Divisionisti e (poeticamente) individualisti

vecchineLa presenza delle tante opere degli esponenti del Divisionismo fa comprendere come ognuno, pur concorde nel rispetto delle regole, ha dato una interpretazione stilistica individuale dettata dalla propria poetica

 

Da visitare l’esaustiva mostra sul Divisionismo tra Piemonte e Lombardia presso la Fondazione Accorsi-Ometto già di per sé prestigiosa per la straordinaria collezione di mobili Piffetti, cristalli Baccarat, porcellane Meissen, oggetti in oro e argento, dipinti di Boucher, affreschi di Cignaroli. A confronto i molti pittori accomunati dal desiderio di rompere con l’Accademismo per affermare il Neo Impressionismo scientifico che, proseguendo l’impressionismo nell’uso del colore puro, nell’attenzione agli effetti della luce e del colore en plein air, sostituiva l’impressione effimera e momentanea con la rappresentazione meditata e bloccata rifinita in atelier con l’ausilio della fotografia.

 

La presenza delle tante opere degli esponenti del Divisionismo fa comprendere come ognuno, pur concorde nel rispetto delle regole, ha dato una interpretazione stilistica individuale dettata dalla propria poetica.

 

ParcheA conferma il simbolismo misticheggiante nello studio per la Processione” e nell’“Amore per la vita” di Pellizza, il senso di appartenenza alla valle natia nell’”Autoritratto” di Fornara che si ritrae tra le baite di un riconoscibile paesino vigezzino, l’intimismo familiare e sociale di Sottocornola nella deliziosa “ Piccola ricamatrice”, la visionaria inquietudine di Previati nella “ Via del calvario” il simbolismo della montagna e delle madri nel” Alpe di Maggio” di Segantini.

 

E ancora altri artisti tra cui Balla e Boccioni, non ancora futuristi, legati alla divisione del colore. Particolarmente significativo l’accostamento della quattro opere di Morbelli ormai considerato da una condivisa valutazione come uno dei più importanti divisionisti( per Sgarbi il più grande)

 

Sicuramente il più osservante delle teorie ottiche di Chevreul e infaticabile sperimentatore della scomposizione del colore. La perfetta padronanza della tecnica, che qualcuno tra cui lo stesso Vittore Grubicy riteneva irritante e maniacale, non pregiudica l’ispirazione ma è supporto di un’arte dalle varie sfaccettature.

 

Il dipinto “ Vecchine curiose” è indice di un realismo meditativo con accenti sociali, L’” Ave Maria della sera” e le “ Parche” si impregnano d’ ideismo e simbolismo mentre la natura morta “ Tegamino con uova” rivela l’attenzione alla semplicità delle cose quotidiane ma forse anche un omaggio a Velasquez perché Morbelli, pur rivolto al nuovo, teneva sempre in considerazione i grandi dell’epoche precedenti traendone insegnamento come testimonia la “ Via Crucis del Divisionismo” quaderno in cui annotava citazioni di importanti artisti del passato ognuno dei quali depositario di competenze tecniche utili da studiare attentamente.

 

Giuliana Romano Bussola

Il celebre ritratto di Antonello da Messina "prestato" a Napoli

antonello da messinaLo scambio inaugura ‘L’Ospite illustre’, rassegna promossa da Intesa SanPaolo

 

Il famoso “Ritratto d’uomo”, uno dei ritratti più conosciuti della pittura di tutti i tempi, tradizionalmente ospitato a Palazzo Madama in Torino, dipinto da Antonello da Messina nel 1476, viene da oggi esposto nelle Gallerie d’Italia di Palazzo Zevallos Stigliano, a Napoli. L’iniziativa culturale è frutto di uno scambio con il Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama, dove in contemporanea sono esposti tre  importanti dipinti della collezione di Intesa Sanpaolo, abitualmente visibili alle Gallerie di Palazzo Zevallos Stigliano. Lo scambio inaugura ‘L’Ospite illustre’, rassegna promossa da Intesa SanPaolo.

SWAN LAKE RELOADED, UNA FAVOLA DARK AL TEATRO CARIGNANO

swan lake teatro 2swan lake teatroDopo il debutto del 29 lo spettacolo sarà replicato mercoledì 30 dicembre alle ore 20.45, giovedì 31 dicembre alle ore 20.30 (recita fuori abbonamento), venerdì 1 gennaio 2016 alle ore 15.30, sabato 2 gennaio alle ore 15.30 e alle ore 19.30, domenica 3 gennaio, ore 15.30

 

 Vendita on-line: 

www.teatrostabiletorino.it

 

Per le festività natalizie, arriva al Teatro Carignano di Torino SWAN LAKE RELOADED, favola moderna dal cuore dark del coreografo svedese Fredrik Rydman. Una riscrittura eccessiva e sfolgorante del celebre Lago dei cigni: in una contaminazione di musica classica e rock, hip-hop e tradizione, due giovani danzano al bivio tra amore e trasgressione.

 

Lo spettacolo debutterà, martedì 29 dicembre 2015, alle ore 19.30 e vedrà in scena i danzatori Maria Andersson, Lisa Arnold, Teneisha Bonner, Rainer Del Valle, Bianca Fernström, Kevin Foo, Daniel G. Lundkvist, Lizzie Gough, Daniel Grindeland, Martin Jonsson, Ida Kumar, Kenny Lantz, Victor Mengarelli, Anna Näsström. La scenografia è di Fredrik Rydman e Lehna Edwall, i graffiti di Daniel “Mr Puppet” Blomqvist, il design luci di Linus Fellbom e Emma Weil, i costumi e il trucco di Lehna Edwall, musica originale Pëtr Il ’ič Čajkovskij, brani originali Adiam Dymott, Eye N`I di PH3, Salem Al Fakir, Lune, Moneybrother, Skizz di Stockholmssyndromet, Mario Perez Amigo, Sim Soak.

 

Swan Lake Reloaded sarà replicato mercoledì 30 dicembre alle ore 20.45, giovedì 31 dicembre alle ore 20.30 (recita fuori abbonamento), venerdì 1 gennaio 2016 alle ore 15.30, sabato 2 gennaio alle ore 15.30 e alle ore 19.30, domenica 3 gennaio, ore 15.30.

 

Dopo aver ballato una versione più tradizionale del classico dei balletti con Mats Ek ed il Cullberg Ballet, il coreografo svedese Fredrik Rydman ha una folgorazione a Londra: davanti a un negozio di pellicce bianche prende corpo l’idea da cui nasce uno degli spettacoli sold out nei principali teatri d’Europa. Immerso nel nostro tempo, con musiche di Čajkovskij che si alternano a brani originali composti ad hoc da musicisti pop e rock, la versione di Rydman è popolata da prostitute in pellicce, stivali di vernice, tacchi vertiginosi e da un malvagio Rothbart che non usa stregonerie per dominare la sua corte, ma la droga. E nella lotta tra bene e male il desiderio di trasgressione e amore svolge un ruolo centrale. Rimane però vivo l’interrogativo che dal 1877, data del debutto del Lago dei cigni al Bolshoi di Mosca, strega il pubblico: riuscirà il vero amore a spezzare l’incantesimo? Come cent’anni fa il finale sarà tragico? Rydman, svedese, per tredici anni ballerino e coreografo nella Bounce Streetdance Company, poi direttore di grandi spettacoli musicali e direttore creativo di X Factor Svezia, è riuscito nella sfida di intrecciare la cultura pop con la sofisticazione dell’arte, l’energia e il sentimento, la street dance con i codici accademici e Čajkovskij con il rock.

 

LOCANDINA DELLO SPETTACOLO

Progetto Internazionale

TEATRO CARIGNANO

29 dicembre 2015 3 gennaio 2016

SWAN LAKE RELOADED

ideazione e coreografia Fredrik Rydman

danzatori: Maria Andersson, Lisa Arnold, Teneisha Bonner, Rainer Del Valle, Bianca Fernström, Kevin Foo, Daniel G. Lundkvist, Lizzie Gough, Daniel Grindeland, Martin Jonsson, Ida Kumar, Kenny Lantz, Victor Mengarelli, Anna Näsström

scenografia Fredrik Rydman, Lehna Edwall

graffiti Daniel “Mr Puppet ” Blomqvist

design luci Linus Fellbom, Emma Weil

costumi e trucco Lehna Edwall

acconciature Peter Andersson

assistente coreografo Jennie Widegren

proiezioni e grafica Grafala, Andreas Skärberg, Johan Andersson, Mathias Erixon

masterizzazione musica Carl-Michael Herlöfsson

musica originale Pëtr Il ’ič Čajkovskij

brani originali Adiam Dymott, Eye N`I di PH3, Salem Al Fakir, Lune, Moneybrother,

Skizz di Stockholmssyndromet, Mario Perez Amigo, Sim Soak

Una produzione Blixten & Co in collaborazione con ATER Associazione Teatrale Emilia Romagna

 

 

 

INFO: Tel. 011 5169555 – Numero verde 800235333

Orari degli spettacoli: martedì 29 dicembre 2015, ore 19.30; mercoledì 30 dicembre, ore 20.45; giovedì 31 dicembre, ore 20.30 (recita fuori abbonamento). Venerdì 1 gennaio 2016, ore 15.30; sabato 2 gennaio, ore 15.30 e ore 19.30; domenica 3 gennaio, ore 15.30.

Prezzi dei biglietti, Settore A: Intero € 36,00. Ridotto di legge € 33,00

Settore B: Intero € 30,00. Ridotto di legge € 27,00

Prezzi dei biglietti per la sera del 31 dicembre 2015 (recita fuori abbonamento)

Settore A: Posto Unico € 45.00 – Ridotto € 40.00 – Sgabelli € 40.00

Settore B: Posto Unico € 40.00 – Ridotto € 35.00

Al termine dello spettacolo, saranno offerti al pubblico, nella caffetteria Lavazza e nel foyer del Carignano, un calice di bollicine con il panettone o il pandoro Stratta.

Biglietteria del Teatro Stabile di Torino | Teatro Gobetti – via Rossini 8, Torino

Orari: dal martedì al sabato ore 13.00/19.00.

Orari durante le festività: giovedì 24 dicembre dalle 10.00 alle 17.00. Martedì 29, mercoledì 30, giovedì 31 dicembre e sabato 2 gennaio dalle 13.00 alle 19.00. La biglietteria resterà chiusa nei giorni: 25-26-27-28 dicembre 2015 e il 1° e il 6 gennaio 2016.

 

Vendita on-line: www.teatrostabiletorino.it

 

A Natale un ricordo per Morris

MORRIS3MORRIS 1MORRIS2Quella notte la vita di Morris è stata spezzata e quella dalla sua famiglia e di tutti i suoi amici è stata sconvolta per sempre. Questo sarà il primo Natale senza di lui, senza quel sorriso tanto amato da chi lo conosceva e che ora tutti possono vedere impresso sui muri e per le strade della città


Sono trascorsi due mesi dal tragico incidente che, lo scorso 25 ottobre causò la tragica e prematura scomparsa del ventottenne Morris Divorziati. Da qualche settimana la famiglia del sorridente ragazzo di Ciriè, ha deciso di mantenere vivo il ricordo del giovane, affiggendo numerosi volantini lungo le vie di Torino, in modo che né Morris né l’assurda dinamica che ha portato alla sua drammatica morte vengano dimenticati.

 

Durante la notte del 25 ottobre 2015, poco dopo la mezzanotte, Morris e un suo amico stavano passeggiando lungo il marciapiede di via XX Settembre, nei pressi della sede INPS di Torino. Secondo la ricostruzione del nucleo infortuni della polizia municipale che si è occupata del caso, un’autovettura Fiat 500 nera, proveniente da via Arcivescovado, non avrebbe rispettato il segnale di “Stop” e il limite di velocità imposto in quel tratto di strada, causando così lo scontro con un taxi proveniente -anche lui a velocità sostenuta- da via XX Settembre. L’urto violento tra le due vetture avrebbe quindi causato il ribaltamento del taxi che purtroppo sarebbe finito per schiantarsi contro i due giovani: Morris è morto sul colpo, schiacciato dalle ruote dell’autovettura. Entrambi i conducenti delle due vetture -22 anni l’età del tassista e 18 anni l’età della ragazza che guidava l’altra macchina- sono usciti illesi dall’incidente, mentre il ragazzo che era insieme a Morris è rimasto ferito.

 

L’assurdità di questo incidente ha portato agli onori della cronaca la pericolosità del tratto di strada che incrocia via Arcivescovado e di cui si sono occupati, subito dopo l’incidente, sia il presidente della Circoscrizione 1, Massimo Guerrini, sia il responsabile del settore Mobilità del Comune di Torino, Fabrizio Voltolini. Per evitare che quell’incrocio sia ancora teatro di gravi incidenti, alla fine sembrerebbe essere stata trovata la soluzione di posizionare un attraversamento pedonale rialzato in via Arcivescovado, in modo da limitare il più possibile la velocità delle autovetture che vi transitano.

 

Quella notte la vita di Morris è stata spezzata e quella dalla sua famiglia e di tutti i suoi amici è stata sconvolta per sempre. Questo sarà il primo Natale senza di lui, senza quel sorriso tanto amato da chi lo conosceva e che ora tutti possono vedere impresso sui muri e per le strade della città.

 

La famiglia vuole giustizia o per lo meno chiarezza sulla vicenda, poiché come si può leggere anche dalle dichiarazioni presenti sul volantino, Morris non è morto per una semplice passeggiata. E’ morto per un segnale stradale non rispettato, per un limite di velocità ignorato e a causa di una involontaria ma terribile distrazione che lo ha portato via per sempre; è morto perché, come purtroppo a volte accade, si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.

 

 (Foto: il Torinese)

Simona Pili Stella

Il Natale è un’isola che respira: ascoltate la vostra voce interiore

portici nataleTorino… il primo luogo in cui sono possibile! / di Francesca Petrone

 

 

 Le luminarie, abbaglianti e seducenti, vi ammalieranno, ma vi suggerirei di farvi condurre unicamente dalla vostra luce

 

Dicembre, da noi, è il primo mese dell’anno freddo nei fatti e caldo nelle intenzioni.

 

Ci vestiamo di lana e attendiamo il planetario momento in cui essere più inclini ai festeggiamenti, perché così vuole la tradizione, perché così ci viene riconosciuto di diritto e da calendario.

 

Per strada, capita di ascoltare voci nostalgiche – Vorrei che fosse sempre Natale –

 

Perché? – Perché tutto sembra essere più vivo –

 

La città è il caleidoscopio nelle nostre mani, dove ogni frammento colorato riflette un desiderio per l’avvenire.

 

Mi piacerebbe distrarvi dalle usanze e dai riti più pagani che spirituali e proporvi di farmi compagnia in una passeggiata sotto i portici sabaudi, non per osservare le vetrine, piuttosto spinti dall’idea di calpestare una linea immaginaria che metta in connessione tutto il Globo.

 

Sarà una fredda partenza, ma vi chiederei di spogliarvi di tutto il superfluo per tornare all’essenza.

 

Le luminarie, abbaglianti e seducenti, vi ammalieranno, ma vi suggerirei di farvi condurre unicamente dalla vostra luce.

 

Il rumore straniero di sottofondo vi incuriosirà, ma vi inviterei ad ascoltare solo la vostra voce interiore.

 

L’orologio scandirà la notte più magica dell’anno, quella del Solstizio d’inverno dove tutto in superficie, in natura, è ancora fermo, ma in profondità promettenti semi si preparano ad uscire allo scoperto.

 

L’incantesimo che rende tutto più vitale aleggia nell’atmosfera e a renderlo possibile sono le persone.

 

Il Natale siete voi, un’isola che respira, una terra emersa che ospita restituendo doni meravigliosi.

 

Inspirate ed espirate, inspirate ed espirate ancora, ancora e ancora…….

 

 

Gli appuntamenti nei quartieri fino al 28 dicembre

europa torino castellocarabinieri torinoA cura dell’Ufficio stampa della Città di Torino 

 

MARTEDI 22 DICEMBRE

 

CIRC 1 – In via Bertolotti  10 fino a venerdì 8 gennaio 2016 la Circoscrizione organizza “UN GIOCATTOLO A TUTTI“, raccolta di giocattoli nuovi o usati che saranno poi donati a bambini meno fortunati. Orari: dal lunedì al giovedì dalle ore 9 alle ore 16.30 Venerdì dalle ore 9 alle ore 14.00. Info: 011 011 35126

CIRC 3  –  Le vetrine dei negozi di Pozzo Strada si vestono di autore con l’iniziativa “vetriARTE”. I cittadini, fino al 23 dicembre, possono esprimere la loro preferenza sulla vetrina più natalizia.   http://www.ilcielocapovolto.info

CIRC 3 – Fino al 6 gennaio 2016 nei negozi di via Monginevro è possibile adottare una Pigotta, bambolina in pezza realizzata a mano dalle volontarie Unicef per contribuire ad azzerare la mortalità infantile, all’interno del  Progetto “Adotta una Pigotta”.

CIRC 5  – fino al 5 gennaio nella Tana dei Babi di corso Grosseto 115,  in occasione dei 15 anni di attività il Centro di Documentazione Storica della Circoscrizione 5, sarà visibile la mostra «Quel lontano lembo di terreno tra Madonna di Campagna e Borgo Vittoria» La zona nord di Borgo Vittoria dal 1930 al 1980.  Orario di visita 16.00-22.00 chiusura 24, 25, 26, 27 e 31 dicembre 2015 e 1 gennaio 2016

CIRC 5 – Alle ore 21 nel Teatro Murialdo di Piazza Chiesa della Salute si svolgerà lo spettacolo Un dono dal Borgo, a cura degli allievi dell’Accademia dello Spettacolo e MurialdoFor.

CIRC 5 – Fino al 23 dicembre in Piazza Chiesa della Salute dalle ore 9 alle ore 20 saranno aperti i Mercatini di Natale, in collaborazione con le Associazioni “Via Chiesa della Salute e Quadrilatero V”.

CIRC 5 Fino al 29 dicembre rimarranno esposte le opere della mostra concorso “Nature 2015 – Amici a quattro zampe” nella sala Urp  del Centro Civico  di via Stradella 186   con orari dalle 8,00 alle 19,30 dal lunedi al giovedi e dalle 8.00 alle 17.30 il venerdì. 

 

CIRC 6  – Alle ore 21 nel Teatro Marchesa di corso Vercelli 121,  nell’ambito di “BarrieraDanza” andrà in scena “La bella addormentata nel bosco“- musical a cura della Compagnia di Danza L’Araba Fenice Biglietti: intero 7 euro, ridotto 5 (bambini fino ai 12 anni)

 

MERCOLDI 23 DICEMBRE

CIRC 5  –   Nel Centro Principessa Isabella, di via Verolengo 212,  si terrà alle ore 17.30 lo spettacolo della  Fiaba animata musicale interattiva – Rassegna teatrale per bambini “Natale da favola”. A  Cura Associazione OFFICINA04

 

CIRC 6  – Alle ore 21 nel Teatro Marchesa di corso Vercelli 121,  nell’ambito di “BarrieraDanza” andrà in scena “La bella addormentata nel bosco“- musical a cura della Compagnia di Danza L’Araba Fenice Biglietti: intero 7 euro, ridotto 5 (bambini fino ai 12 anni)

 

CIRC 7  – Alle ore 21 nella Parrocchia Madonna del Pilone di corso Casale 195 per NATALinCANTO il Coro Veniero eseguirà Messa in Sol maggiore di Franz Schubert. Ingresso gratuito

 

SABATO 26 DICEMBRE

 

CIRC 6  – Alle ore 16 e alle ore 21 nel Teatro Marchesa di corso Vercelli 121,  nell’ambito di “BarrieraDanza” andrà in scena “La bella addormentata nel bosco“- musical a cura della Compagnia di Danza L’Araba Fenice Biglietti: intero 7 euro, ridotto 5 (bambini fino ai 12 anni)

 

DOMENICA 27 DICEMBRE

CIRC 6  – Alle ore 16 nel Teatro Marchesa di corso Vercelli 121,  nell’ambito di “BarrieraDanza” andrà in scena “La bella addormentata nel bosco“- musical a cura della Compagnia di Danza L’Araba Fenice Biglietti: intero 7 euro, ridotto 5 (bambini fino ai 12 anni)

 

LUNEDI 28 DICEMBRE

CIRC 2  – Alle ore 17.30 nella Sala Mario Operti di C.so Siracusa 213 si terrà FANTASMAGORIE  DI NATALE, proiezione dei primissimi cartoni animati della storia, con accompagnamento musicale dal vivo, a cura dell’ Associazione Place du Marchè

I nostri auguri a Sgarbi: "Buona guarigione, Vittorio"

sgarbiUn’ischemia al cuore ha colpito Vittorio Sgarbi mentre era in viaggio in auto da Brescia a Roma. Riuscito l’ intervento di angioplastica nel Policlinico di Modena, dove è ricoverato in terapia intensiva. Il direttore del reparto di Cardiologia dice che il paziente è in buone condizioni e dovrà rimanere a riposo alcuni giorni in ospedale per la convalescenza. Il nostro migliore augurio al critico d’arte è l’intervista che rilasciò in esclusiva al “Torinese” alcune settimane fa, che ripubblichiamo integralmente. Buona guarigione, Vittorio! 

 

INCHIESTA: LA CULTURA A TORINO / 3

 

VITTORIO SGARBI: “TORINO E’ LA CITTA’ PIU’ BELLA D’ITALIA, HA IMPARATO A METTERSI IN LUCE”

 

Negli ultimi 20 o 30 anni, l’unica città che ha puntato seriamente sulla cultura è stata Torino, mi sento di parlare di un nuovo Rinascimento. Forse questa città è partita troppo presto. E oggi vive ancora sugli allori dell’arte povera. L’arte contemporanea è tuttora una peculiarità di Torino, però, occorrerebbe investire maggiormente sulla caratterizzazione delle varie sedi museali, affidando a ciascuna una sua vocazione. Allargherei la  vocazione  di Stupinigi a tutto l’ambito delle arti applicate, per farne una sorta di Victoria and Albert Museum”

 

 

Intervista di Alberto Vanelli con Vittorio Sgarbi per IL TORINESE

 

Negli ultimi anni, Torino è riuscita in gran parte a superare la vecchia immagine stereotipata di “città della Fiat”, scoprendo in sé un’identità nuova, di città culturale. Questa, almeno, è la percezione dei torinesi. Ma qual è l’opinione di chi vede il volto di Torino dal di fuori? Qual è, sul piano culturale, l’immagine di Torino in Italia?

Anche se una persona che conosco ultimamente l’ha trovata un po’ malinconica, io la considero la più bella città d’Italia, sia sul piano dell’urbanistica, sia per quanto riguarda l’ordine delle cose e la capacità di riscatto, dopo il tramonto dell’industria automobilistica. Negli ultimi 20 o 30 anni, l’unica città che ha puntato seriamente sulla cultura è stata Torino. Mi spingo a dire che si tratta dell’unica città italiana che ricorda Parigi. Certo, è meno vitale di Parigi – le abitudini di vita sono quelle che sono – ma il paragone non mi sembra azzardato. Una delle cose interessanti di Torino, poi, è la sua illuminazione. Rispetto ad altre città, che trovo represse, Torino ha imparato a “mettersi in luce”. L’esempio più significativo, in questo senso, è quello delle Luci d’artista, che il sindaco De Luca ha voluto portare anche a Salerno, ma mi riferisco anche all’illuminazione normale, che riguarda piazze e monumenti.

 

Come riassumerebbe, in una parola, la Torino culturale?

Se devo definire ciò che ho visto succedere a Torino negli ultimi 30 anni, mi sento di parlare di un nuovo Rinascimento, che in seguito allo sviluppo dell’arte povera, la grande avanguardia artistica torinese, ha visto la riscoperta della Reggia di Venaria, dell’Egizio, della Galleria Sabauda, di Palazzo Madama, e insieme la moltiplicazione di alcune grandi iniziative culturali: la Fiera del Libro, Artissima, Settembre Musica, il Festival del Cinema, il Salone del Gusto, le mostre. È una città in cui capita sempre qualcosa, e dove una persona curiosa e interessata alla cultura sa di avere degli appuntamenti, in diversi momenti dell’anno.

 

Tutto perfetto, quindi?

Naturalmente no: esistono le potenzialità per fare di più. La pinacoteca Agnelli, per esempio, per il valore che ha, viaggia a basso regime. E anche il castello di Rivoli: un museo straordinario, che meriterebbe un rilancio.

 

L’argomento Rivoli offre lo spunto per una domanda precisa. Vent’anni fa, Torino era uno dei poli mondiali dell’arte contemporanea. E ovviamente lo è ancora: oltre al museo di Rivoli, si possono citare le collezioni della GAM, delle Fondazioni Sandretto e Merz, della nuova Fondazione Fico. E anche le OGR, tra non molto, potrebbero diventare un “luogo” dell’arte contemporanea. Non c’è dubbio, però, che l’arte contemporanea stia vivendo, a Torino, un momento di crisi, che solo la vitalità di una manifestazione come Artissima, con tutti i suoi eventi collaterali, riesce in parte a contrastare. Nella direzione del contemporaneo, intanto, centri come Roma e Milano stanno recuperando posizioni, investendo molte energie e riscuotendo un certo successo. Lei cosa ne pensa?

Forse Torino è partita troppo presto. E oggi vive ancora sugli allori dell’arte povera, nella quale è stata centrale, certo, ma nella quale si è anche fermata. Se dopo l’arte povera non è successo più nulla, è probabilmente perché è venuta a mancare la Fiat. Il senso dell’arte povera stava nella contrapposizione ideologica al mondo del capitalismo e all’industria che, in Italia, ne era il simbolo. L’habitat favorevole all’arte povera era quello del marxismo obbligatorio, dove tutti eravamo di sinistra e non c’era nessun democristiano, anche se la DC vinceva le elezioni. Quella, infatti, era la maggioranza silenziosa. La maggioranza parlante, invece, quella che “contava”, parlava le parole dell’opposizione. La stagione della contrapposizione ideologica, però, a un certo punto, è finita. Già alla metà degli anni ’80, era chiaro che il clima stava cambiando, ed è cambiato definitivamente con l’arrivo di Berlusconi. Le contrapposizioni sono rimaste, certo, ma Berlusconi ha stabilito un’altra polarità: non più la polarità capitalismo/anticapitalismo, ma la polarità spettacolo/politica seria. Per l’arte povera è stata la fine. La chiave di lettura del mondo che ne alimentava l’espressione artistica e culturale, si è spenta con lo spegnimento della Fiat. E oggi, mentre a Torino il peso della Fiat si è ridimensionato enormemente, quella stagione artistica emette gli ultimi fiati…

 

Passando al tema dell’organizzazione museale e delle decisioni da prendere, che cosa si potrebbe fare per rilanciare l’arte contemporanea? Forse le istituzioni dedicate al contemporaneo sono diventate troppe?

L’arte contemporanea è tuttora una peculiarità di Torino. Forse, però, occorrerebbe investire maggiormente sulla caratterizzazione delle varie sedi museali, affidando a ciascuna una sua vocazione. Rivoli torni a essere il simbolo unico e riconoscibile dell’arte contemporanea. La Reggia di Venaria, allo stesso modo, diventi il centro dell’arte antica… E’ un esempio, naturalmente. Allo stesso modo, però, è importante evitare che il singolo museo diventi una sorta di ghetto, nel quale puoi trovare una cosa sola. Occorre mescolare le carte, facendo operazioni analoghe a quella che ho proposto io al presidente De Luca, per ospitare una mostra sul Mantegna al MADRE di Napoli, che è un museo di arte contemporanea.

 

Ha appena citato due importanti residenze sabaude: Rivoli e Venaria. Fra i gioielli che compongono la corona delle residenze dei Savoia, uno – la palazzina di caccia di Stupinigi – è in attesa di idee e soluzioni per un rilancio. Lei cosa farebbe?

Stupinigi è già un museo dell’arredamento. Forse allargherei la sua vocazione a tutto l’ambito delle arti applicate, per farne una sorta di Victoria and Albert Museum. Per i mobili, si partirebbe dalle meraviglie di artisti mobilieri come Piffetti e Bonzanigo. Le massime espressioni dell’arte dell’arredamento italiana, è inutile precisarlo, sono piemontesi. Ma poi ci sarebbe la scultura: un’antologia della scultura tra ‘500 e ‘900. Senza spingersi troppo in là nel tempo, però, per evitare un inutile sovrapposizione all’arte povera. Mi fermerei agli anni ’50, con Fontana, Melotti, Mollino…

 

Nel campo della divulgazione culturale, lei è stato certamente un innovatore. Ha saputo mantenere un alto rigore scientifico, unendolo però a un’efficacissima comunicazione pop, che ha saputo esercitare tanto in qualità di scrittore e organizzatore di mostre, quanto servendosi del mezzo popolare per eccellenza: la televisione. Al di là del suo talento personale, che le consente di catturare il pubblico senza cadere nella facile banalizzazione, non crede che la televisione e ancor più internet – luoghi privilegiati della banalità – abbiano favorito un’eccessiva semplificazione della cultura e del modo di raccontare le forme di espressione artistica?

Il processo che lei descrive, in effetti, è reale. Non a caso, ha avuto delle dirette conseguenze anche nell’ambito specifico delle mostre. Gli esiti, però, anche quando l’arte diventa una materia “popolare”, possono essere positivi. Nel campo della cura delle mostre, in effetti, dopo il poverismo e il celantismo (da Germano Celant, importante storico dell’arte, inventore  della definizione arte povera, ndr), si sono affermate due tendenze. Una è la mia; l’altra è quella di Marco Goldin. Se paragonassimo l’arte all’abbigliamento, potremmo dire che quella di Goldin è la strada standard; la mia è quella dell’alta sartoria. Non tutti possono vestire Prada o Armani. Ci sono anche le confezioni di bassa gamma, che sono comunque rispettabili. La bassa gamma dell’arte, di cui Goldin è un buon interprete, è quella della popolarità facile, ottenuta offrendo un prodotto “arte” che non ha timore della semplificazione: è il caso dell’impressionismo, che Goldin ha riproposto molte volte. L’altra specialità di Goldin è la creazione di un caos accattivante, che trova un esempio perfetto nella mostra dedicata a Tutankhamon, Caravaggio e Van Gogh. Inutile dire che sembra fatta apposta per incontrare il consenso più facile.

 

Nel mio caso, ho seguito una strada diversa. Pur cercando e ottenendo dei risultati di divulgazione, ho voluto mantenere un alto livello. Quelli che mi hanno criticato – per esempio ai tempi della polemica sulla Santa Cecilia di Raffaello alla Venaria Reale – l’hanno fatto in modo chiaramente pretestuoso. Non riuscivano a sopportare la mia invadenza e hanno colpito l’obiettivo sbagliato. Goldin è più criticabile, forse. Ma sicuramente il suo modello di divulgazione, così come il mio, sono inevitabili. L’arte è e deve essere popolare: è predestinata a esserlo. Poi, se si riesce a mantenere alto il livello del rigore, come accade anche in America, molto meglio. Io l’ho fatto anche di recente con la mostra di Bologna (Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice, ndr), e con quella dell’Expo (Il Tesoro d’Italia, ndr), dove, nonostante i contenuti estremamente sofisticati, i visitatori sono stati, negli ultimi fine settimana, quindicimila al giorno. L’arte elitaria e antagonista non esiste più. Occorre essere popolari. Se poi si riesce a esserlo con Mattia Preti a Venaria, come è accaduto qualche anno fa, quando quasi nessuno sapeva chi fosse Mattia Preti, allora è davvero il massimo. In quell’occasione, come ricorderà, per essere “popolari” abbiamo esposto un Caravaggio. Una volta che il pubblico è venuto in mostra, però, si è evitato accuratamente di propinargli la scorciatoia della banalizzazione e delle facili spiegazioni.

 

(Foto: facebook – Vittorio Sgarbi)

 

GÜNTHER MANIA O GÜNTHER MAGIA: IL MISTERO DEL GALLO IMMAGINARIO

tiranese23E’ un gallo immaginario, immortalato in un dipinto ad olio di Erina Alushi, che da mesi impressiona e ipnotizza chiunque fissi il quadro dal vivo o anche solo la sua foto. Günther trasmette una magia inspiegabile mescolando il mistero della Torino cupa nascosta in profondità con il sole e i colori di una Tirana post Komunista

 

gunter eriNon si tratta dello scrittore, nemmeno del cantante con lo stesso nome e tanto meno di un essere umano. “Günther” è un gallo immaginario, immortalato in un dipinto ad olio di Erina Alushi, che da mesi impressiona e ipnotizza chiunque fissi il quadro dal vivo o anche solo la sua foto. Günther trasmette una magia inspiegabile mescolando il mistero della Torino cupa nascosta in profondità con il sole e i colori di una Tirana post Komunista che si scatena dalle piume cangianti di un gallo che ormai tutti chiamano “Günther”.

 

“Günther ci ha ispirati, esercitando un potere strano e ha svegliato in noi emozioni positive, tanto da iniziare un corso di pittura”– si esprime Dr. Fernando Espì, psichiatra al Department of Psychiatry al Memorial Sloan Kettering di New York, e capo redattore del “The Journal of Humanistic Psichiatry” di Chicago, dove fu pubblicato proprio un articolo sul fenomeno di “Günther”, la scorsa primavera.

 

Pare proprio che i medici siano collegati alla pittura, così come Erina, che di professione ha scelto quella del medico ma senza accantonare il suo talento innato per la pittura, pur non avendo mai seguito un corso.

 

“Ho sempre voluto rimanere una naïf in questo ambito”– dice Erina.

 

Ma nessuno ha mai avuto dubbi sulla connessione tra medicina e pittura, basta ricordare il grande chirurgo New Yorkese e padre del più celebre atlante di anatomia, Frank Netter i cui disegni anatomici sono utilizzati da generazioni di studenti di medicina.

 

“Medicina è l’arte della vita con cui si inizia a dipingere un quadro partendo dalla cellula, l’unità funzionale e strutturale base della vita, la più semplice, ma allo stesso tempo la più complicata. Nel corso degli anni quell’ immagine si arricchisce di dettagli in cui il fisiologico e patologico viaggiano insieme, intrecciandosi e sfidandosi, dipingendo la vita stessa. I dipinti ricreano attraverso i colori, le interne percezioni e sensazioni umane. Quello che la psicoterapia mira a fare con l’anima è focalizzare la luce verso il lato oscuro della psiche. L’arte della pittura lo fa attraverso le pennellate, penetrando nel lato buio dell’anima ed elevandolo verso la luce tramite i colori” si esprime Erina per “The Journal of Humanistic Psichiatry di Chicago”.

 

È stata condivisa con pochi la vera storia di questo gallo immaginario che parte fra amicizie e culture differenti, in una nuova Europa ormai senza confini che porta dentro storie e vissuti tanto diversi ma altrettanto capaci di esprimere uguaglianza e accettazione, come non potranno mai fare le politiche. Günther racchiude amicizie tra giovani dal Belgio, Albania, Germania, Romania, Spagna, Francia, Messico, in una Torino sempre più aperta, e le trasforma in colori e armonia. In fondo le emozioni sono soggettive, le ispirazioni anche, ma una cosa è certa, “Günther” piace moltissimo, i sui colori, il suo mistero, il magnetismo e il potere ispirante, stanno facendo il giro tra Europa e Stati Uniti facendo sempre rivalutare la potenza dell’arte nell’unire i popoli. Il gallo suggerisce un inizio promettente, che sarà portato avanti con energia. Speriamo che possa trasferire il suo incantesimo al mondo attuale.

 

 Gianluca Teat

 

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NATALE, E' FESTA A CAVAGNOLO

Distribuzione gratuita dei panettoni per gli anziani 

 

PANETTONECavagnolo, primo comune della Città Metropolitana di Torino, ospita una serie di iniziativa in vista del Natale. Sabato 19, dalle 9 alle 12.30, e domenica 20, dalle 9.30 alle 12, l’amministrazione comunale organizza, in collaborazione con Polisportiva e Pro loco, una distribuzione gratuita dei panettoni per gli anziani che hanno compiuto il settantesimo anno di età, con scambio di auguri. Le associazioni Pro loco, Aido ed Avis di Cavagnolo, nelle stesse giornate organizzano una raccolta fondi per Telethon con banchetti davanti ai supermercati ed in piazza Vittorio Veneto. E ancora domenica, alle ore 21, nella parrocchia di Sant’Eusebio, ad ingresso gratuito, alle ore 21, ci sarà – a cura della pro loco – il concerto di Natale. Infine il 24 dicembre, dopo la Santa Messa si terrà il tradizionale scambio di auguri sotto l’albero in piazza Vittorio Veneto con Babbo Natale, panettoni e vin brulè e cioccolata calda, a cura di Avis ed Aido.

 

Massimo Iaretti