IL PENSIERO DI VIRGINIA
…E un giorno svegliandoci e guardandoci allo specchio, veniamo travolti, con la stessa intensità di uno tsunami, dall’apparire del primo orripilante segno di cedimento del nostro viso! Solchi terrorizzanti che fanno cornice alle nostre labbra, infinite righine che appaiono ai lati dei nostri occhi, mentre osserviamo disperate i segni del tempo percorrere il nostro viso…ma cosa succede??
Un pò di training autogeno per calmarci, pensare che forse siamo così depresse da aver visto male e soprattutto correre subito ai ripari per avere la meglio su un nemico tanto forte quanto insinuante che è il tempo e i segni che lascia sulla nostra pelle!
La guerra incomincia senza perdere tempo ed è chiaro che bisogna agire su più fronti: cosmetici hi- tech, dieta bilanciata, fitness personalizzato e piccoli ritocchi di medicina estetica, il giusto cocktail per affrontare il nemico in piena forma e sconfiggerlo:
La tossina botulinica: è il nostro primo salvagente e a differenza di altri riempitivi iniettabili (filler), il botulino non riempie all’istante la ruga, ma blocca il muscolo che, contraendosi, la genera. Ideale per le rughe d’espressione della fronte, tra le sopracciglia e le zampe di gallina ai lati degli occhi. Oggi molti medici estetici preparati la applicano secondo il metodo “Botox Lift”, donando al viso un risultato morbido e naturale ma più giovane ed espressivo!
I fillers: quelli di ultima generazione sono a base di acido jaluronico stabilizzato, durano molto a lungo e servono per rendere più morbide le linee delle labbra, per riempire le rughe o gli svuotamenti di volume.
Bio-lifting: per una sterzata di energia della nostra pelle ecco iniezioni di vitamine, aminoacidi e acido jaluronico, a cui ci si deve sottoporre per almeno 5 sedute, a cadenza settimanale, aumentando come effetto, il tono e l’elasticità della nostra pelle.
Cellule in provetta: la tecnica più rivoluzionaria in assoluto è l’autotrapianto di cellule staminali, che producono collagene e fibre elastiche. Queste cellule staminali, ottenute dal proprio sangue, attraverso un processo di centrifugazione sono reimpiantate con micro iniezioni. Questo trattamento è assolutamente indolore e restituisce tonicità, freschezza e luce di giovinezza dopo qualche mese.
Per finire non manca l’aiuto della tecnologia con raggi taglienti, radiofrequenze, onde e ultrasuoni: tutte tecniche salvavita, che oggi vengono applicate nel campo della medicina, creando la MED-TECH per donarci una medicina estetica avanzata e felice con pochissima invasività, recuperi record ed un’aria naturale.
Anche gli tsunami…se non si possono fermare del tutto…si possono almeno arginare, riducendone i danni!
Scrivetemi a tuchiediloame@gmail.com o contattaci in redazione al numero 335 6466233 e saremo felici di aprire un contatto diretto o una chat fra me e voi.!!
CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60
“Ormai siamo agli sgoccioli!”. Lo dice a pranzo, con un velo di malinconia, mia moglie. Eh, già. Domenica si parte. Si torna a Torino. Chissà perché? Ogni volta che parto da Torino per venire a Finale, rimpiango Torino. E ogni volta che parto da Finale per tornare a Torino, mi prende un groppo in gola per Finale. Cose che capitano anche per altre partenze e altri ritorni. Sempre più sovente. Sentimentalismi da tarda età! Però, é vero. Quest’anno la spiaggia di Finale, essendosi enormemente accentuata la mia totale incapacità di donarmi a prolungate docce solari così come a prolungati pediluvi (non andiamo oltre) marini, mi si è rivelata in una veste tutta nuova. Incredibile e suggestiva. Come un grande palcoscenico teatrale a cielo aperto. Il che capita non solo a Finale, ovviamente. Ma, credo, in qualsiasi altra spiaggia. Così stare ad osservare, senza pruriginosi intenti voyeuristici, bagnanti-attori che vi si muovono, gesticolano, corrono o camminano, vociando, ridendo o piangendo (quanti attori bambini) é stato per me come stare a teatro. Io e loro. Io e i bagnanti-attori, osservatore (in un gioco che spesso vede la fantasia vincere sulla realtà) rintanato nel mio bunker-ombrellone e al sicuro come in una trincea carsica al riparo dalle pallottole asburgiche, a godermi le mille pièces messe in scena a ritmo battuto. Che ti sfuggono nella vita reale e ti si esaltano dinanzi agli occhi nelle indifese “nudità” della spiaggia-teatro. E quanti personaggi ho scoperto e immaginato nel mio angolo di spiaggetta! Titoli da commedia. Dall’ “uomo che cammina tenendosi l’enorme pancia tra le mani” quasi dovesse, la pancia, cadergli ad ogni passo sulla sabbia, al bonario “signore con il naso più grande d’Europa” (definizione condivisa con mia figlia) fino all’ “io sono il vero Mister Bean”, copia spaccata del mitico personaggio imbranato e goffo creato dal geniale Rowan Atkinson. Personaggi in braghe corte. Surclassati però, senza pietà, dall’evergreen superpalestrato di razza. E tanto tanto tatuato. A lui, il Premio Oscar. É sempre lui il prim’attore. Età indefinita, al suo arrivo in spiaggia (mai rigorosamente prima delle 10, per lui prime luci dell’alba) la passerella in plastica che porta a riva pare tramutarsi in scintillante tappeto di sfilata per stars holliwoodiane. Aria assonnata. La nottata é stata lunga e faticosa! Questo almeno deve apparire. Un gesto di saluto roteante, simile a una sacrale bedizione. A tutti e a nessuno. Il corpo tatuato all’inverosimile, che pare gridar vendetta per la feroce colonizzazione di segni e forme (hold school, new school o tribal astratto) che sembrano non conoscere limiti e pause pacificanti. L’ andatura é felpata ma rocciosa e potente. Non come quella “da ricchi alla Luca di Montezemolo, insegnata da Matteo-Teocoli a Maurino-Di Francesco nell’esilarante “Abbronzatissimi” anni ’90. Maniglie dell’amore? Bestemmia! Sguardo benevole ma spietato. Di chi vede e non vede. Svestizione rapida e indolore. Il corpo é già abbondantemente spalmato di brillucicante olio solare. Un baffo, i poveri Bronzi di Riace. L’ adagiarsi sul lettino con tanto di Rayban ultimo grido é da applausi. Perfino il sole pare spostarsi tutto su di lui. Sul prim’attore. Tentazione. Il prossimo anno, mi dico, cerco di imitarlo. Un momento. Io palestrato? Obiettivo irraggiungibile. Tattoo? Forse uno o due tatuaggi all’ hennè. Ipotesi surreale. Mi rassegno. Si prosegua per le antiche strade. A Cesare quel ch’è di Cesare. Meglio per tutti.
Il libro d’esordio dell’autrice Maria Luisa Mosele che racconta l’appassionante storia di una giovane insegnante degli anni ‘80 che sceglie di insegnare in una scuola delle Vallette, zona di periferia della città di Torino. Marilena prova a cercare il vero spirito della scuola nei segni lasciati nell’anima di coloro che
Esso si affaccia sulla ottocentesca Piazza Solferino ed è una delle realtà maggiormente attive e conosciute, insieme ai teatri Regio e Carignano.
Nel 1949 ulteriori restauri comportano l’ampliamento della platea e l’annessione delle due attuali gallerie.
Scrive un giornale: “È l’estate delle risse, degli scippi, delle rapine e dei danneggiamenti soprattutto nel cuore della notte e nei weekend”. I torinesi in vacanza nel Ponente ligure sono esasperati. Così non si può andare avanti e le promesse di maggiori controlli il prossimo anno suonano come una presa in giro. Un quadro intollerabile che si ripete un po’ in tutta Italia e che ha costretto gli esercenti ad assumere vigilantes, quasi non dovessero già fronteggiare mille altre difficoltà economiche. Tutte le polemiche stupide contro le mascherine e i green pass da parte di adulti mai cresciuti abbastanza sono l’altra faccia della medaglia di una situazione che vede molti giovani diventati teppisti. C’è un sindaco che invoca per i responsabili di questa movida violenta i “lavori forzati”, una proposta clamorosa quanto non praticabile. Il problema è educativo, a partire dalle famiglie che non educano e non controllano i propri figli, per non parlare di una scuola che riprenderà di nuovo senza la sicurezza necessaria e sarà destinata per il terzo anno a dichiarare fallimento. Occorrono leggi più severe che consentano alle forza dell’Ordine interventi e arresti che non trovino in magistrati troppo indulgenti la vanificazione del lavoro di prevenzione e di repressione di reati perché tali sono e non forme di divertimento che va un po’ oltre i limiti. Un paese in piena pandemia non può permettere a ragazzini di creare ulteriore caos,quasi già non bastasse quello creato dai no vax.