Rubriche- Pagina 105

“Abbiamo un amore senza casa”

Music tales, la rubrica musicale

ma noi questo lo sappiamo, abbiamo un amore senza casa;

Quando sei con lui, chiami il suo nome

come fai quando sei con me?”

Quando cerchi di trattenere una persona, la cosa più complicata è capire la differenza tra difficile, impossibile e inutile, ed il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l’avrai mai.

Lady Gaga lo descrive bene in questo brano nuovo nuovo. Non sembra nemmeno lei, ha una voce cosi eclettica, cosi meravigliosa in ogni sua interpretazione da sembrare mille donne differenti, un po’ come molte donne: un volto mille personalità.

I ricordi veramente belli continuano a vivere e a splendere per sempre, pulsando dolorosamente insieme al tempo che passa.

Non resta molto da dire su questo brano, se non decantarne la bellezza e ascoltarlo lasciandosi spezzare il cuore, ammesso ci sia ancora un pezzo di cuore da rompere.

https://www.youtube.com/watch?v=WpU6cENFlMo

Chiara De Carlo

Marenda sinòira, ecco un sonetto ispirato a questa tradizione piemontese

Rubrica a cura del Centro Studi Piemontesi

Marenda sinòira. Avete presente l’happy hour? I piemontesi lo praticavano dal tempo dei tempi. Sarebbe la nostra tradizionale Marenda sinòira, merenda-cena, o merenda cenatoria. 

“A la ciamo marenda, ma sinòira /ch’a veul dì na marenda ‘n pòch viròira /përchè ch’a l’é come na via ‘d mes…/ … e fin-a farinela,/ ch’an buta ‘n alegrìa, an buta ‘n tema/ përchè ch’a l’é n’anvìt ëd comunion/…/… na copà ‘d vin e tanti bon bocon”

(La chiamano merenda, ma cenatoria/ che significa una merenda un po’ bizzarra/ perché è come una via di mezzo,/… ci mette in allegria, ci mette in tema/ perché è un invito di comunità/… una coppa di vino e tanti buoni bocconi).

Sono alcuni versi di un Sonetto inedito di Giovanni Tesio. 

Una democrazia in pericolo

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / La ministra dell’ Interno che ha ben poco dell’inflessibile prefetto di una volta – pensiamo al prefetto Mori – ha affermato che in autunno ci saranno gravi disordini e in tempi più recenti ha annunciato nuovi sbarchi che sarà difficile controllare. L’ottimismo leibniziano di Conte è contraddetto dalla sua ministra.

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Solo i democratici stanno al gioco del presidente del Consiglio che è quello da un lato di spaventare le persone con un nuovo periodo stato di emergenza e dall’altro di  narcotizzare i cittadini con la promessa di aiuti che non arrivano e che non servono a far ripartire l’economia.
Non si può più tacere il disastro a cui stiamo andando incontro. Assistiamo ad un nuovo assalto delle ONG che ci scaricano Irresponsabilmente  migranti positivi al virus che ci creano ulteriori gravi problemi sanitari e distruggono l’immagine turistica, rimasta  fino a ieri sicura, delle Regioni meridionali con  un incalcolabile danno. La trattativa europea  è interrotta e il viaggio del premier nelle capitali europee non ha fatto che registrare il bassissimo credito europeo e internazionale che ha l’Italia, anche lasciando a casa il ministro degli Esteri come ha fatto Conte. Siamo a metà luglio e il Paese è a un punto di non ritorno con un’ informazione asservita a quello che potrebbe diventare un regime. La classe politica – tutta – sta rivelando, ancora una volta, la sua pochezza e la sua totale mancanza di senso dello Stato. Sono tutti pronti a far fuori i Benetton che ebbero dal Pd concessioni autostradali scandalose ,senza sapere a chi affidare la gestione delle autostrade. Certo ha gravi colpe, ma in un regime democratico  normale,esse vanno accertate dalla Magistratura e non dal governo o dai partiti. Questo è un governo ancora peggiore di quello di qualche mese fa quando si preoccupò  solo di aumentare le tasse e colpire il contante in nome di una vecchia demagogia della peggiore sinistra e del populismo grillino. Oggi il Governo è preda di un onanismo proprio dei principianti con un presidente del consiglio che da mediatore vorrebbe diventare protagonista, se non l’uomo solo al comando come Renzi. Neppure il ricorso al voto è possibile perché bisogna attendere i risultati del referendum sul numero dei parlamentari e una nuova legge elettorale  che ridefinisca i collegi. Siamo una democrazia bloccata che non sa decidere e soprattutto non sa o non vuole  far funzionare le istituzioni, in primis il Parlamento. Un aspetto pericolosissimo e del tutto inedito nella storia repubblicana dove De Lorenzo e Sogno vennero accusati di golpe inesistenti. Questo governo è una mina vagante per la democrazia italiana. C’è chi si chiede dove siano finite le sardine considerate i  difensori della democrazia  per antonomasia. Sono tornate nelle acque del mare ,lasciando le piazze assolate vuote. Era chiaro il loro intento partigiano ed elettoralistico. Infatti oggi tacciono. E tacciono vilmente nel momento del  “patriae tempore iniquo“, come diceva Lucrezio quando stava morendo la Repubblica nell’antica Roma , un autore che le sardine non hanno mai letto. Loro sanno solo parlare a slogan.
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Berlusconi e la Costituzione

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Domenica “La Stampa”  è uscita in prima pagina con un titolo di apertura molto raro per quel giornale notoriamente antiberlusconiano, se ci eccettua la direzione di Sorgi che si rivelò’ più rispettosa di tutti gli schieramenti.

Il titolo era  questo: “ Berlusconi a Conte : rispetti la Costituzione“. Un concetto espresso da insigni giuristi democratici come Sabino Cassese. Lunedì in uno scritto senza firma il giornale si pente  di aver dato spazio a Berlusconi, dicendo che il Cav. che  chiede il rispetto della Costituzione è  un “cortocircuito  psico – politico stupefacente” perché  “quando ha governato la Costituzione l’ha maltrattata di brutto” .
Un marcia – indietro in piena regola che stupisce i lettori che avrebbero diritto di giudicare ciò che leggono, senza il sussidio postumo di commenti che sconfessano la scelta del giorno prima di dare spazio a un leader dell’opposizione che persino Prodi ha rivalutato. Berlusconi ha commesso  tanti errori ed ha tradito l’idea, forse utopistica, della Rivoluzione liberale che gli alleati non potevano consentirgli di fare . Con i suoi comportamenti libertini ha perso di credibilità e il suo partito oggi  è malconcio. Ma accusarlo di aver governato calpestando la Costituzione è falso storico.   Glielo hanno riconosciuto avversari come D’Alema che lo preferirono a Renzi. Ciò che ha fatto Berlusconi  è in parte storicizzabile e quelle accuse non sono vere. Berlusconi non è riuscito a creare una classe dirigente per il suo partito e oggi si ritrova con un partitino in crisi. Non ha saputo scegliere le  persone, preferendo quasi sempre i mediocri obbedienti, ma potenzialmente traditori.  Ma accusarlo  di lesa  Costituzione rasenta il ridicolo. Solo l’anonimo corsivista ha ancora il coraggio o la viltà di affermarlo.
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Stato di emergenza e pieni poteri

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / L’idea del presidente del Consiglio dei ministri di prorogare di sei mesi lo stato di emergenza preoccupa e suscita sconcerto 

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La seconda carica dello Stato, il presidente del Senato Casellati parla di “camere invisibili” ed invita il governo a sottoporre al voto parlamentare la proroga fino al 31 dicembre. Il solo Zingaretti si allinea acriticamente in tutto e per tutto al premier, dimostrando una insensibilità democratica davvero sorprendente.
Ma a bocciare l’avvocato del popolo, il Giuseppi lodato da Trump, è un grande giurista democratico, già presidente della Corte Costituzionale, il prof. Sabino Cassese  il quale dice che per prorogare non basta il timore di un evento calamitoso, ma occorre che ci sia una condizione attuale di emergenza. Il premier, seguendo questa strada, riconosce implicitamente che oggi stiamo vivendo nell’emergenza Covid o intende forzare la mano per altri fini. Cassese inoltre evidenzia l’opportunità di evitare la concentrazione dei poteri nelle mani del Presidente del Consiglio  sia perché Conte ha già troppi poteri, sia perché l’accentramento crea “colli di bottiglia“ che paradossalmente rallentano i processi di decisione. Solo Mussolini ottenne i pieni poteri dal Parlamento per il riordino del comparto fiscale per pochi mesi tra la fine del 1922 e il gennaio 1923 poi abbiamo visto come è andata a finire. Francesco Crispi non ottenne i pieni poteri e neppure Giuliano Amato. Salvini nel delirio estivo di un anno fa li chiese, forse, senza sapere neppure di cosa stesse parlando. Tornando a Cassese, egli ritiene inopportuna la proroga perché l’eccezione non può diventare la regola in quanto governare con mezzi eccezionali non è fisiologico rispetto ad una democrazia parlamentare. Cassese parla di oscuramento del Parlamento ,del presidente della Repubblica  e della Corte Corte Costituzionale al cui controllo sono sottratti gli atti dettati dall’emergenza. Sabino Cassese evoca  addirittura l’esempio emblematico  ed inquietante di Orban. Forse occorre una parola chiarificatrice che arrivi dal Colle più alto che spesso tace.  I cittadini hanno bisogno di chiarezza. Sono in gioco le nostre libertà costituzionali.
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L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Willa  Cather   “Il canto dell’allodola”  -Fazi-  euro  18,50

E’ inedito in Italia questo romanzo scritto dall’americana Willa Cather (1873- 1947) nata in Virginia, poi trasferitasi con la famiglia nel Nebraska, dove visse a stretto contatto con gli immigrati cechi e scandinavi. Fu anche insegnante e giornalista: nel 1906 si trasferì a New York lavorando per il “McClure’s Magazine”e soggiornò a lungo in Francia, ad Avignone. Scrittrice prolifica pubblicò vari romanzi e vinse il Premio Pulitzer nel 1923 con “Uno dei nostri”. In America conobbe grande fama perché seppe dare voce alla gente di frontiera, raccontando il grande Ovest che conosceva bene, perché ci era nata e aveva insegnato a Pittsburg.

“Il canto dell’allodola” è la storia della giovane Thea Kronberg, nata nell’entroterra americano a inizi 900, a Moonstone nel Colorado: piccola cittadina al confine col deserto, popolata da emigrati europei in cerca di nuove opportunità.

La famiglia di Thea è di origini svedesi, figlia di un pastore metodista, quarta di sette fratelli, e la seguiamo a partire dai suoi 11 anni, mentre accudisce il fratellino ultimo nato, ma soprattutto prende lezioni di pianoforte da un maestro tedesco che l’ha particolarmente a cuore.

Thea è intelligente, sensibile e piena di entusiasmo, sa far breccia negli animi di uomini saggi come l’affascinante dottor Archie (incastrato in un matrimonio infelice) o far platonicamente innamorare di sé lo sfortunato macchinista Ray. E’ grazie a loro che spicca il volo verso Chicago, dove alloggerà in vari pensionati, farà lavoretti per mantenersi e prenderà lezioni di musica. Nella grande città ventosa e frenetica scoprirà che il suo vero talento non è per i tasti del pianoforte, ma per il canto.

La sua è la storia di «…una persona fuori dal comune in un mondo molto, molto comune», come intuisce ben presto il dottor Archie che la sprona a volare più alto. La bellissima parabola di come si può nascere da gente rozza e diventare migliore.

Pare che la storia di Thea sia ispirata all’incontro della scrittrice con la cantante Olive Fremstad, soprano e mezzo soprano famoso all’epoca, che cantò anche con Enrico Caruso ( pure lei svedese e nata nel Minnesota).

Willa Cather fu a sua volta un personaggio da romanzo che, secondo i biografi, ebbe un solo grande amore, l’amica  Isabelle McClung alla quale dedicò proprio “Il canto dell’allodola”.

 

 

Sylvia Townsend Warner  “Il cuore vero”   -Adelphi-   euro  18,00

Sylvia Townsend Warner (1893-1978) è stata un’importante scrittrice, nata e sospesa tra 800 e 900: vicina al primo per stile di scrittura, ma proiettata nel secondo per i temi trattati. Fu una donna decisamente anticonformista, femminista, visse 40 anni con la poetessa Valentine Acklad, lottò per i diritti degli omosessuali e combatté in Spagna nella Guerra Civile.

“Il cuore vero” rimanda al poema di Apuleio “Amore e Psiche” e narra la storia della 16enne orfanella Sukey Bond.

Una vicenda tristissima segnata dalla perdita dei genitori a 11 anni, lei primogenita e unica femmina di una nidiata di bambini che il destino sparpaglierà in adozione. Viene separata dai fratellini e mandata in orfanotrofio per 5 anni, poi spedita a servizio in una landa desolata e umida dell’Essex nel 1873.

E’ li che conosce e si innamora –ricambiata- del giovane Eric: biondo, svagato, inoffensivo e tenerissimo. Condividono l’amore per gli animali e la natura, ma lui non è come gli altri. Da tutti è considerato “un idiota”, malato di mente senza speranze di guarigione, reietto che la madre ha allontanato vergognandosene. Quando Eric ha l’ennesima crisi convulsiva lo allontanano da Sukey e sbattono lei in mezzo alla strada.

Ma è innamorata, combattiva e per niente disposta a rinunciare a quel legame. Il romanzo narra le sue peripezie e la sua battaglia per ritrovarlo, incluso un incontro nientemeno che con la Regina Vittoria.

Sono pagine che rimandano ai grandi scrittori vittoriani, come Thomas Hardy e la sua “Tess dei  d’Ubervilles”, ma con una modernità straordinaria. Sukey dovrà lottare contro la cattiveria delle altre servette, ma anche contro persone altolocate che irradiano insensibilità e spietatezza.

Una critica arguta che la Townsend fa delle signore dell’epoca che si ammantavano del buonismo di opere di bene per sentirsi più nobili, ma poi dei bisognosi se ne infischiavano altamente.

Pagine che possiamo decodificare come manifesto femminista, con l’eroina Sukey dal “cuore vero” che non si ferma davanti a nulla pur di trovare il suo Cupido. Un altro personaggio femminile che la Townsend ci ha lasciato dopo “Lolly Willowes” (Adelphi 2016), storia di una donna che diventa strega per sfuggire ai lacci della società degli anni Venti

 

 

Alessandro Robecchi  “I cerchi nell’acqua”  -Sellerio-   euro 15,00

Il protagonista dei romanzi di Robecchi, Carlo Monterossi -autore di televisione spazzatura e col pallino da investigatore casuale-  in questa avventura cede il primo piano ai due poliziotti Tarcisio Ghezzi e Antonio Carella, sullo sfondo di una Milano sotterranea che li vede impegnati in due indagini parallele, scandite in capitoli alterni.

Tarcisio Ghezzi, 60 anni e in odor di pensione dopo 40 anni «di onorato servizio, sposato con Rosa, niente figli, zero carriera, tanti chilometri per poco reddito…» ha in corso una sua battaglia personale e un torto da raddrizzare.

Antonio Carella è il collega più giovane, lavoratore instancabile che non va mai in vacanza oppure usa le ferie(ne ha una tonnellata da smaltire, ma proprio non è capace di fermarsi e riposare) per risolvere vecchi casi. E anche lui ha un fatto privato di cui occuparsi.

Entrambi sono sulle tracce di due ex detenuti. Quello di Ghezzi è il 66enne Pietro Salina, ladro maldestro e sfortunato, fuori dal carcere da qualche anno, che in passato è stato il protagonista del primo caso risolto da Ghezzi.

Invece Carella è alle costole di tal Alessio Vinciguerra, 39enne rammollito e un po’ ingrassato, ora di nuovo libero dopo neanche 5 anni di galera.

Inutile dire che i due poliziotti sono un po’ le pecore nere della questura, due cani sciolti con caratteri ed età diversi; in comune un forte senso di giustizia e l’empatia per le sofferenze altrui. Mentre conducono le loro battaglie private, intanto c’è un caso bollente da risolvere. L’omicidio dell’artigiano e famoso restauratore Crodi, picchiato a morte nel suo magazzino-laboratorio.

Un gran bel rebus che parte senza indizi: nessun segno di scasso né di furto, zero tracce o testimoni. Poi qualcosa si ingarbuglia, una signora della Milano super- bene muove le sue pedine e denuncia che nell’atelier non c’è più il suo preziosissimo orologio di epoca napoleonica, quello che Crodi doveva sistemare per la vendita niente meno che a Sotheby’s per 170.000 euro. Alla denuncia della madama seguirà un coro di altri clienti, in una bagarre anche mediatica che complicherà le cose…..

E il resto a voi scoprirlo tra continui colpi di scena e un filo sottile che segna il confine tra poliziotti e malavitosi, che forse a volte si può travalicare…

Stato di emergenza e libertà

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni / Lo stato di emergenza verrà prorogato dal presidente  del  consiglio al 31 dicembre 

La situazione attuale della pandemia in Italia, a meno che ci nascondano dei dati, difficilmente giustifica un provvedimento del genere. Dobbiamo essere tutti disciplinati e non possono essere ammessi comportamenti difformi dalle regole perché la salute e la vita sono valori prioritari.
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Ma non si può non pensare che una proroga del genere possa avere contraccolpi sulla democrazia e sulla libertà degli Italiani. Non basta una dichiarazione del presidente del Consiglio, ci vogliono motivazioni anche giuridiche e un voto del Parlamento come avvenne persino nella Repubblica illiberale di Ungheria. Non voglio mettere a priori in dubbio la buona fede di Conte, ma certo questo prolungamento allarma perché sarebbe un modo per prolungare la vita del governo per via sanitaria ed impedire di fatto libere elezioni. E’ meglio essere chiari subito prima di dover rimpiangere la perduta libertà che è un valore altrettanto importante rispetto a quello della vita, come ci insegna il Catone  dantesco e l’Ortis foscoliano, esempi dimenticati di un modo altamente etico di affrontare la vita con dignità.
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Dove sono gli intellettuali italiani?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni / Felice Balbo di Vinadio, uno dei pensatori e intellettuali italiani del secondo Novecento più liberi ed inquieti, diceva che è compito degli intellettuali quello di  vigilare e guardare lontano, impedendo alla nave di finire sugli scogli, non quello di dare una mano per disincagliarla

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Oggi siamo finiti sugli scogli e non si trova nessun intellettuale disposto a dare anche solo una mano. Un gruppo di oltre 150 intellettuali negli Stati Uniti ha avuto il coraggio di sottoscrivere un appello per difendere la libertà di opinione minacciata dalla nuova inquisizione del politicamente corretto che intende imbavagliare il dibattito presente e giudicare in modo manicheo e antistorico anche  il passato con l’abbattimento di monumenti.
I firmatari si riferiscono anche ad un settarismo femminista supponente e estremista che non abbiamo conosciuto neppure negli Anni 70 del secolo scorso. Anche in Italia è capitato qualcosa di simile con i monumenti a  Montanelli e persino al Conte Verde a Torino. In Francia sta manifestandosi con virulenza contro uomini del nuovo governo scelto da Macron una crociata molto aggressiva, spesso motivata da astio  polemico fine a se’ stesso. E’ la vecchia, intollerabile storia dell’ intolleranza manichea che spacca la mela in due parti: il Male e il Bene, senza comprendere che la realtà è fatta di tante sfumature che vanno dal bianco al nero, attraverso la scala dei grigi. Non esistono i Mali assoluti e i Beni assoluti nella storia umana. Certi valori appartengono solo a Dio, non agli uomini. Ma anche Dio e’ misericordioso oltre che giusto. Certe persone non sono giuste e non sono certo ne’ misericordiose ne’ comprensive. Queste considerazioni indurrebbero  alla prudenza, alla tolleranza, al comprendere prima di giudicare. Oggi in questo Paese esistono solo pochissime voci libere da Massimo Cacciari a Luca Ricolfi, da Dino Cofrancesco  all’esagerato, ma liberirissimo Vittorio Sgarbi. Solo Marcello Pera ha avuto il coraggio di stendere un appello in difesa del Parlamento di fronte ai decreti del Presidente del Consiglio che lo marginalizzavano. Un arcipelago di libertà nel mare del conformismo. Bisogna dire chiaro e forte che nessuna opinione, soprattutto quella più lontana dal nostro modo di pensare, può essere proibita. Le leggi che censurano le idee sono liberticide. E chi attraverso i giornali e le Tv impedisce un libero dibattito e’ complice della violazione dell’articolo 21 della Costituzione.  Le varie Lilly Gruber che invitano alla loro corte solo gli amici degli amici sono l’esempio del peggiore giornalismo. Oggi vengono persino censurate le lettere dei giornali, addirittura “La Stampa“  ha eliminato la rubrica delle lettere, lasciando in Cronaca un sempre più banale “Specchio dei tempi” che  anche lui censura le lettere scomode. E’ rimasto Internet  con i giornali e i social  che qualcuno vorrebbe ingabbiare . Ci stiamo accorgendo che stiamo correndo nel burrone di un regime ? Ma, al contrario degli Stati Uniti, sarebbe oggi impossibile trovare cinquanta donne e uomini di cultura capaci di denunciare una situazione in cui la libertà e’ minacciata. In passato c’erano Bobbio, Ceronetti  Montanelli, Ostellino, Barone, Colletti, Venturi, Luraghi, Casalegno, tanto per citare qualche nome. Oggi prevale il silenzio che in una società in crisi come questa è sempre preoccupante perché in questo silenzio diventa assordante il grido scomposto dei populisti e dei demagoghi. L’esempio degli intellettuali d’Oltre Oceano andrebbe seguito anche in Italia, un paese che sta affogando nella demagogia che già Platone denunciò con fermezza in una sua celebre pagina. Ma qui non c’e’, come in Platone, un eccesso di libertà, ma una sua  sempre crescente mancanza, con un Travaglio sempre più accigliato che, novello Caronte, “ giudica e manda“.
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EcoTyre, l’azienda che dà nuova vita agli Pneumatici Fuori Uso

Rubrica a cura di ScattoTorino

L’Economia Circolare, per EcoTyre, è il valore fondante sul quale si basa l’attività svolta quotidianamente. Fin dal 2011 il suo Presidente e fondatore Enrico Ambrogio opera per garantire la corretta gestione degli Pneumatici Fuori Uso, collaborando con prestigiose associazioni ambientaliste. A dimostrazione della competenza e della professionalità che da sempre lo contraddistingue, il consorzio conta 789 soci composti da produttori e importatori di pneumatici. ScattoTorino ha incontrato Enrico Ambrogio, imprenditore che con lungimiranza e sensibilità ha trasformato un settore di nicchia e potenzialmente inquinante come quello degli PFU in un comparto che opera per la sostenibilità ambientale. Le enormi quantità di Pneumatici Usati che diventano rifiuto quando vengono sostituiti con altri nuovi, sono un problema complesso da gestire e da non sottovalutare a livello di impatto ambientale. Grazie ad EcoTyre vengono raccolti e gestiti per diventare una risorsa.

Ci parla della sua esperienza e ci presenta EcoTyre?

“Professionalmente sono cresciuto e mi sono formato in Ambrogio Trasporti, la società di famiglia fondata nel 1969 dai fratelli Ambrogio, tra cui mio padre, che si occupa di trasporto intermodale strada-ferrovia e che dispone oggi di un network europeo privato con 6 terminal ferroviari e una flotta di 400 carri e oltre 1.300 unità intermodali. Il mio obiettivo è sempre stato di essere all’avanguardia nella logistica e nell’attenzione posta verso l’ambiente, perché credo che soltanto investendo sulla sostenibilità si possa garantire lo sviluppo e la continuità di un’azienda. Ambrogio Trasporti è tra i 789 soci aderenti a EcoTyre, un consorzio con sede a Vinovo che opera in tutta Italia e che dal 2011 si propone di raggiungere un livello di eccellenza nella gestione degli Pneumatici Fuori Uso, detti PFU. La nostra visione è di combinare il migliore servizio logistico possibile con la migliore soluzione ambientale possibile”.

ripescaggio pneumatici EcoTyre

Lo sviluppo di EcoTyre è stato basato su 2 fasi: quali?

“Nei primi anni 2000 sono gradualmente entrate in vigore numerose direttive europee basate sull’Extended Producer Responsibility. Una serie di norme ambientali che hanno trasferito a chi immette o vende un bene sul mercato la responsabilità di assicurarne anche il ritiro ed il riciclo una volta arrivato a fine vita, facendosi carico dell’organizzazione, della gestione e dei relativi costi. Qui è nata l’intuizione di sviluppare la Reverse Logistics ovvero la Logistica di Ritorno di materiali e prodotti giunti a fine vita oppure scartati o resi perché non più utilizzabili. In questa, che possiamo definire la fase 1 di EcoTyre, mi sono reso conto che era fondamentale offrire al mercato un servizio di qualità, organizzato, efficiente, funzionale e sostenibile a livello economico. Unendo l’esperienza logistica con quella ambientale è stata quindi creata una rete di raccolta, costituita da partner logistici selezionati e continuamente formati e da impianti di trattamento anch’essi selezionati e formati, in grado di garantire il ritiro gratuito di PFU presso oltre 12.000 punti, rappresentati principalmente da gommisti, officine, concessionarie auto”.

E la fase 2?

Oggi circa il 50% della gomma riciclata viene triturata e poi utilizzata come combustibile per produrre energia alternativa ai combustibili fossili in impianti industriali, come ad esempio nelle cementerie; l’altro 50% viene granulato ed utilizzato per intasi per campetti da calcio sintetici o prodotti in gomma come ad esempio piastrelline o manufatti elastici. Nella seconda fase in EcoTyre ci siamo chiesti come potevamo migliorare la situazione attuale e quale fosse il massimo obiettivo ambientale possibile. Abbiamo trovato la risposta nell’Economia Circolare: riutilizzare il materiale derivante dalla triturazione di un PFU per produrre un altro pneumatico. Questo è l’obiettivo del progetto di Ricerca e Sviluppo che abbiamo lanciato nel 2017 denominato “da Gomma a Gomma”. Per tre anni, insieme ad alcuni partner tecnici, anche in questo caso prevalentemente aziende e laboratori Piemontesi, abbiamo studiato in maniera approfondita le Best Available Technologies ed i processi attualmente in uso presso i migliori impianti di riciclo di pneumatici, mettendo a punto processi e tecnologia per riutilizzare la gomma contenuta nello pneumatico esausto giunto a fine vita e produrne uno nuovo”.

Da Gomma a Gomma quindi è un caso di vera economia circolare applicata?

EcoTyre coordina questo progetto che vede la presenza di tutti i soggetti della filiera, dalla raccolta del PFU fino alla produzione di un altro pneumatico nuovamente utilizzabile. Negli anni insieme ai nostri partner siamo riusciti a mettere a punto un processo industriale che consente di utilizzare granulato di vecchi pneumatici per realizzarne di nuovi. Si tratta di un caso probabilmente unico al mondo che potrebbe rivoluzionare la sostenibilità del settore perché́ consentirebbe la riduzione delle materie prime utilizzate, con evidenti effetti positivi sull’ambiente. I primi pneumatici denominati “verdi” sono stati testati su 20 camion che hanno percorso l’Italia coprendo una distanza complessiva di oltre un milione di chilometri. Il test comparativo ha dato ottimi risultati in termini di usura e di tenuta di strada e non si sono riscontrate differenze sostanziali tra i copertoni tradizionali e quelli contenenti PFU. Il processo, che è innovativo, si articola in tre fasi: la realizzazione di un granulato di gomma riciclata studiato ad hoc con caratteristiche specifiche, la devulcanizzazione del granulato per rendere nuovamente utilizzabile la gomma granulata a fine vita e lo studio e la messa a punto di una nuova mescola capace di ottimizzare le caratteristiche della nuova gomma. Ad oggi siamo nella fase di pre-industrializzazione, ma sono già in fase avanzata di sviluppo altri progetti e partnership con primarie aziende del settore per estendere il progetto ed auspicabilmente avviare la produzione per aumentare la disponibilità di pneumatici verdi”.

Diamo qualche numero?

“EcoTyre conta 789 soci attivi, 109 partner logistici autorizzati e specializzati e 21 impianti di riciclo autorizzati. In Italia la nostra rete gestisce circa 1 PFU al secondo. Dal 2011 ad oggi abbiamo effettuato circa 200.000 ritiri ed avviato al recupero circa 400.000.000 kg di PFU, il tutto in maniera sempre trasparente, tracciabile e documentabile”.

EcoTyre presidente pneumatico

Il vostro sito è chiaro e dettagliato. Un’ulteriore attenzione agli interlocutori?

La trasparenza è un valore fondamentale per EcoTyre. Crediamo che sia importante mettere a disposizione dei soci, delle autorità preposte al controllo e più in generale di tutti i coloro che fossero interessati, tutte le informazioni utili e soprattutto aggiornate relative all’attività svolta. Siamo stati i primi in Italia, con il progetto EcoTyre live, a rendere visibili sul nostro sito https://www.ecotyre.it, un’apposita sezione dedicata ai principali dati di raccolta, mappa dei ritiri, livello di servizio, tipologia di raccolta ed altro ancora con l’obiettivo di essere costantemente aggiornati e, allo stesso tempo, evitare lo spreco di carta e inchiostro. Quest’anno abbiamo introdotto una novità: anche nel nostro Annual Report abbiamo inserito alcuni QR code tramite i quali è possibile collegarsi alle varie sezioni EcoTyre live presenti nel nostro sito”.

PFU Zero è un progetto interessante. Quali azioni attuate in tal senso?

“PFU Zero è il progetto che racchiude tutta la nostra attività straordinaria e volontaria che consiste nella sensibilizzazione del settore, dei cittadini e delle scuole per far conoscere e capire come funziona la filiera e come ci si deve comportare per evitare impatti ambientali negativi. Come ho già sottolineato, il ritiro degli pneumatici è gratuito per legge, quindi tutti gli automobilisti che sostituiscono pneumatici usati hanno il diritto di lasciarli presso il punto smontaggio dove verranno presi in carico da soggetti come EcoTyre. Non c’è quindi alcun motivo di abbandonarli nell’ambiente. Sensibilizzazione ed educazione ambientale sono da sempre tra i nostri obiettivi. Per questo abbiamo avviato numerose collaborazioni con partner come Legambiente, Marevivo, FAI Fondo Ambiente Italiano, Let’s Clean Up Europe e Kyoto Club. Insieme mettiamo in atto delle iniziative volontarie in cui spieghiamo all’utenza e al pubblico che esiste questo tipo di raccolta e come funziona, che ogni pneumatico è riciclabile al 100% e, soprattutto, che è inutile abbandonarlo nell’ambiente. I nostri sforzi sono stati notati e di recente EcoTyre si è aggiudicata il Premio L’altro Pianeta, il riconoscimento ad iniziative degne di menzione in campo ambientale che ogni settimana Laura Bettini e Carlo Gabardini conferiscono nel corso della trasmissione Si può fare in onda tutti i weekend su Radio 24 sull’ambiente, la sostenibilità e lo sviluppo sostenibile”. Grazie al progetto PFU Zero sono già stati recuperati ed indirizzati alla corretta filiera circa 2.100.000 PFU”.

Torino per lei è?

Per me rappresenta la radice. Ho viaggiato tanto per il mondo, ma sono legato al territorio piemontese e a Torino. Mi immedesimo perfettamente con la mentalità e la cultura della zona”.

Un ricordo legato alla città?

“Il cambio di visione e la consapevolezza che abbiamo avuto nel post Olimpiadi del 2006 che ci ha fatto capire quanto sia importante la valorizzazione del nostro immenso patrimonio storico, artistico e culturale cittadino e di conseguenza essere più aperti all’internazionalità ed al turismo”.

 

Coordinamento: Carole Allamandi
Intervista: Barbara Odetto
Ph: Belen Sivori