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#centralacuffia, una challenge per salvare gli impianti natatori

Dopo il lungo periodo di chiusura forzata, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno la maggior parte degli impianti natatori di Piemonte e Valle d’Aosta ha ripreso lo svolgimento delle proprie attività, nel rispetto dei protocolli di sicurezza federali e ministeriali.

La bella stagione ha favorito la riapertura, la ripresa e il proseguimento delle attività nonostante i mancati ricavi dei mesi di lockdown. Tante persone hanno così ricominciato a popolare le piscine – coperte e scoperte – della regione, contribuendo a restituire una situazione apparentemente simile a quella degli anni passati. I numeri sono però preoccupanti, perché il contingentamento degli ingressi ha provocato una diminuzione media di fatturato pari al 70% nel mese di giugno e al 50% nel mese di luglio.

La sfida, adesso, è quindi riuscire a mantenere gli impianti natatori aperti anche durante l’autunno e l’inverno, quando le spese di gestione torneranno a essere più gravose. Come detto, al di là dei mancati ricavi della primavera, sui bilanci delle gestioni degli impianti peserà il contingentamento degli ingressi, necessario per garantire il rispetto delle normative di sicurezza. Il rischio concreto è che molti impianti chiudano, non potendo far fronte alla complicata situazione economica.

Al fine di sensibilizzare gli utenti, i media e le autorità politiche sulle attuali problematiche degli impianti natatori, il Comitato Regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta promuove un’iniziativa a partire dal giorno di Ferragosto – sabato 15 agosto – data che per molte persone è l’occasione per un tuffo in piscina. Si tratta della sfida denominata #centralacuffia, per certi versi simile all’ice bucket challenge (la doccia con il secchio di acqua fredda) molto popolare qualche estate fa.

La challenge si affronta in coppia e consiste nel riuscire a indossare “al volo” una normale cuffia da nuoto. Un componente della coppia tiene una cuffia piena d’acqua circa un metro sopra la testa del compagno seduto. Quindi lascia cadere la cuffia, che svuotandosi si infila perfettamente – se ben centrata – sulla testa del compagno. In tutti gli impianti del territorio che aderiranno all’iniziativa sarà presente un’apposito luogo dove partecipare alla sfida, documentando il tutto con un video da pubblicare sui social.

A tutti gli impianti FIN interessati, il comitato regionale FIN Piemonte e Valle d’Aosta fornirà un roll up e tre magliette con il logo e le immagini dello svolgimento della challenge. Il materiale può essere ritirato a partire da domani – lunedì 10 agosto – negli impianti di Sommariva Perno, Savigliano, Poirino e Susa, oppure direttamente nella sede del comitato regionale (seguirà comunicazione di conferma di data e luoghi).

L’invito per atleti, tecnici e appassionati è quello di partecipare numerosi, dalle piscine ma anche dalle proprie abitazioni o dai luoghi di vacanza. E di pubblicare i propri video, per ricordare a tutti il periodo difficile che gli impianti natatori stanno attraversando e aiutarli così a rimanere aperti anche in autunno e inverno

Tuffi, le medaglie piemontesi

Si sono conclusi alla piscina Karl Dibiasi di Bolzano i Campionati Italiani Assoluti Estivi di tuffi, manfestazione che nell’ultima giornata di gare ha regalato tre medaglie – due argenti e un bronzo – agli atleti piemontesi impegnati. Matilde Borello e Eduard Timbretti Gugiu

entrambi classe 2002 e tesserati per la Blu 2006 Torino, si sono tuffati in coppia nel sincro misto dal trampolino 3 metri, salendo sul secondo gradino del podio con 259,80 punti. Davanti a loro con 296,85 punti Chiara Pellacani e Matteo Santoro (MR Sport Fratelli Marconi), alle loro spalle Kiki Camilla Magnolini-Giulio Propersi (Circolo Canottieri Aniene) con 209,64 punti. Buona prestazione per la coppia piemontese, anche considerando il fatto che si trattava dell’esordio assoluto in una gara di tuffi sincronizzati misti.

In precedenza Eduard Timbretti Gugiu aveva gareggiato nel sincro maschile dal trampolino 3 metri, in coppia con Gabriele Auber (Marina Militare), e nel sincro maschile dalla piattaforma, insieme a Andreas Sargent Larsen (Circolo Canottieri Aniene). Dai 3 metri, Timbretti e Auber hanno vinto la medaglia di bronzo con 297,12 punti, preceduti dagli azzurri Lorenzo Marsaglia (Marina Militare CS Nuoto)-Giovanni Tocci (Centro Sportivo Esercito), primi con il punteggio di 379,11, e da Francesco Porco (Fiamme Oro)-Andreas Sargent Larsen (Circolo Canottieri Aniene), secondi con 345,42 punti.

Dalla piattaforma, Timbretti e Larsen hanno invece concluso in seconda posizione con 330,45 punti, dietro a Maicol Verzotto (Fiamme Oro) e Julian Verzotto (Bolzano Nuoto), primi con 338,52. Dopo aver condotto la gara nei primi quattro tuffi, Timbretti e Larsen hanno commesso un errore nel quinto della serie – il triplo e mezzo rovesciato raggruppato – permettendo ai fratelli padroni di casa di recuperare terreno e passare poi in testa dopo il sesto e ultimo salto.

«In generale Eduard e Matilde non sono riusciti a ripetere le prestazioni molto buone della settimana scorsa ai Campionati Italiani di Categoria, molto probabilmente a causa di un po’ di stanchezza – commenta Claudio Leone, tecnico della Blu 2006 – non è semplice affrontare due eventi così ravvicinati, e la formula di questi Assoluti era decisamente impegnativa dal punto di vista fisico. Ma proprio per questo credo che sia stata un’esperienza importante, per capire cosa significa gestire tante gare ravvicinate; è un aspetto sul quale possiamo lavorare e migliorare».

Giampaolo arriva al Toro: “Grande entusiasmo e voglia di ricominciare”

 Marco Giampaolo sarà  presto allenatore del  Torino: ha firmato un contratto biennale

 “Sono davvero molto felice di  riprendere a fare quello che è il mio mestiere e di farlo in una società gloriosa,  ricca di storia come il Torino”.

Così  Marco Giampaolo parlando con Torino Channel, che ha aggiunto: “Troverò un ambiente passionale. E quello che auguro a me stesso e ai tifosi è toglierci delle belle soddisfazioni. Ho un  grande entusiasmo e voglia di ricominciare”.

Simone Eydallin, 8848 metri in 10 ore e un minuto

Ci sono sogni irrealizzabili, si sa, ma a volte è difficile arrendersi di fronte all’idea di non poter concretizzare qualcosa a cui tanto si tiene ed è allora che si trovano soluzioni. È quello che ha fatto l’atleta Dynafit di Sauze d’Oulx Simone Eydallin che, da sempre innamorato dalla maestosità 

dell’Everest, ha trovato un modo tutto suo per “scalarlo”. «Sono un grandissimo fan dell’Everest – racconta Simone. Sono sempre stato affascinato da questa montagna ma so che probabilmente non lo scalerò mai, non sono da me queste cose così alpinistiche. Volevo però togliermi lo sfizio di simulare una scalata percorrendo, di corsa, il dislivello di 8.848 metri e così ho pensato alla sfida dell’Everesting. Quando ho iniziato a progettare il tutto non avevo nemmeno preso in considerazione l’idea del record ma poi, verso metà giugno, ho provato a fare un po’ di dislivello per vedere come stavo dal punto di vista fisico e psicologico. È stato solo allora che, dopo aver fatto due calcoli, mi sono reso conto che stavo bene e che avrei potuto provare a battere il record. E così è stato. Proprio pochi giorni fa è arrivata l’omologazione del mio nuovo record di Everesting nella specialità della corsa». Lo scorso martedì 14 luglio, a Sauze d’Oulx, Simone ha risalito per ben 12 volte e mezza una pista di sci di 715 metri di dislivello, lunga 3,3 chilometri e con

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una pendenza media del 24%, ed è sceso su un percorso parallelo in bici. Il tutto con il tempo pazzesco di 10h01′. Un’impresa difficile, sia dal punto di vista psicologico che fisico e che lungo il percorso ha richiesto l’assistenza, tra ristori, assistenza e lepri, di un team di circa una decina di persone. «A livello fisico non ho avuto grosse difficoltà, il problema è stato la testa – confida l’atleta Dynafit. Arrivando da gare corte, lo sforzo mentale in imprese come queste è completamente diverso. 

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Fino al 6° giro è andato tutto bene, ero super gasato, ma dopo l’ottavo ho avuto un vero e proprio crollo psicologico. Per fortuna dopo il 9° giro è arrivata mia moglie Emily e sul percorso si è radunata ancora più gente, ad aiutare e a tifare, e tutto è tornato come prima». Raggiunto un obiettivo (o una vetta, è il caso di dirlo) è già ora di guardare ai prossimi. «Mi aspettano ancora qualche giorno di recupero, con allenamenti blandi in bici, alimentazione sana e tanto riposo – ci rassicura Simone – ma poi devo preparami 

per la prossima impresa, in programma a fine estate, sul Rocciamelone, proprio lì dove ho partecipato per la prima volta in vita mia a una gara di corsa in montagna e dove mi sono innamorato di questo

La Juve vince ma viene eliminata dalla Champions League

La Juventus è stata eliminata agli ottavi di finale di Champions League in uno Stadium senza pubblico

Non è stato sufficiente vincere 2-1 nella gara di ritorno a Torino dopo che l’andata era stata vinta per 1-0 dai francesi. Il Lione è stato in vantaggio al 12′ pt con Depay,  su rigore. Poi al 43′ il pareggio bianconero con Cristiano Ronaldo, ancora  su rigore. CR7 ha segnato nuovamente al 15′ del secondo tempo.

Carlo Casalegno. Quando nel golf si uniscono passione e talento

Piemontese, classe 1993. Sport praticato: il golf. Golf Club di appartenenza: i Roveri Royal Park. Attività lavorativa: Professionista di golf. Nome: Carlo Casalegno, per gli amici Charlie.

 

Carlo inizia a giocare a golf all’età di dieci anni, un’età che, per i non addetti ai lavori, può sembrare giovane ma che, in realtà, per questa tipologia di sport è già  abbastanza avanzata. Per rendere l’idea Tiger Woods iniziò a giocare a golf praticamente da quandò iniziò a camminare. 

 

Siamo a fine luglio e l’appuntamento è di domenica mattina, rigorosamente presso un Circolo di golf, rigorosamente per un early flight. Il Circolo è il Golf Margara, in occasione di una tappa del Circuito estivo Tonic’up, ideato da un suo caro amico, Alberto Pavone, nel mese di maggio, quando vi era la certezza della riapertura dei Circoli di golf, ma non si sapeva ancora se e quando sarebbero potute riprendere le gare. Con il loro riavvio, per gli Amateur il Circuito Tonic’up è diventato una “gara nella gara” che, vista l’ampia partecipazione, avrà sicuramente una sua edizione autunnale.

Non capita tutte le domenica di poter fare un giro di campo ed essere marcati da un Pro. L’emozione c’è, non la si può nascondere, ma Carlo sa subito come mettere a proprio agio i suoi compagni di squadra: ci promette che si impegnerà al massimo per giocare bene oggi e chissà, magari, anche riuscire a prendere finalmente l’handicap.

Lo starter ci indica l’ordine di partenza, si dichiarano le palle che si giocano, e ci si augura buon gioco reciprocamente.

 

Bentrovato Carlo in questa che rappresenta una delle ultime tappe della Tonic’up. Abbiamo già avuto modo di parlare di golf in generale, ma di te mi hai sempre raccontato poco: quando e perchè hai iniziato a giocare a golf?

Bentrovato a te, finalmente riusciamo a giocare insieme! Hai ragione: di golf abbiamo sempre parlato tanto, tra l’altro ti ho visto tirare driver migliori di questo, ma il motivo che mi abbia spinto ad iniziare a giocare e il momento in cui ciò sia avvenuto non te l’ho mai raccontato. Può sembrar brutto da dire, ma è la pura verità, per me il golf è stato un ripiego e adesso ti rendo partecipe del motivo.

Fino all’età di nove anni il golf non è mai stato preso in considerazione dai miei genitori, che continuano a non essere golfisti, o da me. Ho sempre preferito i classici sport di un bambino, che sta per entrare in fase adolescenziale: calcio e sci, in particolar modo. Poi un inverno ho avuto un enorme infortunio sugli sci, che ha coinvolto la testa del femore, e che mi ha portato ad una riabilitazione lunghissima con una complicazione che mi sono portato avanti per anni: non poter praticare sport che prevedevano carico sulle articolazioni, sci e calcio in primis. La scelta di abbandonarli tutti e due diventò quindi obbligata, con mio enorme dispiacere e tristezza.

Quando i sogni di vittorie sui campi da calcio e le piste da sci di un bambino sembrano tutti infranti, arrivarono, invece, i campi da golf, ovvero arrivarno i miei zii, grandi golfisti che mi proposero di iniziare a praticare questo sport, che non prevede, appunto, un eccessivo carico sulle articolazioni. Grazie a loro è stato amore a prima vista e continua ad esserlo, allo stesso modo di quando ho iniziato.

Riuscire a comprendere cosa avrebbe potuto rappresentare per me il golf non è stata cosa di immediata comprensione. Ci sono voluti diversi anni, anni in cui anche io sono cresciuto e maturato.

 

Nonostante tu abbia iniziato a giocare a golf “in età avanzata” mi sembra che la tua bacheca personale sia già ricca di prestigiosi titoli e trofei o sbaglio ?

Sotto questo punto di vista non mi posso per nulla lamentare, ma bisogna differenziare tra la carriera giovanile e e quella da professionista.

Per quanto riguarda la prima le vittorie che ritengo essere state maggiormente significative e propedeutiche al mio passaggio a professionista sono state:

il Trofeo Citta di Milano nel 2014;

il Campionato Nazionale Assoluto a squadre per il mio Circolo i Roveri Royal Park nel 2015;

la partecipazione, sempre nel 2015, alle XXVIII° Universiadi di Gwangju in Corea del Sud.

Poi nel 2017 c’è stato il grande salto con il passaggio da Amateur a Pro. Non avevo neanche ventiquattro anni.

Ho subito iniziato con nove presenze sull’Alps Tour e con dodici presenze nello stesso Circuito nel 2018.

Nel 2019 ho confermato la presenza sul medesimo Circuito e sono entrato a far parte della Squadra Nazionale, sempre nello stesso anno ho concluso il Campionato Nazionale Open 3° classificato.

I primi sei mesi del 2020, invece, sono stati difficili per tutti sotto tutti i punti di vista. Questa pandemia ha fermato tutto il Paese, in blocco. L’attività golfistica che mi riguarda sta iniziando ora a ripartire. Questo mese sono stato solo di passaggio a Torino. Per fortuna ho avuto un periodo intenso di appuntamenti, tra i quali, ad inizio mese, mi sono ritrovato, insieme ad altri undici “colleghi” professionisti della Nazionale, a Villa Paradiso per un allenamento, non di Federazione, mentre sono appena tornato da Roma, dove sono andato per difendere il 3° posto dello scorso anno nel Campionato Nazionale Open presso il Golf Nazionale.

 

 

Se tu non avessi avuto quell’infortunio saresti potuto diventare un campione nel calcio o nello sci. Adesso, però, sei un campione di golf e questa è una certezza.

In un precedente articolo a riguardo ho definito “l’essenza del golf” come la continua ricerca di quell’intimo equilibrio tra mente e corpo, tra il gesto atletico, diverso per ogni giocatore, e strategia di gioco, che continuamente mette alla prova il giocatore stesso. Il golf è uno sport che aiuta a conoscere se stessi nella parte più intima e profonda, il proprio carattere, la propria capacità di sopportare insuccessi e sconfitte, ma anche a migliorare il proprio autocontrollo e la gestione delle proprie emozioni ed emotività. Condividi questo mio pensiero?

Certo che lo condivido, condivido tutto dall’inizio alla fine.

Mi permetto di fare una specifica ed una aggiunta.

La specifica è la seguente: la tua è la visione di un Amateur che pratica il golf e che è riuscito a cogliere appieno la sua reale essenza, che non è quella del vincere la gara della domenica, ma di trovare un equilibrio e riuscire a divertirsi.

L’aggiunta, invece, è rappresentata dalla mia opinione personale: per me il golf è la rappresentazione in scala di quella che è la vita di ogni persona.

Il golf in diciotto buche ti dà la rappresentazione in sintesi di un individuo, e non solo.

Un giro in campo lo ritengo paragonabile alla vita media di un individuo, con le sue scelte, le decisione, giuste o sbagliate che siano, con il loro margine di variabilità, le incertezze e gli imprevisti. Ed io di imprevisti nella vita ne so qualcosa.

In diciotto buche si provano i sentimenti più estremi, proprio come nella vita. Rabbia e felicità, dolore e gioia, delusione e soddisfazione, rammarico e allegria.

La soddisfazione che ti dà fare un giro sotto par non te la dà nessun altra cosa. Un giro sopra il par ad un professionista sega le gambe. Lo piega in due.

Durante una delle tappe della Tonic’up mi è capitato di non giocare particolarmente bene, ma quando gioco con voi gioco tra amici, non ho quella pressione psicologica e la continua ansia da prestazione che ho durante le altre gare e circuiti.

 

Hai parlato di emozioni e sensazioni, quanto influisce la componente emotiva dopo una gara che non è andata bene e su cui, magari, si avevano delle aspettative di poter consegnare un buono score sotto par a fine gara?

Inizio a rispondere alla tua domanda facendo riferimento alla definizione da te fatta di essenza del golf. Hai ragione nel dire che il golf è uno sport che aiuta a conoscere se stessi nella parte più intima e profonda, il proprio carattere, la propria capacità di sopportare insuccessi e sconfitte, ma anche a migliorare il proprio autocontrollo e la gestione delle proprie emozioni ed emotività.

Questo è uno sport in cui sopravvive e va avanti chi riesce a elaborare e metabolizzare le brutte figure il prima possibile, vince chi riesce ad andare oltre le “brutte figure”, se così si possono definire, il prima possibile. Il successo lo si può iniziare ad ottenere trovando la chiave che ti dà la consapevolezza, in questo caso si aprono tutte le porte. Nel golf non bisogna mai smettere di fare tentativi, se continui a fare le stesse cose avrai sempre gli stessi risultati, il golf ti porta a cambiare i punti di vista. Tanto a partire dal campo pratica quanto a livello mentale.

Questo sport mette estremamente alla prova a livello emotivo perche ci sono Up and Down di continuo.

Se nel periodo immediatamente successivo alla sconfitta non ci si dà la colpa subito a caldo può servire, aiuta perchè ti scarica, ma dopo non aiuta più. Bisogna accettare le proprio mancanze e carenze. Bisogno imparare a fare autocritica. Fa crescere ed inevitabilmente ci porta a migliorare.

 

Si dice che l’acronimo del golf sia Gentlemen Only Ladies Forbidden lo sapevi?

Si lo so e non mi è mai piaciuto. Ritengo sia uno stereotipo da cancellare. Sicuramente i paramentri sono diversi, la potenza maschile non è paragonabile a quella femminile e, per questo motivo, le donne sono svantaggiate, i campi sono disegnati da uomini per uomini. Farle partire da davanti significa dare loro un contentino.

Oggi, in particolar modo, come stai notando, viste le condizioni con le quali stiamo giocando, tra cui il vento, e le modalità con cui si presenta il campo, con i green che spinnano e alcune posizioni delle aste, si è avvantaggiati con un gioco prevalentemente maschile, con più forza fisica.

Mi piacerebbe vedere un architetto donna che disegni un campo da donna. Chissà se mai succederà!

 

Ti ringrazio molto Carlo per la tua fiducia nei miei confronti ma io sto ancora cercando di tirare un driver decorosamente! Scherzi a parte la tua attività professionale non è certo paragonabile ad una attività da ufficio, come si articola la giornata di un golfista professionista?

Effetivamente la scrivania la vedo poco, ma ciò non vuol dire che non la veda più. Anche a me ogni tocca studiare.

Innanzitutto bisogna subito iniziare a fare una serie di considerazioni: dipende dal periodo dell’anno se caldo o freddo, se è periodo di gare o meno e, in ultimo, distinguere tra preparazione tecnica o preparazione atletica.

Se sono in periodo di gara passo la maggior parte della mia giornata in campo pratica tutti i giorni e mi alleno, andando a toccare tutte le tipologie di gioco: lungo, medio, corto e putter. Quando, invece, arriva la stagione calda passo molto più tempo sul putting green, mezz’ora in campo pratica e poi in campo a giocare direttamente.

Poi la preparazione atletica che si fa a settembre è diversa da quella di marzo, a settembre lavoriamo sulla forza perchè, trasformata, diventa esplosività, invece a marzo si lavora sulla esplosività e su attività cardio.

 

Di tutti i bastoni che hai nella sacca quale useresti sempre e quale, potendo scegliere, non useresti mai?

Il ferro che mi piace giocare di più è il ferro 8 e quello che mi piace usare meno il sand. Come nella vita è tutta una questione di aspettative.

Il ferro 8 perchè statisticamente è quello che metto più vicino e, quindi, mi dà più sicurezza.

Il sand, invece, è quello che tiro con più aspettative, ma è anche quello con il quale devo mettere la palla attaccata alla buca.

Per i bastoni lunghi, invece, ultimamente sto giocando molto bene il legno tre.

Parlando, invece, di palline preferite prima, cercando un paio delle tue in rough, ho visto che tu usi le Wilson Staff FG Tour, buona palla nulla da dire, io invece utilizzo le Pro V1. Una palla molto stabile con molto controllo e che agevola  molto la mia tipologia di gioco lungo e facilita la mia tipologia di gioco corto.

 

Adesso che sei professionista continui ad andare a lezione di golf?

Non solo continuo ad andare a lezione, ma è proprio quando si passa da Amateur a Pro che bisogna avere a fianco una squadra di preparatori che si occupino del giocatore a 360 gradi.

Ho tutto un team che mi segue: il mio Head Coach Giorgio Grillo per il gioco lungo, allenatore Matteo Delpodio, Putter Coach Giovanni Gaudioso, preparatore atletico Giorgio de Pieri, e last but not least, come ti ho anticipato prima l’importanza della componente emotiva, Mental Coach Alessandra Averna.

 

Sono certo che nel tempo libero ed in vacanza tu non vada a giocare a golf, ma qual’è il campo in cui torni a giocare sempre con piacere e quello invece in cui non torni mai volentieri?

Hai detto bene, la vacanza è vacanza! Quindi lunghe passeggiate in montagna con il mio pastore tedesco. La montagna la amo fin da bambino come ben ricordi.

Golf club Geneve perchè è posizionato in un contesto fuori Ginevra con un campo tenuto a regola d’arte, in aggiunta ciò che mi lega a questo campo sono dei bellissimi ricordi passati e degli score notevoli consegnati in segreteria.

Il campo, invece, in cui ho sempre difficoltà a tornare è Carnoustie, perchè ogni volta mette a dura prova tutti i settori del gioco ed in una occasione, in particolare, in cui ho giocato, più del disegno del campo ricordo i quattro maglioni di lana che avevo addosso!

 

Qual è il tuo livello di scaramanzia? 

Tiger Woods, da quando ha iniziato a giocare a golf, la domenica si veste sempre con pantalone nero e polo rossa. Questo rito rappresenta una delle poche certezze del golf mondiale.

Io, invece, nel mio piccolo l’ultimo giorno mi vesto tutto nero, come calimero. A me il nero piace e rappresenta il mio rituale, questo colore, che pochi osano vestire, mi infonde quella carica in più che mi fa sentire pronto.

A proposito di scaramanzia e ritualità non dimentichiamo di farci offrire la birra dal nostro amico Luca che alla buca 4 non ha superato i battitori delle donne!

Grazie Emanuele è stato un piacere giocare con te.

 

Chi gioca a golf da anni sa che il più bel complimento che si possa ricevere dopo diciotto buche non è come si è giocato bene, ma la frase “è stato un piacere giocare con te”.

 

Carlo ha chiuso il giro con diversi colpi sotto il par, io avrei preso l’ennesima virgola.

 

Buon gioco a tutti.

 

Emanuele Farina Sansone

Un secolo (e un anno) di Milano-Torino si chiude a Stupinigi

 Arnaud Demare vince con il tempo di 4h18’57” la  101^ edizione della Milano-Torino di ciclismo

La storica competizione si è svolta tra Mesero e Stupinigi, su un percorso di 198 chilometri.

Demare ha battuto  sul traguardo l’australiano Caleb Ewan  e il belga Wout Van Aert.

E’ arrivato quarto il pluricampione del mondo,  Peter Sagan. Primo  dei corridori italiani, in ottava posizione, Manuel Belletti.

Campionati Italiani Assoluti Estivi, due atleti piemontesi a Bolzano

Archiviati domenica scorsa i Campionati Italiani di Categoria, i tuffi tricolori tornano protagonisti con i Campionati Italiani Assoluti Estivi, in programma alla piscina Karl Dibiasi di Bolzano da mercoledì 5 agosto – a venerdì 7 agosto.

Sono 50 gli atleti in gara, in rappresentanza di 15 società. Tra loro i piemontesi Matilde Borello e Eduard Timbretti Gugiu, entrambi tesserati per la Blu 2006 Torino e vincitori di medaglie ai Categoria dei giorni scorsi disputati a Roma. In particolare, Eduard si è laureato campione italiano Junior nelle due prove dal trampolino e ha aggiunto l’argento dalla piattaforma; nella stessa categoria, Matilde si è piazzata terza dai 3 metri, dopo aver sfiorato il podio dal metro.

Nei prossimi giorni Matilde Borello sarà nuovamente in gara nel trampolino 1 e 3 metri, Eduard Timbretti Gugiu in tutte e tre le prove. I due si tufferanno anche in coppia nel sincro misto dai 3 metri, specialità nella quale saranno all’esordio. Eduard sarà inoltre impegnato nel sincro 3 metri e nella piattaforma sincro, in coppia rispettivamente con Gabriele Auber (Marina Militare) e Andreas Sargent Larsen (Circolo Canottieri Aniene). Il comunicato completo con il programma dettagliato delle gare su https://www.federnuoto.piemonte.it/finpiemonte/home_new/appro_new.asp?id_info=20200804172445&area=3&menu=agonismo&read=tuffi

CR7 voleva lasciare la Juve per il PSG?

Secondo il giornale sportivo France Football Cristiano Ronaldo stava seriamente pensandodi lasciare la Juventus per trasferirsi al Paris Saint-Germain, ma poi il Coronavirus ha sconvolto  il mondo.

Nell’articolo si parla della presunta delusione di Ronaldo  per il rendimento dei bianconeri durante la stagione e del desiderio di giocare vicino a due grandi come Neymar e Kylian Mbappé.

CR7 avrebbe fatto pressioni per andare via ma le implicazioni finanziarie del lockdown lo hanno fermato e dopo la vittoria dello scudetto pare che Cristiano resti a Torino.

(foto Claudio Benedetto)