Protagoniste di Valore, rubrica a cura di ScattoTorino
Laureata in economia e commercio all’Università Cattolica di Milano, dopo uno stage presso l’agenzia di pubblicità McCann-Erickson, Federica Toscanini ha iniziato a lavorare nell’azienda di famiglia. Un’azienda fondata nel 1920 che da quattro generazioni è un punto di riferimento internazionale per la produzione di portabiti e soluzioni per appendere capi di abbigliamento, accessori e scarpe. Una realtà imprenditoriale circondata dai boschi e dai torrenti della Valsesia che da sempre è attenta a contenere l’impatto delle produzioni sulle risorse naturali: una strategia che dimostra il rispetto della Famiglia Toscanini nei confronti del pianeta e dei suoi abitanti. Tra le buone pratiche adottate ci sono l’utilizzo di legnami provenienti da foreste controllate e valutati in maniera indipendente da enti accreditati in conformità ai principi della buona gestione forestale, un sistema organizzativo basato sul non spreco e sulla responsability di ogni dipendente, l’impiego di vernici a base acqua e pellami eco-friendly che provengono da concerie italiane certificate. Last but not least, questi lungimiranti imprenditori si sono occupati del recupero delle centrali idroelettriche dismesse lungo il corso dei fiumi Sesia e Mastallone e l’energia prodotta è conferita al gestore della rete elettrica, contribuendo così a ridurre l’uso dei carburanti fossili per il fabbisogno energetico.
Protagoniste di Valore ha incontrato Federica Toscanini, Marketing & Sales Director di questa impresa che vanta clienti come Valentino, Chanel, Loro Piana, Max Mara e Givenchy per citarne alcuni e che, in occasione del centenario che ricorre quest’anno, ha avuto l’onore di ricevere un francobollo emesso dal Ministero dello Sviluppo Economico e appartenente alla serie tematica “Le Eccellenze del sistema produttivo ed economico”.
Dal fashion all’hôtellerie, i vostri portabiti uniscono qualità e design. Come vengono concepiti?
“La nostra azienda lavora in due modi: da un lato recepiamo gli input dei clienti che ci chiedono di risolvere un problema, ad esempio ci domandano portabiti per esporre in modo creativo un capo, oppure hanno un concept definito dal loro ufficio stile e noi lo produciamo. Dall’altro lato, invece, siamo noi che con curiosità e passione ideiamo nuovi modelli o ricerchiamo nuovi materiali e tecniche di personalizzazione. Circa 20 anni fa, con mio fratello, abbiamo iniziato a provare materiali diversi giocando con il sughero e il plexiglass, che in quei tempi era poco usato. A proposito di questo materiale, ricordo che pochi giorni dopo aver creato i prototipi ci contattò Jean Paul Gaultier perché voleva dei portabiti in vetro. Mi recai a Parigi e mostrai le nostre creazioni in plexiglass che piacquero così tanto che vennero scelte. Il problema è che, trattandosi di prototipi, non erano ancora stati industrializzati per cui passammo l’intera estate a produrli! Alla base di ogni nostro prodotto ci sono l’entusiasmo, l’amore per ciò che facciamo e la ricerca della qualità. D’altronde, è nel DNA del nostro territorio realizzare prodotti di eccellenza. Secondo noi il portabito deve valorizzare la vestibilità del capo e deve presentarlo nel miglior modo possibile. Ecco perché studiamo nuove forme, curiamo i dettagli e creiamo oggetti capaci di distinguersi per il design e per i materiali”.
Da sempre vi ispirate alla filosofia delle 3R: Reduce, Re-use, Recycle. Quali comportamenti virtuosi adottate in azienda?
“In questo ambito siamo stati degli inconsci precursori e già negli Anni ‘70 mio padre utilizzò dei silos per lo stoccaggio di trucioli e segatura che in inverno venivano bruciati in una caldaia per riscaldare gli uffici e il reparto produttivo. Lui da sempre ha puntato sui valori che ci hanno tramandato gli anziani. Un tempo in Valsesia le manifatture avevano una propria centrale idroelettrica che forniva energia ai telai. Nel tempo queste furono dismesse e lui, tra la fine degli Anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, acquistò una centrale idroelettrica che, tra l’altro, diede luce alla prima lampadina del Sacro Monte di Varallo, e nel 1986 la rimise a regime. All’epoca venne considerato un eccentrico, invece seppe creare una cultura famigliare legata alle centrali idroelettriche e infatti nel tempo ne abbiamo acquistate altre ed oggi produciamo energia 20 volte superiore al fabbisogno necessario all’azienda”.
Da quattro generazioni trasmettete valori a favore della collettività e del contesto in cui vivete. Qual è il vostro segreto?
“Veniamo da una terra dalla quale abbiamo ricevuto tanto e abbiamo recepito la cultura del fare bene. Mio fratello ed io siamo cresciuti secondo una regola semplice: Manca ‘ncó ‘n plûch (manca ancora un pelucco) in pratica mai accontentarsi del primo risultato per passare dal ben fatto all’eccellenza. Il prodotto perfetto ha proporzioni corrette: non c’è niente da aggiungere e niente da togliere. Noi lavoriamo così da sempre e queste caratteristiche ci vengono riconosciute sia in Italia che all’estero. Un altro segreto è che siamo affidabili e io stessa dico sempre che la mia scrivania è la prosecuzione di quella dei clienti perché ci identifichiamo nei nostri committenti e per noi la parola data è un valore. Il nostro team di lavoro, infine, ha un senso di appartenenza alla famiglia allargata Toscanini e si impegna nel raggiungimento degli obiettivi. Un aspetto fondamentale che ci rende orgogliosi delle persone che collaborano con noi”.
Siete Bee Respectful. Come è nata l’iniziativa di produrre miele?
“Un giorno un signore anziano che non conoscevamo passò a chiederci se in estate poteva portare le arnie nei nostri terreni e mio padre, in modo austero ma cordiale, acconsentì. Ovviamente le api producono il miele e abbiamo quindi deciso di metterlo in vasetti con il nostro logo e regalarlo ai clienti. L’idea è piaciuta molto e questo miele dal sapore delicato è diventato il trait d’union che unisce il nostro lavoro, il territorio della Valsesia e le partnership che abbiamo creato negli anni”.
Donna per lei significa?
“Spesso si parla di quote rosa come se si trattasse di una zavorra necessaria per una questione di immagine, invece ritengo che per le aziende sia un valore aggiunto avere delle donne nel proprio organico. Faccio un esempio: nel mondo dell’arredo abbiamo un cliente che anni fa divenne padre e gli feci recapitare il miele e dei mini portabiti decorati appositamente per la sua bambina. Quando tempo dopo mi recai nella sua sede, lui mi elogiò dicendo che nella sua azienda c’erano per lo più uomini e che puntavano su numeri e schemi, mentre noi donne abbiamo un approccio più morbido e rotondo. Secondo me la donna sa porre attenzione su aspetti che spesso non vengono considerati dagli uomini. Purtroppo viviamo in un mondo pensato da uomini per uomini, mentre credo che le aziende abbiano un’opportunità in più con il contributo femminile. In Toscanini i commerciali sono donne, forse perché hanno una maggiore attenzione ai dettagli e alle procedure oltre che una sensibilità diversa, che personalmente considero un valore. Da mia nonna alla mamma alla zia, nella nostra impresa le donne sono state delle colonne portanti, in prima persona o magari dietro le quinte. Sicuramente mio padre è stato un vulcano di creatività, ma con lui ci sono sempre state figure femminili che hanno avuto un ruolo strategico”.
IL FOCUS DI PROGESIA
I Valori dell’azienda Toscanini sono:
- Sviluppo sostenibile;
- Azienda human centric;
- Valorizzazione dei dipendenti.
Oltre il prodotto
Toscanini è un’azienda che ha fatto del rapporto con i suoi clienti un vero punto di forza: “noi siamo il loro collante, la memoria storica dei clienti” spiega Federica Toscanini. Il team di Toscanini è riuscito a costruire un rapporto duraturo e di fiducia con i clienti, e ciò permette di conoscere in modo approfondito le scelte che ogni cliente ha fatto nel corso del tempo e sulle basi di queste trovare le migliori soluzioni.
Federica Toscanini, infatti, afferma che non si sentono dei fornitori, ma dei collaboratori dei loro clienti. Le loro azioni sono finalizzate non solo alla soddisfazione del cliente diretto, ma anche a garantire un’esperienza di alto livello al cliente finale.
“Il nostro obiettivo è andare oltre il prodotto” afferma Federica Toscanini quando racconta come vengono coinvolti i clienti durante la scelta dei loro portabiti: “offriamo loro una vera esperienza. Il nostro prodotto deve essere toccato. Chiediamo ai clienti di chiudere gli occhi e sentire al tatto le rotondità, il peso, il materiale e ogni dettaglio”.
Dal 1920 ad oggi l’azienda Toscanini ha saputo creare un rapporto unico con la clientela, diventando un vero e proprio punto di riferimento sul mercato, riuscendo a fondere la tradizionale qualità alle azioni di ricerca e sviluppo orientate ad offrire prodotti innovativi e in linea con le esigenze dei clienti.
Passione e dedizione
“Il senso di appartenenza dei collaboratori verso l’azienda è fortissimo. La volta in cui è emerso chiaramente è stato il giorno dell’emissione del francobollo Toscanini per i 100 anni di attività” racconta Federica Toscanini. Le persone che lavorano con noi in azienda non sono dipendenti, ma collaboratori che affrontano ogni giorno il proprio lavoro con grande passione e dedizione verso il cliente.
La presenza della famiglia è forte in azienda ed è vissuta come parte integrante della squadra. “Siamo sul campo accanto ai collaboratori, condividiamo la quotidianità, le criticità e le soluzioni” spiega Federica Toscanini. Questa gestione delle risorse umane è funzionale all’approccio customer centric e al raggiungimento degli obiettivi aziendali.
Un tesoro
L’azienda Toscanini, prima di occuparsi di portabiti, produceva coltelli. Le meravigliose pagine di un taccuino datato 1916 di Giovanni Toscanini, nonno di Federica, mostrano modelli di coltelli, disegnati con particolare attenzione ai dettagli e alle rifiniture, elemento distintivo che caratterizza ancora oggi i prodotti Toscanini. Il taccuino è un vero e proprio tesoro, della famiglia e dell’azienda Toscanini, un oggetto capace di evocare emozioni e stupore per i disegni e le annotazioni scritte. In particolare, in una pagina intitolata “Comandamenti della vita” sono scritte le riflessioni di Giovanni Toscanini attraverso le cui parole emerge una grande personalità. La storia dell’azienda e quella della famiglia Toscanini, sono fortemente intrecciate tra loro e sono raccontate nel libro “Toscanini, l’arte di appendere” che è stato pubblicato in occasione dei 100 anni di attività.
Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto
Focus: Antonella Moira Zabarino
il Natale è per le famiglie divise o, come dicono altri, per le famiglie allargate dopo divorzi, unioni civili, convivenze, ulteriori matrimoni, quelle con quindici figli di tanti letti e cinquanta nipoti. Un Natale a misura di un falso cristiano che esibisce rosari e crocifissi , non certo per pregare. E’ un Natale pagano, fatto di grandi e volgari abbuffate, di luci colorate, di regali più o meno costosi. E spesso e’ arricchito di un presepe lasciato in un angolo della casa, esibito come segno di divisione e non di unione tra ”tutti gli uomini di buona volontà”. Mangiar bene e in allegra compagnia piace a tutti, anche a quelli che non vogliono il presepe perché offenderebbe i musulmani. Il clima festoso di un desco che riunisce famiglie ed amici è sempre un’attrattiva.
quella sin da allora, che io amo moltissimo, silenziosa, è a piano terreno, piccolo giardino, un cortile, dove io sto con i miei cani, […] ed io vivo tranquillo, non sento automobili, non sento i tram, non sento nulla […] e la pittura proprio mia, veramente mia, è incominciata allora con il quadro L’Attesa, il Tiro a segno, La donna e l’armatura, Silvana Cenni, la mia vera pittura è cominciata allora, forse quella pausa lunga (della guerra) mi ha giovato in un certo senso, mi ha fatto fermentare germi che erano ancora in me e che non potevano avere sviluppo altro che, forse, in mezzo a questi dolori, la morte di mio padre […]»
È però a Torino che Casorati trova la sua città perfetta, scelta per stabilirvisi con la famiglia dopo la morte del padre avvenuta nel 1917.
Tutto è sospeso in una atemporalità di chiaro influsso metafisico, c’è il senso dell’attesa, c’è suggestione, c’è la luce che indaga, c’è poesia, elementi che contribuiranno a delineare il “realismo magico” di cui si farà promotore insieme agli altri artisti di Novecento.
E venne anche gratificato della Legion d’onore francese. E‘ una consuetudine diplomatica lo scambio reciproco di onorificenze tra capi degli Stati in visita all’estero. C’è chi in Italia in varie occasioni ha chiesto l’annullamento di quel riconoscimento a Tito. Io non mi unii mai a quella richiesta che rivela la non conoscenza delle consuetudini diplomatiche. Sulla Legion d’onore a Tito nessuno ebbe mai da eccepire. Adesso per il conferimento della legion d’onore al presidente egiziano il cav. Corrrado Augias e altri intendono restituire a Macron la Legion d’onore per non essere equiparati al presidente egiziano che, tra l’altro, ha firmato con Macron importanti accordi commerciali, come già accadde per l’Italia in tempi recenti. Giusto protestare per il giovane Regeni, se le stesse anime candide si fossero scadalizzate per Tito e per tanti capi di stato che ebbbero onorificenze da paesi democratici, pur essendo sistematici violatori dei diritti umani più elementari. L’ex comunista Augias è il tipico esempio di chi protesta a senso unico. Ad esempio, non ebbe mai una parola per lo scienziato Sacharov imprigionato dai sovietici. Eppure, avendo 85 anni, quelle vicende liberticide in Unione Sovietica, le ha vissute, mantenendo il più assoluto e conformistico silenzio verso l’Unione Sovietica. Il Cav. Augias fu anche deputato europeo dell’ex partito comunista. Qualche diritto in più a protestare ha la Bonino che però non restituisce la Legione che ebbe quando era ministro degli Esteri e sa cosa sia la real- politique. Il caso Regeni e’ vergognoso, ma cosa si dovrebbe dire di chi sta armeggiando vigliaccamente per privare della medaglia d’oro al valor civile alla memoria conferita da Ciampi alla studentessa infoibata Norma Cossetto, come sta succedendo a Reggio Emilia? Non si fa politica con le legion d’onori, ma semmai con la diplomazia ; quella italiana ha al vertice di Maio che dimentica i pescatori rinchiusi nelle prigioni libiche da mesi e ha fatto molto poco per Regieni. Sarebbe comunque interessante sapere che meriti abbia Augias per aver ottenuto la legion d’onore e non l’ordine di Lenin che sarebbe stato assai più meritato, anche se il giornalista è stato corrispondente della Rai da Parigi.
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
Il romanzo parte dal 1907 quando Frieda vive a Nottingham con l’appannato e rigido marito Ernest, studioso di etimologia, «…disciplina a tonnellate, ma zero passione» e i loro 3 figli piccoli.
Questa è l’autobiografia che la baronessa Frieda von Richtofen (membro dell’aristocrazia bavarese e imparentata con Manfred von Richtofen, il Barone Rosso dell’aviazione tedesca) scrisse dopo la morte di Lawrence nel 1930 e pubblicò nel 1934.
Lawrence (nato a Eastwood nel 1885, morto a Vence nel 1930), fu scrittore, poeta, drammaturgo, saggista e grande innovatore della letteratura anglosassone. Ha scritto molti romanzi ma uno su tutti vale la pena leggere, “L’amante di Lady Chatterley”, dato alle stampe nel 1928, di cui potete trovare più edizioni.
Il protagonista ha lasciato l’Europa, dove l’intolleranza e il fascismo avanzano impietosi, e cerca di ricostruirsi una vita dall’altra parte del mondo.
Imprenditrici, libere professioniste, dirigenti, artiste, docenti, commercianti e tante altre: sono le protagoniste dell’economia e della cultura cittadina che hanno aderito al manifesto Torino Città per le Donne, un progetto senza finalità politica, che non si identifica con alcuna corrente politica e che si rivolge all’universo maschile e a quello femminile. Fondata dalla Manager culturale Antonella Parigi, dalla Docente di fisica del Politecnico di Torino Arianna Montorsi, dall’Amministratore Delegato di Socialfare Laura Orestano e dalla neurologa della Città della Salute e della Scienza Maria Claudia Vigliani, Torino Città per le Donne si basa su un programma articolato che nasce da un’analisi puntuale del presente. Un presente che, a tutti i livelli, necessita di un cambiamento inteso come esigenza primaria da tanti cittadini e cittadine. In molti, infatti, avvertono la necessità di operare in un contesto politico, sociale e culturale che favorisca l’inclusione, metta al centro la persona e il pianeta, ponga attenzione al benessere dell’essere umano ed operi pensando anche alle generazioni future. Consapevoli che le donne – per skill, empatia, know-how e sensibilità – possono essere il delta che fa la differenza per promuovere una nuova visione della politica e del sociale, il gruppo promotore di Torino Città per le Donne ha redatto un manifesto. L’obiettivo è far sì che l’universo femminile venga maggiormente coinvolto nei processi decisionali e lavorativi a tutti i livelli e in tutti i settori così da soddisfare i requisiti basilari necessari a vivere bene. Per questa ragione sono stati individuati 8 verbi emblematici: lavorare, abitare, decidere, educare, amministrare, convivere, curare, promuovere benessere. Ad oggi i numeri di TOxD sono molto lusinghieri: 55 aderenti al comitato promotore, circa 400 aderenti ai tavoli, 557 sottoscrizioni del Manifesto, pagina Facebook seguita da quasi 2000 persone e 23000 visualizzazioni della Maratona delle Idee. ScattoTorino ha incontrato le quattro fondatrici per approfondire questo tema così importante.
Fu Presidente della Repubblica dal 1999 al 2006. Una delle presidenze sicuramente più rispettate e senza ombra di macchia, che suscitò un ideale confronto col settennato di Luigi Einaudi