruppo dei Sei, fortemente sostenuto da quattro personalità di spicco: Lionello Venturi, Edoardo Persico, Riccardo Gualino e Felice Casorati. La “giovane pattuglia”, come erano stati definiti dalla stampa dell’epoca i sei pittori, era costituita da artisti di età e provenienza diverse.

Jessie Boswell, inglese arrivata in Italia nel 1906 e entrata nel 1913 in casa Gualino come insegnante di lingua inglese e dama di compagnia, aveva 48 anni. Anagraficamente vicino a lei (46 anni) era Nicola Galante, che aveva alle spalle una brillante carriera nel mondo dell’incisione. I più giovani del Gruppo erano il torinese Carlo Levi (27 anni), Enrico Paulucci (28 anni), Francesco Menzio (30 anni) e Gigi Chessa (31 anni). Il sodalizio fra questi quattro artisti fu il più forte, probabilmente per affinità generazionale e durò fino al 1931. La formazione dei Sei Pittori di Torino avvenne sotto l’egida del grande storico dell’arte Lionello Venturi che li seguiva assiduamente, frequentando i loro studi e che influenza la loro pittura con le sue lezioni sull’Ottocento francese, in particolare sul suo movimento più importante: l’Impressionismo. La prima mostra dei sei artisti, svoltasi a Torino nel gennaio 1929, venne così descritta da Edoardo Persico: “E’ impossibile immaginare a Torino un movimento di pittura moderna senza pensare a Jessie Boswell, Gigi Chessa, Nicola Galante, Carlo Levi, Francesco Menzio, Enrico Paulucci. Cioè ai pittori che hanno levato, l’altro ieri, l’insegna di Manet” (Bandiera che si inchina a salutare quella di Casorati, che spiega il “gonfalone di Ingres””. La locandina di questa prima mostra, non a caso, venne disegnata da Menzio: rappresentava l‘”Olympia” di Manet, un chiaro riferimento all’influenza dell’arte francese, dall’Impressionismo ai Fauves, sulle opere del Gruppo.

Questa mostra era stata anticipata dalla presenza dei sei pittori alla Biennale di Venezia del 1928 dove, oltre a un omaggio a Matisse, vi era una sala dedicata alla Scuola di Parigi. La vita del Gruppo fu di breve durata: soltanto 3 anni. Il 1929 fu indubbiamente l’anno più importante: si tennero sei mostre tra Torino, Genova e Milano. Nel marzo 1929, quattro artisti del Gruppo (Chessa, Galante, Menzio e Paulucci) partecipano alla seconda Mostra del Novecento italiano, al Palazzo della Permanente di Milano. All’inizio del 1930 i Sei ripetono l’esposizione nella Sala Guglielmi di Torino per mostrare “i risultati di un anno di lavoro assiduo e coerente, e confermare la loro fede nella pittura europea” (Menzio). Nella primavera il Gruppo espose alla XVII Biennale di Venezia, appuntamento che li fece notare a livello nazionale. Tra i sei si distinsero per originalità le sei opere di Chessa, pittore di grande talento destinato a spegnersi giovanissimo a causa della tisi. Proprio dopo la Biennale, tuttavia, iniziò la crisi interna al Gruppo dal quale si distaccarono la Boswell e Galante, mentre Chessa fu costretto a una pausa a causa di un nuovo attacco della malattia.  Nel novembre 1930 Menzio, Levi e Paulucci presero parte a una mostra alla Bloomsbury Gallery di Londra, dando inizio a un periodo di stretta collaborazione che culminò nell’esposizione di opere, insieme a Galante, alla I Quadriennale di Roma. Il Gruppo ristretto dei Sei rappresentava Torino insieme a Casorati, Sobrero, Italo Cremona e ai neofuturisti e i quadri vennero collocati vicino agli Italiens de Paris (Magnelli, Tozzi, De Pisis, Severini, Campigli) per sottolineare, ancora una volta, lo stretto legame con i movimenti pittorici francesi.

In questa occasione iniziò il rapporto tra gli artisti torinesi e la Scuola Romana. L’ultima mostra prima dello scioglimento del Gruppo si tenne alla fine del 1931 alla Galerie Libraire Jeune Europe di Parigi, con Chessa, Menzio, Levi e Paulucci e con la partecipazione di Spazzapan e di Galvani. Terminava così l’esperienza dei Sei che avevano portato Torino sulla scena europea e creato quel trait d’union con Parigi, capitale di arte e cultura, portando l’impressionismo, Cézanne, Matisse, Seurat, Modigliani nelle opere italiane. Chessa si spense nel 1935, Persico nel 1936. Nel 1931 Venturi andò in esilio in Francia e nello stesso anno avvenne il crollo finanziario e l’arresto di Gualino. E gli altri artisti? Jessie Boswell continuò a esporre regolarmente fino agli ultimi anni della sua vita, dedicandosi alla pittura di paesaggi. Nel 1952 si ritiròa Moncrivello presso la Casa di Riposo delle Figlie di S. Eusebio dove morì il 22 settembre 1956. E’ sepolta a Biella nel cimitero di Pavignano per contemplare i monti biellesi secondo il suo desiderio. Nicola Galante continuò la propria attività, esponendo sia all’estero che in Italia. Morì a Torino il 5 dicembre 1969. Carlo Levi, tra il ’35 e il ’36, venne confinato in Lucania per la sua opposizione al fascismo e, durante il confino, maturò il suo linguaggio pittorico e la sua attività letteraria. Nel 1948 Ragghianti dedicò alla sua opera la prima monografia e iniziarono anni intensi di esposizioni in Italia e all’estero.  Nel 1954 alla Biennale di Venezia gli venne dedicata una sala personale. Si spense a Roma nel 1975. Francesco Menzio continuò a essere presente alle più importanti esposizioni italiane, dalla Biennale di Venezia alla Quadriennale di Roma, ottenendo premi e consensi. Eseguì grandi opere di decorazione all’Università di Genova e nella Chiesa di San Domenico di Cagliari. Nel 1953 venne chiamato a insegnare alla cattedra di Belle Arti dell’Accademia Albertina di Torino. Morì nel 1979. Enrico Paulucci nel 1934 aprì con Casorati uno spazio d’arte a Torino dove vennero organizzate, tra le altre, la prima mostra di arte astratta del Gruppo milanese del Milione. Nel 1939 venne nominato alla Cattedra di pittura dell’Accademia Albertina di Torino, passando nel 1955 alla sua direzione. Nel 1956 la Biennale di Venezia gli dedicò una sala personale. Continuò la sua attività lavorando instancabilmente negli studi di Torino, Bossolasco e Rapallo. Si spense a Torino il 22 agosto 1999.

Barbara Castellaro

Marco Travaglini

Gli appuntamenti della settimana di Natale ai Musei Reali

Nella settimana delle festività natalizie, i Musei Reali accolgono i visitatori con tante attività e mostre. Numerose occasioni per trascorrere momenti indimenticabili tra arte, cultura e relax nella prima reggia d’Italia.

Questa settimana saranno apportate alcune modifiche agli orari di apertura dei Musei Reali:

– venerdì 24 dicembre aperto dalle 9 alle 16 (ultimo ingresso ore 15); la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà sarà visitabile dalle 10 alle 16 (ultimo ingresso ore 15);

– sabato 25 dicembre chiuso;

– lunedì 27 dicembre apertura speciale dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18); anche la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà sarà visitabile dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18).

Per i possessori della Tessera solidale dei Giardini Reali, tariffa speciale di € 10 per l’ingresso ai Musei Reali e di € 5 per la mostra Cipro. Crocevia delle civiltà (info: CAMPAGNA DI TESSERAMENTO SOLIDALE PER I GIARDINI REALI – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Le visite speciali con CoopCulture

Domenica 26 dicembre alle ore 11 e alle ore 15.30, lunedì 27 dicembre alle ore 11 e alle ore 15.30 e martedì 28 dicembre alle ore 11 e alle ore 15.30 le guide e gli storici dell’arte di CoopCulture condurranno la visita Benvenuto a Palazzo lungo le sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, un percorso per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia.

Il costo della visita è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it.

 

Domenica 26 dicembre alle ore 15.30 le guide di CoopCulture accompagneranno il pubblico alla scoperta della mostra Cipro. Crocevia delle civiltà. Un percorso emozionante alla scoperta del fascino millenario dell’isola, raccontato attraverso le collezioni del Museo di Antichità, che costituiscono un nucleo pressoché unico nel panorama dei grandi musei europei, arricchito da prestiti provenienti da illustri istituzioni straniere tra cui il British Museum di Londra e il Metropolitan Museum of Art di New York. Il costo dell’attività è di € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto in mostra.

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture  – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Fino al 31 marzo 2022 è possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali.

Ogni martedì e venerdì, il pubblico potrà visitare i magnifici appartamenti della regina Maria Teresa al primo piano di Palazzo Reale, il Gabinetto del Segreto Maneggio degli Affari di Stato sapientemente decorato dal Piffetti e le suggestive Cucine Reali, per rivivere gli antichi usi di Corte.

Ogni mercoledì e sabato Collezionisti a Confronto: Riccardo Gualino e il Principe Eugenio di Savoia Soisson, un ricco percorso alla scoperta di due grandi personaggi accomunati dalla passione per l’arte e per comprendere meglio l’evoluzione del collezionismo tra Settecento e Novecento.

Ogni giovedì e domenica sarà possibile approfondire le vicende storico-artistiche legate alla costruzione della Cappella della Sindone e ammirare i tesori conservati nella Sacrestia e nella Cappella Regia.

Costo delle attività: € 20 (€ 13 per Abbonamento Musei). Biglietti online su www.coopculture.it – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Ciprotour. Oltre il confine

Fino al 29 gennaio 2022 il pubblico potrà godere di una mostra diffusa che unisce i Musei Reali e le Biblioteche civiche di Torino. Il progetto, che mira a promuovere sul territorio la mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, prevede una serie di piccole esposizioni in alcune biblioteche torinesi: narrazioni da Cipro e su Cipro entreranno nelle sale della Biblioteca Civica Centrale, alla Biblioteca civica Musicale Della Corte si parlerà di musica cipriota, al Mausoleo della Bela Rosin e alla Biblioteca civica Villa Amoretti si racconterà dell’isola sacra ad Afrodite e dei profumi della dea, alla Biblioteca civica Cesare Pavese di commerci e genti, di lingue e culture alla Biblioteca civica Primo Levi. E ancora, alla Biblioteca civica Don Milani, si terranno incontri su Cipro, porto e ponte del Mediterraneo. Il Bibliobus, inoltre, diffonderà in città le informazioni sugli eventi e sulla mostra.

 

Le mostre in corso

Nell’ambito dei progetti di collaborazione tra musei italiani e stranieri, i Musei Reali ospitano nelle Sale dei Maestri Caravaggeschi, al primo piano della Galleria Sabauda, l’opera di Orazio Gentileschi Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, in prestito dalla Galleria Nazionale dell’Umbria di Perugia. L’evento espositivo, prorogato fino al 20 febbraio 2022, è una straordinaria opportunità di confronto con l’Annunciazione, capolavoro dello stesso artista, celebre seguace di Caravaggio, custodito dai Musei Reali. Il confronto tra queste due opere permette di accostarsi al metodo di lavoro del pittore, che consiste nel riutilizzo di cartoni o di lucidi per comporre singole figure o intere scene.  Il volto di Santa Cecilia che suona la spinetta e un angelo, dipinto tra il 1615 e 1620 ritorna con attitudine simile in quello della Vergine nell’Annunciazione di Torino, donata dallo stesso Gentileschi al duca Carlo Emanuele I di Savoia nel 1623 e oggi esposta nella Galleria Sabauda.

La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Animali dalla A alla Z. Una mostra dedicata ai bambini è una mostra ospitata nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda fino al 3 aprile 2022. Il progetto, curato da Rosario Maria Anzalone ed Enrica Pagella, è concepito per bambini e famiglie, dall’altezza delle vetrine alle soluzioni grafiche: tra dipinti, disegni, incisioni, reperti archeologici e oggetti d’arte decorativa, quaranta opere dei Musei Reali sono accomunate dalla raffigurazione di animali, da indovinare in una modalità di fruizione partecipata.

La visita alla mostra è compresa nel biglietto di ingresso dei Musei Reali.

 

Il fascino millenario di Cipro, cuore del Mediterraneo e ponte tra Oriente e Occidente, è protagonista della mostra internazionale Cipro. Crocevia delle civiltà, che si terrà fino al 9 gennaio 2022 nelle Sale Chiablese, realizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Torino e curata da Luca Bombardieri, docente di Archeologia cipriota, ed Elisa Panero, curatrice delle collezioni archeologiche dei Musei Reali.

Si tratta di un’occasione unica per lasciarsi conquistare da una delle isole mediterranee più misteriose, il cui incanto è a tutt’oggi immutato: mitica culla di Afrodite, che nasce dalla spuma del mare cipriota, l’isola è crocevia di scambi commerciali e approdo di culture differenti in cui si forma la moderna concezione del mondo mediterraneo.

La mostra è aperta dal martedì alla domenica dalle 10 alle 19 (ultimo ingresso ore 18). I biglietti possono essere acquistati su  Musei Reali di Torino | CoopCulture.

 

Fino al 9 gennaio 2022 i Musei Reali ospitano In Between, la prima mostra a Torino dedicata allo scultore piemontese Fabio Viale che ha conquistato notorietà internazionale grazie alle sue statue tatuate e alle straordinarie finzioni in marmo. Cinque opere monumentali allestite in Piazzetta Reale e un percorso curato da Filippo Masino e Roberto Mastroianni all’interno di Palazzo Reale testimoniano i campi di ricerca e presentano opere inedite, svelate al pubblico negli spazi della residenza sabauda. Realizzata in collaborazione con la Galleria Poggiali di Firenze, la mostra è compresa nel biglietto di ingresso ai Musei Reali.

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 15,15 ed è chiusa il sabato. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta.

Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it)

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

Museum Shop

Per gli ultimi regali, per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto. È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).