SPORT- Pagina 359

Pari granata a Bologna. Mazzarri: “Abbiamo buttato via due punti”

BOLOGNA TORINO 2-2

Il tecnico granata Walter Mazzarri, al termine della partita contro il Bologna, finita 2-2, ha rilasciato queste dichiarazioni a Sky Sport:

“Non abbiamo fatto una parata, abbiamo preso due gol da soli. Come ci è già capitato, sottovalutiamo i pericoli. Abbiamo dominato la partita, facendo gol e creando più  occasioni, mangiandoci anche qualche gol. Se siamo riusciti a pareggiarla è perché siamo autolesionisti. Dobbiamo stare concentrati, è difficile spiegare  una partita così. Finalmente avevamo giocato come piaceva a me anche fuori casa, mettendo in difficoltà una signora squadra. Siamo stati bravi dal punto di vista del gioco ma poi ci siamo trovati con questo risultato assurdo, buttando via due punti. Stiamo crescendo, ma dobbiamo fare il salto di qualità”.

 

(foto Luca Tonatto)

“Ogni partita insegna”, parola di Ronaldo

Dopo l’1-1 con il Genoa Cr7 scrive sui social: “Ogni partita insegna qualcosa. Ora concentrati sulla prossima”. Quello della Juventus con il Genoa è primo pareggio dopo  10 vittorie consecutive tra campionato e Champions. Commenta invece il ct Massimiliano Allegri: “E’ un pareggio che ci fa bene, ora  torniamo con i piedi per terra e capiamo che per vincere le partite servono sacrificio e fatica”. I bianconeri giocheranno martedì con il Manchester United.

 

(foto Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net)

L’ottimismo di Juric: “Con la Juve possiamo fare bene”

Ivan Juric, allenatore del Genoa, alla sua gara d’esordio dice all’Ansa che “la Juve è una squadra veramente forte, non solo in Italia ma anche in Europa e sta giocando un calcio bello, diverso e con varie soluzioni. Mi aspetto tante cose positive  anche se contro la Juve non ti è permesso fare tutto quello che pensi”. E aggiunge:  “Una chance nel calcio c’è sempre , sono convinto che possiamo fare bene, fare una bella partita, ma contro le grandi squadre spesso molto dipende da loro. Giocherò con due punte”. Saranno il capocannoniere Piatek e forse  Kouamè.

(foto archivio C. Benedetto – www.fotoegrafico.net)

Tiro con l’arco: i risultati della prima Coppa Italia 3D Indoor

Si è svolta nel fine settimana la Coppa Italia 3D Indoor, manifestazione inedita nel panorama nazionale del tiro con l’arco e capace, seppur alla sua prima edizione, di richiamare a Torino quasi 400 atleti in rappresentanza di oltre 90 società provenienti da tutta Italia. A organizzare la gara è stata la società torinese degli Arcieri delle Alpi, che all’interno del padiglione 5 di Torino Esposizioni ha allestito due percorsi e sistemato cinquanta sagome a diverse distanze, per permettere a tutti gli arcieri di confrontarsi nelle quattro divisioni compound, arco nudo, istintivo e longbow. L’originalità del contesto – il 3D è una specialità arcieristica che si svolge tipicamente outdoor, nei boschi e nei prati – e della formula della competizione non hanno impedito ai favoriti di salire sul podio. Presenti alle premiazioni Giorgio Botto, responsabile tecnico della nazionale 3D e campagna e ideatore della Coppa Italia 3D Indoor, Roberto Silvestro, presidente degli Arcieri delle Alpi, Odilia Coccato, presidente del comitato regionale FITARCO Piemonte, e Stefano Tombesi, consigliere federale FITARCO.

I podi delle quattro divisioni
Nel compound i titoli sono andati a Giuseppe Seimandi e Irene Franchini, entrambi atleti della nazionale plurimedagliati nel 3D (e non solo) a livello internazionale, tesserati per le Fiamme Azzurre e per gli Arcieri delle Alpi. Seimandi ha preceduto sul podio Emanuele Rota (Arcieri Cusago) e Raffaele Gallo (Arcieri Fivizzano), la compagna di squadra ha messo dietro Sonia Bianchi (Arcieri Castiglione Olona) e Alessia Foglio (Arcieri delle Alpi). Da ricordare che ai recenti Campionati Europei 3D disputati a Goteborg i due azzurri hanno conquistato il titolo individuale nel compound e un altra medaglia nella prova a squadre, rispettivamente d’oro e di bronzo. La gara di arco nudo ha visto sul gradino più alto del podio due arcieri liguri e della nazionale. Alessio Noceti (Associazione Nazionale Polizia di Stato) ha conquistato l’oro davanti all’altro azzurro Alessandro Giannini, tesserato per lo stesso gruppo sportivo, e Daniele Bellotti (Arcieri Fivizzano). Cinzia Noziglia (Fiamme Oro), argento individuale e bronzo a squadre nell’ultima rassegna continentale di specialità, ha superato in volata Eleonora Strobbe (Arcieri Altopiano Pinè) e la piemontese Annamaria Cavallero (Arcieri Compagnia degli Orsi).

Nel longbow il titolo maschile è andato all’altro ligure Alfredo Dondi (Arcieri Tigullio), argento europeo a squadre a Goteborg, che ieri ha avuto la meglio su Marco Pontremolesi e Paolo Baldini, entrambi portacolori degli Arcieri Fivizzano. Nella stessa divisione femminile ha brillato la piemontese Adele Venturi (Arclub I Falchi Bra), davanti a Marilena Forni (Arcieri Tigullio) e Paola Sacchetti (Arcieri Città di Pescia). Cinque arcieri sono arrivati a Torino dalla Spagna, incuriositi dal particolare format della manifestazione di cui avevano sentito parlare durante gli ultimi eventi internazionali. Uno di loro – Guillermo Roble Sanchez – è persino salito sul gradino più alto del podio, nella divisione arco istintivo davanti a Federico Perucchi (Arcieri Lodigiani) e Davide Vicini (Arcieri Tigullio). Al femminile doppietta della Compagnia d’Archi, con Sabrina Vannini oro e Gessica Garzetti argento. Bronzo per l’altra lombarda Rossella Bertoglio (Arcieri Lodigiani).

Il 3D e la Coppa Italia Indoor
Il 3D è una specialità del tiro con l’arco nella quale i bersagli sono sagome tridimensionali di animali realizzate in materiale plastico e posizionate in piano o in pendenza. Le gare si svolgono lungo percorsi immersi nel verde e sono aperte alle divisioni arco nudo, arco istintivo, arco compound e longbow. Il 3D è quindi una specialità tipicamente outdoor, che già da qualche stagione gli Arcieri delle Alpi hanno però portato all’interno della loro palestra per gare interregionali. Mai, in ogni caso, per una manifestazione così grande, a livello di numeri, di estensione del campo di gara e di livello tecnico dei partecipanti. Due i principali obiettivi: promuovere il 3D (specialmente a livello giovanile) e allungare la stagione di questa specialità arcieristica con un appuntamento autunnale. Con lo stesso intento il nuovo “progetto indoor” potrebbe essere esteso anche alla specialità campagna, nell’attesa di scoprire se la Coppa Italia al coperto potrà diventare un appuntamento fisso del calendario nazionale.

(FOTO ARCHIVIO)

A Pinzolo ottimo esordio per la nuova coppia di artistico Contarino/Pauletti

Con la competizione dello scorso fine settimana ha avuto inizio la stagione agonistica dell’Ice Club Torino Asd. La coppia di artistico di recentissima formazione, composta dalla pattinatrice di Pinerolo Vivienne Contarino e dal campione italiano junior Marco Pauletti, ha esordito ottenendo la medaglia d’oro. Contarino/Pauletti hanno totalizzato, nella loro prima gara insieme, 113.51 punti. Marco Pauletti, nella scorsa stagione ha pattinato per l’Ice Club Torino, conquistando, nelle coppie, il titolo di campione italiano junior e prendendo parte ai Mondiali junior. L’Ice Club Torino ha ottenuto con Raffaele Zich un argento nella categoria Advanced Novice Maschile, con il punteggio di 83.61. A Pinzolo si è distinta, conquistando la medaglia d’oro nella categoria junior, con un ottimo punteggio di 166.64, anche la pattinatrice rivelazione Marina Piredda, atleta della società Fiemme on Ice di Cavalese, che ha svolto la preparazione estiva con l’Ice Club Torino. La Piredda è allenata da Joanna Szczypa che, da anni, è tra i collaboratori della società torinese. Il 6 e 7 ottobre avevano già esordito, a Trento, due giovani pattinatori dell’Ice Club: Nikita Dossena aveva conquistato un argento nella categoria pre Novice Nazionale, mentre Giorgio Rossetti aveva vinto una medaglia d’oro nella gara interregionale categoria junior. Molti degli atleti della società guidata da Claudia Masoero ed Edoardo De Bernardis, anche quest’anno, prenderanno parte a gare agonistiche nazionali e internazionali, rappresentando l’Italia e il Piemonte. Rivedremo in pista, dopo un lungo periodo di stop dovuto a due delicati interventi chirurgici, la pattinatrice di Courmayeur Sara Casella, Campionessa italiana junior 2015 e terza ai Campionati senior 2016, Paolo Balestri, medaglia di bronzo nella categoria maschile junior ai Campionati nazionali di Milano dello scorso anno, Giada Russo, olimpionica a Pyeongchang 2018, passata quest’anno alla danza sul ghiaccio, ma che continuerà a vestire i colori dell’Ice Club Torino, la nuova coppia di danza formata da Carlotta Argentieri e Marco Bozzuto e la vicecampionessa Basic Novice Francesca Prato. Da quest’anno ha deciso di trasferirsi a Torino e di allenarsi con l’Ice Club anche la giovanissima atleta della nazionale svizzera Anais Coraducci, nata nel 2003 a Cheyres, un talento sbocciato a Yverdon-les-Bains.

Barbara Castellaro

FIAT Torino – Trieste, la prima vittoria è arrivata

Finalmente, come la pioggia dopo un periodo di strana siccità, la prima esultanza al Palavela è giunta per tutti i tifosi di Torino della pallacanestro professionistica

Sicuramente perfettibile, la squadra ha però dimostrato, nelle ondate ad alta intensità, come il potenziale a disposizione sia di notevole fattura. Certo, la squadra di Trieste non era al completo, ma alla Fiat Torino non sono mai state concesse le attenuanti per le defezioni per infortunio negli anni precedenti, così come a molti non interessa che solo da pochi giorni la squadra si alleni al completo e che per di più sia, per motivi di salute, senza la sua guida principe, the legend Larry Brown, e quindi, pur osservando ciò che capita, diamo i giusti meriti a chi ha fatto il proprio dovere, vincendo con una squadra che ha giocato libera da pensieri. E’ stata, come ormai sembra essere divenuto il basket moderno, una partita “ad onde”: a tratti domina una squadra, a tratti si spegne e riparte l’altra fino alla fine dei 4 tempi regolamentari e a volte anche oltre. In particolare, però esiste una curiosità regolamentare che non abbiamo per nulla compreso. Dopo la contesa iniziale, la Fiat Torino conquista la palla, ma dopo 18 secondi le viene fischiata infrazione di 24 secondi! Se fosse stato un errore di uno qualsiasi dei due tabelloni, cosa sicura anziché probabile, due avrebbero potuto essere le soluzioni: la prima, che il cronometro dei 24 secondi fosse corretto e si fosse bloccato quello generale e quindi palla a Trieste e cronometro portato a 9’36” da giocare; la seconda, cronometro generale corretto ed errore di quello dei 24”, e quindi palla ancora a Torino per 6”. Ma la soluzione adottata è stata palla a Trieste con 9’42” sul tabellone principale. Io credo di aver perso qualcosa, ma anche tutto il pubblico non ha compreso. Tornando al basket giocato, potremmo osservare che l’inadeguatezza per infortuni di Trieste ha costretto la loro squadra a provare a giocare la più antica zona 2 1 2 “da campetto” come non si vedeva da anni e, a tratti, ha dato i suoi frutti sorprendendo i nostri che, giocando forse un pochino troppo statici, si sono lasciati imbalsamare in un movimento stagnante, quando invece sembra evidente come questa squadra sia stata costruita per correre. Comunque è stata una buona esperienza per cominciare a giocare contro differenti atteggiamenti tattici. Non c’era dubbio su quale fosse la squadra più forte in campo, ma restava da stabilire chi riuscisse a vincere, e in questo vediamo il lato positivo: la FIAT Torino arrivava da un periodo discusso e anche in difficoltà ha reagito chiudendo bene una partita che aveva ben più di un’insidia nascosta nelle pieghe della mente e della tensione latente che sembrava aleggiare fino a ieri sera. I singoli: Tony Carr ha tolto le castagne dal super fuoco quando serviva e Wilson sta tornando quello di un tempo anche se a tratti si dimentica del suo enorme potenziale. Gli altri, a turno, danno il loro contributo a volte in attacco e a volte in difesa, ma alcuni passaggi a vuoto in difesa sono da rivedere. Abbiamo avuto i primi segni di “pinna” del nostro Delfino… e anche Cusin ha cominciato a far vedere la qualità che sarà necessaria nei prossimi turni. Tralasciando alcuni problemi di inizio stagione per la gestione del nuovo Palavela che siamo sicuri verranno prontamente risolti in previsione delle prossime partite, il pubblico in generale ha reagito bene ovviamente alla vittoria, anche se il segnale di quanto stia crescendo la voglia di basket a Torino è proprio nei commenti del pubblico stesso che desidera sì vincere, ma vuole anche il super spettacolo.

 

Paolo Michieletto

 Il giorno in cui la “farfalla granata” chiuse le sue ali

/

Gianni Brera: era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni”

.

Giorno maledetto quel 15 ottobre del 1967 quando, cinquant’anni fa, moriva travolto da un’ auto Gigi Meroni. Era domenica e a Torino era scesa la sera. Il Torino aveva disputato in casa la quarta giornata del campionato di serie A, vincendo per 4 a 2 contro i blucerchiati della Sampdoria. Una partita vivace, bella. Meroni, la “farfalla granata” non segnò ma diede il suo contributo con le giocate di classe che ne avevano fatto un idolo della curva granata. A gonfiare la rete dei liguri ci pensarono Nestor Combin, autore di una tripletta, e  Giambattista Moschino. Quel giorno, nelle file del Torino, esordiva anche un giovane Aldo Agroppi, che confezionò l’assist per il 4-2 finale di Combin. Alcune ore dopo Meroni, in compagnia dell’altro granata Fabrizio Poletti, stava attraversando il corso Re Umberto, all’altezza del civico 46. Gigi voleva raggiungere il bar che solitamente frequentava per telefonare a Cristiana, la sua ragazza. Lei era fuori e lui era senza chiavi perché , di solito, la domenica sera i granata dormivano in ritiro, ma per una volta venne fatta un’eccezione. I due erano a metà della carreggiata quando un’auto che viaggiava a tutta velocità li indusse a fare un passo indietro. Una vettura in arrivo dalla parte opposta sfiorò Poletti e urtò in pieno Meroni che, sbalzato sull’altra corsia,  venne investito da una Fiat 124 Coupé che lo trascinò per più di cinquanta metri sull’asfalto. Portato all’ospedale Mauriziano, morì poche ore dopo, alle 22.40. Se ne andava così Gigi Meroni, a  soli ventiquattro anni. La farfalla granata non volò più. Colmo del destino, l’automobile che lo investì  era guidata da un suo tifoso diciannovenne che si chiamava Attilio Romero e che diventò, nel duemila,  presidente del Torino. Un cognome e un destino, quello di Meroni, già tragicamente  comparso nella storia granata, al tempo della tragedia di Superga. Si chiamava, infatti,  Pierluigi Meroni il comandante del trimotore Fiat che si schiantò sulla collina della basilica il 4 maggio del 1949. Gigi Meroni, nato e cresciuto calcisticamente a Como, dopo aver vestito la maglia lariana e quella del Genoa, approdò nel 1964 a Torino, nella parte granata della città dell’auto. Agli ordini del “Paròn “Nereo Rocco, l’ala numero sette  incantò tutti con le sue giocate, i dribbling ubriacanti e quei suoi goal che, pur non molti (con la maglia del  Toro ne insaccherà  24), spesso finirono nelle cineteche del calcio per la bellezza del gesto atletico che li accompagnava,rendendo possibile ciò che ai più pareva impossibile. Era lui il calciatore-beat” , quello che non amava i tiri da fermo e men che meno i rigori ma sentiva il bisogno dell’azione, della lotta per conquistarsi la palla, dell’invenzione  artistica del gol. I difensori impazzivano e spesso non trovavano alternative ai mezzi più bruschi per fermarlo, mettendolo giù senza tanti complimenti. I compagni ne sfruttavano le doti quando l’ala destra dai capelli lunghi e dai basettoni passava loro la palla al momento giusto, con il gesto generoso e altruista di chi concede agli altri l’onore di gonfiare la rete alle spalle del portiere avversario. Anche lui, come Gorge Best, il suo “gemello-diverso”, andava controcorrente. Quando Edmondo Fabbri lo chiamò in nazionale gli impose una condizione: tagliarsi i capelli. Lui, con l’animo dell’artista che si disegnava da solo i vestiti da indossare,prendendo a modello quelli dei Beatles,  e lo spirito trasgressivo che lo portava a passeggiare per le vie di Como portandosi al guinzaglio una gallina, non rinnegò se stesso e rifiutò la convocazione. Era amatissimo dai suoi tifosi, Luigi Meroni. L’ipotesi del suo passaggio alla Juventus, nell’estate del 1967, provocò una sollevazione dei tifosi del Toro, mandando a gambe all’aria l’operazione. Era l’idolo non solo dei granata ma di tutti coloro che amavano il bel calcio, la fantasia e l’improvvisazione di quest’artista che sapeva trattare con incredibile abilità la sfera di cuoio. Ai suoi funerali parteciparono più di ventimila persone e l’intera città trattenne il fiato. L’emozione fu grande e toccò tutti, compresi alcuni detenuti delle “Nuove” che fecero una colletta per mandare dei fiori. Solo la Diocesi di Torino si oppose al funerale religioso di quel  “peccatore pubblico” e criticò aspramente don Francesco Ferraudo, cappellano del Torino, che lo celebrò comunque. Meroni conviveva con Cristiana Uderstadt e la sua ragazza  – di origine polacca e  figlia di giostrai – era ancora sposata, in attesa di poter divorziare. Un peccato, all’epoca, da non perdonare anche da morto a quel ragazzo che, come scrisse Gianni Brera “ era un simbolo di estri bizzarri e libertà sociali in un paese di quasi tutti conformisti sornioni”.

Marco Travaglini

 

Meroni, l’indimenticabile “farfalla granata”

Il 15 ottobre 1967 moriva tragicamente Gigi Meroni. La mitica “farfalla granata”, il George Best del calcio  italiano,  l’estro  e  la  fantasia  in  campo.  L’uomo  che  con  le  sue  gesta  umane,  sportive, culturali e inconsapevolmente anche politiche, ha anticipato il movimento del ’68 e tutto quello che ha caratterizzato il mondo giovanile,  sociale e culturale del nostro paese. A cominciare dal mondo giovanile.Gigi  Meroni,  ad  oltre  cinquant’anni  dalla  sua  scomparsa,  continua  ad  essere  Gigi  Meroni.  E  non solo per quella comunità che va sotto il nome di “popolo granata” ma per diverse generazioni che hanno  visto  in  quel  funambolico  numero  7  un  punto  di  riferimento  per  come  vivere  e  praticare  il calcio  nella  società.  Gigi  era  amato  dal  popolo,  se  così  lo  vogliamo  definire,  e  quasi  disprezzato dalle  elite.  Da  tutte  le  elite.  Sportive,  politiche,  culturali,  religiose  –  purtroppo  –  e  giornalistiche. Eppure la “farfalla granata” non era solo un punto di riferimento, ma era ed è rimasto il riferimento per  milioni  di  cittadini  e  di  sportivi.  Certo,  Gigi  era  coraggioso.  Sfidava  la  sua  presenza  in Nazionale  pur  di  restare  coerente  con  i  suoi  principi  e  con  il  suo  modo  d’essere  nella  società  e nella sua comunità. Ha sfidato il contesto religioso e culturale del suo tempo per non rinunciare ai suoi  affetti  e  ai  suoi  sentimenti.  Ma  in  campo  la  “farfalla”  era  anche  profondamente  rispettoso. Dalle  botte  che  riceveva  –  senza  mai  reagire  con  cattiveria  e  rancore  –  agli  insulti  che  gli rovesciavano  in  campo  i  tifosi  avversari  supportati  e  incoraggiati  dagli  organi  di  informazione dell’epoca.  Sferzanti  e  incattiviti  contro  il  “cappellone”  granata.  Ma  gli  stessi  stadi  restavano ammutoliti  di  fronte  al  calcio  che  praticava  Gigi:  creativo,  poetico,  anticonformista,  estroverso  e fantasioso.  Gesta  che  hanno  eccitato  non  solo  il  popolo  granata  ma  il  calcio  italiano  quando quell’esile  numero  7  schizzava  nelle  difese  avversarie  e  creava  lo  scompiglio  con  i  calzettoni sempre abbassati e la maglia troppo larga per il suo esile peso. Certo, la tragedia del 15 ottobre in Corso Re Umberto a Torino dopo l’ormai celebre vittoria contro la Sampdoria e la tripletta del suo grande amico Nestor Combin – che sarà ripetuta la domenica successiva in un altrettanto celebre derby contro la Juventus – ha indubbiamente contribuito a creare il “mito”. Ma il magistero sportivo, umano  e  valoriale  di  Gigi  Meroni  e’  destinato  a  restare  nella  storia  del  calcio  italiano,  della  storia granata  e  dello  sport  nazionale.  Le  sue  gesta  hanno  segnato  il  suo  tempo  ma,  soprattutto, segnano il presente e il futuro del calcio italiano. Gigi Meroni e’ destinato a restare un’icona. E non
solo granata.
Giorgio Merlo

Auxilium FIAT Torino Basket: parte la prima in casa

Dopo le dolorose sconfitte delle ultime giornate o ai supplementari o all’ultimo secondo, la squadra di Torino è di nuovo pronta a rilanciarsi nella voglia di dimostrare che  non è così scarsa come i risultati paiono “far sembrare”. Con i “se” e con i “ma” non si fa la storia ma anche ignorare la realtà non è sano. Si potrebbe scrivere adesso per esaltare i pregi di una squadra entusiasmante se si fosse vinto, ed era assolutamente più che possibile, ma purtroppo non è andata così e quindi le maniche sono di nuovo su e la giusta grinta deve essere mantenuta per tutta la prossima partita contro la neopromossa Trieste, che ha già dimostrato di non essere per nulla squadra materasso.

Il fisico e la potenza non mancano alla FIAT Torino, a volte si pecca in resistenza fisica ma, purtroppo, questo è dovuto anche ad alcuni giocatori che al momento non si stanno esprimendo al meglio del loro potenziale e “costringono” gli altri ad un surplus di permanenza in campo che fatalmente rende meno lucidi nei finali di partita. Sicuramente abbiamo bisogno che il buon Marco Cusin torni ai suoi livelli di qualità e che capitan Peppe “regga” l’urto della velocità della nostra squadra e renda per il campione che è stato al pari del nostro super tiratore Carlos Delfino, e che tutta la pattuglia U.S.A. si amalgami al meglio e renda al 100% per tutto l’arco della partita. E poi, visto che i mezzi sono strabordanti, saremmo felici che Mc Adoo dimostrasse a tutti il suo superbo talento stravolgendo con roboanti schiacciate il canestro avversario…come a tratti fa vedere, e che Rudd travolga “sportivamente” gli avversari che lo frenano nelle sue entrate a canestro: ma, bisogna ricordare, sono neanche due settimane che si allenano insieme, e l’inizio non è stato proprio così semplice per l’Auxilium. Le guardie hanno solo bisogno di capire che se vogliono sono quasi immarcabili e che il loro peggiore avversario talvolta sono loro stessi con le loro paure, ma la qualità è alta sia fisicamente che tecnicamente.

Insomma, la situazione dei risultati parla chiaro e purtroppo bisogna parlare con i fatti tangibili, e quindi una vittoria sarebbe uno splendido refrigerio sui bollori della mestizia che avvolge i tifosi quando si perde. Già, i tifosi. Quelli veri li abbiamo visti al Palavela ringraziare una squadra che perde per l’impegno profuso, e quelli veri erano tristi ma non arrabbiati, dispiaciuti ma non delusi. Quelli veri. I pochi, del gruppo “io tifo contro”, stanno esultando, ma come disse il poeta “non ti curar di lor ma guarda e passa”. Il lavoro a questi livelli è comprensibile solo a chi lo ha vissuto, con le innumerevoli difficoltà che non sono minimamente accessibili ai “saputi” della critica, che magari hanno anche giocato a basket (alcuni probabilmente tifano una squadra NBA dicendo “noi”) o allenato a livelli diversi, ma la serie A è un altro mondo. L’alto livello professionistico non è solo un gioco. E anche colpire chi lavora per un gusto insano è un gioco che lascia al tempo l’ovvio e amaro giudizio per chi lo pratica.In ogni caso, per domani attendiamo con calore ed entusiasmo i veri tifosi del basket torinese e non solo per supportare al meglio i colori gialloblù della FIAT Torino, che anche domani non potrà contare sul mitico coach Larry Brown pronto a rientrare al più presto dopo un intervento per la salute subito negli States, ma che avrà la carica dei suoi “assistants” che hanno voglia altrettanto di dimostrare a tutti che non possono essere pochi punti di differenza a far sembrare incapaci un gruppo di atleti che con il tempo sogniamo e speriamo possano essere all’altezza di quanto tutta la parte realmente tifosa si auspica che accada. La voglia di vedere giocare bene e vincere la FIAT Torino è alta. Come diceva un politico estremamente famoso, in Italia esistono due tipi di pazzi: quelli che dicono di essere Napoleone e quelli che dicono di voler risanare le finanze dello stato… , ma parafrasandolo, a Torino esistono due tipi di pazzi, quelli che credono di essere Napoleone e quelli che dicono di saperne di Basket…Go Aux! E che la vittoria sia con te!

Paolo Michieletto

 

Milano-Torino, a Superga torna a suonare la Marsigliese!

di Claudio Benedetto www.fotoegrafico.net

L’ultima volta era stato Laurent Jalabert nel 1997… e dopo 21 anni a Torino si torna ad ascoltare la Marsigliese! La classica più antica del mondo, giunta quest’anno alla sua 99a edizione, corsa su 200 chilometri giusti giusti, da Magenta a Superga torna quindi a parlare francese: vince Thibaut Pinot, secondo Miguel Angel Lopez a 10″, terzo il neo campione del mondo Alejandro Valverde, una gara molto combattuta e un podio davvero di grande livello, quarto arriva Mattia Cattaneo con Domenico Pozzovivo e Fabio Aru piazzati nei primi dieci. Il campione d’oltralpe a due chilometri dal traguardo, nel tratto più duro della salita, approfitta di un clamoroso scontro con relativa caduta tra il colombiano Lopez e Gaudu, suo compagno di squadra, che erano in fuga, per scattare in maniera decisiva e beffare tutti fin sul traguardo di Superga, nonostante un grande Valverde autore di almeno tre/quattro scatti decisivi e selettivi sulla salita del circuito finale. Domani si riparte con il Gran Piemonte, da Racconigi a Stupinigi, 192 chilometri attraverso le valli e le grandiose tante residenze Sabaude della nostra regione. Un percorso abbastanza piatto che dovrebbe portare ad un arrivo in volata sul grande vialone di fronte alla splendida palazzina alle porte di Torino, unica variabile il tempo atmosferico che prevede tanta pioggia e potrebbe scombinare i piani dei favoriti. Poi sabato il gran finale di stagione con il Giro di Lombardia, classica davvero di fine anno per vedere di nuovo tutti i migliori in gara.

***

 

Ecco comunque l’ORDINE D’ARRIVO: 1. Thibaut PINOT (Fra, Groupama-Fdj) 200 km in 4.43’36”, media 42,312; 2. Miguel Angel Lopez (Col, Astana) a 10”; 3. Alejandro Valverde (Spa, Movistar) a 28”; 4. Cattaneo a 36”; 5. Reichenbach (Svi) a 38”; 6. Kelderman (Ola); 7. Pozzovivo a 41”; 8. Fuglsang (Dan); 9. Aru a 43”; 10. Bernal (Col) a 45”; 11. Carthy (Gb); 12. Formolo a 48”; 13. Majka (Pol) a 59”; 14. A. Yates (Gb) a 1’02”…

(foto C. Benedetto www.fotoegrafico.net)