SOMMARIO: Radere al suolo il carcere Lorusso Cotugno – Ritorno a Bardo – Il Pap’occhio – Lettere
Radere al suolo il carcere Lorusso Cotugno
La visita di ferragosto al carcere torinese ha offerto l’opportunità ad un Pd ormai di sole donne al comando di uscirsene con dichiarazioni faziose e demagogiche aprioristicamente a favore dei carcerati, anche di quelli che hanno distrutto e saccheggiato il “Ferrante Aporti”, ignorando le gravissime imputazioni formulate dalla Magistratura che prevedono pene di molti anni di carcere. Ma una donna del Pd ha superato tutti, dicendo che “il carcere va raso al suolo e rifatto”.

Fosse almeno una esperta, ma è una insegnante di Latino sempre che non sia in aspettativa per mandato regionale. Non c’è neppure il senso del ridicolo: l’importante è difendere sempre e comunque i carcerati . Con questo personale politico il Pd non vincerà mai le elezioni. Pannella era un’altra cosa, oggi rimasto senza eredi e continuatori. Solo il garante dei carcerati Mellano evidenzia con obiettività che al “Ferrante Aporti” sono stati commessi gravi reati durante la rivolta che vanno considerati. La vice direttrice invece di tacere davanti ad un’indagine in corso rilascia una dichiarazione che suona quasi come giustificatrice dei rivoltosi. Incredibile, ma vero. Nessun pubblico funzionario l’avrebbe fatto.
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Ritorno a Bardo
Sono tornato dopo un anno a Bardonecchia che si è risollevata da sola dai devastanti danni dell’alluvione, senza aiuti che finora non sono arrivati.

I valligiani hanno saputo rimboccarsi le maniche come i veri piemontesi cantati da Nino Costa. Altri piemontesi, assai poco piemontesi, si occupano solo di carceri. La vita a Bardo è tornata normale dopo l’alluvione dello scorso anno e una conferenza riempie oggi una sala di un pubblico attentissimo, un segno del ritorno alla normalità della vita.

Io avevo proposto al mio Lions di intervenire con un service, ma il periodo feriale fece naufragare tutto: un cattivo esempio di inefficienza che mi aveva molto ferito perché questi club intervengono in Africa ma snobbano il Piemonte. Una pagina nera spero conclusa con una delle presidenze peggiori. L’importante è che Bardonecchia sia viva e piena di turisti fiduciosi. La Santanché a suo tempo non si interessò del caso, dimostrando la sua inadeguatezza come altri ministri piemontesi.
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Rai 3, la solita, eterna Rai 3, ha riproposto il film “Il Pap’occhio” di Renzo Arbore con un acerbo Benigni in atto di eterna venerazione di Gramsci. Il film venne sequestrato nel 1980 per oltraggio alla religione e al Papa Wojtyla portato di brutto nel film. Rivisto oggi esso è un oltraggio alla libera intelligenza ed è un inno alla noia. Un contributo devastante alla figura di Arbore che poi per sua fortuna fece anche qualcosa di meglio. Se fosse per quel film, difeso allora da tutto il culturame con toni concitati, il nome di Arbore sarebbe finito male. Adesso è apparso nel filmato introduttivo il diploma di cavaliere di gran croce esibito goffamente da Arbore, è sperabile, non concesso per quel suo filmetto da strapazzo oggi come nel 1980 non guardabile senza suscitare noia e disprezzo per un ‘ironia forzata e fuori luogo..
LETTERE scrivere a quaglieni@gmail.com
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Il Regio di Torino
Vorrei capire come mai la Fenice di Venezia e il Petruzzelli di Bari sono stati ricostruiti come erano mentre il Regio di Torino è stato rifatto secondo l’estro di Carlo Mollino, un genio un po’ pazzo che ignorò con superbia il vecchio e storico teatro. Come mai? Cinzia Turati
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Mollino non era adatto a ricostruire, lui voleva lasciare il segno. Non fece un brutto teatro, ma tradì la storia di Torino. I veri responsabili del tradimento furono i politici che scelsero quella strada. Quando la politica invade campi non suoi, fa errori.
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L’eroe di Giaveno
Ho appreso da un’ intervista del figlio 81 enne di Cordero di Pamparato che non fu Lei, professore, insieme al Rettore Bertolino ad ottenere una targa ricordo su palazzo Campana che svelasse il mistero di quel nome. Eppure io ricordo i suoi molti articoli in merito al Pamparato. Dovette subire la opposizione della Facoltà di Matematica. Zanone scrisse che se Pamparato veniva ricordato a Torino era merito del Prof. Quaglieni, cosa che adesso il figlio del tenente giavenese dimentica. Lei come l’ha presa? Giovanni Ramello
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Non avevo letto l’intervista e l’amnesia del figlio non mi stupisce. È persona che evito di definire. E quasi quasi mi pento di aver perorato una causa che nessuno voleva sostenere. Poi ho capito il perché e a Giaveno lo sanno bene. Non confondiamo Pamparato con Montezemolo che fu un vero eroe. Anche chi riceve la stessa onorificenza non è uguale ad altri caduti come Montezemolo, il cui nome è sui libri di storia e non è circondato dall’oblio.

Speravo che l’era Lagioia del Salone del libro fosse stata archiviata all’arrivo di Annalena Benini che leggo e stimo da tanti anni, moglie di quel Mattia Feltri di cui mi reputo amico anche se non sempre condivido la sua rubrica quotidiana. Da quello che vedo, Benini sta andando verso un Salone molto vicino a quello di Lagioia. Chi la voleva direttrice, auspicava un’inversione di tendenza e un maggiore pluralismo. Salvo per un breve firmacopia per l’amico Pedrini, ho disdetto gli impegni al Salone che non è cambiato. Sono convinto che molte cose siano eredità di Lagioia che ha ipotecato in modo non adeguato anche il futuro del Salone. Occorrerà una netta discontinuità con i Saloni precedenti, anche quelli del buon Ferrero, persona molto in gamba, ma sempre piuttosto di parte. Il meglio fu Picchioni, ma oggi la sua idea di Salone non sarebbe più adeguata. Quella dei fondatori sarebbe addirittura antidiluviana. L’inventiva e la creatività di Benini sono certo di ritrovarla nel Salone 2025, con la speranza che si liberi totalmente dalle remore negative del Circolo dei Lettori che va ridimensionato come già è avvenuto nella realtà: ci sono stato di recente per assistere ad una inadeguata presentazione di un ottimo libro di Gianni Oliva – condotta in modo pessimo da persona non adatta- e per partecipare in prima persona ad un evento a favore di Israele, ho notato un Circolo ripiegato su se stesso che alle 22,30 doveva chiudere i battenti e che non aveva frequentatori come in passato. Forse la direzione un po’ “napoleonica” di Antonella Parigi ha ceduto il passo ad una gestione non casualmente un po’ troppo notarile.
Canfora querelato
Da sempre sono un liberale sionista e filo israeliano e tale resto. Tante volte ne ho spiegato le ragioni in articoli e discorsi. È anche una posizione ereditata da Pannunzio che tengo alta da decenni con coerenza e anche con difficoltà. Odio le interferenze di +Europa, mentre ho amato Pannella sostenitore coraggioso di Israele. Mi piace anche Fassino fermissimo amico di Israele. L’idea di accusarla di genocidio è pura follia, come pura demagogia è sostenere l’idea irrealizzabile dei due Stati. La faziosità ha perfino travolto a Siena David Parenzo, cacciato dal rettore Montanari dall’Università per stranieri di Siena perché ebreo coerente. Forse Montanari non doveva ammettere ad insegnare Parenzo per carenza di requisiti scientifici, ma il discorso si farebbe lungo. Montanari è forse anche peggio di Canfora con l’ aggravante che è giovane ed ha ancora una carriera davanti a sè.









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