Nelle Sale Chiablese è stata allestita la mostra su una delle più celebri esponenti della street photography.
Il volto inedito di una delle fotografe più interessanti del Novecento è approdato ai Musei Reali di Torino, in una mostra che rimarrà aperta fino al 26 giugno prossimo. Si tratta della tappa italiana di un’esposizione che è stata ospitata al Musee’ du Luxembourg a Parigi dal 15 settembre 2021 al 16 gennaio scorso. La mostra, già a partire dal titolo “Inedita”, narra gli aspetti poco noti o sconosciuti della misteriosa vicenda umana e artistica di Vivian Maier, approfondendone vari capitoli e proponendo anche lavori finora rimasti inediti, come quella serie di scatti realizzati durante il suo viaggio in Italia, a Torino e Genova, in particolare, nell’estate del ’59. Gli scatti proposti in mostra sono 250 e un aspetto certamente curioso riguarda il fatto che il corpus fotografico di Vivian Maier sia stato scoperto soltanto negli anni immediatamente antecedenti la morte, avvenuta nel 2009. La sua fama a livello internazionale prese avvio dal 2007. L’esposizione si sviluppa intorno ai temi ricorrenti nella produzione della fotografa americana, in particolare la strada e la vita che animavano i quartieri popolari in Europa e negli Stati Uniti, documentando i cambiamenti sociali del suo tempo. Nata a New York nel 1926 e vissuta tra New York e Chicago, Vivian Maier lavorava come tata dedicandosi nel tempo libero alla fotografia, utilizzando anche filmati e audio-cassette per catturare frammenti della realtà. Caduta in povertà alla fine degli anni Novanta, è mancata nell’aprile del 2009 in una casa di cura. Il suo percorso artistico non è riconducibile a una corrente artistica specifica; la Maier ritraeva, infatti, ciò che le pareva degno di nota, sviluppando solo in parte i negativi, come se volesse custodire per sé le immagini catturate con la sua Rolleiflex 6×6. I suoi scatti sono stati scoperti nel 2007 dal regista John Maloof, che li acquistò per caso in una casa d’Aste. Coinvolto dal lavoro della fotografa, decise di ricostruirne la vita, compiendo un’indagine sulla sua personalità artistica, attraverso gli oggetti a lei appartenuti e condividendone la scoperta realizzando un film documentario dal titolo “Finding Vivian Maier”. La fotografa è stata in grado di riprodurre la cronaca emotiva della realtà quotidiana, esprimendo attraverso le sue opere una profonda sensibilità nei confronti delle sue origini europee, oggi a noi tanto più care, unita al sentimento di libertà e di emancipazione tipicamente americane. I soggetti delle sue fotografie sono persone incontrate dall’artista nei quartieri più degradati della città, frammenti di una realtà che pulsa di vita, istanti che Vivian Maier è stata capace di catturare nella loro semplice spontaneità. Molte delle sue fotografie testimoniano i viaggi dell’artista per il mondo e il suo sguardo sempre curioso nei confronti della società contemporanea. Sono celebri i suoi autoritratti, in cui Vivian Maier si ritrae su superfici riflettenti, vetrine di negozi o specchi, sempre con la macchina fotografica al collo, con quella sua straordinaria capacità di entrare a far parte del “mondo di strada” che cattura con i suoi scatti. A partire dagli anni Settanta, Vivian Maier sarebbe passata alla fotografia a colori; i protagonisti delle sue opere furono sostituiti da un nuovo interesse per elementi più astratti, giornali, oggetti e graffiti. Alla fine degli anni Novanta l’artista fu costretta a relegare tutte le sue opere fotografiche in un magazzino, prima che queste venissero vendute all’asta. L’esposizione, ospitata nelle Sale Chiablese, è curata da Anne Morin e organizzata da dicotomia photography, in collaborazione con i Musei Reali e la società Ares di Torino, la John Maloof Collection di Chicago e la Howard Greenberg Gallery di New York. L’esposizione è sostenuta da Women in Motion, un programma di Kering, che si propone di evidenziare il ruolo delle donne nelle arti e nella cultura. La mostra è visitabile nella Sala Chiablese, in piazzetta Reale 1, fino al 26 giugno prossimo, con orario dalle 10 alle 18. Dal martedì al venerdì dalle 10 alle 19; sabato e domenica dalle 10 alle 21.
Mara Martellotta
Pannunzio Magazine