L’arte del massaggio di Mihail Crigan

Mihail Crigan a dispetto della sua giovane età ha molta esperienza e professionalità. Estremamente coscienzioso non lascia nulla di intentato. Soprattutto si rivela come un toccasana contro le “storture” di questa vita moderna. Il rilassamento è necessario, direi indispensabile. Dal metodo maori allo sciogliere dei muscoli contribuisce ad un benessere di tutto il corpo e in particolare della mente. Ed avere una mente rilassata è fondamentale per riprendere, per riflettere,  per pensare. Mens sana in corpore sano. Anche qui la tecnica non è sufficiente. Crigan è  professionale, serio e gentile. Durante il massaggio ti parla, ti spiega aspetti legati alla postura e alla muscolatura, con musiche rilassanti di sottofondo. E poi i prezzi sono modici, cosa che non guasta mai. Provare per credere. Io lo consiglio vivamente!
Patrizio Tosetto
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Franco Lana, contro(versi) e fantasia

Franco Lana è nato a Torino nel lontano 1967. Grande appassionato di Fumetti, Cinema e musica (Zagor, Bruce Springsteen e Sylvester Stallone i suoi preferiti), si cimenta nel tempo, nella stesura di sceneggiature per brevi fumetti e per cortometraggi (anche nella veste di attore), poi con il coordinamento di Moreno Burattini (sceneggiatore e curatore della serie Zagor, edita da Bonelli Editore) elabora il personaggio denominato “Il solito Franco Lana”, con il quale si diverte (con la complicità della Mamma fotografa) a mettere in scena tutta una serie di battute fotografiche incentrate sulle copertine degli albi di Zagor, le quali dopo aver riscosso un notevole successo in rete, vengono in parte raccolte in un albetto, distribuito in occasione di San Matteo Comics 2016. Qualche anno prima, dopo una lungo ed estenuante ping-pong telematico, riesce a far parte del film Doc “Springsteen and I”, dedicato ai fan del Boss e prodotto da Ridley Scott. L’ultima (per ora), iniziativa che lo vede protagonista, è la pubblicazione del libro di poesie, “Contro(versi)!”, edito da Booksprint Edizioni, che segna il suo esordio in campo letterario.

Torino, segni templari da 900 anni

1118-2018. Prepariamoci, questo è l’anno dei Templari, come se su di essi mancasse ancora qualcosa che non è stato detto o scritto nonostante la miriade di libri, romanzi, leggende, fumetti e film esistenti sul tema, anche se spesso frutto di storie inverosimili e grottesche. In realtà, dei Templari non sappiamo tutto poiché, di tanto in tanto, spuntano nuove rivelazioni, scoperte e nuovi insediamenti. Il 2018 è l’anno giusto per fare il punto della situazione, attraverso convegni, conferenze e altre iniziative rievocatorie perchè il celebre Ordine religioso-guerriero compie 900 anni di vita. Nove lunghi secoli che hanno lasciato tracce e segni anche sotto la Mole. Le gesta eroiche dei Cavalieri del Tempio in difesa dei cristiani e della fede e la ricerca continua e ossessiva del Santo Graal che spunta all’improvviso in chiese, monasteri e abbazie (anche nel duomo di Genova c’è un sacro Catino che, secondo la tradizione popolare, sarebbe il Graal autentico) ci lasciano confusi e perplessi. Così come le stesse origini dell’Ordine del Tempio non sono ben chiare perchè non esistono documenti da cui si possa risalire con esattezza all’anno di nascita della confraternita, né risultano testimonianze dirette degli eventi. Gli storici dell’epoca annotarono i primi appunti dopo la comparsa della congregazione, come fece l’arcivescovo-cronista Guglielmo di Tiro, secondo cui “nel 1118 alcuni pii nobili timorosi di Dio, del rango di cavalieri e devoti al Signore, professarono di voler vivere perpetuamente in povertà, castità ed obbedienza, secondo le consuetudini delle regole dei canonici”. Sul sigillo dell’Ordine due cavalieri sullo stesso cavallo simboleggiano l’ideale di povertà evangelica dei Templari. In quell’anno nove cavalieri si misero al servizio di Dio in una specie di associazione laica, di fronte al patriarca di Gerusalemme, con il compito di difendere i pellegrini diretti in Terra Santa, sorvegliare strade e sentieri percorsi da ladri e briganti e fronteggiare gli assalti dei nemici arabi. E così, nel 1118, diciannove anni dopo la prima crociata, (anche se alcuni storici indicano il 1119 come data di fondazione) Hugues de Payns, cavaliere di Champagne, fondò l’Ordine dei poveri compagni di Cristo e del Tempio di Salomone che nacque a Gerusalemme in un’ala del Palazzo di re Baldovino II, a pochi metri dalla moschea di al-Aqsa e dalle rovine del Tempio di Salomone. Furono poi riconosciuti ufficialmente nel 1139 con la bolla pontificia di Innocenzo II. Potenti, temuti e rispettati, dal Mediterraneo orientale alla penisola iberica, protagonisti della storia delle Crociate, processati e condannati per eresia, i Cavalieri del Tempio non sono diventati famosi solo per il coraggio e la devozione dei suoi soldati in difesa della Terra Santa. Le loro ricchezze, che facevano gola a molti, ne fecero il più importante potere finanziario della Cristianità. Con una pioggia di donazioni da parte di persone ricche e aristocratiche divennero una potenza economica, quasi dei banchieri. A tal punto che il re di Francia, Filippo IV il Bello, strangolato dai debiti e dalla crisi economica, li attaccò duramente per impossessarsi dei loro beni accusandoli di eresia, adorazione di animali diabolici e divinità pagane nonchè di essere attratti dall’islam. Papa Clemente V ordinò l’arresto dei Templari che furono imprigionati e torturati in modo da confessare colpe inesistenti. Clemente V soppresse l’Ordine ma non lo condannò mai. La storica Barbara Frale, studiosa dei Templari, trovò, quindici anni fa, nell’Archivio Segreto Vaticano la pergamena di Chinon che si credeva perduta, un prezioso documento che dimostra come il Pontefice non considerava eretico l’Ordine e intendeva salvare i monaci-guerrieri dalle infamanti accuse loro rivolte. All’inizio del Trecento la fama e la grandezza dei monaci crociati si spense, cancellata da un Re che temeva la loro potenza e ambiva a possedere le loro ricchezze. Re Filippo (nessuna parentela con il sottoscritto..) li condusse al rogo nel 1314. Dal Sacro Graal al mistero del tesoro del Tempio, dalla Sindone all’Arca dell’Alleanza, settecento anni dopo, il fascino per i Templari è vivo più che mai e l’interesse per il mitico Ordine cavalleresco continua ad essere diffuso in tutto il mondo. A Torino i Cavalieri del Tempio avrebbero posseduto, secondo documenti del secolo XII, diverse proprietà in borgo Vanchiglia e in Val San Martino. Le prime sedi si trovavano nell’area tra via Giolitti e via Lagrange dove compariva la “domus” templare di Santa Margherita del Tempio, meta dei pellegrini europei. Nella piazza della Consolata spicca invece il campanile di Sant’Andrea, disegnato dal monaco architetto Bruningo mentre in via San’Agostino sorgeva la chiesa dei Santi Giacomo e Filippo e in piazza IV Marzo alcune case medievali e la locanda dei Templari.

Filippo Re

 

Al Maria Vittoria il ritorno dell’agopuntura

Il Dipartimento Materno Infantile della ASL Città di Torino diretta da Valerio Fabio Alberti si arricchisce di nuove prestazioni al Maria Vittoria, che confermano la vocazione di un Ospedale a misura di donne e bambini. Da settembre ritorna in Ospedale l’Agopuntura che, per la prima volta in Piemonte, viene proposta anche in versione non invasiva per i bimbi ricoverati nella Terapia Intensiva Neonatale diretta dalla Dott.ssa Patrizia Savant Levet.

L’Agopuntura è una storica eccellenza dell’Ospedale Maria Vittoria, dove negli Anni Sessanta operò come assistente medico volontario un autentico pioniere dell’Agopuntura in Italia, il Dott. Alberto Quaglia Senta, creando di fatto uno dei primi servizi ospedalieri di Agopuntura italiani; negli Anni Settanta, una delle più autorevoli figure nel settore dell’Agopuntura, allievo di Quaglia Senta, il Prof. Luciano Roccia, Docente di Semeiotica Chirurgica di specialità all’Università di Torino, profondo conoscitore ed esperto di fama mondiale di Agopuntura, fondatore dell’Istituto Italiano di Agopuntura e del Centro di Studi Terapie Naturali e Fisiche, eseguì procedure in analgesia e sedazione con Agopuntura.Al Maria Vittoria il Servizio di Agopuntura fu in attività sino al 1996 con la dott.ssa Tiziana Pedrali, oggi docente del C.S.T.N.F (Centro Studi Terapie Naturali e Fisiche di Torino) ma da tale data cessò per mancanza di personale interno dedicato: ora la lungimiranza della attuale Direzione Generale della ASL Città di Torino riporta in vita questa eccellenza storica che, intanto, ha vissuto tappe storiche in Occidente e in particolare in Italia.Disciplina della Medicina Tradizionale Cinese, viene riconosciuta ufficialmente efficace nel 1997 dal National Health Institute, nel 2002 dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, quindi identificata come atto medico ed entra tra le prestazioni della Sanità Pubblica, inserita nel nomenclatore tariffario per le prestazioni mediche, dispensata dal SSR, che ne ha fissato i ticket: praticata in Università, Ospedali e Ambulatori territoriali delle ASL, è regolamentata in Piemonte ai sensi della Legge Regionale n° 13 del 23 Giugno 2015, sulle medicine non convenzionali.Da settembre al Maria Vittoria inizierà l’attività di digitopressione sui punti di agopuntura, metodica non invasiva, detta infatti “agopuntura senza aghi”, per i neonati ricoverati nella Terapia Intensiva Neonatale e l’attività di Agopuntura, inizialmente dedicata alle donne ricoverate in Ginecologia e Ostetricia.L’attività di Agopuntura sarà curata da un medico interno specializzato, la Dott.ssa Maria Chiara Russo, dirigente medico di Neonatologia, in servizio presso la Terapia Intensiva Neonatale -che ha frequentato il Corso Triennale di Perfezionamento in Agopuntura e Tecniche Complementari del C.S.T.N.F. (Centro Studi Terapie Naturali e Fisiche di Torino)-  in collaborazione con il Dott. Marco Pesce, dirigente medico della Anestesia e Rianimazione del Maria Vittoria, diretta dal Dott. Emilpaolo Manno, che ha conseguito analoga formazione.A fianco delle attività in essere presso la Terapia Intensiva Neonatale sarà prevista inoltre l’attivazione di un Ambulatorio rivolto alle donne inviate internamente dai Consultori territoriali e dai punti nascita del Maria Vittoria e del Martini, per il trattamento di frequenti problematiche che possono complicare la gravidanza e il puerperio, come l’iperemesi gravidica, le cefalee e lombo-sciatalgie, l’ingorgo mammario e l’ipogalattia, in alternativa all’utilizzo dei farmaci, fino ad evitare il taglio cesareo alle donne con feti in presentazione podalica, utilizzando le tecniche di agopuntura per il rivolgimento in presentazione cefalica.

“Nell’ambito dell’ASL Città di Torino è presente una forte politica di sostegno della Donna in tutte le fasi della vita, dall’adolescenza all’età adulta, che coinvolge le Strutture consultoriali del territorio, i Reparti Ospedalieri di Ostetricia e Ginecologia, il Servizio di Interruzione Volontaria di Gravidanza, il Centro di Senologia multidisciplinare, il Centro di Fisiopatologia della Riproduzione, l’Ambulatorio delle gravidanze a rischio – spiega il Direttore Generale della ASL Città di Torino, Valerio Fabio Alberti – e altrettanto rilevante è l’attenzione al Neonato e al Bambino, a partire dai Punti Nascita, la Patologia e Terapia Intensiva Neonatale, la Neuro Psichiatria Infantile, le Strutture consultoriali e i Punti di sostegno allattamento, i Reparti ospedalieri di Pediatria ed i Pediatri di Base. L’introduzione della digitopressione per i neonati critici, la pratica dell’Agopuntura nei reparti di degenza e l’organizzazione dell’Ambulatorio di Agopuntura nell’ambito del Dipartimento Materno-Infantile viene incontro a quanto previsto dall’articolo 24 dei LEA 2017, ‘assistenza sociosanitaria ai minori, alle donne, alle coppie, alle famiglie’, per garantire le cure più innovative secondo la medicina basata sull’evidenza”.

A PIANEZZA, CON ‘ZERO’ È DI SCENA IL GRANDE JAZZ

Prosegue con successo l’opera di mecenatismo culturale lungamente intrapresa da Cristiano Bilucaglia, ingegnere biomedico e informatico, già ideatore del baratto fra impresa in Italia (con cui è stato possibile salvare oltre 3mila PMI dalla crisi), patron di ‘ZERO’, il primo social utility network della storia capace di azzerare le bollette di luce e gas (canone RAI e accise incluse), distribuendo quasi 3 milioni di sconti dal 2015 a oggi a oltre 20mila persone sparse in tutta la Penisola. Dopo aver donato un candelabro per i 150 anni della Basilica di Maria Ausiliatrice, aver sostenuto la ‘Mensa dei Poveri’ di Don Adriano Gennari, aver prodotto in moneta complementare un super tour ad Andrea Mingardi, fatto da partner allo ‘Zero Festival Beer’ di Pianezza dell’estate scorsa e finanziato il monumento nazionale al generale Carlo Alberto dalla Chiesa alla storica Certosa di Collegno ora è la volta del Jazz d’autore. Cristiano Bilucaglia, imprenditore generoso e attento ai fermenti culturali del territorio piemontese, è tra i partner e primi promotori dell’attesissimo concerto di Flavio Boltro, trombettista di fama internazionale nato a Torino e stimato in tutto il mondo che vanta collaborazioni con stelle di prima grandezza come Dado Moroni, Stefano Di Battista, Billy Cobham, Roberto Gatto e la coppia Sandra Mondaini-Raimondo Vianello: sua infatti il memorabile assolo di tromba nella sigla della sitcom ‘Casa Vianello’, che tutti amano e ricordano con affetto. Il celebre musicista si esibirà sul sagrato dello storico Santuario di San Pancrazio a Pianezza domenica 23 settembre alle ore 21.30, accompagnato per l’occasione da un’Orchestra Jazz d’eccezione diretta dal Maestro Sergio Chiricosta. Ingresso a euro 15, informazioni e prenotazioni all’indirizzo e-mail info@filarmonicajazzband.it

 

FLAUTO & VARIAZIONI

L’Accademia “Flauto e Variazioni” APS nasce a Ferrara nel 2015 da un’idea dei flautisti Emmanuela Susca e Filippo Mazzoli. Lo scopo è quello di offrire, attraverso lezioni magistrali, un perfezionamento per il flauto nel suo repertorio solistico, cameristico e d’orchestra

 

L’esigenza nasce dal fatto di coprire un bacino di utenza abbastanza scarso di offerte di questo tipo. Se si esclude l’esclusiva Accademia “Incontri col Maestro” di Imola (Bo) i giovani flautisti delle province di Ferrara, Ravenna, Rimini e anche Rovigo terminati gli studi tradizionali del Conservatorio, fino ad oggi non avevano la possibilità di perfezionarsi vicino a casa senza dover aggiungere oltre ai costi del Corso quello del viaggio, del vitto e dell’alloggio. “Flauto&Variazioni” offre lezioni individuali con il maestro principale (Mazzoli), lezioni specifiche di tecnica con l’assistente (Susca) oltre a master class dove vengono invitati i principali flautisti italiani ed europei (Francesco Loi, Matteo Evangelisti solo per citarne alcuni). I 6 incontri annuali si svolgono a Ferrara normalmente il sabato e la domenica, per un totale di almeno 12 lezioni individuali oltre alle attività di gruppo: concerti, seminari e conferenze a cui tutti gli iscritti possono liberamente partecipare. Durante le lezioni individuali è sempre a disposizione un pianista accompagnatore per lo studio del repertorio e dei passi d’orchestra. L’anno accademico si sviluppa normalmente da gennaio a luglio, mentre nel mese di dicembre si riapre e festeggia con un concerto degli allievi e la consegna della borsa di studio per lo studente più meritevole. Nel maggio del 2018 è partita una collaborazione con uno studio pianistico romagnolo: la “Ceroni Piano School”. Unendo le forze si è creato un laboratorio di musica da camera (duo flauto e pianoforte) il cui risultato finale è stata l’esibizione dei migliori allievi presso il Teatro Comunale “Dante Alighieri” di Ravenna in un concerto pubblico. Durante i mesi primaverili ed estivi “Flauto&Variazioni” ha fondato “Festival&Variazioni” che da la possibilità ai suoi iscritti di partecipare a diverse collaborazioni con altre istituzioni pubbliche e private del territorio, qualifica zone della città dove la musica non arriva con semplicità e propone concerti ed eventi che escono dalla musica classica. Il festival partirà dal 29 Ottobre ore 21 presso il Consorzio Factory Grisù a Ferrara con un concerto jazz del Duo Rubin-Brunelli (pianoforte e contrabbasso) per poi proseguire per tutto l’anno.

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Le iscrizioni alla masterclass sono aperte dal 1 al 15 Gennaio (MAX 8 ISCRITTI)

Per info: flautovariazioni@gmail.com

FB: Flauto&Variazioni

 

 

 

 

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Gli acquerelli di Silvana Alasia, certi pennuti tra bellezza e ironia

Altre storie possono essere quelle disseminate in un bosco di betulle con le sue  macchie aranciate che sarebbe piaciuto ad Aime, o in qualche angolo invernale   ovattato di neve; forse negli occhi di un gatto che si blocca guardingo quando s’accorge del più piccolo rumore al di là della sua coda. Spruzzi e gocce di arte giocati  dai pennelli di Silvana Alasia, che espone i propri acquerelli sino al 30 settembre (apertura sabato e domenica dalle 15 alle 19) presso le sale della galleria “Arte per  voi” in piazza Conte Rosso ad Avigliana, mostra riposta nelle mani esperte e affettuose di Luigi Castagna e Giuliana Cusino. Questa, una piccola parte. A prendersi maggiore spazio sono per l’occasione certi pennuti – Piume leggere…  recita l’incipit della mostra -, quelli cui l’autrice dedica con la sua sensibilità  l’immediatezza, il vociare sotto le più differenti forme, una natura arruffata, la  prepotente sovranità, per alcuni l’arroganza, la voglia predatrice, l’eleganza che può  trasparire da un colpo d’ala, da un prendere terra improvviso e repentino, da un afferrare la preda che pare l’attimo di una danza. Le armi sono proprie dell’Alasia (“carta da acquerello, di quella di buona qualità; pennelli di varie misure; colori, tanti colori, amalgamati con sapienza; mani esperte e instancabili”, sottolinea Cusino nella presentazione), come l’efficace quanto poetica bravura che ci rende appieno la bellezza e il selvatico dei suoi personaggi. Un palcoscenico di civette e falchi – si guardino con piacevolissima attenzione i tocchi dei pennelli in Falco predatore o  Civetta basita o ancora l’esattezza nel rappresentare il piumaggio del rapace che sta  per ghermire il piccolo topo -, un confrontarsi di fremiti sonori cui Cusino dà un nome  (“il trillare, il bubolare, lo starnazzare, il fischiare, il cinguettare, lo stridere, il pigolare, il gorgheggiare…”), un’incredibile unione di voci che ti par quasi di stare ad ascoltare.  Molte occasioni non disgiunte da una vena d’ironia che tocca il piccolo zoo che  immagini possa riempire questa o quell’aia, un carosello di anitre oche galline e  faraone – impeccabili queste ultime nel loro incedere e nel mantello bluastro, uscite  pochi attimi fa da un capolavoro Disney -, che ci diverte e che fa sembrare ancor più  reali gli acquerelli di Silvana Alasia.
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Elio Rabbione
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Le immagini
“Confidenze a tre”, acquerello cm. 31 x 31, 2018
“Faraone a passeggio”, acquerello cm. 28 x 28, 2017
“Si salvi chi può”, acquerello cm. 27 x 39, 2017
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Ettore Cascioli e l’atelier in Monferrato

La bella dimora settecentesca situata a Ponzano nel cuore del Monferrato, a pochi passi dal Sacro Monte di Crea patrimonio dell’Unesco, tipico esempio di casa padronale con adiacenti antiche costruzioni agricole, è stata restaurata con rispetto conservativo e trasformata dall’attuale proprietario in centro culturale denominato “Atelier al Sagittario”


Ettore Cascioli, milanese, professore universitario di metodi quantitativi per i processi decisionali, si è qui trasferito da alcuni decenni soddisfacendo l’esigenza a lungo accarezzata di trovare un luogo ideale, vera casa d’artista, lontano dal frastuono della città e dedicarsi ad un’assidua sperimentazione della foto pittura, forma d’arte contemporanea, di cui è maestro, che, partendo dalla fotografia, realizza con interventi creativi immagini dalla parvenza simile alla pittura. L’artista non si è chiuso però nella cosiddetta torre d’avorio poiché ha accresciuto i propri intenti culturali attuando un interessante progetto di valorizzazione del territorio col dotare i rustici di ogni moderna attrezzatura al fine di rendere attuabili conferenze, seminari, mostre d’arte, incontri musicali e manifestazioni enogastronomiche. E’ stata data anche l’opportunità di avere a disposizione una struttura indipendente, per chi volesse soggiornarvi, dotata di ogni confort, affacciata su un giardinetto privato da cui si accede alla chiesetta dedicata a san Bernardo, consacrata nel 1783 come attesta un documento manoscritto e firmato, nel cui interno, lasciato appositamente disadorno come ai tempi, si respira il sentore della fede umile e sincera della popolazione agreste del passato. Spettacolare e lussureggiante, al contrario, sulla lato est a fianco della casa padronale, lo splendido parco alterna zone d’ombra sotto alberi secolari, dominati dal maestoso cedro del Libano, a distese soleggiate di profumata lavanda, roseti, cespugli di azalee, peonie ed erbe officinali, mentre il geometrico labirinto segnato da fitte siepi di bosso riconsegna l’eleganza dei giardini all’italiana delle antiche dimore signorili.

 

Giuliana Romano Bussola


 

L’altra Appendino: Maddalena, la merciaia di via Morosini

TIPI TORINESI

Incontriamo Maddalena Appendino nel suo negozio di merceria in via Morosini 1 a pochi passi da Corso Vittorio Emanuele II. Una signora energica e spiritosa di 85 anni che legge senza occhiali. Mette subito le mani avanti la signora Appendino: “Non sono parente della sindaca Chiara Appendino”. Gli Appendino  a Carmagnola sono tantissimi, ci sono i ricchi e i poveri: “io faccio parte -dice sorridendo- dei secondi “. 

Ci racconta come ha iniziato il suo lavoro?
E’ dal 1969 che sono qui dentro; la storia di via Morosini la conosco tutta! sono mancata dal negozio soltanto per un periodo perchè in passato ho avuto un incidente e così ho dovuto organizzare il lavoro da casa con le commesse. Il negozio allora non era bello. Ma la zona era bella e lo è ancora oggi. Il lavoro non mancava. Oggi sono meno i “signori” rispetto ad una volta. 
E l’attestato di fedeltà al lavoro qui appeso?
E’ stata organizzata una bella festa dai commercianti al Lingotto nella sala Giovanni Agnelli; eravamo più di trecento. Sono stata invitata insieme alla Signora Ghio: le due merciaie più vecchie di Torino. Siamo salite sul palco e ci è stato consegnato l’attestato: il mio è esposto in vetrina. E’ stata una festa meravigliosa che non si può immaginare. A seguire c’è stato un ricevimento con i prodotti delle Langhe:  i salatini, i vini e i formaggi di quelle zone; c’era di tutto! Pensi che io non volevo partecipare perchè sono fatta a modo mio. Quando è arrivato l’invito, ho detto a mia cognata che non sarei andata. Lei invece mi ha incoraggiato ad andare dicendomi: “fatti furba, andiamo!”. Ed aveva ragione Lei! perchè poi sono stata contenta. 
Ha qualche aneddotto da raccontare? 
Non ho ricordi particolari. Sono sempre stata fortunata con i clienti. Prima di iniziare il lavoro da commerciante facevo la sarta in via Vela 42 qui vicino. Le clienti erano signore della Crocetta. In seguito ho trovato questo negozio. Era condotto da due anziani. Non avevo soldi per comprarlo. Mi piaceva e mi piaceva. Mio cognato, che era una brava persona, mi ha detto:” te li presto io i soldi” e così è stato. Io ne avevo un po’ da parte.Il mio padrino, che era benestante, ogni tanto mi regalava qualche soldo in occasioni particolari: la prima comunione, la cresima e cosi via. Mio padre lì portava in banca e così mi sono ritrovata un bel gruzzoletto.
E quindi è iniziata l’avventura in via Morosini…
Dovendo pagare i debiti all’inizio tenevo per me la merce più che economica: per esempio le calze da poche lire. E così risparmiando ho pagato tutto; ho restituito i soldi a mio cognato ed ho fatto una vita normalissima. La clientela è sempre stata una buona clientela; solo che adesso è tutto cambiato, nel senso che prima c’erano le famiglie e ora ci sono gli uffici e la vendita è tutta un’altra cosa. Prima veniva la signora che in autunno o in primavera faceva il cambio della biancheria. Oggi l’impiegata passa di fretta per comprare un paio di calze. Ma la zona è bella! Mio nipote vorrebbe che mi ritirassi…anzi si è persino mosso per disdire il contratto con con la proprietà del negozio, l’Atc di Torino. Un giorno non vedendo arrivare le fatture dell’affitto telefono all’Atc  e scopro che attendevano le chiavi del negozio e che ero in arretrato con i pagamenti. Incarico subito  mio nipote di provvedere e così sono ancora qui! Molte persone vorrebbero il mio negozio ma devo trovare l’acquirente giusto.
E subisce la concorrenza dei centri commerciali? 
Direi di no. Chi sa comprare, per determinate cose, non va nei centri commerciali. E quindi no. E poi  – dice sospirando –  ci sono i cinesi…A volte arriva qualche ragazza per chiedermi la riparazione di alcuni capi di abbigliamento e quando torna per ritirare il capo si lamentano del prezzo. E allora consiglio loro di comprare i vestiti che vadano bene, che siano perfetti altrimenti non conviene la riparazione. Va detto che i cinesi hanno anche dei bei tessuti ma la confezione lascia un pò a desiderare e d’altra parte alle lavoranti non danno una buona retribuzione. Non possono pretendere le clienti di comprare un abito firmato come un “Christian Dior”. Nessuno regala niente.
E se dovesse consigliare il suo mestiere?
 Uhm … Non vedo grande voglia di lavorare in giro. La prima cosa che mi chiedono è se il sabato si lavora e la seconda domanda è quanto è lo stipendio. Allora secondo me la situazione è questa: non c’è molta voglia di imparare un mestiere. Quando sono entrata qui dentro non avevo soldi, venivo da Carmagnola con il treno e spesso, scesa alla stazione di Porta Nuova, venivo a piedi. Il tram era un lusso. Alla sera rientravo a casa perchè avevo mia mamma sola e aveva bisogno delle mie cure. Devo riconoscere che, ascoltando mio cognato, ho fatto bene a prendere in affitto un alloggio perchè in seguito si è rivelato molto utile quando ho avuto l’incidente e così mia madre mi ha poi raggiunto a Torino. Nella vita occorre darsi “un andi”, darsi da fare. La necessità aguzza l’ingegno dice il proverbio. Quando ero giovane io eravamo in tempo di guerra e allora le cose erano complicate e difficili.
Ecco, quali soni i suoi ricordi del tempo di guerra?
Mi ricordo che purtroppo in casa avevamo pochissimo da mangiare e naturalmente  non avevamo lo zucchero e il caffè. Un giorno a Carmagnola entrano i tedeschi nel nostro cortile; noi  nascondevamo due partigiani sotto il letto. I tedeschi decidono di farsi il caffè nel cortile con lo zucchero e noi, non avendo nulla, guardavamo la scena con invidia. Poi hanno dato fuoco al mio borgo e, ad un certo punto, anche il materasso del letto è stato raggiunto dalle fiamme. Mia sorella l’ha preso e gettato in cortile sventando l’incendio in casa. I tedeschi volevamo impiccare sette capifamiglia; il parroco è andato da 
loro e si è offerto di essere ucciso al posto dei padri di famiglia, “piuttosto date fuoco alle case” ha chiesto e cosi hanno deciso e fatto; però non hanno ucciso quelle persone. Ricordo anche mio fratello allora giovane, si era nascosto dal nonno insieme ad un mio cugino per sfuggire alla cattura.  Purtroppo un ragazzo che abitava nella nostra via è stato ucciso per la strada. Brutte storie!Oggi nel borgo c’è una piazza dedicata a Don Bella, il parroco che aveva offerto la propria vita; e ci sono altre vie intitolate alle vittime di quel periodo. In particolare ricordo una via dedicata a Giovanni Rubatto. In quel periodo andavo a scuola, avevo una maestra fascista; al mattino presto d’inverno, con le finestre spalancate, ci faceva cantare: “Vincere”; un giorno dovendo passare Mussolini in treno da Carmagnola ci portarono alla stazione per salutarlo; quella volta ero influenzata ma ero caposquadra delle “Piccole Italiane” e così andai per forza. Quando tornai a casa la madrina mi chiese del Duce ed io le risposi che era una persona normalissima. La maestra ci faceva una testa così con il Duce. Aveva perfino fatto appendere la foto di Mussolini sopra il Crocifisso! Poi il direttore della scuola gliela fece abbassare. Devo dire però che era una buona maestra.Un ultimo episodio voglio ricordare; mi sono salvata da un attacco aereo: mitragliavano dall’alto una tradotta. Ero sul ponte della ferrovia e grazie ad un signore che mi ha spinto per terra ho evitato i colpi. Quando sono arrivata al lavoro, la mamma della signora per cui lavoravo mi ha spiegato del treno e della merce trasportata: erano castagne bianche. Ne ha preso una borsata e cosi alla sera le abbiamo mangiate per cena.Nella vita ci vuole anche fortuna.
Signora, chiudiamo l’intervista con qualcosa di bello
 Maddalena Appendino si alza e mi invita a seguirla nell’alloggio vicino al negozio e dal cortile mi fa ammirare un grande ippocastano che svetta fino al quarto piano delle case intorno.Una parte della sua Carmagnola in città, un verde davvero inaspettato che rallegra la giornata.
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Franco Maria Botta

DON ADRIANO GENNARI: “UNA PIAZZA PER IL MONASTERO ABBAZIALE DI CASANOVA”

Il delicato appello del sacerdote al Comune di Carmagnola (TO) per la risistemazione dell’area antistante lo storico complesso millenario, sempre più meta di un frequente pellegrinaggio religioso e culturale.

Il Monastero Abbaziale di Casanova, in provincia di Torino, è da anni ormai un luogo di culto e di cultura dall’affluenza sempre crescente, che richiama fedeli e visitatori da ogni parte d’Italia per assistere alle numerose celebrazioni eucaristiche che ivi ricorrentemente si svolgono.

Lo storico complesso millenario cistercense, risalente anticamente alla fine del 1200, caduto in stato di abbandono dalla metà degli anni Settanta, ha conosciuto una nuova rinascita a partire dal 1999, quando venne acquisito dal ‘Cenacolo Eucaristico della Trasfigurazione Onlus (www.cenacoloeucaristico.it), l’Associazione di volontariato e Comunità di Preghiera riconosciuta di fedeli in cammino fondata dal sacerdote cottolenghino torinese Don Adriano Gennari, conosciuto per le sue celebrazioni eucaristiche seguite da preghieredi intercessione per malati, bisognosi, poveri e sofferenti, già fondatore e animatore anche della ‘Mensa dei Poveri’ in Via Belfiore 12 a San Salvario, nel cuore di Torino, che sfama mensilmente migliaia di senzatetto e indigenti grazie al provvidenziale aiuto di un coeso e nutrito gruppo di volontari e benefattori.

Desidero rivolgere un delicato e speranzoso appello al Comune di Carmagnola, per chiedere un interesse vivo sull’area antistante il Monastero, che necessita di un piano di intervento strutturale importante, per restituire decoro e accoglienza ai numerosi visitatori del complesso”, spiega il sacerdote, anche Collaboratore della Parrocchia di Casanova intitolata all’Assunzione di Maria Vergine.

Disponibilissimi anche per un tavolo di confronto condiviso e costruttivo con l’Amministrazione Pubblica, al fine di integrare sempre più l’Abbazia di Casanova nel contesto delle eccellenze carmagnolesi che possano fungere da richiamo e attrattiva anche culturale e turistica, oltre che religiosa, per la cittadinanza Carmagnolese”, conclude fiducioso Don Adriano Gennari, Superiore dei Sacerdoti dell’Ordine di San Giuseppe Benedetto Cottolengo.