Rubriche- Pagina 27

La gestione ottimale delle nostre energie / 2

/

Seconda parte 

E’ possibile trovare i modi per non essere in carenza di energie, per dosarne l’uso evitando inutili sprechi, e adottare i molti metodi attraverso i quali possiamo “ricaricare le pile”, ridando al nostro corpo e alla nostra mente la migliore efficienza possibile?

Possiamo ottenere che il nostro livello energetico sia costantemente buono, evitando inutili ed eccessivi sprechi di energia e cercando e utilizzando molteplici occasioni per riacquistare energia? Iniziamo a valutare le situazioni che ci fanno spendere inutilmente troppa energie.

E consideriamo attraverso quali comportamenti le possiamo evitare. Ansia e stress sono due condizioni in grado di far uscire da quel “serbatoio”immaginario, di cui abbiamo parlato nel precedente post, una quantità impressionante di forze.

Ci stressiamo spesso perché chiediamo troppo a noi stessi, spinti dalle nostre esagerate ambizioni, dai nostri eccessivi bisogni e dalle nostre paure, accollandoci compiti emotivi, cognitivi o sociali difficilmente tollerabili e che ci portano a un problematico dispendio di energie.

E’ necessario prenderne consapevolezza per avviare un opportuno cambiamento. Molte persone, poi, non sono neppure consapevoli di essere ansiose e del loro livello di ansia, e conducono un’esistenza continuamente accompagnata da una sorta di “sordo rumore di fondo”.

La loro ansia perenne. Stress e ansia sono i due pincipali “nemici” divoratori di energie, che spesso ci impediscono di godere appieno della nostra esistenza. Avremo modo prossimamente di dedicare alcuni articoli su questo Foglio alla gestione ottimale di ansia e stress

Roberto Tentoni
Coach AICP e Counsellor formatore e supervisore CNCP.
www.tentoni.it

Autore della rubrica settimanale de Il Torinese “STARE BENE CON NOI STESSI”.

(Fine della seconda parte)

Potete trovare questi e altri argomenti dello stesso autore legati al benessere personale sulla Pagina Facebook Consapevolezza e Valore.

La rubrica della domenica di Pier Franco Quaglieni

/

Sommario: Il manifesto di Ventotene ripescato – Corso Sommeiller – Sull’uso dell’asterisco a scuola – Lettere

Il manifesto di Ventotene ripescato
Ad aver sbagliato a tirare fuori dai polverosi archivi senza leggerlo o rileggerlo, il Manifesto di Ventotene è il giornale “Repubblica” e il vecchio Corrado Augias autore di una introduzione che rivela un certo annebbiamento politico. Se l’Europeismo si rifà a quello stantio documento, siamo alla frutta. Esso è il prodotto di un esaltato come Spinelli, un uomo generoso e idealista, ma privo di senso pratico, impregnato di idee comuniste, malgrado la cacciata dal PCI. Ernesto Rossi l’altro firmatario, liberista di scuola einaudiana, poté incidere poco sul fanatismo  ideologico di Spinelli anche se poi, appena poté , prese le distanze anche dagli azionisti e andò a scrivere per il “Mondo “ del liberale Pannunzio. Anche Rossi era un po’ fanatico e visionario soprattutto per un anticlericalismo viscerale e intollerante.  Poi le cose finirono con il mito di uno Spinelli che, tornato nel PCI, divenne il padre nobile dell’Europa.
Pochi lessero il Manifesto di Ventotene o ne dimenticarono il contenuto. Fui forse tra i pochi che lo lesse a fondo e abbandonò il Movimento Federalista che continuava a sbandierare il Manifesto. Il vero europeismo è quello di Einaudi, Soleri, Pannunzio, Brosio, Martino, Badini Confalonieri, De Gasperi, Schumann, Adenauer che non considerarono mai Spinelli un pensatore e neppure un uomo di azione di cui fidarsi. Anche Bobbio non aveva grande stima di Spinelli, che era cognato di Franco Venturi, anche lui abbastanza critico sul Manifesto. E’ strano che “Repubblica”  sia caduta in questo incidente di percorso. Mi rifiuto di credere che Scalfari (nella foto) avrebbe sbandierato il superatissimo e dogmatico Manifesto, scritto in un momento di sconforto in cui è facile perdere la lucidità politica. La reazione isterica di certi deputati che hanno colto l’occasione per esibire la loro incolta faziosità non merita commenti. Non uno sfogo momentaneo, ma la manifestazione di un incurabile e bilioso vetero  comunismo.
.
Corso Sommeiller
L’ingorgo di Corso Sommeiller va fermato subito e non fra tre mesi. Certe sciocchezze si vedono ad occhio, stando un’ora in loco. L’assessora che fa collezione di disastri nella viabilità torinese, va sostituita e al massimo posta allo Stato civile dove ha potestà di governare l’altra Torino, quella dei cimiteri dove gli abitanti non possono più lamentarsi.
Ma anche li’ ci sono i parenti che costrinsero alle dimissioni chi permise l’oltraggio delle salme indecomposte  del cimitero generale. In quel caso pago’ l’assessore, ma avrebbero dovuto pagare altri con sanzioni penali che non ci furono.
.
Sull’uso dell’asterisco a scuola
In questa rubrica parlammo della peregrina idea del preside del liceo classico Cavour di Torino di introdurre l’uso dell’asterisco e dello  schwa nelle comunicazioni scolastiche. Ora il Ministero dell’Istruzione e del merito si esprime negativamente sull’uso dell’asterisco nella scuola, adducendo a riprova quanto ripetutamente affermato, in termini ufficiali, dall’Accademia della Crusca che ha dichiarato che va escluso l’asterisco al posto delle desinenze (maschili e femminili), le uniche che appartengono alla lingua italiana. Cosa farà il “ Cavour “?
Temo che anche altre scuole si siano lasciate travolgere della demagogia linguistica oggi moda. Il rettore Geuna aveva esteso l’asterisco anche all’Università, poi è tornato alla normalità comunicativa. Quando a suo tempo scrivemmo del glorioso “Cavour” di  Vigliani, di Griffa, Polledro (i grandi presidi che preservarono il liceo dall’ ondata demagogica sessantottarda) fummo gli unici a protestare contro la decisione del preside, presa in armonia  con l’associazione ex allievi che, presieduta a vita  dall’avvocato Marzano, invita a parlare solo  ospiti a senso unico, usando  esclusivamente  un asterisco politico inequivocabile, quello   declinato  solo sempre verso l’estrema sinistra: un vero e proprio razzismo politico.
Lettere scrivere a quaglieni@gmail.com
.
Eurocomunisti
Da quando i comunisti si sono aperti all’Europa? Se non ricordo male nel 1979. Prima erano anti europeisti, vedendo il loro riferimento nell’Europa orientale del patto di Varsavia. Queste cose vanno ricordate. I comunisti non hanno nulla a che fare con il Manifesto di Ventotene, salvo alcune farneticazioni di Spinelli che in tempi successivi rinnegò. Spinelli non fu un uomo politico serio e lo riconobbe  nella sua autobiografia.  Quando vedo la sceneggiata  isterica di Fornaro alla Camera mi viene da ridere. Peppino Pasquali
.
A me viene  invece da piangere. Fornaro è pietoso e non merita attenzione. Io posso portare la mia modesta esperienza di giovane  vice presidente del Consiglio italiano del Movimento Europeo dal 1970 al 1975. I comunisti non erano nel Movimento Europeo, anzi erano fortemente  contrari all’Europa federalista .Le polemiche contro il Movimento Europeo erano all’ordine del giorno. Io ricordo le aspre ironie di Pajetta contro di noi. Essi erano con Mosca. Mi spiace, ma la verità è questa. Gli europeisti erano i liberali alla Einaudi e alla Pannunzio, i repubblicani alla Pacciardi  e alla La Malfa, i radicali alla Pannella, I socialisti democratici alla Saragat e Silone. Anche tra i socialisti c’erano molti filo comunisti anti europeisti. Integralmente europeisti erano i democristiani che tennero la barra dritta sempre, malgrado Malfatti che si dimise dalla presidenza della Commissione europea per tornare a far politica in Italia. La destra monarchica e missina non era europeista e neppure atlantica. Solo successivamente cambiò timidamente le sue  posizioni per scelta anticomunista, pur mantenendo il suo originario nazionalismo.
.
Ronzulli, il Senato e il linguaggio istituzionale
Che la Ronzulli sia diventata vicepresidente del Senato mi stupì molto, ma che essa usi il turpiloquio quando presiede il Senato, mi appare ingiustificabile. Queste persone non possono rappresentarci.   Luigi A. Ferro
La volgarità ormai è talmente diffusa a tutti i livelli che  non mi stupisce che la Ronzulli dica “cazzo”  in Senato anche quando è seduta sulla poltrona di presidente. Mi stupirei del contrario. E qui mi fermo.

L’isola del libro

/

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Antonio Monda “Incontri ravvicinati” -La nave di Teseo- euro 26,00

C’è da innamorarsi di questa sorta di antologia di ampio respiro che tratteggia un vastissimo mosaico del mondo culturale internazionale.

Lo sapevate che Robert De Niro è attento agli sprechi e di una generosità che non sbandiera mai? E’ lui che ai tempi de “Il cacciatore” pagò le cure al collega John Cazale, compagno di Meryl Streep, condannato da un tumore ai polmoni.

Oppure che Ingrid Bergman era estremamente affabile. Parola di Antonio Monda che le vendette un paio di scarpe quando, giovanissimo maturando, ebbe in premio un viaggio negli Stati Uniti; per mantenersi lavorò come umile garzone in un negozio di calzature sulla Madison Avenue a New York. Lì un bel giorno entrò la diva, splendida 65enne, che lo promosse suo commesso personale e con lui parlò dell’amata Italia.

Benedetta quella vacanza negli States che cambiò la vita di Antonio Monda; si innamorò di New York, dove si trasferì definitivamente nel 1994. Oggi la sua casa nel cuore di Manhattan è il salotto culturale di altissimo livello in cui riceve il gotha del mondo letterario e dello spettacolo degli ultimi decenni.

Dagli incontri nel corso dei suoi 31 anni americani nasce questo meraviglioso libro da conservare religiosamente. Potremmo definirlo una sorta di antologia che tratteggia un mosaico del mondo culturale internazionale.

Lo stesso Antonio Monda è un fuori classe dai molteplici talenti: scrittore, saggista, direttore artistico, curatore, professore (docente di cinema alla New York University), giornalista, conduttore televisivo. Ha incontrato ed è diventato amico di personaggi da sogno; i maggiori scrittori, attori, registi, intellettuali americani e mondiali. La sua vita è invidiabile perché gli offre accesso ai nomi dell’Olimpo intellettuale. In questo mastodontico volume ha raccolto gli scritti, le impressioni, le interviste e gli aneddoti sulle celebrità in svariati campi.

Incontri ravvicinati” racchiude 150 ritratti di personaggi di massimo calibro in letteratura, cinema, arte e musica. Ad ognuno dedica un capitolo in cui li racconta con pennellate acute e personalissime; è un attimo andare all’indice dei nomi (elencati nella bellezza di 28 pagine alla fine del libro) e scegliere chi più interessa.

Ci sono quasi tutti; da Philip Roth e Richard Ford a Jonathan Safran Foer e Saul Bellow, da Joyce Carol Oates a Oriana Fallaci ed Erica Jong, passando per infiniti altri. Stelle hollywoodiane come Meryl Streep, Cate Blanchett, Richard Gere, Tom Hanks, Ralph Fiennes, e Jude Law. E ancora, i più grandi registi e produttori.

Il libro ci avvicina ad ogni personaggio, ritratto dal punto di osservazione assolutamente privilegiato dell’autore che narra con sensibilità, delicatezza e rispetto, le personalità e l’anima dei tanti big. Pennella ritratti intimi e profondi; dimostrando una sovrana abilità camaleontica nel veleggiare da un ambiente socio-culturale all’altro, sempre con competenza e curiosità umana e culturale.

 

Esther Cross “La donna che scrisse Frankestein” -La Nuova Frontiera- euro 16,90

Il libro è a metà tra saggio e romanzo; del primo ha la precisione e la ricostruzione dei dettagli, del secondo la meravigliosa immaginazione. Una narrazione incantevole della vita e dell’opera dell’autrice di uno dei romanzi più inquietanti e famosi della letteratura mondiale.

A partire dal primo capitolo, in cui si racconta che le spoglie mortali di Mary Shelley (nata nel 1797, morta nel 1851), riposano nella città costiera inglese di Bournemouth insieme al cuore del famoso marito Percy Shelley, ai genitori e ad altre reliquie.

Sullo sfondo della Londra vittoriana viene ricostruito, anche attraverso le lettere e i diari, il mondo in cui Mary crebbe. Denso di intellettuali di preziosa caratura, cimiteri, predatori di tombe, medici che pagavano per avere cadaveri da dissezionare e procedere nella scoperta di come funziona il corpo umano.

Figlia di due menti eccelse – Mary Wollstonecraft, filosofa, fondatrice del femminismo, e William Godwin, scrittore, politico libertario e teorico dell’anarchismo filosofico- Mary crebbe in un ambiente intellettualmente stimolante, pervaso dal senso della morte. Il suo genio la portò a concepire, a soli 18 anni, l’idea di Frankestein, mostro assemblato con pezzi di cadaveri.

Il libro diventa sempre più appassionante man mano che ci si addentra nell’universo della sua solitaria infanzia – abituata a rifugiarsi nei cimiteri per leggere e scrivere sulla tomba della madre- poi il suo peregrinare per l’Europa alle prese con passioni dirompenti, dolori e perdite.

Il suo nome è strettamente legato a quello del famoso lirico romantico Percy Shelley (1792, 1822), entrato nel mito anche per la sua tragica fine; annegato lungo la costa di Viareggio, dapprima sepolto nella sabbia, poi cremato davanti al mare che lo aveva travolto e ucciso.

 

 

Eleanor Catton “Birnam Wood” -Einaudi- euro 22,00

C’è molta natura in questo romanzo della scrittrice e sceneggiatrice neozelandese, inclusa tra i 20 Best of Young British Writers di “Granta”. Al centro della narrazione c’è Birnam Wood, collettivo di orticoltori militanti in Nuova Zelanda. Attraverso atti di “guerrilla gardening” vorrebbero sviluppare un radicale e durevole cambiamento sociale e fare capire quanta terra viene sacrificata e sprecata quotidianamente.

Il collettivo è stato fondato dalla 29enne Mira Bunting che si muove in base alla convinzione che la terra appartenga a chi la lavora. I membri di Birnam Wood si appropriano di ampi spazi abbandonati, creando abusivamente orti biologici sostenibili. Poi applicano principi di solidarietà e mutuo soccorso; sfruttano il terreno e si dividono il raccolto, una parte è destinata ai bisognosi, mentre il resto lo vendono per recuperare un po’ dei soldi spesi.

In sostanza è un progetto illegale di violazione della proprietà privata. Il romanzo inizia con una frana al passo di Korowai, tra l’omonimo parco e la tenuta Darvish. Di lì in poi scendono in campo vari personaggi, ed ognuno persegue i propri interessi. La trama si infittisce e sfocia in una sorta di thriller ambientato dall’altra parte del mondo, animato da intrighi, complotti, corruzione, abuso di potere.

Un raffinato mix di potente satira sociale che sviscera temi come il cambiamento climatico, il capitalismo sullo sfondo di affascinanti descrizioni del meraviglioso territorio della Nuova Zelanda.

 

 

Arwin J. Seaman “Un giorno di calma apparente” -Piemme- euro 18,90

L’isola di Liten, a metà strada tra Svezia e Danimarca, sembra proprio un luogo tranquillo; e invece no. E’ l’epicentro del secondo romanzo, pubblicato sotto pseudonimo da uno scrittore italiano -che vuole restare anonimo- ed ambienta una serie di gialli scandinavi originalissimi.

Ci sono un omicidio e le indagini della polizia; ma il vero fulcro è l’isola di Liten. Poco più che un scoglio boscoso e ripido -con al centro un lago vulcanico- abitato da circa duemila persone. La loro vita tranquilla, scandita da un sonnacchioso tran tran quotidiano senza scossoni, ora si frantuma e attira un’ampia attenzione mediatica su quanto sta avvenendo di inquietante.

I piani di lettura sono molteplici; oltre alla trama noir, viene affrontato l’attuale e scottante tema dell’influenza dei social; la loro deriva nel momento in cui manipolano i soggetti più deboli, o incitano all’odio e alla persecuzione. Il problema deflagra quando quattro adolescenti si suicidano, uno dopo l’altro, in rapida successione. Ad essere additata come istigatrice è la 16enne Malin.

Se il male di vivere degli adolescenti può essere molto profondo e devastante, quello di Malin è esacerbato dall’aver perso la madre troppo presto. Figlia del commissario di polizia locale, esprime tonnellate di rabbia tingendosi i capelli di verde; soprattutto, farebbe qualsiasi cosa per aumentare la sua popolarità sul web.

Per esempio posta filmati in cui simula di lasciarsi cadere in mare da un’altura; peccato che il suo coetaneo Ake faccia un video parodia per deriderla e finisca per precipitare davvero e sfracellarsi. Il resto è un susseguirsi di colpi di scena mozzafiato….

 

 

 

Trancio di salmone con puré di broccoli e ceci

/

Un tris di sapori per una ricetta d’effetto, un piatto completo, nutriente e sano. La delicatezza e morbidezza del salmone abbinate ad un colorato pure’ vellutato sorprendera’ i vostri ospiti.

***

Ingredienti

2 Tranci di salmone fresco

250gr. di ceci lessati

2 piccole teste di broccolo

½ spicchio di aglio

1 piccolo peperoncino

Olio evo, sale, 1/2 limone, prezzemolo q.b.

***

Cuocere i tranci di salmone a vapore irrorati con il succo del limone. Cuocere, sempre a vapore, i broccoli precedentemente lavati, quindi frullarli con l’aglio, il peperoncino, i ceci scolati e risciacquati. Allungare il pure’ con un mestolino di acqua di cottura dei broccoli per renderlo piu’ cremoso, aggiustare di sale, aggiungere l’olio evo ed il prezzemolo tritato. Servire tiepido.

 

Paperita Patty

Forever Young: Quando l’idolo diventa realtà: l’amore al tempo del Muro di Berlino

/

Torino tra le righe

Chi non ha mai sognato, almeno una volta, di trasformare un poster appeso in cameretta in una realtà tangibile? Di incontrare il proprio idolo, scoprire com’è davvero e magari far breccia nel suo cuore? Ma cosa accadrebbe se il sogno diventasse realtà? Sarebbe l’inizio di una favola… o di qualcosa di molto più complicato?
“Forever Young” è l’ultimo romanzo di Alessandra Montrucchio, uscito nella primavera del 2017 per edizioni Feltrinelli. L’autrice è nata e cresciuta a Torino, dove ha conseguito la laurea in Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea. Nel 1995 ha ricevuto il Premio Calvino per alcuni racconti, poi pubblicati da Marsilio in una raccolta dal titolo Ondate di calore. Tra i suoi titoli più noti Macchie rosse e Cardiofitness, dal quale è stato tratto un film nel 2006. Con E poi la sete si è cimentata nella fantascienza. Dal 1997 tiene una rubrica su Torinosette, supplemento settimanale de La Stampa per Torino e provincia, intitolata Cattive ragazze. Lavora anche come traduttrice. Tra i titoli tradotti per Einaudi, La città che dimenticò di respirare. Insieme a Cristina Virone ha scritto libri per bambini firmati con lo pseudonimo di Jenny Haniver e pubblicati da Feltrinelli.
I protagonisti di questa storia, Forever Young, ambientata nell’anno 1982, sono due giovani che, sulla carta, non potrebbero essere più diversi: Mia, diciassettenne torinese proveniente da una tranquilla e apprensiva famiglia borghese, e Alex, ventunenne tedesco, scappato di casa anni prima, con alle spalle un’adolescenza durissima vissuta nelle strade di Berlino Ovest ed un presente da stella emergente della musica. Mia si invaghisce di Alex attraverso una canzone ed un videoclip e poi, quando le si presenta l’occasione di trascorrere l’estate a Berlino, avviene l’incredibile: Mia e Alex si incontrano, si conoscono e si innamorano. Ma questo è solo l’inizio.
All’ombra del Muro che, all’epoca, divideva artificialmente Berlino ed i suoi abitanti in due segmenti separati, Mia e Alex dovranno trovare la forza e la maturità di superare i muri simbolici che la società, l’età e i rispettivi ambienti hanno eretto tra di loro, ma soprattutto trovare il coraggio di superare la paura di non essere all’altezza l’uno dell’altra.
Forever Young non è solo una storia d’amore per adolescenti: la Berlino divisa degli anni Ottanta fa da sfondo a un racconto che intreccia emozioni personali e tensioni storiche. Alex incarna il tumulto e il fascino di una città ferita ma viva, mentre Mia scopre sé stessa attraverso il viaggio e il confronto con un mondo tanto lontano dal suo. Il personaggio di Alex ha un carattere intrinsecamente legato, quasi dipendente da Berlino, dal Muro, dal romanticismo e dal dolore di quella città in quell’epoca, mentre quello di Mia rappresenta la scoperta dell’età adulta attraverso la scoperta della città. Senza contare che molte delle cose che succedevano allora a Berlino – le fughe oltre la Cortina di Ferro, le lotte di strada, eccetera – sono perfette per creare colpi di scena e svolte narrative.
Questo libro è la metafora dei muri, fuori e dentro di noi. Alex si è costruito una corazza difficile da abbattere, ma Mia, con pazienza e determinazione, riesce pian piano a scalfirla. Il Muro di Berlino diventa così anche il simbolo del loro amore contrastato. Mia è una ragazza borghese tranquilla e diligente. A differenza delle sue amiche non si entusiasma facilmente, è seria e saggia. Però, inaspettatamente, le capita una cosa irrazionale come innamorarsi perdutamente di un cantante che conosce solo attraverso i media.
La storia d’amore con Alex è sicuramente un percorso di crescita e maturazione. Lui la salva durante una lotta di strada e quando viene investita da un’auto, ma in realtà è Mia a salvare lui.
Un libro intenso, coinvolgente, capace di raccontare l’amore, la giovinezza e il bisogno di abbattere i confini che ci separano dagli altri e da noi stessi.
MARZIA ESTINI
Linktree. Make your link do more.
linktr.ee

La Signora dei Biscotti

/

PENSIERI SPARSI  di Didia Bargnani

Mi piacciono le storie, mi piace leggerle ma ancor di più scriverle e questa storia, tutta al femminile, merita di essere raccontata.
Ivana e Vittorina sono due sorelle che nella loro casa di campagna, Bricco Dolce, sulla collina di San Sebastiano Po, all’inizio degli anni 2000 si divertivano a preparare biscotti, torte e marmellate. Decidono così che della loro passione vogliono farne un lavoro e si rivolgono al mulino di Casalborgone dove scoprono che non esiste una sola farina ma tante farine con caratteristiche diverse. Il papà non è d’accordo sul fatto che la sua casa diventi un laboratorio-negozio e le dissuade dal voler stabilire la futura attività proprio lì, in strada Bricco Dolce n.7
Le ragazze riescono a trovare una valida alternativa a Borgaretto dove trasformano un grande garage in laboratorio ed iniziano a seguire dei corsi indicati dalla Regione Piemonte per mettersi in regola. All’inizio dell’avventura decidono di servire i bar e la vendita al minuto, realizzano diversi biscottini che vengono confezionati in piccoli sacchetti, tutto il lavoro viene fatto manualmente. Le ricette sono quelle di mamma Rosina, delle nonna e delle suocere e così nel 2004 fondano la società “ Biscotteria Artigianale Bricco Dolce”, che fornisce alcune enoteche, bar, gastronomie, di biscotti sani, artigianali, belli e ben confezionati.
Il caso vuole che una hostess in servizio su alcuni voli privati che frequentemente portavano Sergio Marchionne ed il suo staff a Detroit scelga proprio le dolcezze di Bricco Dolce per allietare i viaggi di questi passeggeri che mentre giocavano a carte desideravano sgranocchiare qualcosa di buono. Ed è così che Ivana e Vittorina vengono contattate anche da Air Dolomiti che decide di portare a bordo dei propri aerei i loro biscotti.
“Abbiamo avuto un momento di panico – mi racconta Ivana- non saremmo riuscite a confezionare a mano sacchetti per ordini così importanti e così abbiamo acquistato una confezionatrice e nel 2012 abbiamo vinto una gara per fornire anche Alitalia, oggi Ita, ed è arrivata una confezionatrice ancora più performante”.
Ivana mi racconta la storia del biscottificio nel suo negozio in corso De Gasperi 20 a Torino, nel cuore della Crocetta. “ Da noi è tutto artigianale, usiamo solo materie prime eccellenti come le farine Bongiovanni e le uova fresche già sgusciate che riceviamo tre volte alla settimana, in questi giorni stiamo mettendo a punto nuove ricette con farine non raffinate, cereali antichi, grano arso affinché il prodotto finito sia il più naturale possibile. I nostri clienti amano molto la linea dei Biscotti del Buongiorno, senza latte né burro, in vari gusti come vaniglia, farina di mais, cacao e gli integrali. Sono anche richiesti quelli della Linea Classica: meliga, krumiri, ciambelline panna e caffè e gli arancetti con scorza d’arancia e cioccolato”
Chiaccherando scopro che proprio in quel momento sta per salpare, direzione USA, una nave carica di Parlapa’, biscotto ideato ai tempi del Covid quando con il negozio chiuso il tempo per pensare non mancava. “ Il Parlapa’ è un biscotto a forma di gianduiotto realizzato con gli ingredienti del famoso cioccolatino torinese, pasta di nocciole e burro di cacao, la ricetta è stata brevettata come per il Cuore Rosa che ha avuto il patrocinio di Candiolo, bello, buono, ha il sapore di confetto, e fa del bene”.
In negozio, arricchito anche con oggetti molto particolari che volendo vengono abbinati alla vendita dei biscotti ( tazze, latte tedesche, tessuti realizzati appositamente per Bricco Dolce a Chivasso e a Chieri) spiccano sugli scaffali le Meringhette con gocce di cioccolato, i Girasoli integrali, le Pannocchiette, i biscotti senza farina per gli intolleranti al glutine e le Coccole al cocco , senza burro né uova per i vegani , crostate e torte di nocciola.
“ Nel 2025 avremo almeno altri tre nuovi prodotti che per ora sono in fase sperimentale, devono essere buonissimi per metterli in vendita ma soprattutto dobbiamo essere tutte d’accordo: io, mia sorella, mia figlia e mia mamma”.
“Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”, lo scriveva Oscar Wilde.

L’isola del libro

/

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Colm Tóibín “Long Island” -Einaudi- euro 20,00

Il grande scrittore irlandese 69enne ci affascina con questo romanzo dal finale incerto; sequel del precedente successo “Brooklyn” (2009), che aveva ispirato l’omonimo film adattato da Nick Hornby, interpretato da John Crowley e Saoirse Ronan.

Durante la pandemia Tóibín ha fantasticato su un possibile seguito, al quale ha lavorato al ritmo di 10 ore al giorno. Ed ecco questo bellissimo testo scritto con il suo rigoroso stile letterario. “Brooklyn” si era concluso con il ritorno in America della protagonista, Eilis Lacey, che si era recata nella natia Irlanda per la morte della sorella.

Ora sono trascorsi 20 anni, Eilis vive a Long Island con il marito Tony, i figli Larry e Rossella, ad un passo dalle villette di suoceri e cognati italoamericani; una piccola enclave fondata su legami di sangue e reciproco aiuto.

Il suo rassicurante ritmo di vita quotidiano viene infranto da uno sconosciuto che bussa alla porta e le ringhia contro. E’ il marito “cornuto” a casa del quale Tony aveva fatto dei lavori; poi però si era anche sollazzato con la padrona di casa e l’aveva pure messa incinta. L’uomo le annuncia che non ha nessuna intenzione di tenere il figlio del peccato e che lo scaricherà davanti alla porta di Eilis.

E’ la bomba che fa esplodere l’esistenza della protagonista e scava un baratro con il marito fedifrago e la famiglia di lui. Eilis è determinata a non voler crescere il futuro nascituro e non accetterà nemmeno che ad occuparsene sia la suocera. L’ultimatum è chiaro e inappellabile: se il bastardino entrerà in famiglia, lei ne uscirà definitivamente.

E, giusto perché l’aut aut sia ancora più esplicito, decide di partire per l’Irlanda portando con sé i figli; adduce come scusa il compleanno dell’ottuagenaria madre, ma ovviamente dietro c’è molto di più.

Il seguito narra il suo ritorno a Enniscorthy, dove l’ultima volta aveva avuto una relazione con Jim. Poi era ripartita senza dare spiegazioni per tornare dal marito.

Jim però non l’ha dimenticata; è rimasto single, dedito solo al suo pub. Solo ultimamente frequenta di nascosto Nancy (amica di Eilis); vedova e madre di due figli, che manda avanti una friggitoria, barcamenandosi tra mille difficoltà.

Un legame che viene messo in pericolo dal ritorno di Eilis….

 

 

Ursula Parrott “Ex wife” -Gramma Feltrinelli- euro 18,00

Ursula Parrot è lo pseudonimo della giornalista, scrittrice e sceneggiatrice Katherine Ursula Towle, (nata nel 1899, morta nel 1957). Ebbe una vita movimentata, con 4 matrimoni e svariate relazioni con personaggi di spicco dell’epoca, tra cui Francis Scott Fitzgerald. Morì stroncata da un tumore a 58 anni, in povertà e dimenticata da tutti.

Pubblicò questo romanzo nel 1929 riscuotendo notevole successo; ma anche suscitando un certo scandalo perché metteva in scena la storia di una difficile emancipazione femminile.

E’ ambientato a Manhattan negli Anni ’20, era del jazz e delle trasgressioni. Patricia e Peter si sposano nel 1924 e incarnano una giovane coppia che trascorre le serate tra balli, feste e alto tasso etilico. I due pattuiscono di dirsi sempre tutto.

5 anni dopo lei confessa la sbandata di una notte e Peter non la prende affatto bene. Nonostante lui abbia un’amante da anni, decide di mettere una pietra tombale sul matrimonio. Verdetto inappellabile che relega Patricia al triste ruolo di ex moglie.

L’autrice racconta con spietato acume i vari stati d’animo in cui sprofonda la donna, nello snervante turbinio tra speranza e disillusione; avviluppata dai consigli delle amiche, e pure da perfide pseudo-amiche che sputano veleno a palate e finiscono per confonderla. Ma è anche la difficile rimonta di una nuova Patricia che si mantiene da sola con il lavoro di copywriter e festeggia la ritrovata libertà e l’indipendenza.

 

 

Giorgio Biferali “A New York con Paul Auster” -Giulio Perrone Editore- euro 16,00

Prima di tutto un plauso all’editore Perrone per l’idea della collana “Passaggi di dogana” dedicata alle città viste attraverso gli occhi e le opere di grandi scrittori. I lettori vengono trascinati tra le vie e i punti di riferimento letterari scoprendo: Lisbona con Tabucchi, Buenos Aires con Borges e, ancora, tra le molte altre mete, la Costa Azzurra con Fitzgerald e l’Oriente con Terzani. Insomma una preziosa manna per i bibliofili.

Giorgio Biferali, nato a Roma nel 1988, scrittore e docente dell’Accademia Molly Bloom, ci accompagna nelle strade della Big Apple attraverso i libri di Auster. E rimpiange di essere arrivato a New York 10 giorni dopo la morte dello scrittore (nell’aprile dell’anno scorso); così il libro è anche la nostalgica storia di un appuntamento mancato.

Il volume dedicato alla New York di Auster non è un romanzo, non è un saggio e neppure una guida in senso classico; piuttosto è una piacevolissima traccia narrativa.

Ci avventuriamo tra citazioni, riferimenti culturali e passi dei romanzi del grande autore, immenso cantore della città unica al mondo. Da nord verso sud attraversiamo una New York inedita: di quartiere in quartiere, passando per parchi, strade e ponti, da scoprire con occhi nuovi.

Attraverso la letteratura, il cinema e le serie tv, avrete uno speciale ritratto della Big Apple.

Dalla Columbia nell’Upper West Side (dove Auster alloggiò nel dormitorio dell’Università), alla nuova Harlem, Manhattan, Soho e Queens; fino alla zona che forse gli somiglia più di tutte, Brooklyn, spesso tanto presente nelle sue opere.

Una New York meditata e svelata nelle sue molteplici sfaccettature: frenetica, rumorosa, umorale, affollata, emotiva, gentile, ma anche pericolosa. Questo è uno dei libri da mettere in valigia per il vostro prossimo viaggio nella città dalle mille luci e che non dorme mai.

 

 

A.K. Blakemore “L’insaziabile” -Fazi Editore- euro 18,50

L’autrice inglese, che aveva esordito con “Le streghe di Manningtree” (sulla caccia alle streghe nell’Inghilterra del XVII secolo), ora torna in libreria con questo secondo romanzo che narra l’avventura picaresca e grottesca di Tarare, ragazzo perennemente affamato.

Blakemore ha traslato in forma romanzesca una vicenda realmente accaduta nella Francia di fine Settecento. Quella del giovane diventato famoso per la sua sorprendente capacità di ingurgitare qualsiasi cosa, oggetti compresi.

E’ la storia di Tarare, ed è documentata. L’autrice ama scavare in epoche tramontate; poi mette in campo l’immaginazione e narra con la sua consueta scrittura elegante. Qui ricostruisce la breve, incredibile e dannata vita di Tarare, che lui stesso racconta alla giovane suora Perpetuè, rimasta al suo capezzale fino alla fine. Attratta -ma anche pervasa da repulsione- di fronte all’uomo-mostro.

Tarare, orfano di padre già alla nascita, vive un’infanzia derelitta con la madre prostituta (che l’ha addirittura costretto a seppellire la sorellina morta) e il patrigno contrabbandiere che tenta di ucciderlo con un’accetta. Il ragazzino riesce a fuggire e si unisce a un gruppo di girovaghi sbandati, che lo trasformano in fenomeno da baraccone.

Tarare diventa una sorta di essere ripugnante, malfatto e in preda a una fame smisurata, che è potente metafora della mancanza di amore. La sua è una spasmodica ricerca che ne determina la vita.

Si ingozza di qualsiasi cosa e in continuazione: tappi di sughero, cibo marcescente, frattaglie immonde e decomposte, animali vivi e carcasse di quelli morti, per toccare il fondo cibandosi del cadaverino di una bimba.