Non solo “animalicidio”. Nell’esposto-denuncia del Movimento animalista, dopo l’uccisione dell’orsa KJ2, la magistratura sarà invitata anche a considerare la “cattiva gestione” del progetto di ripopolamento degli orsi da parte della Provincia autonoma di Trento. Ma il coronamento di tutto è un’accusa squisitamente politica: “Il governo e alcune amministrazioni locali di sinistra –avverte l’on. Michela Vittoria Brambilla, presidente del Movimento animalista – hanno avviato e conducono sistematicamente una guerra contro gli animali selvatici, con tanto di strumentalizzazioni per raccogliere voti. Il premier Gentiloni cambi rotta e bocci subito la richiesta del Trentino, avallata in silenzio a fine luglio dalla Commissione dei 12 (Commissione paritetica Stato-Regioni per il Trentino e l’Alto Adige), di avere “mano libera” sulla fauna. Più mano libera di così… una vera follia.”

L’esposto-denuncia del Movimento animalista prende le mosse, ovviamente, dall’ipotesi di reato prevista dall’art. 544 bis “Uccisione di animale”. Contrariamente a quanto sostenuto dal presidente della Provincia Rossi, firmatario dell’ordinanza di “esecuzione” dell’orsa, fior di esperti giudicano “non necessario” l’abbattimento di un animale, per di più protetto, che, per esempio, poteva essere ulteriormente monitorato ed eventualmente, in un secondo tempo, catturato e allontanato. Sono tutte da chiarire, inoltre, le modalità e le circostanze dell’uccisione, di cui si capisce solo che è stata voluta e preordinata.
Non è tutto. “La Provincia – insiste l’on. Brambilla – dovrà anche rispondere della gestione del progetto di ripopolamento: della dimostrata incapacità di organizzare la convivenza tra orso e uomo delimitando zone di rispetto e imponendone l’osservanza agli escursionisti, soprattutto se accompagnati da cani liberi; del fallimento nell’educare gli ospiti al corretto comportamento nei boschi frequentati dai plantigradi; dei fondi nazionali e comunitari spesi prima per riportare gli orsi sul territorio e poi ammazzarli, con colpa, come Daniza, o volontariamente, come KJ2. Una massa di contraddizioni e un capolavoro di incapacità amministrativa – sottolinea l’ex ministro del Turismo – che il governo nazionale vorrebbe “premiare” lasciando all’ente locale “mano libera” sui selvatici. Occorre il contrario di quanto immagina l’evanescente ministro Galletti: che sulla gestione di un patrimonio di tutti, come gli orsi, i lupi e la fauna selvatica in generale, l’ultima parola sia sempre, effettivamente, del ministero dell’Ambiente. Qualcuno dei responsabili provi almeno a spiegare perché certe cose accadono in Trentino e non nelle Province di Bolzano e Belluno o, meno che meno, in Abruzzo”.
“La spiegazione più semplice – prosegue la paladina degli animali – è, purtroppo, la più vergognosa. L’anno prossimo ci sono le elezioni anche in Trentino e i partiti anti-orso come il Patt non vedono l’ora di “accreditarsi” presso i propri elettori, letteralmente sulla pelle di questi incolpevoli animali. Quel che ancor più indigna è il lato “nazionale” della vicenda: la decisione presa a fine luglio dalla Commissione dei 12 di approvare all’unanimità la famosa “mano libera”, una proposta di norma di attuazione dello Statuto speciale che consentirebbe al Trentino “di gestire in via ordinaria, quindi in maniera diretta e più rapida,” la presenza dell’orso e degli altri animali sul territorio. Più rapida di così? Come? Sparando a vista? Una follia che nasce dal patto rosso tra amministrazioni di sinistra e governo del pd che vogliamo denunciare con forza. Un governo degno di questo nome (spetta all’esecutivo pronunciarsi sulla disposizione attuativa) si guarderebbe bene dall’avallare una simile richiesta, cioè in sostanza di svendere la gestione della fauna protetta alla provincia di Trento, abdicando al suo ruolo costituzionale di custode di questo patrimonio. Ma il ministro Galletti è inesistente o connivente, mentre il governo Renzi, di cui il Gentiloni è fotocopia in forma e sostanza, ha già parlato fin troppo chiaramente, concedendo alle doppiette del Trentino-Alto Adige, alla vigilia del referendum del 4 dicembre scorso, la possibilità di uccidere anche animali tutelati nel resto del Paese. Né incendi né siccità hanno indotto qualche istituzione a chiedersi se non sia il caso di cancellare la prossima stagione venatoria. Tutto si tiene: la guerra ai selvatici è dichiarata. Noi la combatteremo, ma dalla parte degli animali”.




sono “tutti belli”. D’accordo, le agiografie sono stucchevoli, ma certi articoli che rimestano su cose di trent’anni fa e su novantenni ammalati e suicidi non appaiono accettabili in termini morali. La libertà di stampa è cosa sacrosanta, ma il dovere del silenzio a volte prevale. Quando morì Giorgio Cavallo ex rettore dell’Università implicato nella vicenda P2, nessuno ebbe il cattivo gusto di scriverlo sui giornali. Cavallo era un microbiologo di fama internazionale, Coda Zabet, ex socialista, novantenne e suicida, un signor nessuno, quindi la sua morte poteva tranquillamente passare del tutto inosservata. I giornalisti che hanno scritto di Zabet sono persone professionalmente molto stimabili, ma a volte, a tutti, può scappare la parola di troppo. E’ umano che succeda e non si deve farne un dramma. Giulio De Benedetti e Alberto Ronchey -posso testimoniarlo- davano ordine di ignorare i suicidi. Quanto si legge in queste ore su Francesco Coda Zabet , esponente socialista torinese di secondo o terzo piano(non era certo un ras) di cui si suppone il suicidio dopo una scomparsa improvvisa, mi ha amareggiato. Le vere cordate che rovinarono il socialismo torinese furono le cordate “regionali” di matrice meridionale di cui ancora oggi c’è traccia in altri partiti. Ma alcuni capi cordata come Franco Froio , quando morirono, non furono ghigliottinati sulla pubblica piazza. E basterebbe leggere il bel libro di Paola Bellone su Bruno Caccia, per rendersi conto della figura controversa dell’on. Froio, fiduciario di Mancini in Piemonte.
È stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale regionale la manifestazione di interesse per partecipare, in partenariato con la Regione Piemonte, all’avviso pubblico del Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri per il “finanziamento di progetti volti alla prevenzione e contrasto alla violenza delle donne anche in attuazione della convenzione di Istanbul”.
contrasto alla violenza delle donne anche in attuazione della convenzione di Istanbul”.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
consultazione dei torinesi per chiedere se intraprendere la via della messa a gara del servizio, o di una parte di esso, affidandolo a più soggetti, rompendo così il monopolio e aprendo alla concorrenza (in poche parole, liberalizzando il servizio, non necessariamente privatizzandolo), sia un’opportunità concreta da praticare.
Intanto a Roma i
Nel primo semestre allacciati ulteriori 350 condomini alla rete di teleriscaldamento di Torino. Dall’autunno al via il servizio di raccolta porta a porta a San Salvario con il coinvolgimento di 30.000 persone
non dover cedere punti agli avversari e quando lo passavano in categoria “B” si arrabbiava. Dava il meglio di sè quando era sotto pressione. Ha vinto sette pallini d’oro e un numero incalcolabile di premi minori, ma ha tenuto per sè soltanto qualche trofeo e poche coppe, preferiva lasciarli ai soci dato che non sapeva dove metterli. Di tutto ciò che ha vinto, ha conservato soltanto le medaglie di nessun valore in quanto “non di metallo prezioso” ma che tuttavia definiva come le più importanti dato che erano quelle dei campionati e che aveva appeso in casa in un medagliere imponente. Da qualche anno si era ritirato dalla vita sportiva ma come “selezionatore” era riuscito nella improbabile impresa di condurre la squadra di Cafasse alla finale dei campionati nazionali in Sardegna ed era davvero molto orgoglioso della targa che la comunità cafassese, con una cerimonia a sorpresa, gli ha consegnato per ringraziarlo. Se l’è portato via una di quelle perfide malattie. Eppure, nemmeno la malattia è riuscita a scalfirne il carattere e la forza. È andato via, quasi scivolato fuori, alle 20,57 di giovedì 27 luglio 2017 combattendo fino all’ultimo contro la malattia con lo stesso carattere che sfoderava sul campo da gioco. Ci sembra giusto ricordarne l’eccezionale abilità e la sua correttezza sportiva…
Dichiarazione di Igor Boni e Silvja Manzi, direzione nazionale Radicali italiani e coordinatori Associazione radicale Adelaide Aglietta: