STEMMA ARALDICO DELLA SCUOLA DI APPLICAZIONE

Dono dell’ANA di Alpignano all’Istituto di studi militari
 

 ESERCITO STEMMA 2L’Associazione Nazionale Alpini ha donato al Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione dell’Esercito una fedele riproduzione in legno dello stemma araldico dell’Istituto di studi militari. La delegazione, guidata dal sindaco di Alpignano dott. Gianni Da Ronco e composta da soci del locale Gruppo ANA, della 5^ Zona e della Sezione di Torino è stata ricevuta a Palazzo Arsenale dal Comandante, Gen.D. Claudio Berto. Realizzata in legno di faggio e mogano, l’opera ha richiesto oltre un mese di paziente lavoro. L’autore, Franco Nicol, non è nuovo a questo tipo di imprese: suoi gli stemmi del ESERCITO STEMMAReggimento Logistico di Rivoli e della Brigata alpina “Taurinense”. Una passione per la scultura, quella di Nicol, sorretta anche da una profonda ammirazione per il nostro Esercito. Dopo lo scoprimento della scultura da parte di due ufficiali in uniforme storica, il Gen. Berto ha ringraziato gli astanti ed ha descritto il significato di un emblema che racchiude la storia di uno degli istituti di studi militari più antichi d’Europa. Nel suo intervento il sindaco di Alpignano ha affermato che il dono rappresenta “un piccolo ma tangibile segno di riconoscenza per il diuturno impegno della forza armata, in Italia e all’estero, a tutela della sicurezza e della pace”.

 

La Minerva di Vela non partì mai per Lisbona

Cari lettori e lettrici, eccoci nuovamente giunti a un altro appuntamento con Torino e le sue opere. Approfittando del fatto che sia da poco trascorsa la Giornata Internazionale della donna, quest’oggi parleremo del monumento dedicato alla figura femminile della dea Minerva. (FOTO:www.seetorino.com)

minerva

Situata nel cortile del rettorato dell’Università degli studi, in via Po 17, la figura della dea viene rappresentata in piedi, con il corpo rivolto leggermente verso il lato sinistro e con un piede scoperto, volto a fare l’atto del passo.

La statua viene rappresentata con indosso una tunica e avente sul capo un elmo sotto il quale trova riparo la civetta, uccello-simbolo della dea che rappresenta scienza e saggezza. In una mano tiene una corona dall’alloro mentre nell’altra (quella rivolta leggermente a sinistra), tiene una lancia, un volume e sopra questo, un’altra corona d’alloro.

La statua venne inizialmente commissionata all’artista Vincenzo Vela, dal re del Portogallo Pedro V di Braganza, con lo scopo di farla collocare davanti all’Accademia delle Belle Arti di Lisbona.

Nel 1858 l’opera venne ufficialmente presentata all’annuale esposizione della Società Promotrice di Belle Arti, presso l’Accademia Albertina di Torino. A causa probabilmente della morte prematura e improvvisa del re portoghese nel 1861, a soli 24 anni, Vela non venne mai retribuito per il lavoro svolto e la statua rimase così nelle mani dell’artista che la lasciò, chiusa in una cassa, all’Accademia Albertina, dove vi rimase per quasi 20 anni.

Nel 1979, in occasione della IV Esposizione Nazionale di Belle Arti del 1880, lo stesso Vela propose alla commissione di posizionare la Minerva nel piazzale del Palazzo dell’Esposizione: la commissione accettò entusiasta questa proposta da parte dell’artista e la statua venne collocata su un piedistallo di circa 2 metri.

In seguito all’Esposizione, la statua rimase all’esterno, nel piazzale del palazzo, senza che però nessun documento ne ufficializzasse la proprietà; in questo modo l’artista, nuovamente, non ricevette alcun compenso per la sua opera. Dopo alcuni anni dalla IV Esposizione, il Vela fece però la richiesta, all’amministrazione comunale, di aver rimborsate almeno le spese dell’opera e cioè, una cifra di circa £. 8.000, pari ad un terzo del valore della Minerva.

La questione si protrasse per molti anni ma senza esito positivo per l’artista; Vela infatti morì nel 1891 senza aver percepito alcun compenso per la sua opera.

Nel 1895, però, la trasformazione del palazzo dell’Esposizione a sede di Museo Civico, riaprì ufficialmente il tema della proprietà. Tutte le opere e le collezioni civiche vennero spostate nel palazzo: la Minerva, che di fatto si trovava già nel piazzale esterno, venne ufficialmente acquistata dalla città, per evitare che venisse spostata in un altro luogo. Il figlio-erede di Vela percepì una cifra di circa £. 5.000 per l’opera del padre.

Nel 1896 la statua, che fino a quel momento era sempre rimasta posizionata all’esterno nel piazzale, venne spostata nel grande salone interno del Museo, su suggerimento del comitato e del direttore stesso del Museo Civico. Quella nuova collocazione “le salvò la vita”, poiché la Minerva rimase totalmente e miracolosamente illesa nonostante i bombardamenti che, nella notte del 21 novembre 1942, colpirono pesantemente la città Torino. Subito dopo quella notte la statua venne ricollocata nel deposito della Galleria Civica.

Fu solamente nel 1993 che l’opera, dopo essere stata restaurata, venne nuovamente esposta al pubblico. Qualche anno più tardi, nel 2003, la Fondazione Torino Museo – in onore delle celebrazioni per il sesto centenario dalla fondazione dell’Università- cedette la Minerva all’Università degli Studi di Torino, che la collocònel cortile del Rettorato ove vi erano già altre due opere dello stesso artista: il ritratto del medico Luigi Gallo e un busto di Giambattista Vasco. Anche per oggi la “nostra passeggiata” tra le meraviglie di Torino termina qui. L’appuntamento è per la prossima volta con la bellezza delle stupende opere che la nostra città ci offre ogni giorno.

Simona Pili Stella

Al Museo Nazionale della Montagna " Semplicemente famiglia rurale"

L’essenza della vita quotidiana di alcune famiglie rurali narrata attraverso gli scatti di Moreno Vignolini

famille-rurale montagna

Raccontare l’essenza della vita quotidiana delle famiglie rurali, fermare nel tempo per fotogrammi tanto i loro momenti più privati quanto quelli più strettamente lavorativi, per spiegare tramite fermo-immagini la decisione di ritornare ancora oggi alla terra, è alla base del progetto fotografico “Tout simplement…Famille rurale”, realizzato da Moreno Vignolini con il patrocinio di Cipra Italia, in esposizione al Museo Nazionale della Montagna di Torino dal 18 marzo scorso fino al 29 maggio prossimo.

Il fedele obiettivo di Vignolini ha seguito tre giovani famiglie rurali tra l’estate 2013 e l’autunno 2014 con l’intento di illustrare al visitatore della mostra in maniera più ampia possibile quel modello di “famiglia rurale” non solo tornato di attualità, ma addirittura in continua crescita negli ultimi anni.

E’ attraverso i volti di Ruben e Roberta, con il loro allevamento caprino e la loro produzione di formaggi, quelli di Davide e Sylvie, dediti al loro allevamento bovino, e infine quelli di Elisa e Davide, visti nella loro fattoria didattica, nel loro agriturismo e produzione da piccoli frutti, che Vignolini mostra quanto sia innovativo il modo di queste giovani famiglie di rapportarsi al territorio e alle sue risorse, pur seguendo il filo di una lunga tradizione agro-pastorale.

E’ ponendosi al loro fianco, sia nelle lunghe giornate di lavoro sia nei momenti di quotidianità familiare, che Vignolini racconta per immagini quanto la scelta di ritornare alla terra, pur in assenza di una tradizione familiare alle spalle, rappresenti non tanto una voglia di ritorno al passato, quanto un desiderio di futuro, di “..mangiare il futuro!”, come dice lo stesso Vignolini che, parlando della sua opera, spiega: “..Sono tasselli silenziosi, operosi, nascosti, con una gran voglia di fare, che è importante sostenere. Certo ogni azienda è una storia a sé, una storia fatta di impegno, sacrificio, amore, passione, tenacia, sogni realizzati e sogni in divenire … per ora ho scelto di raccontarne tre, non mi dispiacerebbe con il tempo riuscire a raccontarne altre, in altri territori, per delineare storie di contesto alpino”.

Tutto ciò è lì, fermato in quei 50 scatti in bianco e nero e nei pannelli descrittivi che li accompagnano, fornendone al visitatore una chiave interpretativa bilingue (italiano-francese), edita da Testolin Editore.

Una panoramica ancor più ampia del lavoro è data dall’esposizione, oltre ai 50 scatti della mostra, di immagini aggiuntive, scattate nello svolgimento del progetto, capaci di fornire una visione ancor più completa della vastità del lavoro, grazie anche ai testi di Lorenza Bravetta e di Federica Corrado, che arricchiscono e completano l’accuratezza dell’intero progetto.

Stefania Tagliaferro

 

Chieri diventa “Una città a misura di bambino”

bambini ragazzi gioco minori

L’amministrazione comunale metterà in campo una nutrita serie di progetti e di iniziative rivolti alle famiglie con figli di età tra gli zero ed i sei anni

Per tre mesi, da aprile sino a giugno, Chieri diventa “Una città a misura di bambino”. L’amministrazione comunale metterà in campo una nutrita serie di progetti e di iniziative rivolti alle famiglie con figli di età tra gli zero ed i sei anni. Sono previsti il “Borgo dei Bimbi”, regno dei laboratori e degli spazi creativi a misura di bambino, gli “Slow time”, incontri organizzati al parco ed in biblioteca per prendersi e regalarsi momenti di qualità con i propri figli. Inoltre ci sarà l’apertura ufficiale delle pre – iscrizioni ai Nici comunali. Il tutto verrà presentato agli organi di informazione dal vice sindaco Manuela Olia, mercoledì 30 marzo, alle ore 15, in sala giunta.

Massimo Iaretti

 

Le imprese hanno più fiducia: vanno meglio ordini, investimenti e occupazione

I dati emergono dall’indagine dell’Unione Industriale di Torino, dedicata al  secondo trimestre 2016

OPERAIO LAVORO

Sono migliori le attese sugli ordini, crescono gli investimenti previsti, aumentano  il tasso di utilizzo degli impianti e l’occupazione. Volge all’ottimismo il clima di fiducia delle imprese torinesi, mentre scende  il ricorso alla cassa integrazione (Torino è sempre la città italiana con il maggior numero di ore di ammortizzatori sociali) e calano i ritardi nei pagamenti. E si registra anche un piccolo ma significativo “record”: per la prima volta dal 2013 la redditività ha un valore positivo. I dati emergono dall’indagine dell’Unione Industriale di Torino, dedicata al  secondo trimestre 2016.
Secondo l’analisi di Licia Mattioli, presidente degli imprenditori torinesi sono dati che   “confermano una ripresa ancora più robusta grazie all’export. Il Nord Ovest, anche al netto del settore auto, fa la parte del leone con una crescita molto più significativa del Nord Est e della Lombardia.La ripresa riguarda soprattutto le aziende di dimensioni maggiori”.

“La grappa del Forte di Gravere”

grappa gravere

“Cinema in Verticale” in collaborazione con l’associazione foto – cinema Gruppo 33

Gravere ospita sabato 26 marzo, alle ore 21, nella Sala Giovanni Sicheri (via Roma 2) la proiezione del docu – film “La grappa del Forte di Gravere”, realizzata nell’ambito della rassegna “Cinema in Verticale” in collaborazione con l’associazione foto – cinema Gruppo 33. All’evento prende parte anche la corale gruppo folk di San Giorio di Susa che proporrà alcuni brani della tradizione locale.

Il 24 ottobre scorso, il Consorzio per lo Sviluppo Agricolo di Gravere ha rimesso in funzione l’antico alambicco di località Forte per la tradizionale giornata di distillazione che si svolge dal 1974.

Era presente anche il Gruppo 33 di Condove con il regista Luigi Cantore che ha effettuato le riprese dalle quali ha ricavato il bel docu-film. Un video che testimonia una tradizione importante per Gravere che così viene consegnata a futura memoria.

Massimo Iaretti

Il "Poli" si conferma tra i migliori 100 atenei del globo

POLITECNICO Da evidenziare che il Politecnico di Torino è 9/o e 10/o in Europa per l’Ingegneria Civile e Strutturale e l’Ingegneria Elettrica ed Elettronica

politecnico

Il Politecnico di Torino è anche quest’anno tra le migliori università tecniche del mondo, inserito nel QS World University Rankings by Subject 2016, ritenuto uno dei ranking internazionali più accreditati. Rispetto allo scorso anno, il Poli migliora la sua posizione, ed entra così nella Top 50 degli atenei  mondiali per Architecture/Built Environment. L’area si aggiunge a Civil & Strucutural Engineering e Electrical & Electonic Engineering, per la quale l’ateneo torinese si era classificato tra le migliori 50 università anche nel 2015. Da evidenziare che il Politecnico di Torino è 9/o e 10/o in Europa per l’Ingegneria Civile e Strutturale e l’Ingegneria Elettrica ed Elettronica, invece per Architettura è 16/o in Europa. Positivo anche Mechanical Engineering e Computer Science & Information Systems, con il Poli nella classifica dei  migliori cento.

 

(Foto: il Torinese)

40 anni a Karadžić, colpevole di genocidio per Srebrenica

Il “Nerone di Pale“, come lo definì Enzo Bettiza, squinternato poeta che “declamando versi si godeva l’intermittente sparatoria dei cecchini sui bersagli umani di Sarajevo“, sta pagando per i suoi crimini. A Srebrenica, la città “dell’argento e del sangue”, e nei boschi vicini morirono quasi diecimila musulmani bosniaci, quasi tutti maschi, trucidati nel giro di pochi giorni da unità dell’esercito serbo e dalle loro milizie paramilitari

bosnia39

In un mondo dove l’attualità propone spesso orrore, dolore e negatività, finalmente una buona notizia. Settant’anni dopo il processo di Norimberga ai gerarchi nazisti, anche il genocidio di Srebrenica, avvenuto tra le montagne del nordest della Bosnia nel luglio del 1995, ha un primo responsabile: Radovan Karadžić. L’ex psichiatra che, nel corso della guerra nella ex Jugoslavia della metà degli anni ’90 era il leader dei serbi di Bosnia, è stato riconosciuto colpevole del reato di genocidio e condannato a scontare una pena di 40 anni di carcere dal  tribunale speciale internazionale dell’Aja. Il “Nerone di Pale“, come lo definì Enzo Bettiza, squinternato poeta che “declamando versi si godeva l’intermittente sparatoria dei cecchini sui bersagli umani di Sarajevo“, sta pagando per i suoi crimini. A Srebrenica, la città “dell’argento e del sangue”, e nei boschi vicini morirono quasi diecimila musulmani bosniaci, quasi tutti maschi, trucidati nel giro di pochi giorni da unità dell’esercito serbo e dalle loro milizie paramilitari. Un crimine contro l’umanità di inaudita bosnia2ferocia, riconosciuto ufficialmente come genocidio dal Tribunale internazionale dell’Aja con una sentenza pronunciata nel gennaio del 2015. La Corte ha giudicato Karadžić responsabile anche di omicidio e persecuzione di civili ritenendolo – a giusta ragione – l’artefice delle atrocità commesse durante il lungo assedio di Sarajevo, quando nel corso di quasi 47 mesi la città fu colpita da 470 mila granate e vi morirono – anche per opera dei cecchini – undicimimilacinquecentoquarantuno persone, delle quali più di duemila bambini. A questi reati si aggiunge quello di “presa di ostaggi” relativo al sequestro di 284 caschi blu dell’Onu usati come scudi umani a fronte dei bombardamenti della Nato. La Corte ha deciso di non estendere l’accusa di genocidio agli eccidi avvenuti in altre sette località della Bosniabosnia1 Erzegovina (Bratunac, Prijedor, Foca, Kljuc, Sanski Most, Vlasenica e Zvornik), “limitatadosi” in questi casi alla condanna per crimini contro l’umanità, omicidio e persecuzione. Con la sentenza si chiude un processo durato più di sei anni, dopo la cattura di  Karadžić nel luglio del 2008  che mise fine ad una latitanza durata 12 anni.  All’udienza conclusiva nell’aula del tribunale dell’Aja hanno assistito diverse associazioni di vittime e sopravvissuti, a partire dalle “Donne e le Madri” di Srebrenica che persero i loro cari per mano dell’altro criminale di cui ora si attende una condanna esempale: il generale Ratko Mladić, il “boia di Srebrenica” e di Sarajevo.  Il suo braccio destro, il generale serbobosniaco Zdravko Tolimir, l’otto febbraio scorso  è morto mentre stava scontando l’ergastolo per genocidio nel carcere di Scheveningen, nei Paesi Bassi. Nessuno e niente potrà ridare il marito e il figlio ad Haira Čatić, coraggiosa presidente delle donne di Srebrenica che – insieme alle altre madri, figlie e sorelle delel vittime – ogni 11 di ogni mese, da vent’anni manifesta a Tuzla per la giustizia, il ricordo e la verità sul genocidio. Ma forse, una volta tanto, alla giustizia ci si avvicina.

Marco Travaglini

 

INTITOLATA A FRANCO MELLANO LA PASSERELLA SULLA DORA

Urbanista, consulente tecnico di Intesa Sanpaolo per la costruzione del centro direzionale ideato da Renzo Piano, contribuì alla fase progettuale di alcuni interventi nell’ambito di Torino 2006. E’ stato autore di progetti architettonici che hanno dato un volto nuovo ad alcune aree industriali dismesse della città

mellano3

La passerella pedonale che unisce le due sponde della Dora, di fronte al Campus universitario “Luigi Einaudi”, da questa mattina porta il nome dell’architetto e ingegnere Franco Mellano, scomparso nel 2011, all’età di 68 anni.
Urbanista, consulente tecnico di Intesa Sanpaolo per la costruzione del centro direzionale ideato da Renzo Piano, contribuì alla fase progettuale di alcuni interventi nell’ambito di Torino 2006. E’ stato autore di progetti architettonici che hanno dato un volto nuovo ad alcune aree industriali dismesse della città, e si è occupato del primo intervento di social housing a Torino, in via Ivrea.
Prima dello scoprimento della targa, Mellano è stato ricordato nell’aula magna del Campusmellano2 universitario, al quale egli stesso aveva contribuito, segnando la trasformazione dell’area in passato occupata da impianti dell’Italgas.
Michele Paolino, in rappresentanza del Consiglio Comunale, ha evidenziato come la decisione della toponomastica relativa a questa intitolazione sia stata assunta con decisione unanime, “perché Franco Mellano ha lasciato un segno nella trasformazione della città, avvenuta anche grazie alle sue grandi intuizioni e alle sue piccole genialità quotidiane”.
mellano1
“Franco Mellano, ha aggiunto il sindaco Piero Fassino, è stato uno dei protagonisti della trasformazione della città. L’intitolazione consente di trasmettere memoria, rappresenta un dovere che ciascuno di noi ha verso le generazioni future. E trasmettere memoria degli uomini che hanno costruito la città è un modo per rendere evidente quanto siano state importanti queste trasformazioni. Torino negli ultimi 20 anni è stata ridisegnata nel profilo e nell’identità. La trasformazione urbana è stata uno dei motori del cambiamento con 10 milioni di metri quadri di aree industriali che si mellano4svuotarono di produzione e di lavoro, all’inizio letti come manifestazione di un declino irreversibile, poi rivelatisi una disponibilità di territorio straordinaria con cui ripensare la città. Mellano è stato uno degli uomini che con la sua passione civica e competenza ha dato moltissimo alla città ed è stato uno dei protagonisti della Torino in cui viviamo”.
Mellano è stato anche ricordato dal rettore dell’Università di Torino, Gianmaria Ajani che ha sottolineato come intitolare la passerella sia stata la scelta migliore avendo l’architetto torinese lavorato su quest’area, e dal rettore del Politecnico, Marco Gilli, che ne ha ricordato l’approccio moderno ed interdisciplinare, la grande apertura al territorio e la dimensione internazionale.
F.D’A. – Ufficio stampa Consiglio Comunale – Foto:  FMB Sniper – il Torinese

SOLIDALI CON BRUXELLES: LA MOLE ILLUMINATA CON IL TRICOLORE BELGA

mole belgio1

Dall’imbrunire fino a mezzanotte

mole belgio3mole belgio4In segno di vicinanza ai familiari delle vittime degli attentati che hanno colpito la capitale belga e ai cittadini di Bruxelles, la cupola della Mole Antonelliana – lato via Po -, dall’imbrunire fino a mezzanotte viene illuminata con i colori della bandiera del Belgio: nero, giallo e rosso.

(Foto: il Torinese)

www.comune.torino.it