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Economia e società, Rapporto Rota: Torino resta indietro rispetto alle grandi città italiane

Gli analisti parlano di un “effetto anestetizzante”, di una  retorica autocelebrativa che ha esaltato le piazze-salotto del centro, le migliaia di turisti ai musei, la movida

Torino è indietro rispetto alle altre grandi città e fatica a tenere il passo con le altre aree metropolitane italiane. E’ un dato strutturale, poiché rilevato a partire da inizio 2000, ed emerge dall’ultimo Rapporto Giorgio Rota sulla città. Secondo lo studio, per quanto riguarda il tessuto produttivo l’impressione è che i segnali negativi tendano a prevalere. La città della Mole è infatti penultima nel centro-nord per valore aggiunto prodotto, penultima per produttività, e tra il 2008 e il 2016 ha registrato il secondo peggior saldo tra natalità e mortalità d’impresa, superato in peggio soltanto da Messina. E purtroppo la nuova economia dei servizi non ha compensato il declino industriale.  Gli analisti parlano di un “effetto anestetizzante”, di una  retorica autocelebrativa che ha esaltato le piazze-salotto del centro, le migliaia di turisti ai musei, la movida, e i fasti olimpici del 2006. Tutti dati positivi, certo, ma non risolutivi del declino.

Stalking estinto con 1500 euro? La procura generale impugna la sentenza che fa discutere

Un giudice del tribunale di Torino aveva  dichiarato il non doversi procedere contro un imputato di stalking che aveva proposto un risarcimento di soli 1.500 euro. Ma ora la Procura Generale del Piemonte ha impugnato la sentenza. Era il 2 ottobre quando il gup Rosanna La Rosa, applicando una norma entrata in vigore lo scorso 4 agosto, dichiarava il reato di stalking “estinto per condotte riparatorie” dopo avere valutato – così scrive l’agenzia Ansa – come “congrua” la somma offerta dall’imputato e rifiutata dalla persona offesa. L’iniziativa di impugnare la decisione del giudice sarebbe dell’Avvocato generale Giorgio Vitari e del procuratore generale Francesco Saluzzo.

 

(foto: il Torinese)

Lotta allo smog, presto le prime misure di limitazione al traffico

In seguito alla firma – nel giugno scorso – dell’accordo di programma siglato tra Regioni Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna e Ministero dell’Ambiente per contrastare l’inquinamento atmosferico nel Bacino padano entreranno a breve in vigore le prime misure temporanee omogenee da attuare al verificarsi di condizioni di accumulo e di aumento della concentrazione di Pm10 correlate all’instaurarsi di condizioni meteo sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti. Le ha illustrate l’assessore all’Ambiente Alberto Valmaggia nel corso della seduta della V Commissione, presieduta dalla presidente Silvana Accossato. Il primo livello di allerta – di colore arancio – scatterà dopo quattro giorni consecutivi di superamento del valore di 50 microgrammi per metro cubo della concentrazione di Pm10 sulla base della verifica effettuata nelle giornate di lunedì e giovedì sui quattro giorni antecedenti. Il secondo livello – di colore rosso – entrerà invece in vigore dopo dieci giorni consecutivi di superamento del valore di 50 microgrammi per metro cubo della concentrazione di Pm10 sulla base della verifica effettuata sui dieci giorni antecedenti.

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Al raggiungimento del primo livello verrà – tra l’altro – limitato l’utilizzo delle autovetture private di classe emissiva almeno Euro 4 diesel in ambito urbano dalle 8.30 alle 18.30 e dei veicoli commerciali N1, N2 ed N3 di classe emissiva almeno Euro 3 diesel dalle 8.30 alle 12.30; il divieto di utilizzo di generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa (in presenza d’impianto di riscaldamento alternativo) con prestazioni energetiche ed emissive che non rispettino almeno i valori previsti per la classe 3 stelle e l’introduzione del limite di 19 gradi centigradi (con tolleranza di 2 gradi) per le temperature medie nelle abitazioni, negli spazi e negli esercizi commerciali. Al raggiungimento del secondo livello, le limitazioni del primo livello verranno estese, per quanto riguarda i veicoli commerciali N1, N2 ed N3 di classe emissiva almeno Euro 3 diesel dalle 8.30 alle 18.30 ed Euro 4 diesel dalle 8.30 alle 12.30. Tali misure interesseranno le aree urbane dell’agglomerato di Torino e dei Comuni con popolazione superiore a 20.000 abitanti nei quali risulti superato uno o più dei valori limite di Pm10 o di biossido di azoto per almeno tre anni, anche non consecutivi, negli ultimi cinque. Esse verranno attivate entro il giorno successivo a quello di controllo (ovvero il martedì e il venerdì) e resteranno in vigore fino al giorno di controllo successivo.

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La Commissione ha anche esaminato e approvato, a maggioranza, il Documento di economia e finanza regionale (Dpfr) per quanto riguarda le materie di competenza. L’assessore Valmaggia ha illustrato – anche a nome dell’assessore alla Difesa del suolo Francesco Balocco – le parti salienti del documento a partire dal soccorso civile che prevede interventi preventivi per fronteggiare le calamità naturali e il coordinamento del sistema di protezione civile dopo la riforma del Corpo forestale dello Stato. Si è soffermato – tra l’altro – sulla tutela dei parchi naturali, che prevede la continuazione dell’attività di preservazione dei siti della rete Natura 2000 e la redazione dei Piani naturalistici che concorreranno alla formazione del Piano forestale regionale e sulla necessità di completare il piano sui rifiuti speciali, sui quali l’Ue da tempo chiede d’intervenire. Ha annunciato, inoltre, che per quanto riguarda le calamità naturali, i fondi a disposizione dovrebbero aumentare, consentendo così di concludere opere iniziate per la messa in sicurezza del territorio. Sono intervenuti, per richieste di chiarimenti, i consiglieri Gian Paolo AndrissiFederico Valetti (M5s), Elio Rostagno e Valter Ottria (Mdp).

www.cr.piemonte.it

(foto: il Torinese)

E’ caccia ai lanciatori di dardi sui passanti. La polizia cerca un gruppo di giovani

Si pensava a una pistola sparachiodi o una spara aghi a gas come arma impiegata da un gruppo di sconosciuti (i testimoni hanno visto più persone) che hanno ferito cinque pedoni,  “sparando” aghi da un’automobile. Ma  ora si è verificato che si tratta invece di dardi impiegati per la caccia ai piccoli volatili. Sono frecce sottili e con alla base un cono di gomma. Vengono “sparate” soffiando in una cerbottana e possono essere acquistate per pochi euro su internet. I feriti a causa di questi lunghi aghi, di circa 10 cm –  come quelli per le iniezioni –  non sono gravi, ma l’altro ieri sono andati all’ospedale temendo che le punture fossero infette. I medici li hanno rassicurati, però  se gli aghi avessero colpito gli occhi il guaio sarebbe stato grosso. La polizia sta cercando di capire chi siano gli irresponsabili che hanno dato vita a questo folle raid automobilistico nella zona tra piazza Rivoli e Corso Regina Margherita, sperando che non dia luogo a una nuova, stupida e peircolosa “moda”. I testimoni parlano di due auto che passavano accanto alle “vittime” con a bordo due ragazzi ciascuna. Ora le indagini della squadra mobile puntano sulle testimonianze e sulle immagini rilevate dalle telecamere di sorveglianza.

 

Notte in piazza San Carlo, ascoltati 200 testimoni. Due i filoni di inchiesta

A seguito della drammatica notte dello scorso 3 giugno in piazza San Carlo, sono circa 200 le persone interrogate come testimoni dalla polizia e dai magistrati. L’inchiesta è condotta dal procuratore di Torino Armando Spataro e dai pm Antonio Rinaudo e Vincenzo Pacileo. Due i filoni seguiti dagli inquirenti: capire che cosa abbia scatenato il panico del pubblico  e quali siano state le  eventuali carenze  organizzative e gestionali della manifestazione. Si ipotizzano le lesioni e l’omicidio colposo in relazione all’articolo 40 del codice penale, in relazione a condotte omissive di chi doveva evitare i danni. Nel corso della proiezione su maxi schermo della finale di Champions League le ondate di panico provocarono oltre 1.500 feriti e una donna di Domodossola, Erika Pioletti,  dopo qualche tempo morì per le lesioni subite.

 

(foto: il Torinese)

Grande siccità in Piemonte, mai così grave da trent’anni. E la pioggia non arriva ancora

L’inizio dell’autunno e la fine dal grande caldo non hanno fatto percepire che in questo ultimo mese di settembre la siccità in Piemonte si e’ aggravata. E’ diventata “estrema” su tutta l’area appenninica della regione e “severa” nel resto del territorio. Il dato emerge dalla relazione realizzata da Arpa (Agenzia Regionale per la protezione ambientale). Preoccupa il deficit delle dighe, giunto  al 56% del riempimento massimo possibile, con -17% di acqua invasata rispetto alla media mensile degli ultimi anni. Il  Tanaro, che nel novembre 2016 è stato interessato da una forte alluvione, ha la seconda portata più bassa dal dopoguerra, dopo quella del 1990. Per quanto riguarda il Po, a Isola S.Antonio, nell’Alessandrino, il Grande Fiume ha una portata di 215 metri cubi al secondo, inferiore del 41% alla media storica di riferimento. Il deficit di piogge sul Piemonte è del 30% da inizio 2017  ma a settembre su una vasta  area della regione il saldo è stato negativo fino al 50-70%. E a breve termine non sono previste piogge,tranne sporadici piovaschi e nevischio sulle creste alpine nordoccidentali e settentrionali.Una delle priorità del documento di economia e finanza regionale 2018-2020 riguarda proprio l’emergenza siccità. Visti i continui e ripetuti fenomeni, ha spiegato l’assessore regionale alle Politiche Agricole Giorgio Ferrero, durante la Commissione di mercoledì 4 ottobre (presidente Raffaele Gallo), verrà posta sempre più attenzione al tema dell’acqua. Revisione degli invasi, razionalizzazione delle risorse, prevenzione degli abusi faranno parte di un pacchetto di politiche dedicate al caso. Inoltre, ha ancora spiegato l’assessore, esiste un piano strategico nazionale che metterà a disposizione fondi la cui somma per il Piemonte è ancora da definire. Infine nel documento si richiama un altro aspetto strategico per il futuro, la gestione dei fondi agricoli per lo sviluppo rurale e l’attuazione del piano di sviluppo, con particolare attenzione agli obiettivi di spesa.

Chiamparino replica alla sindaca: “In questi 30 anni la trasformazione della città”

Il presidente della Giunta regionale, Sergio Chiamparino, replica alla sindaca Chiara Appendino, secondo la quale i conti “sballati” del Comune dipendono dalla gestione degli ultimi decenni (nel corso dei quali lo stesso Chiamparino è stato per due volte sindaco di Torino): “I  trent’anni richiamati dalla sindaca, in cui si sarebbero generato squilibri  finanziari strutturali, sono i trent’anni anni che hanno visto la trasformazione della città che conosciamo, e i cui effetti vorremmo continuare a vedere e a sviluppare, con le necessarie innovazioni. Dal piano regolatore Gregotti-Cagnardi, approvato ancora dalle giunte di pentapartito, alle progettazioni realizzate dalla giunta Castellani e alle realizzazioni delle giunte a guida mia e poi di Fassino”.  
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Prosegue Chiamparino: “In questo periodo, fra l’altro, si sono realizzate le seguenti cose: la prima e attuale unica linea di metropolitana funzionante a Torino; il Passante Ferroviario e la relativa copertura; il raddoppio del Politecnico; la riqualificazione del Quadrilatero romano e di larga parte dei mercati rionali della città; nuovi parcheggi, come Piazza Vittorio e Piazza San Carlo che hanno consentito la pedonalizzazione del centro storico con i benefici che tutti possono constatare e di cui tutti possono usufruire; abbiamo avviato il recupero delle OGR; abbiamo riaperto musei che erano chiusi da tempo immemore, come Palazzo Madama; contribuito alla trasformazione di musei come il Museo Egizio e il Museo del Cinema; abbiamo aperto musei nuovi come il MAO; abbiamo realizzato il termovalorizzatore, senza il quale Torino forse avrebbe conosciuto qualche turbolenza dal punto di vista della gestione dei rifiuti”.
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Ironizza infine il presidente: “In più si è realizzato un evento, le Olimpiadi, che forse ha dato un certo contributo alla proiezione internazionale e alla crescita del turismo della nostra città.  Oltretutto è probabile che senza questo massiccio impegno di risorse pubbliche sarebbero stati ben più pesanti gli effetti della crisi industriale che abbiamo subito, e da cui non siamo ancora completamente usciti.  Quindi, come ho sempre avuto modo di dire alle opposizioni di allora, chiedo anche alla sindaca di oggi e all’attuale maggioranza che governa la città, a quali di queste opere si sarebbe dovuto rinunziare per non generare “squilibri strutturali”.

Conti comunali, Appendino vara i tagli: “Fassino ha nascosto la verità ai torinesi”

Piano di rientro da 80 milioni di euro in 4 anni per salvarsi dal pre-dissesto finanziario. La sindaca Chiara Appendino predispone azioni di taglio alla spesa corrente, dismissioni delle  aziende partecipate e degli immobili municipali. “Partiamo da un grandissimo disequilibrio strutturale – afferma la prima cittadina e la responsabilità è di 30 anni di governo. Al mio predecessore imputo di aver nascosto la verità ai torinesi e di non avere affrontato i problemi. La scelta del pre-dissesto sarebbe stata più semplice perché avrebbe scaricato dalla responsabilità di decidere dove intervenire. Abbiamo invece fatto questa scelta coraggiosa per dare avvio a una grande operazione verità”. Il piano dovrà passare al vaglio  del Consiglio comunale. Sono previsti  interventi per ridurre l’indebitamento, senza ricorrere a nuovi mutui, e per contenere la spesa corrente, con uno standard adeguato dei servizi, senza aumentare le tasse municipali  né sopprimere le agevolazioni previste. Alle accuse di Appendino replica con un post su Facebook il capogruppo Pd Stefano Lo Russo. “Insomma, Appendino fa come quei giocatori brocchi che non fanno mai gol perché a detta loro, una volta la palla è sgonfia, un’altra la porta è piccola oppure perché le scarpe fanno male.  Il giudizio sulla qualità della trasformazione della grigia Torino di 30 anni fa operato dal centrosinistra e di cui la Sindaca ha beneficiato e beneficia lo danno i torinesi e quelli che hanno visto la città trasformarsi e crescere. Il giudizio positivo sulle operazioni di risanamento dei conti operato tra il 2011 e il 2016 invece lo ha dato la Corte dei Conti. Abbiamo più o meno capito cosa non ha funzionato secondo Appendino nel passato. Non abbiano invece ancora capito dopo quasi un anno e mezzo cosa ha fatto davvero lei e soprattutto quale idea ha di città”.

 

 

Il Piemonte ha il nuovo Piano paesaggistico. Centrodestra critico: “troppa burocrazia”

L’aula di Palazzo Lascaris ha votato il  nuovo Piano paesaggistico regionale (Ppr), approvato a con 33 voti favorevoli e 9 contrari. Il provvedimento detta le regole per la pianificazione sostenibile dello sviluppo territoriale. Il documento è giunto alla fine del suo percorso dopo ben nove anni, nel corso dei quali  hanno lavorato diverse maggioranze

Secondo la Giunta Chiamparino il  Ppr realizza una lettura reale delle caratteristiche del territorio piemontese, definendo le politiche per la tutela e la valorizzazione del paesaggio. Inoltre  nel Piano si prevede l’adeguamento degli strumenti tecnici cartografici, oggi risalenti a diverse decine di anni fa.

Un accordo siglato lo scorso marzo dal presidente della Regione Piemonte, Sergio Chiamparino, e dal ministro dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo (Mibact), Dario Franceschini, aveva sancito il prosieguo della fase attuativa del Piano, che fornisce la “fotografia” di tutti i beni paesaggistici del Piemonte, perimetrati, catalogati e digitalizzati.

“Sarebbe potuto essere un Piano più coraggioso, ma comunque costituisce un buon strumento per tutelare il paesaggio piemontese, motore di sviluppo turistico per la nostra regione. Una volta attuato dai Comuni, che dovranno essere aiutati con risorse regionali, contribuirà a snellire le procedure per le autorizzazioni paesaggistiche, non essendo più vincolante il parere della Soprintendenza” ha sottolineato Paolo Mighetti (M5s).

Critico il centrodestra: “Questo è un atto velleitario e dannoso per il Piemonte, perché nessun Comune avrà mai, da parte della Regione, le risorse per aggiornare il Piano regolatore, con il rischio di essere l’ennesimo costo insostenibile per gli enti pubblici locali e, soprattutto, dannoso per tutto lo sviluppo economico, congelando di fatto tutte le attività che sono soggette al rispetto dei vincoli del Piano” ha detto in aula  Gian Luca Vignale (Mns).

“Rispetto alla futura applicazione del Piano, ci saranno grossi danni sia per le amministrazioni pubbliche  e sia per i privati, che dovranno confrontarsi con una normativa ridondante e complessa” ha aggiunto Diego Sozzani (Fi).

Per Daniela Ruffino (FI): “Dietro la facciata niente (o davvero ben poco). Il Piano Paesaggistico voluto dalla Giunta Chiamparino è fumo negli occhi, perché i Comuni piemontesi avranno a che fare con una burocrazia abnorme e non otterranno dalla Regione, le risorse per rinnovare il  Piano regolatore. Un governo regionale che crea ostacoli e difficoltà alle amministrazioni locali, già alle prese con mille problemi di gestione quotidiana, non rende un buon servizio ai Comuni e ai cittadini”.

Silvana Accossato (Mdp) ha sottolineato  il percorso di grande condivisione – all’interno dell’accordo tra la Regione Piemonte e il Ministero – che ha portato all’approvazione del Piano. “Il Piemonte è la terza Regio e italiana a darsi una moderna gestione del territorio, in prospettiva di un uso attento e consapevole del suolo. Il paesaggio, sia quello naturale e sia quello modificato dalle mani responsabili dell’uomo, è un vero e proprio valore” ha affermato.

Un lavoro enciclopedico – come ha sottolineato l’assessore alla Programmazione territoriale e paesaggistica Alberto Valmaggia – che ha visto impegnati per dieci anni gli uffici del Settore territorio e paesaggio della Direzione Ambiente, Governo e tutela del territorio della Regione Piemonte in sinergia con il Mibact.

Elaborato mediante indagini realizzate a scale diverse, è composto da una cospicua parte conoscitiva delle componenti paesaggistiche che coprono tutto il territorio regionale, articolato in 76 ambiti di paesaggio come richiesto dal Codice, per ognuno dei quali sono stati individuati i principali fattori strutturanti e stabiliti specifici obiettivi di qualità paesaggistica. La ricognizione di tutti i beni paesaggistici del Piemonte, definiti a scala di dettaglio, è contenuta nell’omonimo Catalogo. Il Ppr, quindi, garantisce la certezza dell’individuazione dei beni e regole chiare per semplificare le valutazioni nei procedimenti di autorizzazione paesaggistica. Le regole e i limiti per le trasformazioni sono contenuti nel Catalogo e nel fascicolo delle Norme di Attuazione articolate per indirizzi, direttive e prescrizioni.

 

 

Più di 40 mila assunzioni in vista per le imprese torinesi, molti i giovani e le donne

Le figure più richieste sono cuochi, camerieri e operatori del turismo, tra le oltre 41mila assunzioni che le imprese torinesi prevedono di effettuare nel periodo settembre– novembre. Il 41% riguarderà giovani sotto i 29 anni, 16% donne.  I dati arrivano  da Excelsior, il sistema di Unioncamere che rileva le esigenze delle aziende. Si cercano molto  anche i commessi e il personale per i magazzini all’ingrosso (7,7% del totale), gli impiegati amministrativi e di segreteria (7,7%) e i tecnici in campo informatico e di ingegneria (7,2%). Molto difficili da reperire gli specialisti in informatica, fisica e chimica, gli ingegneri, gli operatori delle cure estetiche.  Intanto la Camera di Commercio di Torino lancia un bando che mette a disposizione voucher di 400mila euro per le imprese che ospitano studenti nella propria struttura, per incentivare l’accoglienza dei ragazzi e stimolare le imprese del territorio a iscriversi al Registro nazionale.