Torino spera nella cultura per rilanciare l’economia, ma il 2017 è stato un flop, almeno per la Fondazione Musei civici che ha perso circa 200 mila visitatori. La Fondazione è del Comune ed è stata al centro delle polemiche per aver annunciato un esubero di 28 dipendenti sul quale la sindaca Appendino è intervenuta a rassicurare. Nell’anno appena terminato le visite ai quattro musei sono state 616.960 rispetto alle 816.113 del 2016, il 25 per cento in meno. Nel dettaglio, Palazzo Madama, passato il record di 313.028
ingressi del 2016, l’anno scorso ne ha avuti 228.404. La Gam 145.549, ricordando che ha perso, tra altre polemiche, la mostra su Manet. L’anno prima la cifra era 248.292. Meno di 100 mila presenze al Mao, il Museo d’arte orientale: 93.400 ingressi, ventimila in meno. bene, invece, il Borgo Medievale con 149.607 visite. Si sente la mancanza dei grandi eventi che attraggono turisti.
Il cda di Gtt -Gruppo Torinese Trasporti ha approvato il piano industriale 2018-2021. Per far fronte alle esigenze aziendali occorrono 131 milioni di euro, con un picco di 133 milioni nel 2019. Si legge nella nota di Gtt: “non è un piano pensato per un salvataggio della società ma per un suo rilancio con la creazione di una situazione finanziaria stabile che consenta un miglioramento della gestione industriale, avendo come obbiettivo principale la crescita dei livelli di efficienza e di qualità del servizio per i cittadini”. Si punterà sulla razionalizzazione della rete e sulla revisione della politica tariffaria: in vista aumenti del costo delle corse. L’azienda farà ricorso ad un maggiore utilizzo dei subaffidamenti a vettori esterni, sulle linee suburbane, e cercherà di migliorare la gestione del settore manutenzione bus attraverso interventi mirati e l’acquisto di nuovi mezzi.
Il vento delle ultime ore ha un po’ ripulito l’aria, ma evidentemente non abbastanza se torna oggi, mercoledì, il blocco del traffico a Torino: non potranno infatti circolare le auto fino alla categoria Euro4 diesel compresa. Il ritorno dei valori di Pm10 sopra la soglia d’attenzione – si legge nella nota dell’amministrazione civica – ha fatto scattare di nuovo il livello arancio, così come è previsto dal protocollo regionale”. Pertanto, oggi e nei giorni seguenti ( fino al rientro delle condizioni di inquinamento dell’aria sotto i livelli indicati dall’Unione europea), è in vigore in città il blocco dei veicoli privati Diesel Euro 0,1,2,3,4 e benzina, gpl e metano Euro 0. Il blocco è attivo nei giorni feriali dalle 8 alle 19 per i veicoli di trasporto delle persone e dalle 8.30 alle 14.00 e dalle 16.00 alle 19.00 per il trasporto merci. E’ ridotto l’orario delle limitazioni nei giorni festivi e al sabato: dalle 8.30 alle 15 e dalle 17 alle 19.
Si è ucciso dandosi fuoco nella sua auto, cospargendosi di liquido infiammabile. L’ uomo di 46 anni, di origine romena, era ormai morto quando sono giunti i soccorsi. Nella vettura, che era parcheggiata in via Flecchia all’altezza del numero civico 8 in zona Lingotto – Nizza Millefonti, è stata trovata una tanica di benzina. Pare che l’uomo avesse litigato con la moglie e che fosse stato allontanato da casa. Sul posto i vigili del fuoco, che non hanno fatto in tempo a domare le fiamme divampate e la polizia.
Sergio Marchionne sarà alla guida di Fca ancora per tutto il 2018, poi il suo mandato si chiuderà nella primavera del 2019, a quindici anni dal suo arrivo a Torino, dopo l’approvazione del bilancio 2018. Nel toto-successori si fanno i nomi di Alfredo Altavilla, responsabile Emea di Fca, il Chief Financial Officer Richard Palmer e il responsabile di Jeep Mike Manley. Si tratta di nomi provenienti dal mondo di Fca, aspetto indicato indispensabile da Marchionne e dal
presidente del gruppo, John Elkann. Il 2018 sarà un anno intenso ad iniziare dal Salone di Detroit il 15 gennaio con il lancio del nuovo Jeep Cherokee . Il Salone di Ginevra a marzo, ad aprile l’assemblea nella sede di Amsterdam ed entro il primo semestre l’Investor Day (in sede da definire) per presentare il nuovo piano industriale 2018-2022.
(foto: il Torinese)
Bilancio negativo per i botti di Capodanno anche a Torino. Una bomba carta artigianale è esplosa verso la mezzanotte in via delle Querce, in zona Falchera. Quattro le persone ferite per le schegge. L’esplosione, avvenuta nei pressi dei cassonetti dei rifiuti ha danneggiato alcune auto vicine e mandato in frantumi i vetri di una ventina di abitazioni. I carabinieri e i vigili del fuoco hanno trovato oltre 500 grammi di materiale esplosivo e una decina di altri ordigni inesplosi. Le persone colpite dall’esplosione hanno riportato ferite lacero-contuse non gravi agli arti e al volto guaribili in alcuni giorni. Ma il bilancio sarebbe potuto essere ben più grave.
L’arcivescovo Cesare Nosiglia, in occasione dell’omelia di fine anno alla Consolata usa parole forti ricordando la tragedia di piazza San Carlo, sulla quale sembra sia calato un velo di silenzio: “resta una ferita ancora aperta nel cuore di tutta la città e dei suoi abitanti, con conseguenze di morte e feriti che ne portano il peso”. Osserva l’arcivescovo: “La magistratura sta facendo la sua parte per quanto riguarda le responsabilità dell’accaduto, ma conta molto anche la presa in carico da parte di tutti i cittadini dell’impegno di vivere la propria
appartenenza alla città non solo come un grande contenitore di persone indifferenti ed estranee l’uno dall’altro, ma come una comunità in stile famigliare in cui ciascuno sa di dover contribuire anche con i suoi comportamenti individuali al bene comune di tutti”.
L’OPINIONE di Enzo Biffi Gentili
Quando andranno alle urne i cittadini, ci si passi la volgarità, “inchiappendinati”, rafforzeranno un centro destra che però molte idee precise, e segni di discontinuità rispetto al passato, per ora non mostra. È fine anno, ed è anche tempo di intenti
È fine anno, ed è tempo di bilanci. Che non sono solo quantitativi e amministrativi, ma anche qualitativi e politici. I primi sono tragici –entri in un ente o un’azienda pubblica, e scopri la polvere nascosta sotto il tappeto, frutto di gestioni precedenti “esuberanti”- i secondi drammatici. Perché inducono a un complessivo giudizio di inadeguatezza che riguarda sia la cultura di governo che la cultura di opposizione, di oggi e di ieri. Con la sensazione che il “sistema Torino” in fondo sia rimasto lo stesso, e che il grillismo si sia rivelato un ircocervo (con questa parola si indicava, nella antica zoologia fantastica, un ibrido animale, mezzo caprone e mezzo cervide; poi in tempi moderni il termine è stato usato metaforicamente, dal Croce, per definire formazioni politiche caratterizzate da una intrinseca contraddizione intellettuale). Intorno a questo “caminetto un po’ tetro” subalpino -copyright Guido Gozzano ne L’amico di nonna Speranza– nasce spontanea la parodia di quella poesia: “rinasco, rinasco nel mille novecento settanta!”. Perché gli anni Settanta furono quelli del PCI “partito di lotta e di governo”, e della “aggregazione” e partecipazione come primi obbiettivi dichiarati dal sindaco dell’amministrazione rossa torinese, soprattutto per le periferie
(teorie che furono classici esempi di “doppiezza comunista” e carenza progettuale). Attenzione, Appendino, a non confondere Novelli con Olivetti. Non son più quei tempi plumbei, ma stanno emergendo povertà e disoccupazione, con una minor capacità delle forze politiche di insediamento sociale. Non son più nemmeno quei tempi creativi: si pensi al successo internazionale dell’Arte povera d’allora, che ancor oggi, a 50 anni esatti dopo la sua prima mostra, qui si continua a celebrare. Insomma, il principale difetto attuale è quello di prefigurazione del futuro. I “tagli” sono obbligati, ma appaiono indiscriminati, e accanto fioriscono i supermercati. La postura della Sindaca appare alquanto rattrappita, e ancora scarse sono le azioni di apertura alla società civile (ma non quella dei soliti noti, per favore). Si pensi di più a sostenere i giovani. destinatari logici di spese di investimento. che in qualche caso hanno dimostrato buoni propositi, soprattutto nel campo del disegno: sono i casi, in occasione della recente manifestazione Torino Design of the City, degli eventi intitolati Torino stratosferica di Luca Ballarini Bellissimo e Nuove arti applicate “impegnate” di Undesign e altri.
Contemporaneamente si chiamino al confronto esperti anziani tradizionalmente estranei alle idee ricevute e alle pompe della rete di potere: è fondamentale pure una mediazione generazionale. E ancora si tentino di coniugare le nuove forme del pensiero e lavoro manuale e di quello digitale. Altrimenti chi andrà ai seggi lo farà di nuovo solo per licenziare chi aveva il compito di governo (atto compiuto nel 2016, si confessa, anche da chi scrive). Un film del quale già conosciamo la trama: i cittadini, ci si passi la volgarità, “inchiappendinati”, rafforzeranno un centro destra che però molte idee precise, e segni di discontinuità rispetto al passato, per ora non mostra. È fine anno, ed è anche tempo di intenti.
Conferenza stampa di fine anno per Chiara Appendino e gli assessori comunali a Palazzo Civico. “Non è un miracolo arrivare a fine mandato: ci arriveremo perché stiamo lavorando bene. C’è chi continua a dire che la nostra amministrazione cadrà, ma noi siamo ancora qui e continuiamo a fare bene per la nostra città. Chiedo la stessa responsabilità a tutti, quella di lavorare per la città”. Così ha detto la prima cittadina che ha voluto respingere le critiche all’amministrazione municipale per problemi quali il dramma di piazza San Carlo, Gtt, il bilancio e le inchieste giudiziarie. “Tre i punti fondamentali per il nostro futuro –ha spiegato Appendino -. Il primo è la scelta del piano di rientro; la scelta più difficile, saranno più difficili i mesi di gennaio e febbraio ma che l’unico strumento in grado di dare un futuro alla città. Secondo punto, l’istituzione di un nuovo strumento, l’interpellanza del cittadino: strumento simbolico, che permette al cittadino di entrare in contatto con la Giunta e ritrovare fiducia nelle istituzioni. Perché la politica è farsi parte attiva nelle scelte della città”. Poi il Piano regolatore, “il progetto Torino 2030: laboratorio della sostenibilità. Da gennaio inizia un lavoro di confronto con la Città per costruire un piano di sviluppo con la revisione del Piano regolatore, a partire dai bisogni delle persone. Primi interlocutori i giovani. Ogni mese incontri con soggetti in modo pubblico per la costruzione della nuova città che vogliamo”.
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La replica giunge dall’opposizione, in particolare da Forza Italia, attraverso una nota del capogruppo azzurro in Sala Rossa, Osvaldo Napoli: “Se sindaco e giunta non vogliono usare l’amministrazione di Torino per fare campagna elettorale per il M5s allora dovrebbero, con una punta d’umiltà, spiegare perché nessuna delle promesse elettorali è stata fin qui realizzata. Avrebbero dovuto spiegare perché nel volgere di un anno e mezzo sono esplose situazioni – penso alle difficoltà finanziarie di GTT, ma anche ai licenziamenti della Fondazione Torino Musei – rispetto alle quali è difficile tacere, dai banchi dell’opposizione, mentre è doveroso da parte della giunta trovare risposte credibili e socialmente sostenibili. Di chi la responsabilità? Dei Cinquestelle o del PD? Non c’è bisogno di strumentalizzare, gli elettori torinesi sanno giudicare da sé attribuendo responsabilità a chi ha governato ieri e a chi governa oggi”.
Alla conferenza di fine anno della Giunta Regionale il presidente Sergio Chiamparino ha affrontato il tema dell’autonomia regionale: “Rifiuto la logica del referendum scelta da Veneto e Lombardia, legittima ma con un profilo politico che non è il nostro. Diverso è cercare di vedere se, una volta raggiunta la stabilità di bilancio, vi siano competenze che possono essere trasferite dallo Stato alle Regioni. Sono processi lunghi, ma credo che a questo punto anche il Piemonte abbia le condizioni necessarie per avviare una negoziazione con lo Stato e valutare quali competenze – con risorse annesse – possono essere interamente trasferite, cominciando da beni culturali e formazione professionale
Poi, ha annunciato significativi investimenti per i prossimi anni: “Superati gli ostacoli più impegnativi per la messa in sicurezza del bilancio e tornati ad essere credibili nei confronti del Governo e del sistema imprenditoriale, abbiamo avviato una politica di investimenti che porterà in Piemonte, di qui al 2020, oltre un miliardo di euro, articolati su assi strategici come sanità, turismo, cultura, trasporti, infrastrutture e politiche sociali”: così il presidente della Regione, Sergio Chiamparino, ha voluto sintetizzare i contenuti della tradizionale conferenza stampa di fine anno tenuta il 27 dicembre insieme agli assessori della Giunta regionale. “Senza abbandonare l’impostazione rigorosa che ci ha permesso di mantenere i conti in ordine partendo da una situazione oltremodo critica – un impegno virtuoso riconosciuto anche dalla Corte dei Conti nel suo giudizio di parifica – nel 2017 abbiamo raggiunto traguardi importanti, confermando gli stanziamenti sul sociale, addirittura raddoppiando le borse di studio universitarie, portando avanti con successo la programmazione dei fondi europei, sostenendo il sistema culturale, con una particolare attenzione, in questo momento, a quello torinese”.“Il lavoro di questi ultimi mesi – ha puntualizzato Chiamparino – ci ha consentito di assicurare al Piemonte, da qui al 2020, quasi un miliardo di euro di risorse del Fondo di sviluppo e coesione, metà da destinare alle infrastrutture e al materiale rotabile, metà allo sviluppo intelligente, alla banda ultralarga, al ripristino delle aree colpite da incendi ed alluvioni, alla realizzazione del Parco della Salute di Torino e della Città della Salute di Novara, per i quali manca solo la firma degli accordi di programma per far partire i lavori. Non va dimenticato il piano di edilizia sanitaria da 1,5 miliardi di euro, che consentirà di costruire nuovi ospedali e ristrutturare quelli esistenti”.
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Gli interventi degli assessori hanno voluto mettere in rilievo alcuni aspetti delle politiche regionali. Così il vicepresidente Aldo Reschigna ha rilevato che “chi pensa che questa legislatura faccia i conti solo con il rigore sbaglia di grosso”, che “la prospettiva è quella di una Regione che vuole riprendere a correre, e non a ripiegarsi su sé stessa per tamponare i danni del passato” e che “nel 2017 sono stati approvati dal programma Fsc interventi per 817 milioni, 138 saranno approvati a gennaio, mentre 193 milioni andranno poi alla banda ultralarga, investimenti che partiranno dal prossimo anno”, l’assessora Antonella Parigi ha voluto sottolineare che “stiamo mettendo in sicurezza i conti delle principali istituzioni culturali, ma la Regione non può essere l’unico interlocutore sia dal punto di vista delle risorse che da quello della programmazione”, l’assessore Antonio Saitta ha precisato che “i conti della sanità piemontese sono in equilibrio, tanto che si sono potute effettuare 2.000 assunzioni e che i pagamenti dei fornitori ora avvengono in media entro 90 giorni e anche meno, e non più 350”, l’assessore Francesco Balocco ha fatto il punto sulla programmazione del Fondo sviluppo e coesione, che unitamente ad altre risorse regionali, statali e previste nei contratti di programma Rfi e Anas consentiranno di attivare investimenti complessivi sul sistema infrastrutturale e della mobilità (rinnovo parco rotabile, treni, tram e bus, ammodernamento e potenziamento rete ferroviaria e viaria) per oltre tre miliardi di euro escludendo le grandi opere Torino-Lione e Terzo Valico, più altri 300 milioni per il dissesto idrogeologico.
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Per quanto riguarda Finpiemonte il presidente ha dichiarato che la società continua ad operare senza venir meno agli impegni assunti, che il passaggio a intermediatore finanziario richiede un potenziamento del management già previsto, mentre l’assessora Giuseppina De Santis ha annunciato che il consiglio di amministrazione ha autorizzato l’apertura con la Banca europea degli investimenti di finanziamento da 75 milioni di euro.
Sulla spinosa questione GTT il presidente ha detto che “la Regione è pronta a fare la propria parte per il salvataggio dell’azienda a patto che tutti i soggetti coinvolti si assumano le proprie responsabilità. Abbiamo ottenuto dal Governo e dal Parlamento la messa a disposizione di 40 milioni di euro per contribuire alla messa in sicurezza di GTT, ci siamo anche detti disponibili a fare una transazione sul rapporto debito-crediti aperta da anni con la Città di Torino, che come tutte le transazioni è frutto di un’operazione tecnica e non politica che dovrà trovare un punto di equilibrio”.