MPS DI NUOVO IN BORSA, SERAFINO DI LORETO: ‘BANCHE PAGHINO COME TUTTI”

Il Fondatore di ‘SDL Centrostudi’, società che ha ridimensionato lo strapotere delle banche italiane, censura anche Banca D’Italia

 

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Via libera della Consob: ‘MPS’ torna in Borsa. Un fatto importante, sul quale interviene con fermezza Serafino Di Loreto, Avvocato e Fondatore di ‘SDL Centrostudi’ (www.sdlcentrostudi.it), la nota società italiana che, dal 2010 a oggi, lotta giornalmente per sottrarre consumatori e imprenditori italiani alla morsa stringente e usuraria delle banche: e, sino a oggi, grazie a essa sono oltre 150mila gli italiani serviti e assistiti sulle loro problematiche economiche in tempo di crisi. “Le vicende, alterne e per nulla edificanti, del ‘Monte dei Paschi di Siena’ sono note a tutti. Abbiamo capito che in Italia esistono cittadini di serie A e B. Ci sono persone e aziende che per vivere devono lavorare, pagare le tasse, sudare e faticare: e altre, invece, come le banche, che possono concedersi il lusso di fare l’esatto opposto, salvate e ricapitalizzate come sono, spesso, dai soldi versati dai contribuenti ignari degli sporchi di palazzo compiuti alle loro spalle”, spiega l’avvocato che ha fondato ‘SDL Centrostudi’, team con cui ha recuperato oltre 240 milioni di euro ingiustamente sottratti agli italiani da fisco e finanza ingiusti. “MPS ritorna in Borsa? Dico semplicemente questo: il rientro a Piazza Affari di qualsivoglia istituto bancario è plausibile e possibile soltanto quando ci siano regole fisse, uguali e chiare per tutti gli attori del mercato. Le banche sono necessarie nel tessuto economico e sociale: non devono rubare, bensì sostenere la capacità produttiva ed espansiva mediante l’immissione di mezzi finanziari nel proprio contesto di riferimento, guadagnando il giusto. E, soprattutto, devono rispettare le norme, Codice Penale incluso, anche quando fanno cazzate, debiti e falliscono. Non possono, in una parola, avere un regime ‘legibus solutus’, sciolto cioè dalla legislazione, o comunque privilegiato: fatto che deriva dalla cosiddetta delinquenza dei colletti bianchi”. Durissima, infine, anche la censura a Banca D’Italia: “Renzi ha ragione – conclude Serafino Di Loreto – quando non vuole Visco alla guida di Banca D’Italia: è un conflitto d’interessi enorme che mina la regolarità operativa. I più ignorano che Bankitalia è una società privata partecipata al 95% anche da tutte le banche, di cui ben oltre il 60% è nelle mani di Unicredit e Intesa San Paolo. Le banche nominano il CDA di Banca D’Italia, e il CDA esprime il Presidente. Il CDA fa le leggi – le cosiddette ‘istruzioni di Banca D’Italia’ – con cui le banche erogano a loro volta il credito. Per cui, dato un simile scenario, quando Bankitalia deve sanzionare, che fa? Semplice! Si gira dall’altra parte, fa finta di niente e si tura il naso. In quale diocesi si è mai visto che il parroco rompa i marroni al vescovo? Ma per favore!”.

 

La Sicilia a Torino

La Sicilia è stata protagonista nel tempo di importanti avvenimenti storici, di popoli e di civiltà che si sono avvicendati come i Greci, i Romani, i Bizantini, gli Arabi, gli Spagnoli ma anche di periodi di indipendenza e di splendore propri come il Regno di Sicilia dopo la conquista degli Altavilla

Questo susseguirsi di circostanze e alternanze di popoli l’hanno resa un luogo privilegiato ricco di arte, cultura, tradizioni e abitudini, tramandate nei secoli e arrivate sino ai giorni nostri. Anche la cucina siciliana è il risultato di questa mescolanza di popoli e culture, il prodotto di un complesso e ricco assortimento di sapori, ricette, ingredienti che la rendono unica, lussureggiante, sontuosa e che la contraddistinguono fortemente rendendola una tra le più conosciute e apprezzate al mondo. Migrazioni e spostamenti hanno fatto conoscere ancora meglio le prelibatezze culinarie della Trinacria, specialità come la Cassata, le Arancine, il Cannolo, la pasta alla Norma, le Panelle, lo Sfincione, la Granita alla Mandorla e molte altre sono approdate in giro per il mondo, a volte con tentativi di imitazione un po’ goffi.

A Torino i locali che propongono la cucina e i prodotti siciliani sono svariati e molto apprezzati, affollati a tutte le ore del giorno considerata la varietà dell’offerta e la loro prelibatezza ovviamente: una Iris alla ricotta per colazione, un panino con le Panelle a pranzo e una bella Norma per cena seguita da una deliziosa granita per terminare la giornata. Alcuni tra i più noti sono: Sicily per una gustosissima colazione ma anche per un pranzo o una cena veloce – Via Gramsci 3. Fratò, un raffinato ristorante che offre tutto il sapore della tradizione Via Andrea Doria 21. Siculo, una gelateria d’altri tempi dove anche le granite sono eccellenti Via S. Quintino 31. Sicily on the StreEAT, uno spuntino ricco e goloso con arancine e cannoli Via Carlo Alberto 7. Il Sole di Sicilia, dove si può assaggiare il famoso panino con le panelle Via Livorno 6. Peccati Siciliani, la squisita gastronomia da portare anche casa Via Pollenzo 10 e ancora Eat Sicily, Il Banco di Sicilia, A Vucciria dedicato allo storico e caratteristico mercato di Palermo.Se ci viene voglia di sapori siciliani a Torino abbiamo solamente l’imbarazzo della scelta, possiamo assicurarci una esperienza di gusto sublime che ci porta in un posto magico, meraviglioso crocevia di esperienze millenarie, arte culinaria e storia.

 

Maria La Barbera

VITE NOTTURNE

Per tre anni e tre vendemmie, un uomo, un cane e una macchina fotografica si sono aggirati nottetempo nei vigneti, sfidando il freddo e il sonno, il fango e i fossi, vignaioli ansiosi e passanti curiosi, con un solo obiettivo: fotografare l’invisibile in una situazione improbabile.Il risultato sono circa 40 immagini che distillano le forme di acini, grappoli, tralci e pampini, illuminate da un singolo led e da un piccolo specchio, proiettandole in un mondo fantastico: come gioielli unici appoggiati sul nero velluto della notte.

Giorgio La Rocca

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VITE NOTTURNE  di ENZO ISAIA

Ne ho 75 e in questi anni ho fatto di tutto per complicarmi la vita, soprattutto quella lavorativa. E sovente, con somma abilità, ci sono riuscito…

Trovandomi spesso a girovagare tra le vigne, un giorno in periodo di vendemmia alla mia Nikon venne il desiderio di fotografare i grappoli d’uva in vigna, appesi ai tralci.

Un fotografo “normale” si sarebbe industriato a riprenderli al meglio,

ovviamente alla luce del giorno. Di giorno? Troppo facile! Di notte!

E chi li vede, c’è un buio accecante!

E allora li illumino. E con che cosa?

Per ovvi motivi non con un parco lampade alimentato da un gruppo elettrogeno caricato su un furgone e manovrato da due assistenti (cosa che ho fatto sovente in passato per fotografare, per la pubblicità, le automobili) e quindi: di necessità virtù.

Ho deciso per un solo led alimentato da una batteria d’auto e per uno specchio che rischiarasse le zone particolarmente scure. Null’altro,

ma sempre e solo in compagnia della mia cagnetta Cleo.

Zanzare e insetti vari attirati dalla luce? Di più!

Umidità verso le 2 del mattino? Meglio la jungla!

Una notte un cinghiale si è avvicinato moltissimo al mio set…

Cleo, per fortuna legata, ricordo è impazzita…

 

Decisa l’attrezzatura, la mia fedele Nikon si è soffermata sia sui grappoli d’uva che sui grappolini di San Martino (sono quei gruppetti di acini, qualche volta anche monoacino, dimenticati sui filari e che nessuno raccoglie perché troppo piccoli e perché maturano più tardi) sempre sperando nell’assenza di vento, dal momento che, con lunghe esposizioni, soprattutto le foglie sarebbero venute mosse…

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 VITE NOTTURNE

Aperta fino al 5 novembre. Museo Diocesano –  Piazza San Giovanni 4  –  TORINO  –  Di fronte a Palazzo Chiablese

Orari apertura: Mercoledì dalle 15 alle 18 –Venerdì, sabato e domenica  10,00  –  18.00

LA VENDEMMIA A TORINO – GRAPES IN TOWN – VITE NOTTURNE  –  GRAPPOLI DI IMMAGINI FUORI ORARIO DI ENZO ISAIA

 

 

 

 

 

 

L’arte di Bertazzi sulle facciate di Balzola

Saranno esposti sulle case private 30 pannelli riproducenti altrettanti disegni del pittore che nella sua breve vita ha onorato incessantemente l’arte e il proprio paese

Il paese monferrino di Balzola si appresta al singolare evento “Rimbalzolando” che avrà luogo domenica 29 ottobre a cura della Pro Loco, presidente Anna Lorenzon, per ricordare un prestigioso pittore-scenografo che qui è vissuto e ne ha immortalato la campagna, i boschi, le risaie, i campi di grano e i contadini al lavoro. Saranno esposti sulle facciate di case private 30 pannelli riproducenti altrettanti disegni di Alberto Bertazzi che nella sua breve vita ha onorato incessantemente l’arte e il proprio paese.

Verrà rappresentata, in un ideale percorso museale, una delle due anime di un artista poliedrico che attraverso la contemplazione della natura e del semplice ambiente quotidiano ritrovava le radici e la trepida elegia di sogni bucolici che davano quiete ad uno spirito inquieto e alla brama di vivere intensamente come esigeva l’altra sua anima. Il bagaglio di esaltanti visioni durante la lunga permanenza in Perù, Bolivia, Cile, Patagonia unito alla profonda cultura umanistica e l’interesse per tutti i movimenti artistici antichi e contemporanei rendevano la sua poetica un vulcanico crogiuolo di programmi d’arte. S’intersecano, restituite all’arte figurativa, matrici letterarie suggerite da Novalis, Keats, Neruda e matrici pittoriche di riverberi rembrandtiani, luminismi caravaggeschi e minuziosi dettagli fiamminghi in una resa analitica della realtà come nell’amato Van Eych ma anche, al contrario, in una resa occulta affine al simbolismo. Una memoria creativa che si avvale di presente e passato, che non disdegna all’inizio il Dada, l’Action painting, l’astrazione ma che approda, in processo inverso a ciò che succede comunemente, ad un figurativo inquietante e misterioso.

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Proprio per la costante alchemica di molte sue opere, fu invitato nella fortunata serie televisiva torinese di Primantenna Supersix intitolata “Nell’occhio del gatto: mistero, arte, cultura, varia spiritualità” condotta da Luigi Marianini che rimase colpito dalla straordinaria preparazione e dall’eloquio forbito di Bertazzi che contrastava con l’aspetto esteriore bohémien e modì con cui volutamente appariva.Sempre in balia di tormento ed estasi, il culto del proprio ruolo di pittore si sviscerava negli autoritratti, ora presentandosi avvolto in un inquietante nero mantello, ora sensuale Casanova davanti al teatro settecentesco di Casale ma anche nelle vesti del dottor Tulp per omaggiare l’amato Rembrandt o anche romantico innamorato mentre bacia la mano di una fanciulla all’interno di una elegante limousine.

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Le infinite sfumature con cui rappresentava la propria personalità (che egli chiamava” Ridondanza”) non erano contraddizioni ma esigenza di sperimentare tutto e il contrario di tutto trasmettendolo all’arte. L’estenuante ricerca di conoscere se stesso si placava quando, in disegni a contè, rappresentava la sua Balzola; qui l’animo tormentato e mai appagato trovava serenità ed equilibrio nella contemplazione della campagna e nella solidarietà dei compaesani. Sicuramente l’idea di ricordare la grande arte di Bertazzi, come accadde quando presentai, Assessore alla Cultura di Casale, nel 2012, una sua retrospettiva nel Castello Paleologo, potrebbe rinnovare il mito dell’artista scomparso prematuramente e degno di notorietà.

Giuliana Romano Bussola

 

 

Mettere in ordine dentro e fuori dal computer

Il 7-14-21 novembre dalle 18 alle 20, presso l’Informaticheria di Escamotages in via Sacchi 28 bis si terrà un corso di organizzazione che ha come tema: mettere in ordine dentro e fuori dal computer.

Il corso, tenuto da Marilina Di Cataldo, Professional Organizer, e Giovanna Giordano, esperta informatica, è destinato a chi vuole (o deve) migliorare l’organizzazione delle proprie attività professionali, in casa o in ufficio, per non “impazzire” a cercare un documento (di carta o digitale) quando se ne ha bisogno. Organizzare la scrivania e gli spazi di lavoro, tenere pulito il desktop del computer, l’archiviazione, l’importanza delle etichette e dei nomi del file, il cloud computing, l’organizzazione dei ricordi e della propria storia, la gestione del flusso di lavoro e le strategie di “digital detox” , sono i principali argomenti trattati. Considerando che mediamente una persona che lavora perde circa 2 ore alla settimana a cercare file e documenti (cioè 8 ore al mese, quindi una giornata intera di lavoro!), tenere in ordine il proprio archivio e il proprio desktop ha, come conseguenza finale, quella di risparmiare tempo per vivere più serenamente e, magari, dedicare più tempo a se stessi e alle cose che piacciono di più! Il corso ha un costo di € 89, con uno sconto del 50% per le signore che porteranno a lezione il marito, il compagno, l’amante…

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Per informazioni ed iscrizioni: Escamotages, via Sacchi 28 bis, tel. 011-19916610 – info@escamotages.com

“1830 – 1930 Cento anni di pittura” alla Galleria Aversa

Nei giorni scorsi la Galleria Aversa di via Cavour 13 ha inaugurato la sua mostra autunnale, le “Proposte 2017”, esponendo le ultime acquisizioni sotto il titolo 1830 – 1930 Cento anni di pittura. Ventisei tele, di differenti dimensioni, che allineano tra paesaggi, scorci cittadini e nature morte alcuni tra i nomi più conosciuti dell’Ottocento piemontese. Colpisce ancora l’attenzione – il quadro era già passato in galleria – il Villaggio bretone dovuto al veronese Giuseppe Canella, apprezzato rappresentante della pittura di paesaggio, onorato nella Parigi di Luigi Filippo, al culmine del successo nella Milano degli anni Trenta con l’esecuzione di belle vedute cittadine caratterizzate dalla perfetta resa della descrizione della vita contemporanea: un gruppo di case ravvivato in quelle minuscole ombre dei pescatori intenti sulla spiaggia alla cura delle loro barche, delle donne e dei bambini che passano e illuminato da un cielo che si riversa con la sua luce sull’intero porto. Torino è citata nei Murazzi di Carlo Follini o nei Giardini Lamarmora visibili tra le antiche architetture, un paesaggio invernale in cui trovano spazio carrozze e popolani. E ancora i nomi di Vittorio Avondo, Lorenzo Delleani con Ottobre in Piemonte del 1903, un delicato angolo di campagna e soprattutto con una piccola tela del 1876 (L’ora del riposo) dove una giovane donna di casa trova un attimo di tranquillità dopo i lavori abituali, bello in quel lungo abito mosso e rallegrato dalla luce che gli piove addosso. Piacciono le luci e le ombre che si alternano nel giardino dove il pittore sembra cercare ispirazione, ad opera di Giovanni Guerlotti, piccoli capolavori sono le tele di Cesare Maggi, soprattutto quel Mare grosso in cui l’artista rende appieno la forza delle onde che giungono a riva, o quella Nevicata di Italo Mus con la luce del sole pronta a distendersi sulla neve di un sentiero che sale verso la casa seminascosta. Importante ancora la presenza di Enrico Reycend, allievo di Delleani e Fontanesi, con i suoi paesaggi alla ricerca di fissare con estrema esattezza i giochi di luci e di ombre che si possono unire nei Dintorni di Rivoli o in un ben suddiviso Crepuscolo, dove le ombre che s’allungano a sera hanno già occupato le montagne all’orizzonte mentre il cielo, ben dettagliato nei suoi grumi di nuvole, si illumina ancora dell’ultimo sole. E ancora Francesco Menzio con un’opera del ’29, Natura morta con melone, che spicca sugli altri differenti soggetti, vivacissima nella forza dei colori, prepotenti, che il pittore mette in campo. La mostra prosegue fino al’11 novembre, dal martedì al sabato, con orario dalle 10 alle 12,30 e dalle 15,30 alle 19.

 

Elio Rabbione

 

nelle immagini:

 

Lorenzo Delleani, “L’ora di riposo”, 1876, olio su cartone, cm. 24 x 19

Italo Mus, “Nevicata”, olio su tela, cm. 42 x 58

Francesco Menzio, “Natura morta con melone”, 1929, olio su tela, cm. 37 x 52

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Un metodo igienico e salutare contro umidità, macchie e muffe

www.umidostato.it

COME SI FORMANO LE MUFFE IN NATURA

In inverno , quando la vegetazione è ferma , gran parte degli alberi perdono le foglie,

il sole riesce a filtrare tra i rami , e fa germogliare le felci di sottobosco , che maturano e rilasciano SPORE, con un’energia statica contraria , l’aria le trasporta mescolate a polveri dette sottili. Questi organismi possono entrare nell’appartamento con l’apertura delle finestre , sui vestiti . All’interno delle abitazioni  trovano: umidità- calore -anidride carbonica e prendono vita

L’UMIDITA’ DI CONDENSA E LE MUFFE 

Le muffe – funghi pluricellulari, capaci di ricoprire alcune superfici sotto forma di spugnosi miceli e che a loro volta si riproducono – rappresentano un problema molto diffuso e serio, tanto per gli ambienti in cui si sviluppano quanto per le possibili conseguenze sull’apparato respiratorio umano, in particolare di chi soffre di insufficienze immunitarie e allergie o nei bambini. Le cause della proliferazione di questi organismi sono molteplici: dalla umidità di condensa o scarsa capacità d’aria ambientale per persona , dall’asciugare la biancheria al cucinare in cucine con cappe a filtro (che, come un pannolino dei bambini, trattengono l’acqua e di conseguenza la fanno evaporare nell’ambiente). Calcolando che l’umidità prodotta giornalmente da una famiglia di tre persone varia dai 7 ai 9 litri d’acqua e perfino la tazza del water evapora oltre mezzo litro d’acqua al giorno, tutta quest’aria umida, quando si cammina, si muove nell’ambiente

 

https://www.youtube.com/watch?v=c7g-qEMOvHY

Quando   le persone vanno a dormire,”l’aria si ferma” in alto si concentra l’aria calda e pulita , in basso si accumula tutta l’aria umida e di conseguenza ,va a raffreddare la parte bassa del muro che prima con il movimento dell’aria era più calda, addirittura scende di 9—10 gradi quindi raggiunge il punto di rugiada e scarica l’acqua, trascina con sè , polveri –s pore (vive e morte)  con la sudorazione –respirazione –anidride carbonica ,le spore trovano terreno fertile per riprodursi. Peraltro gran parte delle soluzioni ritenute più efficaci contro questo problema, in realtà non sono che tamponi , quando non addirittura controproducenti. Ad esempio (specie in inverno)l’aprire le finestre per cambiar aria, comporta l’uscita di aria calda e l’ingresso di aria carica di spore che trovano un ambiente molto fertile ideale in cui svilupparsi. Lo stesso discorso vale per il cappotto termico, che crea un “effetto serra” ideale per le muffe; i prodotti antimuffa sono piuttosto nocivi; vernici traspiranti coprono il problema per qualche tempo, ma non lo risolvono; i deumidificatori manipolano l’aria elettricamente (come respirare l’aria di un phon) e, comunque, spesso non sono sufficienti a risolvere il problema in ambienti . E’ pertanto opportuno ricambiare l’aria, con un sistema economico e intelligente , che non manipoli l’aria , non porti via il riscaldamento. E’ opportuno valutare soluzioni come lo “Speedy-Air” che, aspirando completamente l’aria umida ad un centimetro dal pavimento, crea una piccola depressione nell’ambiente. Mentre, grazie a fori (con filtri) da 4 centimetri, praticati nelle camere più lontane, consente un ricambio di quasi il 95% dell’aria in modo salutare ed igienico. Consumando pochissimo (circa 11 watt), in modo estremamente silenzioso (appena 15 dB) e senza portar via l’aria del riscaldamento.

 

A cura di A. Nervo

 

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Una collettiva tutta al femminile per dare un’anima ad un’immagine chiamata angelo

“L’altra metà degli angeli” hanno intitolato Giuliana Cusino e Luigi Castagna l’ultima mostra (fino a domenica 29 ottobre) ambientata tra le pareti della loro galleria, “Arte per voi”, spazio intimamente concepito, fatto per ammirare, tra un bicchiere ed una fetta di torta che immediatamente va replicata, con sbocco sulla piazza dell’alta Avigliana, in cime ad un reticolo di strade acciottolate, all’ombra di ricordi, immerse nella storia e negli angoli più suggestivi, al riparo della Sacra. L’hanno ideata in una atmosfera di amicizia, gettando l’invito ad una ragguardevole compagine di artiste che, con le loro tecniche miste, gli acquerelli, gli oli o le ceramiche, hanno squadernato sguardi diversi su esseri imprecisi, idealizzati, fantasiosi, sacri, lontani e presenti, immaginati e in qualche modo realissimi nella ritualità di ciascuna. Un invito certo ma anche una scommessa, lasciando che ognuna delle artiste usasse dei mezzi propri, dei propri materiali, delle visioni che da sempre insegue, delle luci e delle ombre, degli approcci e delle concretezze, celestiando e umanizzando. È una sequenza di ali quella che si ammira, inevitabilmente ma non soltanto, poiché ogni mano, e certamente ogni cuore, in modo artisticamente distante, è andato al centro dell’argomento, ha dato spazio ad un allaccio con una suggestione come ad un mito, ha interpretato come ha giocato, ha messo con precisione il proprio marchio sopra un nome.

Silvana Alasia si riallaccia ad una religiosità pregiottesca fatta di colori vivaci e di forme che si insinuano lievemente mentre accarezzano gli strumenti musicali che ogni angelo regge, tra flauti liuti e tamburelli, mentre le creature di Ines Daniela Bertolino sono allo stesso tempo accennate, incorporee o si stagliano, con la bravura che sempre riconosciamo all’artista, sugli sfondi azzurri dei cieli torinesi. Di sprazzi bluastri vivono gli angeli di Nadia Brunori, votate all’ironia sono le ceramiche di Enrica Campi, entrando nel pieno del favolistico con i giochi di cartapesta, in compagnia delle fanciulle di Giuliana Cusino, anime della sua ceramica raku, ritagliate dentro angoli lontani, coloratissime regine di mondi sommersi. Una sola opera per Raffaella Brusaglino, tutta da guardare, con attenzione, “nascite” frammentate, scorci di personaggi, un viso perso sulla iuta, la biacca che si perde e immediatamente riprende forma, biancastra, concreta, tangibile.

Altrettanto convince l’”Angelo caduto” di Renata Ferrari, le ali bianche sul lato basso del quadro, dinanzi ad una luce ormai lontana, due ferite rossastre sul dorso, nella sempre suggestiva perfezione delle forme che ad ogni mostra segna la bravura di quest’artista. Se Sonia Girotto attualizza e crea interesse con feltro e perle in grès per l’appendice piumata, la celeste “tenerezza” incorniciata da Gabriella Grasso guarda a leggi assai ben più classiche, mentre Lia Laterza gioca con le trasparenze del suo angelo e con le luci e le ombre che scendono sulla pietra circolare messa a chiudere la tomba di Cristo, come dentro un’architettura bellissima storicizza il suo san Michele nel chiuso della Sacra. Dentro un acquerello suddivide Elena Monaco l’uomo e l’ala grandiosa, in una eccezionale perfezione di tratti, in una anatomia che ingigantisce il particolare, come i pastelli a olio usati per “Il gioco dell’angelo custode” o la grafite di “Spiccare il volo” rendono appieno l’eccezionalità dell’artista. I vetri, i colori e gli smalti di Marina Monzeglio (colpisce soprattutto l’armonia di “Light”) sembrano ritagliarle un posto a parte e gli acquerelli di Anna Maria Palumbo svelano una dolcissima leggerezza.

 

Elio Rabbione

 

 

Nelle immagini:

 

Raffaella Brusaglino, “Nascite”, tecnica mista su iuta

Marina Monzeglio, “Light”, vetro legatura a stagno e smalti

Renata Ferrari, “Angelo caduto”, acrilico su tela

Giuliana Cusino, “…dell’acqua…”, ceramica raku su tavola

 

CENA CON DELITTO AD HALLOWEEN

Varisella è un ameno comune del torinese di poco più di 800 abitanti ma nella notte di Halloween, 31 ottobre 2017, si trasformerà in un luogo in cui il crimine sembra che all’apparenza potrà farla da padrone…
In apparenza, appunto… perché un simpatico Ispettore di lingua francofona si metterà di mezzo tra un assassino e il suo tentativo di commettere il delitto perfetto. Il Circolo Artistico e Letterario Hogwords di Pinerolo allieterà i commensali a Il Polpo Ristorante di Varisella in Via Roma 22 (prenotazione obbligatoria allo 011 9252721) dalle ore 20 circa. Oltre alla cena si riceverà un libro edito quale simpatico cadeau.

“Sperimentare il Cinema” con Paolo Antinucci

Il celebre organizzatore e direttore di produzione cinematografico (ha collaborato con registi come Lizzani, Ozpeteck, Virzì, Verdone, ha promosso giovani come Manetti bros., Rubini e Reali) si è legato all’ambiente cinematografico torinese da quando ha capeggiato la produzione della diretta RAI in Mondovisione proprio da Torino della “Cenerentola” di Rossini 

Approda a Torino, presso il Polo Culturale Lombroso16 (via C. Lombroso 16, Torino), il corso-laboratorio di Paolo Antinucci “Sperimentare il Cinema”. Il corso si sviluppa in quattro domeniche pomeriggio tra novembre e dicembre prossimi (il 12, il 19, il 26 novembre e il 3 dicembre 2018, con inizio alle ore 16,30). Paolo Antinucci, celebre organizzatore e direttore di produzione cinematografico (ha collaborato con registi come Lizzani, Ozpeteck, Virzì, Verdone, ha promosso giovani come Manetti bros., Rubini e Reali) si è legato all’ambiente cinematografico torinese da quando ha capeggiato la produzione della diretta RAI in Mondovisione proprio da Torino della “Cenerentola” di Rossini per la regia di Carlo Verdone (trasmessa contemporaneamente in 161 paesi del mondo), avvenimento che ha profondamente vivificato il contesto delle attività cinematografiche del capoluogo piemontese. Il corso, per molti versi eccezionale, è rivolto tanto agli appassionati quanto ai neofiti e prenderà le mosse da molte sequenze di celebri film, per approfondire con sguardo nuovo i segreti del linguaggio cinematografico, le intenzioni e i meccanismi con i quali si costruisce e gira un fotogramma, un’inquadratura, una sequenza, il “dietro le quinte” della nascita dei capolavori, ma anche dei semplici films di intrattenimento.

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Tutto il percorso seguirà come binario il particolare “filo rosso” di una domanda apparentemente strana: dov’è lo spettatore? Cioè: mentre guardiamo lo scorrere delle immagini cinematografiche, lo svilupparsi della trama, lo snodarsi delle inquadrature, noi dove siamo? Siamo lì presenti? Stiamo solo “spiando”? Oppure siamo dentro la scena? Tutto ciò per penetrare nel cuore della poetica dell’immagine in movimento. Per allenare lo spettatore ad avere un’esperienza più ricca, competente e soddisfacente nel “saper guardare” un film. Esplorando dentro e oltre l’obiettivo della macchina da presa il mistero sempre rinnovato e affascinante del cinema. Per far questo il corso vuole presentarsi proprio come un laboratorio: richiede la partecipazione attiva e interattiva dei partecipanti (in numero limitato), in vista di una riflessione collettiva su nuovi modi di guardare.

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Per ogni informazione e per le iscrizioni (entro il 6 novembre): http://www.lombroso16.it/events/saper-guardare-1-sperimentare-cinema/ seminari.antinucci@gmail.com Facebook: Scuola di Sguardi Facebook: Paolo Antinucci