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Il mecenatismo del cardinale Della Rovere, tra Torino e Vinovo

“Il Rinascimento in Piemonte” sino al 12 giugno nelle sale del Castello di Vinovo

È davvero “una perfetta occasione per aprire il nostro castello”, come sottolineano il Sindaco di Vinovo Gianfranco Guerrini e l’Assessore alla Cultura Maria Grazia Midollini, la mostra “Il Rinascimento in Piemonte”, patrocinata dalla Regione Piemonte, dalla Città di Torino e dalla Città Metropolitana, nonché dall’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento e curata dallo storico Ilario Manfredini. Mostra che considera con attenzione e con un suggestivo sguardo di nicchia i “Tesori d’arte al Castello di Vinovo”. A lungo rimandata per immancabili motivazioni pandemiche, sino al 12 giugno prossimo offrirà la possibilità al visitatore di aggirarsi nel giardino, nelle sale  – dal salone d’onore alla Sala del Fregio, dalla Sala degli Stucchi e dei Medaglioni all’ambiente di Carlo VIII – e nello splendido chiostro che, oltre alle grottesche messe in salvo, offre, con le colonne, in alternanza i medaglioni in cotto degli imperatori Nerone e Galba, per confluirli verso quelli della Giustizia Ritrovata. Fregi, pitture riscoperte, curiosi schizzi alle pareti, soffitti riportati alla luce, storia e tradizioni e personaggi, ampi ambienti dove, se non appieno, hanno trovato posto preziosi materiali, come miniature e volumi e documenti – come tre piccole tavole dovute a Gandolfino da Roreto: principali prestatori la Galleria Sabauda, l’Archivio di Stato, Palazzo Madama, Pinacoteche di Pavia e Faenza – che ricreano l’evoluzione di questo alto esempio d’architettura rinascimentale del nostro territorio, costruito su disegno di Baccio Pontelli, come gli ampliamenti che hanno ridisegnano in modo definitivo il “castrum novum”, con l’abbandono del “castrum vetus”. La mostra ha un’appendice anche nella chiesa parrocchiale, dove si può ammirare il complesso scultoreo tardo quattrocentesco del “Compianto”, opera realizzata per il perduto convento del Tivoletto da un ignoto artista forse di area lombarda.

Un doveroso rilancio, un tesoro ritrovato quindi che ben si propone come luogo “di visita, svago, promozione culturale e turismo”, un punto d’interesse che non dovrà essere esclusivamente passeggero ma che il Comune dovrà fare (più) gelosamente suo, affidandosi (ancora, ma non solo) all’esercizio encomiabile, davvero al non risparmio delle proprie forze, dell’”Associazione Amici del Castello” e di quei tanti volontari che non solo recentemente hanno dato vita alla esistenza e al mantenimento della costruzione. Collaborazioni non troppo felici del passato hanno certo rallentato quel processo di affermazione di questo luogo di alto interesse, ma nulla vieta che – come sta già succedendo – partecipazioni, o sponsorizzazioni, di differente genere portino ad un aiuto economico più solido che rinforzi gli interessi e le finalità che questo comune, di quindicimila abitanti, alle porte di Torino, non deve certo lasciarsi sfuggire.

Punto centrale della mostra è la figura di Domenico Della Rovere, promotore di una straordinaria stagione artistica. Era nato a Vinovo nel 1442 Domenico e già a soli ventitré anni si trasferiva sulle orme del fratello Cristoforo, protonotario apostolico, a Roma, sotto la protezione del cardinale Francesco Della Rovere che nel 1471 sarebbe salito al trono pontificio con il nome di Sisto IV. Alla morte del fratello, nel 1478, Domenico, nominato cardinale, grazie ai “prestigiosi, impegnativi e remunerativi incarichi” ottenuti all’interno della Curia romana, vide consolidata la sua posizione, sia a Roma come in Piemonte. Mecenate sì ma le fortune economiche e il progressivo consolidarsi della carriera gli dettero modo di concretizzare quei progetti che più gli stavano a cuore. Tra il 1485 e il 1490 affidò alla architettura di Baccio Pontelli e alla pittura narrativa del Pinturicchio il palazzo Della Rovere, in seguito chiamato Palazzo dei Penitenzieri, in quella che è oggi via della Conciliazione e che all’epoca inglobava piazza Scossacavalli, luogo famoso di Borgo e ricco anche della presenza dello studio di Raffaello. Il 19 luglio 1482 venne trasferito alla diocesi di Ginevra ma soli cinque giorni dopo la scambiava con il vescovo di Torino Giovanni III divenendo quindi vescovo della città, titolo che si andava ad aggiungere ai molti altri già acquisiti, non ultimi Ivrea e la Fruttuaria di San Benigno. Nel 1490 decise la costruzione del duomo di Torino su disegni di Meo del Caprina, addossandosene in gran parte le spese con l’invio da Roma di grandi casse colme di pezzi d’argento: le abbondanti maestranze e il denaro che certo non difettava gli dettero modo di pensare anche alla nuova costruzione di Vinovo. Moriva nel 1501 nominando suo erede il fratello Martino. La sua salma, prima inumata nella cappella del Presepio in Santa Maria del Popolo a Roma, venne in seguito portata a Torino: di recente, nelle cripte del nostro duomo, è venuta alla luce la sua lapide.

Info sulla Mostra: aperta sabato e domenica dalle 10 alle 19, aperture straordinarie lunedì 18 e lunedì 25 aprile; chiusure il pomeriggio di sabato 23 aprile e la mattina di domenica 24, la mattina di domenica 22 maggio, di sabato 4, domenica 5 e domenica 12 giugno. Sono possibili visite guidate la domenica alle 15 e alle 17, su prenotazione.

Intero Euro 10,00 – Ridotto Euro 6,00

Per rendere più comode le visite è stato creato, per tre giornate festive, un servizio gratuito di navetta. Il calendario completo è il seguente: lunedì 18 aprile partenza ore 14 da piazza Bengasi e ritorno da Vinovo alle ore 17; domenica 15 maggio da piazza Bengasi ore 9,30 e ritorno da Vinovo alle ore 12; domenica 5 giugno da piazza Bengasi ore 14 e ritorno da Vinovo alle ore 17.

Per usufruire del Servizio gratuito navetta: Associazione Amici del Castello di Vinovo 338 2313951; Comune di Vinovo 011 9620413; cultura@comune.vinovo.to.it

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, la facciata principale e il giardino del castello di Vinovo; un fregio del chiostro; una grottesca: “Lo sposalizio della Vergine”, opera di Gandolfino da Roreto.

Salvatore Zito scelto per il lancio della nuova galleria A.R.P. a Parigi

Dal 21 aprile: gli inediti “Stick Spinosi” su pandemia e guerra, 4 nuovi Nft, 40 quadri e 7 sculture

 

L’artista italiano Salvatore Zito è tra i primi a inaugurare le personali della nuova galleria parigina Art Research Paris (A.R.P.). Proprio di fronte all’Eliseo, il gallerista Jean-Jacques Wattel, già noto esperto d’arte della casa d’aste Tajan, ha infatti appena aperto con François Coudert un grande spazio innovativo per l’arte e ha scelto, tra le personali da ospitare, quella dedicata agli “stick” inconsumabili del torinese Zito, che il filosofo Gianni Vattimo ha definito “un pittore dell’ulteriorità, che nasconde e fa presenti gli orizzonti ulteriori”.

Non ci saranno soltanto le opere fisiche di Zito, ma anche gli Nft, le opere virtuali dell’artista, che è un pioniere tra i creatori di Non-fungible tokentra i primi al mondo ad effettuare la digitalizzazione di lavori reali e il primo artista di Torino ad aver intrapreso questa strada. Non arte che nasce e si concretizza dentro un Pc, quindi, ma un lavoro che parte dalla tela e poi rinasce in un’unica diversa opera, con la creazione di algoritmi che diventano figure in movimento, negoziabili in criptovaluta e ricercati dai nuovi collezionisti in linea con la filosofia del Metaverso.

L’esposizione si terrà dal 21 aprile fino al 3 maggio, salvo proroghe, al 174 di rue du Faubourg Saint-Honoré. Ci sono 40 quadri, 7 sculture policrome in legno e smalto e 4 Nft (Non-fungible token).

Le opere in mostra nella capitale francese appartengono alla collezione “Leggeri Stick Spinosi”: i celebri stick (il gelato con il bastoncino) o “Pinguini” di Zito, presenti in molte collezioni pubbliche e private. Gli inediti presentati a Parigi sono 4 e rimandano alla pandemia vissuta, al lockdown e agli odierni scenari di guerra.

Le singole opere non hanno titolo, perché come dice l’artista «il messaggio deve arrivare all’osservatore senza mediazione verbale». «Ci sono tanti significati in questo ciclo – aggiunge Zito – molti dei quali afferenti agli ultimi anni che abbiamo vissuto: il senso di costringimento e chiusura, ma anche quello di possibile liberazione, che offrono gli stick, fatti di filo spinato o emergenti, come forma incorporea dallo stesso. Inconsciamente o consciamente, l’artista traduce nell’opera quello che vede e vive. Nell’estetica dei miei ultimi lavori – aggiunge – ho trasferito il senso claustrofobico del periodo storico che stiamo attraversando».

 

LA GUERRA IN UCRAINA, LA PANDEMIA: L’OSSIMORO VISIVO DELLE NUOVE OPERE

Le quattro opere Nft corrispondono ai quadri inediti di Zito, che Wattel ha voluto per inaugurare la sua galleria parigina.

Potente è l’ossimoro visivo delle sue nuove creazioni, che è poi la cifra stilistica che percorre tutti gli “stick spinosi” della pittura di Salvatore Zito.

Due di queste nuove opere sono state realizzate durante la pandemia da Covid-19.
Cieli azzurri, luminosi, parlano di libertà e di spazi aperti, inarrivabili però per chi li guarda, che resta dietro a un filo spinato. Si assapora l’ebbrezza attraverso la breccia delineata dalla forma dello stick, ma non ci si può immergere, né raggiungerla. Oppure è il cielo stesso a essere rinchiuso, trattenuto da uno stick spinato che imprigiona i cirri, costretti vicini, ammassati ma pronti a esplodere per sganciarsi da un momento all’altro.

Altri due inediti dipinti, invece, sono nati a marzo 2022. Il mese della guerra in Ucraina, con la distruzione, le atrocità. La vitalità è sequestrata dalla paura, dalle bombe che uccidono o che mettono in fuga. Ed ecco che l’allegria di un aquilone colorato arresta la spensieratezza dell’infanzia, quell’emozione davanti alla semplicità, svanisce. Il vento soffia ancora e l’aquilone sembra voler tornare a esserne sospinto, ma più si muove più si dilania. Il filo spinato si spezza e cede al tentativo dell’aquilone di riprendere il suo volo.

 

IL PASSAGGIO ALL’INNOVAZIONE DIGITALE NFT

Salvatore Zito è pioniere dell’arte Nft in Italia. A Torino è stato il primo in assoluto ad applicare la tecnologia digitale alle opere d’arte. Tra i primissimi al mondo a trasferire in codice binario opere fisiche e reali. Attraverso la stretta collaborazione con la galleria d’arte digitale torinese Hesos Art le sue opere hanno preso vita nella terza dimensione.

Un passaggio all’arte digitale che Zito ritiene naturale: «Da sempre gli artisti cercano di sfondare il muro della seconda dimensione, giocando con le ombre, i chiaroscuri, in una ricerca perpetua di profondità e prospettive. L’arte ha sempre sfidato lo spazio, sperimentando forme e colori. L’intenzione è ricreare il movimento, la sua suggestione pur restando statica, dominante è l’esplorazione delle dimensioni, la volontà di andare oltre».

In un Nft, l’opera si muove e il suo racconto si espande. Nella terza dimensione si arricchisce di suoni e movimenti. Così i token “Ice cream” si animano: lo stecco ruota mentre gli aculei lo infilzano; le api ronzano e girano per proteggere il nettare del loro alveare che riveste sullo stick.

 

LO STICK È UN ‘RICOPERTO’ DI METAFORICO SIGNIFICATO

Nelle sue opere, Salvatore Zito mostra una raffinata capacità di sintesi semantica che conduce l’osservatore in una visione onirica neo-pop, densa di ironia. Sceglie lo stick, il gelato col bastoncino, il Pinguino nato nel secolo scorso a Torino, e lo trasforma in un’icona tributo alla città.
Con un sapiente uso cromatico, sulla tela di Zito quel piacere momentaneo, che si consuma velocemente e delizia il palato, si ribalta, diventa inconsumabile, il concetto di tempo si capovolge e muta in un’opera che dura. Una delle prime collezioni, infatti, si intitola “I love Torino”.

Del gelato da passeggio, solo lo stecco di legno rimane nudo, il resto è un “ricoperto” di metaforico significato. Così un oggetto ludico, infantile si riveste di verde acido, di aculei, di spine, di chiodi e api. Affiora una dimensione ibrida in cui l’originale morbidezza convive e si contrappone con una suggestione pungente.

Chi guarda si trova in una sospensione sensoriale: ne è attratto e respinto. Da una parte l’esplosione dei colori, la lucentezza, la freschezza lo richiamano, lo seducono; dall’altra elementi che graffiano, pungono lo allontano perché l’oggetto è inavvicinabile: un duello che cattura lo sguardo e restituisce ricordi amplificati e significati arricchiti.

Kakemono. Cinque secoli di pittura giapponese In mostra al “MAO”

Importanti opere provenienti dalla Collezione Claudio Perino

Fino al 25 aprile 2022

E’ la prima mostra organizzata in Italia su un genere particolarissimo di forma d’arte, da secoli estremamente diffusa in Giappone e in tutta l’Asia orientale, dove assume però nomi differenti. Si tratta del cosiddetto kakemono kakejiku, un rotolo di tessuto prezioso o carta, dipinto o calligrafato e realizzato  con lo scopo di essere appeso durante occasioni speciali o utilizzato come decorazione a seconda delle stagoni dell’anno. Ben 125 possono essere oggi ammirati in una rassegna di grande interesse ospitata, fino al 25 aprile dell’anno prossimo, presso gli spazi del “MAO-Museo d’Arte Orientale” di Torino. A cura di Matthi Forrer, professore di “Cultura materiale del Giappone pre-moderno” all’Università di Leida, la rassegna – comprendente anche ventagli dipinti e lacche dorate – è resa possibile grazie ai prestiti arrivati al Museo di via San Domenico dalla “Collezione Claudio Perino”, un’importante raccolta di opere acquisite dal medico collezionista piemontese, fra i principali prestatori e mecenati dello stesso Museo.  I “rotoli appesi” sono distintivi della produzione pittorica di Cina, Corea e Vietnam, oltre che del Giappone stesso, e rappresentano il corrispettivo dei nostri classici “quadri”. Con una sostanziale differenza. Mentre, infatti, le nostre tele o tavole sono caratterizzate da una struttura rigida, i “rotoli dipinti” presentano una struttura relativamente morbida e sono pensati per una fruizione limitata nel tempo.

Esposti nel “tokonoma” (l’alcova) delle case giapponesi o lasciati per qualche ora soltanto ad oscillare nella brezza di un giardino, “queste opere d’arte partecipano del tempo e del movimento, mentre i dipinti su tela o tavola tipici della tradizione occidentale sembrano impregnati di fermezza e di continuità”. Le differenze non sono, quindi, solo e puramente formali, ma riflettono anche una diversa concezione estetica e filosofica della vita: “alla base delle opere su rotolo si trova infatti un’allusione all’impermanenza e alla mutazione quali elementi ineludibili (e positivi) dell’esistenza”. Cinque le sezioni tematiche in cui si articola la mostra: fiori e uccelli, animali, figure, paesaggi, piante e fiori. La narrazione si sviluppa attraverso linguaggi estremamente singolari e, a tratti, fortemente innovativi nonostante il peso degli anni incombente su alcune opere. In Oriente – affermano gli organizzatori – i pittori dipingevano in maniera ‘impressionistica’, ‘espressionistica’ e ‘astratta’ secoli prima che analoghe forme espressive cominciassero ad apparire in Occidente”. Con la differenza che in Asia le diverse modalità pittoriche hanno convissuto, senza escludersi a vicenda nel tentativo di definire veri e propri movimenti artistici, come accaduto invece nell’arte moderna occidentale. Fra i kakemono esposti figurano alcune opere dei maggiori artisti giapponesi (del periodo Edo, soprattutto), tra cui Yamamoto BaiitsuTani Buncho (pittore e poeta), Kishi Ganku (fra i principali pittori di Kyoto, fondatore della scuola di Kishi e famoso per le sue tigri) e Ogata Korin ( pittore della scuola Rinpa e artista di audace impronta impressionistica).

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Sempre al “MAO”, è in corso fino al 27 febbraio del prossimo anno la mostra dell’artista spagnolo Fernando Sinaga, dal titolo “Il Libro delle Sorti e dei Mutamenti”, a cura di Begona Martinez e Pedro Medina. Si tratta di un progetto site specific in cui l’installazione di Sinaga dialoga con due importanti volumi, una copia a stampa del classico cinese “Il Libro dei Mutamenti (I Ching / Yijing) di metà Ottocento, proveniente dalla Biblioteca dell’Università “La Sapienza” di Roma, e un facsimile del “Libro delle Sorti” proveniente dalla “Biblioteca Nazionale Marciana” di Venezia, pregevole riproduzione dell’opera omonima scritta da Lorenzo Spirito nel 1482. Libri senza pagine, quelli dell’artista spagnolo. In parete troviamo buste sigillate e forme e oggetti stilizzati in cui simbolicamente si concentrano improbabili visioni future, attimi del presente segnato dall’incertezza. Che cancella sogni, speranze, previsti accadimenti su cui (soprattutto dopo i tempi imprevisti della pandemia) non è più lecito fare alcun affidamento. All’interno di quei simulacri appesi ristagna un limbo oscuro fatto di attese, “orfane della visione del futuro e abbandonate al loro incerto destino”.  La mostra è realizzata con l’appoggio di “Acción Cultural Española” grazie al “Programma di Internazionalizzazione della Cultura Spagnola (PICE)”.

Gianni Milani

 

“Kakemono” /  “Fernando Sinaga. Il Libro delle Sorti e dei Mutamenti”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it

Fino al 25 aprile / Fino al 27 febbraio 2022

Nelle foto:

Immagini di “kakemono” e Fernando Sinaga davanti alla sua opera

I Musei Reali festeggiano la Pasqua con tantissime attività, nuove esposizioni e appuntamenti per famiglie

La settimana di Pasqua è ricchissima di appuntamenti e visite speciali. Tra le maggiori novità l’apertura dal 15 al 25 aprile di A tu per tu con Leonardo, secondo appuntamento per la rinnovata modalità esposizione dell’importante nucleo di opere di Leonardo da Vinci conservate nella Biblioteca Reale di Torino.

 

In occasione delle festività pasquali, i Musei Reali resteranno aperti anche lunedì 18 aprile 2022 (chiusura settimanale mercoledì 20 aprile).

 

Dal 1° aprile 2022 per l’accesso ai percorsi museali non è più richiesto il Green Pass (D.L. 24/03/2022 n. 24, art. 7).

 

Tra le principali novità, è visitabile la Galleria Archeologica: un’inedita sezione permanente del Museo di Antichità, dedicata alle civiltà del Mediterraneo antico, dove sono esposti reperti di rara bellezza e di inestimabile valore storico. I visitatori potranno ammirare più di mille oggetti raccolti in oltre quattrocento anni di collezionismo sabaudo. Un viaggio a ritroso nella Storia grazie a un affascinante percorso espositivo, suddiviso in cinque sezioni, articolato lungo dieci sale e allestito attraverso forme espressive contemporanee.

L’ingresso al percorso è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

 

Venerdì 14 aprile alle ore 17 si terrà il laboratorio La ceramica dell’antica Cipro con Patrizia Petitti. La ceramica aveva in antico una diffusione paragonabile a quella odierna della plastica, ma con una sostenibilità ambientale molto maggiore.
Tutti i musei archeologici sono stracolmi di vasi, distinguibili per aspetto, forma, funzione, decorazione… Ma cos’è il bucchero? Qual è la differenza tra vasi a figure nere e a figure rosse? Cosa significa terra sigillata? Come si realizzava la lucidatura a stecca? Questo ciclo di incontri, Storie dal tornio, permetterà di scoprirlo insieme agli archeologi dei Musei Reali.

Costo dell’attività: 1 incontro € 10, 4 incontri € 30

Info e prenotazioni: info.torino@coopculture.it

 

Le attività con CoopCulture

Attività per famiglie

Sabato 16 aprile alle ore 15.30 visita speciale Primavera in borsa. La primavera è arrivata nei Giardini Reali, in un’esplosione di colori e profumi. Ma non sarebbe bellissimo poter portare a casa un po’ di questa magia che incanta i nostri sensi? Gli operatori CoopCulture guideranno i visitatori alla scoperta delle diverse specie vegetali che popolano i Giardini Reali per scoprire insieme tutti i loro segreti. Proprio i loro fiori e le loro foglie faranno poi da spunto per creare insieme un coloratissimo “souvenir di primavera”!

Costo dell’attività: € 10 oltre al biglietto di ingresso gratuito per i bambini, solo ingresso MRT speciale a 2 Euro per gli adulti (gratuito per Abbonamento Musei)

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Lunedì 18 aprile alle ore 11.30 le guide di CoopCulture accompagneranno i visitatori alla scoperta dei Giardini Reali che costituiscono un’area verde urbana unica per valore monumentale e ambientale. I Giardini si sviluppano nella zona dei Bastioni di Palazzo Reale, su una superficie complessiva di circa sette ettari. Durante questo percorso a loro dedicato si visiteranno i diversi spazi che li compongono e dell’affascinante e complessa storia della loro evoluzione nel corso dei secoli.

Costo dell’attività: € 7 oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 2, gratuito under 18 e Abbonamento Musei). Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Lunedì 18 aprile alle ore 16 terrà la visita speciale Tavole imbandite, un tour alla scoperta delle collezioni dei Musei Reali tra argenti, porcellane e cristalli per ricreare l’atmosfera di un tempo nelle splendenti sale di Palazzo Reale.

Costo dell’attività: € 20 ordinario (€ 13 per Abbonamento Musei).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

 

Venerdì 15 aprile alle ore 11 e alle ore 15.30, sabato 16 aprile alle ore 11, alle ore 12, alle ore 15.30 e alle ore 17, domenica 17 aprile alle ore 11, alle ore 12, alle ore 15.30 e alle ore 17, lunedì 18 aprile alle ore 11, alle ore 12, alle ore 15.30 e alle ore 17 e martedì 19 aprile alle ore 11 le guide e gli storici dell’arte di CoopCulture conducono la visita Benvenuto a Palazzo lungo le sale di rappresentanza del primo piano di Palazzo Reale e dell’Armeria, per scoprire o riscoprire la storia e la magnificenza della prima reggia d’Italia.

Il costo della visita è di € 7, oltre al biglietto di ingresso ridotto ai Musei Reali (€ 13 ordinario, € 2 da 18 a 25 anni, gratuito under 18). Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

È inoltre possibile prenotare una visita ai percorsi speciali dei Musei Reali:

Venerdì 15 aprile alle ore 16 il pubblico potrà visitare i magnifici appartamenti della regina Maria Teresa al primo piano di Palazzo Reale, il Gabinetto del Segreto Maneggio e le suggestive Cucine Reali per rivivere gli antichi usi di Corte.

Sabato 16 aprile alle ore 16 i visitatori possono ammirare in un itinerario unico gli appartamenti nuziali dei Principi di Piemonte e dei Duchi d’Aosta, situati al secondo piano di Palazzo Reale, allestiti tra il 1720 e il 1843. Grandi architetti come Juvarra, Alfieri e Palagi si alternarono a decorare le magnifiche sale in cui risaltano capolavori rococò, con mobili e boiseries di Piffetti, Gianotti e Stroppiana, soffitti e sovrapporte di De Mura e Beaumont, soffitti di Ayres e Bellosio e arredi di Gabriele Capello in stile Impero. Sarà possibile raggiungere anche le sale che ospitano tesori del Neoclassico in cui gli architetti Piacenza e Randoni, con gli ebanisti Bonzanigo e Bolgiè, approntarono ambienti in stile Luigi XVI di meravigliosa bellezza tra il 1788 e il 1789.

Domenica 17 aprilealle ore 16 un affascinante tour attraversa le sale del primo piano di Palazzo Reale che affacciano sul Giardino Ducale e che conservano intatte le originali decorazioni settecentesche, tra le quali spiccano le pitture di Francesco De Mura e Laurent Pécheux: un susseguirsi di ambienti tra i più sorprendenti della residenza, utilizzati negli anni del re Carlo Alberto come appartamenti per i Principi Forestieri in visita alla corte torinese.

Costo delle attività: € 20 (€ 13 per Abbonamento Musei).

Biglietti online su Musei Reali di Torino | CoopCulture – e-mail info.torino@coopculture.it

 

Ciclo di conferenze “Splendori della tavola”

Mercoledì 13 aprile alle ore 17, nella Sala da Ballo al secondo piano di Palazzo Reale, lo studioso Bertrand de Royere terrà la conferenza Il servizio di argenteria di Charles-Nicolas Odiot per Carlo Alberto di Savoia, primo appuntamento del ciclo dedicato al nuovo spettacolare allestimento della Sala da Pranzo. Durante l’incontro sarà presentato il catalogo “Splendori della tavola” curato da Enrica Pagella e Franco Gualano, Silvana Editoriale.

Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili. Accesso con Green Pass rafforzato e mascherina FFP2.

 

SAVE THE DATE

Martedì 26 aprile alle ore 16.30, l’Associazione Amici dei Musei Reali promuove la conferenza dal titolo Avidissimo di gloria. Carlo Emanuele III fra vittorie militari e l’esterno splendore della Corte che sarà tenuta dal dott. Andrea Merlotti nel Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale. Ingresso libero fino a esaurimento dei 150 posti disponibili.

Ingresso con Green Pass rafforzato e mascherina FFP2.

 

Le mostre in corso ai Musei Reali

Secondo appuntamento di A tu per tu con Leonardo, una rinnovata modalità di esposizione dell’importante nucleo di opere di Leonardo da Vinci conservate nella Biblioteca Reale di Torino. Da venerdì 15 a lunedì 25 aprile 2022, dalle 9 alle 19 si potrà ammirare l’esposizione straordinaria del Codice sul volo degli uccelli e dei 13 disegni, tra i quali anche il celebre Autoritratto.

Biglietteria: 9-18. Visite guidate in gruppi (25 persone ciascuno) della durata di un’ora. Prenotazione consigliata.

Biglietti: Intero: 20 euro, ridotto per i possessori di Abbonamento Musei e Torino Card 13 euro. Gruppi prenotati: 18 euro. Gratuito per bambini fino a 5 anni. I biglietti possono essere acquistati in biglietteria oppure online su www.coopculture.it. L’ingresso alla mostra è in piazza Castello 191.

Informazioni: info.torino@coopculture.it – +39 011 19560449 (dal lunedì al venerdì 9-13)

https://www.museireali.beniculturali.it/events/a-tu-per-tu-con-leonardo-in-biblioteca-reale/

 

Dal 17 marzo al 17 luglio la Sala da Pranzo del Palazzo Reale ospita Splendori della tavola, inedito allestimento curato da Franco Gualano e Lorenza Santa e incentrato sul fastoso corredo da tavola in argento realizzato a Parigi per il re Carlo Alberto da Charles-Nicolas Odiot. Commissionato nel 1833 e trasferito al Quirinale tra il 1873 e il 1874, comprende oggi 1832 elementi ed è annoverato tra le maggiori committenze delle Corti europee dell’epoca. I Musei Reali hanno inaugurato questo nuovo allestimento per celebrare i 161 anni dell’Unità d’Italia.

Oltre alla visita della Sala da Pranzo, inclusa nel normale percorso, sarà possibile accedere ad altre suggestive tavole apparecchiate con visite guidate su prenotazione.

Il nuovo allestimento Splendori della tavola è compreso nel biglietto ordinario dei Musei Reali.

Il percorso speciale Tavole imbandite è visitabile con CoopCulture.

Info e prenotazioni: Tavole imbandite | CoopCulture; 011 19560449; info.torino@coopculture.it

 

Fino al 26 giugno, le Sale Chiablese ospitano l’esposizione Vivian Maier Inedita con oltre 250 scatti, tra cui molti inediti, video Super 8 e oggetti personali della fotografa americana. Curata da Anne Morin, la mostra presenta anche una sezione dedicata alle fotografie che Vivian Maier realizzò nel 1959 durante il suo viaggio in Italia, in particolare a Torino e Genova. Dopo una prima tappa al Musée du Luxembourg di Parigi, l’esposizione arriva in Italia e ha come obiettivo quello di raccontare aspetti sconosciuti o poco noti della misteriosa vicenda umana e artistica della fotografaVivian Maier Inedita è organizzata da diChroma Photography e dalla Réunion des Musées Nationaux – Grand Palais ed è prodotta dalla Società Ares srl con i Musei Reali, con il patrocinio del Comune di Torino. L’esposizione è sostenuta da Women In Motion, un progetto ideato da Kering per valorizzare il talento delle donne in campo artistico e culturale.

Per informazioni: www.vivianmaier.it
338 169 1652 – info@vivianmaier.it

 

L’esposizione Animali dalla A alla Z. Una mostra dedicata ai bambini, allestita nello Spazio Scoperte della Galleria Sabauda, è prorogata fino a martedì 19 aprile compreso. Il progetto, curato da Rosario Maria Anzalone ed Enrica Pagella, è concepito per bambini e famiglie, dall’altezza delle vetrine alle soluzioni grafiche: tra dipinti, disegni, incisioni, reperti archeologici e oggetti d’arte decorativa, quaranta opere dei Musei Reali sono accomunate dalla raffigurazione di animali, da indovinare in una modalità di fruizione partecipata. La visita alla mostra è compresa nel biglietto dei Musei Reali.

 

La Biblioteca Reale

La Sala Lettura della Biblioteca Reale è aperta dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 15.15 ed è chiusa il sabato. Le consultazioni dovranno essere prenotate con almeno 24 ore di anticipo scrivendo all’indirizzo mr-to.bibliotecareale@beniculturali.it, indicando tutte le informazioni disponibili per la richiesta.

Per conoscere le modalità di accesso e registrazione consultare la pagina Orari e modalità di apertura della Biblioteca Reale – Musei Reali Torino (beniculturali.it).

 

Caffè Reale

Nella suggestiva Corte d’Onore di Palazzo Reale è possibile rigenerarsi con una pausa al Caffè Reale Torino, ospitato in una ambientazione unica ed elegante, impreziosita da suppellettili in porcellana e argento provenienti dalle collezioni sabaude. Informazioni e prenotazioni al numero 335 8140537 o via e-mail all’indirizzo segreteria@ilcatering.net.

 

Museum Shop

Per rimanere aggiornati sulle pubblicazioni dei Musei Reali e per dedicarvi un pensiero, il Museum Shop è aperto.

È disponibile anche online Musei Reali (shopculture.it).

 

Turin Confidential. Cosa succede a Torino: informazioni per chi arriva in città

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What’s on in Turin: events and attractions for tourists, occasional visitors and expats

 

Easter, Easter Monday and 25 April (Liberation Day in Italy) are a great occasion to enjoy the first sunny days of the warm season. This year, the weather looks promising so why not organize a pic-nic out in one of the many parks of the city, such as Pellerina or Valentino, or even a stroll right outside the city?

If you opt for the Valentino Park, you can also time travel by visiting the lovely Medieval Village.

 

Another good idea is that of taking a daily pass of the sightseeing bus, jump on and off in the many stops or take the little train that from Sassi brings you on the hill of Superga, where the view of the city is breath-taking. Get all the info at the tourist board.

 

Cittàdellarte, in Biella, founded by Michelangelo Pistoletto, opens its door in Easter, Easter Monday, 25 April and 1 May. For info and booking write an email to termeculturali@cittadellarte.it

 

The Castle of Pralormo welcomes the 2022 edition of Messer Tulipano. This colourful festival gives you the possibility to admire more than 100,000 colourful tulips. A pleasure for eyes and soul.

Events and festivals

 

Off Topic is a multidisciplinary lab not far from Mole Antonelliana, symbol of the city. Many are events they organize: from concerts, to dance shows and even dinners with guided tastings. Wednesday 20 April, you can enjoy a dinner with an in-depth lesson to discover Vermouth, traditional liquor of Turin.

 

 

Music

 

On April 20, Fonderie Limone hosts the award for the best Italian songwriter. The entrance is free but the reservation is mandatory by sending an email to saturnio@saturnio.it.

 

Not many people know that our Conservatory is not only a school to become a musician. It also organizes concerts, performances and sometimes hosts even musicians from the world of pop/rock music. The concerts with students of the conservatory are free but the booking is mandatory.

And finally, 25 hours of music and 20 dj will entertain you at Bunker on 17 and 18 April.

 

Dance

 

Again at Off Topic, on Thursday 22 and Friday 23 April, you can follow the story of Ciccio Speranza, a man who struggles with his weight but dreams of dancing light and free as a butterfly.

 

At the same time, OGR are home to the performance entitled Moving Bodies, Open your Mind with the dance company EgriBiancoDanza.

 

 

Museums and Exhibitions

 

Always talking about music, from 15 April to 11 September, Spazio Musa hosts a beautiful collection dedicated to music album covers depicted by famous artists. I bet you know Andy Warhol signed a famous album cover, but what about Toulouse Lautrec?

 

Until the end of August, you can visit an enchanting exhibition at Palazzo Madama dedicated to Pompei. Have the possibility to enter a domus romana right before the city was destroyed in 79 AD

La Venaria Reale has organized exhibitions and events connected by a common topic, that of the “game”. Visit the exhibition: “From squares to courts” with rare iconographic evidence from the 18th and 19th centuries, including paintings from Royal Savoy Residences and exceptional posters from the Incisa archive of the Library of the Asti Bishop’s Seminary.

The topic of game continues with the exhibitions entitled Pictures at play, with the works of 18 Italian photographers, including Giovanni Gastel and Letizia Battaglia who have recently passed away.

 

Pinacoteca Albertina welcomes visitors with an exhibition explaining the process from drawing to painting and one entitled “drawing the city”.

 

Until May 8, at Gam you can visit the exhibition dedicated to Carlo Levi.

And for a moment of little pleasure…

 

I officially open the ice-cream season. And for once, instead of choosing a parlor in the city centre, why not discover the district of Mirafiori. Follow the suggestions of the colleague Roberta Carluccio. You do not need to read and translate the whole article. Just note the addresses in red, follow your navigator and try one of the many gelateria of the neighbourhood. If you reach it on foot or bicycle, kudos to you: you have definitely earned an extra treat: whipped cream on top. Don’t we all love the warm season?

Lori Barozzino

 

 

Lori is an interpreter and translator who lives in Turin. If you want to read more, here’s her blog.

 

“La Passione secondo Jacquerio”

 

Alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, visita guidata agli affreschi dell’artista torinese, fra i maggiori esponenti del gotico internazionale

Domenica 17 e lunedì 18 aprile, ore 15,30

Buttigliera Alta (Torino)

I toni sono marcatamente realistici. Il dolore e la sofferenza di Cristo Uomo piegato sotto il peso della Croce, lungo la via che porta al Golgota, si confrontano drammaticamente con la spietata crudeltà dell’essere umano che lo deride, lo sbeffeggia, lo picchia e lo incalza privo d’ogni parvenza di terrena pietà. Siamo di fronte a “La Salita di Cristo al Calvario”, sicuramente l’affresco più prezioso (fra quelli raffiguranti la vita di Cristo) conservato nell’ex-sacrestia dell’Abbazia, o meglio “Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso”, realizzato intorno al 1430 da Giacomo Jacquerio (Torino, 1375 ca. – 1453), fra gli esponenti di maggior spicco della pittura tardo gotica in Piemonte.

L’affresco si inserisce in quella complessiva decorazione pittorica della Precettoria (fondata dall’Ordine di  Sant’Antonio di Vienne, su volere del conte Umberto III di Savoia, negli ultimi anni del XII secolo, monumento nazionale dal 1883, assegnato da Papa Pio VI all’“Ordine Mauriziano”) che rappresenta la principale e meglio documentata testimonianza superstite della lunga e prolifica carriera dell’artista piemontese. E per chi non ne avesse ancora sperimentato la profonda intensità emozionale (quale specchio di tragica contrapposizione fra il Bene ed il Male) e l’elevata qualità artistica, si presenta – nel periodo più consono per accompagnare al godimento artistico la ritualità del Sacro, fra la Domenica di Resurrezione ed il Lunedì dell’Angelo – la possibilità di prenderne contezza attraverso due interessanti visite guidate programmate per domenica di Pasqua 17 aprile e lunedì di Pasquetta 18 aprile, a partire dalle ore 15,30. L’affresco, per la crudezza dei toni, è un’autentica botta al cuore. Su sfondo neutro, i personaggi raffigurati (da quelli che trattengono la croce a quello che tira Gesù con la corda) “presentano – si è annotato –  lineamenti talmente alterati e deformati che sembra abbiano quasi connotazioni non umane. Tra la folla, si riconoscono il fabbro, a cui i giudei si rivolgono per fabbricare i chiodi della croce di Cristo e Giuda con la barba e i capelli rossi (colore che richiama la violenza e le fiamme dell’inferno) e il vestito giallo per evocare il tradimento”. La visita alla “Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso”, in territorio di Buttigliera Alta, venti chilometri da Torino all’imbocco della Valsusa, permetterà anche di ammirare (oltre alla struttura dai motivi tipicamente tardogotici di influenza francese del complesso monastico, di cui le tre imponenti “ghimberghe” dei portali decorate con formelle in terracotta e pinnacoli sono l’elemento predominante), altri affreschi realizzati da Jacquerio a partire dal 1410 e distribuiti fra il presbiterio della chiesa e l’ex-sacrestia. Affreschi venuti alla luce nel 1914, allorché, nel corso di lavori di restauro, venne scoperta un’iscrizione autografa dell’artista in margine ad un affresco raffigurante la “Madonna in trono”.

Di qui la scoperta e l’attribuzione sulla parete sinistra del presbiterio (e in problematico stato di conservazione) di altre figure “a fresco”, dai “Sei Profeti” ad altre immagini di “Santi e Sante” affacciate, sulla parete di destra, al ciclo della “Vita di Sant’Antonio Abate” e a momenti di “vita contadina” improntati ad un rigoroso, magistrale realismo. In migliore stato di conservazione, sono invece gli affreschi dell’ex-sacrestia, autentiche preziosità artistiche: dall’“Annunciazione” ai “Santi Pietro e Paolo”, dall’“Orazione nell’Orto” ai “Quattro Evangelisti” sulle “vele” della volta fino al massimo capolavoro de “La Salita di Cristo al Calvario”, in cui Jacquerio ha saputo coniugare la perfezione stilistica (per lui ormai dato di fatto) alla potenzialità di emozioni trascendenti il reale per toccare i vertici dell’infinito assoluto. Del dolore e del sacrificio del figlio di Dio fatto Uomo. Morto in Croce per salvare coloro che “non sanno quel che fanno”.

Gianni Milani

 

Per info: Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (Torino); tel. 011/9367450 o www.ordinemauriziano.it

 

Nelle foto:

–       Giacomo Jacquerio: “La Salita di Cristo al Calvario”

–       Interno della Precettoria

–       Facciata esterna

Pasqua svela Leonardo a Torino: a tu per tu con i disegni del genio da Vinci

Dal 15 al 25 aprile 2022 i Musei Reali di Torino aprono le porte della Biblioteca Reale per ammirare un’esposizione straordinaria del Codice sul volo degli uccelli e dei 13 disegni, tra i quali anche il celebre Autoritratto.

 

Architetto, anatomista, pittore, visionario: l’incredibile e poliedrico genio di Leonardo da Vinci torna protagonista ai Musei Reali che dal 15 al 25 aprile 2022 propongono un’esposizione straordinaria del Codice sul volo degli uccelli e dei 13 disegni, tra i quali anche il celebre Autoritratto.

La mostra A tu per tu con Leonardo racconta un insieme di opere di eccezionale valore, che documenta l’attività del grande maestro del Rinascimento italiano dagli esordi della sua carriera a Firenze fino agli studi milanesi dedicati alle macchine, all’anatomia, alle proporzioni e alle espressioni del volto umano, per arrivare al sogno del volo.


Tutti i giorni dalle 9 alle 19, 
i visitatori saranno condotti da guide esperte a scoprire da vicino il corpus leonardesco: il lavoro dell’artista e la sua infaticabile ricerca della perfezione affiorano dai tratti vergati con la pietra rossa o nera, a penna o a inchiostro, sfumati con rapidi colpi di pennello o resi voluminosi dai tocchi di biacca. Il disegno, grazie alla sua intrinseca versatilità, che lo rende adattabile sia all’analisi approfondita dei dettagli che a una rapida sintesi formale, è uno dei mezzi espressivi preferiti da Leonardo da Vinci che lo usa per tutto il corso della sua vita. L’esposizione è un’occasione unica per osservare, a distanza di secoli, le tracce del processo creativo che, da un fugace guizzo, concretizza e fissa l’idea sulla carta.

L’esperienza sarà preceduta dalla visita al salone aulico della Biblioteca, progettato dall’architetto regio Pelagio Palagi, con la splendida volta affrescata dai pittori Angelo Moia e Antonio Trefogli, e da una introduzione alla storia della collezione leonardesca e del suo arrivo a Torino.

 

L’esposizione è il secondo appuntamento di una rinnovata modalità di visita dell’importante nucleo di opere di Leonardo. Le particolari caratteristiche delle opere su carta, particolarmente fragili e sensibili alle variazioni di temperatura e umidità e alla luce, com’è noto, limitano le possibilità di fruizione pubblica imponendo tempi di esposizione brevi, seguiti da adeguati periodi di riposo conservativo. Considerato il grande interesse dei visitatori, i Musei Reali hanno scelto di concedere l’occasione di ammirare questi capolavori più frequentemente, ma per periodi molto ridotti.

La mostra A tu per tu con Leonardo sarà visitabile tutti gli anni nella settimana di Pasqua, le prossime date: 8-16 aprile 2023, 30 marzo-7 aprile 2024 e 19-27 aprile 2025.

 

“A più di 500 anni dalla sua morte, il talento di Leonardo da Vinci continua ad essere una fonte di illimitata ispirazione. Le sue molteplici intuizioni, opere e invenzioni sono capaci ancora oggi di sorprenderci e influenzarci, testimonianze dell’inesauribile curiosità che ha sempre alimentato la ricerca del grande maestro – spiega Enrica Pagella, Direttrice dei Musei Reali -. Questa esposizione vuole essere una guida per affacciarsi sul mondo di un sommo artista che ha fatto della conoscenza e della sperimentazione una legge di vita”.

 

La storia sabauda della collezione leonardesca ha origine nel 1840 quando il Re Carlo Alberto acquista da Giovanni Volpato, mercante d’arte di origini piemontesi, appena rientrato in Piemonte dopo alcuni anni di attività all’estero, 1585 disegni di grandi maestri italiani e stranieri. Fulcro della fortunata acquisizione è la sezione dei tredici disegni autografi di Leonardo da Vinci, fogli eterogenei per soggetto e cronologia, al culmine dei quali si pone l’opera più famosa della raccolta, e uno dei pezzi più noti della sua intera produzione: il Ritratto di vecchio, ritenuto l’Autoritratto del grande maestro.

 

I tredici disegni ripercorrono l’intera carriera artistica del genio da Vinci, dagli esordi intorno al 1480 fino agli ultimi anni di attività, 1515-17 circa, documentando l’intero panorama dei suoi interessi e delle sue sperimentazioni. Alcuni disegni sono in relazione con opere note e celebrate del maestro, dalla Battaglia d’Anghiari alla Vergine delle Rocce; altri ne testimoniano progetti mai realizzati, dai monumenti Sforza e Trivulzio alla statua di Ercole per Piazza della Signoria.

 

Nel 1893 la collezione leonardesca si arricchisce di un altro fondamentale documento, il Codice sul volo degli uccelli, donato ad Umberto I dal collezionista e studioso russo Teodoro Sabachnikoff. Il piccolo quaderno di appunti sul volo, scritto tra il 1505 e il 1506, era stato più volte trafugato e smembrato in seguito alla dispersione dei manoscritti di Leonardo seguita alla morte del loro primo erede e custode, Francesco Melzi, giungendo a Torino a fine Ottocento ancora mutilo di quattro carte. I fogli mancanti sono stati ritrovati sul mercato antiquario nel 1920 dal ginevrino Enrico Fatio, il quale, dopo averli acquistati, li ha donati al Re Vittorio Emanuele III, permettendo così la ricomposizione del prezioso codice. Il manoscritto, oltre a indagare il tema del volo degli uccelli, reca le riflessioni di Leonardo sulla macchina per il volo, sui problemi di meccanica, di idraulica, di architettura, di anatomia, di disegno di figura, intrecciandosi e intersecando questioni cruciali dei suoi studi.

 

Presso il bookshop dei Musei Reali, è inoltre disponibile la guida breve alla collezione dei disegni di Leonardo da Vinci, realizzata con il sostegno della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino come strumento di approfondimento delle opere del grande maestro e di supporto alla visita del corpus della Biblioteca Reale.

 

 

 

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MUSEI REALI TORINO

www.museireali.beniculturali.it

 

Orari:

Dal 15 al 25 aprile 2022, tutti i giorni dalle 9 alle 19

La biglietteria è aperta, anche presso la Biblioteca Reale, dalle 9 alle 18.

 

Biglietti:

Intero: 20 euro

Ridotto per gruppi con guida privata: 18 euro + prenotazione (non acquistabile on line)

Ridotto per tutti i possessori di Abbonamento Musei, Torino e Piemonte Card, Royal Card: 13 euro

 

I biglietti possono essere acquistati in biglietteria oppure online su www.museireali.beniculturali.it e www.coopculture.it. Per informazioni: info.torino@coopculture.it.

 

Dal 1° aprile 2022 per l’accesso ai percorsi museali non è più richiesto il Green Pass (D.L. 24/03/2022 n. 24, art. 7).

Torino, Porta Nuova e Banksy. Quando il liberty del passato incontra il contemporaneo

Era da un poche non mi capitava di essere in anticipo. 

Forse una giornata con meno impegni del solito, oppure qualche ingorgo meglio gestito per le strade, magari linaspettata puntualità dei trasporti pubblici, fatto sta che mi sono ritrovata a Porta Nuova quasi unora prima del previsto.
Ho subito pensato ad un articolo letto in precedenza riguardo allesposizione “The World of Banksy The immersive experience”, dedicata allo “street artist “più famoso al mondo: come non approfittarne?
Cerco la Sala degli Stemmi, spazio che rientra nel più ampio progetto di rinnovamento che coinvolge anche il piano superiore della stazione, dedicato allarea “lounge”.
Mi divincolo tra la folla che si muove in maniera vettoriale, il ritmo generale è sostenuto, chi controlla ancora una volta il tabellone degli orari, chi è appena sceso dal treno e non vede lora di uscire allaria aperta; vi sono anche delle scolaresche, mi fermo a guardare i piccoli delle elementari che addentano bramosi il proprio panino, mentre le maestre li osservano attente, in piedi, vicine al pianoforte.
Gli altri passanti non notano quella scena, passano oltre indifferenti, così come si fa con i bisognosi sotto i portici o con “i tipi loschi” vicino ai binari.
Le medesime cose che ignoriamo sono quelle che giudichiamo con più fervore.
Mi ridesto dai pensieri, scanso un paio di passanti che altrimenti mi avrebbero investita, con la loro valigia trolley rumorosa e lo sguardo fisso di chi deve compiere unimpresa impossibile da cui dipende la salvezza dellumanità. Arrivo finalmente a destinazione, e mi accingo a intraprendere il percorso espositivo.
Un tappeto rosso a terra e delle cordicelle dorate mi indicano lingresso, nonostante la pienezza di Porta Nuova, non c’è nessuno in coda.
Le opere esposte non sono originali, si tratta di copie  e riproposizioni di “murales” realizzzati da giovani “street artists”: assolutamente nessun problema, poiché siamo ben lontani dallideologia di Foucault, secondo cui “lautore/artista” si erge su un piedistallo di intuizione creativa che lo eleva in un rapporto gerarchico con la gente comune”, al contrario, allepoca attuale della riproducibilità dellopera darte, “vince” il pensiero barthesiano: con Banksy  ci troviamo di fronte “alla morte stessa” dell’ “autore/artista”.


Di tuttaltro spessore è la figura che rappresenta lartista britannico, egli è uno sciamano che incarna la coscienza collettiva archetipica del “clan”, le sue opere sono la materializzazione dei nostri dubbi, dei nostri pensieri, quando guardiamo i suoi lavori in realtà ci troviamo a fronteggiare le nostre stesse domande, senza tuttavia trovare risposte. Larte di Bansky offre spunti di riflessione senza compromessi, attraverso semplici e diretti “stencil egli annulla le differenze di classe e di “status” sociali, pone gli spettatori tutti sullo stesso piano, ci rende individui pensanti, membri di una medesima società.
I suoi graffiti sono ironici, intelligenti, immediati, talvolta giudicati eccessivi e accusati di minare letica e lestetica di icone culturali e personaggi così “eroici” da divenire “cliché” ( “Kissing Copper” o “Mother Theresa”). Personalmente non condivido tale chiave di lettura, solamente non siamo abituati ad una “terapia durto dello spettatore”, non trovo Bansky poco rispettoso, anche perché egli stesso è ben consapevole del suo ruolo nella psiche culturale, al contrario è un artista attento e brillante, e il cinismo delle sue parole deve spingerci a rifiutare latteggiamento tipico dei “buoni borghesi” –parafrasando De Andrè-.
“I più grandi crimini del mondo non sono commessi da persone che infrangono le regole, ma da persone che seguono le regole. Perché le persone che obbediscono agli ordini lanciano bombe e massacrano villaggi. Per prevenire crimini gravi, è nostro sacro dovere non fare ciò che ci viene comandato di fare, questa è lunica certezza.” ( Banksy, “Wall and Piece”, p.50)
Non è il primo a scagliarsi contro la razionalità che porta alla distruzione, i Dada di Henri Cartier Bresson combattevano la logica che aveva lasciato alla gente gli orrori della guerra, essi sostenevano che “l’unica via di salvezza era il rifiuto della logica per abbracciare l’anarchia e l’irrazionalità”. Con Banksy  non si arriva a tanto, lirrazionale che egli rappresenta non è altro che la realtà dei fatti raffigurata spoglia di perbenismo e talvolta mutuata in metafora – i “ratti” ripresi da Blek le Rat non sono altro che raffigurazioni animalesche dell’ “uomo comune”. –  Ho trovato del Dada in questa mostra, ma ovviamente nel significato profondo insito nelle opere proposte, non nellestetica delle raffigurazioni: qui le figure sono vivide e pulsanti, protagoniste di un contemporaneo “realismo sociale” che si staglia sulle pareti e si riflette nel nostro sguardo, le creazioni di Banksy  fissano lo spettatore e –attraverso unironica pena del contrappasso – lo mettono spalle al muro, lo rendono impotente e incapace di discostarsi.
Lintera opera dellautore britannico può essere osservata da più punti di vista: in “continuum” con la nascita della Street Art, come emblema di un filone artistico che tuttora stenta ad essere riconosciuto come arte a tutti gli effetti e come mezzo di diffusione di notizie attuali, le sue raffigurazioni infatti compaiono allimprovviso e si diffondono con la stessa rapidità di un messaggio su internet.
Le origini delloperato di Banksy  vanno ricercate a Bristol, dove intorno agli anni Ottanta compaiono le prime tracce di questa specifica espressione artistica, tipica di giovani esponenti appartenenti alla media e bassa classe urbana. Nel medesimo luogo si forma il “Barton Youth Club”, noto come sorta di “rifugio per delinquenti”, si tratta di un gruppo di giovani che fanno riferimento a John Nation. Questultimo rimane affascinato dai numerosi e colorati “murales” di Amsterdam, osservati durante un viaggio di lavoro; il suo interesse presto si tramuta in “reportage” fotografico, poi decide di condividere la sua scoperta con i giovani del Club, mostrando loro le medesime immagini scattate di suo pugno. Delloriginario gruppo di artisti di Bristol fanno parte, tra i tanti, 3D, Zboys, SP27, Mr Jago e lo stesso Bansky.
Allinizio i membri della compagnia utilizzano la medesima tecnica, sia per concretizzare le opere, sia per apporre le loro firme ( il “tagging”): il colore viene spruzzato sui muri o sui supporti attraverso un “aerosol”.
È proprio Banksy  ad allontanarsi dalla consuetudine, differenziandosi per lutilizzo degli “stensil”, strumenti che andranno a caratterizzare i suoi elaborati.
Mentre ci si avvicina alla mostra, non solo vanno tenute in considerazione tutte le riflessioni di cui sopra, ma in più non va dimenticata lantica lezione duchampiana, che ha in effetti cambiato – e stravolto- la storia dellarte: con i suoi “ready-made”, il sommo artista Dada abolisce qualsiasi significato o valore alla manualità dell’artista, l’artista, non è più colui che sa fare cose con le proprie mani, ma colui che sa proporre nuovi significati alle cose, anche per quelle già esistenti.
Come si suol dire, cari lettori, me la sono proprio goduta questa esposizione.
Oltrepassato il tappeto rosso, mi addentro nel percorso segnato dalle pareti appositamente erette per ospitare “murales” a grandezza naturale e copie incorniciate; predispongo il giusto stato danimo, ossia quello di osservare la realtà con i suoi contrasti, con le sue ironie e con la follia crudele tipica della specie umana.
Tutti i lavori che vedo mi colpiscono, tutti meriterebbero una lunga e attenta riflessione, ma il tempo scorre spietato, mi riservo di ritornare su ciò che più mi coinvolge al termine del percorso, come spesso faccio alle mostre che visito.
Tra le varie riproduzioni scelgo su quali risoffermarmi: in primisLaugh now”, evidente riferimento ad un “cult” del cinema per i coscritti della generazione di Bansky, “Planet of Apes”, lopera ci spinge a riflettere sul tema delloppressione. Le scimmie, nostri predecessori secondo la teoria evoluzionistica di Darwin, vengono esposte negli zoo e sottoposte a orribili esperimenti, è questo il rispetto che mostriamo ai nostri antichi antenati? È davvero quella umana la specie più evoluta?
In Sales ends” lautore invita a esaminare lattuale società dei consumi. Diverse figure velate, riferibili alliconografia religiosa, si disperano e pregano davanti ad una scritta pubblicitaria: “Lo sconto finisce oggi”, con questo gesto drammatico le astanti rappresentano lo zelo con cui le società contemporanee riconoscono i prodotti di consumo. Sempre alla stessa tematica appartiene “Christ with shopping”, attacco clamoroso non solo al consumismo in generale, ma, nello specifico, al Natale, festa cristiana volta allesaltazione della pace e degli affetti, ora tramutata in occasione di isteria consumistica di massa.


Ancora una volta liconografia religiosa viene usata per riflettere sulla scomoda e terrificante realtà dei fatti: “Toxic Mary” è una serigrafia in cui la Vergine sfama il Bambino con una bottiglietta di rifiuti tossici, con questa peculiare e terrificante Sacra Rappresentazione Banksy denuncia i conflitti bellici combattuti per ovvi motivi economici, nascosti da motivazioni religiose sfocianti nel fanatismo.
Di particolare impatto è “Napalm (cantt beat that feeling)”, realizzata con olio ed emulsione su tela; impossibile non riconoscere la ripresa della celeberrima fotografia di Kim Phuc, scattata durante la guerra del Vietnam. La bambina al centro dellopera di Banksy – e centrale anche nella foto di Phuc-  è tenuta per mano da due conosciutissime icone culturali. Topolino e Ronald McDonald avanzano imperterriti, sorridono mentre la vittima si dispera e quasi inavvertitamente si fanno beffe del disastro della guerra. I due personaggi ci distraggono, attirano la nostra attenzione e dirigono la simpatia dellosservatore dalla vittima alloppressore.
Non vi accompagnerò, cari lettori, opera dopo opera, commentando ogni singola raffigurazione, al contrario, spero con queste indicazioni di avervi incuriosito e di avervi fornito una generale chiave di lettura per approcciarvi ad un genere artistico così peculiare come quello della Street Art.
Tuttavia sarebbe ingiusto terminare tale pezzo senza menzionare una delle immagini più iconiche di Banksy : “Girl with balloon”.
Il lavoro è stato scoperto sul muro della scalinata della South Bank di Londra nel 2002;   lelemento chiave dellelaborato è la speranza, che si erge vittoriosa nonostante le cupe e avverse condizioni di vita degli individui. Bansky volutamente utilizza ambienti sporchi  e trascurati per rappresentare gli attuali tempi difficili, ma al contempo egli sottolinea come la felicità sopravviva imperterrita alla sofferenza.
Lamore predicato dallanonimo streeet artist è il palloncino rosso sangue che vola leggero nel vento, non sappiamo se la bambina lo ha perso, non sappiamo se una qualche folata lo sta portando verso la manina tesa ad afferrarlo, sappiamo però che esso rappresenta un bisogno umano fondamentale, motivo per cui esso merita e deve essere coltivato.
Non vi sono risposte che si possano trarre dalle opere di Banksy , solo sollecitazioni a migliorare noi stessi, in nome di unumanità che sia degna di portare questo nome.

ALESSIA CAGNOTTO

Al Collegio “San Giuseppe” la passione e la morte del Cristo come destino universale dell’Umanità

“Crocifissioni”

Fino al 14 aprile

“Guardando Gesù nella sua passione, noi vediamo come in uno specchio le sofferenze dell’umanità e troviamo la risposta divina al mistero del male, del dolore, della morte”: con queste parole Papa Francesco sintetizza nel suo più intimo significato il tema della morte in croce del Cristo Redentore. Passione e morte per la salvezza dell’Uomo, che pure partecipa, nella sua avventura terrena, all’inciampo del dolore, dell’emarginazione, della tortura, della passione e della morte. Su questa linea intende proporsi la riedizione aggiornata della mostra “Crocifissioni” nuovamente ospitata, in periodo quaresimale – dopo lo stop imposto nel marzo del 2020 dalla pandemia – nelle sale espositive del Collegio “San Giuseppe” di Torino, oggi certamente fra i più importanti centri di promozione culturale cittadina.

Curata da Fratel Alfredo Centra (direttore dell’Istituto lasalliano), da Francesco De Caria e da Donatella Taverna, la rassegna si articola in oltre sessanta opere, a firma di una buona quarantina di artisti. Dipinti, sculture, disegni e grafiche, in cui “si vuole proporre all’attenzione del pubblico – sottolinea De Caria – il triste fenomeno presente in ogni società, in ogni epoca, in ogni cultura, della sopraffazione del fratello sul fratello, del potere violento, della politica deviata”. E Dio sa quanto oggi, più che mai, il nostro mondo affoghi nella barbarie vigliaccamente generata da simili situazioni. Non dunque “Crocifissione”, ma “Crocifissioni”.

Cui partecipa l’intera umanità. E la Chiesa. Come, in mostra, ammonisce “La Chiesa Cattolica” seconda variante di quattro imponenti dipinti (dalla fervida lezione rinascimentale) realizzati dal torinese Ottavio Mazzonis (Torino, 1921 – 2010) fra il ’90 e il ‘98. Appeso alla Croce non il corpo del Cristo, ma solo il freddo “sudario”, a simboleggiare il “calvario” della Chiesa odierna, e intorno il dolore senza fine di Maria e discepoli. Dolore in cui si fa luce intensa il grande disco lunare, monito di attesa Risurrezione, proposto dal disegno “Nel buio la luce” di Carla Parsani Motti, mentre dolore assoluto senza fine resta quel Cristo “lanciato in una dimensione di profondità atemporale, in cui la Maddalena è ridotta ad un volto rovesciato indietro” del “Jesu, dimitte nobis” di Luigi Rigorini.

Così come passione terrena affondata nella storia è anche l’orrore dei lager nazisti (mirabile l’“Arbeit macht frei!” dell’alessandrino Franco Pieri) e dei gulag sovietici, non meno che dell’ignobile genocidio armeno. E qui come non pensare all’immagine ormai divenuta iconica del ligneo “Cristo Salvatore” della Cattedrale armena di Leopoli, nascosto nei giorni scorsi in un bunker per sfuggire alla meschina brutalità della guerra russo-ucraina? Sul tema, troviamo in mostra anche una bellissima “Croce armena” di Isidoro Cottino, con bracci fioriti in oro su un fondo di un intenso azzurro lapislazzuli e il Cristo dalla figura quasi astratta in una tela di sacco dorata. E ancora i dettagli. Gli oggetti del martirio.

Singolari i “Chiodi”, tracciati con lievissimo segno da Eugenio Gabanino che si associano per dolorosa intensità espressiva al bronzeo “Crocifisso” di Adriano Alloati (Torino, 1909 – 1975). Senza la figura del Cristo anche le tre croci, simili ai primissimi “patibula” del IV secolo posti in lontananza su un atipico Golgota (“Luogo del cranio”) da Pippo Leocata e sorvegliati dai suoi indefiniti guerrieri dell’antica etnea Adranon, sua città natale. Svariati gli stilemi. Estremamente eterogenee le impostazioni narrative.

Di nome in nome, fra i molti artisti presenti in mostra ricordiamone ancora alcuni: da Guido Bertello a Stefano Borelli a Pietro Canonica alla Luisa Porporato, accanto a Laura Maestri a Jean-Louis Mattana e a Renzo Igne. Originale la visionaria leggenda del “pettirosso” di Nick Edel e la complessa narrazione di Rosanna Campra. E poi, il tradimento, preludio al martirio, nel cupo “Bacio di Giuda” di Giovanni Taverna e ancora il dolore estremo negli inchiostri di Giacomo Soffiantino, nell’uccello trafitto di Sandro Lobalzo come nei rami e spine di Franco Sassi e nelle pagine famigliari di Michele Tomalino Serra, fino all’immagine in acquaforte di Lucia Caprioglio del mandylion (il panno con cui la Veronica asciugò il volto di Gesù grondante sangue e sudore) e allo straniante surrealismo di Vito Oliva, di Giorgio Viotto e di Sergio Saccomandi.”Gesù sarà in agonia – ricorda Fratel Alfredo, citando Pascal – fino alla fine del mondo: non bisogna dormire fino a quel momento”. Saggio monito. Di innegabile, drammatica attualità.

Gianni Milani

 

“Crocifissioni”

Collegio San Giuseppe, via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino al 14 aprile

Orari: dal lun. al ven. 10,30/12 e 16/18; sab. 10,30/12

Nelle foto

–       Ottavio Mazzonis: “La Chiesa Cattolica”, seconda variante

–       Luigi Rigorini: “Jesu, dimitte nobis”

–       Isidoro Cottino: “Croce armena”

–       Pippo Leocata: “La lancia 1”

–       Adriano Alloati: “Crocifisso”

Vola alto la “Sinfonia” di Alessandro Sciaraffa

 

Dalla “GAM” di Torino alla Fondazione e Galleria “TSE Art Destination” di Nur-Sultan, capitale del Kazakhstan

Fino al 30 aprile

Sound art: ovvero lo studio delle onde sonore e dei fenomeni invisibili della Natura, rappresentate con l’aiuto di tecnologie sperimentali che spesso prevedono il coinvolgimento del pubblico. E’ questo il tema centrale intorno al quale ruota l’attività artistica, originale e altamente suggestiva, del torinese Alessandro Sciaraffa. Presente nelle più importanti Gallerie e Musei internazionali, dal 21 ottobre del 2021 Sciaraffa è rappresentato negli spazi espositivi della “GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea” di Torino con l’installazione immersiva e partecipativa “Sinfonia”, presentata nel suo allestimento da Sara d’Alessandro Manozzo, storica dell’arte romana e curatrice indipendente. Destinata alla collezione permanente della “GAM”, l’opera ha vinto il bando “Italian Council (IX edizione, 2020)”, programma di promozione internazionale dell’arte italiana voluto dalla “Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura”.

Dopo essere stata esposta dunque, per la prima volta, al Museo torinese di via Magenta, “Sinfonia” si è trasferita, fino al 30 aprile, nelle sale della “Fondazione e Galleria TSE Art Destination”, a Nur-Sultan, dal 1997 capitale e una delle realtà più dinamiche nel panorama artistico contemporaneo del Kazakhstan. Un “prestito” importante per un progetto “che si colloca – dicono alla ‘GAM’ –nell’ambito delle attività internazionali della‘Fondazione Torino Musei’, che vede il coinvolgimento e il supporto dell’‘Ambasciata d’Italia’ a Nur-Sultan e rafforza le collaborazioni tra i nostri musei e le realtà culturali della capitale kazaka, con un significativo omaggio alle Relazioni Diplomatiche tra l’Italia e il Kazakhstan che celebrano nel 2022 il 30° Anniversario”.

“ L’installazione di Alessandro Sciaraffa – sottolinea a sua volta Baurzhan Sagiyev, direttore della ‘Tse Art Destination’ ci ricorda che il linguaggio dell’arte e il gesto artistico non hanno confini e distanze. L’opera ci immerge in un mondo di vuoto disincarnato ed effimero dove tutti possono vivere il non-essere pur rimanendo parte di qualcosa di più grande. Quest’opera è allo stesso tempo misteriosa e comprensibile, e lo è in particolare per i discendenti degli antichi nomadi che adoravano il sole, Padre Cielo e Madre Terra, e che eseguivano riti che includevano pratiche di interazione con i suoni della natura e con gli strumenti che li imitavano”. 

“Sinfonia” è composta infatti da un gong, unsistema sonoro e da una proiezione video su uno schermo specchiante inseriti dentro uno spazio buio a unire due dei temi fondamentali nell’opera di Sciaraffa: il suono primitivo del gong e l’osservazione delle aurore boreali. Il risultato del suo lavoro è così caratterizzato dalla simbiotica presenza di suono, tecnologiae natura. Esperimento non nuovo. Già presente in “Aurora” – esposta nel 2019 sempre alla “GAM” in occasione di “Luci d’Artista” – in cui oggi come allora Sciaraffa “esplora e rende tangibile la luce scintillante, con le infinite sfumature di colori e forme, e il suono inudibile generato dall’aurora boreale, catturato mediante apparecchiature in grado di captare le basse frequenze. “Manovratore” e “regista” di queste surreali “macchine” capaci di riprodurre i suoni delle “profondità naturali”, in un onirico viaggio immaginifico attraverso realtà fisiche sconosciute e anche un po’ inquietanti, è il visitatore che attiva suono e luce interagendo con il “gong”. A lui dice lo stesso Sciaraffa: “Ci sarà il suono delle aurore boreali che inizieranno a scoppiettare, a luccicare. Tu potrai stare a guardare questi bagliori di luce, come dei grandi dipinti che scorrono in uno spazio tempo, per poi farli esplodere con il gong”.

 

Per info: “GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea”, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it

g.m.

Nelle foto:

–       Alessandro Sciaraffa: “Sinfonia”, 2021

–       Alessandro Sciaraffa