Nell’Arialda di Testori le periferie milanesi in cerca di poesia

arialda teatroAl centro le vicende (“una tragedia popolare” la definiva l’autore) di Arialda, una zitella alla ricerca di un amore tutto suo, della sua ricerca di vita, della sua ossessione dei morti, di Eros, suo fratello, che aspira all’amore pulito di Lino, di Amilcare Candidezza, della Gaetana: commedia e tragedia si fondono inscindibilmente

 

Ancora un debutto teatrale, martedì 19 gennaio alle Fonderie Limone di Moncalieri, per la stagione dello Stabile torinese Teatro Nazionale: va in scena L’Arialda di Giovanni Testori, del 1960, annus horribilis per l’autore, che vide la commedia censurata, bloccata, sforbiciata scandalosamente nei tagli subiti, ridotta al silenzio definitivo quando salì dalla capitale al capoluogo lombardo: ancora  annus horribilis cinematograficamente per quella collaborazione che aveva visto Testori legato a Visconti nell’avventura di Rocco e i suoi fratelli, ancora tagli, ancora censure, ancora accuse di “oscenità”, ancora interpellanze nell’Italia codina del tempo. L’Arialda è il terzo volume di quel grande affresco testoriano che abbraccia Il ponte della Ghisolfa e La Gilda di Mac Mahon (racconti), La Maria Brasca (commedia) e il romanzo Il fabbricone, tutto quanto raccolto sotto il titolo comune di I segreti di Milano.  Uno spaccato della periferia milanese (nel centro della penisola operava Pasolini, con le sue borgate e le sue baracche, con i ragazzi di vita legati a infinite giornate balorde), una ricerca di poesia tra il boom economico e la povertà di troppa gente, tra solitudini e amori disgraziati, tra il desiderio d’affermarsi e l’avvio verso strade negativamente facili, tra locali fumosi e insicuri, tra prati e camere spoglie dove tutto può succedere. Al centro le vicende (“una tragedia popolare” la definiva l’autore) di Arialda, una zitella alla ricerca di un amore tutto suo, della sua ricerca di vita, della sua ossessione dei morti, di Eros, suo fratello, che aspira all’amore pulito di Lino, di Amilcare Candidezza, della Gaetana: commedia e tragedia si fondono inscindibilmente. La regia dello spettacolo è firmata da Valter Malosti e interpretata da alcuni degli allievi diplomati alla Scuola per attori dello Stabile torinese lo scorso anno: tra i quali Beatrice Vecchione nel ruolo della protagonista, Christian Di Filippo, Gloria Restuccia, Marcello Spinetta, Vittorio Cammarota.

 

(e. ra.)

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