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L’addio al manager che salvò la Fiat

Così il mondo delle istituzioni, dell’industria e della politica ricorda Sergio Marchionne

 

SERGIO MATTARELLA, Presidente della Repubblica “La sua visione ha sempre provato a guardare oltre l’orizzonte e immaginare come l’innovazione e la qualità potessero dare maggiore forza nel percorso futuro. Marchionne ha saputo testimoniare con la sua guida tutto questo, mostrando al mondo le capacità e la creatività delle realtà manifatturiere del nostro Paese”

JOHN ELKANN, presidente Fca . “Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato, coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore

MIKE MANLEY, nuovo ad Fca  “Sergio era un uomo speciale.E’ un momento molto triste e difficile. Una notizia straziante. Era un uomo unico e ci mancherà. Ho trascorso 9 anni parlando con Sergio ogni giorno e il mio cuore è spezzato.Il rapporto tra noi era basato sulla trasparenza, sulla focalizzazione sugli obiettivi e, cosa più importante di tutte, sul rispetto”.

CHIARA APPENDINO, sindaca di Torino: “Esprimo il profondo cordoglio, mio personale e della Città di Torino, per la scomparsa di Sergio Marchionne. Ci ha lasciato un manager globale, tenace e carismatico, uno degli uomini che più hanno segnato la storia economica del nostro Paese negli ultimi anni”.

SERGIO CHIAMPARINO , presidente della Regione Piemonte:“Siamo vicini alla famiglia e agli amici di Sergio Marchionne. Con lui scompare la figura di un manager lungimirante e innovativo, che ha saputo dare un futuro all’industria automobilistica italiana e internazionale. Ribadisco il nostro impegno a lavorare affinché Torino e il Piemonte rimangano centrali nel sistema Fca, valorizzando competenze, professionalità e centri di ricerca del più importante distretto automotive italiano”.

CESARE NOSIGLIA, arcivescovo di Torino: “Ricordo quando sono andato a visitare la Maserati di Grugliasco. Lui è arrivato in elicottero apposta con Elkann per farmi da guida. È stata una visita interessante e bella. Non era solo un manager, ma aveva una grande umanità verso gli operai. Non voglio dare giudizi pro o contro, in questo momento come prete voglio pregare per lui affinché venga accolto nel regno di Dio” (da la Repubblica)

LA JUVENTUS “Un gigante dell’industria, italiana e non solo, dotato di visione e capacità fuori dal comune”

SILVIO BERLUSCONI, ex premier “Dissi una volta, senza avvertirlo prima – e non me ne sono mai pentito – che mi sarebbe piaciuto vederlo alla guida del nostro Paese. Lo penso ancora: le caratteristiche di una persona straordinaria come Marchionne, la competenza, la preparazione, la capacità dimostrata di ottenere risultati importanti, sarebbero state preziose – se fosse stato disponibile – per ridare dignità alla politica”

E’ morto Sergio Marchionne

BANDIERE A MEZZ’ASTA AL LINGOTTO

Sergio Marchionne, il manager in maglioncino blu, uno dei migliori uomini d’azienda italiani, stimato da Obama come da Trump, è morto a 66 anni nella clinica di Zurigo dove era ricoverato da un mese per un intervento chirurgico. Le sue condizioni di salute sono peggiorate di recente, fino ad essere considerate irreversibili, tanto che FCA e Ferrari  lo scorso fine settimana hanno dovuto riunire  i CdA per nominare i nuovi vertici. L’azienda torinese sabato aveva scritto in un comunicato che “sono sopraggiunte complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria del Dr. Marchionne, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore” e che “Marchionne non potrà riprendere la sua attività lavorativa”. Fino alla nomina di Mike Manley come amministratore delegato di Fca. La sua ultima uscita pubblica nel mese di giugno, quando donò nuove vetture all’Arma dei Carabinieri, nella quale suo padre prestò servizio come maresciallo. Sul Sole 24 Ore fonti vicine alla famiglia smentiscono voci diffuse ormai da giorni, secondo

le quali il manager aveva un tumore ai polmoni. Sarebbe invece morto per arresto cardiaco a seguito delle impreviste complicazioni dopo l’operazione alla spalla. Marchionne è stato amministratore delegato di Fiat – Chrysler negli ultimi 14 anni. John Elkann dichiara: “Penso che il miglior modo per onorare la sua memoria sia far tesoro dell’esempio che ci ha lasciato e  coltivare quei valori di umanità, responsabilità e apertura mentale di cui è sempre stato il più convinto promotore”. 

Tutti condannati per le “spese pazze”

La Corte d’Appello di Torino in relazione alla Rimborsopoli dei consiglieri regionali della passata legislatura di centrodestra oggi ha condannato per peculato  tutti i 25 esponenti politici coinvolti, anche l’ex presidente della Regione  Roberto Cota, gia’ assolto in primo grado e l’attuale capogruppo alla Camera del Carroccio Riccardo Molinari.  Due consiglieri avevano rinunciato all’appello patteggiando. Le pene vanno  da 11 mesi a 2 anni e 4 mesi.

Olimpiadi, si decide il 1° agosto

Cortina, Milano o Torino? Chi  rappresenterà l’Italia nella corsa all’assegnazione delle Olimpiadi invernali del 2026? La decisione si conoscerà tra un paio di settimane. Lo annuncia il presidente del Coni Giovanni Malagò: “Il primo agosto ci sarà una decisione, credo sia giusto e rispettoso della candidatura italiana, perché bisogna lavorarci al meglio e preparala. Così poi daremo più forza anche a livello internazionale”.

Toninelli: “La Tav? E’ nata male”

Per il ministro dei Trasporti Danilo Toninelli la Tav è un’opera che è stata “ereditata” e  quando è nata “se ci fosse stato il M5s al governo, non sarebbe mai stata concepita in questo modo, così impattante e così costosa”. L’esponente del governo ne ha parlato a Radio1   e ha condannato con fermezza ” le proteste incivili che limitano l’espressione delle proteste civili”. Sul futuro della Torino-Lione ha aggiunto  che è intenzione dell’esecutivo  migliorarla, come previsto nel contratto di governo. Il ministro ha inoltre dichiarato che non vuole nessun tipo di danno economico all’Italia “ma vogliamo migliorare un’opera  nata molto male”. Ma su Facebook aggiunge: “ Rabbia e disgusto per come sono stati sprecati i soldi dei cittadini italiani. E nessuno si azzardi a firmare nulla sull’avanzamento dell’opera”

 

 

Torino e la Fiat da Valletta a Marchionne

Avvicendamento ai vertici della Fiat. Strano, ma nessuno ricorda Vittorio Valletta. Sono tanti gli anni che separano la direzione di Valletta e quella di Marchionne. Diverse le epoche e diversissimi gli stili. Il primo torinese al cento per cento. Fino ad intitolare un intero quartiere di alloggi popolari, molti costruiti direttamente dalla Fiat. Normale,  ai miei tempi, dirsi andiamo a “menar le mani” con quelli delle case Fiat. Per poi correre a gambe levate, visto che quelli erano più tosti di noi. Marchionne cittadino svizzero e  pendolare tra Torino, Svizzera e Detroit. Sempre sull’ aereo. Valletta che al massimo gli aerei li costruiva per l’esercito Italiano. Eppure Valetta coniò la famosa frase: quello che va bene per la Fiat va bene per Torino e per l’Italia. Valletta che raramente si recava a Roma e sempre in vagone letto. Ma una cosa in comune l’hanno avuta. Contavano di più della Famiglia Agnelli nella gestione dell’azienda. Loro, i manager, contavano di più dei ” padroni” della Fiat. E su una cosa erano diametralmente opposti. Valletta viveva l’orizzonte suo oltre Torino, fino a Rivalta.  Marchionne ha dato del tu sia ad Obama  che a Trump. Torino con Valletta aveva a Mirafiori oltre 60 mila operai. Ed oggi gli scarsi 5000 che ogni tanto vanno in produzione. Il rapporto tra Marchionne e la famiglia Agnelli é dunque rapporto tra Marchionne e Torino. Con il suo quasi irriverente pulloverino rigorosamente blu scuro tendente al nero. Ora critiche o esaltanti giudizi. Non prendiamo neppure in considerazione chi quasi gioisce.  Indubbiamente non ha ottenuto grandi risultati occupazionali, ma aveva un compito che ha egregiamente portato a termine. Prima della sua gestione la Fiat era in stato comatoso. Non ha portato i libri in tribunale per puro miracolo.
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Ora l’azienda  è risanata. Del resto Marchionne ha sempre detto: gli azionisti sono i miei “padroni” e punto di riferimento.  E non ha licenziato solo operai. Anzi, ha iniziato dalla dirigenza. La mattina lavorativa cominciava al Lingotto alle 6 del mattino. I  dirigenti convocati a quell’ora erano certi di diventare ex dirigenti Fiat. Chi dalle 9 in poi sperava di rimanere. Un uomo duro che non era lì ” per raccogliere le margherite”. I suoi detrattori hanno due cavalli di battaglia. La Fiat ha ricevuto moltissimi contributi statali e  non é stata conseguente dal punto di vista occupazionale. Ma ecco che Fiat si chiama Fca, tutta un’ altra cosa. Questo doveva fare Sergio Marchionne e questo ha fatto Sergio Marchionne. E gli azionisti gli sono grati. In verità con la sua sostituzione le azioni sono un p0′ scese. Ma per ora tutto sotto controllo. E non bisogna essere geniali nel leggere la scelta di Mike Manley nel segno della continuità.  Fca sempre più americana e sempre meno italiana. E per Torino grosse difficoltà nell’ attuare il piano industriale previsto. Un solo modello non basta a mantenere le linee di produzione a Mirafiori e Grugliasco. Federico Bellomo segretario Fiom è  realisticamente pessimista. Dario Basso segretario Uilm volonterosameente speranzoso. Con un solo punto fermo: per ora gli operai a Mirafiori diminuiscono  mille trasferiti a Grugliasco) non per produrre ma perché possono stare ancora in cassa integrazione. 
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E la politica ed i politici che fanno? Che dicono? Il loro sport preferito negli ultimi 25 anni? Silenzio e latitanza. Da Torino a Roma con la orgogliosa e tragica coerenza. Il solito ed isolato Chiampa tenta di dare la sveglia ad una città come Torino, che assiste impotente alla sua totale deindustrializzazione.  Altri Stati e altri governi sono intervenuti per “salvare” la propria economia.  Persino il tanto vituperato  Donald Trump ci tenta. Magari a modo suo ma ci tenta. Come ha fatto Obama chiamando Sergio Marchionne dopo che era diventato amministratore delegato di Fiat. Politica sospesa tra massimalismo parolaio e sudditanza compiacente. Due facce della stessa medaglia.  Noi torinesi non siamo contenti che chiuderà ( forse) Mirafiori. Non siamo contenti che Tne (proprietaria di un pezzo di Mirafiori) sia stata un flop totale. Tne con tanti soldi pubblici di fatto buttati via perché non hanno prodotto posti di lavoro. Sergio Marchionne può essere simpatico o antipatico. Ma non si può ascrivere a Lui il fallimento o la non esistenza di politiche industriali.  E’ colpa di una politica che si è voltata da una parte sorridendo. E,  almeno storicamente ha avuto torto Vittorio Valetta: ciò che va bene per Fca non é andato bene anche per Torino e l’ Italia.
Patrizio Tosetto

Manley al Lingotto per la riunione dei vertici Fca

Il nuovo ad Mike Manley è già al lavoro in vista della riunione a Torino, al Lingotto, sede storica della Fiat e poi di Fca, lunedì e martedì, del Gec – Group Executive Council, l’organismo decisionale del gruppo automobilistico, composto dai responsabili dei settori operativi guidato dall’amministratore delegato. Intanto il presidente di Fca John Elkann ha scritto una lettera ai dipendenti del gruppo,  dopo la nomina di Mike Manley ad amministratore delegato, in sostituzione di Sergio Marchionne: “Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per avere reso possibile ciò che sembrava  impossibile. Ci ha insegnato ad avere coraggio e a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo. E sono certo che tutti voi fornirete il massimo supporto a Mike, lavorando con lui e con il team di leadership al raggiungimento degli obiettivi del piano industriale 2018-2022 con lo stesso impegno e la stessa integrità che ci hanno guidato fino ad oggi”.

Quelli che non piangono se Torino perde le Olimpiadi

di Rivarol
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Ma davvero vogliamo credere alla favoletta che Torino potrebbe perdere le Olimpiadi per l’opposizione di quattro-cinque consiglieri comunali, peraltro istantaneamente sostituibili con altrettanti dell’opposizione pronti a votare a favore? È possibile per una volta lasciare da parte comode ipocrisie e riconoscere il significato di atteggiamenti tiepidi, posizioni contraddittorie e gesti autolesionisti, apparentemente inspiegabili, intorno alla candidatura della nostra città? Se Torino dovesse perdere le Olimpiadi (esito per il quale ci stiamo apparentemente impegnando molto), molti attori in questa partita non si dispererebbero. Alcuni sarebbero anzi sollevati, altri persino contenti.Partiamo dal Sindaco Appendino: si dica quel che si vuole, ma se ci tenesse davvero, avrebbe mille modi per superare l’opposizione di una piccola minoranza bizzosa. Magari non portandosi il marito alle riunioni, ma facendosi forza del via libera ricevuto sia da Grillo che da Di Maio. Accettando qualche voto dell’opposizione, se necessario, presentandosi come il primo cittadino che mette l’interesse di Torino davanti alle beghe di partito o ai suoi personali problemi di carriera o – come si dice oggi – di “life balance”. Il fatto è che Chiara è la prima, in fondo, a non dispiacersi troppo se Torino perde la corsa. Bisogna capirla: in fatto di eventi non gliene riesce una. Passa dal disastro di piazza San Carlo all’edizione “chiusa” degli ex-fuochi di san Giovanni, da un eccesso all’altro. Con che coraggio se la potrebbe sentire di gestire due mesi intensi di un evento ad alto contenuto tecnico e ad alto rischio, con i riflettori di tutto il mondo puntati sul suo operato?  Quando non riesci a organizzare un maxischermo senza provocare una tragedia o un mercatino di Natale senza dare lavoro alla Guardia di Finanza, alla fine è un fatto di prudenza sottrarsi alle Olimpiadi.Un altro che non piangerebbe è Giovanni Malagò, presidente del Coni: fresco di interrogatorio sulla vicenda dello stadio della Roma, ha una storia di rapporti “complicati” con le sindache grilline e certamente sarebbe più a suo agio a lavorare con un uomo “di sistema” come Beppe Sala, sindaco di Milano. Assecondato, in questo, dai due azionisti del governo: Salvini, perchè la Lega mantiene la testa a Milano e proprio qui il ministro dell’Interno progetta di fare bottino, smantellando l’ultima ridotta di Forza Italia; Di Maio, perché le Olimpiadi sono del tutto estranee agli interessi del suo blocco elettorale meridionale e, anzi, creerebbero attriti con l’ala movimentista, fornendo occasioni ai suoi rivali (Di Battista e Roberto Fico, che accessoriamente ricopre la terza carica dello Stato) per andare all’attacco su ogni minimo scandalo, autentico e presunto. Non piangerebbero, se Torino perdesse le Olimpiadi, alcune associazioni di categoria nazionale che ostentano patriottica neutralità, ma i cui rappresentanti martellano giorno e notte parlamentari ed esponenti del Governo a favore di Milano. E non piangerebbero nemmeno nelle province piemontesi del turismo internazionale (Laghi e Langhe) perché, grazie anche allo snobismo provinciale della classe dirigente torinese (non escluso, in questo caso, neppure Chiamparino), che non ha saputo né voluto fare sistema fuori dall’area metropolitana, ormai gli operatori – inclusi albergatori e ristoratori e relativi indotti, si sono integrati in circuiti consolidati con base a Milano. Non si tratta di un complotto: è che, a differenza del 2006, la candidatura di Torino parte debole, per una varietà di ragioni. Tra tutte, la più importante è che i protagonisti o non ci credono o remano contro. Di fatto, l’unica vera carta che ci resta  è la preferenza del Cio per le città con impianti esistenti e una cultura dei Giochi stabilita. Ecco perchè qualcuno, per eliminare il rischio residuo che il Comitato alla fine scelga Torino (malgrado Coni, governo e categorie), ha pensato bene di sparare sui piedi a un campione già azzoppato.
 

Fca, con Marchionne finisce un’era

Nella sua ultima uscita, il 27 giugno, Sergio Marchionne a Roma, consegna all’Arma dei Carabinieri una Jeep Wrangler. Un’occasione per ricordare le sue origini e i suoi i valori militari. Disse quel giorno: “Mio padre era un maresciallo dei Carabinieri. Sono cresciuto con l’uniforme a bande rosse dell’Arma e ritrovo sempre i valori con cui sono cresciuto e che sono stati alla base della mia educazione: la serietà, l’onestà, il senso del dovere, la disciplina, lo spirito di servizio”. Le condizioni di Marchionne oggi  sono peggiorate a causa di complicazioni inattese durante la convalescenza post-operatoria, aggravatesi ulteriormente nelle ultime ore. E’ Mike Manley il nuovo amministratore delegato di Fca, su decisione del consiglio di amministrazione del gruppo industriale riunitosi a Torino per la successione di Sergio Marchionne. Manley ha 54 anni ed e’ attualmente a capo dei marchi Jeep e Ram. La decisione e’ stata assunta dal cda convocato al Lingotto. Louis Carey Camilleri è il nuovo amministratore delegato di Ferrari, John Elkann  presidente.

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Il nuovo ad Mike Manley è già al lavoro in vista della riunione a Torino, al Lingotto, sede storica della Fiat e poi di Fca, lunedì e martedì, del Gec – Group Executive Council, l’organismo decisionale del gruppo automobilistico, composto dai responsabili dei settori operativi guidato dall’amministratore delegato. Intanto il presidente di Fca John Elkann ha scritto una lettera ai dipendenti del gruppo,  dopo la nomina di Mike Manley ad amministratore delegato, in sostituzione di Sergio Marchionne: “Saremo eternamente grati a Sergio per i risultati che è riuscito a raggiungere e per avere reso possibile ciò che sembrava  impossibile. Ci ha insegnato ad avere coraggio e a sfidare lo status quo, a rompere gli schemi e ad andare oltre a quello che già conosciamo. E sono certo che tutti voi fornirete il massimo supporto a Mike, lavorando con lui e con il team di leadership al raggiungimento degli obiettivi del piano industriale 2018-2022 con lo stesso impegno e la stessa integrità che ci hanno guidato fino ad oggi”.

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Le reazioni

Per tanti Sergio è stato un leader illuminato, un punto di riferimento ineguagliabile. Per me è stato una persona con cui confrontarsi e di cui fidarsi, un mentore e un amico”. John Elkann.

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“Posso parlare per la squadra corse qui in pista ad Hockenheim. Gli dedichiamo la pole di oggi, visto che per la gara di domani non c’è certezza. Siamo vicini a lui e alla sua famiglia”, dice a  Sky il team principal della Ferrari, Maurizio Arrivabene, amico personale di Sergio Marchionne.

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“Lo avevo sentito qualche tempo fa, dopo l’intervento, sembrava fosse andato tutto bene. Il comunicato di Elkann sul suo stato di salute mi ha scioccato. Sono molto addolorato” commenta  Dieter Zetsche, ad di Daimler

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Fca sostituisce Marchionne con Manley

AGGIORNAMENTO

E’ Mike Manley il nuovo amministratore delegato di Fca, su decisione del consiglio di amministrazione del gruppo industriale riunitosi a Torino per la successione di Sergio Marchionne. Manley ha 54 anni ed e’ attualmente a capo dei marchi Jeep e Ram. La decisione e’ stata assunta a causa del peggioramento delle condizioni di salute di Marchionne, a seguito di un intervento chirurgico subito a fine giugno.

Convocati oggi d’urgenza i Cda di Fca, Ferrari e Cnh industrial, all’ordine del giorno la possibile successione all’amministratore delegato Sergio Marchionne, ancora in degenza per l’intervento chirurgico subito. Il  sito specializzato Automotive News ha scritto indiscrezioni a tale proposito, ma dal gruppo industriale rispondono con un “no comment”. Potrebbe essere Louis Carey Camilleri, membro del board Ferrari, il prossimo amministratore delegato di Ferrari e John Elkann il presidente.