Anche Moncalieri, Pralormo, Revigliasco, Pecetto saranno teatro del raduno storico delle storiche vetture

Dal 16 al 19 giugno 2016 Torino e la sua provincia saranno teatro dello storico raduno delle Fiat 500 Topolino, a 80 anni dalla loro nascita, avvenuta nel 1936. La piccola vettura creata dall’ingegner Giacosa venne prodotta fino al 1955. A dieci anni di distanza dallo storico raduno della 500 che riuscì a affrontare la difficile salita della Sassi Superga, Torino torna a rendere omaggio alla mitica Topolino. E questa sarà l’occasione per far confluire a Torino circa 300 equipaggi di appassionati collezionisti provenienti da tutta Europa, Svezia, Olanda, Norvegia, Ungheria, Polonia, Germania, Svizzera, Francia e Belgio. Il quartier generale sarà il Lingotto, dove nacque la Topolino, stabilimento di grande prestigio architettonico citato anche da Le Corbusier. Il Comitato organizzatore è denominato “Ling 80 anni dopo”; è nato dalla volontà di due importanti Club presenti nel mondo del collezionismo storico, il Topolino Aeroclub Italia e il Club Topolino Fiat, che hanno promosso l’evento internazionale nell’ambito della Fondazione Europea Topolino Club, nata nel 2006, sull’onda delle celebrazioni per il settantesimo anniversario, svoltosi a Torino.
“Ottant’anni per un’automobile potrebbero sembrare tantissimi – spiega Laura Laurenti Garavoglia del “Comitato Ling80annidopo” – ma in realtà la Topolino è una vettura che si mantiene sempre giovane, per la sua capacità di percorrere ancora le strade del mondo, conquistando i cuori di tutti, bambini compresi. Lo scrittore Paolo Rumiz, di recente ospite al Salone del Libro, ha scritto ” La leggenda dei monti naviganti”, da cui sarà tratta la piece che verrà rappresentata al teatro Matteotti di Moncalieri venerdì 17 giugno alle 22, dal titolo ” Il poema dei monti naviganti”.

Il romanzo di Rumiz è un libro di viaggi, per l’esattezza di due viaggi compiuti nel 2003 e nel 2006, attraverso le due maggiori catene montuose italiane, le Alpi e gli Appennini. Un viaggio di 7 mila km a bordo della Topolino dal golfo di Quarnaro, presso Fiume, al punto più meridionale della penisola, Capo Sud. I due libri presentano cadenze e metriche diverse. Le Alpi sono raffigurate come monoliti illuminati, costituiti di grandi strade, gli Appennini come catene arcane, spopolate. Su tutto domina la Topolino che, secondo lo scrittore, “semplifica la vita e facilita i contatti umani”.
“Un momento cruciale di questi 4 giorni di eventi – aggiunge Laura Laurenti – sarà sabato 18 giugno, quando le Topolino saranno esposte nella storica piazza Vittorio, la piazza porticata più grande in Europa. Ma prima tutto inizierà all’ 8 Gallery del Lingotto, giovedì 16 giugno, quando verrà inaugurata una mostra ex libris che raccoglie le incisioni dedicate all’ingegner Giacosa e alla Topolino da artisti di respiro nazionale e internazionale. Dopo la mostra i partecipanti al raduno potranno visitare il Museo Egizio, quello del Cinema e anche palazzo Bricherasio, dove avvenne la firma dell’atto costitutivo della Fiat. Oggi è sede della Banca Sella, nostro sponsor. Dopo il benvenuto ai partecipanti alle 18, seguirà la Lectio magistralis dal titolo “Back to the future”, che terrà Roberto Giolito, responsabile brand di FCA, a lungo designer della Fiat. A lui si deve anche la linea della Multipla. Seguirà la cena al Museo dell’Automobile”.
“Venerdì 17 giugno le Topolino saranno sulla pista del Lingotto- spiega Laura Laurenti – e poi si avvieranno lungo un tragitto che toccherà le principali residenze sabaude, Stupinigi, Racconigi e Pralormo, con sosta per il lunch e visita guidata del castello, per poi proseguire verso Moncalieri. Qui nella piazza del Municipio si esibiranno le due Filarmonichee di Gassino e Moncalieri, che come Comune ha dato il suo patrocinio al raduno storico. Diverse Topolino sosteranno, quindi, sulla piazza, mentre una cinquantina entreranno nel giardino del castello, dove alle 19.30 avrà luogo la sfilata di moda dello stilista Walter Dang. Quindi alle 22 lo spettacolo teatrale aperto al pubblico al Matteotti di Moncalieri”.

Sabato 18 giugno le tappe per le Topolino saranno, dal Lingotto, le colline torinesi, Moncalieri, Pecetto e Revigliasco, via Villa della Regina e poi l’approdo finale in piazza Vittorio, dove le Topolino saranno in esposizione e dove si potrà salire anche sulle vetture di tram storici. Quindi seguiranno la partenza per lo Juventus Stadium alle 16.30, la visita al museo e la cena di gala.
La 500, detta poi simpaticamente Topolino, fu una vettura capace da subito di ispirare la fiducia e la simpatia da parte delle famiglie italiane. Comparve in varie versioni, tra cui la splendida “Belvedere”, la Giardinetta metallica in grado di trasportare gli attrezzi del mestiere del capofamiglia e i componenti delle celebri gite domenicali delle famiglie italiane degli anni Cinquanta. Nel 1948, dodici anni dopo la sua nascita, fu la volta della versione della 500 B con motore a valvole in testa, capace di 100 km orari, poi la volta della giardiniera, in versione station wagon; quindi, nel 1949 della 500 C con carrozzeria in stile americano, disponibile nelle versioni berline a due posti, con e senza tettuccio apribile in tela, o Giardiniera in legno.
Mara Martellotta
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per far fronte alla tormenta e alla neve. Si ingaggiano battaglie anche a tremilaseicento metri, ma la vera sfida è sempre quella di resistere per rivedere l’alba, la primavera, la fine della guerra, prima che la morte bianca si porti via le dita di un piede, o la valanga si prenda un compagno. Intanto, l’isolamento, il freddo, i dislivelli bestiali, le frane, le valanghe, la vita da trogloditi, la coabitazione tra soli uomini producono risposte sorprendenti, insolite collaborazioni umane, geniali rimedi di sopravvivenza e adattamento. “La guerra
Patria per difenderne i confini. “La leggenda delle penne nere, il cameratismo montanaro, gli stereotipi del fiasco di vino e del vecchio scarpone

“No, non lo voglio un coso così”, s’impuntò, mettendo il broncio. “Com’è possibile giocarci? E’ talmente piccolo, fragile. No e poi no. Io adesso voglio un cane grosso, robusto. Voglio un cane che sia pronto a scattare ai miei ordini, che mi riporti il pezzo di legno quando lo scaravento lontano. Che mi faccia anche da cavallo quando voglio salirci in groppa. Un cane grosso, capito?”
di foruncoli, ma era pur sempre meglio andare con lui che restare chiuso in quella gabbia. Si era fatto notare, scodinzolando allegro, tirando fuori la lingua, allungando la zampa. Ma quello, niente. Nemmeno una piega. Aveva detto qualcosa in quella sua lingua da umano che lui non aveva compreso poi, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo, aveva voltato le spalle e se n’era andato via. Da quando era nato, terzo di una cucciolata di quattro bastardini incrociati non si sa bene con chi, era sempre stato lì nel canile. I primi tempi, per lo svezzamento, era rimasto con la mamma e i fratelli, e poi – a due mesi – l’avevano messo lì, solo soletto, in quella gabbia che era diventata la sua cuccia. Aveva guaito a lungo, fino a sfinirsi, ma nessuno si era mosso in suo soccorso. Non si ricordava nemmeno quanto tempo fosse passato. Un paio di volte al giorno (ma qualche volta una sola…) un uomo, che doveva essere il guardiano del canile municipale, gli allungava una ciotola con dell’acqua e un pastone che non sapeva di nulla. Le prime volte l’aveva annusato, senza mangiarlo. Ma cos’era mai quella sbobba? Era insipida, insapore e persino incolore se si eccettuava un vago color grigiastro. Poi, nei giorni successivi, visto che il menù passato dal convento era sempre quello, vinte dalla fame le ultime resistenze, se lo fece andar bene, lasciando la scodella vuota. Le sue giornate passavano monotone in una noia terribile, fatta dei soli pochi gesti che gli erano consentiti: andare avanti e indietro in quella gabbia che ormai conosceva a memoria, dopo averla ispezionata centimetro per centimetro. Poteva seguire il suo percorso obbligato ad occhi chiusi ma, quando lo fece, sbatté il muso contro la rete e, da allora, decise di non fare altri esperimenti e di tenere ben aperti gli occhietti. In poco tempo le gabbie vicine si svuotarono. Non erano molti gli “ospiti” lì dentro ma in breve furono molti di meno. Un pastore tedesco venne prelevato da una guardia giurata che si dilettava d’allevamento e che intendeva addestrarlo per il suo lavoro di vigilanza. Un giovane pitbull condivise un destino più o meno simile, finendo a fare la guardia nel parco di una villa signorile. Il pechinese con il quale, una volta, aveva abbaiato del più e del meno, già male in arnese, finì a fare da “dama di compagnia” ad una contessa che sembrava una vecchia megera con quel grosso naso arcuato sul quale svettava un orribile porro. Ansimava come un mantice, quella vecchia incipriata, ma non rinunciava alle sue sigarette infilate nel lungo bocchino di madreperla. Anche i due bastardini come lui, entrambi volpini mezzosangue, avevano trovato modo di accasarsi dal droghiere, che amava i cani e s’era subito affezionato ai due inseparabili
animali dal pelo fulvo. Rimanevano solo lui, sua madre e gli altri fratelli, un vecchio Setter quasi cieco e ormai inibito alla caccia, un Rottweiler che sembrava, o voleva sembrare, cattivissimo e
era, non ci mise molto a comprendere le ragioni di quegli sguardi languidi e malinconici. Così, parlandone più volte con i genitori, finì per convincere anche il padre e la madre che la famiglia di
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Credo che il 90% delle richieste degli utenti resterebbe comunque inevasa. L’idea poi di pensare alla formazione in funzione all’impresa è un’operazione miope: fare un corso finalizzato a una macchina in particolare non ha senso, una volta terminato le tue conoscenze non saranno più valide, a causa di una macchina nuova. Cosa fare in alternativa? Elevare l’obbligo scolastico e la conoscenza generale, insieme alla capacità degli strumenti di formazione. L’Italia ha bisogno di un popolo formato che si possa reinventare, anche quando qualcosa in un settore diviene desueto.
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candidato sindaco Alberto Morano ha risposto loro inviando ironicamente baci. Secondo Salvini è “inconcepibile che per pochi manifestanti debba intervenire tanta polizia” .Torino, per il segretario leghista necessita di ” pulizia, ordine, lavoro e sicuramente di qualche centro sociale e campo rom in meno”. Poi ha ricucito il mezzo strappo con il candidato Morano, dopo la convergenza di quest’ultimo con Fassino in una dichiarazione sull’immigrazione. “Morano e noi andiamo d’accordo al 90%, certo lui è un uomo libero che ragiona con la sua testa e rappresenta la sola speranza per la città”