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Cirio: “Combattiamo la guerra con un esercito di persone magnifiche, tra tante difficoltà”

“Stiamo combattendo la guerra con l’esercito che ho trovato, un esercito fatto di uomini e donne straordinarie, ma che aveva carenze organizzative gravi. Ecco perché abbiamo delle difficoltà”

Così il governatore Alberto Cirio, in videoconferenza stampa respinge  le critiche sulla gestione dell’emergenza in Piemonte.

“Guido questa regione da  giugno, e dopo sette mesi è scoppiata l’epidemia. Non possiamo accettare che ci venga detto che non facciamo tamponi da parte di chi ha governato la Regione Piemonte fino a ieri”.  Aggiunge il presidente  “Devo condurre una guerra, la più dura degli ultimi decenni, con l’esercito che ho ereditato, con macchinari e forze che ho ereditato – afferma Cirio -. Ho trovato punte di straordinaria eccellenza, ma anche criticità di strumentazioni che non c’erano e di una medicina territoriale abbandonata a se stessa negli anni”. I laboratori attrezzati per le analisi “a febbraio erano due: oggi sono 18 e in pochi giorni saranno venti” dice Cirio.

 

Riceviamo e pubblichiamo integralmente il comunicato della Regione Piemonte: 

CORONAVIRUS, L’UNITÀ DI CRISI: FATTO L’IMPOSSIBILE PER GESTIRE OGNI ASPETTO LEGATO ALLA PANDEMIA

 Il commissario Coccolo: “L’enorme lavoro sul piano sanitario e organizzativo ha prodotto una serie di risultati quanto mai significativi”

L’Unità di Crisi della Regione Piemonte ha voluto incontrare i giornalisti nel corso di una conferenza stampa telematica per fare il punto sul suo operato e sugli argomenti di stretta attualità.

Erano presenti Vincenzo Coccolo, commissario straordinario per il Coronavirus in Piemonte, Flavio Boraso, coordinatore sanitario, Francesco De Rosa, infettivologo e membro del Comitato tecnico-scientifico, Mario Raviolo, responsabile dell’area della Maxiemergenza Sistema 118, Antonio Rinaudo, responsabile dell’ufficio di coordinamento legale dell’area giuridica, Roberto Testi, presidente del Comitato tecnico-scientifico,

Nella sua introduzione, Coccolo ha voluto precisare che “in Piemonte è stato fatto l’impossibile per gestire tutti gli aspetti legati alla pandemia, ma nell’emergenza purtroppo non si fa mai abbastanza. Non è possibile risolvere tutti i problemi, ma l’impegno dell’Unità di Crisi è costante, si lavora in senza risparmio di tempo ed energie, e l’enorme lavoro sul piano sanitario e organizzativo ha prodotto una serie di risultati quanto mai significativi”.

Riguardo all’ampliamento dell’Unità di Crisi. Coccolo ha ricordato che “è stata assunta perché era necessario avere una pluralità di visioni, ma dalla mia nomina a commissario straordinario abbiamo lavorato in perfetta sintonia e continuità con quanto fatto in precedenza”.

Le critiche. Roberto Testi ha messo in evidenza che “un’emergenza come questa nessuno se la poteva immaginare, si è dovuto adattare la strategia giorno dopo giorno. Sono arrivate critiche che hanno fatto male, perché non me le aspettavo da colleghi medici e ci siamo sentiti colpiti alle spalle da chi avrebbe dovuto essere con noi a combattere”.

I tamponi. “Quella sui tamponi fatti è una discussione da bar interessante, ma non avremmo potuto farli perché il 22 febbraio in Piemonte c’erano solo due laboratori attrezzati per questi esami. In Veneto, che ne ha fatti il doppio, c’erano 14 laboratori – ha dichiarato Testi – Per il Piemonte è stato sforzo enorme arrivare ai 5000 tamponi analizzati ieri. I laboratori ora sono 18 e tra pochi giorni diventeranno 20. Fare tamponi può servire per individuare i positivi e isolarli ma non ci dà garanzie sul futuro, perché oggi chi è negativo può diventare positivo domani. Diverso è il percorso sierologico per la valutazione degli anticorpi, che sarà avviato nei prossimi giorni”.

Gli ospedali. Testi ha affermato che “abbiamo programmato l’incremento delle prestazioni e la protezione degli ospedali meglio di altre Regioni. Con stratagemmi e inventiva si è riusciti a passare da 287 a 590 posti di terapia intensiva, un grande successo che ci permettere di curare tutti quelli che ne hanno bisogno”, mentre Francesco De Rosa ha sostenuto che “nella prima fase dovevano capire il livello di interazione di un virus che non conoscevamo ed abbiamo concordato sull’opportunità di regolare l’accesso agli ospedali in maniera tale da evitare un sovraccarico strutturale e si è potuto organizzare i reparti Covid e la terapia intensiva. Oggi nei reparti sono stati ottimizzati i livello di visita e di assistenza. Ora siamo coscienti che se entriamo in una nuova fase epidemiologica sappiamo come muoverci”.

Le case di riposo. “Sapevamo che sarebbero state un problema, ma deve essere ben chiaro che non dipendono dalle Asl – ha sostenuto Testi – Esistono diverse responsabilità nelle Rsa: del gestore, del direttore sanitario, dei medici di medicina generale che devono monitorare la salute dei pazienti. Comunque le Asl già da dopo il 15 marzo hanno dato disposizioni e suggerimenti per supportare la tutela della salute di ospiti e operatori. Ma qui il problema non è il tampone, ma il fatto che il paziente sintomatico deve essere isolato, in quanto non si può pensare di portare tutti i positivi in ospedale e sradicare persone già fragili dall’ambiente in cui vivono”.

Antonio Rinaudo ha affermato che “sulle Rsa è in corso un’indagine a tappeto per conoscere le condizioni delle singole strutture”, e Coccolo ha anticipato che “le verifiche hanno già interessato quasi il 90% delle strutture. E’ in corso la raccolta di tutti i dati e i risultati si dovrebbero già conoscere domani”.

“Non si è mai voluto ovviamente – ha poi evidenziato Rinaudo – infettare le case di riposo con pazienti positivi. Per le persone dimesse dall’ospedale che non hanno una dimora o non si possono portare a quella di origine si è pensato di ricorrere a strutture nuove e mai utilizzate, oppure a strutture funzionanti dove si possono creare percorsi separati per evitare contaminazioni”.

I dispositivi di protezione. E’ stata posta attenzione sul fatto che la mancanza dei dpi è mondiale e non piemontese. “Deriva da una gestione centrale dell’approvvigionamento che ha costretto a inventare strategie, come usare un camper per i tamponi in modo da non far cambiare gli infermieri tutte le volte che entrare in casa di un paziente”, ha detto Testi, che ha anche chiarito che “la mancanza di questi dispositivi è stata anche la causa della presenza meno importante dei medici di medicina generale nella gestione dei pazienti delle case di riposo”.

L’Unità di Crisi ha evitato alcune truffe alla sanità pubblica negli acquisti del materiale sanitario. Rinaudo ha sostenuto che “le critiche ricevute sono fondate sulla sabbia. O le accuse hanno riscontri oggettivi o si parla a vanvera. Noi veniamo invece attaccati sulle voci, sui pettegolezzi, sulla non conoscenza della materia. Gli acquisti per un ente pubblico sono regolati da norme precise che comportano tempi un po’ più lunghi rispetto a un privato e richiedono anche indagini lunghe e articolate per capire con chi si parla. Altrimenti i rischi sono concreti”. Ed ha citato il caso di “un italiano che si è proposto di fare l’intermediario in Cina per procurarci del materiale chiedendo un pagamento all’ordine significativo. Gli ho detto assolutamente no e ho attivato subito le indagini nei suoi confronti. Lo stesso intermediario, a un certo punto della trattativa, ha tirato fuori una società americana, peccato che gli accertamenti abbiano rivelato che aveva sede in un sottoscala dove c’era una palestra e l’amministratore delegato era una guardia del corpo”. L’esempio è servito per far capire “come siamo costretti a operare e con quali cautele. In altre Regioni la fretta e l’urgenza di acquistare materiale ha portato anche a subire delle truffe”.

Ad oggi l’Unità di Crisi ha distribuito quasi 5 milioni di mascherine chirurgiche, 500.000 Ffp2, 50.000 Ffp3, 90 ventilatori.

La conferenza stampa integrale è pubblicata sulla pagina Facebook della Regione Piemonte https://www.facebook.com/regione.piemonte.official/videos/247042580022109/

La Regione: “Dalla Protezione civile poche risorse”

“Il Piemonte non solo non è stato privilegiato, ma ha ricevuto risorse al di sotto del minimo vitale”

E’ l’amara dichiarazione della Regione, in relazione alle forniture inviate dalla Protezione Civile. Per quanto riguarda i caschi Cpap per terapia sub-intensiva l’Unità di crisi “aveva effettuato un ordine da 5 mila unità che non è mai arrivato pienamente a destinazione”. L’Unità di crisi regionale  ha dati certificati dalla responsabile acquisti e bolle di accompagnamento per dimostrare che, ad esempio, le  mascherine chirurgiche previste erano diversi milioni, ma ne sono arrivate oltre due milioni e mezzo in meno rispetto a quanto pubblicato sui giornali.

Aumentano i controlli nelle vie e nei parchi cittadini nel weekend di Pasqua

Ad oggi sono circa 200 i torinesi che violano ogni giorno le restrizioni dell’emergenza sanitaria: almeno quelli scoperti dalle forze dell’ordine durante i controlli per le strade della città

La Prefettura, la Questura e le forze dell’ordine intensificheranno la vigilanza in vista delle festività pasquali. Il bel tempo previsto potrebbe infatti spingere qualche sconsiderato a passeggiate o improvvisati pic nic nei parchi cittadini. Non ci sarebbe da stupirsi se ciò dovesse accadere. I parchi saranno sorvegliati quasi esclusivamente dai droni, mentre vie e piazze saranno vigilate da personale in divisa o in borghese di polizia, carabinieri, polizia municipale e guardia di finanza. Sulle autostrade la polizia stradale ha aumentato il numero delle pattuglie.

I supermercati resteranno chiusi a Pasquetta, dopo la decisione del governatore della Regione Piemonte Alberto Cirio

La sua  ordinanza prevede la chiusura di tutti gli esercizi commerciali dalle 13 di domenica 12 aprile fino alle 20 di lunedì 13 aprile. Le catene della grande distribuzione  pensavano invece di tenere aperto  mezza giornata nel lunedì di Pasqua, mentre i sindacati avrebbero voluto la chiusura anche la mattina di domenica.  Sull’apertura di domenica al mattino Cirio ha spiegato che lo ha deciso per evitare una ressa il venerdì e il sabato. Restano ovviamente aperte farmacie, parafarmacie e gli esercizi dedicati alla vendita  di prodotti sanitari. Sono permesse le consegne a domicilio per tutti i settori merceologici.

Reati in calo del 6,6 per cento a Torino. I dati della questura

I dati delle questura di Torino, resi noti in occasione del 168° anniversario della fondazione della Polizia di Stato, registrano un -6,66%,  di reati tra il febbraio del 2019 e il febbraio 2020, rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente

I delitti registrati sono in tutto 112.722 a fronte degli oltre 120 mila del 2018/19 e si tratta in maggioranza di reati contro il patrimonio: il 78% del totale. Ma, a  seconda della tipologia, vi è stata comunque una diminuzione: i furti  50.485 (-10,78%) e le rapine 1.311 (-21,50%) di cui 82 nelle case. In percentuale il calo più consistente riguarda le estorsioni con -29%. I  reati contro la persona sono stati 6.012 (-3,78%), le violenze sessuali  207, gli omicidi 9 e i casi di sfruttamento della prostituzione 43, venti in meno.

Gli industriali: “O si riparte o si perdono 150 mila posti di lavoro”

Sono stimati in 100 o addirittura 150.000 i posti di lavoro a rischio a Torino e in Piemonte a causa del Coronavirus. La richiesta è di ripartire in fretta.

Questa è la stima degli industriali, secondo i quali è in  pericolo  il 10% delle imprese.

“Non intendiamo dare messaggi allarmistici. Ma dobbiamo evitare questo scenario, il peggiore. E per questa ragione dobbiamo riaprire al più presto le fabbriche”, così il presidente degli industriali di Torino, Dario Gallina.

 

(Foto: il Torinese)

Sul sito della Regione la mappa del contagio nei comuni piemontesi

Da oggi, sul sito web della Regione Piemonte è possibile visualizzare la mappa del contagio da coronavirus covid19 in Piemonte, con il numero dei casi positivi, l’incidenza del contagio in rapporto ai residenti e la curva epidemiologica, comune per comune.

Lo annuncia l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, ringraziando i tecnici del Consorzio per il sistema informativo (Csi) di stanza all’Unità di crisi della Regione Piemonte che hanno messo a punto l’applicativo del sito.

«Nella gestione dell’emergenza – osserva l’assessore Icardi – abbiamo prestato fin dall’inizio la massima attenzione alla registrazione e documentazione dei dati dell’epidemia. Il punto di partenza è stata la realizzazione della piattaforma informatica covid Piemonte per condividere in tempo reale con prefetti, sindaci, operatori sanitari, forze dell’ordine e medici di base le informazioni su analisi dei tamponi, presa in carico dei pazienti, dimissioni, trasferimenti, acquisizioni straordinarie di personale, servizi e presidi medici e gestione delle quarantene. Il tutto nella massima sicurezza, tramite accesso con credenziali riservate. Grazie a questa tecnologia, siamo ora in grado di offrire anche ai cittadini una dettagliata rappresentazione dell’andamento dell’epidemia sul territorio, così che ognuno possa rendersi bene conto delle proporzioni del contagio».

Il nuovo applicativo è stato sviluppato dall’Area Cartografia e Territorio del Csi, attingendo direttamente alle informazioni della piattaforma Covid-19, dove vengono caricati giornalmente tutti i dati dell’epidemia in corso relativamente ai 1.181 comuni del Piemonte.

Sul piano tecnico, il progetto si avvale dell’infrastruttura per l’informazione geografica regionale che contiene l’insieme di dati territoriali, metadati, servizi e tecnologie di rete, politiche e accordi istituzionali, volti alla condivisione dei dati geospaziali a supporto dei processi decisionali.

Tutti gli elementi territoriali che fanno parte dell’infrastruttura possono essere rappresentati su Cartografia generale e tematica prodotta a partire dai livelli di base contenuti nella Base Dati Territoriale di Riferimento degli Enti.

La mappa del contagio covid in Piemonte è pubblicata all’indirizzo  https://www.regione.piemonte.it/web/covid-19-mappa-dei-contagi-piemonte  e la sua consultazione è libera da parte di tutti i cittadini.

Cantieri stradali, il Comune interviene dal centro alla periferia con 7 milioni per vie e piazze

La Giunta Comunale ha approvato due progetti che prevedono interventi straordinari di manutenzione e riqualificazione di vie, strade e piazze cittadine.

Nel primo, suddiviso in 12 lotti manutentivi – dieci di carattere territoriale, corrispondenti quasi totalmente alle ex-Circoscrizioni amministrative della Città, uno finalizzato alle modifiche viabili relative a rinnovi semaforici e alla nuova posa e/o manutenzione delle barriere stradali tipo guard-rails e un ultimo mirato alla manutenzione delle pavimentazioni lapidee, in particolare della zona centrale aulica della Città – sono stati inseriti gli interventi per rifacimento di carreggiate, marciapiedi, banchine, aree di parcheggio e rete di smaltimento delle acque meteoriche su tutto il territorio cittadino.

L’elenco dei lavori da effettuare è stato elaborato sulla base di una mappatura realizzata grazie a segnalazioni di altri servizi comunali, di cittadini, commercianti, associazioni e delle Circoscrizioni: la spesa prevista è di 6 milioni e 800 mila euro.

Con una seconda delibera è stato poi approvato il progetto per ulteriori opere nel territorio delle circoscrizioni 1, 2 6, 7, 8 per una cifra di oltre 650mila euro, derivanti dai ribassi di gara. Con un analogo provvedimento, a dicembre dello scorso anno, erano stati impegnati altri 350mila euro per interventi nel territorio delle circoscrizioni 3, 4 e 5.

“Appena le condizioni lo permetteranno siamo pronti a ripartire con gli interventi di manutenzione della rete stradale, sbloccati dall’ordinanza firmata ieri dal presidente Cirio – commenta l’assessora alla Mobilità, Maria Lapietra – . Affinché possano tornare al più presto al lavoro, garantendo altresì la massima sicurezza per i propri addetti e nel contempo per i cittadini tutti, gli uffici comunali sono in costante contatto con le aziende monitorando la loro disponibilità alla riapertura e alla ripresa delle attività”.

(Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico) Foto archivio Il Torinese

Gli infermieri chiedono un incentivo per gli operatori sanitari “in trincea”

 ” La Regione riconosca a infermieri e operatori sanitari un incentivo economico straordinario giornaliero, per lo straordinario impegno profuso nell’emergenza Coronavirus”

 

LA LETTERA / Il Nursing Up, sindacato degli Infermieri e delle professioni sanitarie, ha inviato una lettera al Presidente Regione Piemonte, Alberto Cirio, all’Assessore alla Sanità, Luigi Genesio Icardi e al Direttore della Sanità regionale, Fabio Aimar, in cui si chiede l’attribuzione di un compenso temporaneo e straordinario finalizzato a remunerare il disagio ed il rischio biologico a cui sono sottoposti in queste settimane gli operatori sanitari, del Servizio Sanitario regionale, sotto forma di incentivo.

Tale incentivo o “compenso Covid-19”, di carattere straordinario e temporaneo, andrà a compensare il disagio e lo stress derivato dal difficile compito svolto i questi mesi, ma anche il rischio biologico in cui sono occorsi tutti i lavoratori, sia infermieri sia professionisti della sanità, in relazione alla loro esposizione al rischio di contagio della malattia, nonché alle difficili condizioni operative conseguenti all’impatto sul sistema sanitario della nuova patologia.

L’incentivo dovrà essere riconosciuto a decorrere dal 23 febbraio 2020, data di emanazione del Decreto Legge n° 6 sulle misure straordinarie per il contenimento del contagio, e almeno fino al 30 aprile prossimo, con una eventuale possibilità di rinnovo.

Andrà calcolato in tre fasce, in rapporto al livello di esposizione al rischio, cui è connessa una analoga situazione di disagio (alto-medio-basso) e gli importi andranno intesi come giornalieri e corrisposti per ogni turno o giornata di effettiva presenza in servizio.

All’interno della medesima fascia, il compenso andrà riconosciuto in misura uguale a tutti gli operatori sanitari, indipendentemente dal ruolo e dalla qualifica che li caratterizza, visto che l’impatto, in termini di rischio per la salute e difficoltà a svolgere la propria funzione, è stato di fatto analogo per tutti.

Il compenso, inoltre, andrà riconosciuto al personale dipendente e, in modalità analoga, ai lavoratori interinali operanti nell’area sanitaria e al personale a contratto o convenzionato.

In sede di contrattazione, infine, verranno stabilite le cifre economiche da assegnare ad ogni fascia secondo le disponibilità dei fondi “speciali”.

Il Segretario regionale del Nursing Up Piemonte, Claudio Delli Carri, spiega: “È chiaro che nella situazione odierna, il salario accessorio normalmente regolato dal Contratto nazionale, non risulta più adeguato a riflettere le giuste esigenze di infermieri e operatori che si trovano ad affrontare una situazione eccezionale e assai complessa.

Abbiamo persone che affrontano un rischio altissimo per la salute e la vita senza che a loro venga riconosciuto economicamente ciò che fanno. È invece urgente inviare un segnale concreto a tutti gli operatori della sanità per ciò che stanno facendo e hanno fatto con un riconoscimento economico significativo, anche tenendo conto dell’altissimo numero di contagiati e, purtroppo anche di deceduti, nell’adempimento del proprio dovere.

Non siamo gli unici a pensare che tale riconoscimento debba essere attivato, visto che negli ultimi giorni sono tantissimi gli appelli da parte della società civile che domandano di attribuire riconoscimenti economici al personale che con spirito di sacrificio e civico servizio sta assolvendo alla cura dei malati Covid-19”.

“Mettiamo bene in chiaro una cosa – conclude Delli Carri -: quello che chiediamo non è un “contentino” per chi si è battuto e si batte in prima linea da settimane, ma è il giusto riconoscimento per ciò che persone straordinarie come gli infermieri e gli operatori hanno dato alla comunità, mettendo loro stessi e la loro salute a repentagli per la salvaguardia del bene e della salute della collettività.

Auspichiamo quindi che il Presidente Cirio e i vertici della sanità in Regione provvedano da subito ad attivare le procedure affinché tale incentivo venga riconosciuto ad infermieri e operatori nel più breve tempo possibile”.

Il Segretario Regionale

Nursing Up Piemonte e Valle d’Aosta

Claudio Delli Carri

“Le morti da coronavirus in Piemonte sotto la media nazionale”, dopo altre sei regioni

“Per numero di decessi – dice l’assessore regionale alla Sanità Luigi Icardi – il Piemonte è sotto la media nazionale: siamo a 3,3 ogni 10.000 abitanti, cifra inferiore a quella di Liguria, Emilia Romagna, Marche, Lombardia, Trentino, e Umbria. I dati che ho visto non corrispondono al vero. Per questo sono un po’ amareggiato, perché prendere dei dati e fare conclusioni da bar rischia di fare danni e dare un’immagine della Regione che non è corretta. Va anche tenuto conto lo svolgimento diverso dell’epidemia: ad esempio abbiamo caratteristiche diverse dal Veneto, in quanto il Piemonte ha un aggregato urbano di grande dimensione come Torino e molti più anziani”.

“Non esiste un caso Piemonte”: è quanto ha dichiarato l’assessore regionale  nel corso di una video conferenza stampa tenutasi oggi nell’Unità di Crisi della Regione.

Per quanto riguarda l’andamento dei decessi, Icardi ha sostenuto che “siamo nella fase calante della curva, anche se abbiamo ancora la variabile delle case di riposo. Molte sono in condizione di sicurezza in quanto le misure di prevenzione rese obbligatorie sono state applicate bene, altre non le hanno applicate del tutto o hanno visto svilupparsi focolai per casualità. Confortante rispetto alla curva epidemica è invece il numero delle guarigioni”.

In merito all’esplosione di casi in provincia di Alessandria, ha puntualizzato che “le due serate danzanti nella sala da ballo di Sale hanno prodotto in poco tempo migliaia di contagiati perché non avevamo le generalità dei partecipanti, mentre ad Asti avevamo i nomi di tutti quelli che hanno partecipato ai soggiorni ad Alassio e abbiamo potuto eseguire un’indagine epidemiologica corretta. In Veneto hanno avuto piccoli focolai distribuiti su tutto il territorio e più facili da controllare, e lo hanno fatto bene; l’Emilia, Regione prima in Italia per i livelli essenziali di assistenza, ha avuto un focolaio esplosivo che non è riuscita a contenere”.

L’assessore ha poi voluto chiarire la questione dei tamponi: “In Piemonte li facciamo ai sintomatici perché il 27 febbraio il Ministero della Salute ha emanato una circolare che dettava questi criteri, e noi li abbiamo seguiti come ha fatto l’Emilia Romagna. Oggi il numero dei positivi aumenta perché abbiamo potenziato la rete dei laboratori che li eseguono, ma i nuovi casi sono percentualmente meno. Inoltre, fare tamponi a tappeto non esclude che poi dopo pochi giorni le persone risultate negative possano diventare positive”.

Altro aspetto i letti di terapia intensiva: “I posti sono più che raddoppiati, da 287 a quasi 600, con uno sforzo encomiabile della rete ospedaliera di cui dobbiamo andare orgogliosi. Non c’è stato nessuno che non sia stato curato correttamente”.

Icardi è poi ritornato sulla questione dei dispositivi di sicurezza individuali: “Abbiamo creato un centro di acquisti a supporto delle Asl, abbiamo acquistato all’estero dove si è potuto, in quanto molti Stati hanno chiuso le frontiere, consegnato agli ospedali quello che abbiamo acquisito in quanto siamo responsabili del servizio sanitario regionale. Abbiamo fornito mascherine a Rsa, farmacisti, medici di base, protezione civile, forze dell’ordine, avviato gare tramite SCR. Tutto muovendoci in quadro normativo ordinario che non consente alla Pubblica amministrazione i pagamenti in anticipo. Ovviamente, le difficoltà di approvvigionamento sono le stesse per tutte le Regioni”.

Infine, l’assessore ha fatto presente che “la curva dei contagi ha raggiunto il tetto e sta lentamente calando. Noi siamo considerati una coda dell’epidemia lombarda con otto-dieci giorni di ritardo, per cui la nostra curva inizierà a scendere di più fra qualche giorno. Tutte le pandemie hanno un andamento sinusoidale decrescente con riprese periodiche. Sarà così fino a quando avremo il vaccino, che potrà finalmente interrompere il ciclo. Ritornare alla normalità di prima di allora è difficilmente ipotizzabile, ritornare a una normalità disciplinata, con misure come mascherine e distanziamento sociale, mi sembra più fattibile. In ogni caso deciderà il Governo in quanto la Sanità è una competenza concorrente dove l’ordinario spetta alle Regioni e lo straordinario allo Stato”.

La video conferenza stampa integrale è disponibile su https://www.facebook.com/regione.piemonte.official/

Rischio incendi, la Regione dichiara lo stato di massimo pericolo

La Direzione Opere Difesa del suolo, Protezione civile Trasporti e Logistica, ha dichiarato lo stato di massima pericolosità incendi boschivi su tutto il territorio piemontese a partire dall’8 aprile 2020, sulla base del livello di pericolo e dei prodotti forniti dal Centro funzionale regionale Arpa Piemonte.

Fondamentale per la prevenzione degli incendi prestare la dovuta attenzione e il rispetto delle regole richiamate nel provvedimento.

Nei periodi di massima pericolosità sono infatti vietate, entro una distanza di cento metri dai terreni boscati, arbustivi e pascolivi, le azioni determinanti anche solo potenzialmente l’innesco di incendio, quali: accendere fuochi, accendere fuochi pirotecnici, far brillare mine, usare apparecchi a fiamma o elettrici per tagliare metalli, usare apparati o apparecchiature che producano faville o brace, fumare, disperdere mozziconi o fiammiferi accesi, lasciare veicoli a motore incustoditi a contatto con materiale vegetale combustibile o compiere ogni altra operazione che possa creare comunque pericolo mediato o immediato di incendio; è vietata qualunque generazione di fiamma libera non controllabile nel tempo e nello spazio.

Le violazioni dei divieti e l’inosservanza delle prescrizioni comportano l’applicazione di sanzioni amministrative da un minimo di euro 200 a un massimo di euro 2.000, oltre alle sanzioni penali.

Tutti i cittadini, inoltre, possono difendere il territorio in caso di incendio segnalando tempestivamente al numero unico di emergenza 112 anche le prime avvisaglie di un possibile incendio boschivo. Fornendo informazioni il più possibile precise si contribuisce in modo determinante nel limitare i danni all’ambiente, consentendo a chi dovrà operare sul fuoco di intervenire con tempestività, prima che l’incendio aumenti di forza e di capacità distruttiva.

Il Sistema antincendi boschivi della Regione Piemonte è attualmente pienamente operativo e la cessazione dello stato di massima pericolosità sarà stabilita dalla Direzione Opere Difesa del suolo, Protezione civile, Trasporti e Logistica al cessare delle condizioni meteorologiche di rischio.

Info:https://www.regione.piemonte.it/web/temi/protezione-civile-difesa-suolo-opere-pubbliche/protezione-civile/incendi-boschivi/stato-massima-pericolosita-per-incendi-boschivi

(foto archivio)