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Giuseppe Mazzini: troppo avanti per essere attuale

Ricordando la fastosità con cui celebrammo in tutto il Paese i 150 anni dell’Unità d’Italia, confesso che mi sarei aspettato qualche sforzo in più per commemorare lo scorso anno  – a 150 anni dalla morte- Giuseppe Mazzini: l’ideologo perennemente incompreso (ma sempre opportunisticamente sfruttato), colui che definì le basi etiche della nostra repubblica.

Dei quattro protagonisti del Risorgimento, Mazzini dovette vivere il suo sogno da esule, persino da rinnegato, o “magnifico perdente“, come recita il titolo di un bel romanzo di Sonia Morganti a lui dedicato. Non si può certo dire che gli altri procedessero in armonia verso la strada che li portò a raggiungere lo storico traguardo: Vittorio Emanuele e Cavour si detestavano, ma condividevano l’odio per Mazzini… e la tragica prematura morte del Conte ce ne risparmiò le possibili conseguenze. Garibaldi -inizialmente seguace di Mazzini – abbandonò il sogno repubblicano per unire l’Italia sotto la monarchia, ma mai perdonò a Cavour la cessione di Nizza, sua città natale. Nell’aula del Parlamento Subalpino a Palazzo Carignano ancora riecheggiano le pesanti parole rivolte a Cavour dal neo deputato Giuseppe Garibaldi, appena eletto nel collegio di Nizza, che, quand’egli giunse all’emiciclo, non era più italiana…

…Palazzo Carignano, appunto: qui -dove Vittorio Emanuele II nacque, il Conte Camillo Benso di Cavour lavorò intensamente e Garibaldi fieramente inveì- ha sede il Museo Nazionale del Risorgimento, che purtroppo a Mazzini dedica ben poco spazio e considerazione. Da questa istituzione, almeno in occasione dell’anniversario, confidavo un qualche risarcimento postumo, magari nelle sale riservate alle mostre temporanee, che invece ho trovato  occupate da un colorato collage di immagini dedicate al fenomeno di Garibaldi (nel 2022 ricorrevano i 140 anni dalla sua morte) “Icona Pop“: l’Eroe dei due Mondi rappresentato come fenomeno di marketing e brand pubblicitario, insomma.

Questa premessa rende ancor più meritevole l’iniziativa del direttore/fondatore del Centro Studi Mario Pannunzio di Torino Pier Franco Quaglieni, che ha curato la riedizione del saggio sui “I Doveri dell’Uomo“, pubblicato dalla Casa Editrice Pedrini proprio in occasione dei 150 anni dalla morte di Mazzini.

Quaglieni nel libro  ci fa subito notare come la scelta di ricordare in questo modo Giuseppe Mazzini si riveli sempre attuale: lo fu nel centenario, quando già cinquant’anni fa il Centro Pannunzio -allora presieduto da Arrigo Olivetti- decise di promuovere un convegno incentrato sul tema “Mazzini e il marxismo“, una cultura che ai tempi esercitava forte egemonia soprattutto negli ambienti universitari. Il convegno, purtroppo, saltò a causa di elezioni anticipate (allora, come oggi, guarda caso) che distrassero uno degli illustri relatori -Giovanni Spadolini- eletto senatore e “volato” ad altri lidi, quelli che poi segnarono la sua carriera politica.

Il tema scelto era accattivante: Mazzini e Marx si conobbero a Londra, dove erano vicini di casa, e inizialmente sembrava potesse nascere ta loro un’intesa, ma molto presto le posizioni si allontanarono. Ancora nel 1972, ci ricorda Quaglieni, l’ “intellighenzia” imperante filo marxista seguiva le tesi gramsciane che ritenevano Mazzini un “utopista impolitico” che “aveva totalmente svalutato i limiti del marxismo – leninismo e della sua realizzazione storica in Russia che il suo sodale Gobetti aveva definito una “rivoluzione liberale”. Gobetti giunse a teorizzare che Mazzini andasse sostituito da Marx, un’affermazione che lasciò dubbioso anche il gobettiano Norberto Bobbio che aveva rivolto la sua attenzione più a Cattaneo che a Mazzini in un raffinatissimo saggio dedicato alla cultura militante”.

Va detto che Michail Bakunin definì Mazzini “l’essere umano più nobile e più puro che io abbia incontrato in tutta la mia vita“.

Ed ora ci troviamo a dar ragione a Giuseppe Mazzini, troppo spesso inascoltato e troppo poco rivalutato.

Nel saggio pubblicato da Pedrini possiamo leggere un inedito di Renzo De Felice che rimase nell’archivio dei lavori preparatori del convegno: “Mazzini e il Socialismo“, anche queste righe si rivelano adesso premonitorie.

A 150 anni dalla morte, il pensiero di Mazzini potrebbe essere richiamato per contrastare il fenomeno del nazionalismo populista che tanta presa ha nella pubblica opinione.

Mazzini, meglio di ogni altro, seppe interpretare la differenza fra patriottismo e nazionalismo. In una lettera del 1861 ad un corrispondente tedesco scrisse: “chi fa la santa parola di Nazionalità sinonimo d’un gretto geloso ostile nazionalismo commette lo stesso errore di chi confonde religione e superstizione”.

Per “gretto nazionalismo” -scrive maurizio Viroli- “Mazzini intende la perversione del principio di nazionalità”. Il valore della nazionalità degenera in meschino nazionalismo quando si trascura il principio che «la libertà d’un popolo non può vincere e durare se non nella fede che dichiara il diritto di tutti alla libertà».

La Patria é una comunione di liberi e d’uguali affratellati in concordia di lavori verso un unico fine. Voi dovete farla e mantenerla tale. La Patria non é un aggregato, é una associazione. Non v’é dunque veramente Patria senza un Diritto uniforme. Non v’é Patria dove l’uniformità di quel Diritto é violata dall’esistenza di caste, di privilegi, d’ineguaglianze dove l’attività d’una porzione delle forze e facoltà individuale é cancellata“, leggeremo nel saggio sui Doveri.

Recensendo l’ultimo libro di Pier Franco Quaglieni, “La Passione per la Libertà“, scrissi di “un capitolo che non c’è“, ma del cui spirito tutto il libro è permeato. Il saggio è stato redatto in periodo di piena pandemia, quando le nostre libertà venivano spesso limitate dalle responsabilità che avremmo dovuto assumerci per tutelare la salute nostra e dell’intera comunità. “Libertà significa anche responsabilità”: è un concetto ben chiaro a Quaglieni nelle considerazioni che andava stilando. La pubblicazione de “I Doveri dell’Uomo” sembra essere la naturale continuazione del suo percorso di autentico e irreprensibile storico liberale.

Quando Mazzini, nel 1860, pubblicò “I Doveri dell’Uomo” si rendeva naturalmente conto che scrivere di doveri costituiva un argomento impopolare nell’epoca dei “droits“: “un mezzo aleatorio, difficile da proporre a un movimento politico -cito Sauro Mattarelli- non perché fosse superato, ma, semmai, perché si guardava troppo avanti, a una società ideale che non c’era. Erano richieste consapevolezze e responsabilità che raramente si trovano nelle persone; ma, soprattutto, questa teoria si basava (e si basa) su una prospettiva che rompeva con gli schemi concettuali a cui siamo abituati“. E anche oggi potremmo dire lo stesso.

Che Mazzini fosse un utile strumento di propaganda valido per tutte le stagioni lo dimostra l’utilizzo che della sua opera e del suo pensiero è stato fatto nei decenni seguenti la morte: “I Doveri dell’Uomo” venne adottato nella scuola di inizio ‘900 come testo obbligatorio, ma purgato di quelle parti che potevano infastidire la monarchia; il suo pensiero -radicalmente cambiato nelle premesse e profondamente falsificato – passò come base fondativa della dottrina fascista, principalmente tramite il lavoro del filosofo Giovanni Gentile e del giurista Alfredo Rocco, tanto che l’opera originale fu bandita dall’Italia fascista; Luigi Einaudi teneva in bella mostra sulla sua scrivania una lettera autografa di Giuseppe Mazzini “al quale si ispirò per il suo settennato soprattutto nella dimensione del senso educativo che l’istituzione repubblicana comportava” (parole di Carlo Azeglio Ciampi), ma forse anche per mostrare la sua fede all’istituzione repubblicana, lui che aveva votato per la monarchia; Carlo Calenda apre e chiude il suo ultimo libro “La Libertà che non Libera” con citazioni de “I Doveri dell’Uomo“, opera che dichiara essere fonte primaria di ispirazione per la sua attività politica…. Mazzini, insomma, può sempre venire in soccorso per giustificare, corroborare, legittimare e persino indirizzare l’opinione che si vuol comunicare ad interlocutori più o meno autorevoli. Troppo spesso, però, si tratta di citazioni abusive e abusate, stravolte dalla mancanza di quel senso etico che Giuseppe Mazzini seppe dimostrare con la sua esistenza esemplare.

Perché vi parlo io dei vostri doveri prima di parlarvi dei vostri diritti? Perché, in una società dove tutti, volontariamente o involontariamente, vi opprimono, dove l’esercizio di tutti i diritti che appartengono all’uomo vi è costantemente rapito, dove tutte le infelicità sono per voi e ciò che si chiama felicità è per gli uomini dell’altre classi, vi parlo io di sacrificio e non di conquista? Di virtù, di miglioramento morale, d’educazione, e non di benessere materiale? È questione che debbo mettere in chiaro, prima di andare innanzi...” Scrive Mazzini, “Libertà vera non esiste senza eguaglianza, e l’eguaglianza non può esistere fra chi non move da una base, da un principio comune, da una coscienza uniforme del Dovere“, aggiungerà.

Con questo spirito abbiamo riletto  “I Doveri dell’Uomo” consapevoli  del pensiero di un uomo che è sempre stato avanti.

Troppo avanti per essere attuale.

EDOARDO MASSIMO FIAMMOTTO
Pannunzio Magazine

La figlia del reggimento di Gaetano Donizetti al teatro Regio

Con la partecipazione straordinaria di Arturo Brachetti e sul podio Evelino Pidò

 

Per la stagione d’opera 2023 il teatro Regio di Torino propone “La figlia del reggimento”, opera comunque di Gaetano Donizetti, con la partecipazione straordinaria di Arturo Brachetti, e sul podio, per l’occasione, Evelino Pido’. La regia immaginifica è del duo Barbe &- Doucet.

Inizia la mattina 29 aprile, alle ore 11, la vendita per l’Anteprima Giovani de “La figlia del reggimento” di Gaetano Donizetti, in scena venerdì 12 maggio e riservata al pubblico under 30.

Da sabato 13 maggio al 23 maggio tornerà al Teatro Regio, dopo 29 anni di assenza, “La figlia del reggimento “, la più fortunata opera francese scritta da Gaetano Donizetti, in un nuovo allestimento coprodotto dal teatro La Fenice di Venezia.

La regia immaginifica mescola con un tono umoristico elementi reali e elementi surreali, come risulta tipico delle produzioni del duo Barbe & Doucet.

L’opera, piuttosto impegnativa, è diretta da Evelino Pidò, ambasciatore dell’opera romantica e del bel canto nel mondo, che torna al teatro Regio alla guida di un cast superbo di specialisti del repertorio, il soprano Giuliana Gianfaldoni nella parte di Marie, il grande tenore John Osborn in quella di Tonio; il mezzosoprano Manuela Custer quale interprete della marchesa di Berkenfield e il baritono Roberto De Candia, che vestirà i panni di Sulpice.

Straordinaria la partecipazione di Arturo Brachetti nel ruolo della Duchessa di Krackentorp, un personaggio che pare un cameo, capace di esaltare le doti dell’artista, icona del trasformismo internazionale.

Mercoledì 10 maggio al Piccolo Regio Puccini, con ingresso libero, si terrà la Conferenza Concerto condotta dalla giornalista Susanna Franchi , con la partecipazione di Evelino Pidò, direttore d’orchestra, del baritono Roberto De Candia e del soprano Amélie Hois, del tenore Francesco Lucii e del basso Guillaume Andrieux, che interpreteranno arie dell’opera di Donizetti, accompagnati al pianoforte da Carlo Caputo.

Il 12 maggio, a partire dalle 19, si potrà condividere un aperitivo e, nel Foyer del Toro, assistere a una breve presentazione spettacolo con la partecipazione straordinaria di Arturo Brachetti, prima dell’inizio, alle ore 20, dell’anteprima Giovani.

Al termine 300 under 30 potranno accedere al Foyer del Toro per assistere a “Contrasti”, una sezione che ospita sia Cecilia sia Corgiat. La prima è un’artista e cantautrice torinese diplomata al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.

Corgiat, alias di Giovanni Corgiat Mecio, è produttore italiano di musica elettronica, specializzato in Composizione musicale Elettroacustica presso il Conservatorio di Torino.

Per Anteprima giovani l’ingresso è riservato a under 30 e a minori di anni 14 accompagnati da un maggiorenne under 30.

“La fille di régiment” rappresenta un’opera comique in due atti di Gaetano Donizetti, una delle tante opere composte dal maestro quando era a Parigi.

Le donne forti sono una costante nella produzione di Donizetti e Marie, la protagonista della Figlia del reggimento, risulta la più solare e insieme la meno femminile. Ha imparato dell’esercito napoleonico ad amare la patria e a imprecare come un soldato. Per la ragazza tutto cambia quando scopre di essere la figlia di una marchesa, anche se la vita aristocratica la delude un poco. Ritroverà il sorriso grazie all’aiuto dell’adorato Tonio, con l’aiuto dei papà militari.

Composta a Parigi nel 1840, si tratta della prima e fortunata opera francese di Donizetti di cui, messo da parte ogni snobismo, i transalpini si innamorarono, tanto che adottarono il “Salut a la France” come inno non ufficiale, in alternativa alla Marsigliese.

L’opera risulta una successione di marce brillanti, numeri vocali di virtuosismo sbalorditivo e episodi spiritosi. Molto nota l’aria di Tonio “Ah! mes amis” con i suoi nove do di petto. A farceli ascoltare sarà la voce di John Osborne, affiancato dalla Marie di Giuliana Gianfaldoni e da un cast di specialisti del repertorio.

La regia dell’opera è firmata dal duo Barbe & Doucet.

L’edizione è in lingua originale francese.

Ne “La figlia del reggimento”, uno dei capolavori dell’opera comique, la musica si alterna a scene recitate. Melodramma comico in due atti, musicato nell’estate e autunno del 1839, su libretto di Jules Henry Vernoy de Saint Georges e Jean Francois Bayard, reca la versione italiana di Callisto Bassi. Fu rappresentata per la prima volta a Parigi, al Thétre de l’Opera Comique l’11 febbraio 1840.

Mara Martellotta

Un percorso della scultura attraverso quarant’anni di storia

Alla GAM, sino al 10 settembre

Dove ci porta questo “viaggio al termine della statuaria” che la GAM torinese percorre nelle proprie sale sino al 10 settembre prossimo, guardando al suo patrimonio e al ruolo determinante della Fondazione Guido ed Ettore De Fornaris e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT, forti degli acquisti compiuti nei decenni? Ad una mostra dedicata alla scultura italiana tra il 1940 e il 1980, cinquanta opere a rappresentare 40 artisti, un panorama che non ha le pretese di essere un plenum ma comunque ricco anche se non sempre completamente suggestivo nelle proposte offerte. Quarant’anni segnati da “formidabili cambiamenti” e da “forti scosse stilistiche”, come ricorda Riccardo Passoni, direttore della GAM e curatore della mostra, anni che, salvo poche eccezioni, con l’invenzioni di nuovi linguaggi, abbandonano la scultura legata ancora allo spirito classico, ad una formula conosciuta da sempre, ad una “dimensione di impostazione monumentale, o ornamentale, o di ritrattistica sia celebrativa sia privata”, di pari passo con più vasti passaggi all’informale. Un cammino, precedente, che pare interrompersi, quasi di colpo, con il “Ritratto di Eva” di Edoardo Rubino, uno dei grandi scultori del Regno, datata 1942, elegante e chiuso giunonicamente dentro le sue forme perfette, sbalzato dal blocco di marmo, anticipato (nel 1939) dalla “Pazza” del ventottenne Sandro Cherchi, nervosamente intesa, ormai già fuori delle regole.

Entrando negli anni Cinquanta, colpisce per ammirazione la terracotta policroma della “Rissa” di Agenore Fabbri (1951), straziato combattimento tra un uomo e un cane/mostro, immerso in un realismo rabbrividente, o il “Leone urlante” di Mirko Basaldella (1956), come Giuseppe Tarantino mostra appieno la disperazione nella “Deposizione”, bronzo e ferro, del 1953. Marino Marini è presente con “Olocausto” (1958 – 1960), di forte impianto scultoreo e Umberto Mastroianni con “La nuvola” (1957), che svetta nel proprio frastagliato dinamismo. Mentre ancora sconcertano le stilizzazioni estreme di Negri e di Consagra, abbandona Lucio Fontana con “Concetto spaziale”, otto elementi in ferro verniciato, l’aspetto verticale della scultura e riscopre uno squillante giallo, per offrire (1952) uno sguardo decisamente innovativo. Mentre Fausto Melotti s’affida ad una coppia di “Donnine”, aggraziate ceramiche policrome del 1953, sconcertanti di Leoncillo, “ancorato ai temi di una plastica di ricerca informale”, addentratosi ormai nel decennio successivo in quello che a chi scrive queste note continua ad apparire il “comodo” termine di “ricerca”, di ardua, difficile lettura ad un pubblico fievolmente preparato, sono “La donna al sole” (1965) e “Piccolo bianco” (1960). Ben più modernamente curioso, affidandosi anche lui al colore, Riccardo Cordero con il poliestere del “Giocatore di football” (1964).

Il panorama si fa più difficile, obbligandoci a parlare di ulteriori “sconfinamenti”, con le opere in mostra di Ettore Colla, di Franco Garelli, di Nino Franchina e di Eugenio Carmi, che chiudono i Cinquanta per entrare nei Sessanta e che s’affidano al recupero e alla ricomposizione “di materiali eterogenei preesistenti dalla dimensione dello scarto, anche industriale”: con l’abbandono del bronzo e con l’abbraccio pressoché totale del metallo, accompagnato dalla successiva saldatura. Semplificazione, “povertà”, astrazione ed essenzialità (Carlo Lorenzetti, “Scultura in acciaio inox e smalto bleu”, 1966), magari con un nuovo ripensamento come l’effetto sonoro che accompagna (viene qui definita “intrigante”) la “Scultura sonante” dovuta a Piero Fogliati (1967). Con l’avvicinarsi dell’arte all’industria, in una più o meno stretta contaminazione, con l’accoglimento del ferro e della plastica, c’è anche per molti versi un moto di ribellione, che tuttavia s’interrompe con la riscoperta (occasionale) della figura – serpeggiando la corrente Pop – in un alternarsi robusto ed efficace di immaginario e di mondo reale, come fa Mario Ceroli nella lignea scenografia della “Grande Cina” e con le “sculture” ideate per il gassmaniano “Riccardo III” prodotto dallo Stabile di Torino nel 1968, come fa Pietro Gallina con “Ombra specchiante di un uomo” dell’anno precedente.

Proseguendo, emblematicamente, e riconsiderando con qualche sfida i canoni di una “bellezza” che sembra giungerci lontanissima, dalla notte dei tempi, si inventano altri spazi, altre morfologie, altre forzature che in qualcuno lasciano affiorare la domanda quanto questi ultimi esempi rientrino sotto la cupola protettiva e generalizzante della “scultura”. La “riduzione” scultorea pare raggiungere l’ultimo porto con il ”Blue – Purple Rectangle – Triangle” di Gianni Piacentino, nella tela vergine e nei giochi d’equilibrio sfrontati condotti da Giovanni Anselmo (1884 – 1886: “una situazione limite tra peso e instabilità”), l’itinerario condotto tra arte e natura da Giuseppe Penone, le fredde “Armi di Achille”, lancia e scudo posti a terra da Giuseppe Spagnulo (siamo al termine della corsa, 1980), posti nelle vicinanze di Gilberto Zorio, che due anni prima gioca con”Stella di bronzo con acidi e pergamena” con altri equilibrismi inseriti in processi chimico-fisici.

In questo quarantennio di ‘osservazione’ l’atto plastico è passato attraverso il modellare, lo scolpire, l’assemblare, il forgiare, l’architettare; ha affrontato la tradizione e la cancellazione della stessa; ha reimpostato la questione del colore. La scultura si è, di fatto, posta obiettivi nuovi, etici ed estetici, e ha sperimentato forme in divenire. Si è cioè liberata dai vincoli del soggetto, da una iconografia consolidata. Si è posta di fronte a considerazioni innovative nel rapporto opera /spazio. Ha quindi prima escluso e poi riaffrontato la monumentalità (intesa in senso anti-monumentale)…”: questo ci spiega Riccardo Passoni. “Ha ritrovato nuove ragioni d’essere”: ultima, 1976, “Frammenti di riflessione” di Nanda Vigo, “in vetro ferro e neon, intesa a indagare il nuovo esito percettivo legato a una riconnotazione dello spazio dato alterato da una installazione geometrica sì, ma luminosa”.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Mario Ceroli, “La Grande Cina” (parte della scenografia del “Riccardo III” di Shakespeare, 1968, legno; Riccardo Cordero, “Giocatore di football”, 1966, poliestere e gelcoat; Giuseppe Tarantino, “Deposizione”, 1953, bronzo e ferro; Gilberto Zorio, “Stella di bronzo con acidi e pergamena”, 1978, stella di bronzo, 2 vasche di terracotta contenenti solfato di rame (a sinistra) e acido idrocloridrico (a destra), barra di ferro e frammento di pergamena.

Festa di Sant’Antonio. Benedetti gli animali e i prodotti della terra

Domenica 22 gennaio 2023, in occasione della festività di Sant’Antonio Abate si terrà la XV edizione della “Benedizione degli animali, dei prodotti della terra e dei mezzi agricoli” presso la Precettoriadi Sant’Antonio di Ranverso.

La manifestazione verrà realizzata con il concorso della Fondazione Ordine Mauriziano ed in collaborazione con i Comuni di Buttigliera Alta e di Rosta e la Coldiretti.                                                                                            Programma:

– ore 10,30, raduno presso la Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso,

– ore 11,00, Santa Messa officiata dal Parroco di Buttigliera Alta e Rosta Don Franco Gonella. Nel corso della celebrazione si procederà alla benedizione dei pani e dei prodotti agricoli, come da tradizione. (Non sarà consentito portare animali all’interno della Chiesa).

– ore 12,00 c. benedizione degli animali, dei prodotti della terra e degli attrezzi agricoli, all’esterno.

Un documentario racconta la meraviglia delle valli di Bardonecchia

Sinfonie Naturali

È il titolo del documentario che sarà proiettato, in anteprima, sabato 7 gennaio 2023, al Salone delle Feste di Bardonecchia con inizio alle 17,30, ad ingresso libero.

Il film percorre attraverso la mutevolezza delle stagioni, la bellezza e la maestosità della natura di queste zone, raccontando la vita della fauna selvatica e gli studi che sono stati fatti in questi anni, per comprendere e conoscere abitudini, spostamenti e adattabilità all’ambiente alpino.
Animali selvatici che attraverso il loro valore estetico, contribuiscono ad innalzare il valore complessivo di queste montagne.
La proiezione sarà introdotta dagli autori: Luca Rossi, veterinario, docente presso l’Universita’ di Torino. Appassionato conoscitore della
fauna selvatica di montagna ed esperto della sua conservazione. Autore di numerosi studi e pubblicazioni scientifiche.
Alessandra Simiand, guida naturalistica, di Bardonecchia, esperta conoscitrice di queste valli e in particolare del vallone di Rochemolles, segue e fotografa gli animali selvatici con passione e ottimi risultati.
Riccardo Topazio, direttore della fotografia, per molti anni presso la Rai Tv, ora con propri progetti legati all’ambiente alpino.
Le musiche sono state composte e realizzate da Franco Bella e la voce narrante è dell’attore Vincenzo Santagata.

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

 


Christoph
Ransmayr   “Il maestro della cascata”   -Feltrinelli-  euro 16,00

Lo scrittore austriaco 68enne ancora una volta sovverte spazio e tempo, ambienta la storia nella geografia visionaria di un futuro apocalittico (neanche  poi così lontano), in cui la crisi climatica ha reso  strategiche e vitali le risorse idriche (sempre più prossime a essere prosciugate).  Molte terre sono state cancellate dall’innalzamento dei mari e l’Europa si è frantumata in una miriade di microstati retti da leader fanatici che si fanno costantemente guerra.

A controllare le risorse per la vita sulla terra è un anonimo cartello (una multinazionale alla quale l’autore affibbia un connotato di stampo mafioso) e solo chi è affiliato gode di libertà e privilegi.

Come l’ingegnere idraulico che è voce narrante, e fa parte dell’élite che può viaggiare  perché si occupa della costruzione strategica delle dighe. E’ il figlio del “maestro della cascata”, ovvero il guardiano e colui che amministra le chiuse del Fiume Bianco; sospettato di aver deliberatamente causato il capovolgimento di una barca e la morte delle 5 persone che erano a bordo, scomparse nel mortale gorgoglio a strapiombo della Grande Cascata alta più di 40 metri.

Il romanzo ruota intorno all’indagine del figlio- narratore che cerca di capire la verità su quel padre che a sua volta si è poi gettato nella cascata «…volato incontro al salto nell’abisso….immobile» e il cui corpo non è stato mai più ritrovato.

La morte dei 5 innocenti è stata una disgrazia o un omicidio? E quella del padre un suicidio? La ricerca della verità si snoda lungo una molteplicità di corsi di acqua – fiumi, laghi, oceano e mare-  tra Europa, Sudamerica e Cambogia.

Sarà anche occasione di riflessioni su temi spinosi.  

Tra quelli più impegnativi: l’anima dell’uomo combattuta tra bene e male, lo stravolgimento degli ambienti naturali, il peso delle colpe paterne che ricade sui figli.

Ma anche gli autoritarismi e i nazionalismi che limitano orizzonti e libertà di azione; per esempio la madre del protagonista era stata obbligata a rimpatriare nell’arida isola in cui era nata. E in una società così chiusa, in cui si vuole stare solo tra la propria gente, senza accettare le  persone che vengono da fuori, allora accade anche che si resti solo  tra fratelli e sorelle. Come il protagonista e l’amatissima sorella Mira che ha le ossa di vetro e con la quale il rapporto sconfina dal fraterno all’amoroso.

Maria Grazia Calandrone Dove  non mi hai portata”  –Einuadi–   euro 19,50

Quando aveva 8 mesi, nel 1956, l’autrice di questo libro fu abbandonata dai genitori che la lasciarono a Villa Borghese e poi, stanchi di vita braccata e grama, si buttarono nel Tevere.

Maria Grazia Calandrone, poetessa, scrittrice, giornalista, autrice e conduttrice radiofonica, oggi ha raccontato questa sua storia cosìunica in un romanzo-inchiesta straordinario, in cui  con lucidità ripercorre le ragioni che potrebbero aver spinto i suoi genitori biologici a gesti così dolorosi ed estremi.

All’epoca la vicenda balzò sulle prime pagine dei giornali e se ne scrissero di tutti i colori; oggi l’autrice vuole fare chiarezza e ricostruisce la vita della donna che l’ha messa al mondo, Lucia Galante, e del padre Giuseppe.

Lucia era nata a Palata, in Molise, nel 1936, epoca in cui le donne avevano ancora poca voce in capitolo in merito al loro destino. I genitori l’avevano obbligata a sposare – contro la sua volontà- Luigi Greco, uomo violento che non consumerà mai il matrimonio ma in compenso farà a brandelli corpo, anima e futuro della moglie.

Stanca di subire percosse e vessazioni, Lucia scappa con il suo grande amore Giuseppe. Gesto inaudito per quei tempi – gli anni 60 in cui non esisteva il divorzio- che la condannerà ad un ostracismo senza possibilità di appello.

L’adultera Lucia e il suo amante, che a sua volta ha lasciato la famiglia, si trasferiscono prima a Milano e poi a Roma; ma le cose andranno sempre peggio perché lui non è più giovanissimo e trovare lavoro è impossibile, sprofondare nella miseria è un attimo. Nel frattempo nasce la loro bimba e i problemi si amplificano.

Attraverso accurate ricerche, Maria  Grazia Calandrone è riuscita a ricomporre  il puzzle della vita della coppia in fuga, senza mezzi e senza speranze, e a ricostruire anche i suoi primi 8 mesi di vita.

Fa luce sui suicidi dei suoi genitori che l’avevano amata moltissimo, ma a un certo punto avevano deciso di abbandonare lei e la vita. Lasciarono la  piccola nel cuore di Villa Borghese, nessun biglietto, ma una lettera all’”Unità”, perché volevano fare scalpore e speravano che qualcuno si prendesse cura della loro bambina.

Poi Lucia e Giuseppe lasciano andare le loro vite a fondo nelle acque del Tevere; lei aveva 29 anni, lui 56.Il fiume restituirà i loro corpi e quello di Lucia spiegherà alcune cose e infine troverà sepoltura; mentre quello di Giuseppe avrà un destino ancora più triste.

 

Graham Greene   “In viaggio con la zia”     -Sellerio-   euro 16,00

Non ha bisogno di presentazione Graham Greene  (1904-1991):agente segreto di Sua Maestà Britannica, scrittore (26 romanzi, varie raccolte di racconti, una decina di pièces teatrali e parecchie sceneggiature), giornalista e autore di reportage di viaggio. Però è interessante che abbia affermato che “In viaggio con la zia” è stato l’unico libro scritto per puro divertimento.

Ed è a tratti esilarante questo racconto pubblicato nel 1969, che parla di vecchiaia, sorprese continue, avventure incredibili. Ma soprattutto dell’inizio di una nuova, inaspettata e sorprendente vita.

Ad essere stravolta è quella del 50enne direttore di banca Henry Pulling, neo pensionato, uomo conformista, scapolo, impacciato con il genere femminile, amante della tranquillità e dedito alla coltivazione delle sue amate dalie.

Al funerale della madre rivede la zia Augusta che da 40 anni era scomparsa dal radar familiare.

Augusta è un’arzilla ottuagenaria, un autentico ciclone di vecchietta, con un carattere agli antipodi rispetto a quello del nipote.

E’ anticonformista per Dna, parecchio eccentrica e amante di scoperte sempre nuove e movimento costante, e finisce per coinvolgere Henry in un’avventura a tratti paradossale. Di fatto rivoluziona esistenza e certezze del nipote a partire da una rivelazione shock sulla defunta…

Da Londra  a Istanbul per arrivare nel lontano Paraguay, i due si troveranno a viaggiare con i mezzi più disparati (treno, cargo, aerei, taxi, ecc.) e finiranno per essere coinvolti in avventure pazzesche, tra droga, sesso, traffici illeciti, oscuri agenti segreti e avventurieri di ogni  sorta.

Il tutto condito da aneddoti e rivelazioni sulla famiglia che la zia svela strada facendo al nipote, pagine a tratti esilaranti e soffuse di grande ironia.

Due anime tanto diverse si avventurano per il mondo e nella vita;dietro all’incredibile itinerario c’è il preciso disegno della zia di ritrovare un suo misterioso amore italiano. Una chicca di raffinatezza da gustare passo passo e che ci svela quanto la vita possa sorprenderci fino all’ultimo respiro. IL romanzo fu anche materia per il memorabile film che il regista George Cukor girò nel 1972, interpretato in modo magistrale da una spumeggiante Maggie Smith.

Hanni Münzer  “Il luogo dell’anima”   – Editrice Nord-   euro 20,00

E’ il primo volume della saga che l’autrice tedesca dedica alla famiglia Sadler composta da tre fratelli, il padre August e la madre Charlotte (che si distingue per il carattere autoritario e una certa durezza). Ripercorre il destino dei personaggi dal 1920 fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale e mette al centro della narrazione temi tosti come la sofferenza, l’amore per i propri cari, il sacrifico, un segreto sconvolgente e la nostalgia per la patria lontana.

Quando nel 1914 scoppia la Prima Guerra Mondiale e Laurenz ha compiuto da poco 13 anni la consuetudine vuole che i figli dei contadini abbandonino gli studi al 12esimo compleanno; lui sta studiando al liceo i grandi classici  che lo appassionano,  inoltre studia violoncello e fisarmonica. Il conflitto spariglia le carte della vita normale, i fratelli maggiori Kurt e Alfred vengono reclutati e poi anche il padre August.

La guerra falcia la vita di Alfred che cade sul campo di battaglia, mentre il maggiore Kurt sopravvive anche alla prigionia e ritorna a casa dove prende in mano le redini del podere di famiglia. Nel frattempo Laurenz era rimasto ad aiutare la madre e con il ritorno del fratello può riprendere gli amati studi musicali al Conservatorio di Breslavia.

Così la madre richiama Laurenz al quale passa la gestione del podere. Solo che si presenta con tanto di moglie incinta, Annemarie, ragazza pallida e delicata con un grande segreto. Come si svolgerà la convivenza con la suocera Charlotte e cosa accadrà lo scoprirete procedendo nella lettura delle 500 pagine che ritraggono anche lo sfondo storico europeo tra le due guerre. E starete in attesa degli sviluppi nel romanzo che seguirà.

 

François Guillaume Lorrain   “ Rossella”     -Corbaccio-    euro  18,60

E’ il libro imperdibile per tutti gli amanti del colossal “Via col vento” ispirato al romanzo di Margareth Mitchell del 1936, perché il giornalista e scrittore francese Lorrain ci porta dietro le quinte della complicata storia della lavorazione del film e della difficile scelta dei personaggi.

In forma piacevolmente romanzata è la cronaca documentata delle mille traversie attraverso le quali si arrivò a produrre la pellicola capolavoro che  vinse ben 8 Premi Oscar; tra  i quali il primo assegnato ad un’attrice afroamericana, la strepitosa Hattie Mc Daniel che incarnò la mitica Mamie, sempre al fianco di Rossella.

Un film leggendario la cui gestazione durò 3 anni, tra alti e bassi e cambiamenti continui, 4 registi che si avvicendarono e 5 mesi di riprese.

Gustosissime la pagine dedicate alla difficile ricerca dell’attrice protagonista; quella  più adatta a dare vita alla capricciosa, tenace e affascinante egoista Rossella. Eroina carica di una volontà di sopravvivenza che le farà superare la guerra, la perdita di tutto, e lutti devastanti. Come l’ultimo, la morte della figlioletta Diletta che schianterà l’anima di Rhett, ma non quella della protagonista.

Tra le attrici candidate Bette Davis, Lana Turner, Loretta Young e  Katharine Hepburn. A un passo dall’ottenere la parte arrivò Paulette Godard, ma scartata per la sua scandalosa convivenza con Charlie Chaplin.

Poi il destino fa planare a Hollywood l’inglese Vivien Leigh,arrivata in America per stare accanto all’amante  Laurence Olivier. Convinta di essere perfetta per la parte si reca negli Studios e va a trovare il fratello del produttore David O. Selznick, Myron, che la porta sul set. Sarà subito chiaro a tutti che è lei la perfetta incarnazione della volitiva Rossella O’Hara.

 

La scelta dell’attore per l’affascinante farabutto Rhett Butler fu un po’ più semplice. Sebbene si vociferasse delle candidature di Errol Flynn e Gary Cooper, in realtà fin da subito l’unico vero attore possibile fu Clark Gable.

Per vincere la sua titubanza Selznick gli offrì una considerevole somma di denaro con la quale l’attore riuscì a liquidare la moglie, per poi impalmare l’amata Carole Lombard.

5 mesi di riprese, il cambio  di regista per cui Cukor fu sostituito da Victor Fleming, mentre la sceneggiatura subiva continue rimaneggiature in corso d’opera (compresa quella di Francis Scott Fitzgerald). E la piacevolissima lettura di tutti i dietro le quinte di un assoluto capolavoro cinematografico e letterario.

Frida, la voce del Piemonte allo Zecchino d’oro

Il 22, 23 e 24 dicembre su Rai1 con FRANCESCA FIALDINI e PAOLO CONTICINI

Gran Finale la Vigilia di Natale con CARLO CONTI

22 dicembre 2022

Si chiama Frida e ha 8 anni la bambina di Moncalieri (TO) che parteciperà alla 65ª edizione dello Zecchino d’Oro, in onda su Rai1 giovedì 22 dicembre e venerdì 23 dicembre alle ore 17.05e sabato 24 dicembre alle ore 17.

Con il brano Mambo Rimambo, con testo e musica diGianfranco Grottoli, Andrea Vaschetti e Andrea Casamento, Frida ci insegna che, con un po’ di ingegno e allenamento, tutti possono imparare a cantare con le rime e a giocare con le parole.

A condurre le prime due puntate della trasmissione, dopo il successo dello scorso anno, tornano Francesca Fialdini e Paolo Conticini.

Per la finale, il pomeriggio della Vigilia di Natale, il padrone di casa sarà invece Carlo Conti, direttore artistico di Zecchino d’Oro. La regia è di Maurizio Pagnussat.

I conduttori non saranno soli sul palco dell’Antoniano, con loro:gli youtuber Ninna e Matti, che guideranno la Giuria dei Piccoli, giuria ufficiale dello Zecchino d’Oro composta da 20 bambini, e divertiranno grandi e piccoli; Cristina D’Avena che farà parte della Giuria dei Grandi durante la finale e porterà sul palco la sua musica; il Grande Mago, Alessandro Politi, con i suoi spiritositrucchi di magia; gli immancabili Buffycats della serie “44 gatti”.

Ospiti della prima puntata anche Giulia Ghiretti, nuotatriceparalimpica, Giorgio Minisini, atleta nuoto sincronizzato, Francesco Bocciardo, nuotatore paralimpico, campioni delle Fiamme Oro della Polizia di Stato, che canteranno il brano “Ognuno è campione” con il Piccolo Coro dell’Antoniano.

Protagonista assoluta la gara tra le canzoni:

giovedì 22 dicembre, ore 17.05 si inizia con l’ascolto delle prime 7 canzoni;

venerdì 23 dicembre, sempre alle 17.05 si prosegue con l’ascolto delle altre 7 canzoni;

sabato 24 dicembre, ore 17 gran finale con il riascolto di tutti i 14 brani e la proclamazione del brano vincitore.

Le 14 canzoni, interpretate da 17 bambini provenienti da 11 diverse regioni italiane insieme al Piccolo Coro dell’Antoniano diretto da Sabrina Simoni, cantano temi importanti e attuali: l’ambiente, la diversità, la famiglia. A firmarle 30 autori di musiche e testi, tra cui Checco Zalone, Enrico Ruggeri, Cesareo di Elio e le Storie Tese insieme a Filippo Pax Pascuzzi, Margherita Vicario, Eugenio Cesaro degli Eugenio In Via Di Gioia, Deborah Iurato e Virginio.

Tutti i brani sono già disponibili su tutte le piattaforme digitali e nei negozi di dischi all’interno della compilation del 65° Zecchino d’Oro, realizzata da Antoniano con la direzione musicale e artistica del Maestro Lucio Fabbri e distribuito da Sony Music Italia.

L’edizione numero 65 di Zecchino d’Oro sarà un’edizione speciale: in onda nei giorni dell’anno più amati dai piccoli, per ribadire il diritto di qualunque bambino di vivere i suoi anni più belli con gioia, serenità e spensieratezza. L’edizione 2022 di Zecchino d’Oro si intitolerà, infatti, Semplicemente bambino.

Torna anche quest’anno il gioco web per individuare la canzone preferita dalla rete: ognuno potrà esprimere la propria preferenza e provare a far vincere la propria canzone del cuore su www.zecchinodoro.org/il-mio-zecchino-2022/.

***

Come da tradizione, lo Zecchino d’Oro si fa portavoce di Operazione Pane, la campagna di Antoniano che supporta 18 mense francescane in Italia e 5 nel mondo (in Ucraina, Romaniae Siria). Operazione Pane, con le sue storie, sarà protagonista delle tre puntate di Zecchino d’Oro e, durante la finale, potremo tutti sostenere le mense francescane con un sms o una chiamata da rete fissa al 45588.

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Quest’anno lo Zecchino d’Oro sarà non solo accessibile, ma veramente inclusivo grazie all’impegno di Rai Pubblica Utilità e alla pubblicazione in esclusiva su RaiPlay.

Tutte le puntate saranno come sempre sottotitolate su Rai UNO alla pagina 777 di Televideo, e la puntata finale di sabato 24 dicembre anche audio descritta per permettere proprio a tutti, di percepire ogni elemento visivo in grado di trasmettere al meglio l’atmosfera ed il clima della manifestazione – luci, colori, movimenti, sguardi – e di conoscere ogni minimo dettaglio in onda – dalla scenografia, agli abiti.  

Inoltre, per la prima volta, in virtù di un accordo di collaborazione tra Rai Pubblica Utilità e L’ISTITUTO STATALE PER SORDI DI ROMA ANTONIO MAGAROTTO, oltre 30 bambini – sordi e udenti, allievi dell’Istituto – interpreteranno in LIS, come solisti e in piccoli cori, ricreando le emozioni ed il ritmo dei piccoli cantanti e del Piccolo Coro dell’Antoniano, le 14 canzoni in gara dello Zecchino d’Oro 2022, dando vita a 14 emozionanti clip accessibili anche con i sottotitoli, e pubblicate in esclusiva su Rai Play.

Un progetto che ha impegnato a pieno ritmo sia Rai Pubblica Utilità, in particolare la Struttura Accessibilità, che l’Istituto Magarotto con mesi di prove, e che ha permesso alla manifestazione canora di diventare veramente non solo PER TUTTI, MA DI TUTTI.

Per conoscere i solisti, sempre in esclusiva su Rai Play, saranno inoltre disponibili delle brevi clip complete di sottotitoli, grazie alle quali ciascun bambino si presenterà nella Lingua dei segni italiana.

Un significativo passo in avanti verso una vera inclusione dedicata, questa volta, al mondo dei più piccoli.

***

I bimbi del Piccolo Coro dell’Antoniano e i solisti vestono abiti Miss Grant, Paolo Pecora e Meilisa Bai, marchi di Follie’sGroup ed indossano scarpe Atlantic Stars.

Sabrina Simoni veste Angela Mele Milano.

Per ulteriori informazioni: www.zecchinodoro.org

La prima pizza circolare si mangia a Torino

La rivisitazione di un grande classico della cucina italiana secondo i principi dell’economia circolare applicata al cibo, all’interno del progetto europeo FUSILLI,  si trova alla Locanda nel Parco a Mirafiori, grazie alla proposta dell’Università di Scienze Gastronomiche e del Pollenzo FoodLab.

La Pizza Circolare nasce all’interno del progetto europeo FUSILLI che, fino al 2024, mira a promuovere la transizione del sistema alimentare di 12 città europee attraverso Living Lab innovativi. A Torino grazie a FUSILLI si sperimentano innovazioni e azioni concrete all’interno del Turin Food Innovation Living Lab, un ecosistema di innovazione aperta condivisa e partecipata implementato principalmente nell’area di Mirafiori, che coinvolge gli abitanti e un’ampia gamma di portatori di interesse nello sviluppare e attuare politiche alimentari locali che soddisfino le quattro priorità FOOD 2030:

  1. alimentazione per diete sostenibili e sane
  2. sistemi alimentari intelligenti per il clima e sostenibili dal punto di vista ambientale
  3. circolarità e sistemi alimentari efficienti sotto il profilo delle risorse
  4. innovazione e responsabilizzazione delle comunità.

FUSILLI è l’acronimo di Fostering the Urban food System Transformation through Innovative Living Labs Implementation e a Torino è realizzato dalla Città di Torino e dalla Fondazione della Comunità di Mirafiori in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, l’Università di TorinoOrti Generali come terze parti e il coinvolgimento, in varie azioni, di stakeholder sul territorio di Mirafiori come, in questo caso, la Cooperativa Sociale Mirafiori che gestisce la Locanda nel Parco.

La Città di Torino, da tempo attenta a promuovere una transizione del sistema alimentare cittadino attraverso l’adozione di soluzioni maggiormente sostenibili da un punto di vista sociale, economico e ambientale, con la partecipazione al progetto FUSILLI ha rafforzato il proprio impegno in questa direzione definendo una strategia olistica, sinergica ed integrata.

Parallelamente, l’implementazione del Turin Food Innovation Living Lab a Mirafiori ha offerto l’opportunità di creare uno spazio di sperimentazione condiviso volto a definire soluzioni co-progettate attraverso il coinvolgimento di un’ampia gamma di attori che agiscono nelle diverse dimensioni della filiera alimentare: produzione e trasformazione, distribuzione e logistica, consumo, gestione e riduzione dello spreco alimentare, nonché “governance”.

Il Living Lab implementato con il progetto FUSILLI insisterà su alcune tematiche di interesse strategico: promozione del modello di economia circolare, attività di educazione e sensibilizzazione sul rapporto cibo/salute, gestione dello spreco alimentare, recupero e redistribuzione delle eccedenze alimentari anche a fini solidaristici, tutela della biodiversità e promozione del cibo locale, rafforzamento dell’identità di quartiere e della capacità di resilienza degli abitanti. Benché caratterizzato come un banco di prova sperimentale a scala di quartiere (Mirafiori), il Turin Food Living Lab mira a replicare le soluzioni di successo in altre aree cittadine.

«La Pizza Circolare è un importante tassello della più ampia strategia alla quale la Città di Torino sta lavorando con impegno da tempo, volta ad accompagnare la transizione del sistema alimentare cittadino verso soluzioni in linea con le priorità Food 2030 dell’Unione Europea» sottolinea l’Assessora della Città di Torino alla Transizione ecologica e digitale, Chiara Foglietta «Non a caso la città ha inserito il tema dell’economia circolare come uno dei quattro pilastri su cui lavorerà il nuovo Gruppo Interdipartimentale, nato anche grazie agli spunti e alle sinergie con il progetto europeo FUSILLI, che ha l’obiettivo di realizzare politiche condivise e univoche in ambito alimentare».

Fondazione della Comunità di Mirafiori onlus da oltre 10 anni si occupa di coinvolgere gli abitanti in attività e in eventi di divulgazione legati ai temi della rigenerazione urbana e sociale, anche attraverso il cibo come occasione di socialità e di sostenibilità ambientale. Da 4 anni con Mirafood (la comunità urbana Slow Food per la valorizzazione del territorio di Mirafiori), con il progetto Mirafiori Quartieri Solidali e oggi, grazie a FUSILLI, si possono consolidare le azioni di sistema sul recupero del cibo e sostegno alimentare, si avviano nuove sperimentazioni sul tema della circolarità del cibo e si sviluppano strategie condivise per la valorizzazione delle tipicità e artigianalità locali come MA.MI food – Made in Mirafiori, il paniere di prodotti tipici di Mirafiori.

La sinergia tra amministrazione, enti del Terzo Settore, mondo accademico e cittadini, anche in questo caso, rappresenta un’importante valore aggiunto al territorio.

«Con il progetto FUSILLI, la Fondazione della Comunità di Mirafiori ha la possibilità di incrementare ulteriormente le azioni di valorizzazione dell’identità del territorio attraverso la cultura del cibo, attivate da anni e promosse fin dal 2018 con Mirafood. La Pizza Circolare è un’ulteriore tappa nella costruzione del sostegno allo sviluppo economico locale e si inserisce nel neonato paniere di prodotti del quartiere, MA.MI food – Made in Mirafiori, rispettosi dei principi del “cibo buono pulito e giusto” e motore di un maggiore benessere delle persone e dell’ambiente.» Anna Rosaria Toma, Presidente di Fondazione della Comunità di Mirafiori onlus.

La Pizza Circolare è una proposta gastronomica progettata dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e il Pollenzo FoodLab, laboratorio di sperimentazione e formazione per l’innovazione in cucina, in collaborazione con la Locanda nel Parco, il ristorante sociale della Casa nel Parco.

L’innovativo concept si fa portavoce dei principi della Circular Economy for Food (CEFF) che l’Ateneo ha promosso negli anni con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo dell’economia circolare applicata al food system.

«La Circular Economy for Food è quel modo di pensare ed agire sistemico, che parte dal porre al centro di ogni processo decisionale la tutela e la rigenerazione del capitale naturale a cui è associato quello umano, culturale ed economico, rispettando i limiti planetari ed offrendo allo stesso tempo uno spazio equo alla società civile. Il primo passo è cercare di evitare di compromettere i rapporti con il migliore fornitore di materia prima che il genere umano conosca, ovvero la Natura, per poi ragionare sulla valorizzazione di ogni eccedenza, l’inclusione sociale, l’utilizzo intero degli ingredienti, il recupero del saper fare in cucina e così via» afferma il prof. Franco Fassio curatore dell’iniziativa insieme alla designer sistemica Alessandra Savina ed al gruppo di lavoro del Food Lab, composto da Carol Povigna, Nahuel Buracco e Matteo Bigi, gastronomi e formatori che con la loro esperienza e creatività sfornano quotidianamente nuovi paradigmi gastronomici in cucina.

Seguendo le 3C della CEFF (Capitale, Ciclicità e Coevoluzione), la pizza valorizza i suoi ingredienti nella loro interezza, evitando la generazione di sprechi, esaltando la biodiversità naturale e culturale tipica del territorio e coinvolgendo la comunità con un prodotto nutriente e salutare per l’umanità e il pianeta (One Health).

La prima ricetta di pizza rivisitata che viene proposta a Locanda nel Parco mette in discussione la famosa 4 Stagioni. I “classici” topping come mozzarella, pomodoro, carciofini, olive, funghetti, prosciutto cotto, nella nuova versione progettata da Pollenzo sono sostituiti da verdure di stagione, dal formaggio tipico piemontese Mortrett, o dal Seirass del Fen, una ricotta stagionata Presìdio Slow Food.

Con l’aggiunta di erbe aromatiche del kitchen garden nei cassoni a Spazio WOW, ex fabbrica del quartiere rigenerata con vocazione green, e l’impasto a lunga lievitazione cotto in un forno a risparmio energetico, realizzato con materiale refrattario, in grado di mantenere la temperatura e ridurre i consumi.

La ricetta, nella sua versione invernale, include come ingredienti vegetali il cavolo broccolo, zucca Butternut, cavolo viola e porro: verdure che sono espressione stagionale del territorio piemontese.

La proposta gastronomica è pensata per essere versatile e replicabile per ogni stagione e lì rientra in un ragionamento più ampio che l’Ateneo pollentino sta portando avanti, con l’ambizione di rivisitare alcuni grandi classici della cucina italiana, in chiave sostenibile e circolare. Non si tratta, infatti, di un mix unico nel suo genere, ma di un modus operandi applicato ad una pizza vegetariana, qualcosa che l’antropologo francese Claude Lévi-Strauss definirebbe come un’azione di “bricolage contadino” ovvero di quella capacità delle società tradizionali di operare sui saperi materiali e immateriali ricombinandoli creativamente, per valorizzarli al massimo ed evitare la generazione di sprechi.

“La Gastronoma” è il nome della nuova pizza, ideato dagli studenti della Laurea Magistrale in Food Innovation & Management di UNISG, coinvolti nei test sensoriali che hanno portato alla generazione della ricetta invernale. Una pizza che porta in tavola la biodiversità naturale e culturale tipica di ogni territorio, riducendo al minimo gli scarti derivanti dalla sua produzione in chiave di economia circolare.

«L’obiettivo del Food Lab, contribuendo alla creazione di nuovi prodotti come La Gastronoma, è quello di diffondere un nuovo modo di fare, che ha radici nel passato, ma che allo stesso tempo non vuole assumere un atteggiamento nostalgico, ma far propria la consapevolezza che in questo stato di crisi ecologica mondiale, è opportuno che la modernità e l’innovazione si siedano al tavolo della tradizione, specie quando quest’ultima diventa portavoce di valori attualizzabili in soluzioni per il futuro» afferma Carol Povigna, coordinatrice del Pollenzo Food Lab.

La Locanda nel Parco è il ristorante gestito dalla Cooperativa Sociale Mirafiori, realtà presente in quartiere dal 1988. Il locale, nella ristrutturazione del 2021, è stato pensato con una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale, attraverso l’applicazione dei principi dell’economia circolare. È un luogo di opportunità sia lavorative per chi è disposto a rimettersi in gioco con i propri talenti nonostante le profonde difficoltà vissute, che formative per i giovani: è un hub permanente della scuola di formazione professionale Engim San Luca.

Oltre a essere spazio di aggregazione e socializzazione aperto a tutti senza distinzioni, con attenzione alle persone più fragili, si propone cibo di qualità, che rispetta la stagionalità dei prodotti e con una grande attenzione alla provenienza degli alimenti, prediligendo i prodotti locali. Il nostro vino è biologico certificato e offriamo birre di piccoli produttori piemontesi.

La Pizza Circolare rappresenterà il fiore all’occhiello della proposta di pizze di Locanda nel Parco, punto di riferimento per il territorio, orientato a un’alimentazione sana e sostenibile, sia per l’ambiente che, economicamente, per i clienti.

La Pizza Circolare è disponibile a Locanda nel Parco (via Modesto Panetti, 1 – Torino) dal 2 dicembre 2022 tutti i giorni dal martedì alla domenica.
Consigliata la prenotazione al 345 6878874.

La prima pizza circolare si mangia a Torino

La rivisitazione di un grande classico della cucina italiana secondo i principi dell’economia circolare applicata al cibo, all’interno del progetto europeo FUSILLI,  si trova alla Locanda nel Parco a Mirafiori, grazie alla proposta dell’Università di Scienze Gastronomiche e del Pollenzo FoodLab.

La Pizza Circolare nasce all’interno del progetto europeo FUSILLI che, fino al 2024, mira a promuovere la transizione del sistema alimentare di 12 città europee attraverso Living Lab innovativi. A Torino grazie a FUSILLI si sperimentano innovazioni e azioni concrete all’interno del Turin Food Innovation Living Lab, un ecosistema di innovazione aperta condivisa e partecipata implementato principalmente nell’area di Mirafiori, che coinvolge gli abitanti e un’ampia gamma di portatori di interesse nello sviluppare e attuare politiche alimentari locali che soddisfino le quattro priorità FOOD 2030:

 

alimentazione per diete sostenibili e sane
sistemi alimentari intelligenti per il clima e sostenibili dal punto di vista ambientale
circolarità e sistemi alimentari efficienti sotto il profilo delle risorse
innovazione e responsabilizzazione delle comunità.

 

FUSILLI è l’acronimo di Fostering the Urban food System Transformation through Innovative Living Labs Implementation e a Torino è realizzato dalla Città di Torino e dalla Fondazione della Comunità di Mirafiori in collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, l’Università di TorinoOrti Generali come terze parti e il coinvolgimento, in varie azioni, di stakeholder sul territorio di Mirafiori come, in questo caso, la Cooperativa Sociale Mirafiori che gestisce la Locanda nel Parco.

La Città di Torino, da tempo attenta a promuovere una transizione del sistema alimentare cittadino attraverso l’adozione di soluzioni maggiormente sostenibili da un punto di vista sociale, economico e ambientale, con la partecipazione al progetto FUSILLI ha rafforzato il proprio impegno in questa direzione definendo una strategia olistica, sinergica ed integrata.

Parallelamente, l’implementazione del Turin Food Innovation Living Lab a Mirafiori ha offerto l’opportunità di creare uno spazio di sperimentazione condiviso volto a definire soluzioni co-progettate attraverso il coinvolgimento di un’ampia gamma di attori che agiscono nelle diverse dimensioni della filiera alimentare: produzione e trasformazione, distribuzione e logistica, consumo, gestione e riduzione dello spreco alimentare, nonché “governance”.

Il Living Lab implementato con il progetto FUSILLI insisterà su alcune tematiche di interesse strategico: promozione del modello di economia circolare, attività di educazione e sensibilizzazione sul rapporto cibo/salute, gestione dello spreco alimentare, recupero e redistribuzione delle eccedenze alimentari anche a fini solidaristici, tutela della biodiversità e promozione del cibo locale, rafforzamento dell’identità di quartiere e della capacità di resilienza degli abitanti. Benché caratterizzato come un banco di prova sperimentale a scala di quartiere (Mirafiori), il Turin Food Living Lab mira a replicare le soluzioni di successo in altre aree cittadine.

«La Pizza Circolare è un importante tassello della più ampia strategia alla quale la Città di Torino sta lavorando con impegno da tempo, volta ad accompagnare la transizione del sistema alimentare cittadino verso soluzioni in linea con le priorità Food 2030 dell’Unione Europea» sottolinea l’Assessora della Città di Torino alla Transizione ecologica e digitale, Chiara Foglietta «Non a caso la città ha inserito il tema dell’economia circolare come uno dei quattro pilastri su cui lavorerà il nuovo Gruppo Interdipartimentale, nato anche grazie agli spunti e alle sinergie con il progetto europeo FUSILLI, che ha l’obiettivo di realizzare politiche condivise e univoche in ambito alimentare».

Fondazione della Comunità di Mirafiori onlus da oltre 10 anni si occupa di coinvolgere gli abitanti in attività e in eventi di divulgazione legati ai temi della rigenerazione urbana e sociale, anche attraverso il cibo come occasione di socialità e di sostenibilità ambientale. Da 4 anni con Mirafood (la comunità urbana Slow Food per la valorizzazione del territorio di Mirafiori), con il progetto Mirafiori Quartieri Solidali e oggi, grazie a FUSILLI, si possono consolidare le azioni di sistema sul recupero del cibo e sostegno alimentare, si avviano nuove sperimentazioni sul tema della circolarità del cibo e si sviluppano strategie condivise per la valorizzazione delle tipicità e artigianalità locali come MA.MI food – Made in Mirafiori, il paniere di prodotti tipici di Mirafiori.

La sinergia tra amministrazione, enti del Terzo Settore, mondo accademico e cittadini, anche in questo caso, rappresenta un’importante valore aggiunto al territorio.

«Con il progetto FUSILLI, la Fondazione della Comunità di Mirafiori ha la possibilità di incrementare ulteriormente le azioni di valorizzazione dell’identità del territorio attraverso la cultura del cibo, attivate da anni e promosse fin dal 2018 con Mirafood. La Pizza Circolare è un’ulteriore tappa nella costruzione del sostegno allo sviluppo economico locale e si inserisce nel neonato paniere di prodotti del quartiere, MA.MI food – Made in Mirafiori, rispettosi dei principi del “cibo buono pulito e giusto” e motore di un maggiore benessere delle persone e dell’ambiente.» Anna Rosaria Toma, Presidente di Fondazione della Comunità di Mirafiori onlus.

La Pizza Circolare è una proposta gastronomica progettata dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e il Pollenzo FoodLab, laboratorio di sperimentazione e formazione per l’innovazione in cucina, in collaborazione con la Locanda nel Parco, il ristorante sociale della Casa nel Parco.

L’innovativo concept si fa portavoce dei principi della Circular Economy for Food (CEFF) che l’Ateneo ha promosso negli anni con l’obiettivo di contribuire allo sviluppo dell’economia circolare applicata al food system.

«La Circular Economy for Food è quel modo di pensare ed agire sistemico, che parte dal porre al centro di ogni processo decisionale la tutela e la rigenerazione del capitale naturale a cui è associato quello umano, culturale ed economico, rispettando i limiti planetari ed offrendo allo stesso tempo uno spazio equo alla società civile. Il primo passo è cercare di evitare di compromettere i rapporti con il migliore fornitore di materia prima che il genere umano conosca, ovvero la Natura, per poi ragionare sulla valorizzazione di ogni eccedenza, l’inclusione sociale, l’utilizzo intero degli ingredienti, il recupero del saper fare in cucina e così via» afferma il prof. Franco Fassio curatore dell’iniziativa insieme alla designer sistemica Alessandra Savina ed al gruppo di lavoro del Food Lab, composto da Carol Povigna, Nahuel Buracco e Matteo Bigi, gastronomi e formatori che con la loro esperienza e creatività sfornano quotidianamente nuovi paradigmi gastronomici in cucina.

Seguendo le 3C della CEFF (Capitale, Ciclicità e Coevoluzione), la pizza valorizza i suoi ingredienti nella loro interezza, evitando la generazione di sprechi, esaltando la biodiversità naturale e culturale tipica del territorio e coinvolgendo la comunità con un prodotto nutriente e salutare per l’umanità e il pianeta (One Health).

La prima ricetta di pizza rivisitata che viene proposta a Locanda nel Parco mette in discussione la famosa 4 Stagioni. I “classici” topping come mozzarella, pomodoro, carciofini, olive, funghetti, prosciutto cotto, nella nuova versione progettata da Pollenzo sono sostituiti da verdure di stagione, dal formaggio tipico piemontese Mortrett, o dal Seirass del Fen, una ricotta stagionata Presìdio Slow Food.

Con l’aggiunta di erbe aromatiche del kitchen garden nei cassoni a Spazio WOW, ex fabbrica del quartiere rigenerata con vocazione green, e l’impasto a lunga lievitazione cotto in un forno a risparmio energetico, realizzato con materiale refrattario, in grado di mantenere la temperatura e ridurre i consumi.

La ricetta, nella sua versione invernale, include come ingredienti vegetali il cavolo broccolo, zucca Butternut, cavolo viola e porro: verdure che sono espressione stagionale del territorio piemontese.

La proposta gastronomica è pensata per essere versatile e replicabile per ogni stagione e lì rientra in un ragionamento più ampio che l’Ateneo pollentino sta portando avanti, con l’ambizione di rivisitare alcuni grandi classici della cucina italiana, in chiave sostenibile e circolare. Non si tratta, infatti, di un mix unico nel suo genere, ma di un modus operandi applicato ad una pizza vegetariana, qualcosa che l’antropologo francese Claude Lévi-Strauss definirebbe come un’azione di “bricolage contadino” ovvero di quella capacità delle società tradizionali di operare sui saperi materiali e immateriali ricombinandoli creativamente, per valorizzarli al massimo ed evitare la generazione di sprechi.

“La Gastronoma” è il nome della nuova pizza, ideato dagli studenti della Laurea Magistrale in Food Innovation & Management di UNISG, coinvolti nei test sensoriali che hanno portato alla generazione della ricetta invernale. Una pizza che porta in tavola la biodiversità naturale e culturale tipica di ogni territorio, riducendo al minimo gli scarti derivanti dalla sua produzione in chiave di economia circolare.

«L’obiettivo del Food Lab, contribuendo alla creazione di nuovi prodotti come La Gastronoma, è quello di diffondere un nuovo modo di fare, che ha radici nel passato, ma che allo stesso tempo non vuole assumere un atteggiamento nostalgico, ma far propria la consapevolezza che in questo stato di crisi ecologica mondiale, è opportuno che la modernità e l’innovazione si siedano al tavolo della tradizione, specie quando quest’ultima diventa portavoce di valori attualizzabili in soluzioni per il futuro» afferma Carol Povigna, coordinatrice del Pollenzo Food Lab.

La Locanda nel Parco è il ristorante gestito dalla Cooperativa Sociale Mirafiori, realtà presente in quartiere dal 1988. Il locale, nella ristrutturazione del 2021, è stato pensato con una particolare attenzione alla sostenibilità ambientale e sociale, attraverso l’applicazione dei principi dell’economia circolare. È un luogo di opportunità sia lavorative per chi è disposto a rimettersi in gioco con i propri talenti nonostante le profonde difficoltà vissute, che formative per i giovani: è un hub permanente della scuola di formazione professionale Engim San Luca.

Oltre a essere spazio di aggregazione e socializzazione aperto a tutti senza distinzioni, con attenzione alle persone più fragili, si propone cibo di qualità, che rispetta la stagionalità dei prodotti e con una grande attenzione alla provenienza degli alimenti, prediligendo i prodotti locali. Il nostro vino è biologico certificato e offriamo birre di piccoli produttori piemontesi.

La Pizza Circolare rappresenterà il fiore all’occhiello della proposta di pizze di Locanda nel Parco, punto di riferimento per il territorio, orientato a un’alimentazione sana e sostenibile, sia per l’ambiente che, economicamente, per i clienti.

La Pizza Circolare è disponibile a Locanda nel Parco (via Modesto Panetti, 1 – Torino) dal 2 dicembre 2022 tutti i giorni dal martedì alla domenica.
Consigliata la prenotazione al 345 6878874.

Tante iniziative, per non dimenticare

PROGRAMMA DEGLI EVENTI

NOVEMBRE – DICEMBRE 2022

Istituto Nicolò Tommaseo e piazza XVIII Dicembre

MISSIONE AGENTI PULENTI

Dopo un’attività di formazione volta a fornire alle bambine e ai bambini i contorni del tragico episodio e il contesto storico nel quale è maturato, le due classi aderenti saranno coinvolte in un’attività di tipo laboratoriale con l’obiettivo di apprendere, attraverso un’esperienza pratica diretta, la fatica del ripristino del decoro e della bellezza dei beni pubblici a seguito del danno derivante da incuria o danneggiamento. In occasione della commemorazione pubblica del Centenario, infine, una testimonianza degli alunni affiancherà le orazioni ufficiali previste dalla cerimonia.

A cura di Istituto Nicolò Tommaseo, in collaborazione con Anpi “Eusebio Giambone” e Lions, con il patrocinio della Circoscrizione 1

Info: dott.ssa Lorenza Patriarca, Dirigente Scolastica Istituto Tommaseo, toic815005@istruzione.it

 

Polo del ‘900

DA VENERDÌ 18 NOVEMBRE A DOMENICA 18 DICEMBRE 2022

Online sui social media della Fondazione Istituto piemontese A. Gramsci e della Fondazione https://www.instagram.com/istitutogramscitorino/

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Polo del ‘900

 ACCAD(D)E OGGI. CENT’ANNI DI LIBERTÀ NEGATE

Campagna social per la rilettura e la reinterpretazione del libro di Giancarlo Carcano, Francesco Frola e Francesco Rèpaci, “Strage a Torino – una storia italiana dal 1922 al 1971” (Impremix 2022), a quasi cinquant’anni dalla sua prima edizione.

A cura di Fondazione Istituto piemontese A. Gramsci

Info: comunicazione@gramscitorino.it

MARTEDÌ 22 NOVEMBRE 2022

Ore 18.00 | Circolo della Stampa, corso Stati Uniti, 27

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “STRAGE A TORINO”

Prima presentazione del libro “Strage a Torino – una storia italiana dal 1922 al 1971” scritto dal giornalista Giancarlo Carcano nel 1973 con in allegato documentazioni di Francesco Rèpaci e Francesco Frola, testimoni diretti di quanto accaduto e che negli anni Venti del secolo scorso produssero articoli di giornale e pubblicazioni su quel drammatico evento. Allegate al volume anche le foto della mostra organizzata nel 2015 da CGIL, CISL e UIL sull’assalto alla Camera del Lavoro e alla sede dell’AGO e di Alleanza Cooperative avvenuta nella notte tra il 25 e il 26 aprile del 1921.

La ristampa dell’opera è stata sostenuta da Legacoop Piemonte e promossa dalla Fondazione Gramsci con le OO.SS. CGIL CISL e UIL di Torino con il sostegno del Comune di Torino.

Trattandosi di un’opera di grande rilievo storico, scritta da un giornalista che fu protagonista del dibattito culturale piemontese, l’evento viene ospitato nella sede del Circolo della Stampa di Torino con il patrocinio dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte.

Sono stati invitati:

Stefano Lo Russo; Sindaco di Torino;
Daniele Valle; Presidente Comitato Resistenza e Costituzione della Regione   Piemonte
Gianguido Passoni; Presidente Fondazione Gramsci
Aldo Agosti; Storico e curatore della riedizione del volume;
Dimitri Buzio; Presidente Legacoop Piemonte;
Enrica Valfrè; Segretaria generale CGIL Torino;
Gianni Cortese; Segretario generale UIL Torino;
Domenico Lo Bianco; Segretario generale CISL Torino;
Alberto Sinigaglia; Presidente Polo del ‘900;
Laura Carcano; Giornalista.

Conduce

Stefano Tallia, Presidente Ordine Giornalisti Piemonte

A cura di Fondazione Istituto piemontese Antonio Gramsci – Ordine dei Giornalisti del Piemonte

Info: 011 8395402; segreteria@gramscitorino.it

 

GIOVEDÌ 1 DICEMBRE 2022

Ore 09.30 | Salone Pia Lai presso CGIL Torino, via Pedrotti, 5

PIETRO FERRERO: OPERAIO, SINDACALISTA, ANTIFASCISTA

L’iniziativa ha lo scopo di ricordare la Strage di Torino e in particolare, tra le tante povere vittime che a Torino si sono sacrificate nelle lotte operaie e nella Resistenza, richiamare la figura di Pietro Ferrero, anarchico e operaio di Barriera di Milano che a 27 anni divenne il segretario della FIOM torinese. In un periodo in cui soffia uno scuro vento di destra, la commemorazione ha lo scopo fondamentale di riaffermare, tra le iscritte e gli iscritti e tra le lavoratrici e i lavoratori metalmeccanici, i principi e i valori della nostra Carta Costituzionale per  i quali tante vite sono state sacrificate. Aprirà i lavori Simona Santovito, presidentessa sezione Sorelle Arduino. Parteciperanno: il presidente nazionale ANPI Gianfranco Pagliarulo, il presidente provinciale ANPI Nino Boeti, il segretario generale nazionale della FIOM CGIL Michele De Palma, la segretaria generale della CGIL torinese Enrica Valfrè, il segretario generale della Fiom CGIL Torino Edi Lazzi, il segretario generale della Fiom CGIL Piemonte Valter Vergnano. Ci sarà una ricostruzione storica degli eventi a cura di Nello Dal Bo’ e Giovanni Salierno

A cura della FIOM Torino in collaborazione con la sezione ANPI Libera e Vera Arduino

Info: FIOM Torino 345 5955138

Ingresso libero e gratuito

 

VENERDÌ 2 DICEMBRE 2022

Ore 18.30 | Libreria Belgravia, via Vicoforte, 14/d

18-20 DICEMBRE 1922 – STRAGE A TORINO – PER NON DIMENTICARE

A Torino al biennio rosso (1919-1920) con l’occupazione delle fabbriche seguì il biennio (1921-1922) degli assalti fascisti alle sedi delle società operaie, sindacali e di partito (furono centinaia in tutta Italia). A Torino ci fu il primo assalto delle milizie fasciste alla sede dell’AGO in corso Siccardi, ora corso Galileo Ferraris, nella notte tra il 25 e il 26 aprile 1921 in cui avevano sede la Camera del Lavoro, Alleanza Cooperative e i partiti della sinistra. Si arrivò alla Marcia su Roma e all’avvento al potere di Mussolini a cui seguì la Strage di Torino culminate con il terzo assalto alla sede della Camera del Lavoro di Alleanza Cooperativa Torinese del 18-22 dicembre 1922 che provocò 11 morti accertati e alcune decine di feriti.

Presentazione del libro: “Strage a Torino – Una storia italiana dal 1922 al 1971” di Giancarlo Carcano rieditato con nuove aggiunte da Impremix Edizioni.

Partecipano: Marco Albertaro, Storico; Tullio Quaranta, Presidente ANPI sez. Dante Di Nanni; Pierino Crema, Consigliere Comune Torino;

Gianguido Passoni, Presidente Fondazione Istituto Piemontese Gramsci.

Modera Laura Meli, Responsabile cultura ANPI sez. Dante Di Nanni

Il libro di Carcano era uscito nel 1973 e viene ristampato in occasione del centenario della Strage, a tale avvenimento è dedicata la piazza davanti alla ex stazione di Porta Susa (Piazza XVIII Dicembre). In appendice 2 testimonianze di testimoni dell’epoca (Francesco Repaci

e Francesco Frola) e una documentazione fotografica dell’assalto alla Camera del Lavoro del 25-26 aprile 2021.

A cura di ANPI sezione Dante Di Nanni, Libreria Belgravia

Info: 3475977883 (anche whatsapp); libreria.belgravia@gmail.com

www.facebook.com/libreria.belgravia/

www.instagram.com/libreriabelgravia/?hl=it

Ingresso libero fino a esaurimento posti

SABATO 10 DICEMBRE 2022

Ore 15.00 | Cimitero Monumentale, ingresso corso Regio Parco, 90

LAPIDI E MEMORIE

Organizzato dall’ufficio eventi di AFC Torino SpA. Giovanni Salierno, attraverso percorsi narranti, racconta storie di lapidi che non ci sono più davanti alla lapide di Pietro Ferrero che riposa ancora presso il cimitero Monumentale.

Invitati:

Assessora Chiara Foglietta
I parenti di Pietro Ferrero

A cura di AFC Torino SpA Servizi cimiteriali

Info: 011 01155291; arte-storia@cimiteritorino.it

Ingresso libero

DOMENICA 11 DICEMBRE 2022

Dalle ore 10.00 alle ore 12.00 | Tram Storico ATTS

partenza capolinea piazza Statuto ore 10.00 – 11.00

VIAGGIO SUI BINARI DEL TEMPO – I LUOGHI DELLA STRAGE DI TORINO

Giunto alla settima edizione, gli spettatori che partecipano al tour in tram storico possono ascoltare le vicende dei giorni della strage. Una voce narrante e delle letture tratte dalle cronache e dai testi che affrontano il tema, permettono di immergersi nella Torino degli anni venti. È importante trasmettere il messaggio che la vicenda fu una rappresaglia diffusa su tutto il territorio e creò terrore in tutta Torino mentre le Guardie Regie e le autorità preposte assistevano agli avvenimenti senza intervenire. Gli spettatori possono, durante il tour, riscoprire il luogo dove sorgeva l’edificio che ospitava la Camera del Lavoro di Torino nel 1922.

A cura di Associazione Etica e Lavoro in collaborazione con ACMOS e ATTS Associazione Torinese Tram Storici.

Info: eticaelavoro@gmail.com.

Ingresso solo su prenotazione eticaelavoro@gmail.com

MARTEDÌ 13 DICEMBRE 2022

Ore 18.00 | Biblioteca civica “Primo Levi”, via Leoncavallo, 17

LETTURE E ITINERARIO DIGITALE

Grazie all’ospitalità della Biblioteca civica “Primo Levi”, Giovanni Salierno e Renata Santoro coordinatrice Tavolo Tecnico di Valorizzazione dei cimiteri italiani di Utilitalia Sefit, hanno organizzato un incontro per spiegare le tappe del Percorso digitale intitolato “Strage a Torino – una storia italiana dal 1922 al 1971” con alcune letture e la presentazione delle ultime pubblicazioni.

A cura di AFC Torino SpA Servizi cimiteriali

Info: 011 01155291; arte-storia@cimiteritorino.it

Ingresso libero

MERCOLEDÌ 14 DICEMBRE 2022

Ore 21.00 | Teatro Baretti, via Baretti 4

GLI ALTRI LI TROVERANNO NEI FOSSI

Spettacolo teatrale. Nel centesimo anniversario degli avvenimenti, Baracca & Burattini racconta la Strage di Torino del 1922: “il biglietto da visita del fascismo”. Undici monologhi di giovani donne tra i quattordici e i trent’anni, testimoni di quei tragici giorni. Undici, tanti quanti sono i nomi dei martiri sulla lapide in piazza XVIII Dicembre: una visione tutta al femminile della politica negli anni ’20, che anticipa il Ventennio, la Guerra, la Costituzione, le successive conquiste sociali e forse anche il ’68. Dodici giovani attori della Scuola di teatro di Baracca & Burattini rappresentano queste vite passando dal teatro di narrazione, all’interpretazione, al teatro fisico. Baracca & Burattini è un’associazione di promozione sociale. Ne fanno parte giovani professionisti e amatori del teatro, che fanno da tutor ai giovanissimi interpreti e tecnici.

La compagnia integra diverse abilità, diverse lingue e provenienze, diversi contesti sociali, economici, culturali.

Spettacolo prodotto dalla Scuola di teatro Baracca & Burattini con il contributo di CGIL CISL UIL Torino

Info: torino@cgiltorino.ituilpiemonte@uilpiemonte.itust.torino.canavese@cisl.it

Ingresso libero e gratuito

GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2022

Ore 17.30 | Legacoop Piemonte, via Livorno, 49

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “STRAGE FASCISTA A TORINO. 1922”

Presentazione della ristampa del volume “Strage a Torino – una storia italiana dal 1922 al 1971” con cui il giornalista Giancarlo Carcano ricostruì la strage del 18 dicembre 1922 a Torino, a cinquant’anni da quegli episodi. Ricorrendo i 100 anni dell’anniversario della strage Legacoop Piemonte ha contribuito a una ristampa del volume che rappresenta un’occasione non solo per ricordare quegli episodi che videro coinvolta anche la cooperazione, ma anche per riflettere sul presente e sull’importanza dei valori della libertà e sul ruolo della democrazia e dei corpi intermedi. Interverranno Dimitri Buzio, Presidente di Legacoop Piemonte; Stefano Lo Russo, Sindaco di Torino; Aldo Agosti, Professore emerito di storia contemporanea; Enrica Valfrè, Segretaria generale CGIL Torino. Coordina la giornalista Giulia Zanotti.

A cura di Legacoop Piemonte con la collaborazione di Fondazione Istituto piemontese A. Gramsci e CGIL Torino

Info: 011 5187169; info@legacoop-piemonte.coop

Ingresso su prenotazione Tel. 011 5187169; info@legacoop-piemonte.coop

GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2022

Ore 18.00 | Polo del ‘900, Sala 900, via del Carmine, 14

TORINO 1922 – LA VIOLENZA FASCISTA CONTRO I LAVORATORI

I tragici episodi che si svolsero nel capoluogo torinese il 18 dicembre 1922 videro scaternarsi la violenza delle squadracce fasciste, fino all’assassinio di lavoratori ed antifascisti, fra cui  il segretario generale della Camera del Lavoro Pietro Ferrero. Verranno proiettati i filmati “Torino 1919-1920 il biennio rosso dei consigli di fabbrica” dell’Archivio nazionale cinematografico della Resistenza e “Dalla marcia su Roma a Piazzale Loreto” di Paolo Gobetti e Beppe Risso. Seguiranno gli interventi di: Nino Boeti, Presidente provinciale Anpi; Corrado Borsa, Direttore scientifico Ancr; Barbara Berruti, direttrice Istoreto; Igor Piotto.

A cura di Anpi provinciale Torino, Archivio nazionale cinematografico della Resistenza

Info: 011 2452976 – anpiprov@libero.it

Ingresso libero fino a esaurimento posti

GIOVEDÌ 15 DICEMBRE 2022

Ore 21.00 | Casa del Quartiere Barrito, via Tepice, 23

I LUOGHI DELLA MEMORIA: LA BARRIERA DI NIZZA SOTTO ATTACCO DELLE SQUADRE FASCISTE

La notte del 17 dicembre 1922 durante scontri notturni dalle dinamiche mai chiarite, vennero feriti a morte due camerati. Dal 18 al 20 le squadre fasciste seminarono il terrore per le vie del quartiere, sede di circoli socialisti e comunisti e residenza di molti ferrovieri e tranvieri, categorie molto attive durante il Biennio Rosso. Introduce S. Garzaro. Letture di testimonianze dalle cronache interpretate da F. Cropa, M. Pellati, V. Rossetti, G. Salierno e M. Squillari.

Musiche C. Pestelli.

A cura di ANPI Sezione “G. Perotti – A. Appendino” Nizza Lingotto Millefonti Filadelfia (Torino) e Associazione Etica e Lavoro Pasquale Tavano

Info: eticaelavoro@gmail.com

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

VENERDÌ 16 DICEMBRE 2022

Ore 18.00 | Polo del ‘900, Sala conferenze, corso Valdocco, 4A

PRESENTAZIONE DEL LIBRO “MARIA GIUDICE”

Chi era Maria Giudice? Per molte è semplicemente la madre di una scrittrice, Goliarda Sapienza. Capita purtroppo che le donne vengano schiacciate e compresse dentro un ruolo prestabilito, nonostante siano protagoniste della storia del loro tempo. Come Maria Giudice, per l’appunto, una delle figure più significative del “socialismo umanitario” del primo Novecento. Fu la prima donna a capo della Camera del Lavoro di Torino, direttrice di giornali, dirigente del Partito Socialista. Conobbe l’esilio e la galera per motivi politici, prima e dopo l’avvento del fascismo. Conobbe anche diverse cliniche per malattie mentali. Ebbe dieci figli e un rapporto complicato con la maternità. Basta seguire i fili della sua vita per ricostruire gran parte della storia del Novecento. Ma questo libro (Giulio Perrone Editore 2022) non è solo il racconto del

“secolo breve” visto attraverso gli occhi di una donna irriducibile, è anche,

per Maria Rosa Cutrufelli, un atto di riconoscenza personale nei confronti di

Maria Giudice e, insieme, un atto d’amore per un’amica perduta: l’ultima figlia di Maria, Goliarda Sapienza. Marcella Filippa (Fondazione Vera Nocentini) dialoga con Maria Rosa Cutrufelli, autrice del libro.

A cura di Fondazione Vera Nocentini

Info: fondazionenocentini@gmail.com

Ingresso libero fino a esaurimento posti

SABATO 17 DICEMBRE 2022

Ore 15.00 | Piazza XVIII Dicembre angolo via Cernaia

PERCORSO NEI LUOGHI DEL FASCISMO A TORINO

Il Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà offre un percorso alla riscoperta dei luoghi di memoria cittadini. A partire da piazza XVIII Dicembre, luogo che ricorda la strage compiuta dalle camicie nere nel 1922, il percorso vuole esaminare i luoghi dove si manifestò il potere fascista e la violenza nazifascista, toccando Palazzo Campana – sede del Partito nazionale fascista dal 1929 – via Carlo Alberto 22 – dove è collocata la pietra d’inciampo dedicata a Filippo Acciarini – e l’Albergo Nazionale – sede del Servizio di Polizia di sicurezza tedesca Sipo-SD durante l’occupazione tedesca.

A cura del Museo diffuso della Resistenza, della Deportazione, della Guerra, dei Diritti e della Libertà

Info: 011 01120780 – didattica@museodiffusotorino.it

Percorso gratuito con prenotazione obbligatoria entro venerdì 16 dicembre alle ore 13.00. Il percorso verrà attivato con un minimo di 10 partecipanti

(massimo 30 partecipanti)

SABATO 17 DICEMBRE 2022 (data della posa)

E DOMENICA 18 DICEMBRE (data della scopertura)

Piazza XVIII Dicembre

REALIZZAZIONE DI UN QR CODE

La Circoscrizione 1, in collaborazione con Istoreto e la Sezione Anpi

“Eusebio Giambone” realizzerà un QR code da apporre in prossimità della lapide commemorativa di Piazza XVIII Dicembre, con lo scopo di rendere più leggibile l’episodio e il contesto nel quale è maturato.

Attraverso un testo che sapientemente unisca il rigore della ricostruzione storica e un taglio divulgativo, si intende restituire alla Città e a chi la visita la memoria della tragedia nazionale del fascismo e di coloro che, anche a

prezzo della vita, vi si opposero fin dai suoi albori

A cura di: Circoscrizione 1 in collaborazione con Istoreto e sezione Anpi “Eusebio Giambone”

Info: 011 01135108 – 011 01135109; segreteriapresidenza1@comune.torino.it

SABATO 17 DICEMBRE 2022

Ore 15.00 | Giardini del Mastio della Cittadella,

corso Galileo Ferraris, angolo via Promis

DIMENTICARE MAI!

CONCERTO E LETTURE CELEBRATIVE DEI MARTIRI DEL XVIII DICEMBRE 1922 IN RICORRENZA DEL CENTENARIO DELL’ECCIDIO

Concerto con Alessio Lega e il coro degli Achtung! Banditen e letture con

Cropa, M. Pellati, V. Rossetti e M. Squillari. Nuova installazione di realtà aumentata su APP Bepart. La Camera del Lavoro (palazzo abbattuto negli

anni 60) era l’anima della Torino operaia del Biennio Rosso.

Nel palazzo risiedevano i sindacati, un ufficio dell’Ordine Nuovo, un servizio di ambulatorio, una biblioteca, una birreria e un teatro.

Il palazzo fu assaltato tre volte dai fascisti tra aprile 1921 e dicembre 1922.

A cura di La Poderosa A.p.S.- ARCI con il Patrocinio e il contributo della Circoscrizione1

Info: tel. 3397776840 – associazionelapoderosa@gmail.com

Ingresso libero fino ad esaurimento posti

DOMENICA 18 DICEMBRE 2022

Ore 10.45 | Piazza XVIII Dicembre angolo via Cernaia

presso la lapide dei Martiri della Camera del Lavoro

CERIMONIA DI COMMEMORAZIONE DEL 100° ANNIVERSARIO DELLA STRAGE DI TORINO DEL 18 DICEMBRE 1922

Cerimonia istituzionale con deposizione di corone alla targa dedicata ai martiri della Camera del Lavoro, alla presenza delle Autorità, delle organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL, dell’ANPPIA.

A seguire inaugurazione dell’installazione artistica presso la stazione della metropolitana di XVIII Dicembre.

A cura di Comune di Torino, organizzazioni sindacali CGIL CISL UIL, sezione di Torino dell’ANPPIA Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti

Info: 011 01122254; cerimonialegabinettosindaco@comune.torino.it

Ingresso libero

DOMENICA 18 DICEMBRE 2022

Al termine della cerimonia di Commemorazione nella Stazione metropolitana XVIII Dicembre – Corridoio ovest

INAUGURAZIONE DELL’OPERA ARTISTICA “100”

Iniziativa della Città di Torino, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Torino – Scuola di Pittura – la Società InfraTO Infratrasporti.TO e la Società Torinese Trasporti GTT

Info: assessora.purchia@comune.torino.it

Ingresso libero

DOMENICA 18 DICEMBRE 2022

Ore 15.30 | Cunico (Asti)

L’Israt, il Comune di Cunico (AT), l’Istoreto, la Camera del Lavoro di Asti e il Comitato provinciale Anpi di Asti organizzano un evento pubblico per ricordare a Cunico, suo paese natale e dove riposano le spoglie, la figura di Leone Mazzola, vittima astigiana della strage squadrista di Torino del 18 dicembre 1922.

Presiede: dott. Alberto Perduca, già Procuratore capo presso il Tribunale di Asti.

Saluti: d.ssa Cristina Ceron, Sindaco di Cunico e Luca Quagliotti, Segretario della Camera del Lavoro di Asti.

Interventi storici:

“La nascita del fascismo a Torino e la strage del 18 dicembre 1922”

Barbara Berruti, direttrice dell’Istoreto

“le vittime dimenticate dello squadrisno nell’astigiano”

Mario Renosio, direttore dell’Israt

Info: www.israt.it

LUNEDÌ 19 DICEMBRE 2022

Ore 18.00 | Polo del ‘900, Sala didattica, via del Carmine, 14

A PERENNE MEMORIA E GIURATA RISCOSSA: LA MEMORIA DELLA STRAGE DEL 18 DICEMBRE 1922

La strage del 18 dicembre è un caso esemplare di conflitto e sostituzione delle memorie attraverso gli anni del regime e del dopoguerra. Durante il fascismo esse hanno naturalmente conosciuto una fase intensa di scontro, tuttavia anche gli ottant’anni che ci separano dalla fine della Seconda guerra mondiale sono stati caratterizzati da molte “oscillazioni”. Discutono sul tema Nicola Adduci, Barbara Berruti, Marcello Quaglia, Giovanni Salierno, coordina Bruno Maida.

A cura di Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea “Giorgio Agosti”

Info: 0114380090 – barbara.berruti@istoreto.it

Ingresso libero fino a esaurimento posti

LUNEDÌ 19 DICEMBRE 2022

Ore 18.00 | Polo Lombroso, Sala Molinari, via Lombroso, 11

1922 – DUE LIBRI LO RACCONTANO, LA PRESA DEL POTERE DI BENITO MUSSOLINI E LA STRAGE DI TORINO

Presentazione del libro di Giancarlo Carcano ristampato dopo 50 anni “Strage a Torino – Una storia italiana dal 1922 al 1971” e del libro di Federico Fornaro “Il collasso di una democrazia – L’ascesa al potere di Mussolini (1919 – 1922).”

Partecipano: Federico Fornaro, parlamentare e Aldo Agosti, storico

Saluti: Augusto Montaruli, Anpi e Roberto Demichelis, Spi San Salvario

Modera Lucia Centillo, Spi Torino

A cura di ANPI Sezione “N. Grosa” – San Salvario Cavoretto Borgo e  SPI CGIL San Salvario in collaborazione con Biblioteca civica Natalia Ginzburg

Ingresso libero fino a esaurimento posti

MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2022

Ore 12.00 | Piazza Paravia (area pedonale)

(In caso di pioggia la cerimonia si terrà nel salone della Casa del Quartiere + Spazio 4, via Saccarelli, 18)

SEGNI DELLA MEMORIA: CERIMONIA IN RICORDO DI ANDREA CHIOMO

Cerimonia in memoria di Andrea Chiomo, vittima della strage di Torino del 18 dicembre 1922, ucciso durante la fase di rastrellamento degli oppositori nelle strade di San Donato.

L’Anpi sezione Martiri del Martinetto e la Circoscrizione IV intendono con questo evento dare il via ad una serie di momenti di partecipazione della cittadinanza alla ricostruzione della storia del

territorio, anche attraverso la toponomastica intesa come strumento diretto di attivazione della memoria collettiva.

A cura di Anpi sezione Martiri del Martinetto e Circoscrizione 4

Info: anpimartinettotorino@gmail.com – circ4@comune.torino.it

Ingresso libero