BIG ACTION MONEY IN ILLUSIONI

30 e 31 Gennaio 2016 – Ore 21.00 – (alla scoperta del tempo e dello spazio, in cui fluttuano le nostre vite)

 

CUBO TEATRO2La stagione teatrale SCHEGGE prosegue il suo cartellone con la compagnia italo-russa Big Action Money in  ILLUSIONI, sottotitolo “alla scoperta del tempo e dello spazio, in cui fluttuano le nostre vite” dal testo di Ivan Vyrypaev (Primo premio al XXII Festival Internazionale del Cinema di Varsavia per il film Euforia) considerato una delle personalità più complete a livello teatrale, in ambito russo.

 

Il testo è stato scritto da Ivan Vyrypaev  nel 2012  e rappresentato per la prima volta al Teatro Praktika di Mosca. La compagnia Big Action Money, in esclusiva nazionale, lavora su questo testo già noto in paesi come Inghilterra, Polonia e Stati Uniti.

 

Il testo fa parte di “Cantiere Vyrypaev“, un progetto di approfondimento sul drammaturgo Ivan Vyrypaev, iniziato nel 2013 e promosso da L’arboreto – Teatro Dimora di Mondaino; il progetto viene fatto conoscere a un vasto pubblico, dalla compagnia italo-russa Big Action Money, lo spettacolo fa riferimento al testo originale.

 

Quattro anziani di 84 anni scoprono di non sapere chi sia la persona con la quale hanno vissuto tutta la vita. 

ILLUSIONI è un’opera che appare come un gioco di scatole cinesi che coinvolge attivamente il pubblico in uno scambio continuo di personaggi e con continui ribaltamenti di punti di vista. Il pubblico può percepire i flashback che fanno affiorare alla mente dei personaggi ricordi di viaggi, visioni e attimi di condivisione tra le loro quattro vite; inoltre, tramite gli attori, lo spettatore viene avvicinato ai dubbi e alle insicurezze che colpiscono i quattro protagonisti.

ILLUSIONI. Niente è come sembra.

Siamo costretti quindi a lasciarci coinvolgere e stupire, a trasportare dall’immaginazione e scoprire un mondo incerto e disordinato

 

La compagnia Big Action Money dal 2010 a oggi ha attuato una ricerca teatrale verso un teatro popolare e contemporaneo vicino al mondo della performance. I loro lavori consistono anche  in: musica dal vivo e sperimentazioni elettroniche. www.bigactionmoney.com

 

Di Ivan Vyrypaev

Traduzione e regia: Teodoro Bonci del Bene

con Carolina Cangini, Kristina Likhacheva, Jacopo Trebbi, Teodoro Bonci del Bene

 

 

“..Ogni albero cresce al suo posto, ogni fiore cresce al suo posto, ogni uccello vola seguendo la sua traiettoria.

Anche l’uomo deve trovare il suo posto sulla terra.”

Tratto da Illusioni di  Ivan Vyrypaev

 

 

Biglietti  INTERO 10 €| RIDOTTO 8€ (studenti e tess. Arci)

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(da scegliere al momento dell’acquisto)

 

PROMOZIONE,  SPETTACOLO  del  30/31 gennaio: Se siete in coppia,  paghi il biglietto ridotto  a 8€. 

L’INGRESSO AGLI SPETTACOLI NON RICHIEDE LA TESSERA ARCI ma se fai la tessera ARCI con noi la sera del tesseramento paghi 17€ in totale (10€ tessera + 7 spettacolo)

 

CUBO TEATRO Via Pallavicino 35 – Torino |

Prenotazioni Martina Tomaino:   prenotazioni@cuboteatro.it      Mob. 346.4739049

Direzione Artistica Silvia Limone / Girolamo Lucania:

Ufficio Stampa Silvia Limone:  ufficiostampa@cuboteatro.it – Mob. 3398201037

I commercianti pronti a sostenere la cultura. E' il volano dell'economia, gli imprenditori lo sanno

VanelliIntervista di Alberto Vanelli

 

Noi torinesi abbiamo sempre paura di essere sul punto di precipitare a terra, svegliandoci da un sogno. E invece non è così. Torino si è ormai affermata come città d’arte e importante meta turistica. Probabilmente facciamo ancora un po’ di fatica a rendercene conto. Occorre però che la cultura, pur senza rinunciare agli aiuti dovuti, impari a diventare anche un business di tipo commerciale, dotandosi di strumenti che le consentano di sopravvivere in questo periodo di mancanza di risorse.

 

Coppa Maria LuisaMaria Luisa Coppa è la presidente dell’Ascom, la più importante associazione di commercianti, esercenti e albergatori di Torino e del Piemonte. Presidente Coppa, l’inchiesta condotta recentemente dal Torinese mette in luce l’importanza del turismo e il suo ruolo nell’economia della città. Il New York Times, addirittura, indica Torino come uno dei luoghi da visitare nel 2016. Come la vedono i commercianti che lei rappresenta?

I commercianti partecipano a questo clima con entusiasmo. Dicembre è stato per il turismo un mese sorprendentemente positivo, contro le previsioni di chi riteneva  che Torino non fosse propriamente una meta invernale. Al contrario, grazie ad alcune importanti mostre, all’Egizio, alle luci d’artista, le cose sono andate molto bene. Come accade ormai molto spesso. Noi torinesi abbiamo sempre paura che, una volta finita una stagione (il 2006 delle Olimpiadi, poi il 2011 dei 150 dell’Unità d’Italia), si sia destinati a precipitare a terra e a svegliarsi da un sogno. E invece non è così. Torino si è ormai affermata come città d’arte e importante meta turistica. Probabilmente facciamo ancora un po’ di fatica a rendercene conto.

 

In effetti, a guardare i flussi turistici di quindici anni fa, certi risultati possono sembrare incredibili.

L’Ascom, l’associazione dei Commercianti, ci ha sempre creduto. C’è stato un momento in cui, quando parlavamo delle potenzialità turistiche di Torino, ci ridevano dietro, ma ora i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La città è stata premiata nel suo insieme: come luogo di cultura, di storia e di bellezza, con il pregio della vicinanza alle montagne più belle e ai mari più belli; ma anche per la sua capacità di accogliere, e per essere stata capace di valorizzare il suo ruolo di città del food e dello shopping.

 

Che il turismo abbia favorito il commercio nelle aree centrali non può esservi dubbio. Ma cosa dicono i commercianti del resto della città?

Il centro è sicuramente l’area trainante. Devo dire, però, che anche nelle zone non centrali, soprattutto nei quartieri in cui si trova un’importante concentrazione di negozi, come a Santa Rita, gli acquisti natalizi hanno dato qualche segnale positivo. E anche i primi giorni di saldi, con un 5-10% di crescita, inducono a essere ottimisti. Certo, si tratta di dati parziali: non sappiamo come potrà andare nelle prossime settimane.

 

Come lei stessa ha sottolineato, la forza attrattiva di Torino deriva in gran parte da musei e mostre, e poi dagli eventi: culturali, musicali, sportivi, enogastronomici. Con vantaggi evidenti tanto per il settore alberghiero che per il commercio. È anche vero, però, che negli ultimi anni il comparto della cultura e degli eventi ha subito dei forti tagli, che potrebbero avere delle ripercussioni anche in altri settori dell’economia. Non vede la necessità di un coordinamento, non solo economico, ma anche operativo, tra il mondo del turismo, quello del commercio e quello della cultura?

Assolutamente sì. Come operatori del commercio, dobbiamo essere consapevoli che l’appeal di Torino e della Provincia è strettamente legato alla vivacità culturale della città. E dobbiamo diventare, sempre più, un soggetto attivo di questo processo. Quando sono diventata presidente dell’Ascom, uno dei primi progetti su cui ho lavorato è stato quello del commercio-turismo-cultura: tre settori che, per forza di cose, devono viaggiare in sintonia. Non a caso, come associazione, siamo soliti portare i nostri impenditori in visita ai luoghi culturali: all’Egizio rinnovato, alla mostra di Monet, a Venaria…

 

E qual è stato l’effetto di queste visite, al di là dell’esperienza personale dei singoli? Gli imprenditori del commercio sono consapevoli del contributo che la cultura offre al loro business?

Assolutamente sì. Credo, anzi, che si debbano aprire dei rapporti concreti di collaborazione. Penso in particolare a una raccolta di fondi (crowd funding) a favore di una o più importanti iniziative culturali, a cui i nostri imprenditori potrebbero offrire il loro aiuto. Certo, il sogno è sempre quello di trovare un mecenate alla Della Valle. Ma non sottovaluterei l’entità del contributo che migliaia di imprenditori potrebbero fornire unendo le forze. D’altra parte, sarebbe anche il caso che il mondo della cultura si togliesse di dosso un certo snobismo da primi della classe, e che cominciasse a interloquire con  l’imprenditore, specialmente il piccolo, magari non così acculturato, ma spesso capace di vedere ciò che il fine intellettuale talvolta non indovina. Lei, come direttore della Reggia di Venaria, è stato tra i pochi esempi di operatori culturali che hanno avuto l’intelligenza e la capacità di unire alla cultura anche un business di tipo commerciale, senza considerarlo un fatto peccaminoso, ma, al contrario, facendone uno strumento per far vivere la cultura in un periodo di mancanza di risorse.

 

Facendo la nostra indagine, abbiamo avuto conferma della diffusione di  un fenomeno come Air B&B, il portale che consente di prenotare stanze e alloggi privati come se si trattasse di residence e alberghi. Qual è il suo giudizio in proposito?

In generale, penso che non si debbano mettere le sbarre contro niente e contro nessuno: il mondo si evolve, siamo nell’era di internet ed è naturale che l’economia digitale abbia guadagnato un ruolo di primo piano anche nel turismo. Il problema è un altro. Gli operatori dell’economia reale, che io rappresento, sono sommersi da regole, obblighi, vincoli e quindi anche da costi molto elevati. Non si può pensare che da una parte ci sia un’economia reale soggiogata, e dall’altra un’economia digitale completamente libera di  by passare le regole. Non mi riferisco soltanto a AirB&B, naturalmente, ma anche a Huber, che fa concorrenza sleale ai tassisti, oppure ai siti che offrono la possibilità di prenotare la cena in case private, mettendo in difficoltà i ristoranti che devono disporre di certificazioni di ogni tipo, di personale in regola, registratore di cassa e via dicendo. Ben venga l’innovazione, insomma, ma tutti devono essere sottoposti alle stesse regole. Non è possibile consentire che si viaggi su binari diversi.

 

Leggi anche:

 

Boom turistico a Torino, sesta tra le città d’arte. La competizione è con Milano:

http://www.iltorinese.it/boom-turistico-torino-sesta-citta-darte-in-concorrenza-milano-lombardia/

 

Vanelli: “Turismo realtà dell’economia torinese, ma per battere Milano servono più governance e promozione”

http://www.iltorinese.it/vanelli-meno-tagli-governance-comunicazione-per-futuro-cultura-turismo/

 

 

 

 

 (Foto: www.confcommercio.it)

Nell’Arialda di Testori le periferie milanesi in cerca di poesia

arialda teatroAl centro le vicende (“una tragedia popolare” la definiva l’autore) di Arialda, una zitella alla ricerca di un amore tutto suo, della sua ricerca di vita, della sua ossessione dei morti, di Eros, suo fratello, che aspira all’amore pulito di Lino, di Amilcare Candidezza, della Gaetana: commedia e tragedia si fondono inscindibilmente

 

Ancora un debutto teatrale, martedì 19 gennaio alle Fonderie Limone di Moncalieri, per la stagione dello Stabile torinese Teatro Nazionale: va in scena L’Arialda di Giovanni Testori, del 1960, annus horribilis per l’autore, che vide la commedia censurata, bloccata, sforbiciata scandalosamente nei tagli subiti, ridotta al silenzio definitivo quando salì dalla capitale al capoluogo lombardo: ancora  annus horribilis cinematograficamente per quella collaborazione che aveva visto Testori legato a Visconti nell’avventura di Rocco e i suoi fratelli, ancora tagli, ancora censure, ancora accuse di “oscenità”, ancora interpellanze nell’Italia codina del tempo. L’Arialda è il terzo volume di quel grande affresco testoriano che abbraccia Il ponte della Ghisolfa e La Gilda di Mac Mahon (racconti), La Maria Brasca (commedia) e il romanzo Il fabbricone, tutto quanto raccolto sotto il titolo comune di I segreti di Milano.  Uno spaccato della periferia milanese (nel centro della penisola operava Pasolini, con le sue borgate e le sue baracche, con i ragazzi di vita legati a infinite giornate balorde), una ricerca di poesia tra il boom economico e la povertà di troppa gente, tra solitudini e amori disgraziati, tra il desiderio d’affermarsi e l’avvio verso strade negativamente facili, tra locali fumosi e insicuri, tra prati e camere spoglie dove tutto può succedere. Al centro le vicende (“una tragedia popolare” la definiva l’autore) di Arialda, una zitella alla ricerca di un amore tutto suo, della sua ricerca di vita, della sua ossessione dei morti, di Eros, suo fratello, che aspira all’amore pulito di Lino, di Amilcare Candidezza, della Gaetana: commedia e tragedia si fondono inscindibilmente. La regia dello spettacolo è firmata da Valter Malosti e interpretata da alcuni degli allievi diplomati alla Scuola per attori dello Stabile torinese lo scorso anno: tra i quali Beatrice Vecchione nel ruolo della protagonista, Christian Di Filippo, Gloria Restuccia, Marcello Spinetta, Vittorio Cammarota.

 

(e. ra.)

Metti una mattinata in Tribunale a Torino. Istruzioni per l'uso

tribunale seratosettoSTORIE DI CITTA’ /

di Patrizio Tosetto

 

Storie di ordinaria burocrazia. L”ufficio è aperto a giorni alterni e dalle 11,30 alle 12,30. Non siamo in quei giorni e in quelle ore. Mi armo di coraggio e, bussando, chiedo lumi all’unico impiegato presente. “Non vede che è chiuso?”

 

Mattinata in Tribunale a Torino, istruzioni per l’uso. Questa ouverture mi è stata suggerita da mia moglie che ascoltava telefonicamente le mie vicissitudini. Un amico mi chiede d’aiutarlo per ottenere un attestato rilasciato dal Tribunale. Passata la zona di controllo chiediamo ai carabinieri dov’è l’apposito ufficio. risposta: sinistra, fino al fondo entrata 10.

 

Arrivati scopriamo che l’ufficio è aperto a giorni alterni e dalle 11,30 alle 12,30. Non siamo in quei giorni e in quelle ore. Mi armo di coraggio e, bussando, chiedo lumi all’unico impiegato presente. “Non vede che è chiuso?”. E’ vero, timidamente insisto: è questo l’ufficio preposto? No! Nel Palazzo dove lo posso trovare? “Non so, si rivolga all’ufficio informazioni”. Liquidato!

Torniamo indietro capendo che le informazioni sono prima della zona di controllo sicurezza. I carabinieri capiscono e ci fanno passare. Abbiamo un numero di stanza, già qualcosa, ma dove si trova questa stanza? Fortunatamente il mio compagno d’avventure è giovane, entra in internet verificando, poi grazie a google arriviamo a destinazione. Prima d’entrare bisogna munirsi di biglietto di prenotazione. Attendiamo, ma sono assalito dal dubbio dei documenti e dalla necessità della famosa marca da bollo.

 

Un’altra volta mi armo di coraggio e busso. “Non è il suo turno!” Vero, ma vorrei solo farle una domanda: Ci vogliono le marche da bollo? Gentilmente mi sporge un foglio: Ci vogliono ed è fornito il dettaglio. Per non perdere il turno il “compare” (lui del resto è il più giovane) corre dal tabacchino che è, ovviamente, fuori dal Tribunale. Finalmente il nostro turno. Fortunatamente ricevuti dalla stessa impiegata gentile. Tra verifica documenti, marche da bollo e timbri , tempo intercorso 20 minuti. Altra domanda: tempi di risposta? “10 giorni, può consultare il portale, se poi vuole anticipare il rilascio del decreto paga una tassa in più e possiamo rilasciare prima”.

 

Va bene, usciamo soddisfatti. “Qualcosa Abbiamo portato a casa” Non vorrei essere accusato di vedere “il pelo dell’uovo” ma non si poteva fare tutto via internet, pagamento bolli compreso? Purtroppo mi terrò, e per molto tempo, questo dubbio.

 

(Foto: il Torinese)

Fassino annuncia un fondo civico per i commercianti che denunciano usura e racket

fassino 33comune palazzo civico“Spetta alle istituzioni non lasciare soli gli operatori economici che denunciano episodi come estorsioni, usura e racket”

 

Il bilancio 2016 della Città, che sarà al vaglio della Sala Rossa  nelle prossime settimane, disporrà di un capitolo apposito  dedicato al contrasto della criminalità organizzata.

 

Lo ha annunciato il sindaco Piero Fassino spiegando che verrà creato “un fondo a sostegno delle vittime e degli operatori commerciali che decidono di denunciare”. La notizia è stata data dato in Consiglio comunale dal primo cittadino, nel rispondere a una richiesta di comunicazioni sull’ inchiesta sulla ‘Ndrangheta che ha portato a 20 arresti per criminalità organizzata.

 La richiesta di comunicazioni in aula era giunta dal  consigliere Fabrizio Ricca, della Lega. A rispondere nel dettaglio l’assessora alle Politiche per la Sicurezza Giuliana Tedesco , in merito ai recenti arresti dell’operazione Big Bang: “L’arresto di 22 persone e il sequestro di esercizi commerciali in seguito all’operazione Big Bang hanno dimostrato che lo Stato qui è presente. Molti arrestati erano recidivi, già incarcerati in seguito all’inchiesta Minotauro: le Forze dell’Ordine non hanno mai abbassato la guardia e hanno continuato a monitorarli. Per questa Amministrazione la promozione della legalità è un aspetto cruciale: per tutelare imparzialità, dare sicurezza ai cittadini e garantire certezza del diritto, trasparenza e libera concorrenza

“Non sono scandalizzato  che la gente abbia paura a denunciare – ha spiegato Fassino – e mi paiono  impropri gli atteggiamenti moralistici nei confronti delle vittime. Spetta alle istituzioni non lasciare soli gli operatori economici che denunciano episodi come estorsioni, usura e racket”.

 

(Foto: il Torinese)

 

IL DIBATTITO IN SALA ROSSA (www.comune.torino.it)

 

Fabrizio Ricca (Lega Nord): Abbiamo richiesto le comunicazioni visto il silenzio assordante di questi giorni da parte dell’Amministrazione, a seguito degli arresti di ’ndrangheta. Voglio che il Sindaco condanni le attività criminose. Vorrei un segnale forte da parte della Città che metta in tranquillità tutte quelle persone che vogliono denunciare perché possano farlo in assoluta tranquillità. Il dibattito in Consiglio Comunale è fondamentale anche solo per far sentire la vicinanza. In questo modo, se tutti quanti condanniamo, sarà più forte la Città e tutte quelle persone che si imbattono in questi fenomeni.

 

Fosca Nomis (PD): La Città ha squarciato il velo della presenza della ’ndrangheta con il processo Minotauro, a seguito del quale il Consiglio ha deciso di istituire la Commissione Legalità e la costituzione di parte civile della Città nel processo, con la conseguente destinazione di fondi ad attività specifiche. Il silenzio ha segnato tante vittime e l’85% degli operatori economici non conosce le norme per tutela in caso di denuncia di casi di racket e usura. Come Commissione abbiamo sollecitato la polizia municipale ad avviare un percorso di formazione perché possa svolgere ruolo di vicinanza e informazione sulle tutele riservate a operatori economici che decidano di denunciare. Cento gli agenti formati. La Commissione Legalità, che tutto il Consiglio ha voluto, ha lavorato con lo spirito di fare fronte comune, insieme a sindacati, rappresentanti di categorie e società civile, per riuscire a sconfiggere la zona grigia di corruzione, ignoranza, paura, luoghi dove attecchiscono le organizzazioni criminali. In questo contesto, la proposta è quella di costituire un Fondo da parte della Città a sostegno delle spese legali per chi decida di denunciare. Vogliamo che sia non un incentivo, ma un supporto della Città che ha un ruolo importante nell’emersione nel racket e nell’usura.

 

Vittorio Bertola (5 Stelle): Questo deve essere un momento di riflessione generale su cosa abbiamo fatto e su quello che abbiamo ancora da fare. La criminalità organizzata è diffusa e radicata nel territorio torinese: ne sono dimostrazione le tre inchieste condotte dalla Magistratura in questi ultimi anni. Vi è una penetrazione capillare che non si vede e capisco la difficoltà nell’identificare parte della criminalità organizzata. Nel report realizzato su richiesta della Commissione Legalità fui molto colpito nel notare la paura di esporsi che intercorre tra gli esercenti. Pertanto credo che la politica debba avere il coraggio e dare un segnale, dimostrando che le Istituzioni sono dalle parte di chi denuncia, e che la politica si espone combattendo la criminalità organizzata.

 

Maurizio Marrone (F.D’I.): Io ho un’esperienza personale del pizzo quando ai tempi dell’università mi capitò, dopo aver aperto un circolo in San Salvario, una richiesta di pizzo. E ricordo perfettamente la solitudine provata di fronte alla poca certezza della pena che connotò la vicenda. Infatti, uno dei periodici indulti permise a quelle persone di tornare in libertà e non mi stupirebbe che siano tornate nel giro della malavita proprio ora che la zona è diventata la sede della movida torinese.Secondo me è simbolico il fatto che alcune delle basi della criminalità organizzata fossero dentro il quartiere di San Paolo, dove il presidente è un esponente di Libera. Ciò dimostra come in una città come questa dove si fanno report conoscitivi e si fanno costantemente manifestazioni pubbliche contro la mafia, si verifichino eventi criminali di questa portata. È necessario che la lotta alla mafia sia affidata alle Forze dell’Ordine e alla Magistratura, e non all’associazionismo, affinché si possano avere risultati, nella speranza che la realtà oscura della criminalità sia sradicata del territorio.

 

Michele Curto (SEL): Con l’operazione Minotauro si è capito che nulla nella città sarebbe stato come prima e a fine mandato si devono trarre conclusioni su quello che è stato fatto e su quanto c’è da fare. Le varie organizzazioni (partiti, sindacati, associazioni…) hanno una capacità scadente di presidio sul territorio e su ciò si dovrebbe riflettere. Vorrei parlare di 3 temi che l’Amministrazione dovrebbe risolvere prima della fine del mandato. Il Caat, società al 98% pubblica (secondo sito produttivo del territorio, che ha subito diverse indagini in passato), ma che usa modalità private nella gestione degli appalti. Poi la gestione dei calcestruzzi per le Olimpiadi 2006 da parte della criminalità organizzata. Infine, il cantiere Tav con Italcoge e Martina: società che, successivamente si è visto legate alla ‘ndrangheta. Su questi temi la chiarezza deve essere fatta perchè i fatti sono gravi.

 

Andrea Tronzano (Forza Italia): Queste comunicazioni sono importanti perchè dimostrano che il Consiglio comunale non ha paura di condannare questi fatti e porre al centro la parola legalità come faro assoluto. È soprattutto il piccolo commercio, che non si trova sotto i riflettori, a subire minacce e malversazioni dalla ’ndrangheta: questo anche perchè siamo il Paese degli annunci. In una riunione con il Prefetto si era infatti deciso di convocare i parlamentari per porre rimedio alla depenalizzazione di alcuni reati, Non solo non è stato fatto, ma proprio in questi giorni abbiamo assistito a ulteriori depenalizzazioni che in generale rendono sempre più fertile il terreno per il radicamento della criminalità in senso ampio. Infine, ogni dichiarazione ha il suo peso. Mi sono scandalizzato nel sentire un ex sindaco dire che ha gestito “da buon padre di famiglia” la questione Murazzi, quando non pagare i canoni è un reato e quando nella movida selvaggia si discute da tempo se ci siano infiltrazioni criminali o meno.

 

Paola Ambrogio (F.D’.I.): Dei fatti di questi giorni, il silenzio degli operatori commerciali è forse la cosa che colpisce maggiormente. E se il questionario predisposto dalla Commissione Legalità non aveva fatto emergere criticità, la relazione conclusiva denunciava invece una scarsa fiducia da parte degli operatori commerciali nella politica e nella Polizia municipale. Mettersi contro la criminalità organizzata fa paura, i cittadini hanno timore. Per queste ragioni occorrerà fare qualcosa in più, anche a livello regionale: più formazione per la Polizia Municipale e più fondi per aumentare il numero di addetti sul territorio. E benvenute saranno tutte le risorse disponibili a sostenere la causa.

 

Paolo Greco Lucchina (NCD): Oggi non è una giornata dedicata alla promozione della cultura della legalità, ma se gli esercizi commerciali sono oggetto di infiltrazioni malavitose abbiamo il dovere morale di essere presenti. E occorre non soltanto denunciare i fatti. Per diventare incisivi è bene individuare misure più stringenti nel codice degli appalti e sarebbe utile invitare i parlamentari piemontesi a sollecitare una discussione sul tema alle Camere. La vera questione è il collegamento tra gli appalti e i subappalti, lì dove ingenti somme sono impiegate e l’economia reale si manifesta.

 

(M.Q.) – Ufficio stampa Consiglio Comunale

Piazza Paleocapa terra di addetti al parcheggio abusivi e aggressivi

parcheggiatore abusivoQuesta segnalazione vuole essere un ennesimo appello affinché l’amministrazione comunale, sia quella uscente, sia quella che verrà eletta il prossimo giugno (si spera con maggior vigore e risultati) prenda in seria considerazione il problema della sicurezza in città , senza esclusione di quartieri : centro , periferie, zone ospedali

 

È’ da tempo oramai che si aggirano uomini  nel bel mezzo della piazza a tutte le ore del giorno e della notte. Questi sono soliti stazionare con una borsa a spalla davanti ai bar e ristoranti e appena intravedono un’auto dall’ingresso di Piazza Carlo Felice si affrettano a segnalare i posti per poi aggredire verbalmente e mimando minacce fisiche chi li ignora durante le manovre di parcheggio .

 

L’accento è’ straniero , probabilmente dell’est Europa e il loro atteggiamento è davvero molto inquietante perché oltretutto tentano di non fare parcheggiare le auto occupando fisicamente il posto e il loro fare minaccioso viene ostentato ancora più ferocemente nei confronti delle donne sole, alle quali si avvicinano mentre escono o entrano nella loro auto farfugliando e inveendo , anche visibilmente ubriachi. Urlano insulti di qualunque genere e ricattano i proprietari dei veicoli in sosta dicendo che se non consegnano loro del denaro , rovineranno e sporcheranno l’auto parcheggiata .

 

Questa segnalazione vuole essere un ennesimo appello affinché l’amministrazione comunale, sia quella uscente, sia quella che verrà eletta il prossimo giugno (si spera con maggior vigore e risultati) prenda in seria considerazione il problema della sicurezza in città , senza esclusione di quartieri : centro , periferie, zone ospedali, ovunque il tema dei parcheggiatori abusivi e pericolosi ,per la maggior parte di origine straniera ,è diventato allarme sociale per le strade di Torino.

 

 Clelia Ventimiglia

(Foto: il Torinese)

 

 

Ecco qual è la via più bella di Torino secondo i nostri lettori

via romamole via palazzo cittaSì, forse tra le opinioni dei nostri lettori prevalgono leggermente via Po e via Cernaia, ma il sondaggio del Torinese effettuato su Fb, vede anche molte altre vie tra le preferite dei torinesi: tra queste via Roma, Barbaroux, le vie della Crocetta, corso Cairoli

 

Il risultato che pare emergere è che non esiste una via più bella delle altre, a Torino. Essendocene ovviamente davvero molte di notevoli in città. Sì, forse tra le opinioni dei nostri lettori prevalgono leggermente via Po e via Cernaia, ma il sondaggio del Torinese effettuato su Fb, vede anche molte altre vie tra le preferite dei torinesi: tra queste via Roma, Barbaroux, le vie della Crocetta, corso Cairoli. Di seguito una sintesi dei commenti in risposta al sondaggio apparso sulla pagina Fb del nostro giornale.

 

  • Maria Carla Ghettini Torino è bellissima, il percorso con lo Star 2 ti fa scoprire vie fantastiche: via Maria Vittoria, via San Domenico ecc.merita veramente andare con questo piccolo autobus x conoscere vie, palazzi e panorama mozzafiato della collina quando il mezzo arriva al capolinea di Corso Cairoli.
  • Ornelina Pesce Alvigini Torino e tutta bella……
  • Mariarosa Ieraci corso Cairoli è bellissimo..
  • Patrizia Gatti Io non abito più a Torino, ma quando i torno di tanto in tanto vado in centro e via Cernaia via Barbaroux mi piacciono sempre
  • Angelo Mingione Via..Fassino da Torino!!
  • Manuela Mina Tutto il centro …. palazzo carignano. VITTORIO
  • Maria Guala Via Po La più torinese oltre che bella e con prospettive mozzafiato
  • Luciano Mele Son tutte belle le vie di Torino , o quasi .
  • Silvana Vignoli Via Po anche per la bellezza dei suoi “inizio” e “fine ” e via Garibaldi per la vivacità di isola pedonale!
  • Maria Dogliani Via Roma e piazza Vittorio
  • Claudia Benedetto Torino é bellissima soprattutto di notte. Piazza Vittorio ha un fascino particolare
  • Livia Racca A me piace corso Moncalieri sin dove arriva davanti alla gran madre poi insomma è tutta bella la mia città!
  • Sergio Monopoli tutte le vie di torino sono belle torino è unica
  • Piera Angela Godone È tutta bella basta saperla scoprire!! Torino e’ splendida, io direi tutto il centro è bellissimo! piazza Solferino via Cernaia sono veramente belle
  • Anna Alvarez Torino e tutta bella. da scoprire
  • Ada Nuovo Torino è tutta fantastica il centro è splendido non riesco a scegliere una via o corso
  • Andrea Rubi Per non parlare di via IV Marzo. Molto caratteristica, con le luci verso la piazza omonima sono un tocco di modernità che ci sta bene a fianco dei palazzi medioevali
  • Carmen Russo Piazza Castello e via Po con vista sulla collina e la Gran Madre
  • Annamaria Savio Abito in via Cernaia e molto bella
  • Patrizia Piazza Io cresciuta a Cit Turin penso che la zona più bella sia proprio piazza Benefica .pedoni via roma
  • Giorgio Ricciardelli Vado come sempre controcorrente come piace a me. Quindi dico corso Cairoli per la vista, lungo fiume la collina i Cappuccini e Superga.
  • Gianni Pavan Via Garibaldi (soprattutto per l’assenza di veicoli)
  • Elsa Coenda TORINO e unica tutto il centro,,Però se buttassero giu quel grattacielo sarebbe ancora più bella
  • Marisa Bovolenta Torino è tutta da scoprire. Comunque via Po , p.zza Castello ,via Roma,via Garibaldi
  • sono quelle che mi piacciono di più.
  • Romana Grosso Via Roma, per la sua eleganza
  • Bruna Adriana Zacco La storica via Garibaldi, via Roma, via Pietro Micca, Piazza Carlina, p San Carlo, p Castello, ogni via o Piazza a la propria particolarità, il proprio fascino, è unica! !!!
  • Concita Bonavita Torino e una delle più belle città ordinata la cosa brutta che deturpato le scritte sui palazzi e sui muri a quei grandi cavernicoli le mozzerei le mani
  • Alessandro Ciampa io penso che la magia…con le luci di 3 anni fa…..gli innamorati che si baciavano….era sicuramente via Carlo Alberto che percorrendola sino al fondo si apre su la piazza….magica
  • Enza Priolo via Po x il magnifico sfondo della Gran Madre !!!
  • Giovanni Pasquale Vinella Via Ceresole. Non ha niente Ma all’epoca quando io sono nato era tutto chiaramente Barriera di Milano
  • Emanuela Schiavon Torino bellissima …comunque via roma…per finire in piazza castello…..
  • Loredana Donadei Il quadrilatero completo
  • Rosetta Paone Torino è bella tutta
  • Pina Bersano Torino per me è tutta bella, basta saperla scoprire ed apprezzare
  • Silvia Berutto Corso Massimo D Azeglio …. affascinante e romantico costeggia il Valentino ammaliato dal Borgo Medioevale…..
  • Barbara Toniolo via carlo alberto ha dei particolari che mi piacciono molto
  • Lina Pompilio Torino é stupenda tutta . A me piace tutto il c.so a partire da c.so Moncalieri a ponte Sassi
  • Adriana Paradisi Via Po e’ quella più caratteristica della città
  • Gabriella Barutti È molto bella anche zona crocetta, con i suoi bei palazzi.PAL CIVICO
  • Oppure il borgo medievale. O i giardini del Valentino
  • Margy Messina Io non abito piu’ a Torino …. essendo all’ estero e provando tanta nostalgia , nonostante varie visite annuali penso che : Corso Vittorio , Corso Inghilterra , le vie della Crocetta, via Po, via Cernaia, via Roma , le vie del centro vecchio come via Barbaroux e le altre siano tutte piene di fascino ed infinita bellezza.
  • Lucrezia Borgese Via Principi d’Acaja quando incontra via Duchessa Jolanda….perdonatemi ma io adoro Cit Turin al punto tale che vorrei comprare la mia futura casa lì……
  • Sebastiano Di Stefano Tutta ma x scelta dico via verdi dove c’è la Mole Antonelliana
  • Ornella Audero La zona dei monti cappuccini con la sua splendida visuale su Torino
  • Marie Francese via Pietro Micca…v Barbaroux
  • Assuntina Angileri Penso che é via Roma la via più bella di torino
  • Paola Pioppo Torino è tutta bella ma via po e piazza Vittorio sono i miei punti preferiti
  • Bruno Ronchietto Silvano Per me é via Bonelli: manca solo il rumore degli zoccoli di un cavallo oppure l’incrociare di due spade. Se poi é una pomeriggio tardi di novembre con un pochino di foschia. …..
  • Laura Diomede Via Po è x me la via più bella in assoluto, in ogni caso Torino è la città più bella del mondo!!!!
  • Alice Schirru Difficile scelta…Torino e’ tutta bella..un piacere da scoprire..tutte le vie intorno al quadrilatero..via Cernaia..via p.Micca.e la bellissima ma un po’ trasandata via Po..e senza dimenticare tante vie della precollina intorno a Crimea…ma come si fa a scegliere???magica Torino!
  • Antonella Oliverio La nostra Torino è tutta bella
(Foto: il Torinese)

Agatha Christie, moriva quarant'anni fa la regina indiscussa del romanzo giallo

Agata Orient-ExpressLa sua immaginazione e la sua penna hanno regalato al mondo personaggi indimenticabili: l’arguta e adorabile Miss Marple, il severo ed acuto Hercule Poirot, gli intraprendenti Tommy e Tuppence Beresford. La “signora del mistero” è morta a Wallingford nella sua casa di campagna inglese il 12 gennaio 1976, quarant’anni fa. Aveva 86 anni

 

Sessantasei romanzi, svariati racconti, traduzioni in 45 lingue: Agatha Christie, al secolo Agatha Mary Clarissa Miller è stata la regina indiscussa del romanzo giallo. La sua immaginazione e la sua penna hanno regalato al mondo personaggi indimenticabili: l’arguta e adorabile Miss Marple, il severo ed acuto Hercule Poirot, gli intraprendenti Tommy e Tuppence Beresford. La “signora del mistero” è morta a Wallingford nella sua casa di campagna inglese il 12 gennaio 1976, quarant’anni fa. Aveva 86 anni “la donna che, dopoLucrezia Borgia, è vissuta più a lungo a contatto col crimine”, come la descrisse Winston Churchill, grazie alla sua impareggiabile penna , creò dei personaggi senza tempo, vendendo più di due miliardi di copie e proponendo le trame per i molteplici adattamenti cinematografici e televisivi delle sue fatiche letterarie. Cosa sarebbe stato il mondo del giallo senza Hercule Poirot e Miss Marple o senza capolavori intramontabili come “Dieci piccoli indiani” e “Assassinio sul Nilo”. La scrittrice , da ragazzina, sognava di  diventare una cantante lirica, ma ( e per fortuna!) dopo aver prestato servizio come volontaria pressoAgatha-Christie l’ospedale inglese di Torquay durante la prima guerra mondiale, la sua vita imboccò un’altra strada, per certi versi inaspettata. Le nozioni apprese su medicinali e veleni durante il periodo belligerante, le saranno di grande aiuto per la stesura di molti dei suoi romanzi. Agatha Christie ebbe due uomini nella sua vita: il primo amatissimo Archie Christie, di cui mantenne il cognome anche dopo il divorzio, e l’archeologo Max Mallowan, conosciuto su di un treno verso Baghdad, quello che le diede l‘ispirazione per creare il suo già grande capolavoro, “Assassinio sull’Orient Express”. Gran parte dei capitoli di questo libro Agatha Christie li scrisse nella camera 411 del Pera Palas di Istanbul, “il più vecchio hotel europeo della Turchia” che affaccia le proprie camere sul Corno d’Oro, costruito nel 1892 allo scopo di ospitare i passeggeri dell’Orient ExpressVa ricordato che dal 1952, ininterrottamente, viene rappresentata in un teatro londinese la più famosa delle sue commedie, The Mousetrap (Trappola per topi), ispirata a un racconto della raccolta” Tre topolini ciechi e altre storie”. L’ultimo romanzo che ha come protagonista Hercule Poirot (Sipario) venne pubblicato poco prima della morte dell’autrice; è proprio in quel romanzo, scritto da tempo, che Agatha decide di far morire il suo famoso investigatore. “Addio Miss Marple” , invece, venne pubblicato pochi mesi dopo la morte della scrittrice. Ma, nonostante siano passati decenni, sulla popolarità di Agatha Christie e sui suoi racconti non è mai calato il sipario.

 

Marco Travaglini

VITTORIO SGARBI: "TORINO E' LA CITTA' PIU' BELLA D'ITALIA, HA IMPARATO A METTERSI IN LUCE"

sgarbi

INCHIESTA: LA CULTURA A TORINO / 3

Negli ultimi 20 o 30 anni, l’unica città che ha puntato seriamente sulla cultura è stata Torino, mi sento di parlare di un nuovo Rinascimento. Forse questa città è partita troppo presto. E oggi vive ancora sugli allori dell’arte povera. L’arte contemporanea è tuttora una peculiarità di Torino, però, occorrerebbe investire maggiormente sulla caratterizzazione delle varie sedi museali, affidando a ciascuna una sua vocazione. Allargherei la  vocazione  di Stupinigi a tutto l’ambito delle arti applicate, per farne una sorta di Victoria and Albert Museum”

 

Intervista di Alberto Vanelli con Vittorio Sgarbi per IL TORINESE

Negli ultimi anni, Torino è riuscita in gran parte a superare la vecchia immagine stereotipata di “città della Fiat”, scoprendo in sé un’identità nuova, di città culturale. Questa, almeno, è la percezione dei torinesi. Ma qual è l’opinione di chi vede il volto di Torino dal di fuori? Qual è, sul piano culturale, l’immagine di Torino in Italia?

Anche se una persona che conosco ultimamente l’ha trovata un po’ malinconica, io la considero la più bella città d’Italia, sia sul piano dell’urbanistica, sia per quanto riguarda l’ordine delle cose e la capacità di riscatto, dopo il tramonto dell’industria automobilistica. Negli ultimi 20 o 30 anni, l’unica città che ha puntato seriamente sulla cultura è stata Torino. Mi spingo a dire che si tratta dell’unica città italiana che ricorda Parigi. Certo, è meno vitale di Parigi – le abitudini di vita sono quelle che sono – ma il paragone non mi sembra azzardato. Una delle cose interessanti di Torino, poi, è la sua illuminazione. Rispetto ad altre città, che trovo represse, Torino ha imparato a “mettersi in luce”. L’esempio più significativo, in questo senso, è quello delle Luci d’artista, che il sindaco De Luca ha voluto portare anche a Salerno, ma mi riferisco anche all’illuminazione normale, che riguarda piazze e monumenti.

 

Come riassumerebbe, in una parola, la Torino culturale?

Se devo definire ciò che ho visto succedere a Torino negli ultimi 30 anni, mi sento di parlare di un nuovo Rinascimento, che in seguito allo sviluppo dell’arte povera, la grande avanguardia artistica torinese, ha visto la riscoperta della Reggia di Venaria, dell’Egizio, della Galleria Sabauda, di Palazzo Madama, e insieme la moltiplicazione di alcune grandi iniziative culturali: la Fiera del Libro, Artissima, Settembre Musica, il Festival del Cinema, il Salone del Gusto, le mostre. È una città in cui capita sempre qualcosa, e dove una persona curiosa e interessata alla cultura sa di avere degli appuntamenti, in diversi momenti dell’anno.

 

Tutto perfetto, quindi?

Naturalmente no: esistono le potenzialità per fare di più. La pinacoteca Agnelli, per esempio, per il valore che ha, viaggia a basso regime. E anche il castello di Rivoli: un museo straordinario, che meriterebbe un rilancio.

 

L’argomento Rivoli offre lo spunto per una domanda precisa. Vent’anni fa, Torino era uno dei poli mondiali dell’arte contemporanea. E ovviamente lo è ancora: oltre al museo di Rivoli, si possono citare le collezioni della GAM, delle Fondazioni Sandretto e Merz, della nuova Fondazione Fico. E anche le OGR, tra non molto, potrebbero diventare un “luogo” dell’arte contemporanea. Non c’è dubbio, però, che l’arte contemporanea stia vivendo, a Torino, un momento di crisi, che solo la vitalità di una manifestazione come Artissima, con tutti i suoi eventi collaterali, riesce in parte a contrastare. Nella direzione del contemporaneo, intanto, centri come Roma e Milano stanno recuperando posizioni, investendo molte energie e riscuotendo un certo successo. Lei cosa ne pensa?

Forse Torino è partita troppo presto. E oggi vive ancora sugli allori dell’arte povera, nella quale è stata centrale, certo, ma nella quale si è anche fermata. Se dopo l’arte povera non è successo più nulla, è probabilmente perché è venuta a mancare la Fiat. Il senso dell’arte povera stava nella contrapposizione ideologica al mondo del capitalismo e all’industria che, in Italia, ne era il simbolo. L’habitat favorevole all’arte povera era quello del marxismo obbligatorio, dove tutti eravamo di sinistra e non c’era nessun democristiano, anche se la DC vinceva le elezioni. Quella, infatti, era la maggioranza silenziosa. La maggioranza parlante, invece, quella che “contava”, parlava le parole dell’opposizione. La stagione della contrapposizione ideologica, però, a un certo punto, è finita. Già alla metà degli anni ’80, era chiaro che il clima stava cambiando, ed è cambiato definitivamente con l’arrivo di Berlusconi. Le contrapposizioni sono rimaste, certo, ma Berlusconi ha stabilito un’altra polarità: non più la polarità capitalismo/anticapitalismo, ma la polarità spettacolo/politica seria. Per l’arte povera è stata la fine. La chiave di lettura del mondo che ne alimentava l’espressione artistica e culturale, si è spenta con lo spegnimento della Fiat. E oggi, mentre a Torino il peso della Fiat si è ridimensionato enormemente, quella stagione artistica emette gli ultimi fiati…

 

Passando al tema dell’organizzazione museale e delle decisioni da prendere, che cosa si potrebbe fare per rilanciare l’arte contemporanea? Forse le istituzioni dedicate al contemporaneo sono diventate troppe?

L’arte contemporanea è tuttora una peculiarità di Torino. Forse, però, occorrerebbe investire maggiormente sulla caratterizzazione delle varie sedi museali, affidando a ciascuna una sua vocazione. Rivoli torni a essere il simbolo unico e riconoscibile dell’arte contemporanea. La Reggia di Venaria, allo stesso modo, diventi il centro dell’arte antica… E’ un esempio, naturalmente. Allo stesso modo, però, è importante evitare che il singolo museo diventi una sorta di ghetto, nel quale puoi trovare una cosa sola. Occorre mescolare le carte, facendo operazioni analoghe a quella che ho proposto io al presidente De Luca, per ospitare una mostra sul Mantegna al MADRE di Napoli, che è un museo di arte contemporanea.

 

Ha appena citato due importanti residenze sabaude: Rivoli e Venaria. Fra i gioielli che compongono la corona delle residenze dei Savoia, uno – la palazzina di caccia di Stupinigi – è in attesa di idee e soluzioni per un rilancio. Lei cosa farebbe?

Stupinigi è già un museo dell’arredamento. Forse allargherei la sua vocazione a tutto l’ambito delle arti applicate, per farne una sorta di Victoria and Albert Museum. Per i mobili, si partirebbe dalle meraviglie di artisti mobilieri come Piffetti e Bonzanigo. Le massime espressioni dell’arte dell’arredamento italiana, è inutile precisarlo, sono piemontesi. Ma poi ci sarebbe la scultura: un’antologia della scultura tra ‘500 e ‘900. Senza spingersi troppo in là nel tempo, però, per evitare un inutile sovrapposizione all’arte povera. Mi fermerei agli anni ’50, con Fontana, Melotti, Mollino…

 

Nel campo della divulgazione culturale, lei è stato certamente un innovatore. Ha saputo mantenere un alto rigore scientifico, unendolo però a un’efficacissima comunicazione pop, che ha saputo esercitare tanto in qualità di scrittore e organizzatore di mostre, quanto servendosi del mezzo popolare per eccellenza: la televisione. Al di là del suo talento personale, che le consente di catturare il pubblico senza cadere nella facile banalizzazione, non crede che la televisione e ancor più internet – luoghi privilegiati della banalità – abbiano favorito un’eccessiva semplificazione della cultura e del modo di raccontare le forme di espressione artistica?

Il processo che lei descrive, in effetti, è reale. Non a caso, ha avuto delle dirette conseguenze anche nell’ambito specifico delle mostre. Gli esiti, però, anche quando l’arte diventa una materia “popolare”, possono essere positivi. Nel campo della cura delle mostre, in effetti, dopo il poverismo e il celantismo (da Germano Celant, importante storico dell’arte, inventore  della definizione arte povera, ndr), si sono affermate due tendenze. Una è la mia; l’altra è quella di Marco Goldin. Se paragonassimo l’arte all’abbigliamento, potremmo dire che quella di Goldin è la strada standard; la mia è quella dell’alta sartoria. Non tutti possono vestire Prada o Armani. Ci sono anche le confezioni di bassa gamma, che sono comunque rispettabili. La bassa gamma dell’arte, di cui Goldin è un buon interprete, è quella della popolarità facile, ottenuta offrendo un prodotto “arte” che non ha timore della semplificazione: è il caso dell’impressionismo, che Goldin ha riproposto molte volte. L’altra specialità di Goldin è la creazione di un caos accattivante, che trova un esempio perfetto nella mostra dedicata a Tutankhamon, Caravaggio e Van Gogh. Inutile dire che sembra fatta apposta per incontrare il consenso più facile.

Nel mio caso, ho seguito una strada diversa. Pur cercando e ottenendo dei risultati di divulgazione, ho voluto mantenere un alto livello. Quelli che mi hanno criticato – per esempio ai tempi della polemica sulla Santa Cecilia di Raffaello alla Venaria Reale – l’hanno fatto in modo chiaramente pretestuoso. Non riuscivano a sopportare la mia invadenza e hanno colpito l’obiettivo sbagliato. Goldin è più criticabile, forse. Ma sicuramente il suo modello di divulgazione, così come il mio, sono inevitabili. L’arte è e deve essere popolare: è predestinata a esserlo. Poi, se si riesce a mantenere alto il livello del rigore, come accade anche in America, molto meglio. Io l’ho fatto anche di recente con la mostra di Bologna (Da Cimabue a Morandi. Felsina pittrice, ndr), e con quella dell’Expo (Il Tesoro d’Italia, ndr), dove, nonostante i contenuti estremamente sofisticati, i visitatori sono stati, negli ultimi fine settimana, quindicimila al giorno. L’arte elitaria e antagonista non esiste più. Occorre essere popolari. Se poi si riesce a esserlo con Mattia Preti a Venaria, come è accaduto qualche anno fa, quando quasi nessuno sapeva chi fosse Mattia Preti, allora è davvero il massimo. In quell’occasione, come ricorderà, per essere “popolari” abbiamo esposto un Caravaggio. Una volta che il pubblico è venuto in mostra, però, si è evitato accuratamente di propinargli la scorciatoia della banalizzazione e delle facili spiegazioni.

(Foto: facebook – Vittorio Sgarbi)

 

“Possiamo essere eroi, anche solo per un giorno”

BOWIE 2BOWIE 32“We can be Heroes,We can be Heroes,Just for one day We can be Heroes” ? Un testo bellissimo, che racconta una storia d’amore in una Berlino sul finire degli anni ’70

 

Una tra le più belle canzoni di David Bowie è senz’altro Heroes. Usata in mille occasioni per spot pubblicitari, filmati e ascoltata ovunque, Heroes (gli eroi) è davvero un pezzo straordinario. Chi non ha mai sentito questo ritornello, “We can be Heroes,We can be Heroes,Just for one day We can be Heroes” ? Un testo bellissimo, che racconta una storia d’amore in una Berlino sul finire degli anni ’70. Basta un brano della traduzione per rendersene conto: “Io, io mi ricordo.In piedi sotto al Muro. E i fucili spararono sopra le nostre teste. E ci baciammo, come se niente potesse accadere. E la vergogna era dall’altra parte. Oh,possiamo batterli, ancora e per sempre. Allora potremmo essere Eroi, anche solo per un giorno. Possiamo essere Eroi. Solo per un giorno,possiamo essere Eroi”. Bowie dichiarò che il testo della canzone gli fu ispirato da una giovane coppia che si incontrava segretamente sotto la torretta di guardia del Muro di Berlino e che lui spiava dalla finestra dello studio di registrazione che si affacciava proprio sul “muro della vergogna”. All’epoca Bowie disse che i due amanti erano una coppia immaginaria, ma Visconti, che era il suo produttore ed era a quel tempo sposato, confessò che il cantante inglese stava probabilmente proteggendo il suo segreto. Cosa che lo stesso “Duca bianco” confermò nel 2003. La musica, scritta a due mani da Bowie ed Eno, è un crescendo “epico ed eroico” di chitarre, percussioni e sintetizzatori, in sintonia con il testo. In occasione del venticinquesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, il 9 novembre 2014, Heroes  venne interpretata da Peter Gabriel davanti alla porta di Brandeburgo. David Bowie ci ha lasciati ma la sua musica resta e, ascoltandola, chiudendo gli occhi, anche noi possiamo sentirci, magari solo per un giorno,come degli eroi.

 

Marco Travaglini