PRIMA PAGINA- Pagina 589

A 25 anni dall’alluvione il Piemonte non dimentica

“Ciò che è accaduto 25 anni fa e che sfortunatamente continua ad accadere deve spronare tutti noi verso una più ampia consapevolezza dei rischi del territorio, affinché si mettano in atto tutte le misure adeguate di previsione e di prevenzione per una politica di sviluppo e gestione contro la violenza degli elementi naturali, così da scongiurare altri eventi luttuosi”. Così ha dichiarato Stefano Allasia, presidente del Consiglio regionale dando inizio alla seduta straordinaria aperta che si è svolta martedì 5 novembre, presso il Centro Congressi dell’Unione industriale di Torino, dedicata alla commemorazione della tragica alluvione che colpì duramente gran parte del Piemonte nel 1994, causando 70 morti, 2.226 sfollati e ingenti danni in tanti comuni delle province di Cuneo, Asti, Alessandria, oltre che nel Torinese e nel Biellese.

Alla proiezione di un filmato Rai su quei drammatici giorni, con l’esondazione del Po, del Tanaro e di molti loro affluenti, è seguita la lettura dei nomi delle vittime da parte del giornalista Rai Gianmario Ricciardi, che ha ricordato la grande emozione di raccontare in presa diretta quel caos “che ci era capitato addosso così in fretta da non permetterci di prendere coscienza della sua gravità”, ma anche “la mobilitazione generale della gente, dei piemontesi che nella tragedia hanno saputo dare il meglio di sé”.

“Questa celebrazione vuole essere un modo per stringerci vicino a chi ha subìto un lutto, ma come amministratori dobbiamo anche impegnarci a cambiare le cose”, ha dichiarato il presidente della Giunta regionale Alberto Cirio. “In tal senso abbiamo chiesto al governo una maggiore autonomia nel poter certificare l’esistenza di una calamità naturale e lo stato di emergenza, ciò aiuterebbe per una questione di tempestività e quindi di giustizia nel riconoscimento del danno. Gli eventi alluvionali dei giorni scorsi nell’Alessandrino ci hanno permesso di verificare che i grandi invasi hanno tenuto. Le opere compiute hanno reso il Piemonte più sicuro, ma rimane il problema dei rii, dei piccoli torrenti e degli impianti fognari delle città. Nella tutela ambientale, poi, dobbiamo affrontare il problema senza pregiudizio ideologico ma con buon senso, senza denunciare un sindaco che ha fatto tagliare un albero in un rio per evitare un disastro. Ecco perché al governo chiediamo anche di autorizzare un vademecum per intervenire in caso di disastro ambientale, per non lasciare soli gli amministratori locali nella gestione del rischio e per rendere il Piemonte più sicuro”.

“La piena dei fiumi fu terribile ma la gestione dei soccorsi fu un esempio di organizzazione e di capacità di reagire propria di noi piemontesi”, ha affermato Paolo Demarchi (Lega) che ha ribadito come “non sia sufficiente saper ricostruire ma occorra soprattutto saper prevenire, ciò che è accaduto deve spronare verso la consapevolezza del rischio idrogeologico”. Paolo Bongioanni (Fdi) citando ad esempio l’allora sindaco di Piozzo, ha sottolineato l’importanza del lavoro e del coraggio degli amministratori locali, di quei sindaci che si rimboccarono le maniche, compirono anche gesti eroici e che talvolta ebbero vicissitudini giudiziarie solo perché si assunsero la responsabilità di prendere decisioni in emergenza.

“A prescindere dal colore politico delle amministrazioni rimane oggi un problema drammatico”, ha dichiarato l’assessore ai Rapporti con il Consiglio regionale, Roberto Rosso, “quello della pulizia dei fiumi e la gestione dell’idrografia minore. È un impegno che dobbiamo assumerci per creare le condizioni affinché non si debbano più piangere morti, i rischi non sono ancora stati del tutto eliminati”.

“La sicurezza del territorio è ancora un’idea per il futuro e non del presente, perché da troppo tempo continuiamo a lavorare in emergenza”, ha commentato il capogruppo Pd Domenico Ravetti. “In Italia nel 2018 sono stati sottratti 51 chilometri quadrati di verde a causa della cementificazione, che cresce nonostante si riducano Pil e occupazione. Servono politiche nuove per evitare i cambiamenti climatici, la perdita delle biodiversità e per condividere nuove traiettorie rispetto al modello di crescita economica che ha generato forti diseguaglianze”.

Maurizio Marello (Pd) ha citato tre eredità positive emerse dall’alluvione del 1994: “la cultura della Protezione civile e il suo metodo di pianificazione, il sentimento dei piemontesi che hanno dato prova di fierezza, solidarietà e rara laboriosità e infine le opere compiute in seguito, grazie a risorse spese bene”.

L’importanza dello stanziamento di fondi che, a seguito di quei tragici eventi, sono stati ben impiegati è stata ricordata anche dal consigliere Ivano Martinetti (M5s): “I lavori compiuti nel 2016 hanno permesso di scongiurare un nuovo disastro nell’albese, un’ulteriore prova del fatto che manutenzione e prevenzione devono essere la parola d’ordine e la strada tracciata è quella del Piano Proteggi Italia del primo governo Conte che interviene in tal senso con quasi 11 miliardi”.

“L’Italia è il Paese dei campanili ma di fronte a immani tragedie sappiamo fare squadra e ripartire”, ha affermato l’assessore alla Sanità Luigi Icardi. “Oltre al lavoro straordinario dei sindaci e dei volontari l’intero sistema paese funzionò con il contributo di tutti, dalla Guardia di finanza ai Carabinieri, dai Vigili del fuoco agli Alpini e anche il governo centrale fu ben presente sul territorio”.

Durante il dibattito generale sono intervenuti con testimonianze e riflessioni anche: Dario Gallina, presidente Unione Industriale Torino,Paolo Lanzavecchia, sindaco di Canelli, Claudio Castello, sindaco di Chivasso, Paolo Borasio, assessore comunale di Alessandria, Carlo Vietti, sindaco di Druento, Simone Gallo, sindaco di Feisoglio, Luigi Gallareto, sindaco di Monastero Bormida, Federico Gregorio, sindaco di Narzole, Mariacristina Capra, sindaco di Santo Stefano Belbo, Giovanni Franchino, sindaco di Tavagnasco, Eraldo Botta, sindaco di Varallo Sesia, Marco Marocco, vicesindaco Città metropolitana di Torino, Marco Bussone presidente Uncem Piemonte, Vincenzo Bennardo del Comando provinciale dei Vigili del fuoco di Cuneo, Michele Franzé, Generale dei Carabinieri in carica nel 1994, Giacomo Verda, Comandante I° reggimento artiglieria terrestre da montagna in carica nel 1994, Luigi Cinaglia, Generale Regione militare nord ovest in carica nel 1994, Franco Cravarezza, comandante II reggimento alpini in carica nel 1994, Ugo Cavallera, assessore regionale all’Urbanistica, Trasporti e Viabilità nel 1994, Emilia Bergoglio, assessore regionale all’agricoltura nel 1994, Vincenzo Coccolo, dirigente regionale del settore opere pubbliche e difesa del suolo nell’anno 1994, Estella Gatti, dirigente regionale nel 1994, Mauro Gola, presidente Unione industriali Provincia di Cuneo, Mauro Casucci, Unione italiana lavoratori, Silvia Marchetti, Unione Generale del lavoro, Gabriella Semeraro, Confederazione Generale del lavoro, Roberto Bertone del Coordinamento volontariato della Protezione civile,Sergio Pirone, Corpo volontari antincendi boschivi e Giovanni Capulli, presidente Ordine dei geologi del Piemonte.

In conclusione dei lavori è intervenuto l’assessore regionale alle Opere pubbliche, Difesa del suolo e Protezione civile, Marco Gabusi, che ha dichiarato: “Accanto all’evitare che il buon intento dei legislatori nel trovare i soldi si areni nei meandri della burocrazia, occorre sviluppare un percorso culturale e ripartire dalla conoscenza storica dei fiumi e del sapere dei geologi e dei tecnici. La materia non è semplice, ma abbiamo la forza delle conoscenze acquisite a cui dobbiamo aggiungere un po’ di praticità, sfruttando al meglio i fondi per dare una prospettiva nuova al nostro Piemonte. Ci stiamo impegnando coinvolgendo tutte le intelligenze che abbiamo, incluso il Consiglio regionale”.

 

(dall’ufficio stampa del Consiglio regionale – EC)

Operazione antimafia: 65 arresti a Torino e nell’hinterland

Dall’alba, a Torino e nell’hinterland piemontese, nonché a Reggio Calabria,, Milano e Catania, 400 carabinieri del comando provinciale di Torino stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip del Tribunale di Torino su richiesta della Direzione distrettuale antimafia nei confronti di 65 appartenenti alle locali di ndrangheta di Volpiano e San Giusto Canavese ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti con l’aggravante di finalità mafiose. Contestualmente la Guardia di finanza di Torino sta procedendo alla notifica del medesimo provvedimento per ulteriori 6 indagati ritenuti responsabili in seno all’associazione anche di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Sono in corso di sequestro beni mobili ed immobili, conti correnti e quote societarie per un valore che è in via di quantificazione.

 

Borse di studio universitarie coperte al 100% dalla Regione

Le borse di studio universitarie in Piemonte saranno coperte al 100% grazie al finanziamento del relativo capitolo del bilancio della Regione . Questa la decisione  della Giunta Cirio, dopo le polemiche sollevate la scorsa settimana in Consiglio regionale quando si era diffusa la notizia della delibera che dimezzava le risorse, dato che una parte della somma poteva essere coperta con l’avanzo di Edisu, l’Ente per il diritto allo studio universitario. La decisione è stata assunta mentre fuori da Palazzo Lascaris manifestavano gli studenti, durante  la seduta congiunta delle Commissioni consiliari Bilancio e Cultura.

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, a margine degli incontri avuti con la presidente di Edisu (Ente regionale per il diritto allo studio universitario), Marta Levi, con le Commissioni competenti del Consiglio regionale e con i rappresentanti degli studenti dei tre Atenei piemontesi, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“La Regione Piemonte non ha tagliato di un solo euro le risorse per le borse di studio e la delibera che la Giunta ha approvato  ne è la prova concreta. Anzi, abbiamo assegnato all’Edisu 26,5 milioni di euro, contro i 20 dati nel 2018. Un incremento del 30% che, pur a fatica, il nuovo Governo regionale in sede di assestamento ha voluto confermare, a testimonianza di come il diritto allo studio sia per noi un principio irrinunciabile.

Abbiamo però appreso questa mattina dalla relazione di Edisu che i 26,5 milioni stanziati dalla precedente Giunta, e confermati dalla nostra, basterebbero a coprire solo l’85% circa degli aventi diritto.

Lavoreremo in queste settimane per comprendere la possibilità di trovare altre risorse nel bilancio per compensare anche la quota restante e arrivare al 100%. Uno sforzo in più che cercheremo di mettere in atto”.

Dopo le dimissioni dal comandante dei vigili l’assessore lascia le deleghe alla sicurezza

Dall’ufficio stampa di Palazzo Civico

L’assessore con deleghe alla Sicurezza, Roberto Finardi, ha rimesso le deleghe a seguito delle dimissioni del comandante del Corpo di Polizia Municipale, Emiliano Bezzon. Lo ha annunciato la sindaca Chiara Appendino, rispondendo in Consiglio Comunale ad una richiesta di comunicazioni avanzata dal consigliere Francesco Tresso.

“Questa mattina il comandante Bezzon, come anticipato in un colloquio il 30 ottobre, ha confermato la volontà di lasciare il ruolo di comandante, ha esordito la sindaca. Ho chiesto al comandante di rimanere in carica fino all’individuazione di una figura nel medesimo ruolo per la quale la procedura partirà al più presto”.

“La decisione del comandante, ha spiegato Appendino, arriva all’indomani di una vicenda sulla quale al più presto verrà fatta chiarezza, legata alle sanzioni comminate a conducenti di monopattini elettrici e al tema della loro sperimentazione. Abbiamo sempre detto che Torino sarebbe stata in prima linea nel testare le nuove frontiere dell’innovazione, compreso il settore della micromobilità”, ha aggiunto, ribadendo come l’obiettivo sia quello di cogliere le opportunità in tema di economie e di tutela dell’ambiente. “Tra tante sperimentazioni, ha affermato, quella dei monopattini ha subito battute d’arresto dovute a decisioni non sempre allineate lungo tutta la filiera che ha gestito l’iter, dalla decisione politica di aderire alla sperimentazione fino all’attuazione tecnica della stessa. La volontà dell’Amministrazione, ha confermato, è quella di fare chiarezza, valutare in quali passaggi ci siano stati problemi, rilevando responsabilità individuali tecniche e politiche. Attendiamo nuove direttive del Ministero utili a fare chiarezza in tutto il Paese su un tema nuovo. L’Amministrazione, ha concluso, vuole continuare ad incidere sulla mobilità in una prospettiva di sostenibilità. Quando ci sono errori si riconoscono”.

Infine il ringraziamento a Bezzon per le importanti operazioni portate avanti: l’assunzione di 50 agenti, le operazioni contro le truffe agli anziani, un giro di vite sulla sicurezza stradale, in particolare malasosta e guida col cellulare, la gestione dell’ex Moi o azioni di contrasto ai parcheggiatori abusivi.

Ringraziamento da parte della sindaca anche all’assessore Finardi che ha dato la disponibilità a mantenere la delega fino all’individuazione del nuovo comandante.

Dopo l’intervento della sindaca si è aperto il dibattito

Osvaldo Napoli (Forza Italia): Esprimo ringraziamento e solidarietà a Bezzon e al corpo di Polizia Municipale. La sindaca dovrebbe respingere le dimissioni del comandante, ma, allo stesso tempo, migliorare la collaborazione con dirigenti e dipendenti: bisogna avere fiducia nei propri dirigenti.

Francesco Tresso (Lista Civica per Torino): Pazienza per i tre assessori e i due stretti collaboratori allontanati, ma se anche la dirigenza non viene trattenuta e si indebolisce è un brutto segnale. Se ci sono così tanti scollamenti, significa che manca una figura carismatica e di coordinamento al vertice. Se poi l’assessora Lapietra non è stata in grado di definire la sperimentazione dei monopattini, come potrà gestire temi ben più complessi come la metropolitana e il TPL?

Valentina Sganga (M5S): Ringrazio Sindaca e Giunta per la correttezza istituzionale, ma non capisco come la sperimentazione dei monopattini possa aver causato un tale can can. I monopattini elettrici sono i benvenuti a Torino, nelle piste ciclabili e nelle zone 30, ma serve una sperimentazione. Nessuno ha da ridire sull’operato del comandante Bezzon in questi anni, ma la gestione di questa vicenda è stata scorretta: non si possono attaccare gli assessori sui giornali. È corretta e opportuna la scelta di Bezzon di dimettersi. Dobbiamo fare di più per la sostenibilità ambientale, per favorire la micromobilità e per ridurre l’inquinamento atmosferico. Rinnoviamo quindi la fiducia a sindaca e assessora Lapietra.

Fabrizio Ricca (Lega): Sono stato critico verso il comandante Bezzon ma l’ho sostenuto quando ha lavorato nell’interesse dei cittadini e della legge. Ora lo si mette sul patibolo proprio perché ha fatto rispettare le regole a fronte, ad esempio, della mancanza di una specifica segnaletica per i monopattini. Il fatto è che l’assessora Lapietra non ha emanato la dovuta ordinanza relativa e di questo a quanto pare non le si chiede conto, E’ una pessima figura a livello nazionale, le sue dimissioni sono una formalità dovuta a garbo istituzionale ma di fatto è stato cacciato: comincio a pensare che anche l’assessore Finardi non abbia lasciato la delega alla Polizia Municipale di sua spontanea iniziativa.

Silvio Magliano (Moderati) Il comandante Bezzon aveva comunque in animo di dimettersi anche prima di dichiarazioni alla stampa, forse non si sentiva supportato, non si sentiva coperto politicamente nel fare il proprio dovere. Certo è che o lui se ne andava o doveva andarsene l’assessora Lapietra. Questa città ha un serio problema di governance, già tre assessori se ne sono andati, ora il comandante dei Vigili…. La sindaca ha ricordato i meriti del comandante dimissionario (ex MOI, campi nomadi, lotta alla mala sosta) e lui deve andarsene per i monopattini, non ha senso. Quanto ad assessore Finardi, non ha senso che lasci la delega alla Polizia Municipale, occorre continuità, anche rispetto al Tavolo per la Sicurezza.

Marina Pollicino (Connessione Civica) I cittadini sono stati incoraggiati ad adottare la mobilità alternativa senza essere informati sulle regole, senza segnaletica, senza normativa nazionale. E i cittadini, dato che chi sbaglia paga, ne hanno fatto le spese. Non possiamo prendercela con la Polizia Municipale o con il suo comandante. Ma l’amministrazione comunale sembra credersi davvero senza peccato, e chi aveva deleghe a sicurezza tace.

Federica Scanderebech (Misto di minoranza – Rinascita Torino): Ho voluto fare un test come un comune cittadino per capire cosa fare per usare in modo corretto un monopattino elettrico e ho constatato una mancanza di chiarezza preoccupante. Ho chiesto la convocazione di una Commissione consiliare urgente per analizzare con i diretti interessati coinvolti il tema della normativa, con la partecipazione di motorizzazione e degli assicuratori.

Stefano Lo Russo (Pd): Anche la vicenda dei monopattini elettrici dimostra la prosecuzione del metodo Appendino: C’è un problema? Si taglia una testa. Un approccio figlio di rapporti fiduciari non corretti; in questo caso il povero Bezzon ha soltanto applicato la legge. Bisognerebbe individuare i veri responsabili e non lo si fa mai: come possiamo fidarci di Lapietra per la futura linea 2 del metrò se oggi non è in grado di ‘gestire’ i monopattini. Il problema in definitiva è lei, cara sindaca, che ogni volta dimostra di non essere in grado di gestire questa città.

Al termine del dibattito, la sindaca Appendino ha sottolineato come le dichiarazioni del comandante ai media siano state rese dopo il colloquio del 30 ottobre.

Ribadendo il buon lavoro svolto da Bezzon, Appendino ha ricordato come il comandante non sia stato scelto sulla base di un rapporto fiduciario, ma attraverso una procedura di selezione con una commissione che ha valutato i curricula pervenuti.

Infine ha ribadito la volontà di svolgere verifiche tecniche e politiche per individuare cosa non abbia funzionato e la necessità di effettuare, in futuro, una comunicazione chiara.

Il comandante dei Civich si dimette per il “caso monopattini”

Il comandante della polizia municipale di Torino, Emiliano Bezzon, ha presentato in mattinata le dimissioni da capo dei Civich. La decisione sarebbe conseguente alle polemiche sull’uso dei monopattini elettrici in città e sulle multe dei giorni scorsi. In una intervista ai giornali, il comandante aveva attaccato l’assessora ai Trasporti, Maria Lapietra, per i ritardi nel regolamentare la sperimentazione del nuovo mezzo, ormai diffusissimo anche sotto la Mole.

IV Novembre: pari dignità per eroi e disertori?

Di Pier Franco Quaglieni
Le iniziative  rievocative per  il 4 novembre a Pino Torinese sono davvero sorprendenti. Dopo una mattinata di onori ai Caduti della Grande Guerra, alle 21 verrà proiettato il film “Non parliamo più di questa guerra”, dedicato ai disertori e agli ammutinati che , dice il manifesto, fa emergere una visione altra del primo conflitto mondiale. Noi siamo per le ricostruzioni storiche complete, non per le celebrazioni in cui c’ è spazio per la retorica e non per un ricordo storiografico adeguato, in cui emergano le riflessioni anche opposte . Le vulgate non sono mai storia, ma  semplici semplificazioni manichee . Tuttavia ci sembra incredibile che soprattutto l’Associazione Alpini accetti, nel giorno in cui si ricorda la Vittoria del 4 novembre, di patrocinare la proiezione di un film che non corrisponde affatto con le finalità dell’Ana. Nel corso di tutto il centenario della Grande Guerra si è tentato di riabilitare , se non di esaltare, i  disertori, proseguendo la strada  del libro di Emilio Lussu “Un anno sull’altipiano”, scritto durante il fascismo con il dichiarato intento di diffamare il nostro Esercito . Volevano perfino apporre una lapide in loro onore al Vittoriano, all’Altare della Patria . In pochi, ma con argomenti decisi, ci opponemmo con fermezza ad una  mistificazione storica. Certo si commisero anche degli eccessi ed a volte ci fu una giustizia sommaria.
La gestione della guerra del Generale Cadorna non fu priva di errori e di limiti vistosi. Nessuno nega le ombre. Ma abbinare insieme nella stessa giornata eroi di guerra e disertori ci sembra troppo. L’Associazione Alpini della Provincia di Torino deve chiarire e dire il suo pensiero. Altrettanto dovrebbe esprimersi il Sindaco di Pino Torinese, assumendosi la responsabilità politica di questa scelta quanto meno intempestiva. E’ vero che son passati più di cento anni, ma io non accetto ancora facilmente di sentire assimilati ai disertori due miei zii partiti volontari e caduti già nel 1915 . E non lo accetterò mai .

Artissima, edizione da record

Artissima chiude la ventiseiesima edizione e si riconferma tra i grandi appuntamenti internazionali dell’arte contemporanea. 55.000 visitatori, 43 Paesi rappresentati in fiera, più di 5.500 collezionisti da tutto il mondo, 6 premi, 1.500 giornalisti, 46 partner e sponsor.


Si è chiusa oggi la ventiseiesima edizione di Artissima, Internazionale d’Arte Contemporanea, l’unica fiera italiana dedicata esclusivamente al contemporaneo, diretta per il terzo anno da Ilaria Bonacossa e sostenuta per il diciassettesimo anno da UniCredit. Come sempre, a partire dal padiglione fieristico, Artissima ha coinvolto l’intero territorio torinese in una grande kermesse internazionale sull’arte del nostro tempo.
Nelle quattro giornate di apertura, dal 31 ottobre al 3 novembre (la prima riservata agli addetti ai lavori, le tre successive aperte al pubblico), Artissima ha totalizzato 55.000 visitatori riconfermando il dato dello scorso anno. La fiera riafferma la propria centralità tra gli appuntamenti d’arte contemporanea imprescindibili a livello mondiale e il ruolo di trampolino di lancio per i talenti emergenti e le gallerie di ricerca. Nei prossimi mesi Artissima proseguirà il suo cammino digitale con #ArtissimaRewind, un ricco calendario di appuntamenti virtuali che ripercorrendo i momenti più significativi dell’edizione 2019 farà vivere l’esperienza della fiera, proseguendo il dialogo con un ancora più ampio pubblico di appassionati.
Sul tema scelto per il 2019, desiderio-censura, la fiera Artissima ha stimolato una riflessione aggiornata ed eterogenea sulle ambizioni e sulle utopie contemporanee, sugli impulsi che plasmano i tempi e sulle prospettive e le narrazioni che li attraversano, sul complesso rapporto tra le immagini e il loro controllo.
A conclusione della manifestazione Ilaria Bonacossa ha detto:
“Artissima, alla sua ventiseiesima edizione, si riconferma un appuntamento di qualità e ricerca, l’unico in Italia dedicato esclusivamente al contemporaneo. Sono particolarmente soddisfatta per l’alto livello delle proposte e per essere riuscita a portare a Torino gallerie, alcune delle quali assenti da tempo, di cui rispetto il lavoro. I commenti positivi dei collezionisti e degli addetti ai lavori me lo confermano: alla fiera sono stati riconosciuti un’energia creativa senza precedenti e un’attenzione particolare verso le pratiche sperimentali. Molti l’hanno definita la migliore edizione degli ultimi anni!”
“Abbiamo lavorato – prosegue Bonacossa – in una duplice direzione, affiancando a una proposta di mercato di alto livello un’offerta culturale in grado di indagare sempre nuove e diverse modalità di proporre arte, con grande voglia di scambiare idee ed esperienze in un contesto aperto e ricettivo. Senza mai dimenticare la solidità della ricerca e la qualità degli espositori presenti nel padiglione fieristico, in sinergia con i nostri partner abbiamo offerto al pubblico progetti cross- disciplinari in grado di informare, stupire e divertire al tempo stesso, contaminando in maniera interdisciplinare. Mai come quest’anno Artissima è -issima in tutti i sensi!”.

I 40 mila di Paratissima

Paratissima Art Fair chiude la 15esima edizione, che ha aperto per la prima volta al pubblico le porte dell’ex Accademia Artiglieria di Torino, vicino a piazza Castello, uno spazio architettonico imponente di proprietà di CDP Investimenti SGR, società del Gruppo Cassa depositi e prestiti.

I NUMERI

A poche ore dalla chiusura erano  previsti tra 40mila e 45mila ingressi totali, con il maggior afflusso nelle giornate di venerdì, sabato e domenica. Sono state più di 150 le trattative concluse per l’acquisto di opere d’arte della Paratissima Art Gallery, di valore compreso tra 50 e 13.500 euro. Sold out le visite guidate organizzate (4 al giorno con punte di 20 e più persone) e numeri da record anche per i laboratori (21 totali) che hanno coinvolto circa 900 bambini. Cinquanta, invece, le classi delle scuole (tra materne, elementari, medie e superiori) che hanno partecipato alle visite guidate e ai laboratori organizzati prima dell’apertura ufficiale della manifestazione.

I PREMI

La fiera internazionale degli artisti indipendenti ha inoltre assegnato a più di 30 artisti oltre 10 premi tra riconoscimenti, premi in denaro, acquisizioni o opportunità espositive realizzate in collaborazione con vari partner o all’interno del circuito della manifestazione stessa.

Il PRS TALENT PRIZE consiste nell’acquisizione da parte di PRS Impresa Sociale di una o più opere per un ammontare massimo di 1.500 euro (l’opera o le opere entreranno a far parte della collezione PRS Impresa Sociale). L’opera premiata è “Un.limited” di Ilaria Franza.

Il PARATISSIMA TALENT PRIZE, invece, è decretato dalla direzione artistica e ha premiato l’artista più talentuoso della manifestazione che avrà la possibilità di allestire una mostra personale in occasione di Paratissima 2020 a Torino. Il premio è stato assegnato a Eleonora Gugliotta (Capo d’Orlando ME, 1989), specializzata all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano in Decorazione Contemporanea, Arti Visive.

BEST 15 PRIZE è la selezione da parte della direzione artistica dei 15 artisti più meritevoli che esporranno le proprie opere nella mostra collettiva “HitParade” nel 2020: Ilaria Franza, Carlotta Marchigiano, Grazia Inserillo, Salvatore Alibrio, Gabriella Gastaldi Ferragatta, Luigi Leto, Eleonora Gugliotta, Margherita Levo Rosemberg, Marcello Silvestre, Diego Oro, Deborah Graziano, Giuseppe Mascheroni, Valerio Figuccio, Valeria Secchi, Oscar Brum.

Paratissima è organizzata da PRS. La direzione artistica è di Francesca Canfora. È realizzata con il supporto di CDP Investimenti SGR, società del Gruppo Cassa depositi e prestiti, il contributo di Compagnia di San Paolo e Regione Piemonte e il patrocinio della Città di Torino.

 

Alle Molinette trapiantati gli organi di un donatore “a cuore fermo”

Nei giorni scorsi sono stati trapiantati gli organi prelevati e rigenerati di un donatore “a cuore fermo”, presso l’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino

L’ospedale Molinette, che da sempre rappresenta un’eccellenza nazionale ed internazionale nel campo dei trapianti, ha raccolto e reso possibile il desiderio di una cittadina e della sua famiglia di poter aiutare alcuni pazienti in lista d’attesa per trapianto. Per le Molinette si tratta del primo caso di donatore “a cuore fermo”. Il prelievo tradizionale avviene normalmente in stato di “morte cerebrale”, ma con il sistema cardiovascolare che continua a funzionare. In questo caso il decesso é stato dichiarato in seguito alla cessazione dell’attività cardiaca, che invece comporta un rischio di un rapido deperimento degli organi che così non possono più essere prelevati a scopo di trapianto.

In pratica, dopo il decesso della paziente conseguente ad un arresto cardiaco, si è proceduto a riattivare la circolazione sanguigna della zona addominale (che l’arresto della funzione cardiaca aveva interrotto) mediante  circolazione extracorporea con apposite macchine (ECMO). Così è stato possibile, grazie ad una perfusione ed ossigenazione in sede addominale degli organi fegato e reni, di “mantenerli in vita e farli funzionare” nel corpo del soggetto deceduto, mantenendo la normale temperatura corporea e ritardando il danno da ischemia (mancata ossigenazione), che compromette la possibilità di utilizzare gli organi per il trapianto.

Nello stesso tempo, attraverso l’insufflazione di ossigeno nei polmoni, è stato possibile mantenere in funzione anche questi organi, almeno per il tempo necessario per consentire alle équipe coinvolte di prelevarli. Una volta prelevati, i polmoni – come gli altri organi – sono stati collegati ad apposite macchine che li hanno rigenerati e che hanno consentito di controllarne il buon funzionamento e valutarne l’idoneità per poterli trapiantare. Proprio il trapianto del polmone di questa donatrice rappresenta un altro traguardo raggiunto dall’ospedale Molinette che, per la prima volta, ha identificato, mantenuto e trapiantato un polmone nell’ambito di una donazione multiorgano da donatore “a cuore fermo non controllato” . Tutti gli organi prelevati sono poi stati immediatamente trapiantati presso l’ospedale Molinette di Torino.

Ogni giorno la Rete regionale di donazione e trapianto del Piemonte e della Valle d’Aosta (coordinata dal professor Antonio Amoroso) è impegnata nell’accogliere il dono di alcuni cittadini che muoiono e di trasformarlo, attraverso il trapianto, nella cura concreta per pazienti che sono in attesa di quel dono. Purtroppo la necessità di trapianto non è ancora colmata da un adeguato numero di organi disponibili.

Il pensiero di tutti va immediatamente alla donatrice ed alla sua disponibilità, alla sua famiglia che, in un momento di grande dolore, ha saputo mantenere fede al desiderio del proprio caro. Nondimeno un ringraziamento deve essere rivolto ai moltissimi professionisti sanitari: medici, infermieri, perfusionisti e tecnici, che hanno saputo raccogliere e trasformare il dono nella cura per i pazienti in attesa di trapianto. Grazie a questa donazione sono stati eseguiti un trapianto di fegato, due trapianti di rene ed il trapianto di polmone. Questo importante traguardo che la Direzione dell’ospedale ha fortemente voluto – assegnando il compito di realizzarlo alla dottoressa Marinella Zanierato, coordinatrice di questo progetto (Anestesia e Rianimazione diretta dal professor Luca Brazzi) – apre concrete possibilità di poter rispondere in maniera più adeguata alle necessità di chi attende un trapianto.

Questa procedura permette in prospettiva di aumentare il numero delle donazioni ed abbassare così i tempi di attesa.

Su questo aspetto si sofferma anche il dottor Massimo Cardillo, Direttore del Centro Nazionale Trapianti, che nel suo intervento sottolinea come: “Il numero di potenziali donatori a cuore fermo è molto elevato, e se anche solo una quota di essi venisse segnalata negli ospedali, questo si tradurrebbe in un aumento consistente degli organi trapiantabili e di conseguenza in una riduzione delle liste d’attesa. Quanto realizzato dall’ospedale Molinette della Città della Salute di Torino – e sotto il coordinamento del Centro Regionale Trapianti piemontese – è frutto di un esemplare impegno organizzativo che dobbiamo estendere all’intera Rete trapiantologica nazionale. Già nel 2018 i trapianti da donatore a cuore fermo in Italia sono aumentati del 46,9% rispetto al 2017 passando da 32 a 47, l’obiettivo è continuare a crescere esponenzialmente”.

 

Pierpaolo Berra

 

 

 

 

 

 

Artissima tra desiderio e censura


Ventiseiesima edizione 31 ottobre 2019 inaugurazione

1-2-3 novembre 2019 | Apertura al pubblico Oval, Torino
Artissima, nella giornata di giovedì 31 ottobre 2019 (preview) e sino a domenica 3 novembre, aprirà le porte della sua ventiseiesima edizione negli ampi e luminosi spazi dell’Oval di Torino, diretta per il terzo anno da Ilaria Bonacossa, recentemente riconfermata dal Consiglio Direttivo della Fondazione Torino Musei alla guida della manifestazione per altri due anni (sino al 2021).L’unica fiera italiana dedicata esclusivamente al contemporaneo si prepara ad accogliere i suoi 55.000 visitatori con un palinsesto che, mantenendone intatta l’identità di ricerca e d’avanguardia, proporrà idee e proposte inedite per rispondere agli stimoli delle istanze più interessanti del nostro tempo.
Riconosciuta a livello internazionale per l’attenzione alle pratiche sperimentali e come trampolino di lancio per artisti emergenti e gallerie di ricerca, Artissima è un appuntamento unico che attrae ogni anno un pubblico di collezionisti, professionisti del settore e appassionati. La fiera si riconferma a ogni edizione come la preferita da curatori, direttori di istituzioni, fondazioni d’arte e patron di musei provenienti da tutto il mondo, coinvolti a vario titolo nel suo programma.

Artissima nel 2019 propone la dialettica desiderio/censura come tema trasversale attorno al quale far convergere l’attenzione. L’obiettivo è stimolare una riflessione aggiornata ed eterogenea sulle ambizioni e sulle utopie contemporanee, sugli impulsi che plasmano i tempi e sulle prospettive e le narrazioni che li attraversano, sul complesso rapporto che esiste nella società contemporanea tra le immagini e il loro controllo.

La vitalità di Artissima e la sua forza innovatrice si riverberano ulteriormente su tutta la città, grazie alla collaborazione attiva con numerose istituzioni pubbliche, musei, fondazioni, gallerie, catalizzando i progetti culturali del territorio.
La fiera riafferma così la propria forza dinamica contribuendo alla crescita del mercato italiano, stimolando e sostenendo il collezionismo attento alla ricerca e una visione critica e curatoriale in continua evoluzione.

La fiera è gestita da Artissima srl, società che afferisce alla Fondazione Torino Musei.

IL TEMA DI QUESTA EDIZIONE

Nelle parole di Ilaria Bonacossa, direttrice della rassegna: “Il desiderio nasce dal rapporto tra il corpo e la società, tra la realtà vissuta e la realtà immaginata e ambita.
Le opere d’arte sono storicamente portatrici di immagini in grado di emancipare ciò che convenzionalmente viene considerato un tabù, grazie al desiderio di sovvertire le regole, rendendo fluidi i confini tra normale ed eccezionale.
Il limite tra contenuti permessi e contenuti proibiti è al centro di un dibattito quanto mai attuale che vede l’arte stessa oggetto di censura.
Nel mondo digitale e sui principali social network il controllo preventivo, spesso algoritmico, rende di fatto sempre più difficile la diffusione e promozione del nostro patrimonio artistico-culturale.
In un tale contesto, il desiderio rimane un momento di rottura, una “ligne de fuite”, come dicono Deleuze e Guattari in Mille Piani: un’energia dirompente che riesce a infiltrarsi nelle crepe del sistema per aprire delle visioni laterali inaspettate capaci di mostrare gli spazi aperti al di là dei limiti delle convenzioni.
E l’arte contemporanea rimane uno spazio di incontro vero e fisico tra la persona e le sue aspirazioni”.
(Foto Emanuele Farina Sansone)