Mazda CX-5 e Fura dels Baus celebrano movimento, armonia e passione all’ombra della Mole in un’apoteosi Soul Red Crystal

Niente sarà più come prima. Qualcosa di straordinario sta per accadere a Torino. Qualcosa che sorprende, qualcosa che risveglia la curiosità, qualcosa che affascina gli occhi e le menti più aperte. Qualcosa di assolutamente imperdibile


Mazda travolge Torino lanciando un’innovazione tecnologica con un evento artistico internazionale, rompendo ancora una volta tutti gli schemi e sfidando come sempre le convenzioni. I valori di Mazda prendono vita in uno spettacolo che mette in scena il dinamismo, l’agilità, la creatività pura e la creatività coniugata all’expertise. Le emozioni sono profonde. Definitive. Necessarie. Irripetibili. Per Mazda CX-5 come per lo spettacolo, ogni più piccolo dettaglio è funzionale al risultato. Nelle auto Mazda viene modellato e rimodellato.

E poi rimodellato di nuovo. Da menti aperte e mani esperte, così come un ballerino prova e riprova un passo, ancora e ancora, senza stancarsi mai. Semplicemente perché è così che si fanno le cose. Al meglio. Perché la ricerca della perfezione può nascere solo dalla passione, dall’ingegno, dal bisogno di arrivare oltre. E naturalmente da un team che lavora in armonia. Dove ognuno diventa prolungamento dell’altro, sia esso ingegnere, progettista o artista.

 

In questo Mazda e La Fura Dels Baus sono uguali. Anime gemelle. Con Mazda CX-5, Mazda e La Fura Dels Baus si fondono in un magma di movimento, armonia, passione, emozioni: insieme sono uno spettacolo della natura. E della tecnologia. Sembra quasi che il Jimbai Ittai abbia trovato una nuova forma. Di sicuro ha trovato una nuova anima. Soul Red Crystal Night. Mazda e La Fura Dels Baus presentano il rosso più bello del mondo. by Mazda CX-5.

Torino, Piazza Vittorio Veneto, 7 Giugno 2017, ore 21.00
Davvero vuoi mancare?

 

 

 

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informazione commerciale

Torino dice basta all’accattonaggio con gli animali

Qualche settimana fa abbiamo raccontato di quanto Torino sia vicina agli animali, di quanta disponibilità ci sia nei loro confronti in termini di spazio e strutture.

E’ vero, Torino è decisamente una città petfriendly e proprio per questo i cittadini di questo magnifico luogo ora si ribellano, dicono basta a quel fenomeno vergognoso e degradante che è l’accattonaggio con gli animali. E’ nata infatti su Facebook la petizione “Siamo contro l’accattonaggio con gli animali a Torino” a cui stanno aderendo molte persone decise a lottare, proteggere e salvare una incredibile quantità di animali sfruttati e maltrattati.

Sempre di più ad ogni angolo di strada, soprattutto in centro dove è garantito un minimo di via vai, ci sono mendicanti che accattonano con animali, più delle volte cani, costretti a stare immobili per ore, senza potersi muovere, respirare, evidentemente tenuti fermi a catena e terrorizzati dalle possibili reazioni dei loro padroni. Personalmente ho palesato più volte a queste persone che l’animale non sembrava stare bene ma la reazione è stata, per usare un eufemismo, piuttosto intensa: insulti, insolenza, scherno.

La morale è che, dopo aver segnalato il problema alle Associazioni preposte, alle Forze dell’Ordine, ai Vigili Urbani, al momento non c’è molto da fare perché, nonostante la questione sia chiaramente grave e indegna e malgrado ci sia un evidente il fenomeno di sfruttamento organizzato, la legge non tutela i nostri amici animali.

La delibera comunale dell’aprile 2006, modificata nel 2011 infatti dice: “ E’ vietato, su tutto il territorio del Comune di Torino, nella pratica dell’accattonaggio, utilizzare animali in stato di incuria, denutrizione, precarie condizioni di salute, in evidente stato di maltrattamento, impossibilitati alla deambulazione o comunque sofferenti per le condizioni ambientali in cui vengono esposti. E’ altresì vietato l’accattonaggio con cuccioli di qualsiasi specie animale di età inferiore ai 180 giorni. Gli animali non possono comunque essere soggetti attivi dell’accattonaggio…” (fonte: sito Comune di Torino). Tale delibera dovrebbe essere auspicabilmente cambiata in “E’ vietato praticare accattonaggio con qualsiasi animale, di qualsiasi razza, età e tipologia”. E’ così difficile modificarla? In molti ora se lo chiedono e sempre in molti si stanno impegnando a cambiare lo stato delle cose che, per dirla tutta, lede l’immagine di una città come Torino che si distingue per la sua eleganza e che non vuole essere più complice di tale reato.

A onor del vero, ritengo necessario evidenziare la differenza sostanziale che passa tra coloro che mendicano con gli animali sfruttandoli e maltrattandoli da coloro che, in condizione di indigenza e povertà, decidono di continuare ad occuparsene e che pur senza una abitazione li tengono rinunciando spesso alla possibilità di dormire in un ricovero per non abbandonarli. Questa è un’altra questione su cui il Comune di Torino dovrebbe riflettere ovvero la possibilità di dare ai senzatetto il diritto di accedere alle strutture di accoglienza notturna con i loro animali.

L’invito è dunque di partecipare e sostenere questa mobilitazione, una iniziativa importante che oltre a salvare gli animali da una vita di sofferenze, riscatterà Torino dal decadimento che questi misfatti procurano e la riqualificherà ridandogli lustro.

Maria La Barbera

Giorgio Piacenza Dassu, l’industriale artista

Proporre una mostra delle opere di Giorgio Piacenza nel Museo Civico di Moncalvo significa soddisfare due esigenze: da un lato ricordare l’impegno etico sociale di un industriale tessile che ha dato lavoro alla città, dall’altro ampliarne la conoscenza del ruolo di artista non arrivata ad un vasto pubblico se non ad una nicchia riservata a critici ed intenditori.

Schivo, restio all’autopromozione non volle mai gettarsi nella mischia, non cercò la visibilità aderendo malvolentieri ad esposizioni ufficiali; gli amici e gli estimatori dovevano insistere per convincerlo ad esporre le sue opere che egli definiva modestamente un hobby mentre erano per lui ragione di vita. Scelse di lavorare nella solitudine della sua villa di Superga (da qui lo pseudonimo Dassu con cui celava il proprio nome) dove seguiva ogni nuovo movimento artistico traendone ispirazione e sperimentando proprie soluzioni. Mecenate, accanito collezionista, si trasformò egli stesso in artista tra la fine degli anni cinquanta e il 1969, anno della sua morte, facendo esplodere il talento che già si intravedeva nella creazione di tessuti e confezioni a sua firma che evocavano assimilazioni delle avanguardie.

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Erano gli anni in cui Torino viveva la grande stagione di rinnovamento che, partendo dal prisma dei molteplici movimenti della prima metà del XX° secolo quali futurismo, cubismo, astrattismo, espressionismo, surrealismo, dada, cercava nuove vie oltre la figurazione. L’amicizia con Tapiè promotore e teorico della corrente informale, “ l’art autre”, in cui confluirono action painting, spazialismo, pittura segnica o materica, espressionismo astratto, cobra e tutti quei movimenti che cancellavano la forma visibile, provocò in Piacenza una radicale svolta. D’ora in poi anch’egli dipinge non ciò che vede al di fuori ma ciò che sente dentro; non è più, come precedentemente, influenzato dal fauvismo di Matisse che gli suggeriva le pur semplificate nature morte e neppure dalle scomposizioni cezanniane e picassiane che, nonostante fossero innovative, mantenevano la forma. Aspirò ad una libertà assoluta anche nell’uso del colore con l’abbandono della pittura ad olio a favore di quella vinilica e si staccò completamente dalla scuola del suo primo maestro Giulio da Milano ancora legato ad esperienze casoratiane. Il suo sguardo è rivolto all’assoluta cancellazione iconica e i suoi riferimenti diventano, tra i molti, Capogrossi, Fontana, Jorn, Wols, Garelli, Gallizio, Tàpies. 

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Mai però si può parlare di asservimento ai pionieri dell’informale, piuttosto avviene un percorso parallelo per affinità elettiva che mantiene una propria autonomia stilistica. I grumi materici che l’accostano agli “ostaggi ” di Fautrier, pur avendo una tecnica simile, esprimono una spirito diverso che non ha niente a che vedere con il senso di agonia e impotenza di una livida e putrefatta materia che elude la speranza, anzi, è proprio la materia caotica che sembra riconciliarlo alla vita facendogli ritrovare una vitalità che la malattia gli aveva tolto. Maneggiare i materiali poveri, legno, pietra, metallo, sabbia, era per Piacenza ritornare alla purezza spirituale ed istintiva dell’uomo faber che si affidava fiducioso alla potenzialità interna della materia che già possiede in nuce dimensione artistica e capacità di evocare l’opera suggerendo infinite occasioni di riuscita stilistica. Soprattutto sono i suoi décollages, gli strappi di colori vinilici essiccati su lastra di polietilene, assolutamente originali, a consegnarlo giustamente alla grande arte dell’avanguardia novecentesca come questa mostra vuole evidenziare. A questo vuole contribuire il Museo Civico di Moncalvo con un esauriente e riuscito allestimento in cui riaffiora la personalità umana, imprenditoriale e artistica di Giorgio Piacenza Dassu.

Giuliana Romano Bussola

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Giorgio Piacenza Dassu industriale della moda e pittore ( Torino 1910-1969)

Dal 10 giugno al 30 luglio Museo Civico di Moncalvo Via Caccia 5.

ORARI: Sabato e domenica dalle 10 alle 18

Feriali su rfichiesta cell 3277841338   0141 917427

 

 

“Giardini di piombo”

Giovedì 1 giugno, alle ore 18, al Centro studio Sereno Regis, in via Garibaldi 13, a Torino, verrà proiettato il film “Giardini di piombo”, del regista casalese Alessandro Pugno. La proiezione avverrà nell’ambito del Festival Cinemambiente. La vicenda è situata nel paesino di Huayhaay, dove una maestra ed una bambina dovranno lottare contro le attività di una miniera, perniciose, se non letali per la salute degli uomini e degli animali. Interverranno Riccardo Moro, direttore del Fondo italo – peruviano, un rappresentante dell’Afeva ed un esponente della comunità del Perù.

Massimo Iaretti

È nato l’Istituto del Vermouth di Torino

A conclusione di un lungo iter che ha portato alla definizione legale della denominazione “Vermouth di Torino” attraverso il decreto attuativo, ora inviato a Bruxelles dal Ministero dell’Agricoltura, le aziende che ne hanno condiviso il percorso hanno fondato l’Istituto del Vermouth di Torino.

 

L’organismo è stato costituito venerdì 7 aprile 2017 a Torino, davanti al notaio Paolo Bonomo, dalle aziende e dai marchi che rappresentano la stragrande maggioranza della produzione di questa denominazione: Berto, Bordiga, Del Professore, Carlo Alberto, Carpano,  Chazalettes, Cinzano, Giulio Cocchi, Drapò, Gancia, La Canellese, Martini & Rossi, Mulassano, Sperone, Torino Distillati, Tosti.

A questi primi soci fondatori, con caratteristiche diverse di storia e dimensione aziendale, potranno unirsi altri che vogliano condividerne gli obiettivi e le attività di promozione. I fondatori hanno voluto nominare Piero Miravalle, memoria storica del Vermouth, Pierstefano Berta, studioso, e Fulvio Piccinino, barman ed esperto, soci onorari  dell’Istituto per riconoscere il fattivo contributo dato dalle loro esperienze e professionalità in questo campo. L’Istituto del Vermouth di Torino ha sede nel capoluogo piemontese, la struttura operativa e i programmi di attività sono in corso di perfezionamento dovendo operare in diversi mercati e con molti obiettivi da raggiungere. L’Istituto è un’associazione che ha lo scopo valorizzare, promuovere ed elevare la qualità del Vermouth di Torino, la diffusione sui mercati attraverso il lavoro sinergico di tutti i produttori. Fondamentale sarà la collaborazione con Associazioni di categoria, l’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, gli enti che sin dall’inizio hanno fortemente sostenuto, con i produttori, questa nuova vita del Vermouth in Piemonte. Il clima positivo e di collaborazione che si è creato durante il lungo iter sui diversi tavoli di lavoro fa ben sperare nella crescita di una denominazione che rappresenta un bene collettivo della Regione Piemonte e dell’Italia. La visibilità su tutti i mercati internazionali avrà certamente riflessi positivi anche sul mondo agricolo da cui provengono i principali ingredienti del vermouth: vino, zucchero, estratti di erbe e spezie.

 

È sempre l’ora del Vermouth di Torino.

 

Istituto del Vermouth di Torino

Via Fanti, 17

10100 Torino

press@vermouthditorino.org

 

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La storia:

Il Vermouth di Torino è conosciuto nel mondo per la tradizione e la storicità della produzione. La sua fama è indissolubilmente legata al Piemonte ed a Torino, dove nel secolo XVIII, si sviluppò una vera e propria aristocrazia di vermuttieri grazie ai quali, in misura e modi diversi, la diffusione del Vermouth di Torino divenne internazionale, raggiungendo in tutta Europa una grande risonanza.

Nel corso degli anni si è assistito all’evoluzione delle tecniche di lavorazione: le nuove hanno affiancato via via le più antiche e la loro coesistenza continua ancora oggi a preservare e a valorizzare la tradizionale produzione di questo prodotto.

 

L’iter amministrativo:

Il Vermouth (o Vermut) di Torino è inserito tra le denominazioni geografiche comunitarie sin dal 1991, senza che ne siano state indicate le caratteristiche o i processi produttivi per distinguerlo dalla più ampia categoria Vermouth a cui appartiene.

Da oltre 20 anni ed in numerose occasioni, i produttori di Vermouth, consapevoli della necessità di una regolamentazione, si sono incontrati per definire un disciplinare di produzione in grado di elevare maggiormente questo grande aperitivo della tradizione piemontese.

Siamo giunti finalmente al traguardo con il decreto 1826 del 22 marzo 2017 con cui il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha accolto la richiesta di protezione presentata nei mesi scorsi dalla Regione Piemonte ed ha riconosciuto l’indicazione geografica Vermouth di Torino / Vermut di Torino. “Il Vermouth di Torino – si legge nel decreto – è il vino aromatizzato ottenuto in Piemonte a partire da uno o più prodotti vitivinicoli italiani, aggiunto di alcol, aromatizzato prioritariamente da Artemisia unitamente ad altre erbe, spezie”.

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La zona di produzione:

Comprende l’intero territorio del Piemonte.

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Le caratteristiche sensoriali:

Il Vermouth di Torino deve avere colore da bianco a giallo paglierino fino a giallo ambrato e rosso: le singole caratteristiche sono legate agli apporti cromatici determinati dai vini, dalle sostanze aromatizzanti e dall’eventuale impiego di caramello. Odore intenso e complesso, aromatico, balsamico, armonico talvolta floreale o speziato. Sapore morbido, equilibrato tra le componenti amare – indotta dalla caratteristica aromatica dell’Artemisia – e dolci che variano a seconda delle diverse tipologie zuccherine. Titolo alcolometrico tra 16% vol e 22% vol.

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I principi aromatici:

Possono essere estratti mediante le tecnologie disponibili utilizzando come supporto vino, alcol, acqua, soluzioni idroalcoliche. Tra le materie prime principali del Vermouth di Torino ritroviamo le piante del genere ARTEMISIA, essendo obbligatoria la presenza delle specie absinthium e/o pontica coltivate o raccolte in Piemonte. Per la dolcificazione si può usare zucchero, mosto d’uve, zucchero caramellato e miele. Per la colorazione si può usare soltanto il caramello.

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La denominazione può essere integrata con le diciture:

EXTRA SECCO o EXTRA DRY per prodotti il cui tenore di zuccheri è inferiore ai 30 grammi per litro

SECCO o DRY per vermouth con meno di 50 grammi per litro

DOLCE per prodotti il cui tenore è pari o supera i 130 grammi per litro.

Nella lista degli ingredienti è possibile indicare il riferimento ai VINI BASE impiegati con le specifiche denominazioni d’origine o indicazioni geografiche qualora rappresentino almeno il 20% in volume del prodotto finito.Il disciplinare prevede la tipologia VERMOUTH SUPERIORE per il prodotto con un titolo alcolometrico non inferiore a 17% vol, composto di vini prodotti in Piemonte pari ad almeno 50% ed aromatizzato anche se non esclusivamente, con erbe – diverse dall’assenzio – coltivate o raccolte in Piemonte.

A Torino, la Merenda Reale e non solo

La merenda è un pasto leggero e veloce, uno spuntino che molto spesso si fa al volo in pochi minuti magari in piedi tra una attività e l’altra, o se siamo più fortunati seduti in posizione di relax.

 

Questa parentesi, questo tempo rubato ai nostri impegni è un momento importante, essenziale, che ci riporta fantasticamente alla nostra infanzia, che ci dedichiamo con gioia, una pausa di pura meditazione.

A Torino la merenda è puro godimento, tradizione, imbarazzo della scelta.

 

Nella storia e soprattutto nella vita di Corte la merenda era un passatempo salottiero, una liturgia raffinata e golosa dove la tazza di cioccolata calda accompagnata da biscotti meravigliosi di ogni tipo, savoiardi, amaretti, baci di dama, era una cerimonia preziosa e insostituibile. Torino, la “capitale del gusto” ci regala momenti indimenticabili con il Bicerin, a base di caffè, le Bignole, i Krumiri, il Cri Cri, i Gianduiotti, delicati e famosissimi.

 

Esiste un vero e proprio tour della Merenda Reale del 1700 e 1800 organizzato in posti rinomati come il Caffè Madama, il Caffè Reale, il Castello di Rivoli o Pepino ( www.turismotorino.org) , ma a Torino esistono molti altri bar e pasticcerie dove si può gustare una squisita merenda, posti meravigliosi con generosissime esposizioni di dolci, profumi che rapiscono, atmosfera calda e rilassante. La maggior parte di questi posti propongono prodotti fatti in casa e si trovano per tutta la città, la Ricreazione a Via XX Settembre, il Bardotto a Via Mazzini, Platti a Corso Vittorio Emanuele, Gerla al quartiere Crocetta.

 

L’ideale è portarsi un libro o fare quattro chiacchiere con gli amici, fermarsi, indugiare per far durare il più a lungo possibile questo intermezzo, magari con un sottofondo di musica jazz o classica, godendosi gli scorci di questa splendida città e sublimando un momento di piacere unico.

 

Non è vero, come diceva Nanni Moretti in Palombella Rossa, che “le merendine di quando ero piccolo non torneranno mai più”, ce ne aspettano molte e deliziose.

 

Maria La Barbera

Il piacere di leggere (all’aeroporto)

La lettura invade l’Aeroporto di Torino e supera un altro confine: quello delle distanze, portando i libri in giro per il mondo. Grazie alla nuova postazione di BookCrossing presso l’Area Partenze, a partire dal 23 maggio, tutti i passeggeri possono godere del piacere della lettura in attesa del proprio volo scegliendo tra gli oltre 100 titoli messi a disposizione dalla Libreria Luxemburg: testi di scrittori contemporanei, grandi classici della letteratura italiana e straniera anche in lingua originale e libri dedicati a lettori di ogni età. I passeggeri potranno lasciare il loro libro preferito o la loro ultima lettura e prendere in cambio un volume da portare con sé durante il volo, facendo così viaggiare la letteratura di destinazione in destinazione. La nuova piazza commerciale situata in Sala Imbarchi, dove è collocato lo scaffale di design appositamente progettato per il BookCrossing, si arricchisce così di un’offerta culturale che completa l’esperienza aeroportuale dei passeggeri. Questo nuovo progetto si aggiunge all’impegno che per il secondo anno vede Torino Airport presente al Salone del Libro per incontrare lettori e passeggeri presso lo spazio Babel – l’area internazionale del Padiglione 3 dedicata agli autori stranieri – per far conoscere il ricco network di destinazioni e tutte le nuove rotte di recente o imminente inaugurazione, come Copenaghen, Siviglia, Malaga, Lisbona, Pantelleria e Trapani. Partecipando anche quest’anno al Salone del Libro, Torino Airport conferma ancora una volta la propria presenza a fianco delle maggiori istituzioni e realtà culturali del territorio e vuole dare un ulteriore contributo con il BookCrossing: la manifestazione idealmente non si chiude, ma prosegue in Aeroporto con i libri sempre in viaggio.

 

TORINO AIRPORT

L’Aeroporto di Torino offre ai propri passeggeri oltre 350 collegamenti di linea settimanali e un network di voli diretti in continua espansione che connette Torino ed il Piemonte con le principali destinazioni in Italia e in Europa. I collegamenti giornalieri con gli HUB – Amsterdam, Barcellona, Bruxelles, Casablanca, Francoforte, Istanbul, Londra, Madrid, Monaco, Parigi, Roma – permettono di volare da e per Torino in tutto il mondo con rapidi tempi di connessione. L’Aeroporto di Torino ha chiuso il 2016 con 3.950.908 passeggeri in aumento +7,8% rispetto al 201, record storico per lo scalo. In particolare, il numero dei passeggeri dei voli di linea internazionali è cresciuto del 11,1%. Il trend positivo prosegue anche nei primi mesi del 2017, registrando nel periodo gennaio-aprile 2017 1.390.403 passeggeri, con un aumento dell’8,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In particolare il mese di aprile si è chiuso con 350.589 passeggeri ed una crescita del 12,2%, facendo registrare così all’Aeroporto 40 mesi consecutivi di sviluppo di traffico. L’Aeroporto di Torino è uno scalo all’avanguardia in grado di garantire ai propri utenti puntualità, sicurezza e comfort. E’ inoltre sempre più un luogo da vivere che va incontro alle esigenze dei passeggeri offendo spazi dedicati per trascorrere al meglio il tempo prima della partenza: sale di attesa, un ampio spazio con negozi recentemente rinnovato, bar e ristoranti oltre a zone espositive destinate alla cultura e alla scoperta del territorio.

 

A Leo il premio romano “Vis iuridica”

Gian Piero Leo, già assessore regionale alla Cultura e attuale vicepresidente del Comitato Diritti umani del Piemonte è stato insignito a Roma del premio  “VIS IURIDICA”  conferito, da statuto, a chi si distingue per il particolare impegno profuso nella tutela dei valori di “LEGALITA’, GIUSTIZIA e SOLIDARIETA’ SOCIALE,  da parte di una associazione nazionale di magistrati e avvocati di alto livello.

“Con soddisfazione ho appreso che la motivazione – dice Leo – ha riguardato il mio impegno a favore del dialogo interreligioso e  di una cultura della cittadinanza, della legalità, dei diritti umani e della pace”

Alla serata, introdotta dalla presidente dell’associazione avv. Antonella Sotira erano presenti molte personalità tra le quali, esponenti di primo piano della magistratura e dell’avvocatura. Fra questi il dott. Antonello Racanelli segretario nazionale Magistratura indipendente, il dr. Giacomo Ebner vice procuratore Roma, la dott.ssa Fiammetta Palmieri, membro del C.S.M., il dr. Salvatore Cosentino vice procuratore di Locri, il dr. Corrado Cantoni vice presidente del A.N.M. l’avv. Mauro Vaglio presidente ordine avvocati di Roma, insieme a diversi altri presidenti dell’ordine degli avvocati di varie province italiane, il sostituto procuratore Luigia Spinelli membro della commssione per la lotta alla criminalità istituita da Nicola Gratteri, diversi professori costituzionalisti fra i quali il prof. Giovanni D’Alessandro, l’avv. Adele Zannoni Messina, prima avvocata donna della Sacra Rota insieme a molti altri avvocati illustri, Mons. Luigi Casolini di Sersale presidente associazione Cavalieri di S. Silvestro, insieme ad altre autorità ecclesiastiche ecc.

Nell’occasione dell’incontro il dr. Antonio Balsamo, Consigliere di Cassazione – Sostituto procuratore generale di Roma e responsabile per la magistratura dei progetti “invito a corte e settimana della legalità”(insieme al magistrato dr. Ebner),  ha rivolto l’invito ufficiale a Leo a partecipare – nella qualità di relatore – alle conferenze che si terranno il prossimo anno nel corso di queste iniziative.

Renata Guga Zunino: il figurativo si rinnova

Renata Guga Zunino accoglie, tramanda e rinnova un prototipo femminino liberato da preoccupazioni classiche, da deformazioni e astrattismi conservando l’oggettivazione dell’Idea a dimostrazione che il figurativo non smette mai di essere infinitamente nuovo se svolto da un vero artista.

Un’arte personalissima la sua che presenta una funzione liberatrice da strettoie accademiche e da omologazioni di certe imperanti accademie dell’avanguardie che banalizzano quelle che sono state le geniali provocazioni dei pionieri dell’avanguardia novecentesca.

Guga Zunino attua una rivalutazione della forma e dei contenuti mediante un caleidoscopio di visi e corpi femminili che paiono rimandare a un’eco di misteriosi ritratti del Fayum, di ieratiche icone bizantine, di sensuale sfrontatezza delle dame di Fontainebleau, con impronte surrealistiche di Magritte e Delvaux, che deve essere visto solo come suggestione formale.

Lo spirito che anima i dipinti è esclusivamente espressione di sublimazione di se stessa che invita ad una stagione di raffinati e preziosi piaceri innalzandola ad un mondo superiore, in una dimensione sacrale di sacerdotessa della seduzione.

Come in un rituale si pone al centro di un sipario teatrale per farsi ammirare e dare l’illusione di concedersi; in realtà è inafferrabile, quando si crede di averne possesso fisico e mentale, diventa qualcos’altro, si trasforma in cento, nessuna, centomila attraverso un processo vitalistico che la trasmuta ora in zarina ora in fumatrice di ricordi e ospite di un immaginario lussuoso Hotel Lisbona, equilibrista e clandestina ma anche madonna o santa Teresa d’Avila.

Avvolta nella malia di un giardino delle delizie, si offre come femmina del proprio tempo con nostalgie di ori bizantini e secessionisti, di fluenti chiome preraffaellite, di arabeschi e gioielli liberty entrando nell’immaginario collettivo del simbolismo e del decadentismo stravolgendone i significati grazie a una sorta di divertissement.

Il serpente che spesso l’avvolge non è mortale avvertimento della crudele femme fatale di Von Stuch che porta l’uomo alla perdizione ma si trasforma in soffice sciarpa o pelle dei pantaloni della “Equilibrista”.

Coniugando serietà e humor, realtà e sogno, attraverso il comune denominatore della seduzione, l’astuta protagonista non si lascia sfuggire l’uomo in adorazione, lo incanta e lusinga con promesse, che chissà se poi manterrà, e lo inonda di gocce di sangue, simbolo del torbido eros, che prendono l’aspetto di una cascata di petali di rosa.

 

Giuliana Romano Bussola

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A.L.E.R.A.M.O Onlus e la direzione del Museo civico di Moncalvo organizzano con la collaborazione di Giuliana Romano Bussola ,critico d’arte, la mostra di  Renata Guga-Zunino “  Autoritratto ovvero caleidoscopio” dall’8 aprile al 4 giugno 2017 presso il salone della Biblioteca civica di Moncalvo, piazza Buronzo 2.

Orari di apertura: sabato e domenica dalle ore 10 alle 18

Durante la settimana su appuntamento per gruppi di almeno 10 persone:

cell 327 7841338 Info@aleramonlus.it ; museocivicomoncalvo@gmail.com

e in orario d’uffico (martedì-venerdì) al mattino da 0141917427

 

 

Crisi, la cooperazione crea posti di lavoro. Ma all’estero

L’assessora regionale alla Cooperazione internazionale ne è convinta e, al seminario “Lavorare nella cooperazione”, svoltosi di recente a Torino, ha voluto ricordare gli accordi sottoscritti con la rete delle Ong piemontesi (Cop) e la rete dei Comuni per la Pace (Cocopa), collegando anche le politiche della cooperazione a quelle dell’accoglienza dei richiedenti asilo, difendendo innanzi tutto il buon operato delle organizzazioni non governative del proprio territorio.

Monica Cerutti ha così sottolineato “le  possibilità concrete di lavoro nell’ambito della cooperazione internazionale. Il Ministero degli Affari esteri ha un ruolo chiaramente fondamentale, ma il sistema della Regioni ne può giocare uno centrale costituendo l’anello di congiunzione con le realtà territoriali, istituzionali e della società civile, e lavorando alla cooperazione decentrata, che nella nuova legge nazionale viene chiamata partneriato territoriale”.

Al seminario è intervenuto il viceministro alla Cooperazione internazionale, che sottolineato la crescita di opportunità di lavoro all’estero per i giovani, che “non deve essere vista come una fuga dall’Italia ma, quando non diventa stabile, un’esperienza che nel curriculum di un giovane può fare la differenza”. Alcuni esempi sono i campi di lavoro di tre settimane e  gli agenti temporanei impiegati nell’Unione Europea con contratti di sei anni e una retribuzione fino a 5.800 euro, oppure  lo Junior Professional Officen nelle organizzazioni Onu (40 posti nel 2017). Tutti i dettagli sono su www.agenziacooperazione.gov.it