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Ripresi in sicurezza i cantieri della linea 1 della metropolitana

In base al ‘Protocollo di regolamentazione per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 nei cantieri edili’,  sono ripresi i lavori per i prolungamenti sud, Lingotto-Bengasi, e ovest, Collegno-Cascine Vica, della linea 1 della metropolitana torinese

L’emergenza sanitaria impone il  rilevamento della temperatura corporea dei lavoratori, l’utilizzo di mascherine, l’impiego di disinfettanti per le mani, il rispetto della distanza di sicurezza, la  sanificazione periodica degli ambienti di lavoro. Lo stop ai cantieri era scattato  il 22 marzo in base alle disposizioni del Decreto della Regione Piemonte.

Ripartire? Cirio: “Dal 4 maggio una ‘nuova normalità'”

Il governatore, Alberto Cirio, parla con l’agenzia Ansa della Fase 2:”Aspettare a braccia conserte che il virus se ne vada via per ripartire come prima è il più grande errore che si possa fare”

E aggiunge: “Parlare di normalità sarebbe imprudente, ma credo che il 4 maggio si possa iniziare una nuova normalità”, sulla linea intrapresa da Regione Lombardia e dalla Regione Veneto.

“Dobbiamo attrezzarci in questa fase di coda del virus epidemico per ripartire con una nuova normalità, per ripartire in sicurezza: è il grande sforzo di responsabilità e di lungimiranza che la politica tutta deve fare. Dovremo imparare a convivere col coronavirus e con le misure necessarie a contenerlo”, ha sottolineato Cirio che ha spiegato:  “Il Politecnico di Torino e gli atenei piemontesi hanno elaborato linee guida che potranno aiutare il Piemonte a farlo”.

Per il governatore del Piemonte serve “una cultura che deve insegnarci a vivere una nuova normalità, fatta di maggiore attenzione, evidentemente anche di minori contatti. Perchè la salute e la vita sono un bene primario”.

 

(foto archivio)

Via libera all’acquisto di 5 milioni di mascherine da distribuire

La Commissione Bilancio del Consiglio regionale, presieduta dal commissario Carlo Riva Vercellotti, ha approvato oggi all’unanimità in seduta legislativa la modifica alla legge regionale 7/2003 in materia di Protezione civile autorizzando la Giunta ad apportare le variazioni di bilancio necessarie per l’acquisto delle mascherine, importante presidio per la protezione di tutta la popolazione piemontese, alla quale saranno distribuite gratuitamente. Per la copertura delle spese sarà utilizzata una quota delle donazioni versate dalle imprese piemontesi per l’emergenza Coronavirus.

Come ha spiegato il presidente della Giunta, Alberto Cirio, si è voluto inserire questa previsione di acquisto all’interno di una legge affinché rimanga come gesto di responsabilità verso i cittadini e anche per garantire la trasparenza e tracciabilità circa l’impiego delle liberalità ricevute durante l’emergenza.

I consiglieri Marco Grimaldi (Luv), Francesca Frediani (M5s) e Silvio Magliano (Moderati) hanno chiesto delucidazioni in merito ai meccanismi di distribuzione delle mascherine, alle politiche di prezzo di quelle sul libero mercato e alle caratteristiche di tali dispositivi di protezione, mentre il consigliere Domenico Ravetti (Pd), oltre ad auspicare un incontro in Commissione Sanità con un tecnico che possa illustrare le caratteristiche e specifiche delle mascherine, ha suggerito che si preveda di destinare un contributo straordinario a favore degli operatori sanitari che sono oggi in prima linea per l’emergenza, anche utilizzando una parte dei contributi raccolti come donazioni.

Cirio ha spiegato che attraverso una gara bandita da Scr sono state individuate tre aziende che provvederanno alla produzione di 5 milioni di mascherine. Si tratta di dispositivi di protezione delle vie aeree, lavabili e riutilizzabili per 10 volte, che potranno essere utilizzati nella quotidianità. L’obiettivo è quello di ottenere 1,2 milioni di mascherine a settimana, partendo dopo il 25 aprile con la prima distribuzione, per raggiungere tutti i cittadini entro la prima decade di maggio. Quanto ai prezzi dei dispositivi in commercio,Cirio è convinto che sia necessario trovare un meccanismo di calmieramento che, senza inquinare la libertà del mercato, ponga un limite al possibile ricarico applicato da chi vende.

Per quanto riguarda la distribuzione delle mascherine è intervenuto l’assessore alla Protezione civile, Marco Gabusi, spiegando che dopo aver interpellato Poste italiane, farmacisti e sindaci è apparso evidente come il sistema di distribuzione migliore perché capillare e direttamente al domicilio dei cittadini, sia quello che prevede l’intervento diretto dei Comuni affiancati dalla Protezione civile. Qualora però, soprattutto i Comuni più piccoli riscontrassero difficoltà organizzative potranno segnalarlo alla Città metropolitana e alla Consulta delle Province per ottenere un supporto, mentre in altri casi la Regione potrà farsi tramite per coinvolgere anche Poste italiane.

Mascherine illegali, la GdF ne sequestra 400 mila

400.000 mascherine: a tanto ammonta il sequestro effettuato  dalla Guardia di Finanza di Torino.

Una vera e propria montagna di dispositivi di protezione importata illecitamente dai varchi doganali-aeroportuali (Malpensa e Ciampino) e illecitamente commercializzata in tutta Italia.

Torino, quartieri “Aurora” e “Parella”, Moncalieri, Orbassano, comuni della prima cintura torinese e Maddaloni nel casertano, questo è il teatro delle operazioni che ha visto i Finanzieri del Comando Provinciale Torino individuare gli ingenti quantitativi.

4 imprenditori cinesi sono finiti nei guai dopo aver, in concorso tra loro, introdotto in Italia containers di mascherine protettive tipo FFP2 e/o chirurgiche approfittando della situazione emergenziale connessa alla diffusione dell’epidemia da COVID 19.

La loro idea era quella di importare con le stesse modalità 5.000.000 di mascherine, nell’arco di una settimana; questo è quello che ha raccontato ai Finanzieri uno dei soggetti coinvolti nell’inchiesta (S.K., anni 26 laureatosi al Politecnico di Torino) che in caserma si è presentato a bordo di un’auto di grossa cilindrata, con vetri scuri e tanto di autista e interprete.

Sul punto basti pensare che due delle imprese coinvolte, infatti, hanno aperto la Partita Iva per il commercio all’ingrosso di dispositivi medici o protesi ortopediche proprio all’inizio del “periodo nero” ed in breve tempo, dichiarando falsamente in sede di controllo frontaliero che il materiale fosse destinato a “servizi essenziali” ovvero “pubblica utilità” hanno usufruito dello “svincolo diretto”.

Sedi legali e operative inesistenti, anzi nella stanzetta vuota del quartiere “Parella”, e precisamente in Via Giacomo medici, ove risulta la sede legale dell’azienda che ha importato merci per centinaia di migliaia di Euro, era presente solo uno scatolone con dentro 700 kit per diagnosticare il contagio da Covid-19, non conformi alla normativa in vigore relativamente alla produzione ed alla importazione.

I Finanzieri del Gruppo Pronto Impiego Torno, pedinando i vari spostamenti dei soggetti coinvolti e monitorando costantemente il flusso delle importazioni, grazie al contributo di personale del Nucleo Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e Monopoli di Torino, hanno rinvenuto e sequestrato in poche ore l’ingente quantitativo citato.

A Moncalieri, presso il magazzino di un noto market cinese le prime 100.000 mascherine sequestrate, poi altrettante in un Ristorante Sushi di Orbassano, ovviamente chiuso per gli obblighi di questi giorni, dove al posto dei clienti, adagiati sopra le sedie, c’erano ben allineati numerosi scatoloni pieni di “Chirurgiche”.

E intanto un altro carico viaggiava in direzione di Napoli, ma ad aspettarlo a Maddaloni, c’erano i finanzieri campani, in stretto contatto con il reparto torinese, che lo hanno intercettato e posto sotto sequestro.

Ora tutto il carico finirà alla Protezione Civile grazie ai provvedimenti emessi dai Pubblici Ministeri Vincenzo Pacileo, Marco Gianoglio e Alessandro Aghemo della Procura della Repubblica di Torino, che hanno coordinato le indagini.

L’operazione quindi, oltre ad evitare che il flusso commerciale finale fosse dirottato su speculatori economici, ha permesso di rifornire con l’enorme quantitativo di “mascherine”, grazie ai provvedimenti di requisizione del delegato dal Commissario per l’Emergenza Covid-19 sul territorio piemontese, gli Enti pubblici e/o assistenziali maggiormente in crisi in questo momento.

Nelle rsa piemontesi morte 252 persone a causa del coronavirus

I numeri di un dramma: nel primo trimestre 2020 sono morte nelle Rsa del Piemonte 2.874 persone, nello stesso trimestre dell’anno precedente ne erano morte 2.467.

Si tratta di 407 persone in più, delle quali  252 risultano decedute per cause Covid. Questi  i dati diffusi in videoconferenza dalla sede Unità di crisi della Regione Piemonte in corso Marche. Finora sono stati quasi 14 mila i tamponi eseguiti.  E’ risultato positivo circa il 40% del personale, e il 30% degli ospiti. Entro la settimana i tamponi saranno 20 mila.

 I DATI DELLA REGIONE: QUASI 14 MILA I TAMPONI ESEGUITI AL 14 APRILE, 755 NUOVI OPERATORI ASSUNTI PER AFFRONTARE L’EMERGENZA.

La Regione Piemonte ha reso noti, questo pomeriggio in conferenza stampa, i dati aggiornati del monitoraggio sulle Residenze sanitarie assistenziali (Rsa).

Lo scorso 8 aprile il Coordinamento dell’Area Funzionale dell’Unità di crisi, ha richiesto formalmente a tutte le strutture del Piemonte – 750 dedicate agli anziani, di cui 366 Rsa – il numero dei posti letto, le unità di personale e i tamponi effettuati.

In particolare, viene evidenziato un notevole incremento dei tamponi effettuati nelle Rsa, che sono più che triplicati nell’ultima settimana, passando dai 4.085 del 7 aprile ai 13.940 del 14 aprile (sul totale di 74.060 tamponi realizzati a quella data sulla popolazione piemontese).

Di questi 3.610 sono positivi, 5.753 sono negativi e 4.577 sono in attesa dell’esito del tampone.

Sui tamponi effettuati alla data dell’8 aprile, gli ospiti delle Rsa risultati positivi sono il 40%, il personale il 30%.

Al 31 marzo nelle Rsa vi sono stati 407 morti in più del primo trimestre 2019, di cui 248 risultati positivi al Covid-19.

La delibera della Giunta regionale n. 4 del 20 marzo sulla “Sostituzione del personale nelle strutture residenziali e semiresidenziali socio-sanitarie e socio-assistenziali per anziani, disabili e minori in emergenza Covid-19” ha inoltre permesso l’assunzione di 755 nuovi operatori, di cui 645 con mansioni assistenziali e 110 in qualità di personale infermieristico.

I dati saranno aggiornati  con cadenza settimanale.

L’attuale emergenza ha poi evidenziato la necessità di potenziare l’assistenza infermieristica ai pazienti. L’Unità di crisi ha quindi predisposto, il 7 aprile, una circolare straordinaria per far fronte alle carenze riscontrate nelle strutture residenziali socio-sanitarie. Le Asl del Piemonte hanno così incrementato l’assistenza infermieristica domiciliare, per i prossimi quattro mesi, in misura minima di almeno un operatore ogni 20mila abitanti. Tale misura, che ha messo a disposizione delle Rsa piemontesi decine di infermieri, ha evitato la sospensione dei servizi infermieristici in alcune strutture.

L’assessore al Welfare, Chiara Caucino, ha sottolineato l’efficacia delle azioni condotte finora dall’Area funzionale Rsa rispetto alle criticità riscontrate presso le strutture, in particolare sull’approvvigionamento dei dispositivi di protezione individuale, sull’incremento dei tamponi effettuati e sulla sostituzione del personale assente.

Tutte le Asl piemontesi hanno poi recepito le indicazioni della circolare del 3 marzo scorso dell’Unità di crisi, in cui veniva richiesta l’attivazione di nuclei di vigilanza.

“L’attenzione alla situazione delle case di riposo – osserva l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi – è documentata fin dal primo atto dell’Unità di crisi del 23 febbraio nel quale già si raccomandava ai gestori delle strutture di limitare l’accesso dei visitatori e di attenersi alle misure di prevenzione previste dalle disposizioni ministeriali, che la maggior parte delle strutture ha applicato. In qualche caso, nonostante le misure, si sono verificati contagi. Oggi abbiamo più task force e Usca nelle aziende sanitarie locali dedicate all’emergenza delle case di riposo, oltre a quasi 800 infermieri e operatori socio sanitari assunti per soccorrere le case di riposo rimaste sguarnite di personale a causa del contagio. Sui test sierologici abbiamo avviato la sperimentazione ed ora aspettiamo le indicazioni del Ministero della Salute per procedere secondo le linee che verranno individuate dalle autorità sanitarie”.

 

La Regione acquista cinque milioni di mascherine lavabili

Verranno finanziate con 6 milioni di euro grazie alle donazioni 

Saranno consegnate a casa attraverso Comuni e Poste italiane: successivamente sarà obbligatorio  indossarle

La Giunta regionale ha predisposto una modifica al bilancio per garantire la copertura economica necessaria all’acquisto delle mascherine da distribuire a tutta la cittadinanza. È stato approvato questa mattina un provvedimento che verrà presentato domani ai Capigruppo del Consiglio regionale, per destinare 6 milioni di euro per il 2020 all’acquisto e distribuzione di dispositivi di protezione per tutta la popolazione piemontese, attraverso una modifica della legge 14 sulla Protezione civile.

 

Tutti i Capigruppo hanno già espresso parere favorevole e, pertanto, nella mattinata di venerdì una apposita commissione legislativa approverà in via definitiva l’intervento.

 

Per la copertura delle risorse necessarie verrà utilizzata una parte delle donazioni ricevute dalla Regione Piemonte sul conto corrente attivato per l’emergenza coronavirus.

 

«Abbiamo pronto l’acquisto di 5 milioni di mascherine lavabili per tutti i piemontesi – spiegano il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, insieme all’assessore alla Protezione civile Marco Gabusi e alla Sanità Luigi Icardi –.Ad aggiudicarsi la gara realizzata attraverso SCR sono state tre aziende del Piemonte. Insieme a Poste italiane e alle associazioni che rappresentano gli enti locali stiamo definendo le modalità migliori per organizzare la distribuzione alle famiglie su tutto il territorio. Ringraziamo tutti i Capigruppo del Consiglio regionale per la sensibilità dimostrata e la generosità di chi ci ha permesso con le proprie donazioni di coprire la spesa. Prima di rendere le mascherine obbligatorie era, infatti, fondamentale poterle garantire a tutti, ancor più in vista della fase di ripartenza».
Nella foto L’Unità di crisi della Regione Piemonte

 

Coronavirus: mail cancellate, la Regione chiede chiarimenti alle asl

La Regione Piemonte ha chiesto chiarimenti all’Asl Città di Torino a proposito delle comunicazioni dei medici di famiglia ai Servizi di igiene di pazienti con sintomi  da coronavirus, con relativa richiesta di test diagnostico, che sarebbero andate perse, forse per un malfunzionamento del sistema, non in grado di contenere tulle le comunicazioni nella casella.

Secondo le  prime informazioni  il problema sembra essere stato causato da uno straordinario flusso di email.

“Se ci sono delle responsabilità, verranno accertate”, dice l’assessore alla Sanità Luigi Icardi, che ha inviato la richiesta di chiarimento a tutte le Asl della Regione.

Covid – 19, Inail riconosce come infortunio mortale il decesso di un operatore sanitario

L’Inail ha riconosciuto come infortunio mortale il caso un operatore sanitario di un ospedale torinese  morto  per infezione da coronavirus

Quando l’ l’istruttoria sarà terminata  l’Inail attribuirà l’erogazione di una prestazione economica ai superstiti a partire dal giorno successivo alla morte del lavoratore, oltre all’assegno per le spese funerarie. Verrà inoltre devoluta  la prestazione  una tantum prevista dal Fondo delle vittime di gravi infortuni sul lavoro, di cui possono usufruire anche i lavoratori che non sono assicurati con Inail.

Le regole da seguire per la riapertura delle attività di lavoro

Così il governatore Alberto Cirio in trasmissione a Rai Radio 1: “Abbiamo bisogno che le nostre attività ripartano:  quindi, facciamo una proposta al governo scientificamente testata dall’università. Ci potrà essere una graduazione di ritorno al lavoro, magari anche legato all’età, per far tornare al posto di lavoro le persone meno esposte al rischio. Si potrebbe ragionare su un orario lavoro diverso, magari che non preveda la mensa”.

FASE 2: DAL PIEMONTE UN “VADEMECUM” PER FAR RIPARTIRE IL PAESE IN SICUREZZA
Cooordinati dal Politecnico di Torino e dagli altri Atenei Piemontesi, cinque gruppi di lavoro hanno elaborato proposte su strumenti e procedure
per una ripresa in sicurezza delle attività lavorative.  La Regione Piemonte e il Politecnico proporranno il progetto a livello nazionale
Torino, 14 aprile 2020  – Sono state condivise oggi in Prefettura con i vertici politici regionali e il mondo imprenditoriale le fasi finali di stesura del documento, frutto del lavoro di una task force di esperti tecnico-scientifici delle università piemontesi e di altre università e centri di ricerca coordinati dal  Politecnico di Torino , che ha elaborato una serie di linee guida da applicare per l’avvio della cosiddetta Fase 2, quella della riapertura delle attività produttive.
“Una volta ultimato, nei prossimi giorni, con il Politecnico invieremo questo documento al premier Conte mettendo a disposizione del nostro Paese il lavoro di studio elaborato in Piemonte e che testeremo su un campione di realtà del territorio che si sono già rese disponibili  – spiega il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio – . Abbiamo bisogno che le nostre imprese ripartano, ma è fondamentale che lo facciano in sicurezza perché non si vanifichino tutti gli sforzi messi in campo finora. Questo vademecum sarà uno strumento utile, scientificamente testato dal Politecnico e dai nostri atenei, per dare supporto concreto ai nostri imprenditori e far sì che si possa ripartire, ma in sicurezza”.
Le numerose linee guida delineate dai gruppi di lavoro daranno indicazioni precise su come gestire la riapertura. Ad esempio, saranno fornite istruzioni su come  gestire ingressi, turni e spazi : dalla distanza interpersonale da adottare in relazione alle superfici dei locali, all’organizzazione degli ingressi e degli spazi grazie anche all’adozione di dispositivi di monitoraggio non invasivo (telecamere IR, telecamere, “intelligenti”) nel rispetto della privacy, alla suddivisione dei lavoratori in squadre.
Un punto chiave sarà l’utilizzo corretto di metodi semplici ed estendibili a tutte le realtà aziendali: i dispositivi di prevenzione del contagio, in primis le mascherine, la garanzia del distanziamento, l’igiene e la sanificazione dei luoghi.
Anche  l’utilizzo delle tecnologie dovrà essere potenziato , in modo coerente e tarato sullo sviluppo tecnologico di ciascuna realtà aziendale. Le tecnologie suggerite vanno dall’impiego di diari online per il tracciamento a metodi di screening diagnostico rapidi, economici e applicabili in larga scala (es. temperatura con visori IR durante l’intera giornata lavorativa, app di autovalutazione dei sintomi, telediagnosi, ecc.), da attività di formazione online fino alle app per evitare di recarsi in luoghi nei quali già ci sono assembramenti, a sistemi di simulazione degli spazi e dei flussi, fino all’utilizzo della realtà virtuale per la formazione e il lavoro.
Tutte le tecnologie suggerite saranno tecnicamente ed economicamente praticabili da tutti, le grandi come le piccole imprese.
Le linee guida definite nel rapporto saranno applicate in alcune aziende e realtà culturali che si sono già candidate per la  sperimentazione , e che saranno seguite dalla task force per garantire misure adatte alla riapertura.
Per avviare questa fase, è necessaria un’analisi attenta dei  fabbisogni di dispositivi e strumentazioni  dei quali sarà necessario che aziende e realtà produttive si dotino.
A titolo di esempio, l’indagine definisce che, per coprire il fabbisogno delle imprese piemontesi, serviranno ogni mese 80 milioni di mascherine, 750 metri cubi di igienizzante mani, 38 milioni di guanti e 21.000 cuffie; per garantire la rilevazione della temperatura in ingresso, invece, saranno necessari 175.000 termometri.
Per avere una stima del fabbisogno a livello italiano, bisogna moltiplicare questi dati all’incirca per 12 volte.
“La riapertura sarà un elemento chiave per la competitività delle aziende italiane, se non per la loro stessa sopravvivenza, specialmente nel caso delle piccole e medie imprese, ma siamo altrettanto convinti che la massima protezione delle persone nel loro luogo di lavoro sia irrinunciabile. Per questo ci siamo messi, con le altre università del territorio, a disposizione del sistema produttivo del nostro Paese, perché la ripartenza sia progettata al più presto e nella piena sicurezza deli lavoratori, mettendo a sistema tutte le conoscenze disponibili”, spiega il Rettore del Politecnico di Torino  Guido Saracco

Gli infermieri: “Politici, l’unico diritto che avete è chiedere scusa”

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento di Francesco Coppolella della segreteria regionale del Nursind, sindacato infermieri, rivolto alla classe politica

L’UNICO DIRITTO CHE AVETE E’ CHIEDERE SCUSA

Né chi c’è oggi, né tanto meno chi c’era ieri ha il diritto di colpevolizzare nessuno se non loro stessi, i loro partiti e gli esponenti che li hanno preceduti per le scelte scellerate e assassine che hanno conpiuto in materia sanitaria.

Non credo di poter essere smentito da nessuno se dico che molte delle persone che ci stanno lasciando sono anche il risultato dei quei tagli sistematici e costanti che avete operato sui servizi e sul personale, lo stesso personale che in questi giorni ringraziate continuamente e che fino a ieri trattavate solo come una spesa da ridurre, un peso, una zavorra.

Tanti sono morti per la letalità del virus ma molti ci hanno lasciati per la mancata assistenza quella di cui voi e vostri precedessori avevate la responsabilità di dover garantire.

Avete chiuso ospedali, strutture, servizi, accorpato asl e interi dipartimenti, oltre ad aver operato tagli sempre più consistenti sul personale, senza però dimenticare di piazzare i vostri amici.

Avete tagliato migliaia di posti letto senza nessun potenziamento sul territorio e a domicilio, creando un sistema che andava in difficoltà già con una semplice influenza come abbiamo potuto assistere negli anni precedenti.

Noi, su questo non abbiamo risparmiato critiche a nessuno e non ci siamo risparmiati nel denunciarlo continuamente, qualunque fosse il colore di chi governava ma a secondo di chi c’era , queste erano polemiche sterili.

Nicoleta Berinde, infermiera di una RSA deceduta a casa sua, in attesa di un tampone, è la ventottesima collega caduta sul lavoro. Resteranno cicatrici indelebili su noi infermieri e non solo sul piano fisico.

Ci indigna anche per questo sentire Roberto Testi , pontificare in conferenza stampa sul ruolo sociale e sull’onore dei medici, dimenticando gli altri professionisti caduti in questa emergenza di cui non vediamo la fine.

Ci risparmi Antonio Rinaudo, magistrato in pensione, la retorica di chi chiamato a compiti istituzionali è sottratto ai propri affetti familiari, conosciamo il problema molto meglio di lui; ci spieghi piuttosto perché la Procura di cui fino a ieri ha fatto parte, ha sistematicamente ignorato le nostre segnalazioni sulle irregolarità dei luoghi di lavoro e sulle inefficienze che ne derivavano.

Oggi la mancanza di lungimiranza, di pianificazione, di DPI e le immagini dei colleghi che operano sui mezzi di emergenza, vestiti con i sacchi della spazzatura rendono queste denunce quantomai attuali.

Ci risparmi la giunta regionale lo scarica barile sulle precedenti amministrazioni con cui non siamo certo stati teneri. Queste inefficienze le conosciamo meglio di loro perché assieme ai cittadini, siamo stati i primi destinatari delle scellerate politiche dei tagli degli ultimi 10 anni peraltro gradite all’assessore Icardi.

Quanto alle condizioni delle RSA, solo un cieco poteva ignorarle, negare questa evidenza richiede un esercizio di incompetenza e malafede. Lo abbiamo denunciato più volte pubblicamente.

Apprendiamo inoltre dai media che il rappresentante di Confindustria piemonte, presidente delle RSA, non può giustificare il timore del personale sanitario che all’interno dei luoghi di lavoro teme per la propria incolumità e nessuno gli ha chiesto conto di queste affermazioni.

Siamo fermamente convinti che si potesse fare meglio e se i componenti dell’unità di crisi regionale non tollerano lo stress delle critiche, tornino alle precedenti occupazioni, i pensionati per primi.

L’unica cosa che avete il dovere di fare è chiedere SCUSA, tacere e iniziare a lavorare per programmare il futuro con la speranza che sia servito tutto questo per compiere scelte diverse.

Francesco Coppolella

Segreteria Regionale NurSind Piemonte