“La caccia, quest’aggressione agli animali selvatici, patrimonio di tutti, in nome del cruento diletto di pochi, con il solito strascico di morti e feriti, semplicemente non è più accettabile. La stragrande maggioranza degli italiani, infatti, non l’accetta e sollecita un cambiamento nella direzione opposta. Ne prenda nota chi, rappresentando le istituzioni, deve tutelare, oltre alla pubblica sicurezza, un bene comune come la biodiversità. Basta regali ai cacciatori”. Lo afferma l’on. Michela Vittoria Brambilla, Fi, presidente della Lega italiana per la Difesa degli Animali e dell’Ambiente, commentando i dati diffusi dall’Associazione Vittime della caccia sulla stagione 2018-9.
Spiega l’ex ministro: “La stagione venatoria, che purtroppo avrà una “coda” in alcune Regioni, si è chiusa con il consueto tributo di sangue: in ambito venatorio 13 Morti e 50 feriti (di cui 2 bambini), oltre a milioni di animali (anche appartenenti a specie in sofferenza) uccisi per divertimento. Il numero delle vittime umane, variabile di stagione in stagione per fattori puramente casuali, è la salda, incrollabile dimostrazione della pericolosità di un’attività (anacronistica, ma ancora lecita) che comporta l’uso delle armi e quindi, come attesta il numero delle vittime, richiede restrizioni molto più severe, finché, finalmente, non sarà vietata. Il primato della pericolosità va alla caccia del cinghiale “in braccata”, all’origine delle maggior parte degli incidenti, che andrebbe proibita immediatamente”.
“Sul piano politico – aggiunge – si confermano e si aggravano due tendenze da tempo in atto. La prima è l’asservimento dei governi regionali alle lobby dei cacciatori e dei produttori di armi, con la conseguente approvazione di leggi pro-caccia chiaramente incostituzionali. La seconda, a livello nazionale, è l’assalto incessante (a volte subdolo e indiretto, più spesso diretto e spudorato) alla legge sulla caccia, sempre nella direzione della massima deregulation possibile. L’attacco non si ferma neanche dinanzi alle specie protette, come lupi ed orsi, la cui gestione si tenta di sottrarre allo Stato, per far parlare ancora le doppiette”.
“Quale funzione può avere la Cultura in rapporto al contrastato tema delle migrazioni in un periodo di rischiose derive razziste se non quello di proporre un immaginario diverso per dare significato e pratica a parole come convivenza, comunità, cura, diritto alla vita, inclusione, amore, desiderio, sogno, visione di futuro.”
Il gruppo teatrale Almateatro festeggia i suoi primi 25 anni, tutti vissuti all’insegna di una grande passione, finalizzata a promuovere una dimensione civile e politica dell’impegno artistico, per creare comunità e spazi di esercizio di cittadinanza, costruire relazioni e scambi tra differenti appartenenze, dare spazio in scena ad altre lingue, contrastare il razzismo e la xenofobia, coinvolgere le comunità migranti come soggetti culturali. Almateatro nasce formalmente nel mese di ottobre 1993, nella sede del Centro Interculturale delle Donne Alma Mater di Torino. Al progetto proposto da Gabriella Bordin e Rosanna Rabezzana aderiscono 25 donne provenienti da diversi paesi (Marocco, Montenegro, Kenia, Argentina, Somalia, Nigeria, Etiopia, Eritrea, Cile, Perù, Colombia, Filippine, Russia, Italia). Insieme decidono di dare vita ad uno spazio-laboratorio al femminile dove, attraverso il mezzo teatrale, si mettono in comunicazione realtà culturali diverse e in continua trasformazione, si attivano conoscenze e relazioni. A oggi il gruppo è formato da: Gabriella Bordin, Adriana Calero, Enza Levatè, Suad Omar, Elena Ruzza, Vesna Scepanovic, Flor Vidaurre e dalle giovani Ilaria Capraro , Xi Hu, Deka Mohamed, Ikram Mohamed, Songul Murat, Sara Outabarrhist, Anna Sofia Solano, Luisa Zhou. Almateatro oggi resiste resiliente, contro la visione folcloristica della cultura “altra”. Cerca di raccontare le ingiustizie e le discriminazioni di questa società, gli squilibri tra il sud e il nord del mondo, le guerre locali e globali, i retaggi coloniali e post-coloniali, le disattenzioni e le distruzioni dell’ambiente, la capacità di ritornare alla terra praticando economie sostenibili, le domande e i saperi delle seconde generazioni, sottolineando le risorse e le ricchezze delle donne. Le attrici di Almateatro narrano con le loro pronunce imperfette e compongono tutto ciò sul palcoscenico in diverse lingue, mettendo corpi, memorie e sogni ancora una volta in gioco. Queste le parole di Gabriella Bordin una delle voci del gruppo Almateatro: “Il senso di questo nostro lungo e grande lavoro artistico culturale e politico di 25 anni è paragonabile alla tessitura di una tela a più mani fatta di storie , relazioni , discussioni, idee , sudori e fatiche, lingue , viaggi e incontri , figli e figlie , vita vissuta insieme a testimoniare la grande ricchezza che l’incontro tra persone provenienti da luoghi diversi del mondo produce”. L’Associazione Almateatro, nei suoi 25 anni di attività ha sviluppato un proprio metodo ed un proprio pensiero artistico nel fare teatro, realizzando 21 produzioni teatrali, molti video documentari, un libro per l’infanzia, un CD musicale, un’antologia di testi-percorso letterario sulle Pari Opportunità nel mondo, e numerose ricerche finalizzate a mettere in luce la grande ricchezza legata all’incontro tra culture. Dopo la data del 25 novembre 2018 al Teatro Garybaldi di Settimo Torinese – in cui il gruppo è stato ospite del Forum donne con un appuntamento che ha ripercorso le tappe più significative dell’attività della compagnia attraverso frammenti di spettacoli, letture sceniche, testimonianze e musiche, per celebrare questo traguardo tanto importante e raccontare anni di progetti e spettacoli – Almateatro ha elaborato per i primi mesi del 2019 un programma di appuntamenti e incontri pensati per ricordare quanto realizzato nel passato ma anche per ridefinire e tratteggiare un contesto in cui tutte le donne impegnate nelle diverse attività dell’associazione lottano, per un imprescindibile cambiamento culturale, essenziale per il presente come per le generazioni future e per dare un senso positivo, seppur critico, a questo momento storico. DAL QUARTIERE AL MONDO È IL PRIMO APPUNTAMENTO IN PROGRAMMA DOMENICA 3 FEBBRAIO ALLE 20.30 ALLA CASA DEL QUARTIERE SAN SALVARIO IN VIA MORGARI 14 A TORINO CON UN BUFFET A OFFERTA LIBERA Almateatro si racconta in video e presenta alcuni documenti video che raccontano i progetti realizzati nell’arco di 25 anni di attività: Dal teatro di comunità alle ospitalità di artiste e attiviste internazionali.
Dalla primavera del 2011 l’Associazione Me.Dia.Re. di Torino, accanto alla tradizionale attività di formazione nel campo della mediazione, ha messo a disposizione dei cittadini uno sportello d’ascolto gratuito che accoglie coloro i quali sono vittime della crisi, che chiedono un aiuto per la gestione delle loro relazioni coniugali o parentali esasperate dalle difficoltà economiche ed occupazionali. Nell’autunno del 2013 il servizio assunse la denominazione di “SOS CRISI” (Sostegno e self-empowerment in risposta alla Crisi).I dati raccolti in questi ultimi anni sono molto interessanti: nel solo periodo compreso tra il 2017 e il 2018 si sono avvalse dei diversi tipi di percorsi erogati 511 persone. Dall’inizio al 2017, invece, sono state seguite circa 1400 persone.SOS CRISI è un percorso studiato da specialisti per affiancare le persone che hanno perso il lavoro, che non lo riescono a trovare, imprenditori e artigiani che hanno perso tutto e per questi motivi si trovano “al margine della società”, privati della loro dignità. Questo stato depressivo porta al logoramento dei legami familiari e sociali e spesso causa isolamento.Carla si è rivola allo sportello di SOS CRISI, ci racconta che cosa significa affrontare i problemi causati dalla crisi economica: “Con l’inizio della crisi, abbiamo avuto le prime avvisaglie di quello che sarebbe successo. Avevamo un negozio. Ho detto a mio marito – vendiamo, così riusciamo ancora a prenderci un momento di calma per cercarci un lavoro. Mio marito ha deciso di no, di fare un finanziamento e poi un altro, finché nel 2014 siamo stati costretti a chiudere. Da lì è iniziato il declino. Non siamo più riusciti a pagare gli affitti, abbiamo avuto un primo sfratto, poi un secondo, poi lo sfratto dalla nostra casa. Tre sfratti in un anno sono una cosa allucinante, un’umiliazione incredibile.A volte mi chiedo come ho fatto a sopportarlo. Ti viene a mancare la fiducia in te stesso, pensi di aver sbagliato, ti colpevolizzi all’infinito. Siamo anche stati fortunati perché una suora ci ha aiutato, dandoci un appartamento, così non siamo finiti in mezzo alla strada. Il problema è che io poi sono andata in crisi… Ero molto triste, piangevo tutti i giorni, bastava una parola, uno sguardo… Non riuscivo a reagire, mi mancavano le forze e sono iniziate le incomprensioni e le liti con mio marito.Poi sono andata in un’agenzia di lavoro dove c’era il volantino della vostra Associazione e mi sono detta, io chiamo. Ero talmente depressa che mi dicevo, un giorno o l’altro faccio qualche cavolata. Di continuare a vivere così non mi andava. Mi è venuta paura, allora ho pensato di chiedere aiuto. Ho mandato una mail, ma sinceramente non pensavo neanche che qualcuno mi avrebbe risposto. Non mi rispondeva mai nessuno. Invece mi hanno risposto… sono rimasta stupitissima! L’operatore è stato molto bravo, aveva una voce così tranquilla, mi metteva a mio agio. Quando ho ricevuto l’appuntamento sono venuta molto volentieri. Seguire un percorso con dei professionisti mi è servito molto, ogni volta andavo a casa più alleggerita. Ti senti quasi voluta bene. È importante, in questo periodo in cui a nessuno interessa più delle persone! Sentirsi ascoltata è importante.Ora ho trovato lavoro riesco a fare la spesa e pagare le bollette e speriamo che vada sempre meglio!”
SOS CRISI offre servizi gratuiti di ascolto e mediazione dei conflitti e di sostegno individuale, familiare e di gruppo, il che tra le altre cose permette di prevenire il deperimento dei rapporti famigliari e sociali e promuovere il rafforzamento dei legami. Laboratori gestiti con la metodologia definita dal Progetto Job Club, che servono a supportare la ricerca attiva del lavoro attraverso metodologie innovative, basate sulla condivisione dei contatti e sull’autocandidatura Percorsi di confronto e formazione sulla gestione, nelle relazioni famigliari e in quelle interne ai luoghi di lavoro, dell’emotività e della reattività nelle situazioni di stress, che sono orientate a supportare quelle persone che, avendo da poco perso il lavoro o disoccupati di lunga durata, ovvero ancora precari, stentano a trovare un impiego a causa del loro modo di porsi e di proporsi, Persone, cioè, che faticano a conservare un contratto di lavoro o a fare sviluppare l’attività autonoma avviata per via di modalità relazionali disfunzionali.
SOS CRISI si traduce spesso, sia come attività di mediazione dei conflitti che come sostegno per disagi individuali, entrambi provocati o aggravati da preoccupazioni e difficoltà economiche, in un servizio di ascolto della solitudine.
www.me-dia-re-it
Uno sportello lavoro all’interno degli istituti penitenziari piemontesi: nascerà prossimamente grazie all’intesa di durata triennale firmata dalla Regione Piemonte, insieme al Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria per il Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta e all’Ufficio del Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte. L’obiettivo del protocollo è favorire, nel momento in cui si avvicina il termine della pena, il reinserimento lavorativo e sociale delle persone detenute grazie a interventi di politica attiva del lavoro offerti all’interno del carcere stesso.
Gli sportelli saranno gestiti da operatori dei servizi accreditati al lavoro selezionati dalla Regione attraverso un bando di imminente pubblicazione e daranno la possibilità alle persone sottoposte a provvedimenti definitivi dell’autorità giudiziaria, con fine pena prevista entro quattro anni e in stato di disoccupazione, di partecipare ad attività di orientamento; accompagnamento al lavoro all’interno e all’esterno dell’istituto penitenziario, anche in accordo con i servizi socio-assistenziali; identificazione e validazione delle competenze precedentemente acquisiste; incrocio domanda-offerta di lavoro e tutoraggio finalizzato all’inserimento in tirocinio. Alle politiche attive, inoltre, potranno affiancarsi interventi socio-educativi, di mediazione linguistica e culturale o laboratori e seminari formativi, ad esempio in materia di cittadinanza attiva.
A copertura dei costi delle attività e dell’indennità dei tirocini, la Regione Piemonte ha previsto uno stanziamento iniziale, grazie a risorse provenienti dal Fondo sociale europeo, di 3 milioni di euro, che consentiranno di rivolgersi a una platea potenziale di circa 2300 persone (tanti sono i detenuti a meno di 4 anni dal fine pena in Piemonte).
“L’intesa che firmiamo oggi – ha dichiarato il presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino – si propone di contribuire a superare le difficoltà che ostacolano il pieno esercizio dei diritti da parte delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, dando attuazione al principio, sancito dalla Costituzione, ma troppo spesso disatteso, della finalità rieducativa della pena. Proseguendo la storica collaborazione tra Regione, Province piemontesi, amministrazione penitenziaria e singole direzioni degli istituti di pena, con lo sportello lavoro intendiamo quindi offrire ai detenuti un sostegno concreto per riconquistare la propria autonomia”.
“Con la firma di oggi – ha aggiunto l’assessora al Lavoro della Regione Piemonte Gianna Pentenero – intendiamo aumentare le opportunità delle persone in uscita dal carcere di trovare occupazione, offrendo servizi specialistici e favorendo lo sviluppo di competenze propedeutiche all’avviamento lavorativo. L’intesa, di cui sono molto soddisfatta, consente di mettere in campo strumenti aggiuntivi rispetto a quelli che abbiamo già previsto, come il buono servizi rivolto a soggetti svantaggiati, tra cui rientrano ex detenuti e persone a non più di sei mesi dalla fine pena, o i cantieri di lavoro che possono essere attivati dagli enti locali”.
“La sottoscrizione di questo Protocollo – ha spiegato il provveditore dell’Amministrazione penitenziaria per il Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta Liberato Guerriero, – si situa innanzi tutto nell’alveo del dettato costituzionale, così come declinato nell’art. 3 ‘[…] È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese’. Il Protocollo è stato formulato e siglato anche nel contesto del valore che l’Amministrazione penitenziaria sta conferendo agli accordi propedeutici all’inclusione lavorativa della popolazione detenuta”.
“Questo protocollo – ha dichiarato il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Piemonte Bruno Mellano – è l’opportuna e necessaria base per una nuova ed efficace presa in carico della complessa tematica del lavoro nell’esecuzione penale. Uno “sportello lavoro” in ogni istituto penitenziario piemontese è la premessa e la promessa di politiche attive del lavoro che, mettendo a sistema gli interventi pubblici e privati, nazionali o locali, diano sostanza alla previsione costituzionale dell’articolo 27, comma 3: ‘Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato’”.
Le voci autorevoli e preziose di Alessandro Meluzzi, Orlando Formica e Serafino Di Loreto di ‘SDL Centrostudi Spa’
A che punto è giunto, attualmente, il rapporto, in termini di dialogo, equità ed efficacia, tra Stato, banche, cittadini e contribuenti? Sul tema intervengono, ciascuno per parte propria, tre autorevoli esperti. In un Paese all’ombra del rischio terza recessione, ove complesse sono le relazioni fra i soggetti e gli attori di mercato, sociali ed economici che lo compongono, diventa dunque fondamentale trovare nuovi stimoli e altrettanti punti d’intesa.
“Banche e Fisco ingiusti costituiscono una delle spade di Damocle del Paese. Il difficile equilibrio tra poteri forti economici e italiani onesti è minato da un livello profondo di contenzioso con due pesi e due misure, costantemente sbilanciato a favore degli istituti di credito, e dei grandi gruppi industriali e lobby di potere a essi correlati. Sono i piccoli correntisti a fare le spese dei maxi errori e delle scelte strategiche e politiche errate dei grandi manager ai vertici della banche. Mentre Bankitalia, il controllore, è controllato a sua volta dalle controllate, le banche, che ne detengono ben oltre il 70% del capitale sociale“, spiega il Professor e Avvocato Serafino Di Loreto, fondatore del team bresciano ‘SDL Centrostudi Spa’, dal 2010 sempre in prima linea su scala nazionale nella lotta legale alle iniquità del sistema fiscale e creditizio italiano. E approfondisce: “Quanto accaduto negli ultimi mesi, maxi-processo per il crack delle banche venete ‘Popolare di Vicenza’ e ‘Veneto Banca’ incluso, aiuta a spiegare sia l’allargamento dello spread, quindi del premio per il rischio richiesto verso asset italiani, che il rallentamento nell’andamento del pil, oggetto di una preoccupante decrescita dello 0,1% nel terzo trimestre dell’anno. E minori investimenti equivale a un rallentamento ulteriore nella dinamica della crescita della ricchezza nazionale, per la semplice ragione che le aspettative di investimento, una volta formatesi, tendono a rimanere stabili nella loro posizione per qualche tempo. Un po’ come lo spread, che una volta raggiunta quota 300 necessita di molti mesi prima di ridiscendere in area 130/150 punti base“, dichiara Serafino Di Loreto. “Il rapporto degli uomini col denaro rappresenta la croce e la benedizione, come il rapporto con la natura. Non si tratta né di santificare, né di demonizzare la finanza. Ma quando questo rapporto viene inquinato dalla perdita di libertà e di dignità perché i padroni del denaro, che si chiamino Stato, fisco, banche, finanza internazionale, riducono attraverso il denaro gli uomini liberi in schiavi, allora la faccenda diventa diabolica attraverso le catene del debito“, esordisce invece Alessandro Meluzzi, stimato psichiatra e studioso, opinionista tv, scrittore, saggista e criminologo sempre attento ai fenomeni del cambiamento in atto.
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“Ogni intervento di buon governo che spezzi queste catene e restituisca al denaro la sua funzione di mezzo e non di fine – prosegue il Professore – recupera elementi di equità e di giustizia. Lo stesso vale per gli operatori privati che si battono affinchè ciò sia possibile. Parliamo dunque di questioni complesse, ma non per questo irrisolvibili. Il provvedimento della pace fiscale e le misure economiche di questo governo vanno sicuramente nella direzione giusta, poiché considerano l’uomo come un fine e non un mezzo strumentale. E l’economia un mercato di saggezza, ma non uno strumento di oppressione e di sfruttamento“. Per poi concludere: “Ribadisco indiscutibilmente che coloro che fra gli operatori del diritto, come la stimata case history bresciana, aiutano i cittadini a difendersi dall’oppressione fiscale e da quella bancaria e creditizia sono benemeriti, in quanto ricorrono all’impiego virtuoso della legge nella difesa del più debole, nella prospettiva di recuperare dignità e civiltà alla indiscutibile centralità della persona umana“. Preziose e autorevoli in materia anche le parole del Professor Orlando Formica, Garante per il Contribuente della Regione Autonoma della Valle D’Aosta: “Il Garante per il Contribuente delle Regioni d’Italia è preposto a una funzione di mediazione informale tra Fisco e contribuenti. A fronte di atti palesemente illegittimi emanati dall’Amministrazione Finanziaria nei confronti di imprese e famiglie, il nostro Ufficio può attivare l’ “autotutela” a seguito di motivata istanza. L’Amministrazione può modificare totalmente o parzialmente l’atto, o confermarlo. Per quanto concerne le criticità presenti sul rapporto Stato-Contribuente – prosegue l’esperto – queste sono state in parte superate con nuovi istituti vigenti quali l’ “accertamento con adesione” e il “contraddittorio preventivo”. Certo è che Fisco e contribuente si muovono su piani diversi e contrapposti. Il primo quale soggetto passivo impositore, il secondo invece quale soggetto attivo che produce, lavora, investe, risparmia, consuma e che “subisce” i tributi”.Per poi concludere: “E’ importante sottolineare la necessità di meccanismi impositivi equi, trasparenti, che non appesantiscano con eccessivi pesi (tasse, imposte, contributi) la gestione dell’operatività dei soggetti economici che producono il reddito nazionale. Per quanto concerne le banche, è essenziale la loro funzione creditizia volta preliminarmente alla raccolta del risparmio (e alla sua salvaguardia) e all’erogazione dei mutui prevalentemente all’economia reale per gli investimenti e la stessa esistenza e nella prospettiva dello scambio di beni e servizi“.
Il Presidente Marco Bussone , a nome di tutta l’Uncem e dei Comuni montani italiani, ha espresso stamani al Dott. Angelo Borrelli il cordoglio per la scomparsa del fondatore della Protezione Civile, on. Giuseppe Zamberletti. Un politico, uomo delle Istituzioni, che ha avuto il senso del presente e del futuro, nell’intuire, costruire, alimentare il sistema di protezione civile del Paese, modello in tutto il mondo. Il Sistema della Protezione civile nazionale perde il suo padre fondatore, la guida e il maestro, come ha scritto il Capo Dipartimento Borrelli nelle scorse ore. Zamberletti ha saputo comprendere una profonda necessità del Paese, l’ha plasmata e incoraggiata, sostenuta anche negli ultimi anni di malattia. Nell’Udienza in Aula Paolo IV, il 22 dicembre, alla quale era presente anche Uncem, un grande applauso ha accolto le parole del fondatore della Protezione Civile in un videomessaggio particolarmente emozionante. Un uomo delle Istituzioni l’on. Zamberletti, che mancherà molto e che trasmette a tante donne e a tante uomini dei nostri territori il suo esempio di professionalità, senso dello Stato, impegno per la collettività.
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ANPAS: CORDOGLIO PER LA SCOMPARSA DEL PADRE FONDATORE DELLA PROTEZIONE CIVILE
Luciano Dematteis, Cavaliere della Repubblica, componente della Consulta nazionale di protezione civile presso il Dipartimento Nazionale e consigliere Anpas Piemonte: “La scomparsa dell’onorevole Zamberletti è una grave perdita per il sistema di Protezione civile nazionale. Zamberletti, pur non essendo più operativo, continuava a essere un faro di riferimento per il sistema. Meritatamente era ed è il padre della Protezione Civile italiana. Ho avuto l’onore di conoscerlo, non solo, ma anche di scambiarci idee in occasione di alcune emergenze a cominciare dall’Irpinia e l’ultima volta all’Aquila. Era un personaggio, grande conoscitore delle debolezze del territorio italiano, grazie di tutto e riposi in pace”. L’Anpas (Associazione Nazionale Pubbliche Assistenze) Comitato Regionale Piemonte rappresenta oggi 81 associazioni di volontariato con 9 sezioni distaccate, 9.379 volontari (di cui 3.447 donne), 6.259 soci, 407 dipendenti, di cui 55 amministrativi che, con 404 autoambulanze, 191 automezzi per il trasporto disabili, 224 automezzi per il trasporto persone e di protezione civile e 5 imbarcazioni, svolgono annualmente 462.864 servizi con una percorrenza complessiva di oltre 15 milioni di chilometri.
Conoscere l’UE
Come documentarsi per conoscere attività, politiche, normativa, opportunità e diritti nell’Ue: lunedì 28 gennaio 2019 ore 15.00, Aula Li del Campus Universitario Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100, Torino)
L’istituto Universitario di Studi Europei (IUSE), il Centro di Documentazione Europea (CDE) e centro ufficiale della rete italiana e europea dei centri di documentazione europea della Commissione, su incarico della Consulta europea del Consiglio regionale del Piemonte organizza un incontro rivolto ai cittadini per meglio conoscere le modalità di accesso e utilizzo della documentazione e delle banche dati Ue e più in generale i sistemi informativi nei diversi settori.Le politiche, le azioni, la normativa, la giurisprudenza, le opportunità, le risorse finanziarie, i programmi di ricerca dell’Unione europea impattano in modo sempre più ampio sulla vita dei cittadini, delle imprese, dei lavoratori e degli operatori europei. Ciò rende auspicabile una buona conoscenza dei sistemi e delle modalità d’accesso e utilizzo della documentazione proveniente dalle istituzioni europee.L’incontro si terrà presso il Campus universitario Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena, 100 – Torino) e si ripeterà nelle seguenti date:
lunedì 28 gennaio 2019
ore 15.00 – 17.00
aula Li 1
martedì 26 febbraio 2019
ore 15.00 – 17.00
aula Li 3
lunedì 27 maggio 2019
ore 15.00 – 17.00
aula Li 4
Conoscere l'UE
Come documentarsi per conoscere attività, politiche, normativa, opportunità e diritti nell’Ue: lunedì 28 gennaio 2019 ore 15.00, Aula Li del Campus Universitario Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena 100, Torino)
L’istituto Universitario di Studi Europei (IUSE), il Centro di Documentazione Europea (CDE) e centro ufficiale della rete italiana e europea dei centri di documentazione europea della Commissione, su incarico della Consulta europea del Consiglio regionale del Piemonte organizza un incontro rivolto ai cittadini per meglio conoscere le modalità di accesso e utilizzo della documentazione e delle banche dati Ue e più in generale i sistemi informativi nei diversi settori.Le politiche, le azioni, la normativa, la giurisprudenza, le opportunità, le risorse finanziarie, i programmi di ricerca dell’Unione europea impattano in modo sempre più ampio sulla vita dei cittadini, delle imprese, dei lavoratori e degli operatori europei. Ciò rende auspicabile una buona conoscenza dei sistemi e delle modalità d’accesso e utilizzo della documentazione proveniente dalle istituzioni europee.L’incontro si terrà presso il Campus universitario Luigi Einaudi (Lungo Dora Siena, 100 – Torino) e si ripeterà nelle seguenti date:
lunedì 28 gennaio 2019
ore 15.00 – 17.00
aula Li 1
martedì 26 febbraio 2019
ore 15.00 – 17.00
aula Li 3
lunedì 27 maggio 2019
ore 15.00 – 17.00
aula Li 4