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I primi 104 anni del signor Francesco

Classe 1920, due volte vedovo, amante del ballo liscio e della vita.

Il signor Francesco, ex operaio Fiat e marinaio per passione, ha spento ben 104 candeline sulla torna di compleanno. Per questo importante traguardo l’rsa Richelmy di Orpea Italia dove Francesco, residente ad Alpignano, vive da poco più di un mese, ha organizzato una grande festa.

Cappellino da baseball in testa e look giovanile, Francesco ha festeggiato con famigliari, amici, staff della residenza e due ospiti speciali: il Vice Sindaco Anna Maria Scrima e l’Assessore Rossana Peraccio della città di Alpignano.

Babbo Natale “poliziotto” in visita ai bimbi del Regina Margherita

Anche quest’anno, nell’ambito del progetto che vede le donne e gli uomini della Polizia di Stato vicini a chi ha bisogno di maggiori attenzioni, i poliziotti dell’Ufficio Immigrazione della Questura di Torino si sono recati a far visita ai piccoli pazienti ricoverati presso l’Ospedale Infantile “Regina Margherita”. Insieme a loro, anche Babbo Natale, giunto a bordo della nuova Alfa Romeo Tonale in uso alla Polizia di Stato.


Il Questore della provincia di Torino, Dott. Vincenzo Ciarambino, ha voluto far pervenire attraverso i suoi Funzionari la propria vicinanza ai piccoli degenti, che hanno potuto godere di qualche istante di sorpresa e meraviglia alla vista di un Babbo Natale in divisa con sacchi colmi di doni tra cui giocattoli, decorazioni natalizie, cappellini della Polizia di Stato, e anche agli operatori sanitari che ogni giorno dedicano la propria vita a salvare quella degli altri.

La visita si è protratta per alcune ore e si è svolta alla presenza della Dott.ssa Silvana Barbaro, Direttore Sanitario del Presidio Ospedaliero, della Prof.ssa Franca Fagioli, Rettore del Dipartimento di Patologia e Cura del Bambino “Regina Margherita” e Direttore del Reparto di Oncoematologia Pediatrica della Città della Salute di Torino e del Direttore di Pneumologia Dott.ssa Irene Esposito.

Odontoiatria sociale: “Denti Fissi per Tutti”

Denti Fissi per Tutti” è un progetto di ODONTOIATRIA SOCIALE in cui 15 odontoiatri volontari aiuteranno pazienti che hanno bisogno di riabilitare una dentatura fissa su impianti all’interno del Master post universitario “Chirurgia Implantare, Rigenerativa e Implantoprotesi” di PgO UCAM (Università Cattolica di Murcia) rivolto a laureati in Odontoiatria iscritti all’Albo e abilitati a operare sul territorio nazionale.

PgO UCAM è una istituzione che patrocina centinaia di corsi di specializzazione e Master post-universitari, con migliaia di studenti in tutto il mondo: i percorsi didattici permettono ai medici di formarsi ad alto livello e contemporaneamente di offrire a costi ridotti cure di qualità eccellente ai pazienti seguiti nella parte pratica dei corsi. PgO UCAM a Torino ha scelto la Clinica dentale Cappellin come sede esclusiva per Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria, affidando il ruolo di Direttore accademico al prof. Mario R. Cappellin (prof. a.c. di Ergonomia e Discipline odontoiatriche all’Università di Modena e Reggio Emilia). Le motivazioni di questa scelta sono il livello tecnologico e innovativo della struttura, l’esperienza didattica del prof. Cappellin e il progetto di odontoiatria sociale che la Clinica dentale Cappellin come Società benefit da anni offre a pazienti in difficoltà economiche.

Grazie al supporto di PgO UCAM, l’iniziativa “Denti Fissi per Tutti” diventa economicamente sostenibile su numeri molto più consistenti. Si prevede che nella prima edizione del Master (16 mesi) verranno erogate cure di Implantologia, Implantoprotesi e Rigenerazione Ossea a circa 600 pazienti con l’inserimento di circa 60 impianti per ogni odontoiatra partecipante (in totale circa 900), per un valore complessivo di oltre 2.000.000 di euro di cure erogate (ipotesi sul tariffario medio ANDI). – www.dentifissipertutti.it

Manca un’anima allo Scorsese di oggi e “Killers” s’inaridisce e si ripete

Sugli schermi “Killers of the flower moon” con DiCaprio e De Niro

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Arrivato al suo ventiseiesimo titolo in veste di regista – per tacere dei documentari e dei cortometraggi, degli abiti di produttore e delle sceneggiature scritte per sé e per altri, della sua faccia di italoamericano prestata agli amici (c’è di tutto, da Kurosawa ad Arbore) – Scorsese ha deluso. Certo anche prima, tra il 1967 e il 2019, ci sono stati titoli capolavoro (uno per tutti, “Quei bravi ragazzi”), titoli che ti sono rimasti fissati nella memoria e altri che di anno in anno sono scivolati via (uno per tutti, “Al di là della vita”, la presenza di Nicolas Cage non è mai una garanzia), titoli che forse non hanno aggiunto granché ad un ricordo o ad una convinzione. Adesso sforna sugli schermi “Killers of the flower moon”, un “filmone”, spettacolare, derivato dal romanzo/inchiesta di David Grann “Gli assassini della terra rossa”, pubblicato sei anni fa e ispirato a fatti realmente accaduti negli anni Venti americani, quelli che hanno definitivamente messo da parte “l’età dell’innocenza”), 206’ implacabili che dovrebbero tenere lo spettatore appiccicato alla poltrona del cinema. Per carità, Scorsese è e rimane sempre Scorsese, ma conduce le vicende non tanto con il piacere quanto con la caparbietà ossessiva del racconto, sì certo, illumina alcuni squarci che ne rimettono in gioco la vibrante personalità, affida con risultati discutibili ai suoi due attori monstre, De Niro e DiCaprio, la malvagità conclamata, rivestita di un bene chiamato a fare da paravento, e quella sottotono, impacciata, strisciante, debole, che intacca le fondamenta di un rapporto familiare giorno dopo giorno, senza via di fuga. E nella parte centrale del film, ampissima oltre ragionevolezza, l’attenzione langue, fino a rasentare la noia. È la sceneggiatura, scritta da Eric Roth oltre che dal regista, ad essere sbagliata, debordante, incredibilmente ripetitiva, incapace di tagliare gran parte di quelle piccole vicende di secondo piano che disturbano e ostacolano una narrazione che avrebbe la necessità di correre sulla limpidezza, quelle tante parole e dialoghi che ascolti in più occasioni in tutta la loro similarità, quei personaggi minori che non hanno uno sviluppo e ti cascano lì, senza preparazione, con il solo fine di non riuscire a memorizzarne contenuti e finalità.

Poi, nel finale che sa di cinema nel cinema, ma qui il cinema si chiama radio – magistrale a confronto di un sottofinale che sono le poche scene del processo, impoverite e senza spazio -, grandioso colpo d’ala, ti riappacifichi con l’autore, nella ricostruzione radiofonica di quanto ci è stato dato vedere nelle ore precedenti, tra stacchetti musicali, utilizzo di voci e finestre che si chiudono e sfrigolii e rumori di stoviglie rotte e bottiglie e tappi che saltano. La parola e il gesto più forti della immagine? Un mondo totalmente diverso (in cui fa capolino anche il regista) da quello violento che lo ha preceduto, una parte dedicata allo stermino e un’altra all’arrivo (finalmente) dell’FBI di Hoover di fresca nomina a cercare di far luce sulle tante uccisioni, le ultime scene per mostrare un’invenzione, un carattere antico, il solido svolgersi di certe leggi visive.

E allora che cosa, prima? La descrizione dello sterminio di un popolo, quello degli indiani Osage, nativi del Kansas e da lì trasferiti nelle terre dell’Oklahoma, una quarantina d’anni prima dei fatti narrati, cui la natura ha regalato i giacimenti dell’oro nero, di quel petrolio che li rende da un attimo all’altro tra le persone più ricche d’America. E allora ecco che sono case signorili, begli abiti e cappellini piumati, signore che scendono da eleganti auto aiutate da autisti bianchi che mal sopportano con il sorriso sulle labbra. Il malvagio William Hale, per tutti “the king”, proprietà al centro della pianura, intenzionato oltre misura ad accrescere il proprio patrimonio, che tende a fare il bello e il cattivo tempo nell’intero territorio, mal sopporta e all’arrivo nella natìa Fairfax del nipote Ernest, dal conflitto mondiale dove ha combattuto, inizia a tessere alla grande la sua tela, buttandolo alla scoperta di Mollie, indiana Osage, e della sua ricca famiglia: matrimoni e ammazzamenti, ereditiere e mariti bianchi pronti a ereditare, all’ombra d’un gufo che si mostra ad annunciare prossime morti. Gli omicidi diventano banalità quotidiana. Matrimonio e prole non tardano ad arrivare ma il cattivo non sta certo con le mani in mano: intesse agguati e omicidi, esplosioni, assoldando, o meglio facendo assoldare nell’intento di non sporcarsi in prima persona le mani, brutti ceffi che compiono appieno il lavoro di pulizia. Mentre lo Stato debolmente promette, prima del definitivo arrivo dei nostri, come nel vecchio West, il nipotino s’incanala nei disegni dello zio, cercando di accelerare l’agonia della moglie già sofferente di diabete. È in quella carneficina (che non tralascia neppure cervelli spappolati e mani ritrovate nell’incendio: certi particolari da horror film Scorsese li avrebbe messi in qualche suo passato gangster movie?) che il regista mostra le proprie maggiori debolezze, nel ripetersi senza alcun guizzo di uccisioni, di coltellate e di pistolettate sparate a bruciapelo, in un imbarazzante copiaincolla, in una faticosa sequenza di immagini che lasciano trasparire apertamente il loro esatto doppio poco oltre. E una cosa che, di conseguenza, Scorsese dimentica è quell’appropriarsi, da parte di un’autentica ”anima”, delle tante e differenti storie, da parte dell’anima del regista, di una concreta partecipazione, che altrove – nelle carneficine di “Goodfellas” e di “Gangs of New York”, nel ghigno del Nicholson di “Departed”, nei pugni di “Toro scatenato”, nella grandezza malefica di “Casinò” – ha avuto maggior peso. Pur nella descrizione di quello stesso male.

Pur nelle zone d’ombra, si respirano attimi di “Nascita di una nazione” o dei “Cancelli del cielo”, spruzzate del cinema di Sergio Leone e del “Petroliere” e del “Gigante”, tutti quanti a mostrarci crudeltà, arrivismo, avidità da sempre al centro dell’eterno “atomo opaco”. In questa sorta di traballamento generale e di scossoni positivi che non risolvono, De Niro è malvagissimo quando deve fare il malvagio, e soprattutto sa farlo, Di Caprio si stampa in viso la maschera dell’imbelle e non la lascia più, incarognendola ancor più con quel trucco alla “Padrino” di Marlon Brando, cotone tra gengive e guance e bocca che guarda in giù. Non aiuta certo la Mollie di Lily Gladstone, anima del Bene, ma troppo sottotono per reggere il peso della bontà e della vittoria.

“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”. Ultimo giorno

In mostra, al “Palazzo Lomellini” di Carmagnola, “stanze” e “interni” raccontati attraverso cinque secoli di storia dell’arte

Fino al 30 luglio

Carmagnola (Torino)

La bellezza salverà il mondo. Con queste parole (citazione – mantra fin troppo abusata … ma pazienza!), messe in bocca dal “genio crudele” Dostoevsij al suo principe “idiota” Miskin, me ne uscivo nei giorni scorsi dalle Sale del quattrocentesco “Palazzo Lomellini” di Carmagnola – dal ’39 proprietà del Comune e sede della “Civica Galleria d’Arte Moderna” – dopo aver visitato l’enciclopedica Rassegna espositiva “Stanze da un altro secolo”, promossa dal Comune di Carmagnola, in collaborazione con l’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini” e l’organizzazione e la curatela di Elio Rabbione, amico e critico d’arte, da alcuni anni organizzatore attento, competente e instancabile (mai come questa volta) di mostre ad alto tasso di gradevolezza. Come quella attualmente in corso, per l’appunto, nello storico Palazzo carmagnolese: una cavalcata attraverso cinque secoli di storia dell’arte, alla rincorsa di un soggetto neppure poi tanto praticato (Sei-Settecento a parte), come gli “interni”, le “stanze” di casa, botteghe d’arte, salotti borghesi o umili antri popolari o cucine con frutta ortaggi e pollame e selvaggina in bella vista o, ancora, squallide bettole con vogliosi “vecchiacci” intenti a corteggiare le giovani e generose bellezze di turno. Cinque secoli di storia, si diceva. Dal “Sei-Settecento” fino al “Contemporaneo”. Oltre 120 i pezzi espostiun’ottantina abbondante gli artisti rappresentati. Chapeau a Rabbione! Ma impossibile dar conto di tutti. D’obbligo, per la pagina seicentesca menzionare la grande tela (immagine – guida della mostra) “La bottega dell’arte” appartenente al “secolo d’oro” dell’arte fiamminga e firmata da Jacques de Claeuw: gli alunni impegnati a lavorare di buona lena, il maestro che corregge gli errori di un giovane discepolo, busti e fogli sparsi a terra, una statua di classica fattura e una colonna dorica sullo sfondo che apre al plumbeo paesaggio esterno, in primo piano un mappamondo a rappresentare il potere della Repubblica olandese dopo la “Guerra degli 80 anni”, che ne sancì l’indipendenza. E via fra cucine più o meno “importanti”, il rituale protetto dalle mura domestiche della “ricerca di pidocchi”, le tante oscure bettole con il ridanciano “brillo” che alza il calice a se’stesso o con il monaco (di Godgried Schalcken) che offre denaro alla ragazza abbondante “di petto”, fino al triplice susseguirsi degli ambienti raffinati e di minuta eleganza di Pieter de Hook e al “Gesù nella stanza del Fariseo” del nostro Michele Antonio Milocco. Passando all’Ottocento, che meraviglia (da starci davanti a tempo illimitato) quegli “Occhi severi” di Demetrio Cosola da San Sebastiano Po: gli occhi del padre (è proprio vero! Allora bastava uno sguardo), la mano pronta al ceffone della mamma e il sorriso bonario del nonno. Lui, il piccolo “furfantello”, cappellino in testa, occhi bassi, atteggiamento pentito da non lo faccio più. Olio godibilissimo. E poi nomi che non necessitano di presentazioni, dal “fiammingo piemontese” Giovanni Battista Quadrone, alla “Donna al focolare” del biellese Lorenzo Delleani, seguito dal più estroso e “moderno” Vittorio Cavalleri, via via fino alle stupende incisioni di Celestino Turletti e del francese Carl Albert Waltner. Una trentina di artisti ci regala il Novecento. Dagli ambienti intimi e famigliari di Nella Marchesini, allo studio d’artista (al lavoro) di Ottavio Mazzonis, fino all’inquietante “Sogno – Presagio” di Francesco Tabusso, alle incisioni di Mario CalandriVincenzo Gatti e Giacomo Soffiantino, accanto a quattro corpose sculture di Riccardo Cordero, alla magnifica donna immobile di “Tre palle un soldo” di Guido Bertello, fino a “L’odalisca” di Giulio Da Milano, alla nitida sincerità di Enrico Paulucci, all’esaltazione del colore di Gianni Sesia della Merla (di recente scomparso e a cui la mostra al “Lomellini” è dedicata) e all’onirica evanescenza dell’“Autoritratto in studio” di Francesco Menzio. Due su tutti i contemporanei. Pippo Leocata con la poetica ma ingegnosa site-specific “Stanza dei ricordi” (legni e acrilici), separé dai blu profili umani e dalle “iconiche” skyline di cupole e santuari, memorie di storie e paesaggi lontani nel tempo e nello spazio, ma ben vive e presenti per l’artista – architetto di origini siciliane, che in mostra presenta anche un “Omaggio a Mollino”, suo indimenticato maestro. E, per ultimo, l’“Inside. La vita è lì dentro” di Luisella Rolle. Finestre accese nel buio della sera. In attesa di spegnersi per dare spazio alla notte. Scrive Rabbione: “E’ la rarefazione dell’intera mostra, per offrire in chiave moderna un panorama nuovo, solitario e anonimo, il respingimento, il ritratto del tempo che stiamo vivendo”.

Gianni Milani

“Stanze da un altro secolo. Gruppo di artisti in un interno”

Palazzo Lomellini, piazza Sant’Agostino 17, Carmagnola (To); tel. 011/9724220 o www.palazzolomellini.com

Fino al 30 luglio

Orari: dal giov. al sab. 15,30/18,30; dom. 10,30/12,30 e 15,30/18,30

Nelle foto: Jacques de Claeuw: “La bottega dell’arte”, olio su tela; Demetrio Cosola: “Occhi severi”, olio su tela, 1884; Guido Bertello: “Tre palle un soldo”, acrilico su tela, 1980; Pippo Leocata: “La stanza dei ricordi”, legni e acrilici, 2023

Rapina con coltello, fermato 22enne

Gli agenti del Commissariato di PS Dora Vanchiglia hanno fermato un cittadino italiano di 22 anni gravemente indiziato di aver commissione una rapina.

Il giorno precedente in via Cecchi, due ragazzi italiani di 15 anni sono stati avvicinati da un giovane maghrebino che, sotto la minaccia di un coltello e spalleggiato da altri ragazzi stranieri, ha sottratto loro i telefoni cellulari e a uno di essi il borsello, la cintura e un cappellino.

L’autore dei fatti, nell’allontanarsi, avrebbe detto ai due ragazzi che se avessero voluto indietro il maltolto avrebbero dovuto presentarsi il pomeriggio successivo, alle 15, nel medesimo posto e consegnare 300 €.

All’appuntamento in via Cecchi però non si presentava nessuno alle 15.

Nell’arco del pomeriggio, i due quindicenni, mentre si trovavano in compagnia dei rispettivi genitori, riconoscevano il ragazzo che avrebbe commesso la rapina. Era fermo alla pensilina del tram, in via Milano angolo Piazza della Repubblica, in compagnia di altri giovani.

Avvisati immediatamente gli operatori della Polizia di Stato, gli stessi giungevano tempestivamente sul luogo ed identificavano i componenti del gruppo, rinvenendo un cellulare, sapientemente avvolto nella carta stagnola per indebolire il segnale GPS, ed il borsello oggetto della rapina.

Soltanto il 22enne veniva riconosciuto dalle vittime e pertanto sottoposto a fermo a seguito del quale è stata disposta la misura dell’obbligo di presentazione alla P.G.

Rovistava nel bagagliaio di un’auto: arrestato

Le Volanti dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico della locale Questura arrestano un trentottenne marocchino gravemente indiziato di tentato furto aggravato.

È successo alle 4 di notte di venerdì scorso, quando un equipaggio delle Volanti transitano in via Medail nota un uomo, con un cappellino da baseball in testa, chino sul bagagliaio di un auto.

L’uomo, alla vista degli agenti, prende dal bagagliaio una busta di plastica e abbassa il portellone allontanandosi in direzione Corso Regina Margherita, lasciando la portiera anteriore destra accostata ma non regolarmente chiusa.

Gli agenti sottopongono a controllo l’uomo: lo stesso non possiede le chiavi dell’auto dalla quale si stava allontanando e tenta invano di attribuirne la proprietà ad un amico del quale però non fornisce le generalità.

Il trentottenne mostra evidenti segni di agitazione e avvicina entrambe le mani alle tasche anteriori dei pantaloni come se volesse prendere o occultare qualcosa.

A seguito di perquisizione nelle tasche del marocchino vengono rinvenuti due paia di occhiali da sole, degli auricolari di colore bianco e un navigatore satellitare di cui non sapeva giustificare il possesso. Nella borsa diversi indumenti tra cui 2 tute da lavoro complete da meccanico, un paio di pantaloni termici, 2 polo e 6 t-shirt blu.

Rintracciato dagli agenti, il proprietario dell’auto riconosce come proprio quanto rinvenuto nelle tasche del trentottenne che sarebbe stato trafugato dalla vettura in sosta nei pressi della propria abitazione.

In considerazione di quanto emerso e il giovane è stato tratto in arresto per tentato furto aggravato.

Cammini divini: escursione alla Sacra di san Michele

Sabato 17 giugno 2023 da Sant’Ambrogio di Torino

Cammini Divini di Augusto Cavallo ripropone questa interessante escursione con Accompagnatore Naturalistico su mulattiere e sentieri tra Sant’Ambrogio e la Sacra di San Michele con ritorno. Lunghezza percorso 10 km. – dislivello +600 m. Difficoltà media.

Trekking per raggiungere e visitare il millenario complesso monastico, di origine medioevale all’imbocco della Valle di Susa, già luogo di transito per i pellegrini tra Italia e Francia. Raggiungeremo l’abbazia salendo lungo tortuosi sentieri e mulattiere ammirando qua e la il panorama delle valli sottostanti.

Ritrovo alla 9 e partenza alle 9,30 in Via Itom a Sant’Ambrogio di Torino, di fronte al Birrificio San Michele – https://goo.gl/maps/KMqDT5421FEbceon7

Si raccomanda: Abbigliamento adeguato ad una camminata ed alla stagione, cappellino, scarpe da trekking o da ginnastica, scorta d’acqua.

Per chi parte dal Monferrato il ritrovo è fissato alle ore 7,15 a Piagera di Gabiano (presso il bar L’Isola che non c’era). A seguire alle ore 7,30 partenza in direzione di Sant’Ambrogio di Torino di fronte al Birrificio San Michele dove incontreremo gli altri partecipanti.  Arrivo previsto alla Sacra di San Michele verso le 11 e inizio visita (circa un’ora)

Alle 12,00 ritrovo all’esterno dell’abbazia e inizio del rientro verso il punto di partenza. Il termine dell’escursione avverrà verso le 14 e a seguire possibilità di pranzare presso il Birrificio San Michele (facoltativo).

COSTI:

– Accompagnamento escursione €. 10,00

– Ingresso alla Sacra di San Michele €. 8,00 (over 65 ridotto €. 6,00)

– Pranzo al Birrificio San Michele alla carta

N.B.: L’escursione è a posti limitati e la prenotazione è obbligatoria, sia per la camminata  e visita alla Sacra di San Michele che per il pranzo.
Per info e prenotazioni potete rivolgervi ai seguenti riferimenti:

Augusto Cavallo cell. 339 4188277 – mail: augusto.cavallo66@gmail.com        

https://www.facebook.com/augustonordic/

https://www.facebook.com/groups/1722191187995377

https://www.facebook.com/events/651615696823183

http://camminidivini.altervista.org/

Il programma può subire modifiche e/o variazioni ad insindacabile decisione dell’organizzazione per ragioni tecniche e/o logistiche

“Follia in fiore” festeggia la primavera

Nel chiostro della Certosa Reale di Collegno la mostra mercato di fiori e prodotti agricoli, ma anche iniziative nel segno della cultura, della solidarietà e della pace tra i popoli

 

Sabato 25 e domenica 26 marzo 2023

Ore 9:30 -18.30
Chiostro della Certosa Reale di Collegno (To)

 

Come da tradizione sarà Follia in Fiore a dare il benvenuto alla Primavera. La manifestazione, giunta alla sua XIV edizione e diventata uno degli appuntamenti florovivaistici più attesi del Piemonte, si svolgerà come sempre presso l’affascinante Chiostro della Certosa Reale di Collegno sabato 25 e domenica 26 marzo (dalle 9.30 alle 18.30 entrambi i giorni).

Promossa dalla Città di Collegno, in collaborazione con la Società Orticola del Piemonte, Follia in Fiore è rivolta a un pubblico di appassionati, famiglie, curiosi e amanti dei fiori, delle piante ma anche dei prodotti agricoli artigianali e dello stare insieme a contatto con la Natura.

Saranno più di 50 gli espositori che animeranno il Chiostro della seicentesca Certosa Reale di Collegno, dove un tempo i padri certosini coltivavano le erbe officinali e che fu poi trasformata, nel corso dell’Ottocento, in una delle più grandi strutture psichiatriche d’Italia.

Florovivaisti provenienti da tutto il Piemonte con le loro proposte floreali nel segno di una bentornata Primavera: dalle rose alle orchidee fino alle plumbago e le tillandsie. E poi agrumi, piante aromatiche e infusi, piante insolite e curiose, cactus e bonsai, piante da frutto di varietà antiche e piccoli frutti particolari, ma anche arbusti e piante ornamentali ed orticole, cactus, oltre a piante succulente, mangerecce e curative e piante da interno e da orto.

Artigiani e ceramisti, con le loro proposte per l’arredamento del giardino e per la cura del verde. Produttori agricoli con le eccellenze agroalimentari del territorio: dalle tome e i salumi artigianali a miele e confetture, dalle nocciole IGP ai prodotti naturali a base di canapa, fino ai vini e ai liquori come il Genepy.

Ricco di sorprese sarà poi il palinsesto delle iniziative a corollario della mostra mercato, organizzate come sempre dalla Città di Collegno.

Tra queste va segnalato “l’Orto che cura”, laboratorio di agricoltura sociale e didattica ambientale gestito dalla Cooperativa Sociale Il Margine di Collegno, che proporrà un insieme di iniziative gratuite aperte alla cittadinanza: laboratori esperienziali, concerti e rappresentazioni teatrali a tema green. A fare da cornice a questo insieme di iniziative sarà il mercatino di prodotti artigianali realizzati dai pazienti ospiti della Cooperativa Il Margine di Collegno.

Non solo solidarietà ma anche iniziative a favore dell’armonia tra i popoli. La Fabbrica della Pace di Collegno, infatti, in occasione di Follia in Fiore organizza per domenica 26 marzo a partire dalle 10.30 fino alle 12 circa una “Passeggiata nella pace”. Un itinerario di circa 1.3 km in giro per la Certosa Reale di Collegno lungo i viali intitolati a storici pacifisti come Gandhi, Rosa Parks e Nelson Mandela. La passeggiata sarà inframmezzata da rappresentazioni teatrali e musicali e performance artistiche e si concluderà con il lancio di circa 500 “bombe” di semi da parte di tutti i partecipanti, un messaggio pacifista che invita a  seminare pace e bellezza invece di guerra e litigi.

Come ogni anno, anche l’edizione 2023 di Follia in Fiore vedrà la partecipazione del Bonsai Club Torino, che metterà in mostra alcuni tra i bonsai più belli e curiosi e offrirà consulenza a tutti coloro che vorranno approfondire i segreti di questa antica arte importata dal Giappone e che vanta molti estimatori anche in Italia.

Dai bonsai ai cappelli con la mostra “Tra fiori e cappelli” a cura di Alfatre Gruppo Teatro che esporrà una collezione di cappellini da signora avuti in donazione e restaurati: una collezione che copre varie epoche, dall’inizio del secolo scorso fino agli anni sessanta e settanta del ‘900.

“La primavera a Collegno è una stagione che apre il suo prezioso scrigno di storia e di innovazione sociale, Follia in Fiore è sintesi di profumi, bellezza, cura, relazioni di comunità, elisir di buona vita”.
Così il Sindaco di Collegno Francesco Casciano.

Come lo scorso anno, anche nell’edizione 2023 Follia in Fiore allestirà un’area food per tutti i partecipanti alla manifestazione.

L’Ingresso a Follia in Fiore è di € 2,00. Entrata libera per i minori di 16 anni e accompagnatori di disabili.

Maggiori informazioni sulla mostra mercato e sulle iniziative collaterali al sito www.orticolapiemonte.it/ o sui canali social di Follia in Fiore.

Campagna BiciScuola con la scorta della Polizia Stradale

E’ arrivata mercoledì  a Orbassano (TO) verso le 16,00, partita da Rho (Mi) alle ore 11,45, la 104° Milano-Torino, gara ciclistica internazionale per professionisti, dopo aver percorso 192 km ed aver attraversato le provincie piemontesi di Novara, Vercelli e Torino.

Il servizio di scorta è stato curato dalla Polizia Stradale con personale del Compartimento Polizia Stradale per la Lombardia di Milano e del Compartimento Polizia Stradale per il Piemonte e la Valle d’Aosta di Torino.

La Gara Ciclistica nel corso degli anni è diventata anche un importante momento divulgativo per una cultura della sicurezza stradale tra i più giovani partendo dalla sostenibilità energetica e rispetto per l’ambiente.

La manifestazione sportiva, infatti, come le altre classiche del ciclismo italiano, si inserisce in un progetto educativo denominato BiciScuola, sostenuto da RCS e dal Ministero dell’Istruzione, che vede impegnati tutto l’anno scolastico donne e uomini della Polizia Stradale, specificatamente formati nel settore della comunicazione ai più piccoli, in interventi didattici a cui i bimbi risultano particolarmente interessati.

Proprio nell’ambito del progetto viene richiesto ai ragazzi delle scuole di realizzare, al termine del percorso istruttivo, degli elaborati creativi sui diversi promossi dall’iniziativa con premiazione finale per quelli migliori.

L’arrivo della tappa di Orbassano è stata l’occasione per una simpatica cerimonia di premiazione che ha visto salire sul palco i ragazzi della quarta elementare della scuola Vittorino da Feltre di Rivoli (TO) che sono stati premiati con cappellini, magliette, un diploma per tutta la classe e con il peluche mascotte del giro d’Italia LUPO WOLFIE.

Per rafforzare la compagna educativa all’arrivo della gara è stato allestito anche uno stand di BiciScuola che i piccoli hanno potuto visitare e nel quale hanno incontrato nuovamente i poliziotti.